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procariote eucariote
Composti organici
Carboidrati 2 atomi di idrogeno per batavo di
ossigeno
Sono detti anchezuccheri sono molecole contenenti carbonio
idrogeno e ossigeno Il termine significa IDRATODICARBONIO
e si classificano in monosaccaridi glucosio Disaccaridi
saccarosio maltosio idrolisi e polisaccaridi glicogeno
avido e cellulosa
Lipidi i
PROTEINE formano oltre il 50 della materia
organica dell'organismo e svolgono molteplici funzioni
sono polimeri o polipeptidi formati da unità piùsemplici
detti amminoacidi Nelleproteine si trovano circa 20tipidi
avvaninoacidi
Struttura delle proteine
Proteine funzionali
Acidi Nucleici
1) Il citosol è parte integrante del citoplasma, sostanza viscosa che occupa la metà dello spazio
totale interno della cellula dove avvengono molte reazioni biochimiche compresa la glicolisi (prima
parte della scissione del glucosio per la produzione di ATP). Il citosol contiene anche ioni inorganici,
e componenti organici come zuccheri (quindi carboidrati), lipidi, proteine (ad alta concentrazione).
Queste ultime possono essere strutturali, enzimatiche, recettoriali, fattori di crescita, fattori
trascrizionali, ecc.
2)Il nucleo è un componente essenziale della cellula poiché contiene la cromatina, ossia il DNA, che
può essere attiva da un punto di vista trascrizionale (può essere espressa in RNA, ribosomiale,
transfer e messaggero -espressione genica-). Parte della cromatina è eucromatina. Un’altra parte
invece non viene espressa, è cromatina spazzatura e prende il nome di eterocromatina, è più densa,
chiusa, può essere facoltativa (può essere attiva da un punto di vista trascrizionale, in un
determinato periodo della sua vita, per poi diventare eterocromatina) o costitutiva, e/o tessuto
specifica (es nel fegato trascrive una certa proteina, nel cervello invece non ne trascrive). Il nucleo è
la sede di meccanismi indispensabili alla riproduzione: la cromatina si organizza in cromosomi (22
copie uguali nell’uomo, cromosomi somatici, più una copia distinta xy che sono cromosomi
sessuali, nella donna xx). Il nucleo è anche la sede della riproduzione delle cellule grazie alla mitosi e
alla meiosi. La meiosi serve per produrre cellule germinali (ovocita e spermatozoi). La posizione del
nucleo è variabile e dipende dalle cellule. In quelle embrionali tendenzialmente occupa la porzione
centrale, in quelle secernenti (es cellula epiteliale secernente saliva) possiede posizione eccentrica
verso il basso. Nei neuroni (cellule nervose che innervano la muscolatura scheletrica;
prolungamento lungo: assone, quello corto: dendriti) il nucleo occupa la parte centrale del soma
(corpo dalla quale si estendono i dendriti). Nell’adipocita il nucleo si trova spostato alla periferia di
quel poco citosol che resta, quasi tutto lo spazio della cellula è occupato da una grossa quantità
(vescicola) di trigliceridi (adipocita fa parte del tessuto adiposo, tessuto grasso che si localizza nella
donna nel seno per la formazione della ghiandola secernente latte, nei fianchi e nella pancia,
nell’uomo nelle maniglie dell’amore e nella pancia).
3)Tutti gli organelli subcellulari sono circondati da un bilayer fosfolipidico costituito da fosfolipidi,
proteine e colesterolo.
4)La membrana nucleare è formata da una doppia membrana che si ripiega, e a livello di quella
interna troviamo i pori nucleari: questi ultimi (chiamati anche nucleoporine) servono per l’export dal
nucleo al citoplasma dei vari tipi di RNA, (che una volta sintetizzati nel nucleo devono essere
esportati per i vari processi di traduzione) e per l’inport di proteine che sono importanti sia per i
processi di trascrizione genica sia per la condensazione della cromatina a formare i cromosomi (per
esempio) durante la mitosi o la meiosi. Questo trasporto, per l’export, vede l’uso di proteine che
prendono il nome di esportine che grazie al complesso ‘Ram guanosintrifosfato’, alla quale si unisce
insieme ai vari RNA, permette il trasporto. L’esportina viene successivamente rilasciata, si stacca
dal complesso Ram GTP. Per l’inport esiste l’inportina, che si lega anche in questo caso al Ram (è
una proteina) gtp (serve energia perché è un trasporto di tipo attivo). Il gtp dona quindi energia al
trasporto.
5)Il poro nucleare è un complesso multiproteico, si parla di almeno 50 proteine per ogni poro
nucleare (queste proteine prendono il nome di nucleporine che circondano un trasportatore). Ha una
struttura a cesto, ci sono poi delle proteine di ancoraggio.
La proteina ha bisogno di una sequenza amminoacidica che permetta all’inportina di riconoscerla
per poter essere portata all’interno del nucleo (con formazione complesso inportina- proteina che
deve essere trasportata; richiede gtp). Anche con l’export avviene lo stesso procedimento.
6)Quasi in collegamento con il nucleo troviamo un organello, fatto di cisterne, che prende il nome di
reticolo endoplasmatico rugoso, in quanto sulla sua superficie della sua membrana sono disposti
i ribosomi (organelli minori). Le sue funzioni: la traduzione è il processo attraverso il quale avviene la
formazione di proteine, dal DNA all’ RNA, il codice genetico tramite ribosomi e RNA transfer viene
tradotto in proteine. La traduzione parte sempre dai ribosomi liberi nel citoplasma. Se le proteine
sono desinate a uscire dalla cellula, il loro allungamento viene proseguito nei ribosomi del reticolo
endoplasmatico rugoso e nel lume del Reticolo endoplasmatico rugoso. La proteina in allungamento
all’interno del lume vengono anche modificate, ‘glicosilate’, in quanto vengono aggiunti residui di
monosaccaridi, disaccaridi e zuccheri in generale. Le proteine terminate vengono spostate nel Golgi
dove subisce un'altra glicosilazione.
7)I ribosomi sono formati da una subunità maggior e una minore, 70s (coeff. di sedimentazione) nei
ribosomi dei procarioti, 80s per i ribosomi eucariotici. La sub. maggiore è costituita da 60s, quella
minore da 40s. Ogni subunità è costituita da diversi RNA ribosomiali (la maggiore da 5s, 28s, 5,8s;
quella minore da 18s). Sono formati anche da una moltitudine di proteine (sono particelle
ribonucleoproteiche).
8)Un altro organello è il reticolo liscio, si distingue per funzioni e caratteristiche esterne da quello
rugoso. Presenta un bilayer. Non presenta ribosomi. E’ la sede di stoccaggio di calcio, nel muscolo
ha infatti un ruolo importante (per la contrazione soprattutto nel muscolo striato). È anche
importante per la biosintesi di steroidi come il colesterolo e ormoni steroidei (e ormoni sessuali), per
la biosintesi di fosfolipidi, interviene nel catabolismo dei carboidrati e al livello epatico assume un
ruolo fondamentale nella detossificazione da farmici (o droghe e alcol) grazie ad enzimi e al
citocromo p450 (che risiede nel lume).
9)L’apparato del golgi: è costituito da una serie di cisterne, ognuna è delimitata da una membrana.
La sua funzione consiste nel ricevere proteine già modificate dal lume del RER, sotto forma di
vescicole, che arrivano nella sua parte cis (che si affaccia sul RER) e lì vengono ulteriormente
modificate, vengono tolti gli oligosaccaridi già presenti e vengono aggiunti altri zuccheri: vengono
‘sostituiti’ (attraverso l’esocitosi vengono infine smistate fuori dalla cellula). La parte trans è più a
contatto con la membrana plasmatica della cellula. Vi sono poi cisterne intermedie che si trovano a
metà tra la porzione cis e la porzione trans. La vescicola proveniente dal Golgi viene infine
avvicinata alla membrana, la sua membrana si fonde con quella cellulare e le proteine vengono
rilasciate.
10) I mitocondri sono la centrale energetica della cellula, costituiti da una membrana fosfolipidica
esterna e da una interna che si ripiega a formare delle creste. Tra queste c’è un materiale viscoso
che assume il nome di matrice. I ripiegamenti interni prendono il nome di creste, e, sia sulla
membrana interna che su quella esterna troviamo dei pori mitocondriali che permettono il trasporto
di ‘composti’ (substrati, reagenti, compresi ioni) dall’interno all’esterno dell’organello(Es: Il glucosio).
Il mitocondrio possiede un proprio DNA mitocondriale, che è assolutamente indipendente da quello
genomico. Codifica per geni specifici per il complesso della catena respiratoria, come citocromi e
RNA ribosomiale.
11) I lisosomi che derivano da vescicole del Golgi sono sempre circondati da un bilayer
fosfolipidico: all’interno di questi organuli, troviamo un ambiente acido con la presenza di numerosi
enzimi che neutralizzano radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno (queste ultime si formano
durante le reazioni dei mitocondri). I radicali liberi e i ROS svolgono un ruolo importante per la
cellula, possono essere anche messaggeri. Il problema è quando vi è un eccesso di questi in quanto
potrebbero causare alterazioni di dna, di struttura delle proteine, possono portare a un
irrancidimento delle membrane. La sede di neutralizzazione è proprio il perossisoma. L’acqua
ossigenata possiamo considerarla una specie reattiva dell’ossigeno, altamente tossica quando il
suo livello è eccessivo nella cellula. Questa viene portata nel perossisoma, dove l’ensima catalasi lo
neutralizza in ossigeno e acqua, innocui per la cellula. I radicali liberi (Rh2) vengono neutralizzati
dall’ossidasi in R più acqua ossigenata H2o2 (ciclo che continua con la catalasi in quanto l’acqua
ossigenata deve essere ulteriormente neutralizzata). Nei lisosomi distruggono anche organelli come
i mitocondri, che dopo un tot. cicli invecchiano e devono essere eliminati. I lisosomi inglobano
quindi il mitocondrio, degradandolo. Distruggono anche agenti patogeni che possono aggredire la
cellula.
Endocitosi
L'endocitosi comprende diversi processi di internalizzazione, ciascuno dei quali ha caratteristiche
specifiche: l'endocitosi mediata da clatrina o clatrina-dipendente, la pinocitosi e la fagocitosi.
L'endocitosi mediata da clatrina consente l'internalizzazione selettiva di molecole che si legano in
modo specifico ai loro recettori di membrana. Una volta avvenuto, il legame tra il ligando e il suo
recettore attiva il reclutamento dal citoplasma della proteina clatrina che rivestono il versante
citoplasmatico della membrana plasmatica, formando delle piccole invaginazioni della membrana
(fossette rivestite). L'iniziale deformazione della membrana è seguita da una sua progressiva
introflessione che porta alla formazione di piccole vescicole rivestite da clatrina. Successivamente le
vescicole perdono il loro rivestimento proteico e vanno a fondersi con altri compartimenti
intracellulari membranosi (endosomi). L'endocitosi clatrina-dipendente media l'ingresso nella cellula
di un'ampia varietà di ligandi, quali ad esempio le LDL (low-density-lipoproteins).
A differenza dell'endocitosi mediata da clatrina, la pinocitosi permette di internalizzare in modo
aspecifico del liquido extracellulare e le molecole in esso disciolte. Esistono diversi tipi di pinocitosi:
la macropinocitosi e l'endocitosi mediata da caveolina.
La macropinocitosi si basa sulla formazione di piccole protrusioni della membrana plasmatica
rese possibili da una riorganizzazione dei microfilamenti di actina che poi si fondono tra loro dando
luogo a vescicole endocitiche relativamente grandi, di dimensioni variabili e non rivestite, dette
macropinosomi. Questo processo, ad esempio, viene utilizzato dalle cellule dendritiche del sistema
immunitario per catturare gli antigeni.
L'endocitosi mediata da caveolina invece comporta la formazione di piccole invaginazioni del
plasmalemma a forma di fiasco e non rivestite dette calveole, che poi si staccano dalla membrana
per riversare il loro contenuto in altri compartimenti intracellulari oppure fuori dalla cellula dopo
averla attraversata completamente. Questa ultima modalità, detta transcitosi, è particolarmente
evidente nelle cellule endoteliali.
Il processo della fagocitosi consiste nell'internalizzazione di grosse particelle che vengono in
seguito digerite all’interno della cellula. Questa funzione è svolta da cellule specializzate dette
fagociti (macrofagi e granulociti). La fagocitosi è un processo altamente specifico e mediato da
recettori e comporta la formazione di protrusioni della membrana Grazie a microfilamenti di actina
che circondano il materiale destinato a essere internalizzato e lo inglobano in un fagosoma,
vescicola di dimensioni assai maggiori di quelle che si formano nell'endocitosi mediata da clatrina e
nella pinocitosi, che viene indirizzato ai lisosomi con cui si fonde, permettendo così la digestione
delle sostanze fagocitate.
Esocitosi
L’esocitosi è il processo che permette il trasporto all’esterno della cellula di macromolecole
precedentemente immagazzinate in vescicole secretorie. Il meccanismo è simile a quello
dell’endocitosi, ma si svolge nella direzione opposta e comprende il contatto tra vescicola di
trasporto e membrana plasmatica, la fusione tra le due membrante e lo scarico del contenuto della
vescicola all’esterno senza interruzioni della continuità della membrana plasmatica.
Può avvenire in due modalità:
1) secrezione constitutiva, in cui le vescicole secretorie sono trasportate da componenti del
citoscheletro direttamente verso la membrana plasmatica e in assenza di segnale si fondono con
essa; vengono trasportate proteine solubili rilasciate dalla cellula in modo continuativo e proteine
destinate a essere incorporate nella membrana plasmatica;
2) secrezione regolata, invece, è tipica delle cellule specializzate nella funzione secretoria come
cellule endocrine, esocrine e neuroni; il materiale destinato ad essere secreto si condensa e si
concentra formando vescicole o granuli di secrezione che si fondono con la membrana solo quando
la cellula riceve un determinato segnale, che in molti casi provoca l’aumento del Ca2+ ( calcio)
libero nel citosol.
SEGNALAZIONE CELLULARE
Ogni cellula controlla il suo ambiente intracellulare ed extracellulare, elabora le informazioni che
raccoglie e risponde di conseguenza. Gli organismi unicellulari modificano il loro comportamento in
risposta ai cambiamenti nei nutrienti o nelle tossine ambientali. Le cellule degli organismi
pluricellulari rilevano e rispondono a innumerevoli segnali interni ed extracellulari che controllano la
loro crescita. Al centro di tutti questi sistemi di comunicazione ci sono delle proteine regolatrici che
producono segnali chimici, i quali vengono inviati da un punto a un altro nel corpo o all'interno di
una cellula. Lo studio della segnalazione cellulare si è concentrato tradizionalmente sui
meccanismi attraverso i quali le cellule eucariotiche comunicano tra loro usando molecole di
segnalazione extracellulari come gli ormoni e i fattori di crescita.
Molto prima che esistessero gli organismi pluricellulari, gli organismi unicellulari avevano sviluppato
meccanismi per rispondere ai cambiamenti chimici e fisici del loro ambiente. Fra questi meccanismi
ce n'erano alcuni per rispondere alla presenza di altre cellule. La prova deriva da studi su organismi
unicellulari odierni come i batteri e i lieviti. Molti batteri, per esempio, rispondono a segnali chimici
che sono secreti dai loro vicini e che si accumulano con l'aumentare della densità della popolazione
processo, chiamato quorum sensing, permette ai batteri di coordinare il proprio comportamento,
per esempio la motilità, la produzione di anti-biotici, la formazione delle spore e la coniugazione
sessuale. In modo simile le cellule di lievito comunicano tra loro in preparazione all'accoppiamento.
Il lievito gemmante Saccharomyces cerevisiae ne rappresenta un esempio ben studiato: quando un
individuo aploide è pronto ad accoppiarsi, secerne un fattore di accoppiamento peptidico che
segnala alle cellule del tipo opposto di accoppiamento di smettere di proliferare e di prepararsi
all'accoppiamento.
La fusione di due cellale aploidi di produce uno zigote diploide.
La comunicazione intercellulare ha raggiunto un livello sorprendente di complessità nel corso
dell'evoluzione e si sono evoluti sistemi complessi per permettere la collaborazione e il
coordinamento di tessuti e tipi cellulari differenti.
La comunicazione tra cellule negli organismi pluricellulari è mediata principalmente da molecole di
segnalazione extracellulari. La maggior parte delle cellule degli organismi pluricellulari emette e
riceve segnali dipendenti da proteine recettoriali che legano la molecola segnale. Questo legame
attiva il recettore, che a sua volta attiva una o più vie o sistemi di segnalazione intracellulare.
Questi sistemi dipendono da proteine di segnalazione intracellulari, che elaborano il segnale
all'interno della cellula ricevente e lo distribuiscono ai bersagli intracellulari appropriati. Questi
bersagli sono chiamati generalmente proteine effettrici. A seconda del segnale e della natura e
dello stato della cellula ricevente, questi effettori possono essere regolatori della trascrizione, canali
ionici, componenti di una via metabolica o parti del citoscheletro. Le caratteristiche fondamentali
della segnalazione cellulare si sono conservate nel corso dell'evoluzione degli eucarioti. Tramite
duplicazione genica e divergenza, però, i sistemi di segnalazione negli animali sono diventati molto
più elaborati di quelli dei lieviti; il genoma umano contiene più di 1500 geni che codificano proteine
recettoriali, e il numero delle diverse proteine recettoriali è ancora più grande grazie al meccanismo
di splicing alternativo dell'RNA e alle modificazioni post-traduzionali.
Microfilamenti o filamenti sottili vengono rappresentati dalla doppia elica di actina fibrosa, la
quale a sua volta è costituita dalla polimerizzazione di actina globulare e, ogni monomero globulare,
si lega alla elica grazie al fatto che è legato a una molecola di atp. Quindi anche in questo caso
possiamo affermare che i microfilamenti di actina sono polarizzati, come i filamenti di tubulina.
Anche i microfilamenti sono soggetti al fenomeno di treadmilling. Anche in questo caso, i
microfilamenti sono collegati a proteine accessorie, per esempio la polimerizzazione è favorita dalla
timosina; l’estremità dei filamenti sono incappucciati dalla proteina CAPz per prevenire un’eventuale
distruzione. Sono stabilizzati dalla filamina e inoltre alcune altre proteine agiscono come le
catastrofine, distruggono il microfilamento, e queste sono: la gelsolina e la cofilina. I microfilamenti li
possiamo trovare nei microvilli, nelle fibre da stress, negli appendici della cellula in movimento in cui
si organizza in quelle profusioni che garantiscono il movimento della cellula e sono lamellipodi,
filopodi e podosomi e durante la citodieresi formano un anello che strozzano la cellula madre in due
cellule figlie.
Unità fibrose: rappresentata dai filamenti intermedi.
Filamenti intermedi il cui diametro va da 8 ai 10 nanometri, dipende dalla cellula. Ogni filamento
intermedio è costituito dall’interazione di sub-unità fibrose che si intrecciano al centro a formare la
doppia elica e da subunità dimere sia verso l’alto e sia verso il basso. Sono deputati a dare alla
cellula una resistenza meccanica. Sono cavi e si chiamano intermedi perché hanno un diametro
intermedio tra i microfilamenti e i filamenti di tubulina e ognuno di loro è costituito dal protofilamento
in cui abbiamo: una regione che si organizza in doppia elica e delle subunità proteiche che invece
sono libere. La costituzione chimica dei protofilamenti è diversa a seconda del tipo di cellule e la
costituzione chimica del filamenti intermedi può variare: le cheratine le troviamo nelle cellule
epiteliali, la vimentina nei tessuti connettivi, nel muscolo e nel sistema nervoso, la desmina nelle
cellule muscolari, le GFA nelle cellule delle glia, i neurofilamenti nelle cellule nervose e la nestina
nei procursori neuronali e la lamina è ubiquitaria.
RIPRODUZIONE CELLULA PROCARIOTE
La cellula Procariote non possiede un ciclo vitale complesso come quello della cellula Eucariote. La
durata della riproduzione cellulare è molto breve e solitamente avviene in modo molto rapido,
provocando una crescita esponenziale.
I meccanismi di riproduzione della cellula Procariote sono molto più semplici di quelli adottati dalla
cellula Eucariote, anche perch, per molti organismi, la cellula corrisponde all'organismo stesso
(batteri).
I metodi principali sono i seguenti, alcuni dei quali sono utilizzati anche da organismi possedenti
cellula Eucariote, ma relativamente semplici (alcuni funghi, protozoi o i poriferi):
Scissione Binaria
Gemmazione
FORMAZIONE di spore riproduttive
Scissione binaria
È un tipo di riproduzione asessuata in cui una cellula madre si divide simmetricamente in due
cellule figlie più piccole di eguali dimensioni.Nei procarioti la scissione binaria assicura la crescita di
una popolazione batterica, cioè l'aumento del numero di cellule e il mantenimento della specie nel
tempo.
Nella maggior parte dei procarioti, una cellula continua a crescere finché non si divide per scissione
binaria in due cellule figlie più piccole, geneticamente identiche alla cellula madre.
Quando una cellula madre si divide in due cellule figlie si
dice che è avvenuta una generazione.
La separazione delle due cellule figlie avviene attraverso
la formazione nella cellula madre di un setto, derivato
dall'introflessione della membrana plasmatica e della
parete cellulare e che si estende da direzioni opposte
verso il centro della cellula.
Ogni cellula figlia riceve quantità sufficienti di vari
composti organici e composti inorganici e di
macromolecole, in modo da poter vivere
autonomamente.
Poco prima che avvenga la scissione binaria, contemporaneamente all'accrescimento della cellula
madre, il DNA si duplica, rimanendo ancorato alla membrana plasmatica.
Grazie al setto le due molecole di DNA vengono separate e distribuite nelle cellule figlie.
Geminazione
È un tipo di riproduzione asessuata applicato da protozoi, funghi, piante e alcuni animali, come i
poriferi e i cindrati, tutti organismi semplici.
Avviene in modo leggermente differente per gli organismi
unicellulari e pluricellulari.
Negli organismi unicellulari si forma una protuberanza sulla
cellula, che contiene citoplasma e alcuni organelli. Questa
protuberanza prende il nome di gemma. A fine processo
essa si stacca, dando origine ad una cellula-figlia
leggermente più piccola della cellula madre.
Ciclo cellulare
Ogni organismo pluricellulare si origina al momento della fecondazione da una singola cellula, lo
zigote, risultante dall'unione dei gameti femminile (l'oocita) e maschile (lo spermatozoo). Tutte le
cellule derivano dallo zigote grazie ad una serie di divisioni cellulari, un processo che genera da
una cellula madre, due cellule figlie con corredo cromosomico identico.
Il ciclo cellulare comprende tutti quei processi tesi a preparare la cellula per la divisione cellulare.
Questa conduce alla formazione di due nuove cellule figlie, dalla unica cella madre iniziale. Questo
processo di divisione è definito MITOSI, per le cellule diploidi e MEIOSI per quelle aploidi.
Il ciclo cellulare è tradizionalmente diviso in due fasi principali: l'interfase e la mitosi o fase M.
Durante l'interfase la cellula svolge le proprie funzioni ed eventualmente si prepara alla divisione
cellulare replicando il proprio DNA, sintetizzando nuovi componenti cellulari e aumentando le
proprie dimensioni.
Durante la mitosi la cellula ripartisce il corredo generico , gli organelli e il materiale cellulare, fino
alla separazione completa delle due cellule figlie.
La durata dell'interfase può essere estremamente variabile mentre la mitosi o fase M è un processo
che ha una lunghezza tipica di 1-2 ore.
L'interfase si suddivide a sua volta in tre fasi principali:
-la fase G1, in cui la cellula svolge le proprie funzioni, e si prepara alla duplicazione del DNA;
Dopo la precedente MITOSI, le cellule figlie neoformate iniziano un periodo di riposo di lunghezza
variabile durante il quale non si attua la sintesi di DNA.
Questo intervallo di tempo è definito come GAP 1 o G1; la cellula monitora le sue dimensioni e
l’ambiente esterno, cresce sintetizzando RNA e proteine....
-la fase S, di sintesi, in cui avviene la duplicazione del DNA;
Ad esso segue una fase di sintesi di acidi nucleici e in particolare la duplicazione del DNA.
Il DNA passa da 2n a 4n.
-la fase G2, in cui la cellula verifica che la replicazione del DNA sia completata prima di avviare la
fase M.
Alla fase di sintesi segue un’altra fase di quiescenza senza divisione cellulare. Durante la quale il
DNA della cellula è doppio. Tale fase è detta GAP 2 o G2.
La fase G1, S e G2 si definiscono come interfase del ciclo cellulare.
Durante l'interfase, i cromosomi (cioè l'insieme del DNA associato con le proteine della cromatina)
non sono distinguibili singolarmente nel nucleo tramite semplici tecniche microscopiche, e sono
detti cromosomi interfasici. Durante la fase G1 (o G0), il DNA è presente nel nucleo sotto forma di
cromosomi interfasici monocromatidici; nel caso di una cellula umana, ciò significa che ognuno dei
46 cromosomi che costituiscono il cariotipo (il patrimonio cromosomico) della specie sono presenti
sotto forma di una singola molecola di DNA lineare (cromatide o cromatidio). Durante la fase S si
assiste alla duplicazione del DNA, perciò alla fine della fase S e durante la fase G2 ogni cromosoma
è presente in due repliche (due molecole lineari di DNA con la stessa sequenza nucleotidica,
chiamate cromatidi fratelli), per cui si parla di cromosomi interfasici dicromatidici.
La cellula in questa fase ha corredo cromosomico 2N, ma in duplice copia, per cui si può anche
usare la notazione 4N.
Fase 0 (G0)
La fase 0 (G0) rappresenta l’assenza completa dei processi preparatori alla Fase M.
È tipica delle cellule quiescenti incapaci di dividersi.
Tale mancata divisione può derivare dal differenziamento (es. neuroni) o dalla inibizione da contatto
(talvolta porta all’anoikis).
Fase M
La fase M del ciclo cellulare rappresenta la mitosi o divisione
mitotica. La mitosi è un processo continuo, senza pause.
Conduce alla formazione di due cellule figlie
Si divide in 4 fasi:
-profase;
-prometafase;
-metafase;
-anafase.
La mitosi è la fase del ciclo cellulare in cui avviene la distribuzione del materiale genetico, degli
organelli, e del materiale cellulare della cellula madre tra due cellule figlie.
Lo scopo principale della mitosi è quello di preservare il numero diploide dei cromosomi nel corso di
ripetute generazioni cellulari. In altre parole, dal punto di vista genetico la mitosi produce delle
cellule figlie che sono cloni della cellula di partenza.
La mitosi comprende due processi separati e distinti:
-la cariocinesi, cioè la divisione dei cromosomi in due nuclei;
-la citocinesi o citodieresi, cioè la spartizione del citoplasma, degli organelli e delle membrane
cellulari nelle due cellule figlie e la loro separazione definitiva.
La cariocinesi è un processo altamente ordinato, in cui sono riconoscibili delle fasi stereotipiche
caratterizzate da alcuni eventi molecolari e dalla formazione di strutture subcellulari specializzate.
La mitosi inizia con la condensazione dei cromosomi interfasici in cromosomi mitotici, durante la
profase.
Questo processo è inizialmente reversibile, finché non viene passato il cosiddetto "punto di non
ritorno", quando cioè una serie di eventi regolativi all'interno della cellula impongono
irreversibilmente lo svolgersi delle successive fasi della mitosi. Nel citoplasma diventano visibili i due
centrosomi che iniziano a formare il fuso mitotico.
Una volta completata la profase, inizia la dissociazione delle proteine costituenti la làmina nucleare
e dei pori nucleari, cui segue la disgregazione dell'involucro nucleare, che segna l'entrata nella
prometafase. In questa fase, i centromeri dei cromosomi prendono rapporto con i microtubuli e i
centrosomi formando il fuso mitotico (o apparato mitotico).
Il rimodellamento dei microtubuli del fuso mitotico muove i cromosomi, che vengono trascinati
indipendentemente l'uno dall'altro verso la regione equatoriale del fuso mitotico nel processo di
allineamento, no a trovarsi organizzati nel mezzo, tra i due centrosomi.
Quando i cromosomi sono allineati lungo il piano (o piastra) equatoriale del fuso, la cellula è in
metafase. A questo punto si avvia il processo vero e proprio di separazione dei cromatidi fratelli.
Quando i cromatidi fratelli di ogni cromosoma si separano e iniziano a migrare verso i rispettivi
centrosomi, ai poli opposti del fuso mitotico, la cellula entra in anafase. La migrazione dei cromatidi
verso i poli del fuso avviene per la combinazione di due processi:
-l'avvicinamento dei cromatidi ai rispettivi poli del fuso (anafase A);
-l'aumento della distanza tra i due poli (anafase B).
In prossimità dei poli del fuso mitotico (una struttura altamente dinamica, che si trasforma durante
le fasi della mitosi ed è composta di tre componenti: i centrosomi, i microtubuli e i cromosomi,
attorno ai cromosomi), inizia a ricostituirsi l'involucro nucleare. Questo segna la transizione alla
telofase. Durante questa fase si assiste al processo della citocinesi: al di sotto della membrana
plasmatica, in corrispondenza del piano lungo cui erano allineati i cromosomi metafasici, si
assembla un anello di microfilamenti di actina e di miosina che contraendosi forma prima un solco
nella membrana e poi strozza la cellula, separando le due cellule figlie.
Ad una duplicazione del materiale genetico, che avviene in interfase nella fase S, corrispondono due
divisioni nucleari:
-Prima divisione meiotica o meiosi I (fase Riduzionale), Cosiddetta poiché i due cromosomi
omologhi si dividono e ogni cellula figlia riceverà un solo cromosoma.
-Seconda divisione meiotica o meiosi II (fase Equazionale), Cosiddetta poiché i due cromosomi
fratelli vengono divisi, in modo che ogni nucleo figlio riceva un cromatidio paterno e uno materno.
Le fasi della meiosi
Le fasi della meiosi sono generalmente
simili a quelle della mitosi. Qui di
seguito riportiamo una trattazione
schematica delle peculiarità della
meiosi:
- durante la profase I le quattro
molecole di DNA appartenenti ai due
cromosomi omologhi vengono
appaiate e strettamente allineate, formando delle strutture caratteristiche, dette sinapsi, che
favoriscono lo scambio di materiale genetico tra i cromosomi omologhi.
Sono riconoscibili cinque fasi:
leptotene, in cui si osserva la condensazione dei cromosomi e inizia l'appaia-mento dei
cromosomi omologhi;
zigotene, in cui la formazione del complesso sinaptonemale promuove la formazione delle sinapsi,
in cui i cromosomi omologhi vengono tenuti strettamente uniti e appaiati;
pachitene, in cui la formazione delle sinapsi è completa e possono avvenire degli eventi di
crossing-over (scambio reciproco di DNA tra i
cromatidi dei cromosomi omologhi);
diplotene, in cui si dissolvono le sinapsi e i
cromosomi si condensano ulteriormente.
I cromosomi omologhi sono tenuti assieme dai
chiamata, cioè le regioni in cui è avvenuto un
evento di crossing-over;
-diacinesi, in cui scompare l'involucro nucleare.
Al terminare del processo di divisione cellulare (meiosi) le cellule figlie saranno cellule aploidi, e hindi
in grado di affrontare la riproduzione sessuata.