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Colite microscopica

La locuzione colite microscopica identifica due entità clinico-patologiche facenti parte delle malattie
infiammatorie croniche intestinali e caratterizzate da diarrea cronica:
 La colite collagenosica
 La colite linfocitica.
Per definire queste due entità occorre soddisfare i seguenti criteri:
1. Diarrea acquosa
2. Normale o non rilevante quadro coloscopico
3. Caratteristiche alterazioni istopatologiche.

Anatomia patologica
La valutazione macroscopica mediante pancoloscopia dimostra una normale o non patologicamente
rilevante architettura della superficie colica. In questo senso, la diagnosi viene posta mediante biopsie
seriate della superficie colica, in grado di dimostrare
 Un precipuo infiltrato linfocitico intraepiteliale o sottomucoso nel caso della colite linfocitica
 La presenza di fibre di collagene e linfociti nella colite collagenosica.

Profilo clinico
Le coliti microscopiche colpiscono più frequentemente (ma non esclusivamente) giovani donne e si
associano spesso a quadri sindromici autoimmuni quali la sindrome di Sjögren, alcune forme di artrite e la
celiachia. Il quadro clinico si caratterizza per abbondante diarrea e sintomi e segni associati ad essa come
dolori crampiformi peristaltici, sindromi da malassorbimento, astenia e disionie.
È stato inoltre dimostrato un significativo aumento dell'incidenza di coliti microscopiche nei soggetti che
utilizzano cronicamente alcuni farmaci quali i FANS e gli inibitori di pompa protonica (farmaci questi che
alterano profondamente il microbioma dell'individuo).

Terapia
La terapia delle coliti microscopiche richiede l'associazione di agenti anti diarroici quali preparati a base di
caolino o loperamide con farmaci anti-infiammatori quali la mesalazina o la budesonide

Prognosi
Le coliti microscopiche sono malattie benigne e con gli opportuni accorgimenti terapeutici la maggior parte
dei pazienti va incontro alla completa risoluzione sintomatologica con normalizzazione del quadro
istopatologico.
Colite pseudomembranosa
La colite pseudomembranosa, detta anche colite associata ad antibiotici è una colite acuta caratterizzata
dalla formazione di una pseudomembrana, ossia uno strato aderente di cellule infiammatorie e detriti
sulla mucosa danneggiata. Essa rappresenta il quadro clinico più grave e relativamente raro di una più
diffusa patologia causata dall'uso di antibiotici: "CDAD" (Clostridium Difficile Associated Disease).
È causata dalle tossine prodotte dal clostridium difficile, uno dei batteri che fa normalmente parte del
microbiota umano. Il batterio produce varie tossine, di cui le principali sono la tossina A e la B (responsabili
della modulazione delle vie di segnalazione intracellulari), che inducono l'apoptosi delle cellule dell'ospite
inducendo la produzione di citochine. Generalmente vengono colpiti soggetti sottoposti ad una terapia
antibiotica ad ampio spettro, in quanto avviene un'alterazione (disbiosi) del normale microbiota umano che
risulta favorevole al C. difficile. Raramente questa condizione può insorgere come complicanza di una
patologia cronica debilitante o dopo un intervento chirurgico.

Morfologia
Si osserva sulla mucosa danneggiata del colon la presenza di placche di detriti necrotici, muco e materiale
fibropurulento; la patologia è detta pseudomembranosa in quanto non sono vere e proprie membrane per
l'assenza di uno strato epiteliale che le riveste. La mucosa appare iperemica e disepitelizzata, nella lamina
propria è presente edema, un intenso infiltrato di granulociti neutrofili e a volte capillari trombizzati. Le
cripte del colon sono danneggiate in superficie e dilatate in profondità per la formazione di un essudato
mucopurulento, che deborda creando protrusioni "a fungo" e dalla cui coalescenza hanno origine le
pseudomembrane. Nelle rare volte in cui viene coinvolto il tenue, i villi intestinali possono apparire tozzi.

Clinica
La colite pseudomembranosa colpisce soprattutto gli adulti, caratterizzata da diarrea acuta o cronica; a
volte si può osservare anche in individui giovani come infezione spontanea e senza fattori predisponenti. La
diagnosi si ottiene dall'identificazione nelle feci delle tossine di C. difficile e tramite colonscopia. Il
trattamento a base di metronidazolo (250–500 mg ogni otto ore per via orale) e vancomicina (125–250 mg
ogni sei ore per via orale) in genere è risolutiva, anche se si osservano recidive in un 25% dei casi. Le
complicanze possibili sono costituite da una perdita massiva di liquidi o distruzione della mucosa intestinale
colpite, che possono portare a disidratazione, sepsi e perforazione intestinale. In questi casi sono necessari
tempestivi provvedimenti, in quanto possono essere mortali soprattutto in soggetti debilitati o molto
giovani.

Profilo diagnostico
In rapporto alle tipiche manifestazioni cliniche, un'accurata anamnesi è sovente suggestiva di colite
pseudomembranosa; precedenti degenze ospedaliere e manovre chirurgiche associate a terapia antibiotica
ad ampio spettro (soprattutto ampicillina ma anche clindamicina) in un soggetto con febbre, diarrea muco-
sanguinolenta e dolori addominali, sono elementi sufficienti per richiedere la ricerca delle tossine
batteriche nelle feci del paziente. Attraverso test ELISA si ricerca la tossina enterotossica, mentre la ricerca
delle tossine citolitiche si dimostra per l'effetto tossico in culture cellulari.

Prognosi
La prognosi riferita al rischio di recidive di colite pseudomembranosa sembra essere legata strettamente
alla presenza o meno dell'appendice, che probabilmente svolge un ruolo attivo nel ripristino (eubiosi) del
normale microbiota umano dopo un ciclo di antibiotici. Infatti, secondo uno studio del dicembre 2011, la
probabilità di infettarsi con un Clostridiun difficile è dell'11 per cento contro il 48 per cento dei soggetti
appendicectomizzati, mostrando così una reazione inversa tra recidiva di colite pseudomembranosa e
appendicectomia.

Terapia
La terapia deve essere tesa al ristabilimento dell'equilibrio idro-elettrolitico e alla correzione di eventuali
alterazioni ioniche. A questa si associata una terapia antibiotica basata su vancomicina e metronidazolo o,
in alternativa, linezolid o bacitracina. In concomitanza alla terapia antibiotica e poi prolungati per un lungo
periodo, occorre assumere fermenti lattici e/o altre formulazioni orali (compresse, sospensioni, polveri)
contenenti spore, batteri o lieviti al fine di ristabilire il normale microbiota umano. Recenti ricerche
suggeriscono un ruolo per la batterio terapia fecale, specie nelle forme di colite pseudomembranosa
recidivanti.

GIST
Tumori stromali gastro-intestinali derivanti dalle cellule di Cajal (cellule pacemaker della peristalsi, situate a
livello del plesso mioenterico).
Rappresentano la maggior componente dei tumori stromali mesenchimali dell’apparato digerente 80%.
Complessivamente però la loro percentuale si aggira attorno al 3% dei tumori intestinali.
Localizzazioni:
1. Stomaco 50-70%
2. Intestino tenue 30-45%
3. Retto 15%
4. Colon 10%
5. Mesentere e peritoneo <10%
6. Esofago <5%
Le metastasi non sono rare e la sede principale è il fegato.

Eziologia:
 95% hanno un’espressione caratteristica del recettore C-kit (tirosis-kinasi) aumento riproduzione
cellulare, inibizione dell’apoptosi.
 80% mutazioni del gene Kit
 5-7% hanno una mutazione del recettore alfa per il fattore di crescita delle piastrine
Gli esoni 9 e 11 del gene c-Kit sono quelli particolarmente proni alla mutazione. La mutazione dell’esone 11
è la più frequente e anche quella più sensibile alla terapia.

Morfologia:
Nella sua fase iniziale tende a essere abbastanza omogeneo (come il leiomioma). Tende a crescere e a
raggiungere dimensioni sensibili, va incontro a fenomeni di necrosi e degenerazione.
 ECO/RX dà nelle forme più grandi (>3-5cm) densità irregolare, a differenza dei leiomiomi che sono
omogenei.
 TC a doppio contrasto: fa vedere una massa intramurale a crescita esofitica ed endofitica
 Scintigrafia con emazie marcate: utile per individuare la sede del sanguinamento.

Clinica:
Vaghi, uguali a quelli descritti per il tumore dello stomaco:
 Senso di pesantezza
 Senso di ripienezza post prandiale precoce
 Fastidio
 Dimagrimento
 Anemia (da micro-perdita ematica)
 Melena/rettorragie (da emorragia diffusa ¼ dei casi)
Sintomi (rari):
 Astenia
 Dolore addominale
 Disfagia
 Calo ponderale
 Senso di pienezza
 Ematemesi/melena/sangue occulto
 Compressione e/o dislocamento dei organi vicini
 Possibilità di palpare massa epigastrica
Aggressività proporzionale a:
 Dimensioni >4-5cm
 Indice mitotico

Anatomia patologica:
1. A cellule fusate: possono a loro volta distribuirsi a vortice/palizzata/lisca di pesce… Notevole
cellularità e stroma esiguo. Sono cellule allungate con nuclei a allungati con estremità arrotondate
(proiettile a doppia capocchia)
2. Epiteliode: più comune nello stomaco. Frequentemente ha mutazione e11 sensibile alla terapia.
3. Ad anello con castone: particolarmente aggressivo
4. Con stroma mixoide

Diagnosi:
Si basa sull’istochimica.
Il 95% dei GIST esprime CD117, il 60-70% esprime CD34, il 30-40% esprime actina.

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