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Piccole differenze strutturali del glucuronoxilomannano (GXM) sono le responsabili dei diversi tipi
sierologici (stereotipi A,B,C e D).
Gli stipiti di questa specie sono distinguibili in base alle dimensioni della capsula.
Nell’ambito di uno stesso stipite lo spessore della capsula varia in funzione delle condizioni di coltura
(concentrazione di CO2, presenza di ioni ferro, glucosio, glutammato, diammina, valore del pH, della
temperatura, dell’osmorolità).
Alcuni stipiti che in vitro formano capsula di ridotta dimensione, possono invece generare capsula più spessa
durante la crescita in vivo.
È la frazione mannoproteica dell’antigene capsule a suscitare la risposta immunitaria sia umorale che
cellulare.
Anticorpi anti-polisaccaridi capsula possono neutralizzare il lievito ma non sono prodotti tanto
tempestivamente da prevenire la diffusione dell’infezione.
La capsula rappresenta uno dei principali fattori di virulenza in quanto inibisce la fagocitosi.
Non sembra esserci correlazione tra dimensioni della capsula e virulenza.
Mutanti privi di capsula perdono la capacità infettate. In vitro i leucociti polimorfonucleati del sangue
periferico fagocitano le cellule lievitiformi a capsula sottile o prive di capsula in poche ore.
I macrofagi fagocitano invece le stesse cellule molto più tardivamente.
Epidemiologia
È un’infezione ad alta incidenza nei pazienti AIDS. I soggetti maschi sono maggiormente affetti delle
femmine, forse per maggiore esposizione piuttosto che per maggiore predisposizione.
Il tropismo per il SNC è determinato dall’abbondante presenta in tale tessuto di creatininina ed asparagina.
Possibile trasmissione interurbana dell’infezione in trapianti di rene e cornea.
Nell’ospite immunocompetente il contatto con il micete non comporta solitamente insorgenza di sintomi
clinici.
Le cellule infettanti vengono eliminate dai macrofagi alveolari o contenute in un granuloma polmonare che
induce la produzione di anticorpi.
L’infezione può acquisire uno stato di latenza in condizioni predisponenti (AIDS, neoplasie o trattamento
immuno-soppressivo nei trapianti) riattivarsi e causare malattia.
Patologie da Cryptoccocus:
Forma polmonare primaria
Meningo- encefalite
Scheletrica
Gastro intestinale
Renale
Prostatica
Nosocomiale
Forma cutanea e muco-cutanea secondaria
• Forma polmonare primaria
Sintomi:
- tosse scarsamente produttiva
- Modesto incremento della temperatura
- Dolore pleurico
- Malessere
- Presenza di sangue nell’espettorato
Risoluzione spontanea senza trattamento
farmacologico, con calcificazione o meno delle
lezioni polmonari.
Meningo- encefalite
Sintomi:
- rigidità nucale
- Comportamento maniacale
- Riduzione della capacità visiva e
diplopia (quando c’è
interessamento del nervo ottico)
Diagnosi di Criptococcosi:
Il liquor nell’infezione meningea è di norma limpido con
numerosi linfociti e basso contenuto in glucosio.
La capsula mucosa viene evidenziata con l’aggiunta di inchiostro
di china per l’osservazione a fresco del sedimento.
La diagnosi rapida sul sedimento richiede sempre un esame
colturale successivo.
La crescita viene inibita da cicloeximide.
La modalità di raccolta del liquido cefalo-rachidiano
prevedono la raccolta di 3ml di liquor in provetta sterile e
centrifugati a 2000 rpm per 15 minuti.
Il sedimento viene utilizzato per l’esame diretto (inchiostro di china in caso di sospetto clinico di
criptococcosi) e per gli esami colturali.
La presenza della capsula indica un ceppo
virulente.
Diagnosi di Criptococcosi
L-canavanina
Glicina
Blu di bromotimolo
La terapia:
Presenta svariate problematiche:
- tossicità
- Superamento della barriera emato-encefalica
- Prolungamento del trattamento (recidive)
Farmaci di elezione: 5- Fluorocitosina, Amphotericina B e Fluconazolo usati in associazione.
Frequenti i fenomeni di resistenza. La mortalità si aggira intorno ai 10-25%.
• Lo schema terapeutico:
I pazienti devono essere trattati:
2 settimane con amfotericina B e flucitosima ad alte dosi (terapia di induzione),
8 settimane con fluconazole o itraconazolo per via orale (terapia di consolidamento)
Terapia di consolidamento di almeno un anno nei pazienti di AIDS.
Nei pazienti AIDS la terapia di consolidamento deve essere protratta per tutta la vita.
Il controllo della terapia viene eseguito mediante prelievi seriali di liquido.
Parliamo invece adesso per i micosi sistemiche che sono causate da patogeni primari che sono in
grado di dare patologie gravi sistemiche anche in individui immunocompetenti. Rispetto ai miceti
cryptococcus neoformans qui la patologia sistemica è associata nel caso in cui il paziente è
immunodepresso.
I miceti patogeni primari sono: (Ci sono poi altre speci che appartengono ma questi sono quelli
principali.)
Cominciamo con l’istoplasmosi definita anche come malattia di Darling o malattia delle grotte o
patologia degli speleologi che è stata definita cosi nel 1930 perchè questo gruppo viene associato
ai riccioni perchè in questo caso il serbatoio dell’infezione sono i pipistrelli e gli uccelli. I pipistrelli
vivono nelle grotte e di conseguenza viene definito in questo modo. Tanto spesso viene associata
appunto a persone che sono facilmente esposte come sono i speleologi.
Diciamo che un paziente si presenta con un polmonite e a livello del espettorato si trovano dei
macrofagi. Si pensa di un infezione da histoplasma capsulatum.
Questo tipo di micete produce 2 tipi di conidi. I macroconidi quindi grandi e che hanno delle
caratteristiche proiezioni sulla parete cellulare per cui sono identificabili, oppure può produrre
anche microconidi che sono più piccoli e rotondeggianti.
Un’altra cosa importante da guardare è che nella forma di lievito è diversa tra i due varianti perchè
le cellule del capsulatum sono molto più piccole rispetto al duboisii e entrambe hanno in comune il
fatto che sono sempre intracellulari. Questo perchè il microoganismo è in grado di sopravvivere
dentro il fagocita.
Ora vediamo come riescono a sopravvivere all’interno del fagosoma. È un meccanismo che
dipende da una serie di fattori ma il micete è in grado di modulare il pH dentro il fagosoma.
Questo fa si che si crei un’ambiente con il pH vicino al 5 e questo è sicuramente un’ambiente
favorevole alla replicazione del micete rispetto a quello che si presenta generalmente all’interno
del fagosoma.
Un’altra cosa che migliora la capacità del micete histoplasma capsulatum di crescere e replicare al
interno dei fagociti è quello legato al fatto che è un micete in grado di riassorbire efficacemente
sia il calcio che il ferro grazie alla produzione di proteine per questi ioni.
Teniamo conto che per qualsiasi altra cellula eucariotica il ferro e il calcio sono fondamentali per la
sua crescita e questo significa che anche in questo caso migliora la sua capacità di poter resistere e
poter crescere all’interno del fagocita. Histoplasma capsulatum altera la posizione della sua parete
cellulare e in questo modo si maschera al sistema immunitario.
Questo l’abbiamo detto a proposito della modulazione del pH fagolisosomiche che permette alla
forma lievito di sopravvivere al killing fagocitario e inoltre la capacità di modulare il pH è anche
utile alla crescita del micete perchè se il pH è superiore al 6.5 la disponibilità di ioni importanti
aumenta per il micete stesso e questo fa si che la crescita migliora.
Le cellule di lievito producono una quantità di questa proteina che è la CBP1 capace di legare ioni
calcio positivi con doppia valenza. Questo significa che se il micete resta dentro il fagocita con il
calcio, gli ioni positivi fanno buttare il pH e quindi si crea l’ambiente più favorevole per la crescita
del fungo stesso.
Altro che, il meccanismo coinvolto nella sopravvivenza del histoplasma nel macrofago riguarda la
capacità di rilasciare composti della parete cellulare, quindi modificare la composizione della
parete cellulare ed I composti che sono tossici li uccidono i macrofagi. Perchè in questo modo
possono essere efficacemente dispensi e possono inffettare i macrofagi, replicare ancora
attivamente per cui poi aumenta esponenzialmente il numero di cellule di histoplasma capsulatum
a livello del sito d’infezione primaria.
Il fungo è detto "capsulato" perché alle comuni colorazioni presenta un alone pericellulare
sfumato, erroneamente interpretato come capsula. Tale alone è dovuto ad un artefatto da
colorazione (retrazione del citoplasma). Le colorazioni prevedono uno step di fissazione e
utilizzano dei composti che alterano la membrana plasmatica. In quel modo diventa molto
permeabile per cui il citoplasma prende acqua e si scosta leteralmente dalla parete cellulare. Poi si
vede questo spazio tra la parete cellulare e la membrana che sembra una capsula ma in realtà è
dovuto all’idratazione del citoplasma e quindi è un artefatto della colorazione. Quindi
l’histoplasma capsulatum non è capsulato.
A - H. capsulatum var
capsulatum: colorazione
Giemsa di biopsia
polmonare
B - H. capsulatum var
duboisii: colorazione con
argento metenamina di
biopsia epatica
Nella biopsia polmonare vediamo il microorganismo “libero”, quindi come singole cellule
lievitiforme al interno del tessuto. Questo perchè il fagocita si è rotto e aperto e rilascia queste
piccole cellule nel tessuto dove poi possono provenire perche possono infettare delle nuove
cellule e determinare la severità della patologia.
Il genere Histoplasma comprende la sola specie capsulatum che riconosce due varianti:
Histoplasma capsulatum var capsulatum: agente eziologico di infezioni polmonari e disseminate.
Histoplasma capsulatum var duboisii: agente eziologico di lesioni cutanee ed ossee.
Nella forma muffa nell’ambiente le ife sono settate e ialine e hanno dei conidiofori che sono
generalmente corti e indifferenziati.
Quello che è utile dal punto di vista diagnostico è la presenza di due tipi di conidi:
I macroconidi (8-20m) sono larghi, rotondi, ialini, a parete spessa e tubercolata e poi i
microconidi che sono più piccoli e che rappresentano la forma infettante perché solo questi
possono essere sufficentemente piccoli da potter essere inalati e arrivare al livello del alveolo.
Qui si vedono schematizzati i macroconidi con le proiezioni sulla parete cellulare mentre i
microconidi sono molto più piccoli.
Anche la forma lievito è diversa tra i due varianti perchè a 37°C H.capsulatum var. capsulatum
presenta cellule lievitiformi gemmanti, rotonde o ovalari di piccole dimensioni e con parete sottile
mentre H.capsulatum var. duboisi ha dimensioni circa 4 volte maggiori e parete spessa.
Qui si presentano in diversi colorazioni ma si nota la tipica superficie tubercolata.
GMS= Argento-metenamina secondo Gomori-Grocott.
In questi immagini c’è la forma a lievito e il micete si vede bene differenziato dal tessuto in cui si
trova.
Questo è il ciclo naturale dell’infezione dall’histoplasma capsulatum. Gli uccelli sono i serbatoi
naturali del micete e i pipistrelli come ospiti secondari di questo microorganismo. Gli animali
eliminano il micete attraverso le feci che poi vengono polverizzate e il uomo si contaggia
respirando i microconidi.
L'istoplasmosi endemica è una patologia più grave causata da inalazione di un elevato numero di
conidi del variante capsulatum. Questo perchè la severità della patologia dipende dalla risposta
immunitaria dell’ospite e l’altro è la quantità di conidi inalati.
Nell’infezione primaria la sintomatologia insorge dopo 10-18gg; i sintomi sono febbre, malessere e
mialgia con grave infezione polmonare dovuta alla disseminazione del fungo all’interno dei
macrofagi e quadro radiologico con calcificazioni simili a quelle da polmonite. Il fungo può
rimanere vitale e causare successivamente infezione disseminata.
Nell’infezione secondaria i sintomi si manifestano entro 3-7gg e l’evoluzione della malattia è molto
meno grave, senza adenopatia ilare, coinvolgimento pleurico o disseminazione del microrganismo.
L’istoplasmosi polmonare cronica è un’altra patologia associata all’infezione del histoplasma
capsulatum e si presenta nei pazienti che hanno patologie croniche nel livello polmonare ed è
tipicamente distribuita nelle aree endemiche in cui c’è un maggior rischio di essere esposti a
questo tipo di organismo.
L’istoplasmosi disseminata è una patologia che si associa a pazienti immunocompromessi e alla
dispersione del microorganismo nei vari setti corporei. Si presenta generalmente
un’ingrossamento del fegato. Può determinare la morte del paziente perché coinvolge il sistema
nervoso centrale.
Nei bambini determina elevato rialzo della temperatura e polmonite interstiziale con prognosi
infausta e può causare anche morte. Nell’adulto febbre intermittente, calo ponderale, debolezza,
lesioni del cavo orale (manifestazioni mucocutanee secondarie) rappresentate da noduli non
ulcerati della lingua e delle gengive, rigonfiamenti dolorosi della mucosa buccale, allargamento
delle corde vocali.
Una manifestazione molto rara d’istoplasmosi è la forma cutanea primaria causata dalla
disseminazione del micete per via ematica. Questa è la forma più trascurata perché viene
associata al variante duboisii.
Se H. capsulatum viene ricercato in materiale proveniente dalle alte vie respiratorie è necessario
aggiungere idrossido di ammonio, per ovviare alla contaminazione da parte di batteri o funghi
contaminanti.
Gli esami colturali non ci permettono a distinguere la variante del histoplasma. Questo perché in
coltura sono tessuti indistinguibili e si vedono colonie identiche con crescita lenta (ci vogliono
settimane). All’inizio il colore è bianco e tende a diventare bruno. La fase di crescita di questo
micete non è inibita dalla cicloeximide e quindi può essere aggiunta.
Si basa su:
-ricerca microscopica diretta nelle sezioni istologiche dei tessuti infetti trattati con KOH 10% per
migliorare la visualizzazione nel microscopio o biopsie di lesioni cutanee colorate con sali
d’argento.
-L’esame colturale.
-Recentemente test molto più veloce che utilizza una sonda a DNA a singolo filamento, marcata
con una sostanza chemioluminescente, complementare all’RNA ribosomiale estratto dalla coltura
da identificare.
La diagnosi sierologica può aiutare e prevede la ricerca di antigeni nel siero e nelle urine che viene
effettuata mediante test immunoenzimatici. La sensibilità del test di ricerca degli antigeni è
maggiore nelle urine che nel siero e varia tra: 21% nella malattia polmonare cronica e 92% nella
malattia disseminata.
La reazione di fissazione del complemento è la più utilizzata nella diagnosi di istoplasmosi benigna,
cronica e disseminata proprio perché è molto efficace e sensibile. Si utilizzano antigeni ottenuti sia
dalla fase lievitiforme che da quella miceliale, in quanto l’uso di un solo antigene può non risultare
sufficiente ai fini diagnostici.
Gli antigeni utilizzati sono:
• Filtrati acellulari solubili ottenuti dalla fase miceliale di crescita (istoplasmina)
• Cellule in fase di lievito inattivate
Il paziente immunocompetente con infezione grave viene trattato con itraconazolo. In casi gravi di
istoplasmosi polmonare acuta è necessario il trattamento con amfotericina B e itraconazolo per un
periodo di almeno 12 settimane. Anche il trattamento dell’istoplasmosi polmonare cronica
richiede il trattamento con amfotericina B e itraconazolo per un periodo di 12-24 mesi.