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Il più importante da analizzare è l’H.Pylori che) infetta circa i 2/3 della popolazione mondiale, tale
infezione si trasmette per via oro-fecale o per via orale. Altre contaminazioni son possibili con il
contatto con acque o strumenti contaminati.
Per quanto riguarda la via di trasmissione orale trovandosi nel succo gastrico attraverso il reflusso
o il rigurgito esso può arrivare nella cavità orale (è stata dimostrata la sua presenza sia nella saliva
che nella placca dentaria).
Parlando invece della trasmissione oro-fecale è la via preferenziale dato che tale batterio si trova
nel nostro sistema gastrointestinale. L’eliminazione di questo batterio avviene tramite le feci con
possibile contaminazione poi di acque o alimenti, in paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie son
scarse.
Come già accennato essi sono batteri ureasi positivi ossia sono in grado di produrre grandi
quantità di ureasi, enzima che permette loro di tamponare il pH acido dello stomaco andando a
creare una piccola “nicchia” con pH più basico dove svilupparsi.
Essendo poi dotato di flagelli polari ricoperti da Glicocalice sono in grado di muoversi e di
penetrare lo strato mucoso, la presenza di adesine poi permette loro di legarsi a recettori specifici
presenti sull’epitelio.
Molti sono asintomatici poiché essendo Gram- (LPS) possiede una membrana esterna poco tossica
che non ha proprietà pirogeniche.
La frazione polisaccaridica del LPS ossia l’AntigeneO ha una netta somiglianza con l’antigene di
Lewis (tipico dell’uomo), per tal motivo è come se “mimasse” le cellule umane della mucosa
gastrica e non evoca (contrariamente agli altri Gram-) una risposta infiammatoria importante
quindi sintomi.
Parlando più in generale di infezioni dobbiamo sottolineare come il loro manifestarsi sia legato a
svariati fattori, fattori batterici (legati al microorganismo patogeno) e fattori legati all’ospite
(ambientali) e fattori di predisposizione (genetici o non genetici).
Per quanto riguarda i fattori legati all’ospite la prevalenza è maggiore laddove le condizioni socio-
economiche e igienico-sanitarie sono più basse, essendo oro-fecale la sua trasmissione.
Parlando invece dei Fattori Batterici essi sono legati alla presenza di geni e alla produzione di
tossine che non tutti gli stipidi di H.Pylori possiedono.
Solo alcuni possiedono il Gene vacA che codifica per una proteina tossica ossia la Tossina
Vacuolante A definita anche come VacA, la quale va a formare dei canali nelle membrane delle
cellule dell’epitelio gastrico portando ad uno sbilanciamento ionico, uno sbilanciamento osmotico
che porta poi a vacuolizzazione del citoplasma, che porta alla morte della cellula.
Esistono stipiti che presentano un gene noto come CagA – Cytotoxic Associated Gene A, noto
come isola di patogenicità del genoma di questi batteri e che codifica per un prodotto che è il
cagA, esso stimola la produzione di Interleuchina-8 per cui ha un ruolo nella risposta
infiammatoria dell’ospite.
In base al fatto di presentare o meno tali due geni dividiamo gli H.Pylori in:
o - Batteri di tipo I, ossia cagA+ e vacA+ che possiedono tali geni e che sono dotati di
maggiore patogenicità
o - Batteri di tipo II, associati ad una evoluzione benigna o asintomatica della
colonizzazione.
Il manifestarsi o meno dei sintomi e della patologia dipende dallo stipite con il quale il nostro
organismo viene in contatto, che ci infetta e colonizza.
Concludiamo parlando di diagnosi e trattamento, la diagnosi avviene con un test chiamato Breath
test per il quale si somministra al paziente dell’urea marcata radioattivamente per poter misurare
la quantità di anidride carbonica emessa durante la respirazione.
La CO2 costituisce il prodotto metabolico del batterio in presenza di urea, tale test è ad elevata
sensibilità e specificità (94-98%).
Test più invasivi possono essere una biopsia in endoscopia o i test sierologici (meno sensibili e
specifici) che consistono nella ricerca nel sangue di IgG dirette contro H.Pylori.
Essendo un batterio il trattamento è antibiotico, generalmente vengono somministrate una
penicillina (amoxicillina o metronidazolo) e una tetraciclina (claritromicina) per 1 o 2 settimane.