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BIOCHIMICA

PROTEINE e AMINOACIDI
Presenti nei tessuti, sono necessari per la struttura e funzione dei viventi.
Sono composti da Carbonio, Idrogeno, Azoto e Ossigeno, alcune addizionali come fosforo, ferro, zinco, rame.

Le proteine hanno un elevato peso molecolare che diminuisce per mezzo dell’idrolisi, ovvero la scissione di polimeri in monomeri
per aggiunta di una molecola di acqua.
Dunque, per idrolisi, le proteine di semplificano nelle loro unità base: gli amminoacidi

Gli aminoacidi hanno tutti la stessa struttura


Chirale: con diversi costituenti

La glicina è la proteina più semplice ed è achirale perchè non ha costituenti diversi

Sequenza e numero di amminoacidi che costituiscono la catena polipeptidica, determinano:


- Funzione
- Struttura
- Natura
La proteina di forma dal legame peptidico: legame covalente tra gruppo amminico (NH2) e gruppo carbossilico (COOH) con
l’eliminazione di una molecola d’acqua

Forma:
- Fibrose: composte da catene polipeptidiche disposte parallelamente a formare fibre (es: elastina, collagene)
- Globulari: le catene si avvolgono in forma clobulare (es: miosina, fibrogeno per la coagulazione)
Livelli di organizzazione
- Primaria —> scheletro della catena, indica la sequenza degli aa
- Secondaria —> posizione nello spazio (interviene il legame a idrogeno), si formano due strutture: alfa elica o beta foglietto
- Terziaria —> il modo in cui la catena si compatta: entrano in gioco altri legami come il ponte disolfuro come per due
cisteine (aci solforato= SH). Quando due SH si legano con il ponte disolfuro, eliminno l’idrogeno e diventa SS. Questo legame
si trona nella formazione dell’insulina e nelle strutture terziarie che la proteina acquisisce la sua funzionalità. Infatti, quando
avviene la denaturazione (rottura dei legami che avviene on l’aumento della temperatura e pH, es cottura degli alimenti),
questa porta ala struttura terziaria.
- Quaternaria: modo in cui le catene polipeptidiche sono disposte l’una rispetto all’altra. es emoglobina e mioglobina
Emogloglobina —> 4 catene (2 alfa e 2 beta) che si legano e formano una molecola grande (quindi quaternaria)
Mioglobina —> cattura ossigeno che serve al muscolo per la contrazione. Non è quaternaria perchè ha solo due catene polipeptidiche

Ponti di solfuro: legame covalente che avviene per ossidazione, importante per la stabilizzazione inter e intracatena. Questo legame
garantisce la struttura terziaria

Principali funzioni
- Enzimi: abbassano l’energia di azione e permettono la reazione in tempi compatibili
- Proteina di deposito: scorte nutrizionali essenziali (albumina - uova, caseina - latte)
- Proteine di trasporto: trasportano nutrienti nella circolazione (emoglobina, mioglobina, albumina)
- Proteine contrattili: permettono ai muscoli di contrarsi (miosina, actina)
- Proteine protettive: difendono da infezioni o da agenti esterni (immonuglobuline, fibrinogeno, trombina)
- Tossine: prodotti di scarto del nostro organismo (tossina difterica, clostridium, botulinum)
- Ormoni: trasportano informazioni da un gruppo di cellule all’altro (insulina, ormone della crescita)
- Proteine strutturali: conferiscono la corretta forma alle cellule, tessuti organi (glicoproteine, collagene, elastina, a-cheratina)
Queste funzioni di dividono in 3 categorie:
- Funzione plastica: proteine, mattoni che costituiscono i tessuti in continua demolizione e sintesi (es. muscoli)
- Funzione regolatrice: proteine precursori di ormoni e neurotrasmettitori
- Funzione energetica: le proteine conferiscono 4 kcal per grammo (i lipidi 9) e a differenza dei lipidi (che necessitano di
glucosio per diventare energia), gli amminoacidi si trasformano in glucosio con l’eliminazione della parte azotata. Se usiamo le
proteine per ricavare energia, significa che non abbiamo più le scorte alimentari e andiamo a consumare così il muscolo.

Gli amminoacidi essenziali non possono essere sintetizzati dal nostro corpo e quindi devono essere assunti con l’alimentazione. Sono
nove: leucina, isoleucina, valina, istidina, triptofano, lisina, fenilalanina, metionina, treonina.

Fonti:
- Cereali: albumina, gliadina, zeina
- Legumi: fosforo, vitamina B
- Latte: caseina, lattoalbumina
- Uova: ovalbumina, lisozoma (contenuto nella saliva, ha proprietà antibatteriche)

Carne: apporta aa essenziali


Pesce: proteine minori rispetto alla carne, ma con utilizzazione proteica più elevato
Poiché alcune fonti proteiche non contengono tutti gli aa necessari, è importante variare la propria alimentazione. Il fabbisogno
proteico aumenta per: gravidanza, neonati, bambini, atleti. Non bisogna mai andare sotto i 0,75-0,8 g per chilo di proteine al giorno.

DIGESTIONE E ASSORBIMENTO DI AMMINOACIDI

Il sistema digerente è costituito da un tubo digerente a cui sono collegate tre grosse ghiandole: pancreas, fegato e ghiandole salivari.
Alla fine della digestione delle proteine abbiamo gli amminoacidi. Gli alimenti subiscono trasformazione in quattro fasi:
1. Frammentazione meccanica
2. Digestione: attraverso azioni meccaniche e dinamiche, il cibo si trasforma in molecole più piccole per esser accettate meglio
dagli enzimi digestivi
3. Assorbimento: passaggio di molecole nel sangue
4. Espulsione delle sostanze di rifiuto
Con la denaturazione (alterazione strutturale 2°, 3°, 4°) si facilità l’accessibilità agli enzimi digestivi

Enzimi coinvolti nella digestione

- Endopeptidasi —> enzimi proteolitici (coinvolti nella degradazione delle proteine) catalizzano l’idrolisi dei legami peptidici
interni alla catena, tagliano la catena.
- Esopeptidasi —> enzimi proteolitici, catalizzano l’idrolisi all’estremità della catena
Nello stomaco, le lunghe catene di aa vengono spezzate in catene più corte, ulteriormente scisse nell’intestino. Nel duodeno, gli
enzimi del succo pancreatico (pepsina, chimotripsina, elastasi) continuano la digestione dei singoli aa, che passano poi attraverso le
pareti dell’intestino tenue per entrare nel flusso sanguigno per andare poi al fegato dove sono convertiti in aa non essenziali, usati per
produrre energia e usati per costruire proteine complesse.

Assorbimento degli amminoacidi

Gli aa liberi non possono attraversare le membrane, servono proteine di trasporto specifiche a seconda del gruppo laterale R degli aa.
Gli aa si riversano nel sangue e vengono trasportati al fegato mediante la vena porta.
Gli aa non possono essere sintetizzati dall’organismo: se c’è un eccesso di aa e mancanza di altre fonti di energia, l’organismo li
utilizza per produrre energia e per farlo, richiede l’eliminazione del gruppo amminico che viene eliminato attraverso il ciclo dell’urea

Ciclo dell’urea —> l’urea è un principale composto azotato, viene prodotta dal fegato dalla trasformazione di un prodotto di
degradazione degli aa e viene eliminata nell’urina. Rimane lo scheletro carbonioso dell’aa per formare substrato come nella
glucogenesi (formazione di glucosio per essere usato a scopi energetici e possono formare altre proteine). Tutto questo prende il
nome di bilancio dell’azoto —> tanto azoto ingeriamo, tanto ne dobbiamo eliminare (per per via urinaria, feci o sudorazione)

Amminoacido limitante: aa non assunto con l’alimentazione che limita la sintesi proteica, non formando la proteina
ENZIMI E CATALISI ENZIMATICA

Sono proteine che catalizzano reazioni chimiche, portano in equilibrio le reazioni dell’organismo in tempi brevissimi.
Senza questi, le reazioni avverrebbero in tempi troppo lunghi, incompatibili con la vita.
Sono catalizzatori: sostanza che non partecipa direttamente alla reazione chimica ma accelera o la rende possibile in condizioni più
favorevoli (es. scissione del glucosio richiede temperature di 100° e tempi lunghi)

Caratteristiche degli enzimi


• Ottimizzazione della resa
- Svolgono solo reazioni necessarie
- Impedisce reazioni indesiderate
- Porta a termine reazioni in tempi brevi
- Indipendenza dall’ambiente
- Riutilizzo della stessa “macchina” più volte
• Minimizzare gli sprechi
- Non produrre sottoprodotti
- Minimizzare dispendio energetico (non fare reazioni che non servono)
Energia di attivazione: x —> y
X è il punto iniziale in cui abbiamo più energia, Y è l’energia finale che è stata catalizzata per usarne in minori quantità. Gli enzimi
abbassano l’energia di attivazione, aumentano la velocità con cui l’equilibrio viene
raggiunto. Non si modificano e sono pronti per un nuovo ciclo.

Gli enzimi si possono trovare liberi nel citoplasma o confinati nelle cellule (es.
mitocondrio)

Substrato —> molecola sulla quale agisce un enzima: sono molecole di partenza
nelle reazioni di catalizzazione
Specificità di substrato —> capacità degli enzimi di discriminare in base
all’identità chimica del substrato, ma anche sulla base della sua configurazione
geometrica e stereochimica.

Gli enzimi sono spesso proteine semplici, quelli formati da proteine coniugate sono
detti oloenzimi (apoenzima + coenzima)
Apoenzima: parte proteica semplice (alcuni enzimi sono solo apoenzimi)
Coenzima: parte non proteica (gruppo prostetico) deriva da una vitamina o un metallo.

Possono partecipare anche ioni metallici detti cofattori metallici (es. ferro, magnesio, zinco) che regolano l’azione dell’enzima

Specificità degli enzimi - Struttura del sito attivo


Il sito attivo è composto da:
- Sito di legame: residui di aa che legano il substrato (es. legami ad idrogeno tra le basi azotate). Si instaurano legami deboli
- Sito catalitico: residui di aa, partecipano alla catalisi
La maggior parte delle reazioni enzimatiche utilizza substrati, quindi solo una piccola parte della proteina enzimatica entra a contatto
con la molecola di substrato e forma il complesso enzima-substrato.
La porzione dell’enzima che gioca un ruolo importante del processo catalitico è il sito attivo (o catalitico).
Il resto della proteina fa da scheletro per garantire il mantenimento dello componenti del sito attivo.

Prima era stata delineata la teoria della chiave-serratura, teoria superata dato che la proteina si adatta al substrato.
Si parla dunque del modello dell’adattamento indotto —> l’enzima cambia conformazione per accogliere il substrato, ritornando
poi alla forma iniziale
In relazione ai diversi tipi di enzimi, i vari aa si legano con legami debolii
CINETICA ENZIMATICA di Michealis Mentes

Il substrato diventa prodotto e lascia l’enzima in modo che possa formare altre reazioni

E + S ⇄ ES ⇄ EP ⇄ E + P
E= enzima S= substrato P= prodotto

La velocità della reazione catalizzata è influenzata da:


- Concentrazione substrato: la velocità di una reazione corrisponde alla quantità di prodotto
- Concentrazione dell’enzima
- Temperatura: gli enzimi lavorano ad na temperatura di 37°
- PH: es. la pepsina lavora a pH acido, la tripsina a un pH più basico
- Inibitori: a volte, alcune molecole specifiche, competono con le molecole di subrtrato nel legarsi con l’enzima e ciò può
inibire l’attività enzimatica. Quando ciò accade, l’enzima si impegna con gli inibitori e dunque si lega solo in parte al substrato
—> questo riduce la velocità di reazione

Gli inibitori possono essere:


- Reversibili: inibitorie simile al substrato. Può essere competitiva (alla base di molti farmaci come quelli per il colesterolo), non
competitiva o a competitiva
- Irreversibili: l’inibitore si lega in modo forte con l’enzima e impedisce la reazione (es. DDT-insetticida, blocca il sistema di
trasmissione del segnale nervoso)

Enzimi allosterici

Se il legame di una molecola di substrato con l’enzima causa cambiamenti strutturali tali da alterare l’affinità dei siti, non avverrà la
cinetica enzimatica e sarà classificato come allosterico.
Se invece la molecola di substrato facilita il legame, come conseguenza di aumentata affinità dei siti vacanti, si parla di effetto
cooperativo positivo. Questi enzimi possono aumentare la velocità di reazione o possono inibirlo.
In presenza di inibitore la V max verrà raggiunta a concentrazione substrato maggiori. Se invece l’inibitore non è presente, si avrà
una concentrazione minore (modulo negativo e positivo)

La reazione allosterica è una modulazione delle vie metaboliche in modo da adattare la velocità delle reazioni alle esigenze
funzionale della cellula.
La velocità è determinata da un enzima “chiave” che regola la tappa più lenta del processo. Questi enzimi regolatori hanno attività
catalitica aumentata o diminuita in base ai segnali costituiti da molecole o cofattori (es. presenza di ATP).
Grazie a questi enzimi, la velocità della sequenza metabolica si adegua alla richiesta di energia

Legame covalente: condivisione di elettroni nell’ atomo che mantiene unita la molecola
Legame non covalente: si formano per forza di attrazione debole di cariche positive e negative

Gli enzimi allosterici agiscono mediante non-covalente di un metabolita regolatore detto effettore (inibitore/attivatore) che
acquisisce nuove conformazioni.
Non agiscono sul sito catalitico ma modificano la struttura su un altro sito ad esso destinato. Questi processo di attivazione/inibizione
sono reversibili (l’effetto re di stacca e l’enzima torna alla conformazione iniziale, attiva o meno

Modificazioni covalenti

Gli enzimi si regolano anche attraverso modificazioni covalenti della proteina che può avvenire per:
- Fosforilazione: attiva l’enzima ma può anche disattivarlo. Gli enzimi che fosforilazione sono le chinasi
- Defosforilazione: disattiva l’enzima. Gli enzimi che defosforilano sono le fosfatasi

Isoenzimi

Enzimi che catalizzano la stessa reazione ma hanno parte enzimatica diversa, e dunque diverse proprietà (carica, solubilità, pH,
affinità di substrato ecc.)
Sono forme colecolari multiple di un enzima che si origina da:
- Espressione geni strutturali diversi
- Modificazioni post-traduzionale della proteina enzimatica
Enzimi dimerici: 3 combinazioni (AA, BB, AB = 3 isoenzimi) es. cheratina fosfochinasi-CPK
Enzimi tetramerici: 5 combinazioni (AAAA, AAAB, AABB, ABBB, BBBB = 5 isoenzimi) es. lattico deidrogenasi-LDH
Poiché spesso lo stesso enzima presenta in organi diversi una differente distribuzione di isoenzimi, la determinazione quantitativa di
questi nel plasma consente di risalire all’organo la cui patologia è alla base dell’aumento di una data attività enzimatica nel plasma e
costituisce pertanto un importante strumento diagnostico.
Lo studio degli enzimi può essere:
- Generale: separa e misura gli isoenzimi presenti nel materiale biologico
- Specifici: misurare un singolo isoenzima a scopo diagnostico. Principale impiego clinico per diagnosticare infarto miocardico
acuto (compare nel siero entro 4-6 ore

EMOGLOBINA e MIOGLOBINA

Nei viventi sono presenti dei meccanismi che forniscono O2 alle cellule attraverso il sistema circolatorio.

Le globuline sono proteine che interagiscono con l’O2 aumentandone la solubilità in acqua e sequestrandolo per trasportarlo. Queste
proteine sono emoglobina e mioglobina

La mioglobina è una cromoproteina costituita da una proteina (globina) legata con legame non covalente ad un gruppo eme. Ha una
singola catena polipeptidica (144 aa) ripiegate attorno ad un gruppo prostetico (eme che lega ossigeno). Ha struttura terziaria, lega
una sola molecola di O2.
Si trova nel cuore (miocardio) e nel muscolo scheletrico.
Il suo compito è quello di immagazzinare ossigeno nel citoplasma e rilasciarlo quando è necessario (a livello muscolare e cardiaco),
producendo ATP per la contrazione muscolare.
Curva di saturazione sigmiode

L’emoglobine si trova negli eritrociti (globuli rossi) e ha 3 funzioni:


- Trasporta ossigeno nei tessuti
- Trasporta anidride carbonica (nel meccanismo inverso) verso i polmoni
- Mantiene pH nei range ( se il pH non si mantiene nei range, si avrebbe la morte per acidosi)
L’emoglobina è una proteina tetramerica (2 catena alfa e 2 catene beta) molto simili per numero e composizione amminoacidica,
ciascuna contiene un gruppo eme (quindi lega quattro O2)

Hb e Mb sono proteine coniugate, dunque contengono una parte proteica (che è la globulina) e un gruppo prostetico (eme). La parte
non proteica è costituita dall’anello tetrapirrolico che contiene ferro che lega O2 e CO2 ed è detto gruppo eme
L’eme è formato da una parte organica, protoporfirina IX (costituita da 4 anelli pirrolici legati insieme che ormano un anello
tetrapirrolico), e da una inorganica, il ferro

Struttura eme

È un anello tetra pirrolico, formato da 4 anelli pirrolici legati da un ponte metilenici. La sua sintesi inizia nel mitocondrio per poi
passare nel citoplasma e poi ritorna nel mitocondrio. L’ultimo passaggio è quello che lega il ferro all’interno del gruppo eme e questo
avviene grazie all’enzima ferrochinatasi che lega il ferro alla proto-porfirina IX per la formazione dell’eme. Nell’anello tetra pirrolico
il ferro è legato attraverso quattro legami con gli azoti.
Gli organi coinvolti principalmente nella sintesi dell’eme sono il fegato e le cellule eritroidi.

Legami di cordinazione

Il ferro per potersi legare all’eme ha 6 legami:


- 4 legano 4 azoti
- 1 è impegnato con un atomo di azoto della catena laterale di un residuo di istidina (istidina prossimale)
- 1 realizzato con una molecola di acqua (nella decossi io globina) e una di ossigeno (nella ossimioglobina)
Legame con il monossido di carbonio: legame stabile, affine all’O2 (x 200 volte) causa le intossicazioni da monossido di carbonio
perchè è un legame perpendicolare con il ferro.
Quando questo si lega al ferro dell’emoglobina, si crea un legame più forte rispetto a quello di ossigeno-ferro e ciò può comportare
un’intossicazione e la morte perchè l’ossigeno non si può più legare all’emoglobina

La globina (parte proteica dell’emoglobina) è importante perché fa sì che il ferro non si ossidi a ferro 3+ e questo è garantito dalla
sequenza degli amminoacidi, che possono essere idrofilici(verso l’esterno) mentre quelli idrofobici (verso l’interno, nella tasca che
accoglie ogni gruppo eme).
La funzione della globina è quella di creare attorno all’eme un ambiente idrofobico tale da preservare il Fe2+ ridotto, e rendere
duraturo, anche se reversibile, il legame con l’O2.
Curva di legame

La mioglobina ha un andamento iperbolico sigmoidale, assomiglia alla cinetica di Michaelis- Menten. La mioglobina ha una elevata
affinità con l’ossigeno e questo è fondamentale per poter legare l’ossigeno dal sangue periferico.

L’emoglobina
- Si lega reversibilmente con l’O2
- Si legano e si dissociano dall’Hb in millisecondi
- La curva ha una forma sigmoide
Presenta 4 siti di legame, quindi l’eme possono legare quattro molecole di ossigeno (legame cooperativo), ovvero il legame di un
ossigeno di un eme facilita il legame degli altri gruppi eme, stessa cosa quando l’ossigeno deve essere distaccato (cooperazione
positiva).
La curva ci indica la diversa affinità che abbiamo a seconda delle pressioni parziali di ossigeno a seconda se siamo in una pressione
parziale elevata a livello dei polmoni o più bassa a livello dei tessuti.

Modificazioni allosteriche
Esistono delle modificazioni nel caso dell'emoglobina che possono andare ad influire sul legame dell’ossigeno per l’emoglobina e in
particolare queste modificazioni sono dovute all’effetto degli ioni H+ e quindi del PH, all’effetto dell’anidride carbonica oppure
l’effetto del 2,3- bifosfoglicerato.
- Effetto degli H+, quindi del pH
- Effetto CO2
- Effetto del 2,3-bifosfoglicerato
- Effetto temperatura (una temperatura più elevata favorisce la dissociazione tra Hb
e O2).

L’effetto del pH e della CO2 sull’affinità dell’emoglobina per l’O2 è noto come
effetto Bohr.
A seconda dei livelli di PH quindi se siamo in un'acidosi o una alcalosi il legame
dell’ossigeno per l’emoglobina si modifica. In particolare, a PH acidi abbiamo uno
spostamento della curva a destra e quindi minore affinità, al contrario se si sposta a
sinistra la CO2 è minore e minore e quindi l’affinità è maggiore. Questo andamento
vale per tutte le condizioni.

2,3 bifosfoglicerato è un composto che si va a legare e dà un effetto negativo in


quanto stabilizza la configurazione dell’emoglobina nella sua forma non ossigenata. È
sempre presente a livello dei globuli rossi ma che viene allontanato dalla cavità (dove
è presente il gruppo eme) soltanto in seguito all’ossigenazione. Questo fenomeno è
alla base degli adattamenti che si possono avere in alta quota.

Temperatura
La riduzione di T sposta la curva verso Sx (maggiore affinità di Hb per O2)
L’aumento di T sposta la curva verso Dx (minore affinità dell’Hb per O2 )
Varianti dell’ Hb

Possiamo avere delle varianti nelle catene polipeptidiche o negli amminoacidi all’interno delle catene polipeptidiche che possono
coincidere o meno con la vita; quindi, possono dare un vantaggio o svantaggio. Può portare all’anemia falciforme (protezione
malaria) o alla talassemia.
Ci possono essere delle varianti, catene α e catene β. In età prenatale non abbiamo catene β abbiamo catene Ÿ.

Varianti patologiche:
1. Emoglobinopatie: per indicare cambiamenti della sequenza amminoacidica di una delle catene della globina, amminoacidi
diversi nella sequenza amminoacidica delle catene polipeptidiche
2. Talassemie: diversa sintesi delle catene α e catene β

1. Emoglobinopatie:
- Spesso sono silenti
- Prodotte da una sostituzione amminoacidica
- La maggior parte delle mutazioni sono situate nella tasca idrofobica
- Quelle che non sono silenti sono letali per la proteina, dannose
es. Hbs

È una malattia ereditaria, c’è un cambiamento nella catena β dove c’ è una sostituzione di un acido glutammico che viene sostituito
da una valina. Ha una forma a falce ed è molto frequente nelle zone dove è frequente la malaria (10-40%).

Può essere presente in:


- Omozigosi: globuli rossi a forma di falce
- Eterozigosi: non si verifica la falcizzazione e offre protezione dalla malaria Altri esempi...
Hbc: sostituzione dell’acido glutammico con la lisina nella posizione 6 della catena b dell’Hb.
Hbe: È dovuta alla sostituzione dell’acido glutammico con la lisina nella posizione 26 della catena b dell’Hb

2. Talassemie
Vi sono due gruppi:
- α talassemia
- β talassemia
α talassemia: Caratterizzata da deficit di sintesi di catene a cui consegue un’eccessiva produzione di catene b nell’adulto e nel
bambino, e di catene γ nel feto.

β talassemia: si distinguono in β0 o β+, a seconda che la sintesi delle catene β sia rispettivamente ridotta o assente. Quella più grave è
la major.

Emoglobina glicata (Hb1C)

Forma di emoglobina che subisce una reazione spontanea di glicazione che è una reazione spontanea. Permette di controllare la
glicemia nei tre mesi precedenti.
IL SANGUE
È un tessuto connettivo fluido. Possiede:
- Matrice extracellulare —> plasma
- Porzione cellulare —> globuli rossi e leucociti
- Fibre che si formano solo dopo la coagulazione —> fibrina
Nel plasma troviamo diverse proteine:
- Albumine
- Globuline (immunoglobuline e proteine vettrici —>trasportano il ferro)
- Fibrinogeno (coagulazione)
Si rinnovano con un ritmo pari a circa il 5% ogni 3 giorni

Ruoli:
- Ruolo nella coagulazione
- Portano lipidi (lipoproteine), anidride carbonica e farmaci
- Partecipano ai meccanismi di difesa
- Contribuiscono alla viscosità del sangue
- Funzione ormonale
Proteine del plasma
Le albumine e le globuline possono essere separate mediante elettroforesi (tecnica di laboratorio che separa sostanze). Abbiamo
diverse bande. Le bande proteiche vengono trasformate in picchi di diversa altezza, a base larga o stretta a seconda della loro
intensità di colorazione e della loro larghezza, che rispecchiano la quantità proporzionale delle diverse proteine contenute nel siero.

Esami ematochimici

- Sangue intero con plasma (con anticoagulante): sedimentazione della parte corpuscolata e rimanenza del liquido al di sopra.
L’anticoagulante serve per misurare la coagulazione.
Nella provetta si divide visibilmente il ieri e la parte del coagulo

- Siero (senza anticoagulante): il siero è liquido senza fibrogeno, impegnato nella coagulaizone. Questo esame è il più usato e il
più pratico.
Nella provetta di divide visibilmente il plasma, il Buffy coat (stato intermedio dove ci sono leucociti e proteine) e eritrociti

Anticoagulanti: eparina, edta, citrato

Variabili modificabili:
- Farmaci
- Fisiologiche
- Dieta
- Stile di vita
Variabili non modificabili:
- Fattori ambientali
- Cambiamenti ciclici
- Fattori biologici
- Condizioni mediche
CARBOIDRATI
Glucidi=carboidrati
Deriva da glucos cioè zucchero. Per carboidrati intendiamo dei composti che contengono carbonio, idrogeno e ossigeno (sostanze
ternarie, alternanza di questi tre alimenti).
Rappresentano la nostra fonte principale di energia, circa il 50-60% della nostra dieta.

Si classificano in base a:
- Peso molecolare
- Gruppi funzionali
- Digeribilità
- Cariogenicità
- Potere edulcorante (dolcificante). Il punto di riferimento è il saccarosio che ha potere 1
- Capacità di fermentazione della flora batterica
Prebiotici: sono batteri benefici, batteri buoni
Probiotici: cibo di cui si nutrono i prebiotici
Fondamentali per l’organismo

Funzione dei glucidi


- Energetica: i glucidi sono la principale fonte di energia, forniscono 4 kcal x grammo
- Strutturali: (es. cellulosa, chitina, carragenani). Parte proteica in cui i carboidrati sono legati nella membrana: glicolipidi e
glicoproteine definiscono i gruppi sanguigni
- Riserva energetica: glicogeno (animali), amido (vegetali)
- Fermentazione (fibre vegetali): i prebiotici sono fermentabili nell’intestin, produce acidi grassi a catena corta
I carboidrati possono essere:
- Disponibili o digeribili: se possiamo digerirli, li usiamo a fine energetico (mono e disaccaridi) (amido e glicogeno)
- Non disponibili o non digeribili: es. lattosio, non digeribile per chi non possiede l’enzima per digerirlo. (cellulosa)

- Semplici
- Monosaccaridi: glucosio, fruttosio, galattosio, mannosio, ribosio, desossiribosio
- Disaccaridi: saccarosio, lattosio, maltosio
- Oligosaccaridi: hanno indice di polimerizzazione da 3 a 9 unità di monosaccaridi che costituiscono fibra e i polioli he
hanno desinenza in -olo (es. xilitolo)
- Complessi
- Polisaccaridi: es. cellulosa, glicogeno, amico, chitina

DP: grado di polimerizzazione


DP: Degree of Polymerization: numero di unità ripetute presenti nella struttura di un polimero, pari al rapporto tra peso molecoleare
delle singole unità ripetitive di cui è costituito

Monosaccaridi
Hanno struttura (CH2O)n. A seconda del gruppo funzionale che contengono (alcolico, aldeidico, chetonico), i monosaccaridi si
dividono in aldeidi esagonali) e chetoni (pentagonale).
Gli esosi costituiti da 6 catene possono dare origine a strutture cicliche.
Tra i monosaccaridi abbiamo il glucosio, che è quello più diffuso in natura, è contenuta nel miele, frutta, vegetali ma viene utilizzato
anche come edulcorante, anche se è minore del saccarosio.

Glucosio (aldeidico)
Monosaccaridi più diffuso, cellule e tessuti si nutrono di questo.

Disaccaridi
Sono formati dall’unione di due molecole di monosaccaridi, legati da un legame glicosidico
e tra questi troviamo:
- Maltosio (glucosio + glucosio), possiamo digerirlo grazie all’enzima maltasi a livello dell’orletto a spazzola, si ottiene per
parziale idrolisi dell’amido
- Saccarosio (Glucosio+ fruttosio)
- Lattosio (glucosio+ galattosio), presente nel latte e derivati, lo digeriamo grazie alla lattasi
Oligosaccaridi
Polimeri da 3 a 9 monosaccaridi. Li possiamo trovare nei legumi, barbabietole, cipolle ecc.
I frutto-oligosaccaridi o Fruttosani sono carboidrati abbondanti nelle graminacee verdi.
Sono zuccheri non digeribili che arrivano nel colon dove avviene la fermentazione ad opera della flora batterica. Gli oligosaccaridi
sono:
- Raffinosio: trisaccaride (fruttosio + glucosio + galattosio)
- Stachiosio: tetrasaccride (4 monosaccaridi)
- Verbascosio: pentasaccaride
- Frutto oligosaccaridi (FOS): derivati del fruttosio con grado di polimerizzazione tra 3 e 10. Hanno un effetto prebiotico. Questi
carboidrati si ottengono tramite idrolisi dell’insulina (polisaccaride vegetale). Riequilibrano la flora batterica soprattutto in
seguito a terapia antibiotica

Polisaccaridi
Polimeri maggiori in natura, costituiti da numerose molecole di monosaccaridi uniti da un legame glicosidico.
Si distinguono in:
- Omopolisaccaridi, sono costituiti da un solo tipo di monosaccaridi (amido, glicogeno, cellulosa)
- Etero polisaccaridi, diversi monosaccaridi (emicellulose, pectine, glicoproteine)
Si possono dividere da un punto di vista funzionale in:
- Polisaccaridi di riserva: riserve di energia
- Polisaccaridi strutturali: costituiscono le strutture cellulari di sostegno

Omopolisaccaridi
- Amido
Polisaccaride insolubile in acqua, formato da amilosio (forma lineare, con legami α 1->4 glicosidici) e amilopectina (oltre alla forma
lineare, anche ramificata).
Dalla sua demolizione si ottengono le destrine
Le principali fonti alimentari sono la patata(tuberi), cereali, leguminose

- Amilosio
Catena a spirale di molecole di glucosio da 50 a 300 unità unite da un legame glicosidico α 1->4

- Amilopectina
Costituita da catene polisaccaridiche altamente ramificate. Ha un legame glicosidico α 1->6.

Gelatizzazione e retrograzione
L’amido è la più importante fonte alimentare e costituisce il 50% della reazione alimentare.
In acqua calda, forma un gel chiamato “salda d’amido”: per essere digerito l’amido deve acquisire questa forma. Riscaldandolo, si
espongono i legami tra i glucosi così che gli enzimi riescono a digerirli.
Al contrario, la retrogradazione avviene quando la temperatura si è abbassata e l’amido è retrogradato.

Dalla demolizione dell’amido otteniamo le destrine —> gruppo di carboidrati polimerici a basso peso molecolare.

A seconda del tipo di amido di provenienza, abbiamo percentuali di amilosi e amilopectina diversi, causando maggiore o minore
digeribilità.

Si divide in:
- Amido resistente: non tutto l’amido viene digerito, transitando nell’intestino tenue
- Amido digeribile: vengono idrolizzati dagli enzimi durante la digestione
- Amidi modificati: modificati in base alle esigenze per via chimica o enzimatica

Glicogeno
Omopolisaccaride (struttura simile all’amilopectina ma più complessa) di deposito formato da monomeri di glucosio legati con
legame α 1->4 glicosidico e ramificazioni ogni 10 unità con legami α 1->6 glicosidico.
Nel glicogeno troviamo la glicogenina, proteina che fa da stampo da cui inizia la glicogenosintesi.
Un granulo di glicogenina può contenere 30mila unità di glucosio.
L’idrolisi del glicogeno è detta glicogenolisi, libera molecole di glucosio ed è stimolata dal glucagone —> ormone che scinge i
legami per avere molecole di glucosio libero quando l’organismo è in carenza di energia

Cellulosa
Polisaccaridi strutturale, principale costituente della parete delle cellule vegetali. Non digeribile dall’organismo umano perché è privo
della cellulasi.
Etero polisaccaridi
Polisaccaridi eterogenei, formati da diversi monosaccaridi

- Emicellulosa
Struttura ramificata. Sono presenti diversi monosaccaridi, tra cui abbiamo lo xilosio, il mannosio, il galattosio e il glucosio. Hanno
legami diversi, quindi non si possono scindere per digerirli.

- Pectine
Etero polisaccaridi abbondanti nella frutta con una catena complessa e ramificata, la principale molecola base è l’acido
poligalatturonico, derivato dal galattosio, uniti da legame α 1-> 4.

- Glicoproteine
Nei tessuti sono presenti due classi fondamentali di glicoproteine:
- Quelle che contengono oligosaccaridi legati mediante un legame O-glicosidico agli aminoacidi serina e treonina
- Quelle che contengono oligosaccaridi legati mediante un legame N-glicosidico all’amminoacido asparagina
Che cosa fanno
- Determinano i gruppi sanguigni
- Si occupano della coagulazione del sangue
- Difese immunitarie
- Collagene

Fibra alimentare
Comprende oligosaccaridi e polisaccaridi che non riusciamo a digerire ma che vengono digerite dal nostro macrobiotico inestinale
Evitano aumenti bruschi di glicemia abbassando il colesterolo. In questi troviamo frutta, ortaggi, legumi e cereali non raffinati.
Trattengono l’acqua in questo modo aumentano il senso di sazietà e il volume delle feci.
Tre enzimi depolimerizzano la cellulosa: cellulasi, cellulari propriamente detta e cellobiasi

Edulcoranti
Sostanze che hanno la capacità di dolcificare, non stimolano l’insulina, non fanno alzare glicemia.
Il più diffuso è il saccarosio che ha potere dolcificante pari a 1. Esistono dei dolcificanti acalorici.
Possono essere naturali o di sintesi, semplici o complessi.

Polioli - Polialcoli
Molto utilizzati per l’alimentazione. Sono presenti in gomma e caramelle senza zuccheri, dentifrici, colluttori, medicinali. Hanno un
potere dolcificante simile al saccarosio.

- Xilitolo
Zucchero del legno estratto da fragole, lamponi, prugne, grano ecc. Ha un forte effetto dolcificante, simile al saccarosio ma con la
metà delle Kcal. Possiede effetto lassativo

I polialcoli utilizzati negli alimenti hanno in sé glicemici inferiori rispetto a glucosio e saccarosio. I valori partono da 0 (mannitolo) a
40 (maltiolo)

Dolcificanti acalorici
I principali sono: acesulfame K, aspartame, ciclamato, saccarina..

I dolcificanti sono considerati additivi alimentari.

DIGESTIONE E ASSORBIMENTO DEI GLUCIDI

La digestione dei carboidrati che avviene a livello del tratto gastro-intestinale come nel caso delle proteine, consiste in una serie di
passaggi che portano alla demolizione di due grosse molecole amilosio e amilopectina nei corrispettivi monosaccaridi.
Avviene ad opera di enzimi(amilasi), la digestione proseguirà non a livello di stomaco per via del PH troppo acido ma a livello
intestinale con altri enzimi che sono le glucosidasi e disaccaridasi.
Il prodotto finale sono principalmente glucosio, fruttosio e galattosio.
Quali sono questi enzimi?
- α-amilasi: che degradano i legami α (1-4)
- β- amilasi: degradano legami α (1-4) però rimuovendoli dall’estremità
- Amilo α (1-6) glucosidasi: scindono dove ci sono i punti di ramificazione
A livello della bocca abbiamo l’amilasi salivare che ha un'azione blanda (non porta alla scissione delle molecole di glucosio dal
polipeptide amido).
A livello dell’orletto a spazzola (duodeno) abbiamo le disaccaridasi che sono le maltasi, saccarasi e lattasi.
-asi= enzima che agisce sulla molecola che prende quel nome
Le disaccaridasi si trovano nell’ultimo tratto della digestione prima dell’assorbimento e scindono i disaccaridi per ottenere glucosio,
galattosio e fruttosio.
Sempre a livello dell’orletto a spazzola abbiamo dei trasportatori che si chiamano a livello intestinale S GLUT (sodio, è un simporto),
mentre negli altri organi si chiamano glut.

Grazie a questi trasportatori il glucosio entra dentro la cellula grazie a un simporto con il sodio. Il sodio è il catione extracellulare
maggiormente concentrato e quindi si trasporta all’interno tramite il simporto sodio-potassio.
A livello di queste cellule abbiamo una pompa sodio- potassio che sfrutta ATP per portare sodio all’esterno e potassio all’interno in
modo che la concentrazione di sodio rimanga costante al di fuori e all’interno della cellula, questo ovviamente viene fatto contro-
gradiente (consumo ATP).

Il glucosio viene trasportato da GLUT 1,2,3,4 che osno diversi nei vari tessuti. Il GLUT 5 è caratteristico del fruttosio. Quando il
glucosio è dentro la cellula, deve essere trasportato nei diversi organi, cervello e globuli rossi (che si nutrono principalmente di
glucosio). Il GLUT 4 e tipico del tessuto adiposo e del muscolo striato, diverso dagli altri perché è insulino sensibile.non è sempre
presente: viene esposto a livello della membrana solo quando c’è lo stimolo dell’insulina prodotta dalle cellule beta del pancreas, si
lega al recettore di membrana, il messaggio viene internalizzata e i GLUT 4 presenti a livello delle vescicole vengono esposti sulla
membrana facendo entrare così il glucosio nella cellula.

il fruttosio e il galattosio, nonostante abbiano una struttura simile al glucosio, non possono essere utilizzate come fonte di energia. Il
galattosio e il fruttosio differiscono per OH, quindi dopo l’assorbimento intestinale quasi tutto il galattosio e buona parte del fruttosio
vengono metabolizzati nel fegato e convertiti in glucosio..

Indice glicemico
Indice nutrizionale in cui possono essere classificati gli alimenti che contengono carboidrati. Indicano qual è la risposta glicemica
quel determinato alimento, cioè quanto la glicemia si innalza.
Dipende dal tipo di carboidrato:
- Complesso —> indice glicemico basso
- Monosaccaridi, disaccaridi —> indice glicemico alto
Carico glicemico
È il prodotto dell’indice glicemico per la quantità di grammi di carboidrati contenuta in una porzione di alimento
Il carico glicemico = (indice glicemico x g carboidrati) / 100

Fibre alimentari
Le fibre elementari sono parti delle piante commestibili per le quali non abbiamo enzimi che li digeriscono. Sono soggette a
fermentazione nell’intestino crasso per via dei batteri intestinali. Includono oligosaccaridi e polisaccaridi, possono essere solubili
(pectina) o insolubili (cellulosa).
Alcuni tipi di amidi vengono classificati come fibra perché non vengono digeriti.

Microbioma
Batteri che colonizzano il nostro corpo. È il più grande complesso ecosistema batterico del corpo umano, uno squilibrio può portare a
patologie.
Dalla nascita, il mio programma si forma e si modifica in base alla nostra alimentazione, abitudini, ambiente di vita e lavoro, malattie
e cure che assumiamo.
Il microbioma ha un ruolo attivo: è in grado di digerire cibi e assorbire nutrienti essenziali, permette la maturazione della mucosa
intestinale, facilita il sistema immunitario a riconoscere neutralizzare eventuali minacce e contrasta la colonizzazione di agenti
infettivi patogeni.
LIPIDI
Sostanze insolubili in sostanze polari e solubili in sostanze apolari

Li possiamo classificare in base alla presenza o meno di acidi grassi:


- Saponificabili (acidi grassi) costituisco il 97%
- Non saponificabili (non acidi grassi) il 3%
Funzioni:
- Energetica: riserva energetica (9 Kcal) immagazzinata nel tessuto adiposo
- Plastica: comprende componenti fondamentali delle membrane cellulari (fosfolipidi: glicerofosfolipidi, sfingofosfolipidi,
colesterolo) in tutti i tessuti
- Veicoli di vitamine, fattori liposolubili e antiossidanti
Gli acidi grassi essenziali (es. acido linoleico e α-linoleico) sono precursori di sostanze biologicamente attive, regolatrici del sistema
cardiovascolare, te la coagulazione, funzionalità renale, sistema immunitario (come: prostaglandine, tromboxani)

Classificazione in base alla struttura dello scheletro:


- Semplici (non saponificabili) comprendono steroidi, terpeni
- Complessi (saponificabili) comprendono fosfogliceridi, sfingolipidi, acigliceroli
Acigliceroli è sinonimo di trigliceridi.
Nei fosfogliceridi gli acidi grassi attaccano al glicerolo, mentre gli spingolipidi non abbiamo glicerolo ma un’altra molecola
(sfingosina)

Lipidi complessi (acigliceroli o trigliceridi)


Il glicerolo ha tre atomi di carbonio e tre gruppi OH a cui sono legati le catene di acidi grassi. Si elimina una molecola d’acqua per
ogni gruppo OH che reagisce del glicerolo.
Gli acidi grassi possono reagire con il glicerolo per formare i trigliceridi.
Se sono in stato solido sono chiamati grassi se sono liquidi sono chiamati oli (questo dipende dai doppi legami). Possono essere
semplici se gli acidi grassi sono uguali nella struttura o misti se sono diversi.

Acidi grassi saturi


Hanno legame singolo con struttura lineare

Acidi grassi insaturi


Catena a gomito con un doppio legame

Monogliceridi: reagisce solo un OH


Digliceridi: reagisce due OH
Trigliceridi: se reagiscono 3 OH

Il glicerolo reagisce con diversi acidi grassi se non ha doppi legami si dice che è una catena satura

I lipidi hanno delle proprietà, possono essere:


- Solidi: grassi (burro, strutto)
- Liquidi: oli
- Semplici: se composti acidi grassi uguali
- Misti: se gli acidi grassi sono diversi
Lo stato liquido o sodio dipende dalla presenza o meno di doppi legami nella catena degli acidi grassi. Negli oli sono presenti doppi
legami e la catena è a gomito non rettilinea

Classificazione degli acidi grassi


- Lunghezza della catena: corta, media, lunga, i batteri possono fermentare le nostre fibre e creare acidi grassi a corta catena.
- Assenza o presenza di doppi legami: saturi o insaturi (possono avere configurazione CIS/TRANS)
La posizione del doppio legame è omega 3 o omega 6 a seconda di dove parte (se all’inizio o alla fine della catena)
La nomenclatura omega indica la posizione del primo doppio legame
Dal punto di vista nutrizionale gli acidi grassi essenziali (omega 3 e 6) bisogna assumerli con l’alimentazione perchè l’organismo
umano non li sintetizza.
L’omega 9 (acido oleico) non è essenziale e siamo quindi siamo in grado di sintetizzarlo

Isometria cis-trans
Cis se i due sostituenti sono della stessa parte del piano rispetto alla molecola.
Trans se sono da parti opposte.
Il doppio legame in cis causa un ripiegamento della molecola, mentre il doppio legame trans genera una struttura lineare come nei
grassi saturi.

Monoinsaturi: doppio legame (l’opposto di polinsaturo che ha 2 doppi legami)

PROCESSO DI IDROGENERAZIONE

Processo nel quale vengono rimossi i doppi legami, passando così dallo stato liquido allo stato solido (es. margarina).
Una dieta ricca in acidi grassi saturi e colesterolo aumenta il rischio cardiovascolare e di acidi grassi trans.
I nostri grassi possono essere modificati (modificati da radicali liberi): quando gli acidi grassi vengono incorporati nelle membrane,
nei trigliceridi e nelle lipoproteine, avremmo acidi grassi modificati

Dobbiamo assumere:
- 7-10% acidi grassi saturi
- 12-15% acidi grassi monoinsaturi
- 7-10% acidi grassi polinsaturi di cui
- 2-3% acidi grassi essenziali ( linoleico e alfa-linoleico)
- Minore di 1% acidi grassi trans
- Minore mg/die colesterolo
Il nostro organismo è in grado di sintetizzare a livello endogeno. Dal colesterolo derivano ormoni steroidei (sessuali ecc.) e vi
derivano anche acidi biliari utili per la emulsione dei grassi e vi deriva anche la vitamina D (prodotta con l’esposizione di raggi
solari, circa al 90%)

DHA
Deriva dall’ alfa-linoleico (omega 3) è il principale costituente del cervello.
Circa il 60% del peso secco del tessuto cerebrale è grosso. L’acido grasso DHA è importante per la vista perché costituente della
membrana cellulare fotoreattivi dall’occhio: queste cellule sono responsabili della trasmissione di messaggi al cervello al 60% delle
cellule nervose delle membrane neuronali è costituito da fosfolipidi e il 20% di questi è rappresentato dal DHA (che svolge ruoli
chiave nel SNC)

Lipidi semplici (non saponificabili)


- Terpeni
- Steroli
- Prostaglandine (sostanza pro- infiammatorie)
Non contengono acidi grassi. Presenti nei tessuti in quantità minori rispetto ai lipidi complessi. Comprendono sostanze con attività
biologica(vitamine, ormoni, molecole liposolubili)

Acidi grassi
Omega ci dice dove si trova un legame a partire dal terzo carbonio e dal terzo carbonio e dall’ultimo carbonio.
- Omega 6: il primo doppio legame è a partire dal sesto carbonio
- Omega 3: al primo doppio legame è al terzo carbonio
Sono essenziali perché non abbiamo gli enzimi in grado di mettere doppi legami dopo il carbonio 9.
Non abbiamo le denaturasti, avremo gli enzimi che fanno doppi legami dopo il C9. Quelli in posizione 12 e 15 dobbiamo assumerli
con l’alimentazione.
L'OMEGA 9 è l’acido oleico che è un C18 con un doppio legame ma non è essenziale

Fonti alimentari
- Animali: (carne, uova, pesce) trigliceridi, colesterolo. Hanno più acidi grassi saturi allo stato solido .
- Vegetali: (oli) trigliceridi, fitosteroli, ci sono acidi grassi insaturi, liquidi
- Industriali :(interesterificazione) trigliceridi, digliceridi (es. La margarina è un duo vegetale reso solido con modificazioni
industriali che tolgono doppi legami)
- Biotecnologie: (acidi grassi essenziali, antiossidanti, carotenoidi)
I lipidi danno palabilità’ ai cibi (es. odore dei cornetti è dovuto ai grassi presenti)
Oli e grassi di origine vegetale derivano da: semi (mais, sesamo, arachidi) o da frutti (oliva , palma)

Punti di fusione
I punti di fusione sono quelli per cui il grasso fonde e la temperatura del punto di fusione diminuisce all’aumento dei doppi legami.
Man mano che aumentano i doppi legami diminuisce la temperatura di fusione (lo stato solido o liquido dipende dalla temperatura
dal punto di fusione)
Il burro è un composto da acidi grassi saturi (le code del trigliceride sono lineari e driette e conferiscono al burro lo stato solido)

Terpeni
Costituiti da multipli dell’idrocarburo a 5 atomi di C
I terpeni possono essere lineari o ciclici e alcuni contengono entrambe le strutture.
L'unità di base dei terpeni è l’isoprene
Le unità di isoprene possono essere disposte testa-coda o coda-coda)

Lo troviamo:
- mentolo, canfora, geraniolo (nelle piante con odori e aromi particolari)
- beta-squalene, che è precursore del colesterolo
- carotenoidi
- gomma naturale, guttaperca (polimeri lineari di isoprene)
- vitamine liposolubili (A-D-E-K)
- poliprenoli (partecipano al trasferimento enzimatico degli zuccheri dal citoplasma alla superficie esterna della cellula durante la
sintesi dei liposaccaridi)
- ubichinone o coenzima Q (che hanno la funzione di trasportare idrogeno per le reazioni di ossidoriduzione nei mitocondri)
Steroli: colesterolo e fitosteroli
Strutture che hanno come base il ciclo pentano peridroferantrene, struttura base del colesterolo (cambia la catena R e due gruppi
metilici in posizione 10 e 13)
Tutti gli steroli derivano dallo squalene
1 gruppo ossidrilico (-OH) e un doppio legame nella struttura del ciclo penano peridio fenantrene (3 anelli a 6 atomi di C e 1 a 5
atomi di C), fusi in conformazione “cis” a cui è legata una catena idrocarburica

Colesterolo contiene un gruppo idrofilo e uno idrofobico


Lo troviamo negli organismi animali (la controparte vegetale sono i fitosteroli). È il principale sterolo dei tessuti animali è antipatico
(contiene un gruppo isofillo e uno idrofobico) grazie a queste caratteristiche il colesterolo è presente nelle membrane biologiche e
conferisce rigidità. Ha una testa polare (OH in C3) un doppio legame tra C5 e C6, una catena anfipatica ha 8 atomi di C su C 17
Un gruppo CH3 su C10 , un gruppo –CH3 su C13 e un gruppo idrocarburico non polare o lungo come un acido grasso a 16 atomi di
Carbonio .

Il colesterolo ha origine:
- Esogena (nella dieta < 300mg/die) trasporta acidi grassi acquisiti nella dieta = esogeni, formandosi a seguito della digestione
chilomicroni che vengono riassorbiti a livello intestinale, passano attraverso le vie linfatiche e arrivano a livello del fegato)
- Endogena (biosintesi inversamente proporzionale a quello introdotto con la dita) trasporta i grassi che sono sintetizzati nel fegato
= endogeni, partecipano le VLDL che sono ricchi di trigliceridi, esse vengono sintetizzate a livello del fegato passando attraverso i
capillari, diventano a seguito di modifiche IDL, che diventano LDL. A questo punto possono tornare al fegato o andare nelle
cellule extraepatiche)

Gruppo OH è il punto in cui viene la esterificazione , ed è punto che da al colesterolo polarità (si può quindi disporre nelle membrane
dove ci sono le teste polari e la restante parte va nelle code dei fosfolipidi nelle membrane)

SQUALENE-> CICLIZZAIONE -> COLESTEROLO

Esterificazione: reazione nella quale dove reagenti formano un estere come prodotto
Estere: composto la cui molecola è costituita da un radicale alcolico e un radicale acido uniti da un atomo di ossigeno è instabile in
acqua; si decompone per idrolisi in un acido o in un fenolo.

Ruoli principali sono:


- Precursori nella sintesi di ormoni steroidei (orm. sessuali maschili e femminili, e che regolano il metabolismo di soli minerali e
glucidi). Questi ormoni possono essere: androgeni (testosterone e progesterone) estrogeni (estrone e beta-estradido ) ormone
della corteccia surrenale
- Precursore della vitamina D
- Precursore nella sintesi degli acidi biliari
- Componente della membrana cellulare e della mielina
TESTOSTERONE: coinvolto nello sviluppo da caratteri secondari (nei maschi) crescita dei peli, abbassamento del timbro della voce,
crescita dei genitali e della massa muscolare

PROGESTERONE: interrompe lo sviluppo dell’andamento (rivestimento dell’utero) per preparare l’utero all’eventuale impianto
dell’uovo fecondato

ESTRONE: scatena una cascata di reazioni cellulari che porta all’aumento di sintesi di altri ormoni e stimola il rilascio di FSH
(ormone folico stimolante) dell’ ipofisi e di LH (ormone luteinizzante) a produrre estrogeni sono le ghiandole surrenali
B-ESTRADIOLO: regola il ciclo mestruale e la comparsa dei carrettieri sessuali femminili (viene prodotto anche negli uomini ma a
in quantità inferiori)

COLESTEROLO: convolto nelle reazioni metaboliche nelle reazioni del sistema immunitario e nella risposta da stress.

ALDOSTERONE: mantiene normali concentrazioni di sodio e potassio nel sangue e nel controllo di volume e pressione sanguigna.
La RENINA (enzima) controlla la produzione di aldosterone.

Fitosteroli

La controparte vegetale sono i fitosteroli. Hanno la stessa struttura base ma cambia la catena laterale R. esistono vari nomi che
differiscono tutti per la catena laterale R.
I fitosteroli sono un gruppo di steroidi che si trovano naturalmente nelle piante. Se ne conoscono circa 200 tipi diversi. La struttura
chimica dei fitosteroli è molto simile a quella del colesterolo. Il beta-sitosterolo, il campesterolo e lo stigmasterolo sono gli steroli
vegetali più frequenti negli alimenti e rappresentano circa il 65, 30 e 3% dei fitosteroli assunti con la dieta.
Perché negli ultimi anni i fitosteroli hanno avuto grande rilievo per quanto riguarda la salute?
Perché sono presenti nel danacol? Negli ultimi anni si è assistito ad una rapida crescita del mercato degli alimenti funzionali
contenenti fitosteroli. Per le loro caratteristiche strutturali, i fitosteroli esercitano un ruolo inibitore dell’assorbimento del colesterolo
alla fine della digestione. Partecipano a delle reazioni che prevengono la sintesi finale di colesterolo. Assumendo danacol e quindi
fitosteroli possiamo ridurre il colesterolo di circa un 10% rispetto al colesterolo iniziale.
Lo troviamo negli oli vegetali, nella frutta secca ma anche in alcuni cereali e verdure.

Competitività fitosteroli-colesterolo

I fitosteroli come il colesterolo sono degli steroli. Questa somiglianza chimica fa sì che ci sia una competitività d’assorbimento a
livello intestinale per cui se è assorbito uno viene rallentato l’assorbimento dell’altro perché alcuni degli enzimi responsabili
dell’assorbimento saranno impegnati ad assorbire fitosteroli. Inoltre, i fitosteroli vanno ad attivare geni responsabili dell’attivazione
di recettori con il risultato di aumentare l’escrezione di colesterolo con la bile secreta dal fegato. Le cellule epatiche che ricevono
meno colesterolo inizieranno da una parte a sintetizzare autonomamente colesterolo (aumento sintesi endogena) e dall’altra a
richiamare quello che è in circolo andando così ad abbassare i valori ematici (parzialmente compensati dall’aumento della sintesi
endogena) fino al circa il 10%.
DIGESTIONE DEI LIPIDI

Quando mangiamo qualcosa che contiene grassi la concentrazione di grassi


aumenta con il tempo, ha un picco dopo le 4 ore per poi riscendere. Dobbiamo
ricordarci il grafico perché alla fine della digestione ci sono i chilomicroni
(lipoproteine).

La digestione dei lipidi è complessa in quanto:


- i trigliceridi, che costituiscono la quota predominante, sono insolubili in
acqua (sono molecole idrofobiche e tutte le reazioni avvengono in acqua
quindi non potendo sciogliersi in ambiente acquoso devono essere
trasformati in altro; gli enzimi che digeriscono i lipidi si chiamano lipasi,
nel caso dei fosfolipidi, fosfolipasi.
- le gocciole lipidiche presentano una superficie di limitate dimensioni per
l’attacco enzimatico quindi le dimensioni della superficie devono essere
aumentate
- i fosfolipidi e il colesterolo sono più solubili (testa polare e code idrofobiche, mentre il colesterolo ha il gruppo OH), ma hanno
la tendenza a formare complessi sovramolecolari (aggregati) si mettono insieme quindi sono difficilmente assorbibili
A causa di queste problematiche gli enzimi digestivi idrosolubili non possono agire su queste molecole idrofobiche

Problemi nella digestione


Queste difficoltà vengono superate:
- aumentando la superficie di contatto tra fase acquosa e lipidica in questo modo gli enzimi possono attaccare i lipidi;
- mediante l’emulsionamento dei trigliceridi tramite Sali biliari e acidi biliari che emulsioneranno e creeranno gocce lipidiche
(serbatoi passivi di lipidi all’interno delle cellule eucariotiche) grosse e la loro stabilizzazione con molecole tensioattive.

Micelle

L’emulsione viene stabilizzata a livello del duodeno ad opera della bile con i suoi acidi e sali biliari, si formano quindi delle micelle

Sali biliari: derivati del colesterolo. Si formano nel fegato, dal quale vengono secreti nella bile e con questa portati nell’intestino
dove avviene l’emulsionamento dei grassi. Si formano quando sostanze anfipatiche vengono poste in soluzione acquosa. Le micelle
hanno teste polari all’esterno e code apolari all’interno (contenuto idrofobico)

Gli epatociti produco 2 acidi biliari primari:


Acido colico e acido chenodesossicolico che derivano entrambi dal colesterolo.
Da questi derivano numerosi analoghi che si formano dopo il loro passaggio nell’intestino (acidi biliari secondari)
se il nostro microbiota intestinale non è nelle percentuali giuste può dare origine ad acidi biliari secondari che possono avere effetti
dannosi sulla nostra salute, possono essere mutageni
Nell’ambiente alcalino della bile si formano i sali solubili di potassio e di sodio: Sali biliari.

Colipasi e lipasi

Dopo l’emulsionamento ad opera di sali e acidi biliari che formano le micelle:


- La colipasi si fissa sulle micelle miste creando uno spazio sulla superficie della micella in modo da ancorare la lipasi pancreatica
permettendo in tal modo all’enzima di svolgere la sua azione. La colipasi è un enzima che aiuta la stabilizzazione della lipasi in
modo che possa tagliare gli Acidi Grassi presenti nei trigliceridi.
- La lipasi è l’enzima che si attacca alla goccia lipidica composta da trigliceridi e fosfolipidi. La lipasi scinde i legami tra glicerolo
e acidi grassi.

Micelle miste

A seguito di un pasto contenente lipidi i trigliceridi vengono emulsionati grazie alla presenza di Sali biliari, si formano micelle miste
costituite da trigliceridi e Sali biliari che possono essere attaccate dalle lipasi aiutate dalle colipasi.
Riassumendo: FASI DELLA DIGESTIONE DEI TRIGLICERIDI

1. Emulsificazione dei Trigliceridi (TG),


2. Formazioni di micelle miste (sali biliari, fosfolipidi e colesterolo) e emulsionanti (acidi biliari)
3. Idrolisi dei trigliceridi ad opera delle lipasi

Assorbimento :
Una volta che i trigliceridi vengono digeriti (il 97% dei lipidi a livello alimentare sono trigliceridi). I trigliceridi vengono digeriti e
possono essere o monogliceridi o acidi grassi liberi e glicerolo libero che deve essere assorbito a livello della mucosa intestinale per
poi dopo essere di nuovo risintetizzati perché questo fa si che i nuovi trigliceridi possano essere diversi da quelli assunti
dall’alimentazione.

I trigliceridi, quindi, vengono risintetizzati e danno origine alle prime classi delle lipoproteine i chilomicroni. La concentrazione alta
di trigliceridi (4h dopo il pasto) si formano —> chilomicroni che:
- Sono la prima classe di lipoproteine a bassa intensità (sono ricchi di grassi e hanno una porzione bassa di proteine).
- Trasportano i trigliceridi di origine alimentare ma non passano nel circolo sanguigno, passano nel circolo linfatico, non possono
passare direttamente nel circolo sanguigno come i carboidrati e le proteine
- Non entrano nel circolo sanguigno perché sono troppo grandi, per cui non possono essere assorbiti a livello dei pettorali. Dal
circolo linfatico attraverso il dotto toracico arrivano alla vena porta e dalla vena porta al fegato.
Quindi:
1. Assorbimento dei prodotti di idrolisi da parte delle cellule intestinali
2. Ri-sintesi dei trigliceridi da parte delle cellule intestinali
3. Formazione dei chilomicroni da parte delle cellule intestinali
4. Esocitosi dei chilomicroni ed immissione nella linfa poi dotto toracico, vena porta e fegato.

Una volta che i chilomicroni arrivano al fegato i trigliceridi possono essere scissi in acidi grassi e avere diversi destini, possono

essere ossidati a scopo energetico (beta ossidazione degli acidi grassi), utilizzati per formare i trigliceridi che vanno a depositarsi nel
tessuto adiposo, possono andare a formare le nostre membrane (fosfolipidi di membrana) e acidi grassi essenziali che formano
molecole infiammatorie e pro-infiammatorie (leucotrieni ecc…)

Lipoproteine
Gli acidi grassi liberi (FFA) si presentano nel sangue associati all’albumina e alle lipoproteine e sono metabolizzati rapidamente
Rappresentano la forma di trasporto più importante dei lipidi nel plasma e offrono un meccanismo di trasporto efficiente del loro
contenuto lipidico da un tessuto all’altro.
Sono complessi macromolecolari sferici composti da lipidi e da specifiche proteine —>Apoproteina
Sono composti da trigliceridi idrofobici che quindi si trovano all’interno, la struttura esterna costituita da fosfolipidi che orientano le
teste polari verso il mezzo acquoso;
Presente colesterolo libero che orienta il gruppo OH verso le teste polari dei fosfolipidi
Si chiama lipoproteina perché avremo anche una componente proteica che nel caso delle lipoproteine prende il nome di apoproteina
—> (classe proteica che caratterizza le diverse lipoproteine, sono diverse nelle LDL si chiama apoB100, nei chilomicroni apoB48)
importante!!

Esistono varie classi di lipoproteine, differenziate in base al tipo e alla quantità di lipidi in esse contenute:
- Chilomicroni Lipoproteine a densità molto bassa (VLDL)
- Lipoproteine a bassa densità (LDL)
- Lipoproteine a densità intermedia (IDL)
- Lipoproteine ad alta densità (HDL)
Nei chilomicroni abbiamo solo un 2% di proteine e una concentrazione di lipidi altissima, man mano che andiamo verso le HDL la
concentrazione proteica aumenta e diminuisce invece quella dei lipidi perché le HDL contengono una concentrazione di lipidi minore
ma una concentrazione alta di colesterolo, il loro ruolo è di trasportare colesterolo dalla periferia verso il fegato, fanno da “spazzino”.
A differenza dell’LDL che ha il ruolo di trasporto inverso quindi dal fegato verso la periferia. Colesterolo buono (HDL) e colesterolo
cattivo (LDL). lipoproteine possono essere convertite l’una nell’altra mediante aggiunta o rimozione dei lipidi in esse contenute. Lo
scambio è operato da specifici enzimi espressi sulle membrane dei tessuti periferici.

Funzioni
- Trasporto dei lipidi (trigliceridi, colesterolo) e molecole liposolubili (carotenoidi, vitamina E, vitamina D, A e K e coenzima Q)
dagli organi in cui vengono sintetizzati (fegato, intestino) verso tessuti periferici
- Regolazione della composizione lipidica delle membrane biologiche, le LDL trasportano colesterolo nelle nostre membrane e
caricheranno di colesterolo nelle nostre membrane
- Regolazione di funzioni cellulari (proliferazione, apoptosi), questi studi sono molto recenti.
Si distinguono due vie di trasporto dei lipidi nel sangue:
- VIA ESOGENA (lipidi che derivano dalla nostra alimentazione)
- VIA ENDOGENA (quelli che siamo in grado di sintetizzare come ad esempio il colesterolo, abbiamo quello alimentare e quello di
sintesi, anche i lipidi possono derivare dall’alimentazione mentre altri li riusciamo a sintetizzare).

La via esogena (chilomicroni)


È così detta perché trasporta i grassi acquisiti nella dieta a seguito di un pasto ricco di grassi (esogeni) e a seguito della digestione si
formano I chilomicroni che sono assemblati nella mucosa intestinale con TG e Colesterolo provenienti dalla dieta, entrano nella
circolazione portale (passando attraverso il circolo linfatico) e distribuiscono i TG all’endotelio dei tessuti extra-epatici c, mentre la
maggior parte del Colesterolo raggiunge il fegato. La rimozione dei chilomicroni dalla circolazione è rapida (1 ora). L’enzima
lipoprotein lipasi (LPL), ancorato all’endotelio dei capillari dei tessuti extraepatici, idrolizza i TG a FFA, permette l’ingresso dei
FFA nei tessuti, e rilascia una forma «residua» dei chilomicroni (remnants) che sarà intercettata dal fegato. Il Col può essere
utilizzato dal fegato come componente delle membrane o dagli acidi biliari o può essere escreto dalla bile. Questi lipidi possono
essere quindi ossidati possiamo trarre energia da questi lipidi, se non li bruciamo perché nè abbiamo in eccesso vanno a depositarsi
nel tessuto adiposo.

La via endogena (VLDL)


È così detta perché trasporta i grassi che sono sintetizzati nel fegato (endogeni). Partecipano Le VLDL anche queste ricche di
trigliceridi che derivano dalla biosintesi interna quindi endogena dei nostri trigliceridi originano nel fegato e trasportano i TG e Col ai
tessuti extraepatici. Tali tessuti captano le VLDL in maniera simile a quella con cui captano i chilomicroni e tramite l’enzima LPL
idrolizzano i TG a FFA, che entrano nei tessuti. Viene rilasciata una forma «residua» di VLDL, le IDL, che in seguito diventa LDL.
Le LDL saranno intercettate sia dal fegato (70%), sia da altri tessuti extraepatici (30%).(le VLDL quindi subiscono delle
trasformazioni e infine si trasformano in LDL)

NB: La differenza tra chilomicroni e vldl è l’origine dei trigliceridi da una parte esogena e dall’altra endogena.

LDLR: È il recettore delle LDL, perché per essere internalizzate le LDL hanno bisogno di un loro recettore che si trova a livello della
membrana, quando abbiamo riconoscimento tra recettore della LDL e la LDL questa può entrare nella cellula, se questo non avviene
le LDL rimangono in circolo e quindi possono alzare i livelli di colesterolo o possono anche essere riconosciute da altri recettori
chiamati recettori “spazzini” che sono quelli che danno via alla formazione della placca aterosclerotica.

Trasposto inverso di colesterolo


Avviene ad opera dell’HDL che si caricano di colesterolo libero quando vengono a contatto con i tessuti periferici e lo portano al
fegato. Per fare questo è necessario che il recettore riconosca la porzione dell’apoB100

Livelli::
- Colesterolo: inferiore a 190 mg/dl.
- L’LDL ha diverse classi di valori anche a seconda che la persona abbia fattori di rischio, se ci sono fattori di rischio i livelli di
LDL devono essere minori.
- Trigliceridi 150 mg/Dl
- Glicemia i valori normali erano 70/110 mg/DL
Displidemie

Anormalità qualitative e/o quantitative dei lipidi plasmatici (colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceridi) possono avere patologie
cronico-degenerative
LDL: perché colesterolo cattivo?
Il colesterolo per essere internalizzato deve essere riconosciuto dal suo recettore ma se il recettore non è in grado di riconoscere le
LDL perché magari è modificata (es ossidata o glicata) viene riconosciuta dai recettori spazzini e viene internalizzata all’interno delle
cellule dove formano le cellule schiumose e questo è il principio di placca aterosclerotica.
Tutto questo può essere ridotto se assumiamo vitamina C, E, il betacarotene, sono tutti antiossidanti che prevengono i danni
ossidativi, eliminano i radicali liberi e quindi le LDL non possono essere modificate.

Membrana cellulare
Le molecole lipidiche (lipidi) formano spontaneamente aggregati che nascondono le code idrofobiche all’interno ed espongono le
teste idrofiliche all’acqua, e forma liposoma un doppio strato lipidico di una membrana che si va a chiudere. Il liposoma al suo
interno può contenere delle sostanze, quindi, possono essere utilizzati come veicoli di altre sostanze
Le membrane definiscono i confini esterni delle cellule e regolano il traffico di molecole in entrata e in uscita;
Nelle cellule eucariote dividono lo spazio interno in compartimenti distinti segregando al loro interno componenti e processi
specifici;
Inoltre, conserva energia e permette la comunicazione tra le cellule;
Sono resistenti e flessibili, auto sigillanti e selettivamente permeabili (tra alcune membrane si creano infatti invaginazioni, perciò,
devono essere flessibili) selettivamente permeabili perché solo alcune sostanze passano liberamente, altre hanno bisogno di
trasportatori.

La membrana si presenta:
- Doppio strato di fosfolipidico dove sono presenti anche proteine e colesterolo
- Modello a mosaico fluido forma una pellicola liquida nella quale galleggiano diverse proteine, ma costituisce una barriera al
passaggio di sostanze idrofile. Una membrana in salute è una membrana fluida. Nella membrana abbiamo lipidi, proteine ma
anche glicolipidi
- Ha una struttura a “flagello” principalmente di proteine e lipidi tenute insieme da legami non covalenti
Le proteine fanno da:
- pompe
- recettori
- canali
- trasduttori di energia
- enzimi
Le due facce del doppio strato (blayer) sono diverse quindi la membrana è asimmetrica questa struttura è fluida perché i lipidi si
possono spostare sul singolo strato (FLIP-FLOP) devono essere presenti degli enzimi, le flippasi che fanno un movimento di flip-
flop. I fosfolipidi della membrana sono sostanze anfipatiche che si assemblano spontaneamente se posti in acqua.

Fosfolipidi e trigliceridi

Qual è la differenza tra un fosfolipide e un trigliceride? La struttura nel trigliceride i 3 OH del glicerolo sono sostituiti da 3 acidi
grassi, nel caso del glicerofosfolipide abbiamo due acidi grassi e una testa che è data dal gruppo fosfato e da un sostituente che andrà
a caratterizzare i diversi fosfolipidi.

Come si inserisce il colesterolo nella membrana? l’OH del colesterolo che è l’unica parte idrofila si posizionerà a livello delle teste
polari mentre tutto il ciclo pentano con la catena laterale andrà a livello delle code dei fosfolipidi, il colesterolo, se in eccesso, darà
rigidità alla membrana insieme alla presenza di acidi grassi saturi.

La fluidità della membrana


- La fluidità della membrana è importante per la sua funzione; è determinata dalla sua composizione lipidica
- Stretto impacchettamento delle code idrofobiche —> minore fluidità
- La lunghezza della catena e il n o di doppi legami (insaturi) determinano il grado di impacchettamento
- La lunghezza varia da 14-24 atomi di C; catena più corta —> minore interazione + aumento della fluidità
La fluidità:
Permette una rapida diffusione laterale delle proteine di membrana nel bilayer e ne favorisce le interazioni (importante per la
comunicazione cellulare)
Facilita la distribuzione dei lipidi e delle proteine di membrana dal sito di inserzione ad altre regioni della cellula
Permette alle membrane di fondere e mixare molecole Altri
Fosfolipidi possono ruotare su sé stessi e scambiarsi di posto senza dispendio di energia, il dispendio di energia si avrà quando
devono passare da un monostrato all’altro (flip-flop) questo movimento consuma ATP

FOSFATIDILSERINA: un fosfolipide, normalmente si trova nel monostrato interno, se viene esposta nel monostrato esterno è un
segnale apoptotico cioè la cellula deve andare incontro a morte programmata.
Le membrane cellulari delle proteine

Esistono diversi tipi di proteine che vengono inserite nelle membrane come, ad esempio quelle di trasporto, i GLUT del glucosio che
sono 4. (GLI S-GLUT sono quelli del simporto sodio glucosio, il sodio è poi riportato all’esterno con la pompa sodio-potassio
ATPasi (trasporto diretto).
Possono essere:
- Proteine di ancoraggio (citoscheletro cellula)
- Recettori come quello dell’LDL
- Possono essere enzimi (ATPsintasi: enzima che forma ATP)
Proteine di membrana hanno:
- Regioni idrofile, che sporgono all’esterno della membrana
- Regioni idrofobe, che passano attraverso il doppio strato lipidico
Ci sono due categorie di proteine di membrana:
- Proteine intrinchseche di membrana (o INTEGRALI(TRANSMEMBRANA); vengono rilasciate solo dopo trattamenti che
disgregano il doppio strato lipidico): possono essere estratte ricorrendo all’uso di detergenti quali l’SDS (ionico, solubilizza e
denatura le proteine) e TRITON X-100, sono più difficili da rimuovere se dobbiamo analizzarle, quelle estrinseche possono essere
rimosse anche da trattamenti qui blandi
- Proteine estrinseche di membrana (o PERIFERICHE; sono rimosse da trattamenti più blandi)
Il fatto di essere estrinseche, intrinseche o trans membrana dipende dal tipo di amminoacidi che costituiscono la proteina, in quella
transmembrana troviamo degli aminoacidi apolari mentre in quelle estrinseche e intrinseche avremo aminoacidi polari.

Le membrane cellulari dei carboidrati

I glucidi di membrana possono essere o uno stesso monosaccaride o diversi.


Esistono diversi monosaccaridi: possono essere combinati insieme in modo diverso ed a formare catene di diversa lunghezza e
ramificazione
I carboidrati di membrana sono una specie di “codice a barre” delle cellule, utile al riconoscimento tra cellule uguali o diverse tra
loro. La caratteristica di avere determinati carboidrati legati a determinati fosfolipidi è la caratteristica di ogni cellula.
METABOLISMO
Il metabolismo rappresenta l'insieme dei cambiamenti chimici che convertono le sostanze nutrienti, ossia la materia prima necessaria
al sostentamento degli organismi viventi, in energia o in sostanze cellulari chimicamente complesse. Il metabolismo soddisfa due
scopi fondamentalmente differenti:
1. produzione di energia che alimenta i processi vitali (sotto forma di ATP)
2. sintesi delle molecole necessarie per la struttura e la funzione delle cellule ad esempio il glucosio, alla fine della digestione dei
carboidrati abbiamo 85 per cento di glucosio, alla fine dell’assorbimento anche galattosio e fruttosio verranno trasformati in
glucosio, fino ad arrivare un 95% di glucosio che potrà andare verso la via glicolitica per formare ATP se è in eccesso andremo a
formare il glicogeno, se siamo lontani dal pasto interviene l’insulina a fare in modo che il glucosio possa essere metabolizzato.
Se invece i livelli di glucosio sono bassi interverrà il glucagone che formerà il glucosio da precursori non glucidici.

CATABOLISMO - REAZIONI ESOERGONICHE (significa che si ha liberazione di energia)


- Degradazione
- Deidrogenazione (tramite NAD+ , NADP+ , FAD)
- Produzione di ATP
ANABOLISMO - REAZIONI ENDOERGONICHE (forniamo energia e quindi abbiamo consumo di ATP)
- Sintesi
- Idrogenazione (tramite NADH, NADPH, FADH2)
- Consumo di ATP
I processi mediante i quali le molecole biologiche vengono scisse e risintetizzate formano una rete di reazioni enzimatiche,
complessa e finemente regolata, detta metabolismo dell’organismo.

Catabolismo e anabolismo hanno metodi comuni (indotto dal processo del metabolismo)
Ci sono meccanismi di controllo regolano il flusso metabolico (enzimi allosterici, ad esempio, cioè quelli che hanno un sito di
regolazione o allosterico, quindi ci possono essere molecole che si legano non sono però inibitori ma regolatori, che possono avere
una regolazione positiva o negativa)

I nutrienti necessari per la produzione di energia possono derivare da:


- Dieta
- Biosintesi (interna, possiamo andare a sintetizzare il glicogeno, gli acidi grassi, gli a.a. non essenziali)
- Riserve (abbiamo riserve di glicogeno, acidi grassi e di amminoacidi(pool aminoacidico)
Componenti della dieta
- Nutrienti: glucidi, lipidi, proteine, vitamine (solo per qualche rara eccezione non possiamo sintetizzare vitamine come nel caso
della B12, la K, la D, la niacina, quest’ultima solo attraverso il triptofano dall’alimentazione possiamo averla in parte), minerali.
- Nutrienti essenziali: L’organismo è incapace di sintetizzarli e devono essere assunti con la dieta acidi grassi w6 ed w3, alcuni
amminoacidi, minerali, quasi tutte le vitamine

Catabolismo e Anabolismo non possono avvenire contemporaneamente. Nel metabolismo è fondamentale ciclo di krebs è quella di
formare enzimi ridotti (NADH E FADH2) che formeranno energia durante la fosforilazione ossidativa.
Il nutriente per essere utilizzato deve prima subire i processi di
DIGESTIONE: Polimero à monomero (per scissione idrolitica)
ASSORBIMENTO lume intestinale à enterocita àcircolo (plasma, linfa)

La maggior parte delle reazioni chimiche nelle cellule serve a trasformare l’energia degli alimenti in modo che possa essere utilizzata
per le funzioni fisiologiche della cellula. Tutti gli alimenti a contenuto energetico, grassi, carboidrati e proteine, possono essere
ossidati all’interno della cellula e liberano energia. Il prodotto ultimo dell’ossidazione degli atomi di C presenti nelle molecole
organiche è la CO2, quella degli atomi di H è H2O, mentre l’N degli amminoacidi viene eliminato sotto forma di urea.

Nelle vie metaboliche i puntini (vedi immagini) sono i substrati e le vie sono spesso reversibili ovvero si può tornare anche indietro,
esistono però dei punti che sono dei check point che sono irreversibili, ad esempio esistono 3 tappe della glicolisi i cui enzimi sono
dei siti di regolazione per cui dal prodotto di quell’enzima non si può tornare al substrato di partenza, è una reazione che va solo in
una sola direzione. Esistono altri enzimi che invece lavorano in tutte le direzioni.
La glicolisi è una via lineare mentre il ciclo di krebs è ciclica (il substrato della prima reazione lo troveremo nella formazione
dell’ultima reazione).

Nelle cellule le vie metaboliche hanno localizzazioni specifiche La glicolisi avviene nel citoplasma della cellula, il ciclo di Krebs
nella matrice del mitocondrio e sulle creste avviene la fosforilazione.

L’energia liberata da una reazione esoergonica essere trasferita ad una reazione endoergonica attraverso la disponibilità di una forma
di energia a rapido scambio, composti ad alta energia che possono essere formati nelle reazioni esoergoniche ed utilizzati in quelle
endoergoniche. Tutte le trasformazioni energetiche che avvengono in natura, seguono la legge della termodinamica(energia liberata
dell’ossidazione è detta ENERGIA LIBERA DI OSSIDAZIONE)
Molte trasformazioni sono non spontanee vengono spesso accoppiate in modo tale che la reazione nel suo complesso sia una reazione
che avvenga in maniera spontanea.
La variazione totale di energia libera di una serie di reazioni è uguale alla somma delle energie libere delle singole reazioni. Una
reazione termodinamicamente sfavorita può procedere se accoppiata ad una reazione termodinamicamente favorita

Possono esistere reazioni che hanno DG positivo e la reazione di per sé non sarebbe spontanea allora viene accoppiata con una che ha
DG negativo (minore di zero) in modo tale che l’energia netta abbia comunque un valore negativo
L'energia liberata da una reazione esoergonica essere trasferita ad una reazione endoergonica attraverso la disponibilità di una forma
di energia a rapido scambio, composti ad alta energia che possono essere formati nelle reazioni esoergoniche ed utilizzati in quelle
endoergoniche

L’ATP è formata dall’adenina, da un ribosio e da un gruppo fosfato. I doppi legami tra i gruppi fosfati hanno energie diverse, quelli
del trifosfato e del difosfato hanno energie elevate, la rottura di questi legami produce un’elevata quantità di energia. Meno energia è
il legame tra il ribosio e il gruppo fosfato. I due legami del secondo e terzo fosfato sono ad alta energia mentre il legame del ribosio
col gruppo fosfato ha energia più bassa

IMPORTANTE: Meccanismi di produzione dell’ATP


È essenziale possedere un meccanismo di rigenerazione dell’ATP. Nelle cellule eucariotiche esistono due vie per la produzione di
ATP:
- LE FOSFORILAZIONI A LIVELLO DEL SUBSTRATO (avviene nel citoplasma, reazione presente nella glicolisi e produce
molte meno molecole di atp rispetto alla fosforilazione ossidativa).
- LA FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA (catena di trasporto degli elettroni, nel mitocondrio)

Fosforilazione a livello del substrato


Avviene quando una molecola che ha un gruppo fosfato attaccato libera un gruppo fosfato che si lega all’adp per formare atp
Avvengono quando l’adp si lega a fosfato inorganico (Pi) per formare ATP. Abbiamo bisogno di un enzima dove abbiamo una
molecola che fa da substrato, la molecola libera il fosfato che era attaccato alla molecola stessa e li cede all’adp per formare atp.
(Singole reazioni che avvengono prevalentemente nel citoplasma e che liberano energia sufficiente per la sintesi di ATP da ADP e Pi
. Un gruppo fosfato è trasferito da una molecola organica (substrato) ad una molecola di ADP).

Fosforilazione ossidativa
Avviene nei mitocondri, non abbiamo una cessione da parte di un substrato di un gruppo fosforico ma abbiamo la riossidazione dei
NADH e FADH2 nucleotidi che vengono riossidati e per ogni riossidazione di ogni NADH si producono 3 molecole di atp e per ogni
FADH2 riossidato si producono 2 molecole di ATP.
Nelle cellule la maggior parte dell’ATP è sintetizzato mediante la fosforilazione ossidativa ovvero la riossidazione dei composti che
sono stati ridotti durante l’ossidazione dei nutrienti.
In particolare, gli elettroni contenuti nel NADH e FADH2 vengono trasformati in ATP con consumo di O2

Da dove derivano il NAD e il FAD?


Derivano dalle vitamine idrosolubili che sono precursori di coenzimi.

CATABOLISMO
Distruggiamo una molecola nei singoli costituenti e in termini chimici può significare passare da uno stato più ridotto a uno stato più
ossidato. Nell'ossidazione abbiamo l’inserimento di ossigeni, azoti o zolfi (nell’alcano non ci sono ossigeni). Nella riduzione si ha
inserimento di H, nella CO2 abbiamo 2 ossigeni.
NAD->ossidazione-> NADH
FAD->ossidazione -> FADH2 (+ idrogeno)

Quando diciamo che il NAD è nello stato ossidato e si riduce diventa NADH quindi aggiungiamo idrogeno, se il FAD lo riduciamo
diventa FADH2. Passiamo quindi da uno stato ossidato a uno ridotto.
Il NAD+ è un trasportatore di 2 elettroni Trasferisce 2 elettroni per volta: ne riceve 2 e ne trasferisce 2.
Il FAD è un trasportatore di 2 elettroni. Può accettare il trasferimento di 1 o di 2 elettroni per volta.
Se parliamo di catabolismo o anabolismo cambia che nel catabolismo produciamo energia e quindi passiamo dai nucleotidi dallo
stato ridotto allo stato ossidato con produzione di ATP mentre se utilizziamo ATP nell’anabolismo produciamo il NAD e il FAD
dallo stato ossidato allo stato ridotto.

LA GLICOLISI
La prima tappa della glicolisi prevede la fosforilazione del glucosio a glucosio 6 fosfato. Perché avviene questa fosforilazione?
Perché in questo modo il glucosio viene intrappolato all’interno della cellula e non può più uscire dalla cellula stessa. Il glucosio 6
fosfato non è solo la prima tappa della glicolisi ma lo ritroveremo anche negli altri processi metabolici (glicogenolisi e
glicogenosintesi). Quando pensiamo alla glicolisi non è una via metabolica che produce tanta atp, la resa netta è infatti solo di 2
molecole di atp però la glicolisi è una via centrale perché dalla formazione del piruvato si hanno tutta una serie di altre reazioni come
il ciclo di krebs.

GLICOGENOSINTESI
Quando siamo in condizioni di eccesso di glucosio, ad esempio, dopo un pasto il glucosio in eccesso a seguito di stimoli ormonali
che abbassano la concentrazione di glucosio nel sangue (insulina che viene prodotta dalle cellule b del pancreas) abbiamo che il
glucosio in eccesso viene trasformato in glicogeno. Che può avere sia una destinazione epatica o muscolare dove si deposita.

GLICOGENOLISI
Nella condizione opposta, ad esempio, siamo lontano da un pasto e non abbiamo glucosio disponibile dobbiamo prendere le nostre
riserve di glicogeno e dobbiamo scindere glicogeno attraverso la glicogenolisi per andare a formare glucosio che potrà essere
utilizzato per produrre energia. In questo caso lo stimolo può essere ormonale (stimolo da parte del glucagone prodotto dalle cellule
alfa oppure dall’adrenalina. Insulina e adrenalina sono ormoni proteici.

GLUCONEOGENESI:
Se abbiamo bisogno di glucosio ma anche le nostre scorte di glicogeno sono ridotte possiamo andare a formare glicogeno da
precursori non glucidici

METABOLISMO DEI LIPIDI


Prima di poter essere utilizzati come combustibili, i triacilgliceroli devono essere idrolizzati per rilasciare gli acidi grassi mediante
una reazione sottoposta a controllo ormonale. L’intero processo, noto come LIPOLISI, ha origine dalla stimolazione di specifici
recettori posizionati sulla membrana degli adipociti; gli acidi grassi rilasciati nel torrente ematico, si legano all’albumina che funge
da trasportatore, mentre il glicerolo viene captato e metabolizzato dal fegato. In condizione di riposo abbiamo circa 15 mg/100 ml di
acidi grassi liberi nel plasma: la quantità non sembrerebbe eccessiva, ma in realtà ogni 2-3 minuti il pool degli acidi grassi può essere
rimpiazzato

CICLO DI KREBS (in presenza di ossigeno)


Dove avviene? Nella matrice del mitocondrio
Inizia con la trasformazione del piruvato in ACETILCOA (beta ossidazione).
Il complesso del piruvato deidrogenasi
Il piruvato generato dalla glicolisi può avere un destino anaerobio (fermentazione lattica e alcolica) e uno aerobio che è il ciclo di
Krebs che si svolge nella matrice del mitocondrio.
Per entrare nel mitocondrio il piruvato ha bisogno di un trasportatore (una proteina trasportatrice) a livello della membrana che si
chiama PIRUVATO TRANSLOCASI.
Successivamente una volta entrato nella matrice del mitocondrio il piruvato deve essere trasformato ad AcetilCoA e ha bisogno di un
complesso enzimatico chiamato complesso del piruvato deidrogenasi.
Questo complesso è formato da 3 enzimi che lavorano in maniera coordinata in modo tale che dall’acido piruvico otteniamo
l’AcetilCoa. Questo complesso enzimatico utilizza anche diversi coenzimi come il TPP, il lipoato (l’acido lipoico che non ha
derivazione vitaminica) il coenzima A e il FAD e il NAD e alla fine otteniamo l’acetilCoA che può entrare nel mitocondrio (leggi
nell’immagine sotto).

- Il ciclo di Krebs inizia quindi con la trasformazione del piruvato in AcetilCoA (decarbossilazione del piruvato) grazie alla piruvato
deidrogenasi.
Per ogni AcetilCoa alla fine del ciclo si forma una sola ATP (GTP) quello che si forma di più sono i coenzimi ridotti NADH e
FADH2 che entreranno nella catena respiratoria con la fosforilazione ossidativa e andranno a formare ATP.

- Per ogni acetilCoA dobbiamo moltiplicare tutto x2.


È un ciclo perché alla fine di ogni serie di reazioni avremo l’Ossalacetato o acido ossalacetico (è la stessa cosa) che reagirà con
l’AcetilCoA per formare il citrato
Acido ossalacetico+acetilCoA à citratoàcis-Aconitatoàisocitrato--
>ossalsuccinatoàalfachetoglutaratoàSuccinilCoAàsuccinatoàfumaratoàmalatoàacido ossalacetico (e poi ricomincia il ciclo da capo).

1° STEP: FORMAZIONE DEL CITRATO


Condensazione di una unità C4 (ossalacetato) con una unità C2 (gruppo acetile dell’acetil CoA) ENZIMA: citrato sintasi
Il citrato può alimentare le successive tappe del ciclo di Krebs, oppure uscire dal mitocondrio nel citoplasma, dove in una reazione
inversa a quella della condensazione produce l’acetil-CoA necessario per la sintesi degli acidi grassi.

2° STEP: Isomerizzazione del citrato in isocitrato


ENZIMA: Aconitasi

3° STEP: Decarbossilazione ossidativa dell’isocitrato enzima: isocitrato deidrogenasi

4° STEP: Decarbossilazione ossidativa dell’a-chetoglutarato


Enzima: a-chetoglutarato deidrogenasi

5° STEP:Trasformazione del Succinil-CoA in Succinato


Enzima: succinil-CoA sintetasi o succinato tiochinasi Questa è l’unica reazione metabolica ove il GTP è preferito all’ATP quale
accettore primario di un gruppo fosforico ricco di energia

6° STEP:Ossidazione del succinato


Enzima: succinato deidrogenasi
7°STEP: idratazione del fumarato
Enzima: fumarasi

8°STEP: Ossidazione del malato


Enzima: malato deidrogenasi

NB: Del ciclo di Krebs non credo vuole sapere tutte queste tappe ma le interessa sapere la parte iniziale ovvero come il piruvato entra
nel mitocondrio attraverso il trasportatore e vuole sapere il complesso della piruvico deidrogenasi che trasforma il piruvato il
AcetilCoa. Le interessa anche sapere cosa otteniamo alla fine ovvero 3 NADH e 1 FADH2 ( i coenzimi ridotti) che poi riossidandosi
serviranno per formare energia durante la catena di trasporto degli elettroni della fosforilazione ossidativa.
ALLA FINE, OTTENIAMO: TRE NADH E UN FADH2 E UN GDP MOLTIPLICATI X 2 CHE FORMERANNO L’ATP NELLA
FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA.
LA CATENA RESPIRATORIA MITOCONDRIALE E FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA

I mitocondri sono organuli presenti solo nelle cellule eucariotiche hanno una doppia membrana e un proprio genoma circolare che
codifica per 13 proteine che sono le subunità che si trovano nei vari complessi della catena respiratoria.
Il mitocondrio presenta una membrana esterna liscia che può essere facilmente attraversata da piccole molecole e ioni mentre la
membrana interna è convoluta ed è impenetrabile dalla maggior parte delle molecole e ioni.

Contiene:
1. complessi della catena di trasporto degli elettroni
2. ADP- ATP TRANSLOCASI
3. ATP sintasi (f0/f1)
4. Vari trasportatori di membrana

Nella parte interna troviamo la matrice mitocondriale che è una parte del mitocondrio molto importante perché al suo interno
troviamo numerosi complessi enzimatici:
- Complesso della piruvico deidrogenasi (PDH)
- Enzimi del ciclo di Krebs
- Enzimi per la B-ossidazione degli acidi grassi
- Enzimi per l'ossidazione degli AA
- DNA mitocondriale e ribosomi
- ATP, ADP, Mg?, Ca?*, K
Caratteristica della membrana interna è che isola selettivamente gli enzimi delle reazioni che avvengono nella matrice da quelli delle
vie metaboliche citosoliche
La catena respiratoria mitocondriale è formata da una serie di trasportatori che agiscono in sequenza che sono situati a livello della
membrana interna mitocondriale.
Si tratta perlopiù di proteine integrali provviste di particolari gruppi prostetici in grado di scambiare elettroni.

I trasportatori di elettroni esterni alla catena mitocondriale troviamo


- i nucleotidi nicotinamidici (NAD+ e NADP+) coenzimi di svariate deidrogenasi citosoliche e mitocondriali.
- NADH trasporta gli elettroni alla catena respiratoria;
- NADPH fornisce equivalenti riducenti per l’anabolismo.
- Esterni alla catena mitocondriale troviamo anche i nucleotidi flavinici (FAD e FMN) FAD e FMN possono accettare equivalenti
riducenti in forma di atomi di idrogeno, formando FADH2 e FMNH2

VITAMINE
VITAMINA = AMINA INDISPENSABILE PER LA VITA

Sono sostanze organiche, di diversa natura chimica necessarie agli organismi animali in piccolissime quantità per lo svolgimento del
metabolismo cellulare.
Devono essere assunte con gli alimenti o fornite dalla flora batterica intestinale.
I mammiferi sono in grado di sintetizzare alcune vitamine partendo da un precursore detto provitamina (es. vit A, D).
La loro mancanza nella dieta provoca sindromi carenziali, che regrediscono con la somministrazione della vitamina mancante o
dell’alimento che la contiene.
Nelle patologie umane sono generalmente carenze multiple, anche se talora predomina la carenza di una particolare vitamina.
Poiché le vitamine vengono preparate anche industrialmente in grandi quantità si possono avere dei quadri morbosi di ipervitaminosi
con effetti molto diversi o perfino opposti a quelli nutrizionali.
Sono incluse tra i micronutrienti che devono essere assunti con la dieta quotidianamente poiché non vengono sintetizzati
dall'organismo umano (si tratta di nutrienti essenziali).
LE VITAMINE LIPOSOLUBILI (A,D,E,K)
Sono assorbite dall’intestino combinate con i grassi trasportate insieme ad essi all’interno dei chilomicroni. Raggiungono in seguito il
circolo sanguigno. Nel plasma le vit. A e D circolano legate a proteine specifiche
le vit. E e K legate alle lipoproteine HDL o LDL
Assorbimento più lento

VITAMINA A
1. Retinoidi - retinolo, retinale, acido retinoico
2. Precursore - carotenoidi (beta-Carotene, alfa-carotene)
alfa-Carotene e β-Carotene
Si trova:
Frutta e verdura arancione e gialla - Peperoni, carote Spinaci, cavoli , cavolo riccio
Frutta e verdura rossa e arancione - Peperoni, peperonicini dolci rossi, papaya, anguria, arance, mais
La Vit. A (come retinolo) è diffusa nel mondo animale, ne sono ricchi i grassi animali (tuorlo d’uovo, burro, latte e prodotti caseari,
fegato di animali e pesci, olio di fegato di merluzzo). Prevalentemente in forma di retinolo e retinil-esteri
È importante per:
- Vista: La vitamina A è un componente dei pigmenti visivi dei coni (percezione dei colori e la luce ad alta intensità)
- Mantenimento dei tessuti epiteliali. La vitamina A è essenziale affinché il differenziamento delle cellule epiteliali e la secrezione
mucosa siano normali, aiutando così le barriere di difesa dell’organismo a proteggerlo dai patogeni.
- Riproduzione. Il retinolo e il retinale sostengono la spermatogenesi nei maschi e impediscono il riassorbimento del feto nelle
femmine. L’acido retinoico non ha alcuna attività sulla funzione riproduttiva e sul ciclo visivo.
- Immunità : ↓ citochine pro-infiammatorie ↑ citochine anti-infiammatorie
- Attività antiossidante (carotenoidi)
La carenza di vitamina A può derivare da una dieta povera di vitamina A, da un disturbo epatico o da un disturbo dell'assorbimento. e
può portare alla cecità completa. Gli occhi, la pelle e altri tessuti si disidratano e si deteriorano, facilitando lo sviluppo di infezioni.

VITAMINA D
La vitamina D si presenta in due forme principali con attività biologica simile:
La VITAMINA D2 (ERGOCALCIFEROLO) È ottenuta dall’irradiazione dei raggi ultravioletti sull’ERGOSTEROLO, presente nelle
piante e dai lieviti
LA VITAMINA D3 (COLECALCIFEROLO) si forma per irradiazione a partire dal 7-deidrocolesterolo, di origine animale. Può
essere sintetizzata anche dall’uomo a livello cutaneo (sintesi endogena)

La vitamina D si trova in natura nei pesci ricchi di grasso, nel fegato e nel tuorlo d’uovo. Ne è ricco l’olio di fegato di merluzzo. Il
latte non è una buona fonte della vitamina. La vitamina D è stabile al calore
La RDA è pari a 15 μg al giorno.
Gli adulti con dieta varia ed una normale possibilità di esposizione solare normalmente non necessita la integrazione di questo
fattore, nei bambini in accrescimento è utile una dieta ricca di latticini.
La Vit. D è detta ANTIRACHITICA o CALCIOFISSATRICE.
- È essenziale per l’assorbimento di calcio e del fosforo da parte dell’intestino;
- Collabora con il paratormone per il mantenimento dell’omeostasi del calcio e del fosforo.
- Contribuisce al mantenimento di un’adeguata mineralizzazione ossea.
La carenza di vitamina D determina:
- Ridotta concentrazione di calcio e fosforo serici
- Iperparatiroidismo secondario ed aumento della fosfatasi alcalina nel siero
- Convulsioni da ipocalcemia
- Segni più tardivi: rachitismo nel bambino, osteomalacia nell’adulto.
Il rachitismo è caratterizzato da uno sviluppo anomalo dell’apparato scheletrico, le cui alterazioni più comuni sono: incurvamento
delle ossa lunghe, torace carenato, rigonfiamento delle articolazioni

VITAMINA K
La scoperta della vitamina K (Koagulation vitamin) risale al 1929 quando Dam associò alla sindrome emorragica un certo fattore
vitaminico K. Comprende diverse molecole derivanti dal naftochinone
Vit. K1(fillochinone) sintetizzata dalle piante
Vit. K2(menachinone) flora intestinale
Vit,K3(farmacologica) forma sintetica farmacologica, non attiva come tale, ma viene isoprenilata dall'organismo
È fondamentale nei processi di coagulazione del sangue in risposta ad eventi emorragici. Fra le vitamine è quella che meno viene
trasferita da madre a feto, tanto che ai neonati la vitamina K viene somministrata fin da primi giorni per via esogena.
Si trova nei crauti, prezzemolo, spinaci, insalate, carne, fegato, uova ecc..
Il fabbisogno giornaliero di vitamina K, o naftochinone, è di circa 1 mg al giorno per ogni chilogrammo di peso corporeo, quantità
che è soddisfatta da una dieta normale.

CARENZE
- Neonati (scarso passaggio transplacentare, intestino sterile, meccanismi metabolici immaturi)
- Malassorbimento dei lipidi
- Patologie epatiche (ostruzione del coledoco)
- Patologie intestinali (celiachia, malattia di Crohn)
- Terapie antibiotiche prolungate (soprattutto nei neonati)
TOSSICITÀ DA ACCUMULO Solo per somministrazione di menadione (composto sintetico) può causare ittero ed anemia emolitica
nei neonati
Le cause di avitaminosi K sono le seguenti:
- alimentazione non corretta (assai rara)
- sterilizzazione dell’intestino causata da antibiotici (il neonato, essendo sprovvisto di flora batterica, è assai suscettibile alla
avitaminosi K)
- difettoso assorbimento intestinale, poiché la vit. K (liposolubile) viene assorbita solo se sono presenti nell’intestino i sali biliari.
Per cui nelle ostruzioni del coledoco (ittero da stasi per calcolosi o per tumori) la bile e quindi i sali biliari in essa contenuti non
sono versati nell’intestino causando una grave avitaminosi K.
- Aumentato sanguinamento delle gengive, lenta rimarginazione delle ferite

LA VITAMINA E
Rappresenta una famiglia di 8 composti antiossidanti sintetizzati dalle piante
STRUTTURA CHIMICA anello funzionale fenolico con una catena laterale isoprenica. Differiscono per il
numero e la posizione dei gruppi metilici
La funzione primaria della vitamina E è quella di operare da antiossidante nella prevenzione dell’ossidazione non enzimatica dei
componenti cellulari.
In particolare, la vitamina E impedisce l’ossidazione spontanea di sostanze fortemente insature, quali gli acidi grassi poliinsaturi
(PUFA), la vitamina A, i fenoli.
La sua azione è fondamentale nelle membrane cellulari, in cui a-tocoferolo è associato ai PUFA nei fosfolipidi.
Fonti alimentari: I tocoferoli sono largamente diffusi nel mondo vegetale, particolarmente nell’olio di
germe di grano. Anche la lattuga e l’erba medica, i semi, gli oli vegetali, la frutta ne contengono quantità rilevanti.

ASSUNZIONE ADEGUATA PER LA POPOLAZIONE 15 mg/die


Recenti risultati sembrano dimostrare che la vitamina E possa aiutare a prevenire o ritardare malattie coronariche limitando
l’ossidazione delle LDL responsabili della formazione della placca ateromasica a livello dei vasi coronarici. È provato che
un’aumentata assunzione di vitamina E con la dieta diminuisce l’incidenza di patologie coronariche.
Stati carenziali. Una carenza naturale è molto improbabile: un’eccezione è data da quegli individui che per un periodo molto lungo
non sono in grado di assorbire i grassi, tra cui i neonati prematuri e/o con peso alla nascita molto basso.
Tossicità da accumulo.
La vitamina E è la meno tossica delle vitamine liposolubili. Non sono stati osservati fenomeni di tossicità neanche a dosaggi molto
elevati.
METABOLISMO DEGLI ACIDI GRASSI

Il metabolismo dei lipidi comprende la beta ossidazione degli acidi grassi e la biosintesi degli acidi grassi.
La biosintesi degli acidi grassi ( ovvero la formazione degli acidi grassi) ANABOLISMO
Avviene nel citoplasma, è una via molto dispendiosa dal punto di vista energetico che ha luogo nel fegato, nel tessuto adiposo e nella
ghiandola mammaria.
Il processo di biosintesi consiste in una serie di reazioni che si ripetono in maniera ciclica e in cui ad ogni ciclo porta
all’allungamento della catena idrocarburica di un frammento bicarbonioso ovvero di un frammento a due atomi di carbonio.
I frammenti bicarboniosi che via via vengono aggiunti provengono da molecole di AcetilCoA (quello che fa parte del ciclo di Krebs)
La biosintesi degli acidi grassi è localizzata nel citoplasma cellulare è catalizzata da 7 proteine strettamente associate a formare il
complesso enzimatico che viene indicato con il termine di acido grasso sintasi. Quindi utilizziamo AcetilCoa per andare a formare
acidi grassi.

LA BETA OSSIDAZIONE DEGLI ACIDI GRASSI (CATABOLISMO)


Dove avviene? Avviene nei mitocondri L’acetilCoa viene formato ad opera di due processi che sono la decarbossilazione ossidativa
dell’acido piruvico catalizzata dalla piruvico deidrogenasi che abbiamo visto quando abbiamo parlado del ciclo di Krebs e dall’altra
dalla beta ossidazione degli acidi grassi.

Attraverso la beta ossidazione non vengono prodotte direttamente molecole di ATP ma molecole che possono essere a loro volta
trasformate in atp a seguito della loro ossidazione all’interno dei mitocondri. L’ossidazione degli acidi grassi si realizza in quasi tutti
i tessuti o organi tranne nel cervello e nel cuore.
Come avviene la beta ossidazione? Gli acidi grassi arrivano alle cellule provenienti dai trigliceridi del tessuto adiposo dopo essere
stati staccati da questi attraverso il fenomeno della lipolisi per lo stimolo di alcuni ormoni come l’adrenalina e il glucagone dove
vengono immessi nel sangue dove circolano grazie all’attacco con l’albumina. Tutti questi processi avvengono in modo coordinato
con l’utilizzazione dei carboidrati e sono sottoposti a una complessa regolazione ormonale.

METABOLISMO DEGLI AMMINOACIDI

In caso di digiuno prolungato, il corpo può distruggere le proteine endogene (soprattutto nei muscoli scheletrici) per ricavare una
fonte di energia, ma il processo può essere pericoloso per l’organismo. Gli amminoacidi forniscono precursori essenziali per la sintesi
di molte altre molecole.

Gli aminoacidi possono essere glucogenetici e chetogenetici.


Quelli glucogenetici producono energia fornendo metaboliti che imboccano la via della gluconeogenesi mentre gli amminoacidi
chetogenetici formano nel corso del loro catabolismo l’AcetilCoa che se non trova pronto sbocco nel ciclo di krebs può dare origine
ai corpi chetonici oppure possono produrre direttamente acido acetico.

Le vie metaboliche principali degli a.a. prevedono una prima tappa di decarbossilazione:
è la tappa in cui l’a.a. perde il radicale carbossilico dando origine all’ammina primaria detta anche ammina biogena.
Poi abbiamo le fasi attraverso le quali si distacca il gruppo amminico degli ammonoacidi (reazioni di rimozione)
Le fasi principali delle reazioni di rimozione degli amminoacidi sono due reazioni: la transaminazione e la deaminazione ossidativa.

Transaminazione: È una via che avviene nel fegato catalizzata da enzimi chiamati transaminasi.
La transaminasi è la reazione che trasferisce un gruppo – NH2 da un aminoacido ad un alfa – chetoacido con
formazione del rispettivo chetoacido e del rispettivo aminoacido.
Reazione che permette il trasferimento del gruppo amminico (NH2) da un a.a. che è un donatore all’ alfachetoacido
che è un donatore e diventano rispettivamente un chetoacido e un amminoacido

Esempio: AMINOACIDO+ALFA-CHETOGLUTARATO à ALFACHETOACIDO+GLUTAMMATO(ACIDO GLUTAMMICO) -


Deaminazione ossidativa:
avviene successivamente alla transaminazione, via che permette il distacco del gruppo amminico NH2 dal glutammato ottenendo
nuovamente il chetoacido alfachetoglutarato.
In questa ultima reazione si produce ammoniaca (NH3) che è una sorta di veleno per le cellule e in caso di accumulo può
danneggiare molti organi e soprattutto il cervello, perciò, deve essere trasformata il prima possibile in un altro composto innocuo e
solubile in acqua che può essere eliminato attraverso l’urina e questo composto è l’urea. Le fasi di transaminazione – Deaminazione
ossidativa – Ciclo dell’urea

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