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la pena di morte

La pena di morte è una sanzione penale la cui esecuzione consiste nel togliere la vita alla persona condannata.
in alcuni ordinamenti giuridici, come in Burkina Faso, Cile, El Salvador, Guatemala, Israele, in tempo di pace la pena
capitale è prevista per le sole colpe più gravi come ad esempio omicidio, genocidio e alto tradimento; in altri si applica
anche ad altri crimini violenti, come la rapina o lo stupro, o legati al traffico di droga; in alcuni paesi è prevista per reati
d'opinione o per orientamenti e comportamenti sessuali come l'omosessualità o l'incesto.
nel 2022 era ancora in vigore in 53 stati: Afghanistan, Antigua e Barbuda, Arabia Saudita, Bahamas, Bahrein,
Bangladesh, Barbados, Belize, Bielorussia, Botswana, Cina, Comore, Corea del Nord, Cuba, Dominica, Egitto, Emirati
Arabi Uniti, Etiopia, Gambia, Giamaica, Giappone, Giordania, Guyana, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Lesotho,
Libano, Libia, Malesia, Nigeria, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar, Repubblica Democratica del Congo, Saint Kitts e
Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Singapore, Siria, Somalia, Stati Uniti d'America, Sudan, Sudan del Sud,
Taiwan, Thailandia, Trinidad e Tobago, Uganda, Vietnam, Yemen e Zimbabwe.

STORIA
La pena di morte è presente sin dall'antichità, in tutti gli ordinamenti antichi
lo Stato abolizionista più antico è la Repubblica di San Marino, tuttora esistente: l'ultima esecuzione ufficiale risale al 1468,
mentre l'abolizione definitiva fu sancita per legge nel 1865.
Il primo Stato al mondo ad abolire legalmente la pena di morte fu il Granducato di Toscana il 30 novembre 1786. tale giornata
è festa regionale in Toscana.
L'Italia l'abolì, tranne che per reati militari, nel 1889, per poi reinserirla nel 1930, e abolirla definitivamente nel 1948.

Nella Bibbia
Nell'Antico Testamento, esistono passi in cui Dio condanna la vendetta umana, minacciando punizioni peggiori per chi avesse
ucciso Caino e Lamech.
Nella Bibbia sono elencate situazioni in cui nelle leggi, che Dio dà a Mosè per esporle al popolo ebraico, si stabilisce la pena
capitale come punizione per determinate colpe
La morte del colpevole avveniva per lapidazione. Questa forma di esecuzione coinvolge tutta la comunità locale adulta, che
collettivamente è chiamata ad applicare la legge, e risparmia l'individuazione di un singolo come boia.
Nel Nuovo Testamento Gesù richiama più volte al perdono e condanna l'episodio della lapidazione della donna adultera

Pensatori antichi
La maggioranza dei filosofi antichi giustifica la pena di morte, anche se spesso contestando l'uso spregiudicato che se ne
faceva nel mondo greco-romano e orientale.

Pensatori CRISTIANI
Ad Agostino di Ippona (354- 430) si deve la prima condanna esplicita e argomentata della pena di morte nella storia del
pensiero cristiano.Agostino chiama in causa diversi passi evangelici che invitano al perdono.
Tommaso d'Aquino, il cui fratello era stato giustiziato, sostenne che la pena andasse inflitta solo al colpevole di gravissimi
delitti, mentre all'epoca veniva utilizzata con facilità e grande discrezionalità.
Cesare Beccaria
Nel 1764 la pubblicazione Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria stimolò la riflessione sul sistema penale vigente. Nel
trattato, Beccaria si esprimeva contro la pena di morte, argomentando che con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne
commetterebbe uno a sua volta
Beccaria sosteneva che: essa è necessaria, ma non giusta, in quanto "infrazione della legge morale.

Friedrich Nietzsche
contestò il concetto filosofico di libero arbitrio e la funzione rieducativa della pena, considerando la morte del criminale come
l'unico atto che restituisce dignità al suo gesto, assolvendolo dalla colpa e liberandolo dall'umiliazione del pentimento, imposto
dalla morale cristiana.

Dottrina Cattolica Odierna


la teologia più volte ha ribadito l'importanza del diritto alla vita e che la vita è per i cristiani un dono di Dio, che è l'unico ad
avere il diritto di donarla e di toglierla.
Importanti esponenti della Chiesa cattolica sono attualmente in prima fila per chiedere l'abolizione della pena di morte nel
mondo. Lo stesso Giovanni Paolo II ha più volte espresso tale posizione.
La pena di morte in Città del Vaticano non era prevista per alcun reato già dal 1967, su iniziativa di papa Paolo VI; tuttavia
venne rimossa dalla Legge fondamentale solo il 12 febbraio 2001, su iniziativa di Giovanni Paolo II.
Il 1º agosto 2018 Papa Francesco ha stabilito una nuova redazione del punto che la pena di morte è sempre inammissibile.
Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una
risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso
crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine,
sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso
tempo, non tolgono in modo definitivo la possibilità di redimersi.

Buddhismo
Il fondatore del buddhismo, il Buddha Sakyamuni, si pronunciò contro la vendetta e lo spargimento di sangue, non
legittimando tali atti in nessun caso
Il Buddha condannò la violenza e le punizioni corporali, e anche se molte interpretazioni ammettono l'autodifesa e la guerra
(praticata anche da molti buddhisti nel corso dei secoli), i comportamenti e i pensieri violenti furono proibiti da lui anche in
casi estremi, in particolare per i monaci
La maggioranza dei leader buddhisti contemporanei si sono pronunciati contro la vendetta e l'uccisione legalizzata anche se
alcuni l'hanno vista come una forma di karma retributivo, sempre che il boia e il giudice non siano animati da sentimenti di
odio e rancore verso il condannato, la quale cosa è però considerata difficile
Il re buddhista Ashoka (III secolo a.C.) fu il primo nella storia ad abolire le pene corporali e ridurre drasticamente la pena di
morte, riducendo le condanne e concedendo 25 volte l'amnistia ai prigionieri come detto nei suoi editti.Alcuni storici si
riferiscono a ciò come a un'abolizione di fatto.
Oggi la posizione più diffusa dei buddhisti si riassume in alcuni punti:
• è auspicabile una punizione rieducativa
• il reo è tenuto solo a risarcire, non a soffrire
• una punizione crudele danneggia la mente e il karma del colpevole e dell'esecutore
• il colpevole dovrebbe essere quindi semplicemente allontanato dalla comunità per tutelarla, e messo in carcere o
esiliato, e ulteriori pene sono affidate alla legge del karma
Il buddhismo attualmente non è religione di Stato (con l'eccezione della Cambogia), infatti molte nazioni a maggioranza
buddhista o con consistenti comunità buddhiste applicano comunque la pena di morte (Giappone, Thailandia, Taiwan, Cina,
Vietnam, Corea del Sud, Singapore, India e Indonesia, ecc.) o la mantengono nei loro codici (Birmania, Laos, Sri Lanka),
mentre altri paesi l'hanno invece abolita (Nepal, Bhutan, Hong Kong, Mongolia, Cambogia, più il Governo tibetano in esilio
erede del Tibet storico).
L'opinione pubblica di molti paesi è divisa. In quelli nei quali vige la pena di morte, primo fra tutti gli Stati Uniti, esiste un
movimento che ne chiede l'abolizione.

Chi sostiene la necessità di mantenere la pena di morte, oppure la possibilità di introdurla laddove non è in vigore, avanza tra
gli altri i seguenti argomenti:
• è inscritta nel codice della natura, in quanto è stata in uso presso tutti i popoli antichi e moderni.
• costituisce giustizia retributiva verso chi si macchia volontariamente del crimine di omicidio.
• elimina ogni eventualità di recidiva da parte del reo, evitando ulteriori costi e ulteriori rischi per la società;
• garantisce un'assoluta certezza della pena e assicura un risarcimento morale ai parenti delle vittime di omicidio,
eliminando la tentazione di vendette private, nonché scongiurando potenziali eccessi di legittima difesa e ulteriori reati a
danno di terzi cittadini;
• evita allo Stato e alla comunità tutte le spese derivanti dal mantenimento improduttivo dei criminali condannati
all'ergastolo
• può contribuire ad alleviare i problemi legati al sovraffollamento e al malfunzionamento del sistema carcerario;
• può rivelare maggiori profili di equità rispetto al carcere, prescindendo dall'età biologica del condannato, laddove invece
una lunga condanna assume un impatto differente in relazione all'età,

Tra le motivazioni contrarie alle pena di morte si cita che essa:


• viola il diritto alla vita riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati internazionali.
• è una punizione crudele e disumana. La sofferenza fisica causata dall'azione di uccidere un essere umano non può
essere quantificata, né può esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verrà.
• è un omicidio premeditato da parte di uno Stato, che non potrà essere punito come prevede la legge dello Stato stesso.
La pena di morte è sintomo di una cultura di violenza, e lo Stato che la esegue dimostra la stessa prontezza nell'uso
della violenza fisica. Lo Stato perde quindi la sua autorità morale nel giudicare gli assassini, se egli stesso si comporta
ugualmente.
• è sinonimo di discriminazione e repressione. La pena di morte è eseguita sproporzionatamente contro le persone e
classi più svantaggiate, che non hanno accesso alle risorse necessarie per affrontare in maniera efficace un processo.
Inoltre, essa è spesso utilizzata contro minorenni , persone soggette a disturbi mentali, o oppositori politici nel caso di
regimi autoritari.
• può uccidere un innocente in caso di errore giudiziario. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le
irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un
innocente. In numerosi stati, non sono previste procedure di equo processo che dia garanzie all'imputato.
• nega qualsiasi possibilità di riabilitazione del condannato. In ciò, la pena di morte respinge l'umanità della persona che
ha commesso un crimine.
• è inutilmente costosa. Secondo uno studio dello Urban Institute su 1.227 omicidi commessi nel Maryland dal 1978 al
1999, una condanna alla pena di morte costa allo Stato circa tre volte una condanna detentiva, in termini di processi,
ricorsi, e sorveglianza in carcere

• Annegamento: è stato usato a volte nell'antico Egitto: il condannato viene chiuso dentro un sacco e buttato nel Nilo.
• Bastonatura e fustigazione a morte
• Bollitura
• Caduta dall'alto: il condannato viene lanciato da una grande altezza
• Camera a gas: utilizzo di acido cianidrico
• Colpo di pistola alla nuca: usato ancora oggi in Cina.
• Crocifissione
• Decapitazione: Usata tutt'oggi in Arabia Saudita con l'utilizzo di una spada.
• Fucilazione (in Italia è stata la forma più comune).
• Ghigliottina
• Impiccagione: ancora oggi utilizzata.
• Iniezione letale: usata ancora oggi negli Stati Uniti.
• Lapidazione: è ancora presente in alcuni stati islamici prevalentemente ai danni di donne adultere.
• Rogo
• Sedia elettrica
• Supplizio della ruota: consisteva nel legare per i polsi e le caviglie il condannato ad una ruota e con una mazza
gli venivano rotte le ossa fino alla morte.

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