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MICROBIOLOGIA #18A

Prof.ssa Emanuela Balestieri 11/05/2022 09:00-11:00 Sbobinatore/Revisore: Adea Kurti-Einxhel


Sako
MICOSI SISTEMICHE

L’argomento di oggi sono le micosi sistemiche.


Le micosi sistemiche sono causate da funghi dimorfi, ad eccezione del Cryptococcus che si svilupparono
come cellula lievitiforme.
Le principiali infezioni sistemiche sono: criptòococcosi, istoplasmosi, blastomiceti, coccidioomicosi,
paracoccidiodomicosi.
Sono sostenute nella maggior parte dei casi da patogeni primari endemici, questo perché il loro habitat
naturale è delimitato a regioni geografiche specifiche.
L’istoplasmosi, ad esempio, è diffusa in Africa.
I funghi sono considerati dei veri e propri patogeni, in quanto sono in grado di coinvolgere anche gli organi
più profondi.
Tutte queste patologie indicate nella
diapositiva, iniziano tramite la penetrazione per
via inalatoria e la sede primaria di infezione è il
polmone.
L’infezione primaria è asintomatica,
autolimitante e di breve durata. Nel polmone, il
fungo è in grado di conferire all’ospite un
elevato grado di resistenza specifica nelle
reiezioni.
Mentre negli individui compromessi che hanno
una risposta immunitaria alterata o sottoposti a
terapie specifiche, la mancanza di una risposta
adeguata non porta all’eliminazione completa
del fungo. A questo punto il fungo ‘va in
latenza’ e nei tempi successivi può determinare
un’infezione secondaria o riattivazione
determinando un’infezione sistemica in ospiti
immuno-compromessi.
Il fungo entra nel circolo ematico.

Criptococcosi: si presentano sottoforma di


lievito.
Causata da:
Cryptococcus neoformans var.
Neoformans.
C. N. Var gattii
Cryptococcus neoformans var. Grubii
La via di penetrazione è inalatoria.
In vivo il micete ha aspetto di cellule
lievitiforme gemmante con un diametro di 5-20
micromentri e con una capsula rifrangente di
ampiezza doppia rispetto alla cellula.
Le gemme di staccano molto precocemente
(sono presenti contemporaneamente cellule di
grandezza estremamente variabile).
La presenza di cellule capsulate nel paziente,
indica l’infezione da Cryptococcus neoformans.
Cryptococcus neoformans è stato isolato originalmente nel 1895 da succhi di frutta ed è stato per lungo
tempo ritenuto agente eziologico di tumori da cui
è derivata la denominazione di specie
‘neoformans’.
Nell’animale inoculato per via sistemica induce
formazioni simil-tumorali.
- colazione di gram: generalmente i miceti sono
Tram-positivi anche se spesso risultano poco
colorati. Consente di evidenziare le strutture
fungine anche se alcuni aspetti morfologici
possono risultare alterati. Non è una tecnica
elettiva per i miceti.

La capsula è costituita da mucopolisaccaridi


acidi:
- Glucuronoxilomannano: catena di unità di
mmanosio con legami alfa 1-3 sostituite con
gruppi xilosil e beta- glucoronil
- Galattoxilomannano
- Mannoproteine

Piccole differenze strutturali del glucuronoxilomannano (GXM) sono le responsabili dei diversi tipi
sierologici (stereotipi A,B,C e D).
Gli stipiti di questa specie sono distinguibili in base alle dimensioni della capsula.
Nell’ambito di uno stesso stipite lo spessore della capsula varia in funzione delle condizioni di coltura
(concentrazione di CO2, presenza di ioni ferro, glucosio, glutammato, diammina, valore del pH, della
temperatura, dell’osmorolità).
Alcuni stipiti che in vitro formano capsula di ridotta dimensione, possono invece generare capsula più spessa
durante la crescita in vivo.
È la frazione mannoproteica dell’antigene capsule a suscitare la risposta immunitaria sia umorale che
cellulare.
Anticorpi anti-polisaccaridi capsula possono neutralizzare il lievito ma non sono prodotti tanto
tempestivamente da prevenire la diffusione dell’infezione.
La capsula rappresenta uno dei principali fattori di virulenza in quanto inibisce la fagocitosi.
Non sembra esserci correlazione tra dimensioni della capsula e virulenza.
Mutanti privi di capsula perdono la capacità infettate. In vitro i leucociti polimorfonucleati del sangue
periferico fagocitano le cellule lievitiformi a capsula sottile o prive di capsula in poche ore.
I macrofagi fagocitano invece le stesse cellule molto più tardivamente.

Esame microscopico a freso con bianco


calcoflor: Il bianco Calcofior rappresenta un
eccellente colorante fluorescente per gli
elementi fungini.
Il campione deve essere osservato con un
microscopio a fluorescenza dotato di filtri
che permettono di osservare lunghezze
d’onda comprese tra 300 - 412 micrometri
(ottimale 347 micrometri)
A seconda della lunghezza d’onda i miceti
appaiono colorati da bianco azzurro a verde
brillante.
La tecnica non è specifica per i miceti.
Sierotipi
In base alla specificità antigenica si distinguono 5 stereotipi di Cryptococcus neofromans (A,B,C, D e AD).
C. Neoformans var. Neofrormans è solo D.
I sierotipi B e C sono sinonimi della variante C.neoformans var. gattii.
Il stereotipo A è sinonimo della variante C.neoformans var. grubii
i stereotipi B e C sono rappresentati prevalentemente nelle aree tropicali e sub-tropicali.
Il Criptococco produce melanina. La melanina contribuisce alla virulenza del micete.
Il Criptococco possiede un enzima, la fenolo ossidasi, che converte la idrossifenilalanina in melanina,
svolgendo un’azione analoga alla tirosinasi nella sintesi di melanina nell’uomo.
Nella cellula fungina la melanina va a depositarsi nello spessore della parete e contribuisce ad aumentare la
resistenza agli agenti ossidanti.
Elevati livelli di dopamina nel SNC favoriscono la crescita di lieviti più ricchi di melanina e quindi più
virulenti.
È una malattia endemica, il lievito viene isolato dalle feci di piccione o di altri uccelli e dal suolo
contaminato anche dopo un prolungato essiccamento, che rappresentano una fonte di infezione aerogena.
Può parassitare sia l’uomo che gli animali ( ma no gli uccelli che sono solamente un serbatoio di infezione).
Il fungo può persistere fino a 16 mesi nella sabbia e nel terreno secco e fino a 24 mesi nel suolo umido.
Non è stata documentata la trasmissione animale-uomo (neppure con latte non pastorizzato di bovini affetti
da mastite criptococcica).

Epidemiologia
È un’infezione ad alta incidenza nei pazienti AIDS. I soggetti maschi sono maggiormente affetti delle
femmine, forse per maggiore esposizione piuttosto che per maggiore predisposizione.
Il tropismo per il SNC è determinato dall’abbondante presenta in tale tessuto di creatininina ed asparagina.
Possibile trasmissione interurbana dell’infezione in trapianti di rene e cornea.
Nell’ospite immunocompetente il contatto con il micete non comporta solitamente insorgenza di sintomi
clinici.
Le cellule infettanti vengono eliminate dai macrofagi alveolari o contenute in un granuloma polmonare che
induce la produzione di anticorpi.
L’infezione può acquisire uno stato di latenza in condizioni predisponenti (AIDS, neoplasie o trattamento
immuno-soppressivo nei trapianti) riattivarsi e causare malattia.

Patologie da Cryptoccocus:
Forma polmonare primaria
Meningo- encefalite
Scheletrica
Gastro intestinale
Renale
Prostatica
Nosocomiale
Forma cutanea e muco-cutanea secondaria
• Forma polmonare primaria
Sintomi:
- tosse scarsamente produttiva
- Modesto incremento della temperatura
- Dolore pleurico
- Malessere
- Presenza di sangue nell’espettorato
Risoluzione spontanea senza trattamento
farmacologico, con calcificazione o meno delle
lezioni polmonari.
Meningo- encefalite
Sintomi:
- rigidità nucale
- Comportamento maniacale
- Riduzione della capacità visiva e
diplopia (quando c’è
interessamento del nervo ottico)

Richiede una terapia farmacologico


altrimenti l’esito è fatale.
Nei casi più rari si forma un
granuloma, spesso confuso con una
massa tumorale che deve essere
eliminato in maniera chirurgica e
farmacologica.

Le altre forme di Criptococcosi:


- Criptococcosi scheletrica: rara
- Criptòococcosi Gastro- intestinale: in
pazienti imunocompetenti sottoposti a terapia
steoidea o a splenectomia o affetti da malattie
epatiche croniche
- Criptococcosi renale: in trapianti renali
- Criptococcosi prostatica: presenza di massa
simil-tumorale in pazienti affetti da AIDS con
eliminazione del micete attraverso lo sperma
- Criptocococcosi nosocomiale: rara

Forma cutanea o muco-cutanea


Rara la forma cutanea o muco-cutanea primaria
conseguente ad impianto traumatico del lievito.
Poco frequente anche la forma cutanea o muco-
cutanea secondaria:
Sintomi:
- Papule
- pustole
- Ascessi ulcerati
Richiedono una terapia farmacologica importante o ripristino della funzionalità immunitaria.

Diagnosi di Criptococcosi:
Il liquor nell’infezione meningea è di norma limpido con
numerosi linfociti e basso contenuto in glucosio.
La capsula mucosa viene evidenziata con l’aggiunta di inchiostro
di china per l’osservazione a fresco del sedimento.
La diagnosi rapida sul sedimento richiede sempre un esame
colturale successivo.
La crescita viene inibita da cicloeximide.
La modalità di raccolta del liquido cefalo-rachidiano
prevedono la raccolta di 3ml di liquor in provetta sterile e
centrifugati a 2000 rpm per 15 minuti.
Il sedimento viene utilizzato per l’esame diretto (inchiostro di china in caso di sospetto clinico di
criptococcosi) e per gli esami colturali.
La presenza della capsula indica un ceppo
virulente.

Diagnosi di Criptococcosi

I sierotipi A e BD vengono distinti da quelli B


e C in terreno aggrinzato con aggiunta di:

L-canavanina
Glicina
Blu di bromotimolo

I primi due sierotipi fanno variare al giallo il


colore dell’agar, i secondi due invece non
determinano cambiamento di colore.

Nel processo diagnostico si richiede una serie

di test biochimici che permettono


un’identificazione definitiva del micete.

Per quanto riguarda i test biochimici, i più


utilizzati sono:
L’assimilazione degli zuccheri: inositolo
Fermentazione degli zuccheri: nulla
Produzione di urlassi
Produzione di fenolossidasi
Incapacità di ridurre i nitrati
TEST DI ASSIMILAZIONE
DEGLI ZUCCHERI

I dischetti sono impregnati con una


soluzione all’1% di differenti
carboidrati.
Indice dell’assimilazione di un
carboidrato è la crescita della colonie
intorno al dischetto.
TEST DI FERMENTAZIONE
DEGLI ZUCCHERI:
I quattro tubi contengono brodi a
diverso contenuto di carboidrati.
Tutti vengono inoculati con uno
stesso lievito da identificare.
Nei primi due tubi il terreno è virato
al giallo per abbassamento del pH,
conseguente alla crescita del fungo (l’indicatore di pH è il
rosso-fenolo).
L’avvenuta fermentazione è evidenziata dall’accumulo
di gas nelle campanelle di Durham.

Per quanto riguarda l’identificazione di Cryptococcus


neoformans i saggi molecolari prevedono:
Sonde genomiche basate sull’ibridizzazione degli acidi
nucleici vengono utilizzate per l’identificazione colturale
di conferma.
Segmenti di DNA di C.neoformans possono essere
rilevati ed identificati mediante PCR direttamente da
materiali clinici.
Tale metodica utilizza cookie di primers per segmenti del
gene ERG11 o DNA ribosomiale riducendo a 24 ore la
diagnosi di criptòococcosi.

La terapia:
Presenta svariate problematiche:
- tossicità
- Superamento della barriera emato-encefalica
- Prolungamento del trattamento (recidive)
Farmaci di elezione: 5- Fluorocitosina, Amphotericina B e Fluconazolo usati in associazione.
Frequenti i fenomeni di resistenza. La mortalità si aggira intorno ai 10-25%.
• Lo schema terapeutico:
I pazienti devono essere trattati:
2 settimane con amfotericina B e flucitosima ad alte dosi (terapia di induzione),
8 settimane con fluconazole o itraconazolo per via orale (terapia di consolidamento)
Terapia di consolidamento di almeno un anno nei pazienti di AIDS.
Nei pazienti AIDS la terapia di consolidamento deve essere protratta per tutta la vita.
Il controllo della terapia viene eseguito mediante prelievi seriali di liquido.
Parliamo invece adesso per i micosi sistemiche che sono causate da patogeni primari che sono in
grado di dare patologie gravi sistemiche anche in individui immunocompetenti. Rispetto ai miceti
cryptococcus neoformans qui la patologia sistemica è associata nel caso in cui il paziente è
immunodepresso.

I miceti patogeni primari sono: (Ci sono poi altre speci che appartengono ma questi sono quelli
principali.)

 Histoplasma capsulatum var. capsulatum


 Histoplasma capsulatum var. duboisii
 Blastomyces dermatitidis
 Coccidioides immitis
 Paracoccidioides brasiliensis

Cominciamo con l’istoplasmosi definita anche come malattia di Darling o malattia delle grotte o
patologia degli speleologi che è stata definita cosi nel 1930 perchè questo gruppo viene associato
ai riccioni perchè in questo caso il serbatoio dell’infezione sono i pipistrelli e gli uccelli. I pipistrelli
vivono nelle grotte e di conseguenza viene definito in questo modo. Tanto spesso viene associata
appunto a persone che sono facilmente esposte come sono i speleologi.

Si tratta di un’infezione intracellulare, l’histoplasma capsulatum la troviamo sempre a livello


intracellulare, nel sistema reticolo-endoteliale quindi un sistema funzionale dell’organismo che fa
parte del sistema immunitario che ha la funzione di fagocitare tutto ciò che è sostanza estranea o
rifiuto dall’organismo. Questo tipo d’infezione come tutte le micosi sistemiche inizia a livello
polmonare, questo perchè anche in questo caso l’agente eziologico, il micete, viene trasferito per
via inalatoria. Una cosa importante è che la gravità della malattia dipende da due fattori principali.
Uno è la risposta immunitaria dell’ospite e l’altro è la quantità di conidi inalati. Nell’ospite
immunocompetente questi tipi di infezioni in generale determinano una malattia autolimitante
che è caratterizzata da blastocisti hominis, infezione polmonare, la tosse, la febbre e alle
radiografie si vede la polmonite. Mentre nell’ospite che ha diffetti dell’immunità e soprattutto
nell’immunità cellulo-mediata, la malattia è più severa e si presenta con gli stessi sintomi, quindi la
febbre, e con queste radiografie che danno l’idea di una polmonite ma per di più la presenza di
filtrati diffusi, danno l’idea della severità della patologia. L’istoplasmosi viene trasmessa per via
inalatoria e si inalano i conidi che si depositano sui alveoli e si trasformano in lieviti. Questo perche
l’istoplasma capsulatum nell’ambiente è sempre presente come muffa. È quindi un fungo dimorfo
che trovandosi in un’ambiente in cui la temperatura è maggiore si trasforma in lievito, si tratta di
un dimorfismo ipotermico. È un fungo che a livello polmonare si deposita negli alveoli e viene
fagocitato dai macrofagi alveolari ma anche dai neutrofili. Il riconoscimento micete e cellula
fagocitaria avviene attraverso un recettore specifico posto nella membrana, il recettore CD18.
Quando viene fagocitato il micete che si converte a forma di lievito, può sopravvivere all’interno
del fagocita. Dal punto di vista morfologico nell’ambiente è una muffa che ha ialine molto delicate
e al interno dei macrofagi si presenta sempre come lievito e sempre come lievito gemmante che è
identificativa.

Diciamo che un paziente si presenta con un polmonite e a livello del espettorato si trovano dei
macrofagi. Si pensa di un infezione da histoplasma capsulatum.
Questo tipo di micete produce 2 tipi di conidi. I macroconidi quindi grandi e che hanno delle
caratteristiche proiezioni sulla parete cellulare per cui sono identificabili, oppure può produrre
anche microconidi che sono più piccoli e rotondeggianti.
Un’altra cosa importante da guardare è che nella forma di lievito è diversa tra i due varianti perchè
le cellule del capsulatum sono molto più piccole rispetto al duboisii e entrambe hanno in comune il
fatto che sono sempre intracellulari. Questo perchè il microoganismo è in grado di sopravvivere
dentro il fagocita.
Ora vediamo come riescono a sopravvivere all’interno del fagosoma. È un meccanismo che
dipende da una serie di fattori ma il micete è in grado di modulare il pH dentro il fagosoma.
Questo fa si che si crei un’ambiente con il pH vicino al 5 e questo è sicuramente un’ambiente
favorevole alla replicazione del micete rispetto a quello che si presenta generalmente all’interno
del fagosoma.
Un’altra cosa che migliora la capacità del micete histoplasma capsulatum di crescere e replicare al
interno dei fagociti è quello legato al fatto che è un micete in grado di riassorbire efficacemente
sia il calcio che il ferro grazie alla produzione di proteine per questi ioni.
Teniamo conto che per qualsiasi altra cellula eucariotica il ferro e il calcio sono fondamentali per la
sua crescita e questo significa che anche in questo caso migliora la sua capacità di poter resistere e
poter crescere all’interno del fagocita. Histoplasma capsulatum altera la posizione della sua parete
cellulare e in questo modo si maschera al sistema immunitario.
Questo l’abbiamo detto a proposito della modulazione del pH fagolisosomiche che permette alla
forma lievito di sopravvivere al killing fagocitario e inoltre la capacità di modulare il pH è anche
utile alla crescita del micete perchè se il pH è superiore al 6.5 la disponibilità di ioni importanti
aumenta per il micete stesso e questo fa si che la crescita migliora.
Le cellule di lievito producono una quantità di questa proteina che è la CBP1 capace di legare ioni
calcio positivi con doppia valenza. Questo significa che se il micete resta dentro il fagocita con il
calcio, gli ioni positivi fanno buttare il pH e quindi si crea l’ambiente più favorevole per la crescita
del fungo stesso.
Altro che, il meccanismo coinvolto nella sopravvivenza del histoplasma nel macrofago riguarda la
capacità di rilasciare composti della parete cellulare, quindi modificare la composizione della
parete cellulare ed I composti che sono tossici li uccidono i macrofagi. Perchè in questo modo
possono essere efficacemente dispensi e possono inffettare i macrofagi, replicare ancora
attivamente per cui poi aumenta esponenzialmente il numero di cellule di histoplasma capsulatum
a livello del sito d’infezione primaria.
Il fungo è detto "capsulato" perché alle comuni colorazioni presenta un alone pericellulare
sfumato, erroneamente interpretato come capsula. Tale alone è dovuto ad un artefatto da
colorazione (retrazione del citoplasma). Le colorazioni prevedono uno step di fissazione e
utilizzano dei composti che alterano la membrana plasmatica. In quel modo diventa molto
permeabile per cui il citoplasma prende acqua e si scosta leteralmente dalla parete cellulare. Poi si
vede questo spazio tra la parete cellulare e la membrana che sembra una capsula ma in realtà è
dovuto all’idratazione del citoplasma e quindi è un artefatto della colorazione. Quindi
l’histoplasma capsulatum non è capsulato.

Qui vediamo le cellule d’histoplasma capsulatum. Sono


dei pallini neri e piccoli all’interno della cellula. Qui è
ben visibile il nucleo. Quindi c’è la cellula grande
fagocitaria e le piccole palline intorno sono le cellule di
lievito. Anche in questa foto le cellule sembrano
capsulate ma in realtà è un artefatto della colorazione.

A - H. capsulatum var
capsulatum: colorazione
Giemsa di biopsia
polmonare
B - H. capsulatum var
duboisii: colorazione con
argento metenamina di
biopsia epatica

Nella biopsia polmonare vediamo il microorganismo “libero”, quindi come singole cellule
lievitiforme al interno del tessuto. Questo perchè il fagocita si è rotto e aperto e rilascia queste
piccole cellule nel tessuto dove poi possono provenire perche possono infettare delle nuove
cellule e determinare la severità della patologia.
Il genere Histoplasma comprende la sola specie capsulatum che riconosce due varianti:
Histoplasma capsulatum var capsulatum: agente eziologico di infezioni polmonari e disseminate.
Histoplasma capsulatum var duboisii: agente eziologico di lesioni cutanee ed ossee.
Nella forma muffa nell’ambiente le ife sono settate e ialine e hanno dei conidiofori che sono
generalmente corti e indifferenziati.
Quello che è utile dal punto di vista diagnostico è la presenza di due tipi di conidi:
I macroconidi (8-20m) sono larghi, rotondi, ialini, a parete spessa e tubercolata e poi i
microconidi che sono più piccoli e che rappresentano la forma infettante perché solo questi
possono essere sufficentemente piccoli da potter essere inalati e arrivare al livello del alveolo.

Qui si vedono schematizzati i macroconidi con le proiezioni sulla parete cellulare mentre i
microconidi sono molto più piccoli.
Anche la forma lievito è diversa tra i due varianti perchè a 37°C H.capsulatum var. capsulatum
presenta cellule lievitiformi gemmanti, rotonde o ovalari di piccole dimensioni e con parete sottile
mentre H.capsulatum var. duboisi ha dimensioni circa 4 volte maggiori e parete spessa.
Qui si presentano in diversi colorazioni ma si nota la tipica superficie tubercolata.
GMS= Argento-metenamina secondo Gomori-Grocott.
In questi immagini c’è la forma a lievito e il micete si vede bene differenziato dal tessuto in cui si
trova.

Il variante capsulatum ha distribuzione ubiquitaria ed è endemico in Nord-america, America


Latina, Africa, Australia, Malesia ed India. In Italia nell’Appennino Tosco-Emiliano. Mentre il
variante duboisii è circoscritto ai paesi africani ed è agente eziologico dell’istoplasmosi africana.
Gli uccelli sono i serbatoi naturali di questo micete e non vengono mai infettati mentre i pipistrelli
sono gli altri non serbatoi perchè vengono infettati.
Un’altra caratteristica del histoplasma capsulatum è quella di poter non solo sopravvivere nel
suolo ma anche replicarsi. È un micete che ha una persistenza forte e può essere trasmesso
all’uomo perchè utilizza un po’ tutti per la sua sopravvivenza e si comporta come saprofita a livello
del suolo.
Il polmone è la via di accesso dell’infezione. I microconidi vengono inalati, si convertono in lieviti
perché nella temperatura di 37 gradi il fungo subisce il suo dimorfismo ipotermico e vengono
fagocitati dai macrofagi polmonari. Al interno dei macrofagi questi microorganismi poi si replicano
e possono determinare la morte del fagocita per poi essere dentro il paziente stesso. Quello che
succede è che nell’ospite immunocompetente i macrofagi possiedono attività fungicida, limitando
l’infezione, mentre nell’ospite immunocompromesso nei macrofagi i microrganismi vitali possono
persistere e rappresentare sorgente di malattia disseminata.

Questo è il ciclo naturale dell’infezione dall’histoplasma capsulatum. Gli uccelli sono i serbatoi
naturali del micete e i pipistrelli come ospiti secondari di questo microorganismo. Gli animali
eliminano il micete attraverso le feci che poi vengono polverizzate e il uomo si contaggia
respirando i microconidi.

Le sindromi cliniche da histoplasma capsulatum:


Istoplasmosi endemica benigna
Istoplasmosi endemica
Istoplasmosi polmonare cronica
Istoplasmosi disseminata
L’istoplasmosi endemica benigna è una patologia asintomatica. È causata da inalazione di pochi
conidi di histoplasma varietà capsulatum. Può essere con lieve patologia respiratoria con modesto
rialzo febbrile, tosse e dimagrimento.
C’è sempre una risoluzione spontanea dell’infezione con possibili residui di calcificazione a livello
polmonare visualizzabili radiologicamente con quadro anatomo-patologico simile a quello
tubercolare. Presenta necrosi caseosa al centro della lesione. Il variante capsulatum può rimanere
vitale per molti anni anche nelle lesioni calcificate. Questa persistenza del micete può essere
messa in evidenza con un saggio di ipersensibilità ritardata con istoplasmina.

L'istoplasmosi endemica è una patologia più grave causata da inalazione di un elevato numero di
conidi del variante capsulatum. Questo perchè la severità della patologia dipende dalla risposta
immunitaria dell’ospite e l’altro è la quantità di conidi inalati.
Nell’infezione primaria la sintomatologia insorge dopo 10-18gg; i sintomi sono febbre, malessere e
mialgia con grave infezione polmonare dovuta alla disseminazione del fungo all’interno dei
macrofagi e quadro radiologico con calcificazioni simili a quelle da polmonite. Il fungo può
rimanere vitale e causare successivamente infezione disseminata.
Nell’infezione secondaria i sintomi si manifestano entro 3-7gg e l’evoluzione della malattia è molto
meno grave, senza adenopatia ilare, coinvolgimento pleurico o disseminazione del microrganismo.
L’istoplasmosi polmonare cronica è un’altra patologia associata all’infezione del histoplasma
capsulatum e si presenta nei pazienti che hanno patologie croniche nel livello polmonare ed è
tipicamente distribuita nelle aree endemiche in cui c’è un maggior rischio di essere esposti a
questo tipo di organismo.
L’istoplasmosi disseminata è una patologia che si associa a pazienti immunocompromessi e alla
dispersione del microorganismo nei vari setti corporei. Si presenta generalmente
un’ingrossamento del fegato. Può determinare la morte del paziente perché coinvolge il sistema
nervoso centrale.
Nei bambini determina elevato rialzo della temperatura e polmonite interstiziale con prognosi
infausta e può causare anche morte. Nell’adulto febbre intermittente, calo ponderale, debolezza,
lesioni del cavo orale (manifestazioni mucocutanee secondarie) rappresentate da noduli non
ulcerati della lingua e delle gengive, rigonfiamenti dolorosi della mucosa buccale, allargamento
delle corde vocali.
Una manifestazione molto rara d’istoplasmosi è la forma cutanea primaria causata dalla
disseminazione del micete per via ematica. Questa è la forma più trascurata perché viene
associata al variante duboisii.

Le sindromi cliniche da histoplasma capsulatum var. duboisii:


Detta anche istoplasmosi africana. Si manifesta prevalentemente come malattia cronica
caratterizzata da linfoadenopatia regionale con lesioni a carico della cute (si formano dei noduli
ulcerati) e lesioni scheletriche attaccando le ossa del cranio e gli articolazioni.
In individui con immunocompromissione grave avviene disseminazione per via ematica o linfatica
agli organi interni e risulta fatale anche se trattata tempestivamente.
La diagnosi dell’istoplasmosi può essere seguita da:
• Espettorato
• Liquido di lavaggio bronco-alveolare (BAL)
• Sangue periferico (nel caso del istoplasmosi disseminata)
• Midollo osseo
• Tessuti vari

Se H. capsulatum viene ricercato in materiale proveniente dalle alte vie respiratorie è necessario
aggiungere idrossido di ammonio, per ovviare alla contaminazione da parte di batteri o funghi
contaminanti.
Gli esami colturali non ci permettono a distinguere la variante del histoplasma. Questo perché in
coltura sono tessuti indistinguibili e si vedono colonie identiche con crescita lenta (ci vogliono
settimane). All’inizio il colore è bianco e tende a diventare bruno. La fase di crescita di questo
micete non è inibita dalla cicloeximide e quindi può essere aggiunta.

Si basa su:
-ricerca microscopica diretta nelle sezioni istologiche dei tessuti infetti trattati con KOH 10% per
migliorare la visualizzazione nel microscopio o biopsie di lesioni cutanee colorate con sali
d’argento.
-L’esame colturale.
-Recentemente test molto più veloce che utilizza una sonda a DNA a singolo filamento, marcata
con una sostanza chemioluminescente, complementare all’RNA ribosomiale estratto dalla coltura
da identificare.
La diagnosi sierologica può aiutare e prevede la ricerca di antigeni nel siero e nelle urine che viene
effettuata mediante test immunoenzimatici. La sensibilità del test di ricerca degli antigeni è
maggiore nelle urine che nel siero e varia tra: 21% nella malattia polmonare cronica e 92% nella
malattia disseminata.
La reazione di fissazione del complemento è la più utilizzata nella diagnosi di istoplasmosi benigna,
cronica e disseminata proprio perché è molto efficace e sensibile. Si utilizzano antigeni ottenuti sia
dalla fase lievitiforme che da quella miceliale, in quanto l’uso di un solo antigene può non risultare
sufficiente ai fini diagnostici.
Gli antigeni utilizzati sono:
• Filtrati acellulari solubili ottenuti dalla fase miceliale di crescita (istoplasmina)
• Cellule in fase di lievito inattivate

Il paziente immunocompetente con infezione grave viene trattato con itraconazolo. In casi gravi di
istoplasmosi polmonare acuta è necessario il trattamento con amfotericina B e itraconazolo per un
periodo di almeno 12 settimane. Anche il trattamento dell’istoplasmosi polmonare cronica
richiede il trattamento con amfotericina B e itraconazolo per un periodo di 12-24 mesi.

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