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Rousseau, nel Contratto sociale, per giustificare la pena di morte dice che il criminale deve essere giustiziato

perché rompe il contratto sociale e diventa un nemico pubblico. In altre parole, smette di essere un cittadino e
diventa uno straniero, un traditore della nazione, della società, come un soldato straniero o un nemico straniero.
Il che fa pensare che la questione della pena di morte, in quanto questione di vita e di morte, di uccidere o di non
uccidere, è la questione di sapere se lo Stato ha oppure no il diritto di mettere a morte un cittadino del suo stesso
Stato nazionale. E i paesi che hanno abolito la pena di morte, lo hanno fatto per i loro stessi cittadini, ma non
hanno sospeso il diritto di uccidere in caso di guerra.

Montesquieu rileva quindi come un numero limitato di pene possa essere sufficiente per un popolo virtuoso e
come, invece, in un regime dispotico esse siano contraddistinte da forte crudeltà, dall'esemplarità, in quanto il
principio che muove la stessa forma di governo è il terrore e la paura. Quel continuo stato di ansia di cui ci
occupavamo sopra torna prepotentemente qui. Il terrore, in un regime dispotico, la fa da padrone, e si esplica
nelle leggi e nelle pene crudeli. Le leggi di uno Stato moderato non hanno bisogno della forza e della crudeltà,
soprattutto non si alimentano di terrore ed arbitrarietà, ma pongono come obiettivo la correzione dell'individuo -
tema questo che sarà ripreso in maniera critica da Foucault a proposito di 'riforma della pena' - e la pena come
riconoscimento sociale della colpevolezza, non come vendetta di un uomo solo. E' proprio questa la sostanziale
differenza, il salto di qualità che pone Montesquieu, il passaggio da un pena 'vendicativa', brutale, ad una pena
'correttiva', più 'umana', che vive già nel marchio sociale che essa porta con sé e che non necessita di forza bruta
e di sangue vendicativo. Anche in questo campo il filosofo francese mette in azione la moderazione come motivo
dominante in antitesti a qualsiasi modello estremo ed illegale, oltre che disumano. Non occorrono pene brutali, lo
prova la storia e l'esperienza stessa: ‹‹L'esperienza ha fatto osservare che nei paesi in cui le pene sono miti, lo
spirito del cittadino ne è impressionato come altrove lo è delle pene gravi››. Non occorrono continue pene di
morte, né pene esemplari, né cruente pene corporali, né mezzi estremi che torturano arbitrariamente:
Seguiamo la natura, che ha dato agli uomini la vergogna come loro flagello, e facciamo sì che la parte maggiore
della pena sia l'infamia di subirla.
Infatti, se vi sono paesi in cui la vergogna non è la conseguenza del supplizio, ciò dipende dalla tirannide, la
quale ha inflitto le stesse pene agli scellerati e agli uomini onesti. E se ne vedete altri in cui gli uomini non sono
trattenuti che da supplizi crudeli, contate pure che ciò dipende dalla violenza del governo che ha impiegato le
stesse pene per colpe leggere.
Spesso un legislatore che vuole correggere un male non pensa che a questa correzione: i suoi occhi sono aperti
a questo scopo, e chiusi agli inconvenienti. Una volta corretto il male, non si vede più che la durezza del
legislatore; ma nello Stato rimane un vizio prodotto da questa durezza: gli spiriti sono corrotti, si sono abituati al
dispotismo
Montesquieu quindi propone un modello più 'umano', che fondi sulla vergogna l'espiazione del reato riconosciuto,
e che non basi sulla crudeltà la sua struttura penale. La crudeltà del dispotismo e delle sue pene finisce per
corrompere anche gli onesti, li abitua e li forma all'interno di tale brutalità. I popoli si abituano al dispotismo,
entrano in un meccanismo vizioso da cui faticano ad emanciparsi, quasi per pigrizia intellettuale ed etico -
politica. In tale contesto la pena diventa non correttiva, come vorrebbe Montesquieu, ma esclusivamente
vendicativa, in quanto esplicazione della 'superiorità' del despota e delle sue idee, simbolo estremo ed evidente
della sua potenza, la quale va condivisa totalmente ed assolutamente.

LA PENA DI MORTE OGGI


<<sebbene il numero delle esecuzioni in Iran abbia continuato a essere inferiore rispetto agli anni precedent, nel
2020 la pena di morte è stato usata più frequentemente come arma di repressione politica contro dissidenti,
manifestanti e appartenenti alle minoranze etniche, in violazione del diritto internazionale>>

Dati aggiornati al 2019


Abolizionisti: 106
Albania, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaigian, Belgio, Benin, Bermuda*, Bhutan,
Bolivia, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Burun- di, Cambogia, Canada, Capo Verde, Cipro, Città del Vaticano*,
Colombia, Co- sta d’Avorio, Costarica, Croazia, Danimarca, Ecuador, Estonia, Figi, Filippine, Finlandia, Francia,
Gabon, Gambia, Georgia, Germania, Gibuti, Grecia, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Honduras, Irlanda, Islanda,
Isole Cook*, Isole Marshall, Isole Salomone, Italia, Kirghizistan, Kiribati, Lettonia, Liechtenstein, Lituania,
Lussemburgo, Macedonia (Ex Repubblica Iugoslava di), Madagascar, Malta, Mauritius, Messico, Micronesia
(Stati Federati della), Moldova, Monaco, Mon- golia, Montenegro, Mozambico, Namibia, Nauru, Nepal,
Nicaragua, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Panama, Paraguay, Polonia, Portogallo, Regno Unito,
Repubblica Ceca, Repubblica Dominicana, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, São Tomè e Principe,
Senegal, Serbia, Seychelles, Slovacchia, Slo- venia, Spagna, Sudafrica, Suriname, Svezia, Svizzera, Timor Est,
Togo, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Uzbekistan, Vanuatu e Ve- nezuela.

Abolizionisti per crimini ordinari: 8


Brasile, Burkina Faso, Cile, El Salvador, Guatemala, Israele, Kazakistan e Perù.

Abolizionisti di fatto (non eseguono sentenze capitali da almeno 10 anni, tra parentesi l’anno dell’ultima
esecuzione, oppure Paesi vincolati a livello internazio- nale a non applicare la pena capitale): 45
Antigua e Barbuda (1991), Bahamas (2000), Barbados (1984), Belize (1985), Birmania (1988), Brunei
Darussalam (1957), Camerun (1997), Comore (1997), Congo (1982), Corea del Sud (1997), Cuba (2003),
Dominica (1986), Eritrea (non risultano esecuzioni dall’indipendenza del paese nel 1993), Eswatini (ex
Swaziland) (1982), Etiopia (2007), Ghana (1993), Giamaica (1988), Grenada (1978), Guyana (1997), Kenya
(1987), Laos (1989), Lesotho (1995), Libano (2004), Liberia (2000), Malawi (1992), Maldive (1953), Marocco
(1993), Mau- ritania (1987), Niger (nessuna esecuzione né condanna a morte dal 1976), Papua Nuova Guinea
(1957), Qatar (2003), Repubblica Centroafricana (1981), Repub- blica Democratica del Congo (2003), Saint Kitts
e Nevis (2008), Saint Vincent e Grenadine (1995), Santa Lucia (1995), Sierra Leone (1998), Sri Lanka (1976),
Tanzania (1994), Tonga (1982), Trinidad e Tobago (1999), Tunisia (1991), Ugan- da (2005), Zambia (1997) e
Zimbabwe (2005).

Paesi che attuano una moratoria delle esecuzioni: 6


Algeria, Guinea Equatoriale, Malesia, Mali, Russia e Tagikistan.

Mantenitori: 33
Afghanistan, Arabia Saudita, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Botswana, Ciad, Cina, Corea del Nord, Egitto,
Emirati Arabi Uniti, Giappone, Giordania, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Oman, Pakistan,
Palestina*, Sin- gapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d’America, Sudan, Sudan del Sud, Taiwan*, Tailandia, Vietnam
e Yemen.
Nel dettaglio:
Più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena di morte per legge o nella prassi. Al 31 dicembre 2020 i
paesi erano così suddivisi:
108 paesi hanno abolito la pena di morte per ogni reato.
8 paesi l’hanno abolita, salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra o in circostanze
eccezionali.
28 paesi sono abolizionisti de facto poiché, per quanto mantengano la pena capitale per reati comuni come
l’omicidio, non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno stabilito una prassi o hanno assunto
un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. In totale 144 paesi hanno abolito la pena di
morte nella legge o nella prassi.
55 paesi mantengono in vigore la pena capitale per reati comuni.
Quelli che seguono sono gli elenchi degli stati suddivisi nelle quattro categorie.

I PAESI ABOLIZIONISTI PER TUTTI I REATI


Albania, Andorra, Angola, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Benin, Bhutan, Bolivia,
Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Burundi, Cambogia, Canada, Capo Verde, Chad, Cipro, Città del Vaticano,
Colombia, Congo (Repubblica del), Costa Rica, Costa d’Avorio, Croazia, Danimarca, Ecuador, Estonia, Filippine,
Finlandia, Figi, Francia, Gabon, Georgia, Germania, Gibuti, Grecia, Guinea, Guinea Bissau, Haiti, Honduras,
Irlanda, Islanda, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Salomone, Italia, Kirghizistan, Kiribati, Kosovo*193, Latvia,
Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Madagascar, Malta, Mauritius, Messico,
Micronesia, Moldavia, Monaco, Mongolia, Montenegro, Mozambico, Namibia, Nauru, Nepal, Nicaragua, Niue,
Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Palau, Panama, Paraguay, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica
Ceca, Repubblica Dominicana, Repubblica Slovacca, Romania, Ruanda, Samoa, San Marino, Sao Tomè e
Principe, Senegal, Serbia, Seychelles, Slovenia, Spagna, Sudafrica, Suriname, Svezia, Svizzera, Timor Est,
Togo, Turchia, Turkmenistan, Tuvalu, Ucraina, Ungheria, Uruguay, Uzbekistan, Vanuatu, Venezuela.

I PAESI ABOLIZIONISTI PER REATI COMUNI


Brasile, Burkina Faso, Cile, El Salvador, Guatemala, Israele, Kazakistan, Perù.

I PAESI ABOLIZIONISTI DE FACTO


Algeria, Brunei Darussalam, Camerun, Corea del Sud, Eritrea, Eswatini (ex Swaziland), Federazione Russa195,
Ghana, Grenada, Kenya, Laos, Liberia, Malawi, Maldive, Mali, Mauritania, Marocco/Sahara occidentale,
Myanmar, Niger, Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sri Lanka, Tagikistan, Tanzania,
Tonga, Tunisia, Zambia.

Fonte: Nessuno tocchi Caino

Esecuzioni
Cina: almeno 2.000
Iran: almeno 310
Arabia Saudita: almeno 142
Vietnam: almeno 85
Egitto: almeno 62
Iraq: almeno 52
Stati Uniti: 25
Giappone: 15
Pakistan: almeno 14
Singapore: 13
Somalia: 13 (Jubaland 10, Governo Federale della Somalia 3)
Sudan del Sud: almeno 7
Yemen: almeno 5
Bielorussia: almeno 4
Corea del Nord: almeno 3
Afghanistan: 3
Botswana: 2
Sudan: 2
Tailandia: 1

Sono diversi i metodi utilizzati nel corso dei secoli per applicare la morte di morte ai condannati. In particolare, ci
sono stati:

annegamento;
bastonature e fustigazione a morte;bollitura;caduta dall’alto;camere a gas;colpo di pistola alla
nuca;crocifissione;damnatio ad bestias: nell’antica Roma i criminali dovevano essere mangiati vivi da bestie
feroci in un’arena;decapitazione;fucilazione;garrota;ghigliottina;impalamento;impiccagione;iniezione
letale;lapidazione;rogo;schiacciamento;schiacciamento da elefante;sedia elettrica;squartamento;supplizio della
ruota;trafittura con frecce.
IN AMERICA
La pena di morte è ancora in vigore in 58 Stati a livello mondiale: il 18 dicembre del 2007 la Terza commissione
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la moratoria universale dellA pena di morte, che mira
all’abolizione totale della pena in tutti i Paesi dell’ONU.
La pena di morte è attualmente in vigore negli Stati Uniti d’America e in Giappone, che costituiscono gli unici due
Paesi industrializzati, liberi e democratici nei quali la pena viene tuttora applicata.
Negli USA, la pena di morte è legale a livello federale per ben 42 reati, fra i quali rientrano l’alto tradimento,
l’omicidio di agenti federali, gravi atti di terrorismo, e così via.
I vari Stati hanno poi la possibilità di stabilirne l’applicazione a livello locale:
in alcuni viene applicata per l’omicidio di primo grado;
in altri per il traffico di droga o per l’omicidio commesso con particolare violenza.
Dei 50 Stati americani, la pena di morte è stata abolita in 17 Stati, ovvero:
Alaska;Connecticut;Hawaii;Illinois;Iowa;Maine;Massachusetts;Michigan;Minnesota; Nebraska;New Jersey;Nuovo
Messico;Dakota del Nord;Rhode Island;Vermont;Virginia Occidentale;Wisconsin.
In Kansas e nel New Hampshire la pena di morte non viene più applicata dal 1976: le condanne si traducono
spesso in ergastolo o vengono sospese. In Oregon, Arkansas e Kentucky le condanne sono in moratoria. Il
Texas è da sempre lo stato nel quale viene eseguito il maggior numero di condanne a morte.
IN ITALIA
Nel 1861, l’anno in cui avvenne l’unificazione italiana, la pena di morte era in vigore in tutti gli stati preunitari, fatta
eccezione per il Granducato di Toscana, che è stato il primo abolizionista di diritto. Tortura e pena di morte
furono infatti abolite per la prima volta nel mondo il 30 novembre 1786 dal granduca Pietro Leopoldo Asbrugo
Lorena.
Nella pratica, nel 1861 il codice penale del Regno di Sardegna fu esteso in tutta Italia, tranne che in Toscana,
nell’attesa dell’introduzione di un codice penale unitario: il nuovo Codice Penale, introdotto durante il ministero di
Giuseppe Zanardelli, portò all’abolizione della pena di morte in tutto il Regno d’Italia, nel 1889. Di fatto, in realtà,
era già stata abolita dal 1877, l’anno dell’amnistia generale del re Umberto I di Savoia.
La pena di morte fu reintrodotta nel 1926, durante il regime fascista, dopo 37 anni dalla sua abrogazione, al fine
di punire coloro i quali avessero attentato alla vita o alla libertà del capo dello Stato o della famiglia reale, e per i
reati contro lo Stato. Nel 1930 fu introdotto il Codice Rocco, che incrementò il numero di reati contro lo Stato
punibili con la pena di morte e reintrodusse anche la pena su alcuni gravi reati comuni. Durante il ventennio
fascista furono giustiziate legalmente 118 persone, delle quali 117 uomini e 1 donna.
La pena di morte fu abolita dal re Umberto di Savoia alla caduta del fascismo, con il d.l.l. n. 224 del 10 agosto
1944: fu mantenuta solo per i reati fascisti e di collaborazione con nazisti e fascisti e inflitta dai tribunali militari
degli alleati della seconda guerra mondiale.
Al termine della guerra, la pena di morte rimase in vigore per punire i reati più gravi, quali rapina, estorsione,
sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, costituzione o organizzazione di banda armata.
La Costituzione Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, abrogò la pena di morte definitivamente, per tutti i
reati comuni e militari commessi in tempo di pace: l’ultima fucilazione per reati comuni avvenne in Italia il 4 marzo
del 1947 alle 7:45, mentre l’ultima esecuzione avvenne il 5 marzo del 1947, alle 5 del mattino. La pena di morte
rimase comunque nel Codice Penale militare di guerra fino al 1994, anno in cui fu sostituita dall’ergastolo.
La pena di morte è oggi incostituzionale nel nostro Paese. L’articolo 27 della Costituzione Italiana recita infatti
che “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione
del condannato”.

Esempi più importanti di condanne a morte:


Karla Tucker - 2/3 Febbraio ´97: Nessuno tocchi Caino ha partecipato in Texas alle manifestazioni contro l
´esecuzione di Karla Faye Tucker, la prima donna nella storia del Texas dopo più di un secolo a essere uccisa
per mano della legge. Rea confessa di un duplice omicidio commesso insieme ad un complice 14 anni prima,
Karla Tucker nel corso della sua detenzione è profondamente cambiata, ha vissuto una intensa esperienza
religiosa e si è impegnata in un servizio volto alla prevenzione della criminalità tra i giovani. Di Karla Tucker, per
settimane, hanno parlato tutti i media, non solo americani, e per la prima volta milioni di americani hanno potuto
discutere sulla pena di morte e sulla legge del Texas che non prevede la grazia se non in caso di manifesta
innocenza del condannato o di irregolarità compiute nel processo. Molti americani hanno cominciato a chiedersi
se è giusto uccidere dopo 14 anni una persona profondamente cambiata. Il giorno dell´esecuzione, Nessuno
tocchi Caino era davanti al carcere di Huntsville con un enorme striscione: "Dall´Europa: Texas, non uccidere!".
Le immagini della più grande manifestazione che sia mai avvenuta davanti ad un carcere americano contro la
pena di morte hanno fatto il giro del mondo.

Joe Cannon - 22 aprile ´98: nel carcere di Huntsville in Texas, è stato "giustiziato" Joseph Joe Cannon, un
bianco di 38 anni condannato per un omicidio commesso nel 1977, quando aveva 17 anni. Dopo averlo tenuto
oltre la metà della sua vita nel braccio della morte, dopo averlo allevato, istruito, "rieducato", lo Stato del Texas lo
ha ucciso. Joe Cannon ha portato all´attenzione della comunità internazionale il caso degli Stati Uniti che insieme
a pochissimi paesi al mondo continua a praticare la pena di morte anche nei confronti dei minori. Sul caso di Joe
Cannon, l´Unione Europea attraverso la presidenza inglese ha chiesto al Governo americano di ritirare la riserva
sul punto che vieta l´esecuzione di minori posta dagli USA all´atto della ratifica del Patto internazionale sui diritti
civili e politici. E´ stata la prima volta che l´UE in quanto tale ha preso posizione nei confronti degli Stati Uniti sulla
pena di morte.

Rocco Derek Barnabei - settembre 2000: Fin dal giorno del suo arresto, Rocco Derek Barnabei, 33 anni,
cittadino americano di origine italiana condannato a morte per l´omicidio della sua fidanzata, avvenuto a Norfolk
nel settembre del 1993, ha proclamato la sua innocenza. Il Parlamento italiano e quello europeo, i ministri della
Giustizia e degli Esteri, Giovanni Paolo II e numerosi cittadini italiani avevano lanciato un appello alle autorità
della Virginia perché consentissero a Rocco Barnabei di presentare ulteriori prove della sua innocenza. In realtà,
il caso di Rocco Barnabei è comune a molti detenuti nel braccio della morte della Virginia, ed è innanzitutto il
caso di una legge che non consente la presentazione di nuove prove a discarico una volta che siano passati 21
giorni dal processo. A causa della legge dei 21 giorni, molti appelli di condannati sono stati respinti e, da quando
la pena di morte è stata reintrodotta in Virginia, non è mai stato scarcerato nessuno dai bracci della morte.
Mentre, a livello nazionale, dal ´76 al 2000, 87 persone sono state liberate dai bracci della morte perché

Safiya Hussaini - 25 marzo 2002: Una corte nigeriana della sharia ha assolto la madre di cinque figli che era
stata condannata a morte mediante lapidazione per adulterio nell´ottobre 2001, con una sentenza che aveva
sollevato lo sdegno internazionale. La corte d´appello della sharia nella città settentrionale di Sokoto ha
sconfessato la corte inferiore sul piano procedurale perché la Hussaini era stata condannata in base ad una
legge non ancora esistente all´epoca del presunto delitto. Alcuni giorni prima, il governo nigeriano aveva
considerato incostituzionale l´applicazione della sharia e ordinato agli stati che la applicano di modificare le dure
sanzioni come la lapidazione per le adultere e l´amputazione delle mani per i ladri. Nessuno tocchi Caino, che
insieme ad altre organizzazioni, aveva sollevato il caso, ha espresso in una nota la propria soddisfazione per l
´esito della vicenda. "Non abbiamo mai smesso in questi mesi di avere fiducia nel governo nigeriano e, in
particolare, nel suo Presidente Olusegun Obasanjo, un uomo che ha trascorso molti anni in carcere, ha visto
passare davanti alla sua cella molte persone inviate al patibolo e, uscito dal carcere, ha scritto un libro - ´Questo
animale chiamato uomo´ - che è un fortissimo manifesto abolizionista della pena di morte. Non poteva accadere
nella Nigeria del 2002 e del Presidente Obasanjo che una donna venisse lapidata per un non-reato. Continuiamo
ora a fare fiducia alla Nigeria e al suo Presidente perchè i principi di laicità dello stato e di libertà religiosa,
innanzitutto dei cittadini musulmani, contenuti nella Costituzione federale del paese, prevalgano sull´integralismo
e l´uso politico del Corano che ne stanno facendo i governatori degli stati del nord della Nigeria dove continuano
le condanne a morte tramite lapidazione."

Yokamon Hearn, che aveva ucciso un ragazzo bianco alla periferia di Plano (Texas), è stato il primo condannato
a morte, con disabilità mentale, a essere ucciso con un nuovo metodo: solo un’iniezione letale invece che tre
(prassi già adottata da Ohio, Arizona, Idaho e Washington). La grazia, che aveva chiesto, è stata respinta solo tre
ore prima dell’esecuzione: era il luglio del 2012.

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