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Il termine polipo indica qualsiasi formazione sporgente nel lume di un viscere, indipendentemente
dalla sua natura (benigna o maligna, definita su base istologica). In particolare i polipi del colon
possono essere classificati in due grandi categorie su base morfologica:
● polipi peduncolati presentano una base di impianto stretta, con la presenza di un peduncolo
che collega la testa alla parete del colon; per la sua conformazione il polipo peduncolato è
più facile e sicuro da asportare chirurgicamente
● polipi sessili presentano una base di impianto larga a contatto con la mucosa intestinale;
nella maggior parte dei casi sono comunque asportabili chirurgicamente.
Questa distinzione comporta un’importante conseguenza dal punto di vista fisiopatologico: dato che
il processo di cancerizzazione inizia sempre a partire dalla testa, nei polipi peduncolati l’infiltrazione
neoplastica è ostacolata dal peduncolo stretto mentre nei polipi sessili l’infiltrazione neoplastica è
facilitata dalla base di impianto larga e dalla minore distanza tra la sommità e la base del polipo.
NB -> l’importanza dello screening nel cancro del colon-retto deriva proprio dal fatto che circa il 23-
25% della popolazione 50-80 anni presenta polipi adenomatosi (appunto con potenziale di
trasformazione maligna).
Infine i polipi del colon-retto possono essere divisi in base al meccanismo patogenetico che ne
determina la formazione in:
● Forme sporadiche (o acquisite) : 95% dei casi
● Forme genetiche : 5% dei casi, associati a sindromi eredo-familiari. Nelle diverse sindromi
c’è anche un diverso rischio di sviluppo di adenocarcinoma nel colon-retto, che va dal 100%
della FAP a un rischio elevato, fino a percentuali minori per altre sindromi. In alcune
sindromi (s. di Peutz-Jeghers, poliposi giovanile) la trasformazione maligna può avvenire
anche in sedi differenti dal colon.
Infine ciascuna sindrome è caratterizzata dall’associazione con una o più lesioni genetiche e
con lesioni associate. Ad esempio la s. di Peutz-Jeghers si associa a lesioni molto
caratteristiche e facili da riconoscere, quali pigmentazioni muco-cutanee periorifiziali
nerastre (intorno alla bocca e all’ano).
Tra queste sindromi una delle più importante è la poliposi adenomatosa familiare (FAP), che
presenta le seguenti caratteristiche: sindrome rara trasmissione AD penetranza del 50-80%
almeno 100 polipi nel colon-retto evoluzione obbligatoria verso la trasformazione maligna
La diagnosi di FAP viene ottenuta tramite test genetico (può essere condotto su sangue, feci
o tessuto); a causa del fatto che si verificherà sicuramente la progressione ad
adenocarcinoma i pz intorno all’età di 18 anni sono sottoposti a colectomia totale
profilattica.
Tra le sindromi ereditarie vi sono anche le sindromi ereditarie non poliposiche, che si associano
all’insorgenza di adenocarcinoma a livello del colon dx; tra queste sindromi vi è la HNPCC (hereditary
nonpolyposis colorectal cancer – o sindrome di Linch).
In linea generale le forme ereditarie di cancro del colon-retto sono più facili da individuare e
diagnosticare, in quanto sono associate a familiarità
(anamnesi familiare positiva) e a quadri clinici
caratteristici (lesioni associate).
La rimozione per via endoscopia è abbastanza facile, soprattutto per quanto riguarda i polipi
peduncolati (base di impianto stretta); in alcuni casi, per polipi peduncolati di grandi dimensioni, c’è
un maggior rischio emorragico si può ridurre il sanguinamento con il posizionamento di clip
emostatiche o lacci emostatici alla base del polipo, per poi tagliare al di sopra. La rimozione per via
endoscopia dei polipi sessile è più complicata e richiede mucosectomia endoscopica.
Quando possibile bisognerebbe cercare di asportare il polipo nella sua interezza anatomica,
soprattutto se sono polipi sessili; per i polipi sessili di grandi dimensioni (> 3 cm) o per quelli piatti a
diffusione laterale (lateral spreading tumor – LST ) si procede con trattamento piecemeal [resezione
della lesione non in blocco, ma in frammenti multipli], dopo di che si procede a recuperare tutti i
frammenti del polipo. NB un ulteriore trattamento è la dissezione sottomucosa (più indaginosa e
che richiede una certa esperienza)
Dieta povera di fibre come fattore di rischio ambientale secondo un’ipotesi formulata negli anni 50
da Burkitt: una dieta ricca di fibre protegge da rischio CCR in quanto diminuisce le pressioni, aumenta
il transito intestinale e diminuisce la probabilità che eventuali sostanze tossiche introdotte con la dieta
rimangano troppo a lungo nell’intestino.
ESAMI DIAGNOSTICI
• Esplorazione digitale del retto: esame specifico e sensibile, anche se negli ultimi anni il
carcinoma si trova un po' più in alto rispetto al passato;
• Test del sangue occulto fetale: piccoli campioni di feci vengono messi a contatto con
sostanze che rivelano tracce microscopiche di sangue. I test degli ultimi anni sono molto più
efficienti di quelli del passato, ma in generale presenta un lato negativo, ovvero che rivelano
il sangue anche se il pz fa uso di farmaci anticoagulanti/antiinfiammatori/antiaggreganti che
possono dar luogo a sanguinamenti intestinali, anche questo può essere molto utile per i
programmi di screening (se positivo per sangue occulto fecale, il pz è invitato a fare
colonscopia);
• Clisma opaco: era un esame usato in passato, ad oggi soppiantato da tecniche più moderne
come la TC e RM con mdc, anche perché il carico di radiazioni è ridotto;
• Colonscopia con biopsia (gold standard): il colon deve essere preparato per poter essere
esplorato completamente;
• Colonscopia virtuale: talvolta utilizzato per programmi di screening, ma ha un lato negativo,
ovvero che ha una valenza esclusivamente diagnostica; viene fatta in casi particolari, ad es.
se il pz non è incline al fare colonscopia, anche se comunque facendo una colon-virtuale la
preparazione andrà ugualmente fatta, dunque non cambierebbe molto. D’altra parte in un
soggetto fragile e/o molto anziano come screening potrebbe essere una metodica più adeguata.
Altro svantaggio è che ha un costo più elevato delle altre metodiche, associato al fatto che vi
sia una minor esperienza degli operatori nella sua esecuzione.
COLONSCOPIA
Con la colonscopia è possibile
esplorare tutto il colon, a partire dallo
sfintere anale fino agli ultimi 5-25 cm
di ileo terminale (in dipendenza delle
caratteristiche anatomiche).
Si vede un carcinoma polilobulato, eroso Carcinoma del cieco di 5-6 cm, diffusamente
e con aree di necrosi. eroso e con parti necrotiche; man mano
desquama e ciò rende più facile
microsanguinamenti
A sx possiamo vedere un Cr colon dx e
a dx un Cr rettale.
Nel primo caso sono presenti formazioni
polipoidi formanti massa, irregolari,
facilmente sanguinanti associati a
parziale necrosi.
Nel secondo caso denotiamo forme a
scodella, con margini rilevati e
irregolari, profondamente ulcerati.
Qualora le lesioni fossero confinate al
retto, o fino al retto-sigma, i tumori
colon rettali possono essere stadiati con
l’ausilio dell’ecoendoscopia,
analizzando anche in maniera molto accurata i linfonodi circostanti.
CLASSIFICAZIONE ISTOLOGICA
Nella maggioranza dei casi abbiamo
adenocarcinomi, solo una piccola parte sono
quelli con componente mucosa rilevante che
assumono il famoso aspetto di “anello con
castone”. Gli adenocarcinomi possono
presentarsi come: ben differenziati,
mediamente differenziati, indifferenziati;
ovviamente il fatto di essere più o meno
differenziati incide sulla prognosi, in quanto
quelli meno differenziati o indifferenziati hanno
carattere biologico più aggressivo.
STADIAZIONE CCR
Dopo aver fatto la diagnosi di cancro è fondamentale stadiarlo ai fini del trattamento; in questo caso
vediamo la Classificazione di Dukes:
• Carcinoma in situ: neoplasia confinata alla mucosa;
• Stadio A: neoplasia interessa anche la sottomucosa;
• Stadio B1: invasione della tonaca muscolare;
• Stadio B2: invasione che dalla muscolare va nella sierosa;
• Stadio C1: come B1 ma con coinvolgimento LN locoregionali;
• Stadio C2: come B2 ma con coinvolgimento LN locoregionali.
La stadiazione è fondamentale ai fini del trattamento:
di fatto nel caso di un carcinoma che interessa solo la
mucosa possiamo fare una resezione endoscopica e il
pz sarà libero da fenomeni metastatici; nelle forme
confinate alla sottomucosa il 98% ha una
sopravvivenza a 5 anni, in quanto l’invasione
linfonodale è scarsa.
Man mano che il tumore si approfonda la
sopravvivenza diminuisce e superata la sierosa la
sopravvivenza è molto ridotta rispetto alle fasi precoci.
CLINICA
Un aspetto fondamentale per quanto riguarda il comportamento biologico, è la distinzione tra
interessamento sezioni dx o sezioni sx del colon: va considerato di fatto il differente diametro che
si ha tra i due lati.
Se consideriamo un carcinoma a sx (a livello del sigma discendente), questo tende a crescere in
maniera circonferenziale, in forme di tipo anulare che possono determinare una stenosi (forme
anulari stenosanti), conducendo a chiusura completa del lume e comparsa di sintomi precoci di
ostruzione.
Se consideriamo un carcinoma a dx o rettale, trovandoci in una condizione anatomica di maggior
diametro del lume, si tendono a formare delle lesioni più grandi, delle masse polipoidi con aspetto “a
cavolfiore”.
Questo condurrà ovviamente a delle differenze cliniche rispetto a sè il carcinoma interessi porzioni
sx, porzioni dx o retto: nelle forme sx sintomi di precoce ostruzione; nelle forme dx l’ostruzione è
tardiva, dando sintomi caratteristici di infezione cronica (pz che perdono cronicamente piccole
quantità di sangue e possono arrivare con 4-5 gr di Hb perché la perdono nel corso di mesi o di anni.
DIAGNOSI
• Storia clinica: di fondamentale importanza è l’anamnesi familiare e eventuali perdite di
sangue croniche nelle feci riferite dal pz (rettorragia);
• Esame obiettivo: esplorazione rettale;
• Esami di laboratorio: emocromo (può evidenziare anemia ferro carenziale); CEA (antigene
carciembrionario, utile soprattutto per i follow-up, in quanto il suo aumento precede la
recidiva; indici infiammatori (Proteina C reattiva);
• Colonscopia con biopsia (gold standard);
• TC o RM con mdc (diagnostico o per stadiazione): la TC spesso si fa toraco-addominale per
escludere le cause più frequenti di metastatizzazione.
Non esistono degli esami di laboratorio patognomonici, l’unico è il CEA: spesso dopo la resezione
del tumore questo crolla e a distanza di un paio di anni quando aumentano i suoi livelli può indicare
recidive o eventuali metastasi (ad es. a livello epatico). Dunque non solo diagnostico ma anche
prognostico a lungo termine.
Per la stadiazione:
• ecografia addominale (si guarda il fegato);
• ecografia endoscopica per carcinoma rettale (T,N);
• TC o RMN (T, N, M) totalbody, non limitarsi all’addome perché spesso il paziente presenta
metastasi a distanza, cerebrali, polmonari oltre che epatiche.
TERAPIA
Ritroviamo terapia medica,
terapia chemoterapica e
terapia ablativa-chirurgica.
(Il professore cita senza
approfondire la terapia
chirurgica).
OBIETTIVI DELLA
TERAPIA CHIRURGICA
(dalle sbobine 21/22)
-Resezione del tratto
neoplastico con adeguati
margini di resezione (questo
dipende dalla
localizzazione, in genere i
tumori del colon discendente e
sigma, così come quelli del
trasverso sono
suscettibili di ampie resezioni), il chirurgo si deve basare anche sulla vascolarizzazione disponibile.
-Asportazione dei linfatici che drenano il tratto neoplastico (significato sia prognostico che preventivo
della diffusione metastatica)
-Nel carcinoma del colon spesso si fa una chemio-radioterapia pre e post-operatoria, può essere molto
utile.
Non entriamo nel dettaglio. Comunque, rispetto alla sola chirurgia si guadagna il 10% di
sopravvivenza.