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CANCRO DEL COLON RETTO

Il termine polipo indica qualsiasi formazione sporgente nel lume di un viscere, indipendentemente
dalla sua natura (benigna o maligna, definita su base istologica). In particolare i polipi del colon
possono essere classificati in due grandi categorie su base morfologica:
● polipi peduncolati presentano una base di impianto stretta, con la presenza di un peduncolo
che collega la testa alla parete del colon; per la sua conformazione il polipo peduncolato è
più facile e sicuro da asportare chirurgicamente
● polipi sessili presentano una base di impianto larga a contatto con la mucosa intestinale;
nella maggior parte dei casi sono comunque asportabili chirurgicamente.
Questa distinzione comporta un’importante conseguenza dal punto di vista fisiopatologico: dato che
il processo di cancerizzazione inizia sempre a partire dalla testa, nei polipi peduncolati l’infiltrazione
neoplastica è ostacolata dal peduncolo stretto mentre nei polipi sessili l’infiltrazione neoplastica è
facilitata dalla base di impianto larga e dalla minore distanza tra la sommità e la base del polipo.

Un’altra distinzione avviene in base alla morfologia istologica:


● Polipi iperplastici: sono la maggior parte dei polipi (90%), hanno una natura esclusivamente
benigna, per cui non hanno un comportamento progressivo nel corso del tempo. I polipi
iperplastici non sono distinguibili in maniera certa da quelli adenomatosi alla colonscopia,
tuttavia di solito non sono neanche removibili per via endoscopica in quanto di dimensioni
troppe piccole e ricoperti da mucosa endoscopicamente normale (i polipi con queste
caratteristiche sono di solito classificati direttamente come iperplastici e non viene fatta
neanche la biopsia endoscopica).
● Polipi Adenomatosi: una minoranza di polipi (10%) che possono trasformarsi in cancro. Gli
adenomi rappresentano delle formazioni benigne, ma hanno una potenzialità cancerosa in
quanto possono evolvere verso le forme maligne di adenocarcinomi [gli adenomi, a
differenza dei polipi iperplastici, presentano per definizione delle aree di displasia].
Macroscopicamente gli adenomi in genere sono riconoscibili anche per il fatto che di solito
presentano una superficie finemente granulare; inoltre a volte la mucosa che li ricopre può
avere un colore rosso più intenso (fino al rosso accesso/vinoso). Altre volte possono essere
presenti delle aree ischemiche (visibili come aree violacee), che si formano in seguito a
torsione del peduncolo. Vengono ulteriormente distinti in:
○ Adenomi Tubulari : minor capacità cancerogene
○ Adenomi Villosi
○ Adenomi tubulo villosi
● Polipi infiammatori
● Polipi amartomatosi

NB -> l’importanza dello screening nel cancro del colon-retto deriva proprio dal fatto che circa il 23-
25% della popolazione 50-80 anni presenta polipi adenomatosi (appunto con potenziale di
trasformazione maligna).

Infine i polipi del colon-retto possono essere divisi in base al meccanismo patogenetico che ne
determina la formazione in:
● Forme sporadiche (o acquisite) : 95% dei casi
● Forme genetiche : 5% dei casi, associati a sindromi eredo-familiari. Nelle diverse sindromi
c’è anche un diverso rischio di sviluppo di adenocarcinoma nel colon-retto, che va dal 100%
della FAP a un rischio elevato, fino a percentuali minori per altre sindromi. In alcune
sindromi (s. di Peutz-Jeghers, poliposi giovanile) la trasformazione maligna può avvenire
anche in sedi differenti dal colon.
Infine ciascuna sindrome è caratterizzata dall’associazione con una o più lesioni genetiche e
con lesioni associate. Ad esempio la s. di Peutz-Jeghers si associa a lesioni molto
caratteristiche e facili da riconoscere, quali pigmentazioni muco-cutanee periorifiziali
nerastre (intorno alla bocca e all’ano).
Tra queste sindromi una delle più importante è la poliposi adenomatosa familiare (FAP), che
presenta le seguenti caratteristiche: sindrome rara trasmissione AD penetranza del 50-80%
almeno 100 polipi nel colon-retto evoluzione obbligatoria verso la trasformazione maligna
La diagnosi di FAP viene ottenuta tramite test genetico (può essere condotto su sangue, feci
o tessuto); a causa del fatto che si verificherà sicuramente la progressione ad
adenocarcinoma i pz intorno all’età di 18 anni sono sottoposti a colectomia totale
profilattica.

Si osservano gli aspetti macroscopici e radiografici di un colon affetto da FAP:


- morfologia in una porzione limitata di
colon è già visibile la presenza di migliaia di
polipi; a causa dell’elevata numerosità
sarebbe impossibile condurre l’indagine
istologica su ognuno (infatti in questi pz la
colonscopia di screening è impensabile,
mentre si procede direttamente a
colectomia totale di profilassi)
- clisma opaco permette di osservare le zone
in cui il MDC non penetra, che
corrispondono ai punti in cui sono presenti i polipi
(oggi il clisma opaco non viene più utilizzato)

Tra le sindromi ereditarie vi sono anche le sindromi ereditarie non poliposiche, che si associano
all’insorgenza di adenocarcinoma a livello del colon dx; tra queste sindromi vi è la HNPCC (hereditary
nonpolyposis colorectal cancer – o sindrome di Linch).
In linea generale le forme ereditarie di cancro del colon-retto sono più facili da individuare e
diagnosticare, in quanto sono associate a familiarità
(anamnesi familiare positiva) e a quadri clinici
caratteristici (lesioni associate).

Per quanto riguarda i polipo sporadici, che sono quelli più


importanti dal punto di vista clinico, dobbiamo tenere in
considerazione che nella maggior parte dei casi i polipi e
gli adenocarcinomi sono localizzati nel colon sx
(complessivamente comprende circa il 65% dei casi).

Manifestazioni cliniche dei polipi


Per quanto riguarda le manifestazioni cliniche associate ai polipi questi possono essere:
● Asintomatici (nella maggior parte dei casi). proprio a causa del fatto che spesso i polipi sono
asintomatici è importante condurre lo screening per il carcinoma colo-rettale. In una
minoranza dei casi possono raggiungere dimensioni tali da dare fenomeni pseudo-ostruttivi
o sub-occlusivi; gli adenomi e i carcinomi del colon sx tendono ad essere più sintomatici a
causa del minor calibro di questo segmento del colon
● Associati a sanguinamento (soprattutto nel caso in cui la superficie del polipo sia erosa) in
questo caso la diagnosi può essere fatta a partire dalla positività alla ricerca del sangue
occulto nelle feci (nel contesto delle indagini di screening condotte in base all’età o alla
familiarità del pz; oppure ricerca di sangue fecale nel sospetto di infezione) . Raramente il
sanguinamento è macroscopico, per cui si ricerca il sangue occulto fecale
● Identificati come incidentalomi ad esempio nel contesto di clisma a doppio contrasto o
esame endoscopico eseguiti nel sospetto di IBS (es malattia diverticolare) . il riscontro sotto
forma di incidentaloma nel contesto di queste indagini è più probabile nei pz con età > 50
anni.
Se si esegue una colonscopia in un paziente con dolore e si riscontra la presenza di un
polipo, NON vuol dire che il dolore sia causato dal polipo. Si tratta di un puro caso. Il dolore
addominale non fa parte del corredo sintomatologico del polipo e neanche del cancro colon-
rettale
● Identificati nel contesto del workout diagnostico per anemia sideropenica : la ricerca della
sede di stillicidio cronico comprende l’esecuzione di gastroscopia e anche colonscopia NB
soprattutto i carcinomi del colon dx possono associarsi ad anemia sideropenica, in quanto
questa sezione del colon ha un calibro maggiore e quindi le neoplasie possono raggiungere
anche grandi dimensioni prima di essere identificate; nel frattempo il passaggio delle feci
determina una continua erosione della massa neoplastica, con anemizzazione cronica (ma
non di grande entità).
● Associati a ematochezia [emissione di feci commiste a sangue di colore rosso vivo] [quando
il sanguinamento origina dalle basse vie del tratto GI risulta di colore rosso vivo, in quanto
non ha il tempo di essere digerito]
● Associati a diarrea mucosa in presenza di adenomi villosi di grandi dimensioni nel retto
(evenienza rara)

Trattamento endoscopico dei polipi del colon-retto


La ricerca dei polipi nel contesto dello screening del cancro colorettale è altamente utile in quanto
nella maggior parte dei casi i polipi possono essere rimossi per via endoscopica; in particolare
possono essere rimossi:
● circa il 100% dei polipi peduncolati
● circa il 95% dei polipi sessili

La rimozione per via endoscopia è abbastanza facile, soprattutto per quanto riguarda i polipi
peduncolati (base di impianto stretta); in alcuni casi, per polipi peduncolati di grandi dimensioni, c’è
un maggior rischio emorragico si può ridurre il sanguinamento con il posizionamento di clip
emostatiche o lacci emostatici alla base del polipo, per poi tagliare al di sopra. La rimozione per via
endoscopia dei polipi sessile è più complicata e richiede mucosectomia endoscopica.
Quando possibile bisognerebbe cercare di asportare il polipo nella sua interezza anatomica,
soprattutto se sono polipi sessili; per i polipi sessili di grandi dimensioni (> 3 cm) o per quelli piatti a
diffusione laterale (lateral spreading tumor – LST ) si procede con trattamento piecemeal [resezione
della lesione non in blocco, ma in frammenti multipli], dopo di che si procede a recuperare tutti i
frammenti del polipo. NB un ulteriore trattamento è la dissezione sottomucosa (più indaginosa e
che richiede una certa esperienza)

Nell’immagine a fianco viene mostrata una


polipectomia standard; oggi in queste procedure
si utilizza anche l’infiltrazione della base con una
soluzione che fa da cuscinetto (soluzione di
colloide e un collante).
L’utilizzo della soluzione permette di:
- distinguere bene la base in sezione
- staccare meglio e allontanare il più possibile la
base in sezione dalla parete (questo permette di
ridurre il rischio di ingiurie termiche).

Nell’immagine è mostrata una mucosectomia


piecemeal, con rimozione del polipo sessile
pezzo dopo pezzo; per scrupolo sono stati
rifiniti i bordi mediante coagulazione con
argon-plasma, in modo da eliminare eventuali
piccoli residui presenti mediante
termocoagulazione
[La coagulazione mediante argon-plasma
avviene con applicazione di corrente ad alta
frequenza senza contatto, mediante plasma
conduttore in occorrenza di gas argon
ionizzato; la coagulazione avviene sfruttando
l’energia termica fornita dalla corrente]
Nell’immagine sopra è mostrata una dissezione
sottomucosa endoscopica a livello del retto di
una voluminosa neoplasia; questa è una tecnica
più difficile, che permette però la rimozione di
masse di un certo volume che in passato
sarebbero state trattate con chirurgia piuttosto
che con approccio endoscopico.
GASTROENTEROLOGIA (Canale A) 12/12/22
Prof. Bassotti S: M. Del Cupolo
R: L. Brienza

CANCRO COLON RETTALE

La storia naturale del CCR


prevede la sequenza adenoma-
carcinoma: in base a dei
fenomeni genetici e ambientali,
su una mucosa normale, si
instaura un adenoma che nel
corso della sua vita, se lasciato a
sé stante, comincia a mostrare
segni di irregolarità, come
sviluppo di una displasia lieve,
che diventa poi grave, fino a
vero e proprio carcinoma in
situ o diffuso, ovvero
carcinoma avanzato.
In genere i polipi possono essere sia sessili che peduncolati e in tutta questa sequenza c’è la
possibilità, tramite programmi di screening, di poterli rimuovere, dove più facile è la rimozione del
polipo peduncolato. Per quanto riguarda invece le neoplasie sessili questi predispongono alla
metastatizzazione, soprattutto nelle forme piatte con grande superfice di adesione alla mucosa e con
peduncolo assente per cui la distanza tra mucosa e sottomucosa è minore.
Possiamo ritrovare osservazioni a favore dell’ipotesi sequenza adenoma-carcinoma:
• presenza di polipi adenomatosi, talvolta con aree cancerizzate;
• all’interno dei carcinomi vi possono essere aree adenomatose;
• in 1/3 pz operati per CCR sono presenti adenomi sincroni e l’età media di incidenza dei polipi
anticipa di anni quella dei carcinomi;
• la prevalenza geografica degli adenomi, in base alla disposizione anatomica, riflette quella dei
carcinomi;
• adenomi e carcinomi hanno una distribuzione analoga a livello del colon; c’è elevata
frequenza di carcinomi tra parenti di primo grado dei probandi (ad es. se una persona ha
predisposizione a formare polipi, questa predisposizione si osserva anche in parenti di primo
grado di quel soggetto).
Senza dilungarci, vi sono
una serie di alterazioni
citogenetiche nello
sviluppo del cancro del
colon retto, ove un colon
inizialmente normale, a
causa di una serie di
fattori, avrà un epitelio
iperproliferativo e in
questo modo è più facile
che si sviluppino forme di
displasia e adenoma, fino
a carcinoma.

La dimensione dei polipi è


un altro fattore molto
importante, in quanto tanto
sono più grandi, tanto più
facile è la loro
trasformazione in
carcinoma. Si denota come
nella forma >2cm, sfiora il
50% in termini di
trasformazione; ovviamente
gli adenomi tubulari sono
quelli con prognosi migliore
ovvero di rado si
trasformano in carcinomi; gli
adenomi tubulo-villosi
hanno anch’essi un aumentato rischio ma sono in generale gli adenomi villosi ad avere una % di
trasformazione più elevata.
INCIDENZA
Per quanto concerne l’incidenza, il
CCR è diffuso in genere in tutto il
mondo, prevalentemente descritta nei
paesi industrializzati dove sono stati
implementati programmi di screening;
questo non implica che non si trovi nei
paesi più poveri, ma più che altro i dati
di questi paesi sono minori o assenti per
relativa assenza di programmi di
screening. L’Italia fa parte del gruppo
ad alto tasso di mortalità; possiamo
notare come negli USA, in Argentina,
in Australia, Nord Europa sia molto elevato, in quanto probabilmente associato ad un elevato
consumo di carni rosse (uno dei fattori, associato ovviamente a predisposizione genetica).
Rispetto al sesso, vediamo che sia nell’uomo che nella donna l’incidenza è molto elevata, come anche
la mortalità, di fatto è la seconda causa di mortalità sia nell’uomo che nella donna.
Ovviamente l’incidenza si
correla anche con l’età: la
frequenza aumenta
all’aumentare dell’età. Questo
si verifica in quanto con l’età
c’è implemento di fattori
genetici predisponenti e fattori
ambientali che nel corso del
tempo ne favoriscono la
comparsa. Ovviamente ciò si è
denotato con l’incremento
degli screening nel corso degli
anni. Di fatto si può vedere
come l’incidenza aumenta al di
sopra dei 50 anni e di conseguenza lo screening è consigliato dai 50 anni in su: così si riesce talvolta
a individuare precocemente tutti gli adenomi, in particolari polipi adenomatosi che possono essere
rimossi con scissione colonscopica; l’unico problema sta nella presenza di compliance e delle risorse
per poterlo fare, in quanto necessita di ingenti risorse economiche.
Nel nostro paese abbiamo un’incidenza relativamente bassa; incidenza in Italia in relazione all’età:
• pz < 50 anni, 4/100.000 abitanti
• pz tra 50-69 anni, 100/100.000 abitanti
• pz > 70 anni, 300/100.000 abitanti
Si stima che in Umbria nel 2008 siano stati registrati 800 nuovi casi.

FATTORI DI RISCHIO GENERICI


Nell’ambito dei fattori di rischio:
• fattori legati alla dieta;
• fattori legati all’età;
• fattori genetici;
• fattori supplementari, come aver avuto già CCR, la presenza di adenomi e la presenza di
malattie croniche intestinali (Morbo di Crohn).
Il rischio aumenta ulteriormente nei soggetti con lesioni precancerose:
• polipi adenomatosi sporadici
• poliposi eredo-familiare
• Colite Ulcerosa e Morbo di Crohn
Vi sono poi fattori ambientali:

Dieta povera di fibre come fattore di rischio ambientale secondo un’ipotesi formulata negli anni 50
da Burkitt: una dieta ricca di fibre protegge da rischio CCR in quanto diminuisce le pressioni, aumenta
il transito intestinale e diminuisce la probabilità che eventuali sostanze tossiche introdotte con la dieta
rimangano troppo a lungo nell’intestino.

ESAMI DIAGNOSTICI

• Esplorazione digitale del retto: esame specifico e sensibile, anche se negli ultimi anni il
carcinoma si trova un po' più in alto rispetto al passato;
• Test del sangue occulto fetale: piccoli campioni di feci vengono messi a contatto con
sostanze che rivelano tracce microscopiche di sangue. I test degli ultimi anni sono molto più
efficienti di quelli del passato, ma in generale presenta un lato negativo, ovvero che rivelano
il sangue anche se il pz fa uso di farmaci anticoagulanti/antiinfiammatori/antiaggreganti che
possono dar luogo a sanguinamenti intestinali, anche questo può essere molto utile per i
programmi di screening (se positivo per sangue occulto fecale, il pz è invitato a fare
colonscopia);
• Clisma opaco: era un esame usato in passato, ad oggi soppiantato da tecniche più moderne
come la TC e RM con mdc, anche perché il carico di radiazioni è ridotto;
• Colonscopia con biopsia (gold standard): il colon deve essere preparato per poter essere
esplorato completamente;
• Colonscopia virtuale: talvolta utilizzato per programmi di screening, ma ha un lato negativo,
ovvero che ha una valenza esclusivamente diagnostica; viene fatta in casi particolari, ad es.
se il pz non è incline al fare colonscopia, anche se comunque facendo una colon-virtuale la
preparazione andrà ugualmente fatta, dunque non cambierebbe molto. D’altra parte in un
soggetto fragile e/o molto anziano come screening potrebbe essere una metodica più adeguata.
Altro svantaggio è che ha un costo più elevato delle altre metodiche, associato al fatto che vi
sia una minor esperienza degli operatori nella sua esecuzione.

COLONSCOPIA
Con la colonscopia è possibile
esplorare tutto il colon, a partire dallo
sfintere anale fino agli ultimi 5-25 cm
di ileo terminale (in dipendenza delle
caratteristiche anatomiche).

Si vede un carcinoma polilobulato, eroso Carcinoma del cieco di 5-6 cm, diffusamente
e con aree di necrosi. eroso e con parti necrotiche; man mano
desquama e ciò rende più facile
microsanguinamenti
A sx possiamo vedere un Cr colon dx e
a dx un Cr rettale.
Nel primo caso sono presenti formazioni
polipoidi formanti massa, irregolari,
facilmente sanguinanti associati a
parziale necrosi.
Nel secondo caso denotiamo forme a
scodella, con margini rilevati e
irregolari, profondamente ulcerati.
Qualora le lesioni fossero confinate al
retto, o fino al retto-sigma, i tumori
colon rettali possono essere stadiati con
l’ausilio dell’ecoendoscopia,
analizzando anche in maniera molto accurata i linfonodi circostanti.

Tramite endoscopia rettale vediamo i


vari stadi del Cr retto:
• Stadio T1: è interessata
esclusivamente la mucosa;
• Stadio T2: è interessata anche la
muscolare;
• Stadio T3;
• Stadio T3 N1: coinvolgimento
linfonodale;
• Stadio T4: coinvolgimento degli
organi circostanti.

Nelle forme più avanzate la colonscopia


può essere utilizzata anche a fini
terapeutici: viene utilizzato un filo
guida che ci permette poi di inserire una
protesi metallica autoespandibile, in
modo tale da ripristinare, almeno in
parte, la perdita del lume.
Questo ha due scopi:
• In pz non operabile ha scopo
puramente palliativo;
• In pz operabile serve a facilitare il lavoro del chirurgo, ripristinando la pervietà e mandandolo
in sala operatoria con colon pulito e disteso.
(Ha semplicemente citato la cromoendoscopia virtuale)

TECNICA ALTERNATIVA ALLA COLONSCOPIA STANDARD: VIDEOCAPSULA DEL


COLON
Ha le stesse modalità di quella vista per il tenue, con un’unica differenza, ovvero che può essere un
esame complementare alla colonscopia in pazienti con alti rischi nell’effettuare una colonscopia
tradizionale:
• Pz molto fragili;
• Pz che rifiutano di eseguire la colonscopia standard;
• Pz che pur essendosi sottoposti a colonscopia, a causa di motivi anche anatomici, non si è
riusciti a passare la giunzione retto-sigmoidale;
• Pz con fenomeni diverticolitici multipli.
Dunque in questi pz si può usare la videocapsula ma si devono considerare una serie di fattori:
• Nella pulizia del colon parliamo di 6L di liquidi e deve essere fatta bene altrimenti non si
riesce a vedere nulla;
• Non è confermata l’accuratezza della videocapsula rispetto alla colonscopia che rimane il gold
standard;
• E’ esclusivamente disagnostica.

Dunque possiamo vedere come con la


videocapsula siamo in grado di individuare
eventuali diverticolosi, colite ulcerativa, tumori,
polipi peduncolati o sessili.

CLASSIFICAZIONE ISTOLOGICA
Nella maggioranza dei casi abbiamo
adenocarcinomi, solo una piccola parte sono
quelli con componente mucosa rilevante che
assumono il famoso aspetto di “anello con
castone”. Gli adenocarcinomi possono
presentarsi come: ben differenziati,
mediamente differenziati, indifferenziati;
ovviamente il fatto di essere più o meno
differenziati incide sulla prognosi, in quanto
quelli meno differenziati o indifferenziati hanno
carattere biologico più aggressivo.

STADIAZIONE CCR

Dopo aver fatto la diagnosi di cancro è fondamentale stadiarlo ai fini del trattamento; in questo caso
vediamo la Classificazione di Dukes:
• Carcinoma in situ: neoplasia confinata alla mucosa;
• Stadio A: neoplasia interessa anche la sottomucosa;
• Stadio B1: invasione della tonaca muscolare;
• Stadio B2: invasione che dalla muscolare va nella sierosa;
• Stadio C1: come B1 ma con coinvolgimento LN locoregionali;
• Stadio C2: come B2 ma con coinvolgimento LN locoregionali.
La stadiazione è fondamentale ai fini del trattamento:
di fatto nel caso di un carcinoma che interessa solo la
mucosa possiamo fare una resezione endoscopica e il
pz sarà libero da fenomeni metastatici; nelle forme
confinate alla sottomucosa il 98% ha una
sopravvivenza a 5 anni, in quanto l’invasione
linfonodale è scarsa.
Man mano che il tumore si approfonda la
sopravvivenza diminuisce e superata la sierosa la
sopravvivenza è molto ridotta rispetto alle fasi precoci.
CLINICA
Un aspetto fondamentale per quanto riguarda il comportamento biologico, è la distinzione tra
interessamento sezioni dx o sezioni sx del colon: va considerato di fatto il differente diametro che
si ha tra i due lati.
Se consideriamo un carcinoma a sx (a livello del sigma discendente), questo tende a crescere in
maniera circonferenziale, in forme di tipo anulare che possono determinare una stenosi (forme
anulari stenosanti), conducendo a chiusura completa del lume e comparsa di sintomi precoci di
ostruzione.
Se consideriamo un carcinoma a dx o rettale, trovandoci in una condizione anatomica di maggior
diametro del lume, si tendono a formare delle lesioni più grandi, delle masse polipoidi con aspetto “a
cavolfiore”.
Questo condurrà ovviamente a delle differenze cliniche rispetto a sè il carcinoma interessi porzioni
sx, porzioni dx o retto: nelle forme sx sintomi di precoce ostruzione; nelle forme dx l’ostruzione è
tardiva, dando sintomi caratteristici di infezione cronica (pz che perdono cronicamente piccole
quantità di sangue e possono arrivare con 4-5 gr di Hb perché la perdono nel corso di mesi o di anni.

DIAGNOSI
• Storia clinica: di fondamentale importanza è l’anamnesi familiare e eventuali perdite di
sangue croniche nelle feci riferite dal pz (rettorragia);
• Esame obiettivo: esplorazione rettale;
• Esami di laboratorio: emocromo (può evidenziare anemia ferro carenziale); CEA (antigene
carciembrionario, utile soprattutto per i follow-up, in quanto il suo aumento precede la
recidiva; indici infiammatori (Proteina C reattiva);
• Colonscopia con biopsia (gold standard);
• TC o RM con mdc (diagnostico o per stadiazione): la TC spesso si fa toraco-addominale per
escludere le cause più frequenti di metastatizzazione.

Non esistono degli esami di laboratorio patognomonici, l’unico è il CEA: spesso dopo la resezione
del tumore questo crolla e a distanza di un paio di anni quando aumentano i suoi livelli può indicare
recidive o eventuali metastasi (ad es. a livello epatico). Dunque non solo diagnostico ma anche
prognostico a lungo termine.
Per la stadiazione:
• ecografia addominale (si guarda il fegato);
• ecografia endoscopica per carcinoma rettale (T,N);
• TC o RMN (T, N, M) totalbody, non limitarsi all’addome perché spesso il paziente presenta
metastasi a distanza, cerebrali, polmonari oltre che epatiche.
TERAPIA
Ritroviamo terapia medica,
terapia chemoterapica e
terapia ablativa-chirurgica.
(Il professore cita senza
approfondire la terapia
chirurgica).
OBIETTIVI DELLA
TERAPIA CHIRURGICA
(dalle sbobine 21/22)
-Resezione del tratto
neoplastico con adeguati
margini di resezione (questo
dipende dalla
localizzazione, in genere i
tumori del colon discendente e
sigma, così come quelli del
trasverso sono
suscettibili di ampie resezioni), il chirurgo si deve basare anche sulla vascolarizzazione disponibile.
-Asportazione dei linfatici che drenano il tratto neoplastico (significato sia prognostico che preventivo
della diffusione metastatica)
-Nel carcinoma del colon spesso si fa una chemio-radioterapia pre e post-operatoria, può essere molto
utile.

Non entriamo nel dettaglio. Comunque, rispetto alla sola chirurgia si guadagna il 10% di
sopravvivenza.

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