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come il futuro possa diventare infausto se il potere è gestito in modo autoritario dal SISTEMA

disposto a limitare i diritti individuali, e disposto a manipolare la percezione della realtà fino al
punto che, pure soffrendo una piacevole “non libertá” si credono in possesso del maggior grado di
libertà mai visto.

Il controllo sociale da parte del SISTEMA mira ad alienare l’individuo, tende a trasformarlo in un
essere virtualmente incapace di pensare da solo. La società, chiusa su se stessa, viene presentata
come perfetta e questo schema di società è identico in ogni luogo.

E l’unico fattore di coesione, che giunge fin dove non arriva nessuna ideología é la mercificazione
dellle cose prima e dell’uomo poi.

La guerra contro la verità. Orchestrata dai mezzi di comunicazione è un permanente lavaggio del
cervello delle masse. Imposta la realtà che il Partito vuole imporre. In assenza di prove contrarie, si
rivela essere La Verità. È il livello più profondo di coesione del sistema: se il ricorso alla deviazione
ideologica della coscienza non sono sufficienti, si fa carico di annullare le ultime manifestazioni
spontanee di contestazione.

c) La falsificazione della realtà, ovvero: l’unico modo di perpetuare un regime dittatoriale è


falsificando la realtà, perpetuando la menzogna. Perché il sistema funzioni si deve annullare la
dissidenza. Il psicocrimine è il crimine più grave, e per evitarlo è necessario sopprimere le cause
che lo generano. Bisogna manipolare il passato, e se necessario si deve renderlo inesistente.

Chi controlla il passato controlla il presente.” Questo assioma ha una interpretazione evidente: il
futuro sarà di chi ha manipolato il passato, fino a modellarlo sulle sue volontà. Attraverso
l’annullamento di qualsiasi tempo, che non sia il presente, sarà possibile evitare la contestazione
del regime: la dissidenza utilizza fattori storici, si riferisce ad un passato in cui le cose non erano
come nel presente, è questo ricorso al passato che conduce a rettificare il presente e migliorare il
futuro. Annullare la linea temporale equivale a tagliare le radici di questa possibilità.

Questa realtà configura un futuro perfetto. Il passato, in perpetuo movimento, darà luogo ad un
futuro immobile, nel quale non ci sarà dissidenza, giacché non esisterà nemmeno più la parola
dissidenza. La Neolingua avrà il compito di eliminare le parole che non devo esistere. la Neolingua
modellerà il linguaggio delle donne e degli uomini futuri, nello stesso modo in cui ha manipolato la
Storia.

Arriverà un momento in cui il tempo ristagnerà, come un tutto perfetto, l’entropia sarà dissolta in
uno stato di riposo assoluto. In quel momento passato e futuro saranno lo stesso, perché esisterà
solo il presente. Quel momento non è lontano.

Ma questo obbiettivo non può essere raggiunto fino a quando non saranno cancellati tutti i dati del
passato che possano compromettere il presente. Fino quando non sarà perfezionata la struttura
mentale dell’umanitá esisterà il rischio del libero pensiero.
E solo con la cancellazione della storia si può sradicare il seme dell’individualità.
Il SISTEMA deve esercitare la coercizione per assicurarsi il consenso. Ciò che determina la
differenza del regime politico è il livello in cui viene esercitata la coercizione. Uno Stato che
favorisce i sistemi di coercizione delle coscienze, è uno Stato totalitario.

La violenza intellettuale é un método di coercizione molto piú che la coercizione física in quanto al
raggiungimento dello scopo che il SISTEMA si é posto, perché questo tipo di violenza si puó
esercitare solo con il beneplacito, la ferma adesione e la convinzione degli individui oppressi. Il
SISTEMA opacizza e narcotizza le coscienze, inducendo al puro servilismo e al totale
assoggettamento. In queste precarie coscienze é assente la profonda riflessione e latita l’IO
dissidente.

E se ancora non bastasse, il potere dispone di sufficienti mezzi di comunicazione e meccanismi


ideologici per cancellare ogni traccia, sostanziale, di dissenso. Se l’equilibrio dei poteri variasse,
cambierebbero le circostanze e le alleanze, il sistema non può permettersi il lusso di riconoscere un
errore. È necessario quindi modificare la realtà, fare credere agli individui che tutto quello che
succede è per il bene comune, che tale interesse comune è sempre stato immutabile, e che
chiunque osi denunciare le contraddizioni che sono sorte durante questo processo è
necessariamente fuori dal coro, fuori dal SISTEMA e quindi merita di essere emarginato.

Questo schema sussiste indipendentemente dalla forma di governo. In democrazia o sotto una
dittatura il potere ha un solo, reale, obbiettivo: perpetuare se stesso, e la sovrastruttura ideologica è
la migliore alleata dei meccanismi coercitivi.

Quando si dice “il Grande Fratello ti guarda”, evidentemente non ci si riferisce al dittatore
benevolo e terribile del romanzo di Orwell, ma ci si riferisce ai meccanismi statali applicati al
controllo sistematico dei comportamenti dell’individuo. Il Grande Fratello non è un Partito o una
persona, è lo Stato stesso. È il Ministero delle Finanze che conserva tutti i nostri dati fiscali. Il
Ministero dell’Interno che possiede tutte le nostre storie criminali (fino alle multe per divieto di
sosta). Il Ministero della Salute che possiede tutte le nostre storie cliniche. La Agenzia di
protezione dei Dati, che possiede la chiave perché imprese, banche e compagnie di assicurazione
sappiano chi siamo, cosa mangiamo, di quali malattie soffriamo, che situazione economica
attraversiamo. In sintesi, la chiave per conoscerci meglio di quanto noi stessi ci conosciamo.
Questo è il Grande Fratello reale ed attuale, un meccanismo messo al nostro servizio, un
meccanismo che esiste e che è inevitabile, quindi molto più temibile.

Sul chip
……………..utilizziamo la scusa di una finta pandemia (ginovirus) per far collassare il
mondo.. Ora Con il vaccino avvelenato di Bill pedofil Gates,(che prima farà fuori il
90% della popolazione)e che tutti vorranno e agogneranno, arriverà anche il
microchip (per i restanti schiavi,pecore,zombie con la mascherina) che sarà inserito
sotto la pelle dell'avambraccio destro vicino al polso. Nel microchip che sarà
obbligatorio saranno trasferite tutte le informazioni atte all'identificazione e tutte le
unità digitali della nuova cripto moneta che sarà l'unica con cui poter scambiare e
ottenere beni o prestazioni tramite un semplice passaggio contactless su appositi
dispositivi. Il chip infradermico farà da interfaccia tra i dati biologici della persona e
il data base governativo. Tramite il controllo costante in tempo reale dei valori
ematici, della temperatura corporea, del tracciamento di ogni spostamento con
precisione millimetrica, lo Stato saprà esattamente dove si trova ogni cittadino in
ogni momento, quello che sta facendo e il suo stato di salute. Un bicchiere di troppo?
La macchina non si mette in moto. Due bicchieri di troppo? Scatta il monitoraggio
per alcolismo e vengono dedotti i "crediti sociali" in modo centralizzato e legale. Se
mangi troppo, scatta allarme diabete e malattie cardiovascolari che pesano sul
bilancio della sanità pubblica e quindi i crediti sociali scendono ancora e si
trasformano in ammenda che viene direttamente scalata dal totale dei chip
individuali nel conto criptovaluta elettronica. Stessa cosa per qualsiasi circostanza in
cui la persona violi le direttive del governo: vai dove non sei autorizzato? Bip 100
crediti vengono addebitati sull'avambraccio. Superi il limite di velocità di 1 km/hr. Il
satellite di Elon Musk se ne accorge subito e via altri 100 crediti. Qualsiasi azione
ritenuta non ortodossa sarà immediatamente oggetto di segnalazione. Ovunque
siamo. Giorno e notte, Decidi di prenderti una giornata di pausa dal lavoro,e fare una
deviazione alla tua casa al mare ,dove rilassarti in spiaggia,magari mangiando
qualcosa con la tua compagna ,mentre ti rilassi ascoltando le onde del mare? (Come
hai osato chiedere 1 giorno di ferie) Ehhh biippp..scatta l'ammonimento,via altri 100
crediti, e così via.. Dal prima le limitazioni saranno di tipo logistico,non potrai
spostarti ecc,poi saranno più gravi,niente cure,niente medicinali ecc,se continui a
rompere le palle alle èlite sataniche ...biippppp ti spengono il chip,conto
bloccato,niente cibo,niente possibilità di comprare acqua,in pratica diventi un
barbone senza tetto dalla mattina alla sera e la tua vita è finita,a quel punto sarai
classificato come peso e derelitto per la società,o vai in un campo di "rieducazione" o
ti spengono letteralmente!!! Stanno per togliervi il più grande regalo che ci ha fatto
Dio (libero arbitrio,e libertà) stanno stravolgendo gli insegnamenti di suo figlio
(Gesù Re dei Re) ,per questo l'èlite è detta pedofilo/satanista perchè vanno contro
tutti i principi della vita,e le leggi di Dio,adesso sta voi decidere cosa fare,lottare o
aspettare che questi sostituendosi a Dio decidano vita e morte della vostra
esistenza,non ci sono tante scelte o la lotta o la morte,basta chiacchiere,basta dargli
consenso mettendo quelle merdose mascherine (segno di sottomissione,schiavo
plebeo) allora che volete fare ? Vi interessa vivere liberi o morire in dittatura ,se
avete intenzione di vivere allora ora è il momento di agire!!!,altrimenti.. "Restate a
casa" "Andrà tutto bene". Il sipario della vostra vita sta calando. Condividi anche tu
questo messaggio di consapevolezza,di anche tu : No al nuovo ordine mondiale
tecnotronico No alla dittatura sanitaria Basta alla truffa mondiale del covid19.
coronavirus

Occorre tornare alla semplicità, alla verità e all'operosità, ribaltando le concezioni


morali che si sono ormai imposte nel mondo, secondo le quali le opere e gli affetti
eroici sono privi di valore, dove credere senza riflettere è sapienza, dove le imposture
umane sono fatte passare per consigli divini, la perversione della legge naturale è
considerata pietà religiosa, studiare è follia, l'onore è posto nelle ricchezze, la dignità
nell'eleganza, la prudenza nella malizia, l'accortezza nel tradimento, il saper vivere
nella finzione, la giustizia nella tirannia, il giudizio nella violenza.

Sul totalitarismo
Siamo una volta di più all'interno di un blindatissimo totalitarismo liberista nel
quale sei libero di fare e di pensare ciò che vuoi a patto che ciò che fai e pensi
coincida con ciò che decide il SISTEMA. In una società di libero consumo e di libero
mercato tutto è possibile, a patto che si abbia l'equivalente monetario
corrispondente.La nostra società si autodichiara libera perché innalza il concetto di
libertà a semplice liberalizzazione individualistica dei consumi e dei costumi ma poi,
naturalmente, tale società rivela puntualmente il proprio volto totalitario.
É questo il punto davvero dirimente della questione: rendere obbligatorio un
mercato per tutti, senza alcuna discussione pubblica, senza alcun dibattimento,
senza alcun passaggio parlamentare, quasi come se ci fosse un despota al di sopra di
tutti che decide per tutti imponendo coattivamente cosa fare e cosa non fare.
Benvenuti quindi nel dispotismo liberista del “libero mercato” dove naturalmente la
parola “libero” svolge una funzione puramente apotropaica e che legittima l'odierno
totalitarismo ovunque imperante.

Sulla costrizione del ”digitale”


Dunque un cambiamento epocale é in atto….portato dal Covid-19….si é posto in essere la
digitalizzazione totale delle nostre vite. Siamo stati inghiottiti (e lo saremo forse …ahimé…per
sempre) dai nostri schermi perché il mondo digitale ha rappresentato l’unico mezzo con cui
interagire con l’Altro. Senza questa possibilità infatti – senza i nostri schermi, senza i nostri
smartphone – non avremmo mai accettato le misure di distanziamento sociale e le condizioni
imposte dal governo. Durante il nostro isolamento, ci siamo buttati a capofitto nelle nostre finestre
virtuali: abbiamo assimilato i codici dei sistemi digitali che abbiamo usato; abbiamo appiattito il
nostro corpo e il nostro volto sullo schermo e contemporaneamente ci siamo abituati a vedere il
volto dell’Altro appiattirsi; abbiamo adagiato la nostra necessità espressiva sulla superfice degli
algoritmi, insieme alle nostre abitudini e ai nostri comportamenti. E quantunque sentiamo la
necessità di fuggire da questo mondo digitale e virtuale – di gettare il nostro smartphone e di
chiudere il nostro computer con il fine di una liberazione antripologica e una riminiscenza del
“naturale e concreto” questa necessitá primordiale ci viene negata.
Anche se – occorre sottolinearlo – questa presunta fuga non è altro che il frutto di una mera
illusione. Infatti, la principale caratteristica dell’iperrealtà non è la finzione, ma la compromissione
e l’annullamento della differenza tra la simulazione e la realtà. Non c’è nessuna polarizzazione tra
le due dimensioni: queste collidono, diventando tra loro indistinguibili. Occorre dunque fare i
conti con questo dato di fatto: non si può fuggire dal virtuale spegnendo lo schermo. Il virtuale lo si
ritrova anche fuori, nella vita concreta: nelle nuove forme d’interpretazione del reale; del vivere il
reale. Quindi non ci può essere una vera fuga, perché il virtuale è già ovunque – nei nostri modi di
agire, di pensare e di relazionarci con l’altro – e il Covid-19 non ha fatto altro che rendere
irrimediabile questa condizione. Così come su Fortnite non si può tornare indietro nel mondo del
primo capitolo, così avviene nel nostro: la strada non è solo tracciata; siamo bensì giunti a
destinazione. È bastato desertificare il reale per predisporre una digitalizzazione di massa, a cui
nessuno può dirsi escluso. O meglio, quasi nessuno.

Sul controllo dell’informazione


Grazie al Grande Fratello la manipolazione dell’opinione pubblica raggiunge il suo apice:
finalmente nell’ambito di una società massificata e standaridizzata, nasce una tipologia di ispezione
esterna, situata in un luogo non meglio precisato, inaccessibile. Lo stato-guardiano del Panopticon,
con tutti i suoi limiti, è sparito, lasciando spazio ad un grande occhio meccanico, che non risponde a
nessuna nazione e a nessuna istituzione democratica o meno che sia: il Grande Fratello è il trionfo
del privato, della sua accumulazione di potere, dell’intreccio tra chi possiede i mezzi di
informazione e chi decide il flusso finanziario della moneta e della ricchezza. I veri padroni del
mondo si potrebbe dire: indubbiamente i veri padroni della comunicazione.

Questa cultura borghese, e di conseguenza conformista, ha dimostrato ancora una volta tutti i
limiti di un “sapere” ridotto a serbatoio di consenso per il Principe di turno.

Se quarant’anni fa il Potere usava le bombe e le stragi per instaurare un regime di tensione tale da
isterilire ogni forma di dissenso e ricondurre la lotta di classe entro i limiti desiderati dal capitale,
oggi lo stesso indossa il camice rassicurante di virologo, instaurando la dittatura della Scienza,
divinità assolutistica che tutto sa e niente sbaglia dall’alto del suo metodo ineccepibile.

Io non credo alla versione ufficiale, perché ritengo falsa e mistificata tutta la realtà offerta dai
media, squallidi megafoni della classe dominante.

Questa é la nuova faccia del Potere il quale agisce con dinamiche spesso non chiare.La domanda
é… cui prodest? Quando parlo di Potere non mi limito a quello nazionale ma bensí a quello
sovranazionale e non mi riferisco a quello político (se mai c’é ancora) ma a quello delle
potentissime lobby finanziarie (banche e fondi di investimento soprattutto).

Le misure adottate dal “delirio di ogni esecutivo” estese in tutto l’Occidente, non possono non far
pensare e quantomeno dubitare di un “coordinamento internazionale” quantomeno curioso: di
fronte a un virus sconosciuto, prima minimizzato e poi spacciato per la peste del XXI secolo,
Scienza e esecutivi si sono trovati subito d’accordo nel promuovere misure spacciate per
“scientifiche” e che di rigore avevano ben poco …overo…..obbligo di mascherina (quale tipo, per
quanto tempo, perché?), vincoli di distanziamento rigorosissimi (il plexiglass al mare, il numerino
per fare il bagno) repressione poliziesca a livello Cile 1973. Il tutto legittimato da un coro continuo
di melassa mediatica nella più becera logica di conformismo da pecore belanti.
Il virus è stato un pretesto per poter spazzare via gli ultimi ostacoli di ordine politico, morale e
culturale per la realizzazione di un nuovo tipo di società, quella digitale, che per la prima volta non
abbisogna più dell’uomo – né come tecnico, né come operaio, né come soldato – e delle sue
strutture relazionali. Il mondo di ieri, quello analogico, dev’essere distrutto e la sua memoria deve
scomparire: un processo che segue il modello dell’economia capitalistica contemporanea,
riedizione volgare del feudalesimo medievale imperniata sulla presenza di pochissimi super-
ricchi apolidi, padroni di giganti tecnologici trasformati in centrali di potere globale, la cui stazza
finanziaria supera in massa e qualità quella degli stessi stati nazionali. In questo scenario, il
classico rapporto capitalistico dell’uomo alienato si innova poiché la forza-lavoro, semplicemente e
brutalmente, non serve più: ci sono le macchine, gli algoritmi, i mercati finanziari. E se l’uomo –
lavoratore non ha più senso, per il Capitale non ha più senso l’esistenza dell’umanità.

Un monolite distante anni luce dalla constatazione cartesiana che il dubium est initium sapientiae.

Uno schieramento multiforme per un’operazione complessa, poiché il consenso delle vittime viene
sì estorto attraverso la mistificazione continua della realtà, attraverso il fuoco di fila dell’orchestra
propagandistica, ma richiede comunque tempo e offre certe resistenze date dagli stessi mezzi usati.
Quale forma migliore, allora, di un’epidemia che solletichi la paura più forte dell’uomo, specie di
quell’idiotizzato medio che è l’occidentale, cioè la morte? Basta con la scuola, con il lavoro in
ufficio, con la materialità delle cose, con l’odore della vita: tutto online, offerto generosamente da
Google e Microsoft, comprando porcherie da Amazon, vedendo serie tv a getto continuo su Netflix
con frequenti incursioni su PornHub.

Terrorizzati dalla propaganda di morte, dai camion dell’esercito pieni di bare, rincoglioniti da una
reclusione volontaria e dalla lobotomizzazione, ecco formarsi una nuova umanità disumana, che
teme il contatto con l’altro e ha come compagno di vita un mondo digitale, finto e immateriale. The
new world, per dirla con Huxley, in cui tutti “insieme” usciremo dalla crisi attraverso un “modo
nuovo” di intendere le cose: naturalmente seguendo uno schema già tracciato dalla classe
dominante. Una volta avviato un simile processo, la slavina non potrà che allargarsi a quanto resta
dell’organizzazione sociale: il simulacro di Stato rimasto dovrà essere svuotato ancor più di senso e
divenire soltanto il braccio armato della repressione. Al resto, cioè a tutto, ci penserà il dominio di
una élite nascosta e invisibile, che controlla ogni cosa attraverso la tecnologia e il favore datole da
masse asservite e imbelli. A quel punto, la via verso la fine dell’umanità e l’avvento di distopie
incommentabili sarà già tracciata: privato del politikòn, lo zoon aristotelico diviene soltanto una
bestia da condurre al macello.

L’evoluzione sociale rese l’uomo libero, ovvero individualista e capace di relazionarsi in maniera
economica, elevandolo da un mondo di piccoli gruppi ove tutti si conoscevano, condividevano i
fini, la visione del mondo e i comportamenti solidaristici.

Lo sviluppo del capitalismo novecentesco legava tra loro la crescita del capitale e la crescita
dell’occupazione. Diversamente, nel capitalismo contemporaneo, l’incremento dei profitti non crea
necessariamente nuovi posti di lavoro. La tecnologia permette di produrre sempre più cose con
sempre meno uomini. L’iperclasse può arricchirsi senza spartire i guadagni con i lavoratori. La
robotica, in attesa che l’intelligenza artificiale licenzi anche chirurghi, poliziotti e capi cantiere, ha
vinto la lotta di classe. In Europa, contrariamente alla propaganda liberale, la maggiore precarietà
del lavoro si associa ad una disoccupazione crescente.

I liberali credono di rassicurare i lavoratori, ricordando come la tecnica abbia distrutto moltissime
professioni anche in passato, creandone sempre di nuove; una fede mal riposta, non è più così. Il
sistema già tratta molte persone da uomini di troppo.

Aumentano le merci ed i servizi in vendita ma diminuisce la capacità di acquisto. A livello


macroeconomico, la redditività dell’investimento cade e l’espansione del mercato, ormai
planetario, non permette più di rimediare all’inevitabile. Il capitalismo sta andando incontro al suo
limite.

Nella nostra carne, viviamo il liberalismo dispiegato con l’adorazione del denaro equivalente
universale, cui de Benoist dedica l’ultimo capitolo. Il denaro regola la scuola, la cultura, la
religione, la vita privata, mette gli esseri viventi sotto brevetto.

Che cosa può ancora non essere valutato in denaro ? Che cosa non si può né vendere né
acquistare ? Rispondere non è per niente facile. I sentimenti ? Forse. Ma quale è la quota di
desiderio di sicurezza, nell’amore che si crede disinteressato ? Donare il sangue ? Si, ma non lo si
fa forse nella speranza che un giorno, se necessario, qualcuno donerà il suo per noi ?.. Forse
verrà un giorno, in cui bisognerà pagare per inalare ossigeno o fare il bagno in un corso d’acqua
non inquinato. Se nella vita tutto può essere venduto o acquistato, la gratuità può dunque
risiedere solo nel dono della propria vita. Il problema è allora sapere se si pensa o no che ci siano
cose peggiori della morte. Se si risponde in senso negativo, si è già perduto. Ciò che è nato dal
denaro, perirà per il denaro

Se qualcuno bussa alla tua porta con l’idea di farti del bene, tu scappa a gambe levate. Così, più o
meno, diceva Henry-David Thoreau, un uomo che si era fatto bastare le stelle e la compagnia di
se stesso (la più atroce da sopportare). Ma così dovremmo fare noi tutti, darcela a gambe, di fronte
alla megamacchina virtuale gestita dall’équipe di pantofolari della californiana Valle del Silicio.
Cresciuti a forza di patatine, skateboard, video su Youtube e teste infilate nel gabinetto, questi
disadattati si sono messi in testa di fare il nostro bene! Mai idea fu più pericolosa!

Se Rousseau, di cui odiamo l’ingenuità leziosa, sosteneva che l’uomo è naturalmente


buono perché è mosso dall’istinto della pietà, noi diciamo che proprio questo istinto – a metà tra
una non ben definita empatia universale e una narcisistica volontà di potenza individuale – è la
causa di tutti mali. Tutti i filosofi, persino Hobbes, ma anche Kant, a dare addosso
all’insocievolezza. Ma è la socievolezza il nostro vizio più grande! Voler entrare per forza
nella vita degli altri, condividere le nostre esperienze, modificare la condizione altrui, cambiare le
sorti dell’umanità tutta. Ma chi la conosce questa umanità? Fare del bene: a chi? Come? Con quale
legittimità? Chi ve lo ha chiesto? Non era questo lo scopo dei dittatori più sanguinari? Cristo non
era sceso sulla terra proprio per farsi carico del nostro dolore? E quanto dolore, quante guerre,
quanto sangue ha portato a sua volta? E allora siano maledetti i benefattori e tutti coloro che si
esprimono per bocca dell’umanità.

Così questi guru delle nuove piattaforme sociali si sono preposti questo obiettivo. Vogliono farci del
bene. Vogliono suggerirci la felicità! E chi l’ha mai definita, la felicità? Non ci è riuscito
Socrate, ma è convinto di esserci riuscito un nerd in pantofole! Mark Zuckerberg,. Fatti lo
smartphone, costa solo 15 euro al mese! Scaricati quest’App, è gratis! – così gli fa eco l’inebetito
fruitore di telefoni intelligenti, ignaro del fatto che più il suo telefono s’ingegna, più lui si
istupidisce. È proprio perché è gratis, proprio perché tutta questa truffa
dell’iperconnessione sembra disinteressata, che non bisogna cascare nella trappola dei gobbuti
e pallidi webmaster con aspirazioni imprenditoriali. Con il volto bonario e benevolo della
filantropia ci regalano le piattaforme che poi ci ruberanno, giorno dopo giorno, localizzazione dopo
localizzazione, click dopo click, ciò che abbiamo di più prezioso: il diritto, sacrosanto, di essere
irreperibili, e soprattutto quello di non sapere che cosa vogliamo, di quale felicità vogliamo
vivere.

Basta essere sempre raggiungibili, sempre connessi, sempre sul pezzo. Dio benedica i
ritardatari, i fuggiaschi, i clandestini, i titubanti, i desaparecidos del mondo virtuale. Basta
essere sempre consigliati, guidati, eterodiretti, influenzati da una carrellata di prodotti, immagini e
informazioni che stimolano i nostri organi a una velocità che la nostra intelligenza non
riesce a controllare, tanto che dobbiamo arrenderci all’emotività, dobbiamo appaltare la nostra
morfologia sentimentale al più istintivo ed elementare dei giudizi: mi piace/non mi piace.

Non ne possiamo più di sapere che gli orsi polari sono in via di estinzione, di vedere i seni
turgidi dell’ultima supertopmodel. Noi li vogliamo anche palpare. Non ne possiamo più di credere
che il segreto della felicità è in quel viaggio in Thailandia. Noi non vorremo neanche sapere dove
sta la Thailandia. Non ne possiamo più di sapere che mentre ci sbattiamo le ore per portare a
casa gli scampoli di uno stipendio vero che non arriverà mai, c’è un tipo barbuto che ha
mollato tutto – che cosa poi? Che cosa hanno mollato davvero questi santoni vestiti Quechua? –
per fare il giro del mondo in bicicletta. Che un altro ha svoltato vendendo succhi di papaya biologici
online. Che una ex impiegata di banca ha trovato la felicità grazie alle prestazioni sessuali di un
aitante sudafricano sulle sponde di città del Capo. Chissenefrega di questa umanità!

Che aspettiamo allora, a rivoltarci in massa, noi annoiati scalatori di pagine virtuali con la sola
forza dei nostri pollici logori? Che aspettiamo a fare la più brutta e la meno romantica di
tutte le rivoluzioni? Si fa da casa, sul divano. Basta un click. Adesso. Non dobbiamo spintonarci
con la ressa dei manifestanti, non ci sono cori da intonare, sanpietrini da lanciare, molotov da
bruciare. Non ci saranno celerini né Palazzi d’inverno. Su di noi non sarà fatta violenza. Tutto sarà
così poco eroico! Così meschino. Niente epica, niente etica, niente estetica! La nostra presa della
Bastiglia è impegnativa quanto una partita a Ruzzle. Cosa è rimasto, infatti, di epico, in questa
società, se non gli spot pubblicitari? Intrepidi guidatori di auto sportive mandano a quel paese il
proprio capo e sfrecciano sulla Route 666. Ecco l’ultima narrazione eroica. Ma la mitopoiesi
degli spot è inversamente proporzionale all’eccezionalità delle nostre vite reali. Gli hashtag
camuffano la banalità del quotidiano.

Eppure questa rivoluzione così piccola, pascoliana, sembra impossibile. Sopraggiungono i pensieri,
i cattivi pensieri, come puttane della nostra impotenza: – e poi come rimorchierò la tipa disinvolta
che ha messo like alla mia foto? Come raggiungerò il ristorantino sull’ostiense? Come
conterò i miei battiti cardiaci mentre faccio jogging? Le calorie del pasto? Come ordinerò il sushi a
quel povero diavolo che si era comprato la bicicletta per mollare tutto e si ritrova invece con lo
zaino di Deliveroo sulle spalle? Come farò a dire la mia sulla vittoria di Mario Mario a X Factor?
Come troverò quel buono sconto? Come risponderò alle mail? Come come come…

Utopia delle utopie, è diventata per noi la più piccola, la più misera delle rivoluzioni che un popolo
abbia mai dovuto fare. Cancellarsi tutti, adesso, da Facebook e simili. Senza neanche doversi
riversare nelle strade. Cancellarsi da Facebook e poi aspettare. Guardare fuori dalla finestra e
ammirare un fiore….un albero ,,il cielo…e di notte le stelle ¡!1

E così scaraventare contro il muro il nostro cellulare intelligente, e fregarcene


beatamente della situazione demografica dei panda, delle malattie, delle epidemie, della fame nel
mondo, dei danni del fumo. E poter non partecipare. Non dare informazioni. Svuotare i luoghi
virtuali dove si esercita questa scansione illegittima dei nostri desideri, dove se ne innestano di
nuovi. Liberarci da chi gratuitamente si prodiga per il nostro bene, facendo il suo di bene! Fermare
questa macchina impazzita. A quel punto i più valorosi potranno andare anche loro per le
strade. Magari parlare con qualcuno. Stargli sinceramente sulle palle. Senza sapere cosa
succede agli orsi polari. Ai bambini africani. Senza che nessuna applicazioni si preoccupi per lui.
Senza che nessuno gli indichi il sentiero della felicità. Solo con se stesso. Con la desolazione
cosmica. Come il primo degli uomini. Senza sapere niente. Perché riposo non avremo se
non nelle ombre dell’ignoto.

In realtà, però, la risposta già cova in noi, e racchiude a un tempo il dittico già marxiano di tragedia
e farsa. Tragedia, perché il virus ha colpito l’esistenza e gli affetti di migliaia di italiani; farsa,
perché tutto ciò che è accaduto sul piano politico ha i connotati di quelle sceneggiate che in teatro
facevano sorridere e nella realtà quotidiana sonoramente indignare.

Lasciando rispettosamente da parte i colpiti, a cui va il nostro più sentito cordoglio, non possiamo
tacere di fronte all’orrendo spettacolo cui assistiamo schifati. Tanti sono stati gli atti della sciarada
di viltà, menzogne e ipocrisie che hanno accompagnato il popolo italiano all’appuntamento con il
disastro. Il covid-19 di certo era difficile prevederlo, sia chiaro, ma costituisce solo l’ultimo atto di
una sciarada infame che non può certo essere dimenticata. Lorsignori ci hanno sempre posto dalla
parte del torto, lazzaroni cenciosi che ancora parlavano di giustizia sociale, lotta di classe, dignità
nazionale, costituzione e diritti del lavoro e dei lavoratori. Oggi, mentre tutto crolla, vogliamo
iniziare a chiedere il conto.

Una nazione che in quarant’anni aveva eguagliato e superato secolari stati industriali, che
nonostante grandi problemi aveva realizzato ancor più grandi soluzioni necessitava di una
particolare orda di imbecilli per essere totalmente rasa al suolo.

Stava scritto in esergo a una dimentica rivista socialista che asino è il popolo: utile, paziente e
bastonato. Loro erano le zecche del padrone, i succhioni in grado di rubare mille miliardi di
interessi – pensaci caro lettore, m-i-l-l-e miliardi – al popolo italiano. E per cosa? Per l’Europa, per
unirsi con altri imbecilli ancora più stupidi e ancora più criminali, perché simile chiama simile ed è
noto che un coglione da solo si sente in penosa solitudine, e abbisogna sempre di compagnia. Se
nel frattempo, legandoci mani e piedi al carro europeista per bastonare coscientemente i diritti
costituzionalmente garantiti (vero Guiduccio Carli?) hanno affossato l’economia nazionale chi se
ne frega? Il loro obiettivo era comunque garantito: prosperare sulla miseria del popolo
italiano.

Questo è stato. Per trent’anni abbiamo permesso a una manica di idioti di occupare tutti i gangli
dello Stato, perpetuando una politica fatta di macelleria sociale e distruzione dei diritti
costituzionali, al fine di distruggere l’Italia come autonomo organismo statale e consegnarlo,
comatoso e inerme, ai suoi nemici di sempre. Vogliamo davvero credere che loro siano migliori di
noi? Che agiscano nell’interesse esclusivo della Nazione e quindi del popolo italiano? Ma tu che
leggi, studente, disoccupato, lavoratore, precario, pensionato, che cos’hai da spartire con loro? Con
omuncoli che un mese fa abbracciavano un cinese e oggi vogliono passare da Churchill di Tor
Pignattara, con “imprenditori” per cui #Milanononsiferma significa solo ubriacarsi, consumare e
fare after ai Navigli? Cos’ha la tua vita, quella della tua famiglia, del bianco e nero delle foto dei
tuoi nonni con i calli alle mani e la faccia pulita di lavoratori con la loro? Nulla.
Ciò che costituisce il nodo principale della questione è la scomparsa della corporeità dall’orizzonte
sociale. Le strette di mano, gli abbracci, gli sguardi non sono semplici accidenti delle relazioni, dei
quali si può benissimo fare a meno, ma veri e propri “gesti antropologici”, cioè atti espressivi che
garantiscono il perdurare e lo sviluppo dell’identità umana. La riduzione di tali atti alla semplice
sfera privata – lì dove il soggetto abbia già sviluppato delle relazioni intime e stabili – se non
addirittura il loro totale annullamento, possono creare delle gravi ripercussioni individuali e
collettive.

Tutto ciò non è altro che la continuazione di quelle restrizioni della libertà personali che sono
avvenute durante la prima fase, ma in una forma molto più subdola e invasiva: se prima lo stato si
limitava a determinare quali movimenti fossero consentiti, ora si assiste a una vera e
propria appropriazione dei corpi da parte della politica. Mentre in precedenza la gestione dei corpi
da parte dello stato avveniva in forma indiretta, poiché ciò che era in gioco non era l’espressione
dei corpi – ovvero i loro atti più prossimi e immediati – ma la loro collocazione spaziale, adesso si
va di gran lunga oltre, stabilendo quali manifestazioni affettive siano consentite e quali no. Se
queste limitazioni danno una parvenza di libertà, poiché apparentemente restituiscono la vita alla
sua normalità, in verità sono ancora più pericolose, poiché nella loro sottigliezza si insinuano
nell’aspetto più intimo e personale.

Queste forme di controllo non solo limitano le espressioni delle interazioni personali, ma anche la
stessa possibilità dell’incontro: da una parte perché il distanziamento fisico circoscrive l’eventualità
di nuove conoscenze in quei luoghi a larga frequenza che possono essere le piazze, il bar, il cinema,
ecc.; dall’altra per via dell’ulteriore telematizzazione che sta investendo la scuola e il mondo del
lavoro. Le università, per esempio, sono per eccellenza quei luoghi in cui si sviluppano rapporti
umani e culturali, e il fatto che tutto ciò sia annullato attraverso l’apprendimento a distanza le
trasforma da roccaforti della cultura a semplici “esamifici”. A dir la verità questo era un problema
preesistente, considerato lo scivolamento verso un sapere sempre più tecnico e pragmatico, che
come tale di certo non incoraggia il dialogo e la conoscenza reciproca, ma sta di fatto che
l’introduzione della didattica a distanza rischia di dare la spallata finale.

La conseguenza di tutto ciò potrebbe essere la disgregazione del tessuto sociale e democratico, in
quanto, da un lato al distanziamento fisico potrebbe corrispondere ben presto un distanziamento
emotivo, facendo diventare tutti delle semplici monadi; dall’altro, come tutte le forme di controllo,
queste misure incentivano inevitabilmente fenomeni di delazione e sospetto reciproco e la stessa
possibilità di creare nuove figure civili deputate all’ordine spinge proprio in questa direzione.
Infatti, la caccia ai runner e a coloro che uscivano di casa, prima, e la polemica sui giovani dediti
alla movida, adesso, sono premesse per nulla positive.

A questo indebolimento sociale seguirà giocoforza un indebolimento politico, dato che la


possibilità di una contestazione al potere precostituito si basa sulla forza collettiva dei cittadini e
uno sfaldamento di quest’ultima non fa altro che favorire proprio coloro che esercitano il potere in
maniera verticale, in perfetto ossequio al divide et impera. Anzi, a ben vedere, questa
frammentazione sta già avvenendo, dato che il distanziamento porta sicuramente a una forte
diffidenza verso l’altro – visto come un possibile veicolo di contagio e a uno stato di allerta
continua, generando una paura che purtroppo rende docili a qualsiasi istanza che il potere politico
ponga in essere.Inoltre, si deve accettare l’eventualità che queste misure, come tutte le forme di
controllo, possano fallire – piaccia o non piaccia è così. In particolare se si pensa che l’espressività
corporea e sociale sono caratteri imprescindibili dell’essere umano, non si può tenere conto che
alla lunga tali misure possano creare un forte senso disagio, vuoi per una semplice insofferenza alle
regole, vuoi per motivazioni psicologiche e sociali più profonde, sino a veri e propri fenomeni di
trasgressione e ribellione. Per questo motivo è giusto pensare a un’alternativa e il fatto che l’unica
alternativa che la politica sappia proporre sia il ritorno alle restrizioni conosciute nella fase
precedente, se non persino un completo esaurimento delle libertà, la dice lunga sullo stato di salute
di questa democrazia.

. Questa pagliacciata….questo teatro dell’assurdo….questa assurditá


teatrale….cambierà tutto ciò che facciamo, dal lavoro all’esercizio fisico, alla
socializzazione, allo shopping, alla gestione della salute, all’educazione, alla cura dei
familiari… e v’é lo spettro che questi cambiamenti si cristallizzeranno dopo la
pandemia. É in atto una atomizzazione della società .

Provo una repulsione viscerale per il moderno, e in me sento nascere ció che era “in nuce”
fin dai tempi della mia giovinezza…ovvero l’appetito della libertá”che mi guida in una
personalissima critica della civiltà.Reputo la modernità relativa e relativistica …..ai limiti della
decadenza.La morale (se si puó ancora perlare di morale) é divorata dagli interessi e dalla
civilizzazione tecnica. Il mondo vanifica gli sforzi dell’uomo circondandolo di finte soddisfazioni e
di bisogni inesistenti.

É in fieri una degenerazione della specie umana e grido il mio disappunto per destare gli
animi contro un mondo limitato e artificiale. L’uomo contemporaneo viene tramutato in un
sonnambulo errante, abbruttito dal lavoro e schiavo della perfezione, vittima delle circostanze,
sensibile ai richiami della collettività, ripetitivo nei suoi vizi e nei suoi errori. Ogni angoscia
individuale é figlia delle catene che “plasmano l’anima e lo spirito”.Oggi anche gli intellettuali sono
come prostitute che concedono al miglior offerente, piegandosi alle loro volontà.

La storia ci insegna che l’umanità evolve in misura significativa solo quando ha davvero paura …
Una pandemia di grandi dimensioni farà quindi nascere … molto più rapidamente di quanto
avrebbe fatto la sola ragione economica … un vero governo mondiale.

Per i malpensanti la teoria del complotto è praticamente servita su un piatto d’argento: potremmo
infatti avere a che fare con una tipica operazione di ingegneria sociale sul modello problema —
reazione — soluzione. I mass media sono soliti concentrarsi su un problema specifico proprio per
suscitare una forte reazione nell’opinione pubblica e prepararla così ad accettare una soluzione
prestabilita. Ad esempio si può orchestrare una crisi economica per limitare i diritti civili ed
imporre un regime di austerity. In tal caso il “problema” produce uno stato di incertezza ed ansietà
generale che spiana la strada alla messa in atto della “soluzione” desiderata. Come diceva Attali, la
paura gioca sempre un ruolo chiave nei cambiamenti sociali.

Digitalizzazione

Con esso si intende una svolta del sistema industriale verso una completa digitalizzazione sia della
catena produttiva sia di quella per la distribuzione di beni e servizi. La Quarta Rivoluzione
Industriale si basa su unità produttive smart, definite smart factories, e reti di gestione e
distribuzione anch’esse smart, definite smart grids. L’idea di fondo è massimizzare l’efficienza
produttiva e di consumo. Grazie alla robotica, ai sensori di nuova generazione, all’intelligenza
artificiale e all’uso integrato dei big data, ogni aspetto della nostra vita sarà monitorato ed
ottimizzato. Ecco alcuni dei punti salienti:
 Identità digitale e biometrica per tutti;
 Moneta digitale con sistemi di pagamento contactless;
 Internet delle cose: ogni oggetto d’uso quotidiano sarà collegato alla rete;
 Realtà aumentata: sempre nuovi dispositivi elettronici ci guideranno nello svolgimento
delle attività quotidiane.

E questo sarebbe solo l’inizio. La tecnologia infatti non si limiterebbe a trasformare il mondo
intorno a noi e gli oggetti che utilizziamo, ma andrebbe progressivamente a modificare anche il
nostro corpo e la nostra mente, fino a sostituirli del tutto.per esempio…. tramite un chip
impiantato nella testa. ………….e allora che fare? la risposta è: niente. Ci stanno già pensando loro.
Se invece tale futuro ci ripugna e vogliamo salvaguardare l’integrità della natura umana per noi e
per i nostri figli, allora c’è molto da fare. E soprattutto, non c’è tempo da perdere. I prossimi anni
saranno decisivi, perché le élite intendono sfruttare questa crisi per imporre al mondo una svolta
epocale nella direzione che abbiamo visto. E in mancanza di un’alternativa culturale dal basso tale
processo raggiungerà ben presto il punto di non ritorno, e diventerà irreversibile. Piuttosto, è
necessario rimettere la scienza e la tecnologia a servizio di esse e non a capo di esse. Più che di
nuove tecnologie infatti, abbiamo bisogno di nuovi valori. Dobbiamo riconsiderare le basi stesse su
cui sono fondate le nostre rispettive società civili e gli ideali da cui sono sostenute. Se deve esserci
un cambiamento di mentalità, un cambiamento di direzione e dei metodi di funzionamento, non
sarà un’organizzazione o uno stato — non importa quanto ben intenzionati — a poterlo realizzare.

La sua personale guerra con il mondo era una malattia morale che lo portava a rifiutare
qualsiasi schema o preconcetto.

Ma per non cadere nel tranello della quotidianità, basta chiudere gli occhi. Si è dall’altra parte
della vita. L’Uomo non ha avuto in cielo e in terra che un solo tiranno: se stesso

Per il lettore l’inferno della vita si nasconde nelle piaghe recondite dell’anima, nelle malattie
che affliggono la società e che portano l’uomo alla totale distruzione di se stesso…………..dalla
logica della modernità sosteneva che l’umanità sarebbe stata salvata solo dall’amore delle cosce.
Tutto il resto è noia…

capitalismo
L’evoluzione del capitalismo é porre in essere la produzione di esseri umani come componenti finia
se stesse….unitá da sovrapporre e incastrare come i mattoncini del “lego”…allo scopo di
massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile dal
maggior numero possibile di esseri umani. […] Come macchina sociale il finanzcapitalismo ha
superato ciascuna delle precedenti , compresa quella del capitalismo industriale, a motivo della
sua estensione planetaria e della sua capillare penetrazione in tutti i sotto-sistemi sociali e in tutti
gli strati della società, della natura e della persona.”

Dunque se prima il capitalismo si fondava sull’investimento del capitalista in risorse per produrre
beni o servizi dalla cui vendita ne avrebbe ricavato profitto; oggi è fondato sul concetto di
rendita. La conseguenza principale di ciò sta nel passaggio dalla formula capitale > produzione >
profitti > alla formula, molto più e breve e soprattutto priva di lavoro, capitale > speculazione >
rendita…overo il predominio della finanza sull’economia reale. Ció comporta la morte della
democrazia e la cessione di sovranità overo il passaggio da “nazionale” a“sovranazionale”

La globalizzazione e la terza rivoluzione industriale (la rivoluzione tecnologica trainata


dalla combinazione della microelettronica con l’informatica) sono fenomeni sviluppatisi di pari
passo al capitalismo finanziario e ne sono allo stesso tempo cause e conseguenze: nessuno di
questi tre fenomeni avrebbe raggiunto un’imponenza tale se ne fosse mancato anche solo uno degli
altri due. Da un lato infatti la finanziarizzazione dell’economia è stata possibile grazie allo sviluppo
di tecnologie all’avanguardia che permettono di acquistare e vendere interi patrimoni dall’altra
parte del mondo con un clic, dall’altro la tecnologia ha potuto diffondersi a ritmi sempre più serrati
soltanto grazie ad un modello economico globalizzato e inter-connesso.Tutto ciò è andato a colpire
l’economia reale: la grande impresa infatti è sempre più finanziarizzata, ossia guarda più al valore
di mercato per l’azionista che a produrre oggetti utili o servizi buoni.

Nell’era del dominio finanziario, una domanda si impone. Mercati e democrazia sono
compatibili? Assolutamente no. Lo potevano essere, ma ora non più. In particolar modo dal
dopoguerra ad oggi, con forte impulso proveniente dal processo di integrazione europea, si sono
cedute parte importanti di sovranità nazionale (politica, economica, monetaria) ad enti
sovranazionali quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, la Banca Centrale
Europea e la Commissione Europea.

Ciò ha comportato la perdita di rilevanza delle elezioni democratiche, che ancora esistono e si
svolgono liberamente, ma di fatto non sono più significative ed incidenti come in precedenza. In
questi anni molti euroscettici utilizzano la metafora del treno a riguardo: con le elezioni ormai
si può scegliere soltanto il capostazione, in quanto la direzione del treno è ormai
immutabile, almeno entro il meccanismo dell’Unione Europea.

Per i popoli non c’è spazio. E quello per i governi è sempre minore. Del resto gli stati dell’eurozona
(e non solo) sanno che per potersi finanziare sul mercato occorre sposare un’agenda politica
gradita agli investitori.Altrimenti si “chiudono i rubinetti di denaro…..(emblematica la
fotografía del pensionato che piange poiché il bancomat non erogava piú denaro in quanto il
governo Greco non si era sottoposto alle direttive europee) In sintesi: il popolo può eleggere chi
vuole, tanto l’agenda politica la impongono enti e istituzioni che col consenso popolare non hanno
nulla a che fare.

In questo contesto, la lotta di classe non è conclusa, ma la stanno vincendo gli


straricchi.

consumismo

La società di massa e il boom economico hanno progresivamente trasformato l’uomo in


consumatore una sorte di monade atomizzata, in linea con quel processo di creazione dell’homo
oeconomicus iniziato circa tre secoli fa: un uomo il cui unico interesse è il perseguimento del
proprio interesse e della propria utilità. La peculiarità di questa nuova forma di capitalismo è che
l’uomo non è più un semplice consumatore, ma un consumatore pauperizzato impoverito da chi
aveva il potere di farlo, al fine di trasferire ai profitti e alle rendite la maggior quota possibile dei
redditi da lavoro.

In sostanza oggi l’uomo non consuma perché può permetterselo: consuma perché deve tenere a
galla il sistema economico e assorbire una quantità stratosferica di beni e servizi prodotti.

L'uomo contemporaneo è convinto di vivere nell'utopia del godimento; in realtà è un


animale perennemente insoddisfatto, schiavo del consumo e del progresso a tutti i
costi.

Uomo sfruttato

La fine delle ideologie novecentesche e dell’uomo plasmato sull’immagine di queste ultime ha


permesso il dispiego di un diverso substrato culturale e la conseguente nascita di un nuovo
individuo di riferimento in una deriva che l’essere umano ha intrapreso e continua a percorrere.

Un uomo, dunque, spettacolarizzato e che lega la considerazione di se stesso ai traguardi materiali


raggiunti; avviluppato in una spirale protestantica che tende a distruggere gli ultimi riverberi della
presenza idealistica e spiritualista nella sua esistenza , insoddisfatto e depresso e
conseguentemente ricattato dal bisogno del consumo, unica valvola di sfogo
all’insoddisfazione personale. Un cerchio perfetto in cui l’individuo in questione, dimentico della
sua natura sociale, si affanna in una corsa inconcludente, funzionale, solo, al mantenimento dello
status quo neo – liberale. È evidente che per giungere a questo parossismo individualista così
velocemente, la regia neoliberista ha avuto dalla sua strumenti mai posseduti prima dalla filosofia;
l’insieme dei ritrovati tecnologici in campo mediatico e l’indirizzo unipolare della politica
economica occidentale, è indubbio, che abbiano fatto miracoli.

La mistificazione della realtà quotidiana attraverso i media unita a una sovraesposizione valoriale
derivante da figure di riferimento sempre più stereotipate e disumanizzanti sono stati il fulcro su
cui incardinare la nascita della nuova società neo–liberale. Gli individui appartenenti a
quest’ultimo insieme, dunque, si sono visti proporre una vita mitizzata, dove le possibilità sono
infinite e si può essere ciò che si vuole.

L’uomo e più in generale la società occidentale odierna, essendo strozzati tra la loro visone
atomistica e il bisogno di colmare vuoti esistenziali tramite la materia, rappresentano l’archetipo
umano perfetto per il perpetuo proseguimento del ciclo capitalista. Un uomo inconsapevole della
propria forza, accecato da orizzonti inarrivabili e incapace di vedersi e sentirsi organico a qualcosa
di superiore a se stesso.
…e ora gli aspetti societari. Il neocapitalismo configurandosi come il più pervasivo e subdolo dei
totalitarismi non lascia al caso alcun aspetto della vita umana. Del resto, soffermandosi a
considerare i mutamenti della quotidianità occidentale degli ultimi decenni non si può riscontrare
un mutamento antropologico totalizzante che ha portato la società verso una mondanità e un
consumismo libidinale che hanno distrutto i tradizionali legami societari. Dietro il finto e ipocrita
mito del progresso fine a se stesso, esasperato da una classe intellettuale asservita e funzionale allo
status quo, si cela il perverso disegno, ovvero

Esasperare il consumo dell’emancipazione-trasgressiva per raggiungere la crescita massima,


instaurare il disordine immorale, dissolvere le istituzioni della nazione, affinché il funzionamento
delle imprese divenga, a un tempo, infrastruttura e struttura, sola istanza produttrice della
merce e dello stile del suo consumo, perché, infine, estetica, merce, etica siano una sola e unica
cosa e regnino su individui massicciamente schizofrenici, abbandonati alle dispersioni
trascendenti e alle partecipazioni panteistiche, del più fantastico spiegamento di mass-media, di
giochi, di droghe e di feste.

Insomma, un’enorme opera di distrazione di massa che permette l’indisturbato banchetto della
grande finanza apolide. Si accennava poc’anzi al ruolo della classe intellettuale, quest’ultima per la
prima volta si è massicciamente trovata schierata con l’ordine costituito, ha abdicato al suo ruolo
critico, divenendo uno degli ingranaggi principali della pressa societaria che stritola l’occidente.
Senza citare gli imbarazzanti nomi odierni che siamo soliti leggere quotidianamente, prestiamo
attenzione a ciò che sempre Pasolini scriveva dei suoi colleghi cinquant’anni fa:

Finchè durerà questo banchetto, i proletari dovranno accontentarsi dei rimasugli delle pietanze
preparate dagli intellettuali e gli intellettuali, per mangiare le loro pietanze, dovranno essere i
cuochi dei capitalisti.
Pier Paolo Pasolini

Come abbiamo visto, lo spazio lasciato vuoto dalla politica è stato scientemente riempito
dall’economia e dalle sue degenerazioni filosofiche, lasciando l’uomo incapace di determinare il
proprio avvenire.

Cornelius Castoriadis

Si è giunti, dunque, a un disinteresse totale della popolazione per le problematiche politiche.


Sempre Spirito afferma:

Il sintomo vero della crisi è proprio nel vuoto che comincia a determinarsi nelle coscienze dei più.
L’interesse per la discussione politica va progressivamente attenuandosi e un sentimento di
indifferenza più o meno profonda va diffondendosi dappertutto.

Il sistema liberal – capitalista ha stretto, ancora di più, le maglie del controllo sulla sovranità
economica dei singoli stati. Affinché, venendo meno gli ultimi simulacri di stato sociale presenti in
occidente, si permetta ai privati di cannibalizzare totalmente l’entità statale speculando su sanità,
previdenza sociale e pensionistica e istruzione.E la liberazione edonistica e la sua seduzione ha
illuso di fornire le chiavi per l’accesso all’utopia del godimento, della felicità e del benessere
perpetuo in una società pacificata, mentre forniva, invece, sottobanco e con la complicità del
carceriere, le catene inossidabili del giogo del pensiero unico capitalistico.

Siamo immersi in un totalitarismo come in nessun'altra epoca della storia umana. I totalitarismi del
passato erano totalitarismi da dilettanti rispetto a quello di oggi perpetrato in modo subdolo e
quindi non percepito fisicamenre. Oggi il totalitarismo e a tal punto flessibile onnipervasivo morbido
e panottico che riesce a sorvegliare i nostri pensieri impadronendosi delle coscienze e lasciando
liberi i corpi.

Questa democrazia odierna è molto più pericolosa deli totalitarismi passati. Quelli manifestvano
una forma di violenza chiaramente visibile che esercitava apertamente e totale escludendo il corpo
edi conseguenza la mente come elemento pensante .

La società dei consumi odierni esercita una violenza subdola invisibile che si finge libera ma in
realtá rende piú schiavi schiavizzando le coscienze. L’odierna societá non é “il migliore dei mondi
possibili” come il pensiero portante del SISTEMA vuole farci credere paragonando appunto le
“violenze fisiche” dei regimi passati con “la libertá pensante” di oggi.

Nessun centralismo político del passato è riuscito a fare ciò che oggi fa la società dei consumi.

censura
Censurare non vuol dire privare le persone della conoscenza, ma concedere loro il diritto di non
essere subissati di informazioni parziali e approssimative, di infarinature generiche su questo o
quell’argomento, ma soprattutto il diritto di non farsi un’opinione: un’opinione che oggi non serve
più a collocarci in un orizzonte politico attivo, ma a segnalarci all’interno di un target al quale
un’impresa potrà rivolgere la propria offerta. Quando scoppierà una guerra a 7mila chilometri di
distanza da noi, godremo del diritto di non esserne al corrente, di non dover prendere una
posizione, di non dover attivare la nostra macchina emotiva che aiuta ben poco il popolo in guerra.
A quel punto potremo tornare a occuparci del nostro quartiere, anzi del nostro condominio,
finiremo per curare le orchidee negli androni, saluteremo i nostri vicini, che scopriremo perfino
simpatici, e poi il giovedì andremo tutti insieme in edicola a comprare la «Settimana Enigmistica»,
l’unica rivista autorizzata, e sarà un giorno di festa. Quando ci vedremo al Bar, la domenica, e
qualcuno ci chiederà la nostra opinione sul virus, sulla scienza, sull’ultima riforma, sul caso tal dei
tali, sul ruolo della Cina nel mondo, noi potremo dire, in tutta onestà: mi spiace ma non ne ho idea
– senza per questo vergognarcene. Anzi tutti e due saremo un po’ sollevati dall’immediato cessare
di quella conversazione, risparmiandoci l’un l’altro quel dialogo-monologo dove ogni tesi è
autistica, sempre incerta e traballante, ogni asserzione nasconde un abisso di analfabetismo, ogni
verità è rovesciabile in menzogna. Chi ha posto la domanda, sentendosi un po’ in colpa, offrirà il
caffè e parlerà delle orchidee.

“Come fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo, Winston?


Winston ci pensò un po’ su: Facendolo soffrire, disse infine.
Esattamente. Facendolo soffrire. L’obbedienza non basta.
Se non soffre, come si fa ad essere sicuri che egli non obbedisca
alla sua volontà, anziché alla tua?
Il potere consiste appunto nell’infliggere la sofferenza e la mortificazione.

(G. Orwell - 1984) “la menzogna viene trasformata nell’ordine del mondo”

Togli gli occhiali affinché tu possa vedere la dittatura nella democrazia, ovvero l’ordine invisibile
che sostiene la tua apparente libertá.

Il mio spirito e la mia “ratio” é pervasa ad una veemente opposizione a una cultura posta in essere
dal pensiero único sul cui fuoco soffia incesantemente il sistema oligarchico al fine di svellere le
imperiture ragioni di granitiche ideologie inneggianti la libertá di espressione e quindi d’azione. In
una società ormai in preda agli egoismi e alle smisurate ambizioni personali oltre che agli odi di
parte, il richiamo ai valori della vita interiore, alla coscienza dello spirito critico …non puó che
essere avversato. Ma la resilienza ai sani e inderogabili principi su cui si é fondato il diritto alla
ragione, mi porta a formare quella statua interiore di una coscienza critica e pensante. Tutto il
resto…..é silenzio !

Calcio, birra e scommesse riempivano l’orizzonte delle loro menti. Tenerli sotto controllo non era
difficile. (George Orwell, 1984)

"Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che
opprimono." - Malcolm X

L’idea del virus e’ più contagiosa dello stesso.

In un mondo dilaniato da isterismi e da rigurgiti di barbarie, straziato dall’affannosa ricerca di


nuovi valori in grado di sostituire quelli vecchi ormai giunti al tramonto, caratterizzato
dall’irrazionalismo, dall’insofferenza verso le istituzioni e dall’incapacità di comunicare con il
prossimo, l’emblematica ed anticipatrice sfiducia di Kafka nell’Illuminismo e nel principio della
ragione umana come saldo potere di composizione e di superamento delle contraddizioni
dell’essere ci appare sempre più come la tragica e consapevole visione di un geniale profeta.

Quelle volte in cui mi sono messo a considerare le diverse forme d’inquietudine degli uomini,
i pericoli e i dolori a cui si espongono, a Corte, in guerra, e da cui sorgono tante liti, passioni,
imprese audaci e spesso malvagie, mi sono detto che tutta l’infelicità degli uomini viene da
una sola cosa, non sapersene stare in pace in una camera. Un uomo che abbia abbastanza da
vivere, se provasse piacere a restare in casa, non ne uscirebbe certo per andare in mare o
all’assedio; […] e si cercano le conversazioni e gli svaghi del gioco perché non si sa rimanere
piacevolmente a casa (Blaise Pascal, Pensieri, edizioni Utet, Milano 2014, pensiero n° 126).

In un’epoca che trova nell’iperconnessione una delle sue cifre distintive, essere costretti a
starsene in casa propria, quella casa perlopiù vissuta come ostello nel quale rifugiarsi al
termine della routine lavorativa, parrebbe una vera e propria manna dal cielo, un’occasione
più unica che rara per riconquistare quel tempo perduto e sempre sottratto dalla tirannia del
lavoro, una parentesi nella quale riscoprire se stessi, i propri interessi, e vivere a un ritmo più
umano e rilassato le nostre vite.
Realizziamo, quindi, che tutta l’iperconnessione in cui ci troviamo non vale il piacere di una
chiacchierata, il contatto con una persona cara, ma anche, in definitiva, con un qualsiasi
essere umano, che sempre resterà irriducibile al surrogato virtuale datone dai social.

I numeri dei morti non si ferma caro Cremaschi. Se li raffrontiamo con i decessi storici, vediamo
che i numeri sono enormemente più alti. L'informazione fatti di servi e cani e porci, manipola la
pubblica opinione. Tutti insieme appassionatamente. Il rischio pantemia è allarme lanciato non da
oggi. Perché gli Stati non hanno disposto procedure di difesa? Perché la pomposa Oms non ha
imposto protocolli per contrastarla? La domanda non trova risposta. Gli inetti li vediamo
balbettare in Tv. Sono i nominati dal sistema liberista che domina il mondo. Il loro lavoro è quello
di servire il sistema mafioso internazionale che ha elevato il mercato a strumento di scelta. Il
servizio sanitario pubblico sacrificato agli interessi dei mariuoli del sistema privato. Quel sistema
non deve garantire ai popoli il diritto alla salute. No! Deve consentire al potere finanziario
speculativo di esercitare il controllo sul diritto alla salute. La becera classe poltica italiana tutta sul
libro paga dei liberisti. Il Pd quello che diceva di ereditare la rappresentanza di chi lavora. Il
peggior liberista che non solo attuava quelle poltiche ma toglieva al popolo lo strumento per
contrastarla. Che la marmaglia legiferasse contro il dettato costituzionale non è fregato un cazzo a
nessuno. La valutazione della costituzionalità delle leggi delegata al potere giudiziario che
interpreta le leggi svolgendo fraudolente intermediazione che ha reso la costituzione italiana
trattato di pedagogia. Il parere di costituzionali delegato a parrucconi attenti non ha
costituzionalità delle leggi ma alla sua intermediazione. Quello che è avvenuto certifica
incontrovertibilmente che potere poltico e potere giudiziaruio hanno operato di conserva! Il morbo
colpisce gli anziani. Le loro famiglie piangeranno ma poi si consoleranno con l'eredità. La loro
morte sarà salutare per le casse dell'Inps. Il loro decesso sarà salutare per la sanità pubblica che
non dovrà assisterli disperdendo risorse. Il mercato è mercato. Il crimine che si consuma in questo
cesso di paese è crimine contro l'umanità! Nessuno risponde di nulla! Nessuno risponderà di nulla!
Il sistema liberista assolutamente criminale consuma i suoi crimini nel silenzio dell'informazione
fatta di cani servi porci. Questa è l'Italia caro Cremaschi!

Il capitalismo è sempre stato una formazione sociale improbabile, piena di conflitti e


contraddizioni, quindi permanentemente instabile e in movimento, fortemente condizionato da
eventi e istituzioni che fornivano un sostegno storicamente contingente, precario e limitativo”. La
più importante, ed efficiente, stampella del sistema sono gli stati nazionali, a condizione che
l’oligarchia al potere li controlli senza troppe difficoltà e possa usarli per accumulare profitti.

Fu sulla via di Vincennes, infatti, mentre andava a trovare Diderot incarcerato, nel 1749, che a
Jean-Jacques cadde l’occhio sul giornale, dove vide la domanda dell’Accademia. Si fermò
all’ombra di una albero, e comprese tutto. Tutto il suo pensiero gli apparve per immagini in
una mezz’ora intensa e piena di significato, tra le lacrime, dove, racconta lui stesso, se solo
avesse saputo in seguito esprimere un quarto di ciò che aveva afferrato, avrebbe potuto
sfatare tutti i miti del suo secolo, e gli apparvero, come istantanee, come folgori, tutte le cause
delle disuguaglianze, tutto il meccanismo che portava alle ingiustizie sociali, comprese i
rapporti di potere che si muovevano dietro le scienze e le arti, dietro il lusso, l’ozio, e poi, più
importante di tutto, Jean-Jacques comprese l’uomo, l’uomo di natura, quello vero, istintivo,
spontaneo, innocente, il bambino, per il quale Rousseau provava una sorta di malinconia, di
rimpianto. E allo stesso tempo egli vide e comprese lucidamente l’uomo della società civile,
l’uomo civilizzato, depravato, che pensa, pensa a sé stesso, al mondo, alle cose, legato
interdipendentemente con i suoi simili, in rapporti traviati, malsani, guidato dal bisogno
dell’uno per l’altro, dove la fortuna dell’uno è la sfortuna dell’altro, dove si mente, si è
perennemente ipocriti. Rousseau fu tra i primi a scindere, con la ghigliottina, l’essere
dall’apparire. L’uomo non è più, egli appare soltanto, appare come moda, costume,
convenzione, mosso incessantemente dalla società in ogni suo gesto, in ogni suo sguardo

Il culto di Heidegger per la solitudine, occasione di responsabilizzazione personale, vissuto e


sentito «come un fiore prezioso, come la capacità di sintonizzarsi sulle risonanze della
storia anonima e per così dire “muta” del mondo»,

Ecco allora che vivere da dissidenti significa opporsi alla passività, alla soggezione, all’ignavia.
Significa avere la forza della propria libertà di pensare e autodeterminarsi, il coraggio della
dignità di non piegare la testa, di essere ognuno il padrone della propria vita. Insomma, volare
sulle ali della libertà, come metodo e fine per non essere «morti nella vita».
ogni essere umano deve essere cosapevole della della propria azione storica nel mondo,
liberando potenzialità intellettuali, morali, civiche, ingabbiate nel giogo delle religioni della
«salvezza» che dilazionano la «vera vita» in immaginifici regni dei cieli.

Nel grande teatro della vita siamo noi i registi per l’affermazione di libertà e giustizia, che non sono
un dono, ma dura conquista umana che chiede impegno, sollecitudine, studio, fatica

Ecco allora che la legge non è quella dei libri sacri, ma delle leggi umane.

Non mi piace questa vostra vita…non mi piacciono le continue corse, l'eterno gioco delle
meschine passioni, soprattutto l'avidità, il bisogno di tagliarsi le gambe l'un l'altro, le
chiacchiere, i pettegolezzi, il punzecchiarsi a vicenda, quello squadrarsi da capo a piedi; se ascolti
le conversazioni, ti gira la testa, ti senti stordito. A prima vista, ti sembrano tutti intelligenti, ti
par di leggere tanta dignità sui loro visi, ma appena li ascolti……Che noia, che noia, che noia!...
Ma dov'è l'uomo? Dove si è nascosto? come fa a perdersi in queste futilitá ..in questo mondo, in
questa società non c'è un centro, non c'è niente di profondo, niente che arrivi al cuore. Sono tutti
quanti dei cadaveri, tutti addormentati peggio di me questi individui che vivono nel mondo e
nella società! Che cosa li guida nella vita? Certo, non se ne stanno sdraiati, tutto il giorno si
affannano ad andare avanti e indietro come mosche, e a che pro? Entri in un salone e non ti
stanchi mai di ammirare la simmetria con cui sono disposti gli ospiti, il tranquillo, pensoso
atteggiamento con cui essi... giocano a carte. Un grande scopo della vita, non c'è che dire!
Eccellente esempio per una mente che ha bisogno di esercizio! E questi non sarebbero cadaveri?
Forse non dormono per tutta la vita seduti?
Perché si frequentano, se sono così? Perché si stringono la mano con tanto vigore? Mai una
risata
sincera, mai un barlume di simpatia! Ma che razza di vita è questa? Io non voglio saperne. Che
cosa mi può insegnare?

 “De omnibus dubitandum est” …..“De todo tienes que dudar”


 “Vulgus vult decipi ergo decipiatur” “El pueblo quiere ser engañado, luego que se le engañe”

 Un constatazione cartesiana…….”dubium est initium sapientiae”

Il capitalismo sta dichiarando guerra all’umanita …..é in atto una “disumanizzazuine dell’umanitá”
o una “umanizzazione della disumanizzazione”..? Si é posto inessere un paulatino lento ma subdolo
annientamente delle identitá....culturali legate al radicamento dei popoli, alla loro coscienza
storica, alla loro identità corale e narrativa e a quegli spazi di possibile autogestione democratica.
Tutto ció, secondo la lógica mercantilistica dell’uomo-merce debe essere superato il nome di
un'economia globale senza confini per regolamentate quelle frontiere interiori che sono le identità
culturali dell'individuo e dei popoli le quali identità sono per così dire un avamposto ti possibile
Resistenza.

Ë in atto una pianificazione orwelliana atta a neutralizzare le identità e differenze per allinearle ad
una realtá di modello unico nel nuovo imperialismo del capitale che trascina coercitivamente
l’ultimo disidente nell’antro oscuro della logotizzazione nel ritmo della globalizzazione per poi
poter essere plasmato da nuova identità in forma di merce usa e getta . Oggi nel tempo
dell'evaporazione delle identità prevalgono nuove micro identità di consumo create ad hoc per
assecondare la gabbia d'acciaio del global-capitalismo. È per così dire l'emblema della liturgia del
mercatismo è una sorta di costante mercificazione nella forma più abietta.

U.E

Con la caduta del Muro di Berlino e il dissolversi dell’Unione Sovietica nel 1991 a piccoli passi, in
quegli anni cruciali la democrazia viene sottratta al livello e affidata a una tecnocrazia
finanziaria apolide e senza una identitá nazionale con l’obiettivo di imporre politiche anti-sociali
tramite organismo superiori.
 la Banca Centrale Europea, veicolo di trasferimento di ricchezza pubblica a banche
private.
 la Commissione Europea, i cui membri si dichiarano umili servitori degli interessi comuni
europei;
 il Parlamento europeo privo di iniziativa legislativa.

Sia sufficiente riflettere sulla circostanza che la legge più importante approvata ogni anno dal
Parlamento italiano, la legge finanziaria, deve essere sottoposta al via libera della Commissione
Europea prima di essere discussa e approvata in sede nazionale.

Le leggi europee, che hanno prevalenza su quelle approvate dai parlamenti nazionali, vengono
preparate da funzionari sotto la quotidiana pressione delle lobby. Fatte proprie dalla non-
eletta Commissione e dopo un rapido passaggio all’Euro-Parlamento, le leggi sono quindi
definitivamente approvate dal Consiglio, dove le decisioni possono essere adottate a
maggioranza, e dunque, visto che il consiglio é rappesentato per la maggior parte da funzionari
tedechi, sempre e solo se la Germania è d’accordo. In buona sostanza, un cumulo di oltraggi.
Nel 1992, con il Trattato di Maastricht – adottato senza un serio dibattito e tantomeno una
consultazione popolare – inizia dunque il percorso verso la destrutturazione istituzionale della
statualità democratica dei paesi membri. Strumento cruciale di tale processo è la moneta
comune, troppo debole per la Germania e troppo forte per i paesi. Con la moneta unica F.
Mitterrand intendeva imbrigliare nel solco europeo il sempre incombente nazionalismo tedesco.
Diversamente dagli intenti mitterandiani - la storia insegna che azioni intenzionali possono
generare conseguenze non intenzionali – l’euro ha portato invece all’egemonia economica, e
ormai politica, della Germania in Europa. Nel XX secolo l’Europa aveva un problema e il suo
nome era Germania. Nel XXI secolo – sotto un cielo diverso, certo - non sembra che la scena sia
molto diversa.
A partire da Maastricht i paesi europei perdono la facoltà di emettere moneta, di imporre limiti
alla circolazione dei capitali, di legiferare su temi economici e finanziari senza la luce verde di
Bruxelles-Berlino, di stipulare trattati commerciali con paesi terzi, di proteggere le frontiere
secondo leggi democraticamente approvate. La riunificazione delle due Germanie, seguita al
crollo sovietico, ha rappresentato una tappa cruciale verso il traguardo di un’Europa a guida
tedesca all’insegna del cosmopolitismo delle élite. In quegli anni s’impone l’egemonia della
subalternità al mondialismo da parte dello Stato (o delle sue spoglie), contro i populismi (un
termine che accumuna in verità poveri, disoccupati, sottoccupati, inoccupati e una classe media
falcidiata) e i sovranismi, sostantivo dalla duplice accezione, una di stampo reazionario che mira
a un capitalismo rapace di profilo nazionale, un’altra democratico-sociale, partigiana del
risveglio dello Stato.

i.

Quale tipo di totalitarismo di destra….o di sinistra…. sarebbe riuscito a piazzare nelle tasche di tutti
i suoi sudditi un telefono cellulare ? Nessuno. Ci hanno ridotto a singoli atomi che inseguono il
culto della forma merce pur di avere l'ultimo modello di tutto…! La religione della merce é la
religione a cui tutti indistintamente….sono seguaci perfetti.Ci hannoa.tagliati nella nostra struttura
per inglobarci nella loro.

L’intelligenza artificiale e superficiale è al timone ovunque, ha i suoi algoritmi che si dispiegano


alla velocità della luce, di giorno come di notte. Non ha apportato all’uomo più libertà né maggiore
serenità, piuttosto l’ha incatenato e ne ha fatto lo spettatore della propria decadenza.

LA DITTATURA PERFETTA AVRA' LA SEMBIANZA DI UNA DEMOCRAZIA, UNA PRIGIONE SENZA MURI NELLA
QUALE I PRIGIONIERI NON SOGNERANNO MAI DI FUGGIRE. UN SISTEMA DI SCHIAVITU' DOVE, GRAZIE AL
CONSUMO E AL DIVERTIMENTO, GLI SCHIAVI AMERANNO LA LORO SCHIAVITU.

Zaczinsky
La tecnologia avrebbe dovuto liberarci ma non è così. Inventano l'auto e improvvisamente siamo
liberi di andare dove vogliamo Ma poi in sostanza diventa obbligatorio avere un auto perciò invece
di essere più liberi siamo più limitati più ostacolati. Ogni singola città è stata riorganizzata intorno
all'auto al punto che non puoi nemmeno andare a comprare da mangiare senza guidare.

È stata una imposizione anche la TV. Sembrava innocua finché non l'abbiamo rigirata, bbiamo
piazzato videocamere ovunque trasformandole in un mezzo per spiarci. Non possiamo neanche
andare veloci, se siamo di fretta o rallentare se siamo rilassati All'inizio avevamo il controllo e ora
siamo schiavi della nostra tecnología. Gli uomini sono stati permanentemente ridotti a prodotti
artificiali mere ruote degli ingranaggi nella macchina della società, privati di ogni di dignità
autonomía e libertà. L'unica opzione a nostra disposizione é l'obbedienza…siamo stati trasformati
in topi in gabbia distratti nel labirinto da un insensato formaggio verso il quale corriamo
https://www.youtube.com/watch?v=e9dZQelULDk&feature=youtu.be
La reputazione, le promozioni, i soldi, auto più belle, case più grandi, più televisori, drogati di
intrattenimento, regolati a suon di terapie e Prozac, fino a che non vorremmo essere più liberi
caverna di Platone e se non potrai essere messo in regola c'è sempre il manicomio o la prigione
L'unica alternativa, l'unica speranza per noi, l'unico modo per liberarsi é far saltare tutto in aria. La
maggior parte della gente si porta appresso la propria croce. Avrei voluto indietro la mia dignità, la
mia autonomía. Ma per salvare quel po' di umanità che è rimasta è necessario purtroppo morire.
Forse l'unica cosa per la quale è degno di vivere e la dignità della morte. Muoiono più persone di
suicidio di quelle che muoiono per accidente. Muoiono più persone a causa di antidepressivi della
chirurgia plástica. Perché all'improvviso tutti hanno paura del virus..!!
Perché gli uomini in giacca e cravatta vogliono dimostrare che il virus è una minaccia mortale per
tutta l'umanità Ma loro lo sanno bene perché il potere costituito professa la causa dell'alienazione
umana e il progresso industriale. Ma coloro i quali vogliono questo progetto sono terrorizzati dal
fatto che domani possono alzarsi e dover spegnere i loro cellulari e le loro TV, i loro videogiochi e
dover parlare nel modo in cui lo sto facendo io Tutti si sentono impotenti di fronte a tutto ciò che li
circonda ormai sono necessitati da tutto ciò che è stato loro imposto e lo ritengono inalienabile alla
loro vita quando in verità tutto ciò che è stato prestato loro ( e non regalato) è inutile superfluo ma
soprattutto dannoso.

Alla massa peró piace il danno che provoca questo superfluo vi piace sentirvi nella caverna e vi
piace anche soffrire un po' perché il piacere è causato anche da una piccola sofferenza Voi
immaginate che la libertà che potete trovare fuori dal vostro mondo porri fuori dalla vostra caverna
platonica sia molto più spaventosa della schiavitù a cui siete sottoposti per la maggior parte del
vostro tempo e quel poco di piacere che vi procura è sufficiente Secondo voi a riempire il vuoto
delle vostre coscienze e il profondo baratro della vostra identità. . Voi vi rassegnate alla vostra
bieco esistenza e continuate a vivere senza sapere che non state vivendo ma sopravvivendo Siete
come dei sonnambuli Teleguidati Guardate la TV mangiate spazzatura Lavorate per diventare
qualcuno per qualche d'un altro E non fate niente per voi stessi vi è stata comprata la vita Eve la
stanno ridando a piccoli pezzi e per ogni pezzo state pagando gli interessi State salvando la vostra il
vostro corpo state salvando il vostro corpo ma state vendendo la vostra anima Non la state
salvando Forse perché pensate che qualchedun altro ve la salverà ...... ...... Forse qualcuno vi
salverà l'anima ma non il corpo il quale continuerà nella fase sua di aberrazione e continuerà il suo
processo di decadimento non fisico ma mentale Continuerete a fare ciò che il potere costituito
vuole che facciate continuerete a comportarvi come bambini ubbidienti di fronte al maestro E se
diranno che siete malati voi sarete convinti di esserlo senza sapere di essere stati lobotomizzati per
credere in ciò

Noi dobbiamo varcare la soglia per cui La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state
un disastro per la razza umana La tecnologia avrebbe dovuto liberarci ma non è così Come l'auto
Inventano l'auto e improvvisamente siamo liberi di andare Dove vogliamo Ma poi in sostanza
diventa obbligatorio avere un auto Perciò invece di essere più liberi siamo più limitati più
ostacolati Ogni singola città è stata Ari organizzata intorno all'auto Al punto che non puoi
nemmeno a comprarti da mangiare senza guidare È stata una imposizione Anche la TV sembrava
innocua finché non l'abbiamo rigirata Abbiamo piazzato videocamere ovunque trasformandole in
un mezzo per spiarci Non possiamo neanche andare veloci Se siamo di fretta o rallentare se siamo
rilassati All'inizio avevamo il controllo E ora Siamo schiavi della nostra tecnologia Gli uomini sono
stati permanentemente ridotti a prodotti artificiali Mere water degli ingranaggi nella macchina
della societàPrivati di ogni di dignità autonomiaE libertàL'unica opzione a nostra disposizioneÈ
L'obbedienzaSiamo stati trasformati in topi in gabbia e Qui ci vuole il video dei topiDistratti nel
labirinto da un insensato formaggio Verso il quale corriamoLa reputazione le promozioni i solDI
Auto più belle Case più grandi più televisori Drogati di intrattenimento regolati a suon di terapie e
Prozac Fino a che non vorremmo essere più liberi caverna di Platone E se non potrai essere messo
in regola C'è sempre il manicomio o la prigione L'unica alternativa L'unica speranza per noi
L'unico modo per liberarsi Hepar saltare tutto in aria La maggior parte della gente si porta
appresso la propria croce Qui si può mettere la storia del tordo che imita il suono dell'allarme di
una autovettura Si può anche mettere la storia del semaforo sempre rosso quando all'incrocio non
vi sono autovetture pensando che era obbligatorio fermarsi anche se la strada era libera e
pensando che quello che ci fanno quello che fanno ai nostri cuori che non sono più liberi….Avrei
voluto indietro la mia dignità La mia autonomia Ma per salvare quel po' di umanità che è rimasta è
necessario purtroppo morire Forse l'unica cosa per la quale è degno di vivere e la dignità della
morte Muoiono più persone di suicidio Di quelle che muoiono per accidente Muoiono più persone
a causa di antidepressivi della chirurgia plastica OA causa del cibo spazzatura Perché
all'improvviso Tutti hanno paura del virus
Perché gli uomini in giacca e cravatta vogliono Dimostrare che il virus è una minaccia mortale per
tutta l'umanità Ma loro lo sanno bene perché il potere costituito lo sa molto bene che chi Professa
la causa dell'alienazione umana e il progresso industriale Ma chi vuole questo progetto è
terrorizzato dal fatto che domani possono alzarsi e dover spegnere i loro cellulari e le loro TV I loro
videogiochi e dover parlare nel modo in cui lo sto facendo io Tutti voi vi sentite impotenti di fronte
a tutto ciò che vi circonda ormai siete necessitati da tutto ciò che vi è stato imposto e lo ritenete
inalienabile alla vostra vita quando in verità tutto ciò che vi è stato prestato e non regalato è inutile
superfluo ma soprattutto dannoso Ma a voi piace il danno che provoca questo superfluo vi piace
sentirvi nella caverna e vi piace anche soffrire un po' perché il piacere è causato anche da una
piccola sofferenza Voi immaginate che la libertà che potete trovare fuori dal vostro mondo porri
fuori dalla vostra caverna platonica sia molto più spaventosa della schiavitù a cui siete sottoposti
per la maggior parte del vostro tempo e quel poco di piacere che vi procura è sufficiente Secondo
voi a riempire il vuoto delle vostre coscienze e il profondo baratro della vostra identità. . Voi vi
rassegnate alla vostra bieco esistenza e continuate a vivere senza sapere che non state vivendo ma
sopravvivendo Siete come dei sonnambuli Teleguidati Guardate la TV mangiate spazzatura
Lavorate per diventare qualcuno per qualche d'un altro E non fate niente per voi stessi vi è stata
comprata la vita Eve la stanno ridando a piccoli pezzi e per ogni pezzo state pagando gli interessi
State salvando la vostra il vostro corpo state salvando il vostro corpo ma state vendendo la vostra
anima Non la state salvando Forse perché pensate che qualchedun altro ve la salverà ...... ...... Forse
qualcuno vi salverà l'anima ma non il corpo il quale continuerà nella fase sua di aberrazione e
continuerà il suo processo di decadimento non fisico ma mentale Continuerete a fare ciò che il
potere costituito vuole che facciate continuerete a comportarvi come bambini ubbidienti di fronte
al maestro E se diranno che siete malati voi sarete convinti di esserlo senza sapere di essere stati
lobotomizzati per credere in ciò.

BERTOLD BRECHT, Vita di Galileo

E quando, coll’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo


scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo
allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità può scavarsi un
abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe un
grido di dolore universale…
ALBERT EINSTEIN a MAX BORN, 29 aprile 1924
L’idea che un elettrone esposto a una radiazione scelga
liberamente l’attimo e la direzione in cui vuole saltare mi è
insopportabile. In questo caso preferirei fare il ciabattino o
addirittura il croupier in un casinò piuttosto che il fisico.

George Orwell 1984

Tenerli sotto controllo non era difficile. Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento
(il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché privi com’erano di una
visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie.
Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi.

Antigone, Cyrano, Oblomov, Cosimo di Rondò (il barone rampante) e altri, tutti accomunati da una
rara capacità di dire di no.

https://www.youtube.com/watch?v=__2TSkWUoHk Indiani: un genocidio


dimenticato
https://www.youtube.com/watch?v=IfG9jUR18qw esportazione democrática
USA
https://www.youtube.com/watch?v=RZ__3xm1FNY velocizzare computer
parte 1
https://www.youtube.com/watch?v=pJJ_t2UWv7E velocizzare computer
parte 2
https://www.youtube.com/watch?v=mGkBR_nPiV8 aprire computer
Samsung
https://www.youtube.com/channel/UCsjsoyoxpyVboTvIgV2bg1Q
Lambecanale
https://www.youtube.com/watch?v=zkdy8dKChGo&feature=youtu.be Ida
Magli
https://www.youtube.com/results?search_query=matteo+saudino Matteo
Saudino

Televisione
Lo schermo televisivo ormai è il vero, unico, occhio del mondo, ne consegue che lo schermo
televisivo forma parte della struttura fisica del nostro (vostro) cervello ponendo quindi in
essere l’assioma “la televisione è la realtà e la realtà è meno della televisione”.
Il pensiero della gente cosí è controllato, eterodiretto “ lo schermo televisivo ormai è il vero,
unico, occhio del mondo “ il vero, unico, collegio giudicante e, prima ancora, inquirente: la
videocrazia indirizza il nostro pensiero con le sue equazioni assolute e le sue garanzie
assolute.

I media

I nuovi media, il web, agendo in maniera subdola e ipnotica sulle relazioni umane, sullo
stesso sistema produttivistico, determinano una classe di nuovi padroni: non più (o non solo)
i dittatori e gli autocrati, bensì le multinazionali che, grazie al loro potere economico,
allacciano rapporti con i governi o con i poteri-ombra degli stessi governi.

Essi hanno sottratto alle relazioni la loro funzione aggregativa, sostituendo la battaglia sulle
idee, delle idee e attraverso le idee, con l’apatia, l’anomia e la mercificazione sociale (siamo
tutti merci scambiabili con altre merci, non illudiamoci). I valori sociali dei nostri giorni si
fondano sul web, ne sono diventati la sostanza, il fondamento. Hanno nomi strani, che
non dicono, non raccontano: browser, account, blog, forum, chat, link, tag, banner, app ecc.
Si affidano all’informazione che ci martella, ci confonde, ci disinforma.

L’informazione ci esaspera…apparentemente ci rivela i misteri più remoti, profondi e mentre


si adopera in questa mistificazione comunicativa, ci nasconde notizie importanti, sorvola su
di esse, omette, manipola, diventa di parte, complice.

Oggi la razionalità dell’uomo è degradata a culto dell’immagine. Il mondo che vogliono farci
vedere dalle nostre solitudini di soggetti assopiti convinti di partecipare, decidere,
trasformare criticamente. Tutto ciò non accresce conoscenza e informazione autentica, siamo
piuttosto in presenza di stordimento commerciale o, ancor peggio, di suggestione indotta per
alterare ogni libera convergenza, ogni libera dissonanza.

Tutto ciò, non è il “vero Eden dei diritti innati dell’uomo”, bensì la volontà di potenza che
“gronda sangue”, puzza di mercimonio e sottomissione. Siamo informati su tutto, formati su
niente. Smarriti nel nulla della rete informatica, internauti confusi; naufraghi dentro software
e algoritmi matematici che non si renderanno mai conto del loro naufragio culturale e sociale.
Il permanente ingozzamento di informazioni da parte dei media satura i cervelli che non
riescono più a discernere, a pensare con la loro testa.

Matrix è il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità . Certo,
quel mondo costruito dall’alta finanza e dalle loro logge operanti dentro gli Stati sovrani con
la complicità di mass-media allineati fedelmente, della politica affarista e manipolatrice che si
nutre di intrighi e sofisticazioni di ogni natura, di istituzioni laiche e religiose aderenti al
regime occulto cui tutti siamo sottoposti nella veste di sudditi intorpiditi nella testa e
“obbligati” nelle decisioni.

Purtroppo siamo soli col proprio io, quantunque disciolto nell’anonimato di un globalismo
organizzato scientificamente dalle strutture di potere per mezzo dei media e dei messaggi cui
siamo sottoposti quotidianamente, attraverso i quali subiamo prescrizioni e imposizioni
subliminali. E subiamo anche visioni del mondo subliminali dai tribuni della comunicazione
di massa, i quali hanno fatto di noi una stirpe di tossicodipendenti consumistici. Così il potere
economico-finanziario sorretto dal cyber, assume il potere assoluto sulle coscienze di noi
tutti, esseri banalizzati e sottratti alla libertà di scegliere, incapaci di discernere e conoscere.

Diversitá di aggressioni

E così via. Bombardare la Siria è legittimo. Lo è stato massacrare Iraq e Afghanistan e Libia.
Che Israele faccia scempio del territorio palestinese e dei suoi abitanti, che bombardi
postazioni iraniane in Siria per mostrare preventivamente i propri muscoli (quindici
morti preventivi a maggio 2018) non è ingiusto del tutto: nessun diktat o risoluzione
della fantasiosa comunità internazionale. Che la Turchia massacri i curdi e ogni dissidente
interno è appena un effetto collaterale per la politica che vorrebbe estendere i confini
dell’Unione Europea fino al Bosforo. Gli esperimenti nucleari di Iran e Corea del Nord sono
pericolosi (vai con l’embargo), quelli di Francia, Israele e Stati Uniti sono esercitazioni per la
difesa del pianeta. Putin è un autocrate, i suoi servizi segreti sono l’incarnazione del Male. La
Cia e il Mossad sono invece formate da valorosi idealisti che lottano per il Bene (la stessa cosa
dicasi per i servizi segreti britannici e francesi). I potentati economici che sorreggono leader
politici democratici (vedi Guaidó) sono solo dei mecenati, anche se decidono attraverso
sulfuree alchimie fondate sull’intrigo, la finanza e il denaro, quale sovranità attribuire a uno
Stato.

Neoliberismo

Il modello neoliberista vive dando un costo ad ogni cosa. Ciò che non riesce a prezzare è un grave pericolo per la sua
sopravvivenza. La famiglia, il sesso, la religione, per i neoliberisti sono un virus mortale: vanno distrutti, ad ogni
costo. La logica del profitto va giustificata. I modelli che la sostengono vanno finanziati. Così nascono teorie
scientifiche utili alle élite di potere. Così nasce la tecnocrazia, che riduce l’uomo a una macchina: una macchina si può
governare, una macchina è prevedibile, una macchina è lo schiavo perfetto

Il neoliberalismo ha poi però istituito l’unica forma sociale possibile nella competizione, nelle sua
componente più selvaggia o in quella più edulcorata e meritocratica. Tutti competono: le
organizzazioni internazionali, gli Stati, le ONG, le università, le scuole, i poteri locali, le aziende, i
lavoratori e gli individui. In questa cornice ideologica competitiva, la cooperazione trova poco
spazio, rendendo vulnerabile ai colpi di avversari più opportunisti, chi prova a farlo.

Si credono i padroni dell’umanità e purtroppo lo stanno diventando: la politica democratica


ha cessato di resistere loro, spianando la strada alla dittatura incondizionata dei poteri forti,
economici e finanziari, che ormai dettano le condizioni della nostra vita pubblica […] le
democrazie europee sono al collasso totale, indipendentemente dal colore politico dei governi
che si succedono al potere […] le nostre società stanno andando verso la plutocrazia. Questo è
il neoliberismo.

Il modello economico e culturale di stampo liberale (neoliberismo) é colpevole di questa


smaterializzazione moderna delle società, delle comunità, del primato assoluto dell’ideologia
mercantilista su quella politica e del trionfo dell’individualismo sulla collettività (con il
conseguente isolamento del soggetto rispetto al mondo).

Questo modo di pensare (e di attuare) porta ineserobilmente a un processo di accelerazione


radicale del modello identitario delle società umane ponendosi come pensiero largamente
totalitaristico, in quanto, propone una visione universalista del reale, annientando di conseguenza
le relazioni di differenza del mondo.

Globalizzazione culturale

Non é verídico l’enunciato “Siamo tutti diversi eppur tutti così simili, uguali”. Questo voler far
sì che gli uomini siano tutti uguali, complementari, accomunati dall’identico destino, figli
dello stesso cielo, limpido, terso o diversamente nuvoloso e cupo, é figlio di un assopimento,
di un conformismo e di una sclerotizzazione culturale. É la manipolazione e colonizzazione
delle coscienze, per distoglierle dalla libera riflessione e dal libero pensiero. ‘E vero invece che
in astratto siamo tutti legati dall’identico destino, che misteriosamente e algebricamente,
somma, sottrae, divide, moltiplica, unisce e sostituisce numeri, segni e valori letterali, per
rendere poi uniche le nostre esperienze individuali.

La convergenza delle tecnologie informatiche e gli algoritmi che elaborano i Big Data stanno
instaurando (se non lo hanno giá fatto) dittature digitali in cui tutto il potere è concentrato nelle
mani di un’élite, condannando tutti gli altri a qualcosa di peggio dello sfruttamento, di marxiana
memoria. Quello che ci offre “il potere costituito” ci ha privato del libero arbitrio, il potere di
compiere scelte indipendenti ponendo in essere una realtá aberrante e limitativa del primo diritto
dell’uomo…quello di esistere. I nostri voleri e le nostre scelte non sono altro che “i loro voleri e le
loro scelte”. Quello che riteniamo ci piaccia d’istinto é, in realtà, pilotato da chi conosce i nostri
comportamenti abituali meglio di noi stessi. (Matrix” docet).

Arriveremo al punto che anche l’amore sará pilotato quando qualcuno a Pechino o a San Francisco
avrà messo a punto la tecnologia per controllare i sentimenti e manipolarli. Uno scenario
orwelliano dove la tv ci guarderà nell’esatto istante in cui noi la guarderemo, cogliendo le
espressioni facciali e i movimenti oculari. (Pasolini docet). Coloro i quali possiedono le nostre
anime (e di conseguenza anche i nostri corpi) possiedono il futuro. Dove cerca l’uomo la migliore
risposta in assoluto a qualunque interrogativo venga posto se non nei “Data Base”.(dicasi tanto
per citarne alcuni Google…Facebook…Twitter…per non menzionare quelli cinesi di cui ancora non
conosciamo la portata)…? Quante informazioni diamo di noi stessi (e di chi ci circonda) al semplice
movimiento di un “click” ? Quelle personali spesso siamo noi stessi a fornirle, ben felici di
comunicare gratuitamente notizie che ci riguardano in cambio di qualche simpatico video sui
gattini. Facebook assomiglia indubbiamente più a un’arma di penetrazione di massa, che a un
innocuo “libro delle facce”. E il paradosso é che Mark Zuckerberg appare come un benefattore !
Mai persona é stata piú odiata dal sottoscritto…!
Se si continua a delegare le scelte alle macchine dal linguaggio automatico degli smartphone che
stabiliscono come proseguire la parola che abbiamo appena iniziato a digitare , al navigatore
satellitare che decide il percorso migliore,o un domani al pilota automatico dell’auto che, in caso di
incidente, determina al posto nostro quale tra le persone coinvolte sacrificare...ognuno di noi
potrebbe considerarsi come “l’ultimo uomo sulla terra”. Sará utile rileggersi il libro cinquecentesco
di Etienne de la Boétie “Sulla servitù volontaria” e la sua tesi sui tiranni (potere costituito,
capitalismo totale, potere finanziario,consumismo imposto) che detengono il potere poiché siamo
noi i sudditi a concederglielo. Il potere si viene a costituire nella sua essenza non bloccando il
flusso di informazioni, ma inondando le persone di disinformazione e distrazioni. (Panem et
circenses docet).
Il Potere é tale perché costruisce un mondo oscurato e tempestato da informazioni irrilevanti. Il
Potere é tale proprio perché ha in sé la lucidità delle decisioni. Qual é l’unica arma che abbiamo per
condurre una “guerra al pensiero único manipolato ? Tacere é come approvare e legittimare chi ci
comanda. Chi é neutrale é sempre dalla parte del vincitore ! Non sará facile finché la lunga mano
capitalistica ci plasma a suo piacimento ! Privarsi di “beni” giá acquisiti non é facile mentre é facile
privarsi della libertá per l’acquisto di tali beni. Ogni volta che si annuisce e si accetta qualcosa
(informazione pilotata) si vende un pezzo della nostra dignitá !! C’é chi é disposto a farlo. Io no

Questo approccio di pensiero rivela ulteriormente questa tendenza all’eliminazione della diversità,
questa avversione nei confronti di tutto ciò che non si conformi ai principi dell’unità e
dell’eguaglianza assoluta (un’eguaglianza che, ideologicamente, non tiene conto dell’importanza
del soggetto, del singolo nella sua individualità) traghettando il tutto ad un conformismo
ideologico a detrimento di quelle differenze che costituiscono l’elemento di bellezza e di senso,
dell’uomo stesso e del senso della sua vita.

Aforismi sul dissenso

le società capitalistiche occidentali stiano diventato una guerra hobbesiana di tutti contro
tutti, intossicate da un’atmosfera “che agisce come una barriera invisibile che limita tanto il
pensiero quanto l’azione.” Siamo calati in uno stato di “edonia depressa”, incapaci a inseguire
altro che il piacere, in un mondo in cui “il capitalismo semplicemente occupa tutto l’orizzonte
del pensabile.
Il Potere è la manifestazione suprema della paura che l’uomo fa a se stesso, malgrado gli sforzi per
liberarsene.
Piú conosco il mondo attuale e meno mi adatto !
Non siate individui nella massa....ma persone nel popolo !
La nuovo democrazia é asservire il pensiero imposto
Essere...é dissentire ! Vivere é..rivoltarsi.
É inalienabile il diritto di dissentire...quindi sono un eretico.
Sono dissidente a tal punto da criticare anche chi non esiste !!!
Sono solo....quindi sono rivoltoso !
Sono un vero dissidente , dissento anche me stesso !
La storia é stata cambiata dai dissidenti !!
Sono in rivolta perché accetto una condizione persino mortale, ma non la negazione della mia
libertá nel dissentire.
Pensiamo di essere liberi ma siamo schiavi delle necessitá.

Essere dissenzienti significa esserci, non esserlo significa essere.


Esserci vuol dire pensare, essere vuol dire far pensare gli altri !

Il mondo moderno non verrá punito, il mondo moderno é la punizione

L’oligarchia mondiale capitalista é il parossismo della criminilitá organizzata ¡

Sono una anomalía sociale perché non asservo l’imposizione pensativa.

Essere vuol dire ammettere solo devozione e ubbidienza, vuol dire allontanare l’uomo dalle sue piú
pulite forme culturali privandolo della propria dimensione di individuo, relegandolo sotto la
costante dell’omologazione. Esserci e dissentire é l’unico atto rivoluzionario puro.

Viviamo sotto il totalitarismo del mercato piú globale…talmente totalitario perché si é impadronito
della nostre coscienze..!!!

Oggi l’uomo vale meno dei mercati

L’unico modo per passare da una Europa della finanza a una Europa umanistica é il dissenso.

La libertà di pensiero è sempre quella di pensare altrimenti rispetto alle verità ufficiali.

L’EUROPA é una storia, una civiltá e una cultura, l’unione europea (in minuscolo) é una struttura
monetaria burocratica istituzionalizzata solo ed exclusivamente per delinquere.

Un tempo non era permesso a nessuno di pensare e dissentire liberamente. Ora é permesso, ma
nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare, ció che le é
imposto di pensare. E questo lo considera libertà.

É sufficiente la follia della ragione, giacché per obiettare circa le sorti del presente occorre essere
folli, altrimenti non ci sarebbe “la cultura”.
Senza il dissenso non vi sarebbe storia.
Dissentire é poter disporre altrimenti rispetto al nostro presente.
L’apparente libertà assoluta nasconde una volontà totalizzante e subdola di omologazione.
Il capitalismo porta le cose al niente, alla cultura (cultura?) del nichilismo.
Ogni singola esigenza viene omologhata alle esigenze della massa.
Il mio corpo non lo vendo alla mercificazione del potere che professa la sua ideología nelle sue
chiese…ovvero i centri commerciali.
Mi rendo dissidente nei confronti del mondo capitalistico e finanziario che ha modificato la mia
cultura, la mia lingua e la mia identità nazionale.
É stato dato un telefonino a basso costo a tutti, due o tre opinioni preconfezionate, la liberazione
sessuale per godersi in pace il sabato sera. Ci hanno dato tutto ciò che ci serve per non farci
disturbare dal pensiero del dissenso. E della rivolta !!
Essere ribelli vuol dire per natura opporre resistenza all’automatismo del Sistema, liberarsi dalla
massa, sconfiggendo l’angoscia e la paura incusse dal “potere Leviatanico” per vincere, prima
dentro di sé e poi fuori, le illusioni e gli inganni del mondo, affermando il controllo supremo del
singolo sulla sua coscienza e la supremazia sulla materia. Essere “liberi” si…ma di quella libertà
autentica di cui le maggioranze hanno paura.

In un mondo sempre più in balìa del conformismo, del monopensiero indirizzato verso le logiche di
un capitalismo selvaggio e di una mera eliminazione di tutti gli aspetti particolaristici delle culture
tradizionali, in cui le sovranità nazionali sono sempre più sottomesse alle influenze dei poteri
sovranazionali tecnocratici, la resistenza e il dissenso divengono un obbligo identitario e
antropológico.

La società contemporanea é sempre meno comunitaria e sempre più disgregata, scissa,


atomizzata, dove i soggetti (vittime di un individualismo funzionale al sistema stesso nel quale
viviamo) hanno perso sempre più il valore della relazione e del legame culturale.

Uso il dissenso come strumento per rompere la forza ideologica dei codici, delle leggi
preconfezionate che il potere vorrebbe adattare a tutti e a tutto (sconvolgendo cosí le identitá
nazionali) Ma la mia è anche una coscienza ferita e consapevole delle contraddizioni del mio
tempo al quale, con fatica, visto che non voglio viverlo, cerco di sopravvivere.
Il dissidente, colui il quale, coniando una terminología nota, “pensa altrimenti” é il riflesso
dell’umanità che con il suo solo esserci costituisce una resistenza al potere. Ma l’orizzonte del
disidente è ancora in grado di sottrarsi al calcolo mercificante, puó resistere attraverso un gesto
sociale e quindi politico, alla trasformazione del presente. Essere fuori dal coro è sempre stato un
gesto essenziale. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, non certo i
cortigiani e gli assistenti dei cardinali.
Pensare è un atto libero? Assolutamente no. È infatti alla base dell’assoggetamento delle coscienze
il concetto che non si debba pensare per bisogni effettivi, ma per bisogni indotti, richiudendo cosí
nella sfera privata il pensiero libero e allontanandolo dall’impegno pubblico, con la conseguenza
generale di rendere le persone culturalmente e politicamente passive”.
Ordinamenti, strutture, sistemi, partiti, chiese, leggi, abitudini, usanze, costumi, vincoli,
dogmi, tradizioni, autorità, strutture, e perfino assetti biologici che vanno sotto il nome di
modernità limitano la mia individualitá…..per questo dissento tutto e tutti..!
Solo et pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi et lenti, / et gli

occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio human l’arena stampi

Estando solo y pensativo, por los campos más desiertos camino con pasos lentos y cadenciales,
como si los midiera, y mantengo mis ojos cuidadosos para escapar de los lugares donde humana
huella marca el suelo.

L’uomo consumisticus…..neoliberismo

“Chi di noi ha meno bisogni è più simile a un dio.”

Apuleio

Nella società dei consumi, del capitalismo, in cui tutto sembra raggiungibile, e alla portata di tutti,
in cui apparentemente sembrano essere annullate le differenze tra ceti per quanto riguarda
possibilità d’acquisto, desideri, necessità, bisogni, tutto è standardizzato; e questa economia del
consumo, crea un vorticoso meccanismo in cui più si desidera ciò che viene prodotto, più ci si
convince che è proprio la cosa di cui si necessita. Questo progresso produttivo, che in realtà va di
pari passo con una sorta di regresso umano, inibisce la stessa libertà di scelta dell’individuo,
letteralmente intrappolato da esigenze, scadenze, quasi involontarie
L’uomo “consumisticus” é autore delle piaghe che lo divorano. Consuma e non vede che é la tua
stessa vittima. Non c’é nessuna differenza fra fedeli che pregano nelle chiese e conformisti che
spendono nei centri commerciali. Non c’é nessuna differenza fra l’ideologia religiosa e quella
commerciale. Tutte e due sono il prodotto della coercizione mercantilistica borghese che si adopere
affinché i meccanismi che legano entrambe siano ben oliati dalla propaganda informativa.

Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativo


finanziario) è la scaturigine del cosiddetto Pensiero Unico (che sostiene il primato dell’economia
sulla política). In parole povere si tratta della dottrina económica l’origine di tutti i nostri problemi
e, semplificando, altro non è che la coronazione di un progetto di restaurazione del potere di classe
da parte della “classe dominante”.
Purtroppo però le idee della classe dominante, Marx docet sono in ogni epoca le idee dominanti,
ovvero il Pensiero Unico nel quale si innervano tutte le logiche sociali della competizione,
“dell’homo homini lupus”, del “mors tua vita mea”, del “do ut des”, del narcisismo individualista,
dell’egoismo, dell’edonismo, del consumismo e della spietatezza di cui è malata la nostra società
nichilistica egocentrata; le suddette logiche fanno di noi degli “schiavi perfetti” poiché la
manipolazione mediatica ci rende incapaci di vedere e financo di pensare come si vuole e ci
impone di pensare come il POTERE vuole..!! All’interno di quel coagulo di interessi economici e di
valori culturali e morali, appare chiaro come il pensiero economico egemone abbia influito
cambiando la società che davvero non esiste più, esistono solo gli individui, o meglio una massa di
“homines-economici”.

La corsa all’acquisto è un priorità ormai da decenni connaturata nell’indole dell’uomo


contemporaneo. Il compratore non rinuncerà alla spesa proprio perchè diventa essa stessa una
risposta, una consolazione. Nella odierna società occidentale il consumo non è più un fatto di
circostanza, ma è connaturato nell’individuo, fa parte della sua cultura. Gli uomini sono privati di
una coscienza di sé, si compra per colmare un dilagante senso di vuoto e potenziato dalla crisi dei
valori etici e sociali del nostro tempo, prodotto perfetto di una società edonistica e iper-
individualista.
Il mio dissenso so che é una eresia, ma ancora necessario e in grado di aprire uno spazio di
sopravvivenza — e forse anche di salvezza — alla nostra condizione di perdita di senso, esasperata
dall’industrializzazione e dal consumismo capitalista.
Sono insofferente di fronte alla maschera di formalità, insofferente alla clonazione di esseri
cristallizzati e nulli, insoffernte alla totale assenza di un pensiero liberatorio da parte di mummie
seppellite…... sono altresí guidato dalla strenue volontà di opposizione ad una società malata,
assuefatta all’ideologia consumistica che ha privato gli uomini trasformandoli in stupidi e servili
automi. Pensiero catechizzante che allontana l’uomo dalle sue forme culturali privandolo della
propria dimensione di individuo, sotto la minaccia costante dell’omologazione.
In questo mondo pieno di pregiudizi sono onorato di non voler reprimere quegli istinti così
naturali che si ribellano alla mercificazione della civiltá. Il potere consumistico (consumo…dunque
sono) ha illuso le generazioni a suon di tecnocrazia e ha sollevato un’accecante nube di desolazione
culturale.
Il mio ruolo nel dissentire esprime la consapevolezza della verità nella menzogna del tempo
storico. Del mio mondo sempre fuori sincrono. Il nostro tempo cancella disumanamente la bellezza
e la cultura in favore di una apocalisse senza il pensiero, in una vera e propria fine dei tempi.
L’ideologia edonistica ciecamente dimentica di ogni valore umanistico e la mercificazione
totalizzante di tutti o quasi gli aspetti della vita, è la peggiore delle repressioni della storia umana.
A questo é giunto il totalitarismo, alla sua piú alta forma di esistenza.
L’ideologia del regime consumistico ha impregnato il tessuto sociale in ogni sua fibra. è la perfetta
espressione della costante sostituzione dei valori sociali verso l’effimero desiderio.

Credo nella “misura del pensiero” che significa difendere il cibo necessario e non quello superfluo;
credo nella “misura del pensiero” che è imparare a osservare il buio senza accendere la luce
elettrica; credo nella “misura del pensiero” che è scaldarsi con una minestra ribollita o soffiarsi
nelle mani quando viene estate; credo nella “misura del pensiero” che significa difendere il
vestiario necessario, l’abitazione minima così come il veicolo utile. Credo nella “misura del
pensiero” che é usare i piedi al posto della motocicletta, o usare la bicicletta al posto
dell’automobile.Credo nella “misura del mio pensiero” perché è tutto ciò che contrasta l’idea
demagogica secondo cui il consumo è benessere. Credo nella “mia misura del pensiero” perché è il
rimedio alla piatta uniformità che nega le differenze tra le cose e le persone.
É in atto un palese, quanto subdolo ma nel contempo arrogante,appiattimento della volontà
dell’uomo ….volontá resa passiva di un gregge che deve restare unito senza sapere dove e perchè
va. I valori della società moderna si basano tutti sulla menzogna. Non ultimi quei valori propinati
dalla “Chiesa” che proclamando “l’eguaglianza delle anime davanti a Dio” sconquassa la fisiologica,
meravigliosa diversità e divinità, della natura. Il potere vuole tabula rasa contro le infinite
sfumature dell’esistenza, contro gli infiniti ricami dell’umanitá e del Tutto.
Viviamo in un’epoca governata da un’unica grande ideologia, che non permette il diffondersi e
l’esistenza di altre: l’ideologia del consumo.Consumo ergo sum, non più cogito ergo sum. Questo
potente imperatore immateriale ci ha resi ormai passivi. Ci ha reso, o ci sta rendendo, degli automi
che lavorano, vivono e consumano silenziosamente, senza permetterci di fermarci un attimo a
pensare chi o cosa vuole che viviamo così. Automi che cercano di essere attraverso l’imitazione di
macro-modelli, che, privi ormai di personalità, consumano per omologarsi , per essere integrati nel
tessuto sociale e per farsi accettare dalle altre persone, ugualmente deboli e guidate. Vogliamo
AVERE e non ESSERE perché pensiamo che la ricerca di felicità passi necesariamente attraverso
l’accumulazione di beni di consumo
Viviamo in una società fondata sui numeri e per i numeri. La parola viene messa da parte, la libertà
di parola è imbrigliata. Ma i numeri no. I numeri possono tutto. I numeri, oggi, vengono investiti di
poteri soprannaturali, portatori della verità e dell’oggettività, trasparenti e misteriosi al tempo
stesso. Nella società consumistica, che postula la produzione infinita e l’arricchimento materiale
aldilà di ogni reale esigenza e al di sopra dei propri mezzi, in cui l’unica ambizione è arricchirsi per
emulare lo stile di vita dei divi nostrani e in cui conta solo ciò che può essere contato (perchè
materiale), non stupisce che l’esistenza individuale si riduca a sforzo strenue in vista
dell’ampliamento dei beni posseduti e, tramite questi, della ricerca della legittimazione sociale,
legittimazione sociale che nella società del consumo, può avvenire solo sulla base della ricchezza
personale. Tutto ormai si esprime attraverso numeri. Non sono molto lontani i tempi in cui
imporranno un nuovo algoritmo anche per fare l’amore…!!!
Da un po’ di anni a questa parte le discipline umanistiche- sono andate al bando. Poco (o per
niente) credibili. Non è più il tempo della parola. Non serve a chi voglia lavorare. E questo ci porta
ad evidenziare un altro fatto. I numeri sono gli strumenti che il Potere adopera per abbindolare e
convincere. E se la parola è in ogni sua forma ostacolata e il numero la fa da padrona, crolla ogni
pretesa di obiettività della società contemporanea e si va verso il suo contrario: una società sempre
più faziosa.
Come si è potuta esercitare quest’omologazione del pensiero e dell’essere? Probabilmente con la
conquista da parte della classe dominante del potere economico (banche, imprese strategiche,
ministeri) mediatico (televisioni e giornali) e universitario (università private).

Il potere
Il nuovo Potere ha dichiarato guerra all’umanità è forte, organizzato, arrogante, miliardario ma
soprattutto ha la capacità di confonderci. Ci parlano di crisi economica, di diminuzione della
crescita e dei consumi, di aumento della disoccupazione, ma oggi è necessario un modello
alternativo perché è il modello capitalistico della produzione ad aver tradito la sua vocazione
iniziale. Il nuovo Potere é Capitalismo. E con Potere non si parla più di politica. Il Potere si è
spoliticizzato, è altrove, ora manovra le coscienze, deforma la percezione delle cose, convoglia le
masse verso i suoi interessi seducendole come fossero i loro. Il nuovo Potere aveva bisogno di un
inconscio, di permissione, di evasione: il godimento e l’edonismo dovevano essere la norma, la
nuova morale: godi! Anche l’anima può essere colonizzata dall’ideologia del mercato. Pretesa di
liberalizzazione dei costumi, materialismo, desacralizzazione, droga e sesso. Questa consumazione
trasgressiva esaspera il messaggio politico dell’emancipazione, della liberalizzazione. E’ la grande
battaglia contro i tabù e i divieti”. . La psiche si pauperizza, si banalizza all’estremo. Il Capitale
vince nell’occidente moderno, intrappolato in un mondo dove regna il più assoluto relativismo
morale. L’edonismo non é prerogativa delle classi più agiate ma anche del popolo. La televisione
prima, e i social media poi, hanno portato anche negli strati più ‘bassi’ della società quella
mondanità e quel conformismo che seducono l’uomo facendogli dimenticare il suo destino.
É stato dato un telefonino a basso costo a tutti, due o tre opinioni preconfezionate, la liberazione
sessuale per godersi in pace il sabato sera. Ci hanno dato tutto ciò che ci serve per non farci
disturbare dal pensiero del dissenso. E della rivolta !!
Nella visione della política-economica del capitalismo finanziario, l’individuo prevale decisamente
sulla comunitá. Individuo schematizzato e omologato alla servitù volontaria. L’individuo è ormai
una moneta corrente. L’ideologia liberale ha creato il mito fasullo di un pianeta senza confini,
senza Stati sovrani, in definitiva senza democrazia (che invece si fonda e si attua grazie agli Stati
sovrani). Il capitalismo finanziario ha lavorato per un unico, epocale obiettivo: svellere, sradicare e
liquefare ogni legame di qualsiasi tipo e forma, di nazione, d’ideale, di luogo, di morale, di politica
che non derivi dalla errante scelta liquida del singolo atomo individuale distruggendo così alle
fondamenta il concetto di uomo umanistico. Distruggendo il concetto di familia, di comunità
locale, di patria, distruggendo quella relazione solida – non liquida – concreta e radicata. Il
concetto liberale finanziario económico, ha scarnificato la supremazia della politica come governo
di entità, e svuotato i popoli che hanno la necessità vitale di autodeterminarsi. Il rovesciamento dei
valori che ha praticato la fede liberale, vangelo idealizzante del vero dio che è il denaro, non poteva
essere più completo.
Il mio tragico destino come pensatore ribelle (e come tutti i pensatori ribelli) che con aristocratico
senso della virtù smaschero i morbosi meccanismi della liberticida ideologia moderna, è talvolta
quello di essere fagocitato dal quello stesso sistema che evoco. Ma, a dispetto di coloro i quali mi
denigrano e criticano apertamente la mia posizione resilinte alla “longa manu” del liberismo, sarà
arduo impedire a un libero pensiero come il mio di perseguire nel tempo un meritato riscontro
almeno tra chi, come me, crede intravvedere i segni inequivocabili di una nuova e più viscida
forma di totalitarismo ideologico.
Disapprovo altresì il fanatismo dell’economia finanziaria e il moderno capitalismo “che tutto
dispone e regola” e che indirizza istituzioni e popoli verso il mercato unico globale, l’azzeramento
dei confini nazionali, la mondializzazione e gli ordini simbolici ad essa correlati come il
politicamente corretto e la neutralizzazione delle differenze e delle identità, in modo da uniformare
comportamenti sociali e creare una ortodossia dei sogni e dei bisogni. Tutto ciò trova conferma
nell’inarrestabile accelerazione del progresso tecnologico che, superando le differenze tra destra
del capitale e sinistra dei diritti civili e permeando concretamente del suo spirito i media, conduce
all’omologazione planetaria.
La società monoteistica del mercato impone che ci siano una minoranza di creditori e una
maggioranza di indebitati. E dove c’è indebitamento c’è sopraffazione, una nuova forma di
schiavitù, quindi limitazione di libertá.
Il denaro, perdendo la sua funzione di “mezzo” per uno scambio di valori, é diventato un “fine” di
dominazione e profitto. Il sistema moderno per imporre la schiavitù, non usa piú le ormai vetuste
armi, ma usa il debito. L’usura è uno strumento per accrescere il debito e per tenere il debitore
indebitato per sempre o almeno per il tempo più lungo possibile.
Il popolo è stato sotto messo da un’iper-classe nomade ed economico-finanziaria che l’ha
privatizzato, abrogando di fatto, il principio sacro di qualsiasi Stato: la sovranità (emissione della
moneta) e del debito (spesa pubblica).
La “massificazione” della cultura europea porta ineluttabilmente alla deriva della stessa. La
struttura della società deve essere livellata fino al basso gradino della plebe. L’uguaglianza generale
deve dominare: tutto deve essere ugualmente volgare. Lo stesso modo di procurarsi denaro e la
stessa specie di divertimenti per spenderlo: panem et circenses. Non occorre di più. Superiorità,
maniera, gusto, ogni tipo di dignità interiore sono delitti. Le idee etiche, religiose, nazionali, il
matrimonio, la famiglia, la dignità dello Stato sono passati di moda e “reazionari”.
Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe
permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si
suppone debba pensare. E questo lo considera libertà.
Per milioni di persone, la perdita di sicurezza cittadina, il disagio di frequentare certi luoghi, il
rischio di essere derubati, la pratica impossibilità di uscire dopo una certa ora è una perdita di
libertà concreta, immediata e tangibile non bilanciata dal possesso astratto di diritti. Essere
sorvegliati ovunque da telecamere produce la fine della riservatezza, un’intrusione costante che le
giustificazioni addotte – sicurezza, ordine pubblico, deterrenza – non compensano. Attraverso le
reti sociali, le carte di credito, la tessera sanitaria elettronica, la tracciatura e profilazione degli
accessi a Internet, il potere, nelle sue varie ramificazioni- finanziarie, economiche, tecnologiche,
politiche – sa tutto di noi. Qualcuno aggrega e studia i nostri dati, altri li compravendono, alla
faccia di libertà e riservatezza. Se un servizio è gratuito, è perché stanno vendendo noi.
Si chiama “data-veglianza”, ma non ci facciamo caso: è tanto comodo usare la carta di credito, è
bello per il narciso contemporaneo esibirsi sui social media. Più i database registrano, meno
esistiamo.
La libertà di pensiero è sempre quella di pensare altrimenti rispetto alle verità ufficiali.
La politica è quella del carciofo; le libertà si perdono poco a poco, una alla volta, il gregge non deve
capire che è sulla via del mattatoio. Il resto lo fa il naturale conformismo, il senso comune,
l’opinione corrente, tanto potenti a causa della nostra disposizione a conformarci, la paura di
essere o apparire diversi.
Il nostro corpo fisico non sfugge alla perdita di libertà. Ci vengono imposte con campagne
intimidatorie e sotto pena di sanzioni, terapie e dubbie vaccinazioni. Introducono nell’organismo
sostanze di cui non conosciamo i pericoli.
Tutti i nostri gesti quotidiani sono a conoscenza di centri di potere oscuri e certamente non amici,
mentre lo Stato saprà proprio tutto di noi sudditi, previa richiesta al potere vero, quello bancario e
tecnologico dispensatore delle carte, proprietario delle reti di connessione e comunicazione
informatica.
Ci hanno fatto prigionieri con il nostro consenso: è comodo usare la card alla cassa del
supermercato, acquistare beni online, evitare la coda alla biglietteria della stazione. Applausi al
potere, ma a tasche vuote, ostaggi di banche, governi invadenti, circuiti Visa, Bancomat, Paypal,
clienti obbligati di Amazon, finisce la nostra libertà, che è autodeterminazione, scelte e negazioni
autonome, senso di responsabilità.
La nostra sfera privata è non solo violata, ma trapassata, abolita quanto l’intimità, in nome di una
vaga, apparente comodità e di una nuova divinità, la trasparenza. Meno contante, meno contate,
recita un efficace slogan. Le catene di svariate schiavitù ci bloccano all’interno di una caverna oltre
la quale, accecati dal buio prodotto dall’eccesso di luce, non sappiamo più vedere il nostro vero
interesse, la libertà. Schiavi docili e perfino soddisfatti, ci ubriachiamo di diritti e moriamo di
libertà negata.
Ci hanno denaturato, omogeneizzato. Assopiti dinamici, corriamo a un fischio dove indica il
padrone. Con relativamente poca coercizione, lavoriamo per lorsignori, consumiamo per loro, e, di
fatto, non siamo neppure pagati, poiché il denaro ce lo concede, con decisione insindacabile, Sua
Maestà il potere finanziario. Dietro la maschera dei diritti, il volto della schiavitù; gratti la crosta di
libertà apparenti, trovi sorveglianza e manipolazione.
Che nostalgia delle libertà feudali inglesi, anno 1215, Magna Charta, articolo XXXIV: “nessun uomo
libero potrà essere arrestato, imprigionato, spogliato dei suoi beni né messo fuori legge, né esiliato
né molestato in alcuna maniera, e non metteremo né faremo mettere le mani su di lui, se non in
conseguenza di un giudizio dei suoi pari, secondo le leggi del paese. “
Sono alieno alla maschera di formalità di esseri cristallizzati e nulli, alla totale assenza di
qualunque impeto brillante di mummie pietrificate nelle loro coscienze. No Riesco a sentirmi a mio
agio in questo mondo e sono guidato da una indómita volontà di opposizione ad una società
malata, assuefatta alla rancida “moralità” borghese, quella del perbenismo, dal totalitarismo della
normalità. Sono restio ad essere categorizzato nella cultura della modernitá collettica che preclude
qualsuasi forma di dialettica innovativa a causa dell’olmologazione stratificata delle masse il cui
tacito ma poenetrante “mantra” ideologico é l’ APPARTENERE ALLA CATEGORIA NORMALE
altrimenti sarai emarginato e declassificato. Sono onorato di appartenere a una categoria specifica,
come a quella della “zeta”…del dissidente consumistico….del terrorista económico….ovvero tutte
categoría che per molti sono il “massimo disonore” a cui puó pervenire un cittadino. La statua
culturale che si sta plasmando in me vuole vivere nella disciplina della liberazione, nelle possibilità
che esulano il senso comune, contro il meccanicismo dell’etichetta, e contro le gabbie
razionalistiche del pensiero. Un pensiero financo “selvaggio” e guidato dal semplice istinto per
riaffermare la mia propria identità di “uomo pensante” reprimendo ogni altra manifestazione
esterna imposta.
Non siamo che una “massa ignorante” disabilitata, drogata dall’ Esistenza Commerciale, che porta
gli individui a impiegare una fetta sempre crescente del loro tempo per acquisire mezzi per
acquisire beni che gli acquisiscano autostima, e dalla Cultura della Visibilità massmediatica, che fin
dalla più tenera età insegna ai cittadini che per Essere si deve essere Visibili, cioè contare e essere
‘qualcuno’.
Queste due componente rendono milioni di cittadini che agiscono come robot la cui unica
aspirazione è acquistare oggetti e adorare i ricchi e i famosi, anche quando le loro condizioni di vita
obiettive sono ormai al limite della schiavitù, incapaci di un guizzo di attivismo. Prede cioè senza
speranza della trappola sopra descritta. La vita é quasi o spesso interamente assorbita, cioè
annullata.

La società capitalista, che è comunque la migliore mai sperimentata, è una macchina per produrre
alienazione e infelicità. La gente vuole gettare via un fardello troppo pesante chiamato libertà. Oggi
il mondo si degusta alla carta. Tutto è disponibile qui e ora: tutti i sapori, tutti i prodotti, tutte le
musiche. Tutto e súbito. Domani é troppo tardi.

La Morte

Il piacere, forse, dell'essere uccisi; il piacere, intenso come quello del sole, in un'accesa e
fermentante primavera, di non essere stato uomo fra gli uomini, ma qualcosa di diverso. Qualcosa
di indecifrabile nel decifrabile; il frutto di una necessità, una testimonianza orrenda, con
l'orgiastica gioia sessuale che ne nasce, l'ebbrezza della perdizione, la sua intimità, il suo ardore
carnale, il suo odore pesante, la meravigliosa vergogna, la sua attrazione che rende senza valore il
resto della vita, la sua veggente bestialità, la sua somiglianza, per intensità di vita, col
raccoglimento della morte.

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