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Corsello
Toxoplasmosi Congenita
In Italia sono attese circa 2000 gravidanze complicate da Toxoplasmosi, il 30% dei casi provocherà un’
infezione fetale, nel neonato decorrerà in forma subclinica nella quasi totalità dei casi (85-90%).
Il Toxoplasma Gondii risulta essere ubiquitario anche se la sua prevalenza varia a seconda del clima: è più
diffuso in paesi caldo-umidi.
Circa il 70% delle donne gravide è suscettibile (non immune) all’ infezione da parte di questo protista
parassitario. Il rischio di trasmissione della patologia infettiva al feto è possibile in donne gravide con:
Infezione primaria attiva;
Riattivazione di un’ infezione latente in pz con deficit dell’ immunità.
Da sottolineare è il fatto che la probabilità di trasmissione al feto s’ innalza consensualmente al progredire
dell’ età gestazionale e logicamente si ha un rischio maggiore nel III trimestre di gravidanza. Il
Toxoplasma si localizza a livello placentare e innesca un danno strutturale attraverso un processo
infiammatorio, guadagnando sempre più terreno sull’ambiente fetale.
Asintomatico in cui però gli esami sierologici e/o parassitologici pre o post natali hanno
documentato l’infezione. Si ritrovano IgM ed IgA frutto di una reazione immunitaria fetale al
Toxoplasma.
Sepsi neonatali
(precisa che è un argomento che in sede di esame viene chiesto e al quale solitamente si hanno delle
risposte confuse)
Classificazione
Le sepsi tardive hanno invece un esordio che avviene sempre dopo la quarta giornata di vita, sono legate
al contatto che può essere nosocomiale se il neonato è degente in ospedale o possono essere da contatto in
ambiente domestico se il neonato si trova a casa o comunque nell'ambiente in cui questo neonato vive nei
primi giorni di vita. La mortalità è inferiore rispetto alla sepsi precoce ma comunque molto alta perché la
sepsi può evolvere anche in questo caso in modo imprevisto verso lo shock; vi è un decorso che
sicuramente più lento rispetto a quello che si verifica nella sepsi precoce, vi possono essere dei quadri di
localizzazione locale più evidente ma soprattutto vi è un rischio più alto di una localizzazione a livello
meningeo. Rispetto alla sepsi precoce in una sepsi tardiva il vero rischio è c he il germe che è
prevalentemente gram+ ma può essere anche gram- o un fungo si localizzi al livello del SNC. Però la
differenza è centrata sulla emergenza clinica e sull’intervento precoce perché questo ci da certezza
sull'origine materna nel primo caso mentre origine orizzontale post natale nel secondo caso.
Quadro clinico
Si tratta di un quadro molto aspecifico, non è patognomonico di un agente eziologico rispetto all'altro, sia
le sepsi precoce che lle sepsi tardive si possono manifestare nello stesso modo con alterazioni cutanee: la
cute di questo neonato diventa pallido-grigiastra, assume questo caratteristico colore che è completamente
diverso dal colore roseo e ben perfuso che ha in condizioni normali; compaiono nei, compaiono
tachicardie, il neonato rifiuta l'alimentazione, rallenta la peristalsi, il suo addome è disteso, compare
l'ittero che anche qui può avere impronta colestatica e l'altro gruppo di sintomi è quello neurologico che
vanno dal torpore alle alterazioni del ritmo sonno veglia l'irrequietezza fino all' episodio convulsivo.
Abbiamo un quadro clinico sistemico con un esordio rapido ed un'evoluzione altrettanto rapida. Diventa
importante sia nella sepsi precoce che nella sepsi tardiva conoscere i fattori di rischio che possono
favorire l'insorgenza della sepsi. Questi sono: in primo luogo i fattori di rischio materni come la rottura
delle membrane che viene annoverata fra i fattori di rischio in paricolar modo se c'è anche la pre maturità
o se si tratta una rottura che va oltre le 18 ore, un tempo si considerava fattore di rischio una rottura che
andava oltre le 24 ore ad oggi invece oltre le 18 ore. Quindi ogni ora che passa aumenta il rischio che
attraverso si abbia un coinvolgimento e successivamente un danno fetale. Quello che oggi sappiamo in
quanto sono sicuro che I ginecologi ve ne avranno fatto menzione è che spesso la rottura delle membrane
non è la causa dell'infezione materno fetale ma è la conseguenza, cioè c'è la rottura delle membrane
perché C'è l'infezione mentre un tempo si riteneva che la rottura fosse semplicemente un fattore di rischio
di infezione. Oggi sappiamo che la corioamnionite provoca la rottura delle membrane e se la rottura delle
membrane va avanti a lungo, questa, rappresenta un fattore di rischio per la sepsi. Riassumendo il
meccanismo è corioamnionite, rottura delle membrane, sepsi neonatale.
Abbiamo fatto riferimento alle convulsioni fulminanti in corso di sepsi neonatale: si ha l'alterazione
della coagulazione con formazione di microtrombi e un quadro che va verso la disfunzione micro-
vascolare con un meccanismo che è quello della coagulopatia da consumo che è molto più presente di
quanto non lo sia nell’adulto. Con un percorso dato da INFEZIONE... INFIAMMAZIONE...
ALTERAZIONE COAGULAZIONE... MICROTROMBI... DISFUNZIONE MICROVASCOLARE...
INSUFFICENZA D’ORGANO (MOF). Allora anche qui risulta essere fondamentale la prevenzione; sia
per la tipologia di fattori di rischio sia per la gravità della infezione diventa importante intervenire
sull’amionite e limitare gli agenti patogeni in prossimità del neonato. Quindi questi interventi di
detersione e di disinfezione sono degli interventi fondamentali perché limitano il contatto con i germi.
Naturalmente la misura più importante che si può adottare soprattutto per i neonati dopo la nascita è il
lavaggio delle mani perché i germi patogeni vengono trasferiti al neonato prevalentemente attraverso le
mani.
Per riassumere:
L'unico agente eziologico Gram + responsabile di sepsi neonatali precoce è lo streptococco β-emolitico
di gruppo B (chiamato anche Streptococcus Agalactiae, perché è stato scoperto dai veterinari in corso
di mastiti di mucche che non producevano il latte). Ha una diffusione elevata nel periodo della gravidanza
e le percentuali di colonizzazione delle vie urogenitali femminili in Italia supera il 25-30%, infatti si fa un
tampone vaginale a tutte le gravide per screening verso lo streptococco β-emolitico di gruppo B.
L'infezione allo streptococco β-emolitico di gruppo B può essere asintomatica e quindi non avere nessun
segno clinico correlato al batterio oppure può avere una batteriuria.
Questo germe ha la capacità di agganciarsi ai recettori per l'estrogeno presenti nelle vie urogenitali (e
anche nelle vie rettali), l'espressione dei recettori per l'estrogeno nelle cellule epiteliali delle vie
urogenitali aumenta durante il periodo delle gravidanza a causa dell'aumento dei livelli di estrogeno e
questo permette al germe di agganciarsi, crescere e svilupparsi lì senza avere nessun controllo, visto che
non essendo in circolo, è poco sensibile ad eventuali terapie antibiotiche nella donna e nei feti.
Si è visto una maggior frequenza di infezione dallo streptococco soprattutto:
nelle donne giovani,
nelle donne che hanno un’attività sessuale promiscua, o che utilizzano spirale, o che effettuano
ripetuti tamponi vaginali
nelle donne pluripare
Il rischio di trasmissione del batterio dalla madre al feto è durante il travaglio di parto, durante il
passaggio del canale del parto, "perché lì avviene il contatto tra il feto e la madre" (perché lì vanno in
intimità) e questo germe penetra al livello del neonato e dà, dopo 48-72 ore, una sepsi temibile. Il
problema è che la rottura delle membrane non è un efficace marker di questa infezione, perché se c'è una
batteriuria e c'è una localizzazione del germe, anche in assenza di rottura delle membrane ci può essere
l'infezione. Quindi, i fattori condizionanti l'infezione sono diversi e non è solo il passaggio attraverso le
membrane.
Tutte le donne, dove vi è un positività al test vaginale per lo streptococco β-emolitico di gruppo B, hanno
bisogno di effettuare una profilassi antibiotica con somministrazione ogni 4-6 ore di penicillina
(ampicillina) durante il travaglio, evitando il passaggio dello streptococco nel neonato. Nei neonati vanno
effettuati interventi tempestivi per cogliere un eventuale infezione, anche precoce, che va trattata con la
penicillina, visto la sua elevata sensibilità ad essa e dove le probabilità di resistenza sono minime.
Per fare diagnosi di infezione da streptococco b emolitico di gruppo A bisogna avere necessariamente:
2. Aumento del titolo antistreptolisinico, che dimostra una risposta immunitaria contro il batterio e
quindi una penetrazione postmucosale dello streptococco,
La presenza di una sintomatologia, in aggiunta ai tre elementi della diagnosi, con tonsillite reumica, otite
il quadro assume un emergenza clinica.
Per esempio il solo aumento del titolo antistreptolisinico può essere indice di un’infezione pregressa e
quindi già curata.
Ovviamente, la faringotonsillite dello streptococco, come le infezioni virali delle vie aeree superiori e
anche inferiori è più frequente nel periodo autunnale e invernale, quindi è necessario fare diagnosi
differenziale con quest'ultime perché l'infezione streptococcica deve essere trattata con terapia antibiotica
adeguata per almeno un periodo di 10 giorni, oltre per guarire dalla sintomatologia acuta ma anche per
prevenire le sequele non suppurative, invece l'infezione virale non deve essere tratta con terapia
antibiotica.
L'infezione streptococcica, di solito:
ha un esordio improvviso