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CITOLOGIA

Biologia cellulare a studio della cellula struttura e funzione


fisiopatologico
La CELLULA è l'unitàfondamentale della materia vivente
e tutti gli organismi sono formati da cellule E complessaed
organizzata inoltre e capace di Riprodursi di acquisire e utilizzare
Energia svolgerereazioni chimiche si autoregolano e si evolvono
Vengono studiate al microscopio ottico e ce ne sono di 2
tipologie
i Froàràie che rappresentano il livello piùelementare
dell'organizzazione cellulare
EUCARIOTE rappresenta un livello più elevato di
organizzazione cellulare

procariote eucariote

A differenza della cellula procariote quella eucariote è


caratterizzata da una complessa struttura interna e dalla
suddivisione del protoplasma in due compartimenti
distinti e separati dell'involucro nucleare
chiavica della cellula

Il nostro corpo è fatto di chimica e tutte le


sostanze chimiche che ritroviamo all'interno del
nostro corpo rientrano in delle principali classi di
molecole che si dividono in composti organici e
composti inorganici

Tra le varie molecole si possono poi instaurare


legami chimici più o meno deboli INTRAMOLECOLARI e
INTERMOLECOLARI
Composti inorganici
ACQUA rappresenta i del peso corporeo e
alcune delle sue proprietà la rendono
essenziale per la vita cane
1 elevata capacita termica
2 solvente per eccellenza POLARE
3 reagente importante per alcune reazioni
chimiche
4 funzione di protezione es amarezza gli
SALI composto ionico formato da catione e
anione nell'organismo ritroviamo in
comune sali metallici ma i più abbondanti
sono quelli che contengono calcio e fosforo
presenti nelle ossa e denti
Sono importanti sia nella loro forma ionica che
in combinazione con altri elementi per le
varie funzioni dell'organismo
Acidi eBasi e caratteristiche
I
detti anche detti anche
donatori di accettori di
protoni protoni
Hci acido NaOh base 420 NaCl sale
Questo tipo di reazione di scambio è definita
di neutralizzazione
reazione
PH è la concentrazione acido basica e la
concentrazione relativa di ioni idrogeno ossidrile
in vari liquidi del corpo e misurata in unità di
concentrazione dette unità di pit

Composti organici
Carboidrati 2 atomi di idrogeno per batavo di
ossigeno
Sono detti anchezuccheri sono molecole contenenti carbonio
idrogeno e ossigeno Il termine significa IDRATODICARBONIO
e si classificano in monosaccaridi glucosio Disaccaridi
saccarosio maltosio idrolisi e polisaccaridi glicogeno
avido e cellulosa
Lipidi i
PROTEINE formano oltre il 50 della materia
organica dell'organismo e svolgono molteplici funzioni
sono polimeri o polipeptidi formati da unità piùsemplici
detti amminoacidi Nelleproteine si trovano circa 20tipidi
avvaninoacidi
Struttura delle proteine

Proteine funzionali
Acidi Nucleici

Gli acidi nucleici sonofondamentali perche costituiscono i geni che


forniscono il programmabasilare della vita
Sono composti da atomi di carbonio ossigenoidrogenoazotoe fosforo e
sono le piùgrandi molecolebiologiche dell'organismo
Ne fanno parte 2 DNA a doppia elica e Riva singolaelica e queste
sono le unitàstrutturali chiamate polimeri costituiti da Nucleotidi
I nucleotidi sono composticiascuno da tre partiessenziali
1 BASEAZOTATA
2 unpentoso zucchero e 5atomidicarbonio
3 un gruppo fosfato
Le basi azotate sono 5 adenina a guanina G citosina c
timina t e uracile o

DNA è una struttura complessa a doppia elica


formato da desossiribosio e da piramidi ne e Purine
RN A è anch'essa una struttura complessa a
singola elica formata da acido ribonucleico e
piramidi NE a purine
Adenosin trifosfato ATP

Qualunque la forma con cuil'energia viene prelevata dall


sia
ambiente essa viene trasformata all'interno di ciascun organismo
in un'energiachimica contenuta in un particolartipo di composto
l adenosintrifosfato ATP
L'ATP viene utilizzata perfornire energia a tutti i processiche ne
richiedono Costituiscequindi la forma con cui l'aver gia
all'interno delle cellule viene scambiata tra i processi che
la forniscono e quelli che la utilizzano
L'Atp è formato da una molecola di adenina legatatramite
legame covalente ad una molecola di ribosio formando
adenosina il ribosio a sua volta e legato a tre molecole di
acido fosforico la prima si lega al ribosiosottoforma di estere legate
tra di loro da legami anidridici
Quando l'Atp viene utilizzata perfornireenergia viene utilizzato
il primo e il penultimo fosfato con formazione di adenosindifosfato
ADP e fosfato inorganico con liberazione di una quantità
di energia pari a 30 5 kj per mole di Aip idrolizzata

ATP H2O D ADP t 30,54J


RI
fosfato
inorganico
30 5 RJ rappresenta il pacchetto minimo indivisibile con
cui l'energia viene scambiata attraverso processi
ESORGONG E ENDO Ergo ma
Il ruolo dell'ATP nel trasportodell'energia delle reazioni
chimiche e caratterizzata da 2 processi Esoergonico e
ENDOERGONCO
i
Il processo di sintesi dell'ATP e chiamato fosforilazione
ed a seconda della maniera in cui si verificapuòessere
fosforilazione al livello del substrato e fosforilazione
OSSIDATIVA

Regno dei viventi

Il regno dei viventi e costituito da Eucarioti e procarioti


Procarioti sono costituiti da BATTERI e ARCHEA i
Eucarioti sono costituiti da piante alghe funghi protozoi e animale

I viventi si dividono anche in


Organismi autotrofi ingrado di sintetizzaregli zuccheri necessari
per leproprie necessità metaboliche
Organismi chemiotrofi in grado di ricavare energia dall
ossidazione di sostanzechimiche
Organismi eterotrofi sono in grado di nutrirsi solo da
sostanze già elaborata
Organismi aerobi sopravvivono esclusivamente con la
presenza di ossigeno a differenza degli organismi
anaerobi che vivono e sopravvivono anche con la mancanza
di ossigeno
CELLULA EUCARIOTA
benorganizzata in strutture ben
organizzate
CITOSOL
NUCLEO
ORGANELLISUBCELLULAR
MEMBRANA NUCLEARE
PORO NUCLEARE i
Reticolo EndoplasmaticoRugoso
Ribosomi
RETICOLO Liscio GOLGI
MITOCONDRIi
45050mi

1) Il citosol è parte integrante del citoplasma, sostanza viscosa che occupa la metà dello spazio
totale interno della cellula dove avvengono molte reazioni biochimiche compresa la glicolisi (prima
parte della scissione del glucosio per la produzione di ATP). Il citosol contiene anche ioni inorganici,
e componenti organici come zuccheri (quindi carboidrati), lipidi, proteine (ad alta concentrazione).
Queste ultime possono essere strutturali, enzimatiche, recettoriali, fattori di crescita, fattori
trascrizionali, ecc.

2)Il nucleo è un componente essenziale della cellula poiché contiene la cromatina, ossia il DNA, che
può essere attiva da un punto di vista trascrizionale (può essere espressa in RNA, ribosomiale,
transfer e messaggero -espressione genica-). Parte della cromatina è eucromatina. Un’altra parte
invece non viene espressa, è cromatina spazzatura e prende il nome di eterocromatina, è più densa,
chiusa, può essere facoltativa (può essere attiva da un punto di vista trascrizionale, in un
determinato periodo della sua vita, per poi diventare eterocromatina) o costitutiva, e/o tessuto
specifica (es nel fegato trascrive una certa proteina, nel cervello invece non ne trascrive). Il nucleo è
la sede di meccanismi indispensabili alla riproduzione: la cromatina si organizza in cromosomi (22
copie uguali nell’uomo, cromosomi somatici, più una copia distinta xy che sono cromosomi
sessuali, nella donna xx). Il nucleo è anche la sede della riproduzione delle cellule grazie alla mitosi e
alla meiosi. La meiosi serve per produrre cellule germinali (ovocita e spermatozoi). La posizione del
nucleo è variabile e dipende dalle cellule. In quelle embrionali tendenzialmente occupa la porzione
centrale, in quelle secernenti (es cellula epiteliale secernente saliva) possiede posizione eccentrica
verso il basso. Nei neuroni (cellule nervose che innervano la muscolatura scheletrica;
prolungamento lungo: assone, quello corto: dendriti) il nucleo occupa la parte centrale del soma
(corpo dalla quale si estendono i dendriti). Nell’adipocita il nucleo si trova spostato alla periferia di
quel poco citosol che resta, quasi tutto lo spazio della cellula è occupato da una grossa quantità
(vescicola) di trigliceridi (adipocita fa parte del tessuto adiposo, tessuto grasso che si localizza nella
donna nel seno per la formazione della ghiandola secernente latte, nei fianchi e nella pancia,
nell’uomo nelle maniglie dell’amore e nella pancia).

3)Tutti gli organelli subcellulari sono circondati da un bilayer fosfolipidico costituito da fosfolipidi,
proteine e colesterolo.

4)La membrana nucleare è formata da una doppia membrana che si ripiega, e a livello di quella
interna troviamo i pori nucleari: questi ultimi (chiamati anche nucleoporine) servono per l’export dal
nucleo al citoplasma dei vari tipi di RNA, (che una volta sintetizzati nel nucleo devono essere
esportati per i vari processi di traduzione) e per l’inport di proteine che sono importanti sia per i
processi di trascrizione genica sia per la condensazione della cromatina a formare i cromosomi (per
esempio) durante la mitosi o la meiosi. Questo trasporto, per l’export, vede l’uso di proteine che
prendono il nome di esportine che grazie al complesso ‘Ram guanosintrifosfato’, alla quale si unisce
insieme ai vari RNA, permette il trasporto. L’esportina viene successivamente rilasciata, si stacca
dal complesso Ram GTP. Per l’inport esiste l’inportina, che si lega anche in questo caso al Ram (è
una proteina) gtp (serve energia perché è un trasporto di tipo attivo). Il gtp dona quindi energia al
trasporto.

5)Il poro nucleare è un complesso multiproteico, si parla di almeno 50 proteine per ogni poro
nucleare (queste proteine prendono il nome di nucleporine che circondano un trasportatore). Ha una
struttura a cesto, ci sono poi delle proteine di ancoraggio.
La proteina ha bisogno di una sequenza amminoacidica che permetta all’inportina di riconoscerla
per poter essere portata all’interno del nucleo (con formazione complesso inportina- proteina che
deve essere trasportata; richiede gtp). Anche con l’export avviene lo stesso procedimento.
6)Quasi in collegamento con il nucleo troviamo un organello, fatto di cisterne, che prende il nome di
reticolo endoplasmatico rugoso, in quanto sulla sua superficie della sua membrana sono disposti
i ribosomi (organelli minori). Le sue funzioni: la traduzione è il processo attraverso il quale avviene la
formazione di proteine, dal DNA all’ RNA, il codice genetico tramite ribosomi e RNA transfer viene
tradotto in proteine. La traduzione parte sempre dai ribosomi liberi nel citoplasma. Se le proteine
sono desinate a uscire dalla cellula, il loro allungamento viene proseguito nei ribosomi del reticolo
endoplasmatico rugoso e nel lume del Reticolo endoplasmatico rugoso. La proteina in allungamento
all’interno del lume vengono anche modificate, ‘glicosilate’, in quanto vengono aggiunti residui di
monosaccaridi, disaccaridi e zuccheri in generale. Le proteine terminate vengono spostate nel Golgi
dove subisce un'altra glicosilazione.

7)I ribosomi sono formati da una subunità maggior e una minore, 70s (coeff. di sedimentazione) nei
ribosomi dei procarioti, 80s per i ribosomi eucariotici. La sub. maggiore è costituita da 60s, quella
minore da 40s. Ogni subunità è costituita da diversi RNA ribosomiali (la maggiore da 5s, 28s, 5,8s;
quella minore da 18s). Sono formati anche da una moltitudine di proteine (sono particelle
ribonucleoproteiche).

8)Un altro organello è il reticolo liscio, si distingue per funzioni e caratteristiche esterne da quello
rugoso. Presenta un bilayer. Non presenta ribosomi. E’ la sede di stoccaggio di calcio, nel muscolo
ha infatti un ruolo importante (per la contrazione soprattutto nel muscolo striato). È anche
importante per la biosintesi di steroidi come il colesterolo e ormoni steroidei (e ormoni sessuali), per
la biosintesi di fosfolipidi, interviene nel catabolismo dei carboidrati e al livello epatico assume un
ruolo fondamentale nella detossificazione da farmici (o droghe e alcol) grazie ad enzimi e al
citocromo p450 (che risiede nel lume).

9)L’apparato del golgi: è costituito da una serie di cisterne, ognuna è delimitata da una membrana.
La sua funzione consiste nel ricevere proteine già modificate dal lume del RER, sotto forma di
vescicole, che arrivano nella sua parte cis (che si affaccia sul RER) e lì vengono ulteriormente
modificate, vengono tolti gli oligosaccaridi già presenti e vengono aggiunti altri zuccheri: vengono
‘sostituiti’ (attraverso l’esocitosi vengono infine smistate fuori dalla cellula). La parte trans è più a
contatto con la membrana plasmatica della cellula. Vi sono poi cisterne intermedie che si trovano a
metà tra la porzione cis e la porzione trans. La vescicola proveniente dal Golgi viene infine
avvicinata alla membrana, la sua membrana si fonde con quella cellulare e le proteine vengono
rilasciate.

10) I mitocondri sono la centrale energetica della cellula, costituiti da una membrana fosfolipidica
esterna e da una interna che si ripiega a formare delle creste. Tra queste c’è un materiale viscoso
che assume il nome di matrice. I ripiegamenti interni prendono il nome di creste, e, sia sulla
membrana interna che su quella esterna troviamo dei pori mitocondriali che permettono il trasporto
di ‘composti’ (substrati, reagenti, compresi ioni) dall’interno all’esterno dell’organello(Es: Il glucosio).
Il mitocondrio possiede un proprio DNA mitocondriale, che è assolutamente indipendente da quello
genomico. Codifica per geni specifici per il complesso della catena respiratoria, come citocromi e
RNA ribosomiale.

11) I lisosomi che derivano da vescicole del Golgi sono sempre circondati da un bilayer
fosfolipidico: all’interno di questi organuli, troviamo un ambiente acido con la presenza di numerosi
enzimi che neutralizzano radicali liberi e specie reattive dell’ossigeno (queste ultime si formano
durante le reazioni dei mitocondri). I radicali liberi e i ROS svolgono un ruolo importante per la
cellula, possono essere anche messaggeri. Il problema è quando vi è un eccesso di questi in quanto
potrebbero causare alterazioni di dna, di struttura delle proteine, possono portare a un
irrancidimento delle membrane. La sede di neutralizzazione è proprio il perossisoma. L’acqua
ossigenata possiamo considerarla una specie reattiva dell’ossigeno, altamente tossica quando il
suo livello è eccessivo nella cellula. Questa viene portata nel perossisoma, dove l’ensima catalasi lo
neutralizza in ossigeno e acqua, innocui per la cellula. I radicali liberi (Rh2) vengono neutralizzati
dall’ossidasi in R più acqua ossigenata H2o2 (ciclo che continua con la catalasi in quanto l’acqua
ossigenata deve essere ulteriormente neutralizzata). Nei lisosomi distruggono anche organelli come
i mitocondri, che dopo un tot. cicli invecchiano e devono essere eliminati. I lisosomi inglobano
quindi il mitocondrio, degradandolo. Distruggono anche agenti patogeni che possono aggredire la
cellula.

12) Il centrosoma è formato da due centrioli,


strutture tubulari cave formati dall’associazione di 9 triplette di microtubuli. I centrioli si pongono a
90 gradi vicino al nucleo, e durante la fase meiotica o mitotica si pongono ai lati della celllula per
formare il fuso mitotico.
MEMBRANA CELLULARE
citoplasmatica
Ogni fosfolipide è costituito da una
testa polare e due code apolari di
acidi grassi. La membrana cellulare
é un bilayer fluido grazie alle code
apolari, con gli acidi grassi che sono
insaturi, e grazie alla presenza di
colesterolo la fluidità umenta
ulteriormente (quest’ultimo garantisce infatti che la membrana non si cristallizzi a basse
temperature, permettendo una maggiore fluidità di quest’ultima). Nel bilayer troviamo anche
proteine intrinseche e estrinseche che svolgono funzioni di comunicazioni, come l’ancoraggio
cellula-cellula, cellula- matrice (+ trasporto, pompe). Insieme al citoscheletro partecipa alla
localizzazione e alla funzione dei vari organelli. Grazie a delle proteine regola anche i processi di
trasporto. Ci sono proteine che fungono da recettori: rilevano il segnale e permettono la
comunicazione cellula-cellula tra cellule adiacenti. La cellula può scambiare informazioni anche non
cellule adiacenti, tramite segnalazione endocrina. Gli elementi principali della membrana cellulare,
nel complesso, sono quindi proteine, fosfolipidi e colesterolo. tra le proteine ci sono anche
glicoproteine (proteine coniugate con catene di carboidrati) e proteine recettoriali collegate a
“corecettori” proteoglicani: i sindecani (isoforme 1,2,3,4) e glipicani (isoforme da 1 a 6). Questi
aumentano l’affinità della proteina recettoriale.
La cellula può essere considerata come un sistema termodinamico aperto, scambia energia e
materia con l’esterno.
TRASPORTO ATTRAVERSO LA MEMBRANA:
quali sono le modalità
1 Diffusione semplice
2 Diffusione facilitata
3 Trasporto attivo
I principali mezzi di trasporto:
I canali sono proteine di trasporto,
spesso trasportano acqua e prendono il
nome di acquaporine. Abbiamo anche
canali che trasportano ioni e prendono il
nome di canali ionici. Ci sono
trasportatori che legano ioni o molecole
specifiche e possono trasportare un solo
substrato (uniporto); abbiamo poi il
simporto (due all’interno), e l’antiporto (uno all’interno e uno all’esterno). Le pompe, utilizzano ATP,
trasportano principalmente ioni contro
gradiente.

La diffusione semplice: attraverso un


bilayer fosfolipidico possono entrare
tranquillamente piccole molecole (come
anidride carbonica e ossigeno) e anche
acqua in piccole quantità, (più quantità
sono permesse solo tramite
acquaporine, presentano diverse
isoforme -cambia qualche AA nella
struttura della proteina-).
La diffusione facilitata: avviene secondo gradiente. I meccanismi possono essere tre:
Uniporto: attraverso la proteina trasmembrana (presenta subunità idrofiliche ai lati in contatto con il
citoplasma e l’ambiente extracellulare) un unico substrato entra nella cellula.
Simporto: due substrati che vengono portati all’interno della cellula, secondo la stessa direzione,
parliamo quindi di carrier a simporto.
Antiporto: abbiamo un substrato a e uno b, il primo entra nella cellula, il secondo fuoriesce. Hanno
direzioni contrarie. Sia il simporto che l’antiporto fanno parte del trasporto accoppiato. Le
acquaporine sono anche affini al glicerolo spesso.

Il trasportatore del glucosio è un


esempio di uniporto.
Il trasportatore del glucosio (GLUT-1,
eritrocitario) è un carrier uniporto a
serpentina, attraversa molte volte il bilayer,
costituito da 492 amminoacidi, e presenta
affinità idrofiliche a contatto con citosol e
ambiente extracellulare (oltre a presentare
subunità idrofobiche). Il GLUT-1 si trova negli eritrociti (globuli rossi). Le subunità amminoterminale
e carbossiterminale sono entrambe disposte sul versante citoplasmatico.

Esempio: dopo un pasto, i


livelli di glucosio si alzano nel
sangue. Il glucosio deve
essere “catturato” dagli
eritrociti e dagli adipociti. Il
trasportatore presenta una
conformazione T1, e il
glucosio va a posizionarsi
all’interno del carrier del
canale: qui il trasportatore
cambia conformazione
passando dal T1 al T2, aprendosi verso il citosol della cellula. Il glucosio si stacca quindi dal carrier
e penetra nella cellula stessa. Il carrier ritorna quindi nella conformazione T1 per aprirsi di nuovo
verso l’esterno, pronto per un nuovo ciclo.

Esempio 2: Il trasportatore del


glucosio GLUT-4 si trova negli
adipociti e nelle cellule
muscolari. È insulino dipendente
e si organizza in cluster. In
seguito a stimolazione ormonale,
il glucosio alloggia nel canale
aperto portando a un
cambiamento conformazionale:
si forma una “vescicoletta” dove
troviamo i trasportatori che hanno inglobato il glucosio, tale vescicola si invagina, viene trasportata
all’interno del citoplasma, e qui i canali nella vescicola liberano il glucosio. La vescicola si riporta di
nuovo a livello della membrana citoplasmatica, dove si fonde ritornando sulla superficie pronta per
un nuovo ciclo.

Durante la diffusione semplice, per la mancanza di un trasportatore, all’aumentare della


concentrazione aumenta anche la velocità in maniera esponenziale. Quando abbiamo invece una
diffusione facilitata (o la presenza di trasportatori in generale) la velocità è massima nei primi
momenti. Se aumenta anche la concentrazione del soluto all’esterno della cellula, la velocità
raggiunge una valore soglia:i trasportatori arrivano a saturazione, e solo quando torneranno liberi la
velocità aumenterà proporzionalmente.
Trasporto attraverso membrana contro gradiente, mediato da due carriers (uno a consumo di
ATP e l’altro che sfrutta il gradiente di protoni):
Abbiamo una pompa accoppiata ad un canale: la pompa, che consuma ATP, contro gradiente
spinge ioni H+ dal citoplasma all’esterno della cellula, dando vita a un gradiente (concentrazione
maggiore di protoni all’esterno della cellula e una concentrazione minore al suo interno). I protoni
tendenzialmente tenderanno a rientrare nella cellula. A tale scopo utilizzano il secondo canale, che
non usa ATP. Tale gradiente spinge il soluto a entrare contemporaneamente agli ioni: si crea così un
trasporto attivo indiretto mediato dal gradiente (esempio di co-trasporto accoppiato). Il soluto
(termine generico nell’esempio), può essere uno zucchero, un monosaccaride, uno ione, o un
amminoacido.
Esempio: a livello intestinale sfruttiamo il
gradiente Na-K, formatosi grazie alla pompa
ATPasi: abbiamo una elevata concentrazione di
ioni Na+ all’esterno del lume intestinale è una
più bassa concentrazione all’interno della
cellula. Al contrario, gli ioni K+ presentano una
concentrazione maggiore all’interno della
cellula rispetto all’esterno. Questo dà vita al
gradiente Na-K. Il sodio tenderà a rientrare
nella cellula sfruttando un altro canale
accoppiato alla pompa: il gradiente viene sfruttato così dal glucosio.
Pompa Sodio Potassio Matri
II

Pompa Nat Glucosio Simporto


lI trasportatore oscilla fra due stati alternativi A( e B); nello stato A al proteina è aperta nello spazio
extracellulare, nello stato B è aperta sul citosol. I trasporto del glucosio è spinto dal gradiente di
Na+. II legame del Na+ e del glucosio è di tipo cooperativo per cui maggiore è la quantità di Na+
che si lega al carrier più facilmente; il glucosio si legherà all’esterno della membrana, al carrier
stesso.
Risultato: trasporto sia di Na+ che di glucosio nella cellula.

NOTA D Se manca uno dei due soliti la pompa si


blocca
TRASPORTO MEDIANTE ENDOCITOSI E
ESOCITOSI
Le sostanze che hanno grandi dimensioni non possono transitare attraverso la membrana
plasmatica mediante i meccanismi di trasporto passivo o attivo.
Tuttavia entrare e uscire dalla cellula mediante processi detti endocitosi ed esocitosi.
Per consentire l'ingresso di tali sostanze la cellula forma delle vescicole endocitiche che permettono
l'internalizzazione sia di porzioni della membrana plasmatica che del materiale extracellulare in esse
racchiuso. Nel processo inverso le macromolecole sintetizzate nel citoplasma o in compartimenti
intracellulari vengono trasportate all'interno di vescicole secretorie. Si ha così un vero e proprio
riciclo della membrana plasmatica, che mantiene però costanti il volume e la superficie della cellula.
il trasporto mediato da vescicole è la modalità utilizzata dalla cellula anche per trasportare le
proteine da un compartimento intracellulare ad un altro detto traffico vescicolare o di membrana.

Endocitosi
L'endocitosi comprende diversi processi di internalizzazione, ciascuno dei quali ha caratteristiche
specifiche: l'endocitosi mediata da clatrina o clatrina-dipendente, la pinocitosi e la fagocitosi.
L'endocitosi mediata da clatrina consente l'internalizzazione selettiva di molecole che si legano in
modo specifico ai loro recettori di membrana. Una volta avvenuto, il legame tra il ligando e il suo
recettore attiva il reclutamento dal citoplasma della proteina clatrina che rivestono il versante
citoplasmatico della membrana plasmatica, formando delle piccole invaginazioni della membrana
(fossette rivestite). L'iniziale deformazione della membrana è seguita da una sua progressiva
introflessione che porta alla formazione di piccole vescicole rivestite da clatrina. Successivamente le
vescicole perdono il loro rivestimento proteico e vanno a fondersi con altri compartimenti
intracellulari membranosi (endosomi). L'endocitosi clatrina-dipendente media l'ingresso nella cellula
di un'ampia varietà di ligandi, quali ad esempio le LDL (low-density-lipoproteins).
A differenza dell'endocitosi mediata da clatrina, la pinocitosi permette di internalizzare in modo
aspecifico del liquido extracellulare e le molecole in esso disciolte. Esistono diversi tipi di pinocitosi:
la macropinocitosi e l'endocitosi mediata da caveolina.
La macropinocitosi si basa sulla formazione di piccole protrusioni della membrana plasmatica
rese possibili da una riorganizzazione dei microfilamenti di actina che poi si fondono tra loro dando
luogo a vescicole endocitiche relativamente grandi, di dimensioni variabili e non rivestite, dette
macropinosomi. Questo processo, ad esempio, viene utilizzato dalle cellule dendritiche del sistema
immunitario per catturare gli antigeni.
L'endocitosi mediata da caveolina invece comporta la formazione di piccole invaginazioni del
plasmalemma a forma di fiasco e non rivestite dette calveole, che poi si staccano dalla membrana
per riversare il loro contenuto in altri compartimenti intracellulari oppure fuori dalla cellula dopo
averla attraversata completamente. Questa ultima modalità, detta transcitosi, è particolarmente
evidente nelle cellule endoteliali.
Il processo della fagocitosi consiste nell'internalizzazione di grosse particelle che vengono in
seguito digerite all’interno della cellula. Questa funzione è svolta da cellule specializzate dette
fagociti (macrofagi e granulociti). La fagocitosi è un processo altamente specifico e mediato da
recettori e comporta la formazione di protrusioni della membrana Grazie a microfilamenti di actina
che circondano il materiale destinato a essere internalizzato e lo inglobano in un fagosoma,
vescicola di dimensioni assai maggiori di quelle che si formano nell'endocitosi mediata da clatrina e
nella pinocitosi, che viene indirizzato ai lisosomi con cui si fonde, permettendo così la digestione
delle sostanze fagocitate.
Esocitosi
L’esocitosi è il processo che permette il trasporto all’esterno della cellula di macromolecole
precedentemente immagazzinate in vescicole secretorie. Il meccanismo è simile a quello
dell’endocitosi, ma si svolge nella direzione opposta e comprende il contatto tra vescicola di
trasporto e membrana plasmatica, la fusione tra le due membrante e lo scarico del contenuto della
vescicola all’esterno senza interruzioni della continuità della membrana plasmatica.
Può avvenire in due modalità:
1) secrezione constitutiva, in cui le vescicole secretorie sono trasportate da componenti del
citoscheletro direttamente verso la membrana plasmatica e in assenza di segnale si fondono con
essa; vengono trasportate proteine solubili rilasciate dalla cellula in modo continuativo e proteine
destinate a essere incorporate nella membrana plasmatica;
2) secrezione regolata, invece, è tipica delle cellule specializzate nella funzione secretoria come
cellule endocrine, esocrine e neuroni; il materiale destinato ad essere secreto si condensa e si
concentra formando vescicole o granuli di secrezione che si fondono con la membrana solo quando
la cellula riceve un determinato segnale, che in molti casi provoca l’aumento del Ca2+ ( calcio)
libero nel citosol.

NOTE Struttura di una vescicola rivestita da


Clatrina e una proteinacostituita da 3 catene pesanti e 3
catene leggere legate a formare una struttura a tre braccia detta
TRISKELION La clatrina polimerizza e genera struttureesagonali
E la proteina di rivestimento delle vescicole destinateall'endocitosi e di
e di trasporto di vescicole dal lato trans dell'Apparato del Golgi
agli endosomi
Cavedine proteine di membrana costituenti delle
CAEVOLE invaginazioni delle membrane plasmatiche presenti in cave
delle membrane biologiche fosfolipidiche

SEGNALAZIONE CELLULARE
Ogni cellula controlla il suo ambiente intracellulare ed extracellulare, elabora le informazioni che
raccoglie e risponde di conseguenza. Gli organismi unicellulari modificano il loro comportamento in
risposta ai cambiamenti nei nutrienti o nelle tossine ambientali. Le cellule degli organismi
pluricellulari rilevano e rispondono a innumerevoli segnali interni ed extracellulari che controllano la
loro crescita. Al centro di tutti questi sistemi di comunicazione ci sono delle proteine regolatrici che
producono segnali chimici, i quali vengono inviati da un punto a un altro nel corpo o all'interno di
una cellula. Lo studio della segnalazione cellulare si è concentrato tradizionalmente sui
meccanismi attraverso i quali le cellule eucariotiche comunicano tra loro usando molecole di
segnalazione extracellulari come gli ormoni e i fattori di crescita.

Molto prima che esistessero gli organismi pluricellulari, gli organismi unicellulari avevano sviluppato
meccanismi per rispondere ai cambiamenti chimici e fisici del loro ambiente. Fra questi meccanismi
ce n'erano alcuni per rispondere alla presenza di altre cellule. La prova deriva da studi su organismi
unicellulari odierni come i batteri e i lieviti. Molti batteri, per esempio, rispondono a segnali chimici
che sono secreti dai loro vicini e che si accumulano con l'aumentare della densità della popolazione
processo, chiamato quorum sensing, permette ai batteri di coordinare il proprio comportamento,
per esempio la motilità, la produzione di anti-biotici, la formazione delle spore e la coniugazione
sessuale. In modo simile le cellule di lievito comunicano tra loro in preparazione all'accoppiamento.
Il lievito gemmante Saccharomyces cerevisiae ne rappresenta un esempio ben studiato: quando un
individuo aploide è pronto ad accoppiarsi, secerne un fattore di accoppiamento peptidico che
segnala alle cellule del tipo opposto di accoppiamento di smettere di proliferare e di prepararsi
all'accoppiamento.
La fusione di due cellale aploidi di produce uno zigote diploide.
La comunicazione intercellulare ha raggiunto un livello sorprendente di complessità nel corso
dell'evoluzione e si sono evoluti sistemi complessi per permettere la collaborazione e il
coordinamento di tessuti e tipi cellulari differenti.
La comunicazione tra cellule negli organismi pluricellulari è mediata principalmente da molecole di
segnalazione extracellulari. La maggior parte delle cellule degli organismi pluricellulari emette e
riceve segnali dipendenti da proteine recettoriali che legano la molecola segnale. Questo legame
attiva il recettore, che a sua volta attiva una o più vie o sistemi di segnalazione intracellulare.
Questi sistemi dipendono da proteine di segnalazione intracellulari, che elaborano il segnale
all'interno della cellula ricevente e lo distribuiscono ai bersagli intracellulari appropriati. Questi
bersagli sono chiamati generalmente proteine effettrici. A seconda del segnale e della natura e
dello stato della cellula ricevente, questi effettori possono essere regolatori della trascrizione, canali
ionici, componenti di una via metabolica o parti del citoscheletro. Le caratteristiche fondamentali
della segnalazione cellulare si sono conservate nel corso dell'evoluzione degli eucarioti. Tramite
duplicazione genica e divergenza, però, i sistemi di segnalazione negli animali sono diventati molto
più elaborati di quelli dei lieviti; il genoma umano contiene più di 1500 geni che codificano proteine
recettoriali, e il numero delle diverse proteine recettoriali è ancora più grande grazie al meccanismo
di splicing alternativo dell'RNA e alle modificazioni post-traduzionali.

Isegnalipossono poi agire si brevi o lunghedistanze e per


questo ci sono 4 tipi di segnalazione
(A) La segnalazione dipendente da contatto richiede che
le cellule siano in contatto diretto membrana-
membrana. (B) La segnalazione paracrina dipende da
mediatori locali che sono rilasciati nello spazio
extracellulare e che agiscono su cellule vicine. (C) La
segnalazione sinaptica è eseguita da neuroni che
trasmettono elettricamente segnali lungo i loro assoni e
rilasciano neurotrasmettitori a livello delle sinapsi, spesso
poste lontano dal corpo cellulare.
(D) La segnalazione endocrina dipende da cellule endocrine, che secernono ormoni nel sangue,
distribuendoli in tutto il corpo. Molti degli stessi tipi di molecole di segnalazione sono usati nella
segnalazione paracrina, sinaptica ed endocrina: le differenze cruciali si trovano nella velocità e nella
selettività con cui i segnali sono trasportati ai loro bersagli.
Le molecole di segnalazione cellulare si legano poi a
3 classi di recettori ovvero

(A) Recettori accoppiati a canali ionici


(chiamati anche canali ionici regolati da
trasmettitore).
(B) Recettori accoppiati a proteine G e (C)
recettori accoppiati a enzimi.
Sebbene molti recettori accoppiati a enzimi
abbiano attività enzimatica intrinseca, come
mostrato a sinistra in (C), molti altri si basano
su enzimi associati, come mostrato a destra
in (C). I ligandi attivano la maggior parte dei
recettori accoppiati a enzimi promuovendo
la loro dimerizzazione, che determina l'interazione e l'attivazione dei domini citoplasmatici.

Indipendentemente dalla natura del segnale la


cellula BERSAGLIO risponde per mezzo di un RECETTORE
Che si lega alla molecola segnale e inizia una
risposta nella cellula bersaglio
Nella maggior parte dei casi questi recettori sono proteine
trascurano brave presenti sulla superficie della c
bersaglio Quando queste proteine legano una molecola
segnale extracellulare detto litigando si attivano
e generano una cascata di
segnali intracellulari che
alterano il comportamento della cellula
GIUNZIONI CELLULARI
La parte molecolare della matrice extracellulare è principalmente costituita da collagene. Ci sono
diverse isoforme di collagene e queste sue isoforme a seconda del tessuto sono più o meno
abbonanti. Comunque in generale, l’ isoforma più abbondante è il collagene di tipo 1, una tripla elica
la cui traduzione avviene nei ribosomi liberi del citoplasma: il collagene sotto forma di singola elica
viene poi allungato e glicosilato nel lume del RER, poi dal RER mediante delle vescicole passa al
Golgi, la maturazione completa sotto forma di tripla elica matura, avviene nella matrice
extracellulare.
La lamina basale invece è quella parte della
matrice extracellulare ancora più specializzata
che contiene, oltre al collagene, delle proteine
che fanno anche da ligandi per alcune
giunzioni cellula-matrice.
Abbiamo due tipi di giunzioni: Intercellulari
che sono giunzioni occludenti, aderenti,
desmosomi e eventualmente giunzioni
comunicanti: cellula-lamina basale, che è la
parte più superficiale della matrice extracellulare ed è specializzata.
• Occludenti: sono anche chiamate “giunzioni strette” perché rendono il tessuto altamente
impermeabile, cioè non fanno passare alcuna sostanza. Questa giunzione è costituita da molecole
intrinseche o transmembrana: le claudine e le occcludine, le
quali attraversano la membrana. Queste due molecole di una
prima cellula sono a stretto contatto e interagiscono con le
claudine e le occludine di una seconda cellula, quella
adiacente. Nel versante citoplasmatico le occludine e le
claudine prendono contatto con il citoscheletro della cellula
però con l’ausilio di altre proteine che sono soltanto
citoplasmatiche e quelle a cui e stato dato un nome specifico e
che sono quelle appartenente alla famiglia delle ZONULA
OCCLUDENTS: (sono proteine fosforilate) zonula occludents1,
zonula occludents 2, zonula occludents 3. Queste 3 proteine
sono corredate da altri antigeni, cioè proteine a cui non è stato dato ancora un nome, ma si sa che
ci sono. Ora le claudine e le occludine mediante le zonula occludents e mediante le proteine
accessorie prendono diretto contatto con il citoscheletro.
• Aderenti: che si trovano al di sotto delle giunzioni occludenti. Anche essa è costituita da proteine
transmembrana che si chiamano caderine; le caderine di una cellula A prendono contatto con le
caderine della cellula B, sono cellule adiacenti e anche esse rendono il tessuto impermeabile. Sono
proteine calcio dipendenti cioè, purchè avvenga l’interazione tra le caderine delle due cellule, c’è
bisogno dell’intervento di IONI CALCIO, ioni bivalenti. Anche esse prendono contatto con il
citoscheletro, in particolare modo con i filamenti di actina, chiamati anche microfilamenti; questo
avviene attraverso una serie di proteine e tra queste sono state identificate le catenine alfa, beta e
gamma. Al di sotto della giunzione aderente, abbiamo detto che ci sono diverse proteine che
permettono ancora una volta alla giunzione aderente stessa di poter interagire con i filamenti di
actina che sono parte integrante del citoscheletro; queste proteine che fanno da pompe, perché la
giunzione aderente possa interagire con il citoscheletro, fanno parte delle catenine e solo 3 sono
state identificate: catenina alfa, beta e gamma. La giunzione aderente insieme alla giunzione
stretta o occludente, rendono impermeabile il tessuto e non lasciano passare nemmeno ioni o
acqua da una cellula a un’altra.
• Desmosomi ed emidesmosomi: la cui
struttura è molto complessa: abbiamo due
cellule adiacenti e da una parte ci sono le
placche che sono dei complessi multiproteici in
cui sono state identificate almeno due proteine
transmembrana: desmoglobina e placoglobina.
Altre proteine , sempre transmembrana sono le
caderine (giunzioni aderenti). Sul versante
citoplasmatico prendono ancora contatto con
elementi del citoscheletro pero non più con l’actina ma con i filamenti intermedi; infatti vedremo che
il citoscheletro è costituito da 3 filamenti: di tubulina, intermedi e di actina.
• Le giunzioni comunicanti sono dei veri e propri canali, chiamati connessoni e ogni connessone
della cellula prende contatto con il connessone di un seconda cellula. Il connessone è formato da 6
connessine che possono essere dello stesso tipo o possono essere costituiti da isoforme. In
quanto canali, possono permettere alle due cellule di scambiarsi piccole molecole (non proteine)
come ioni, acqua. Possono essere in due formazioni: aperti, e quindi lasciano passare gli ioni,
acqua, ma possono anche ruotare l’uno sull’altra e chiudersi. Questo è quello che succede nella
trasmissione di ioni calcio nel cuore, per questo abbonano questi tipi di canale.
Le Giunzioni cellula lamina-basale sono di due tipi: emidesmosomi e desmosomi i quali sono
abbastanza simili ai desmosomi (Emi perché sono a metà).
Quindi abbiamo la placca multi proteica, costituita da
un certo numero di proteine, e la parte
citoplasmatica, legano i tonofilamenti e cioè i
filamenti intermedi del citoscheletro.
Queste giunzioni servono ad ancorare fortemente la
cellula alla membrana basale. Poi ci sono i contatti
focali i quali, insieme agli emidesmosomi, hanno in
comune le integrine e sono calcio o magnesio ed è la
catena alfa che lega ioni calcio o magnesio. Le
integrine sul versante citoplasmatico, mediante
alcune proteine accessorie tra cui la paxilina, la
vinculina, la talina, l’alfa actinina, la miosina, legano il citocheletro; invece sul versante extra
citoplasmatico, e quindi a livello della lamina basale, le integrine si comportano da recettori per
alcune molecole della lamina basale e sono fibronectina, laminina, vitronectina, nidogeno, il
collagene e quella meno efficiente, l’agrina . Mentre gli emidesmosomi hanno una funzione di
ancoraggio della cellula o delle cellule alla lamina basale, le adesioni focali sono più plastiche e
hanno una funzione, tramite il rimodellamento delle proteine, di attivare una serie di segnalazione
intracellulare per cui la cellula può migrare formando delle profusioni che si chiamano lamellipodi,
filopodi e podosomi attraverso cui la cellula può migrare da un sito ad un altro ed è per questo
motivo che si ha la morfogenesi. Queste adesioni danno la possibilità, siccome permettono alla
cellula di migrare, al cancro di essere aggressivo e di poter formare delle metastasi anche a
distanza.
CITOSCHELETRO
Tutte le cellule hanno la stessa forma. Il citoscheletro permette anche il movimento delle cellule
grazie anche alla interazione e collaborazione con l’adesione focale.
Abbiamo 3 tipi di molecole o elementi che fanno parte del citoscheletro, poi ci sono delle proteine
accessorie. Le fibre si dividono in:
Unità globulari: sono i microtubuli e i microfilamenti;
I microtubuli sono elementi cavi, hanno un diametro esterno di 25 nanometri e sono costituiti dalla
polimerizzazione di due molecole, alfa e beta tubulina. Ogni microtubulo è costituito da 13
protofilamenti. Si dice che i microtubuli siano polimerizzati, hanno un’estremità positiva la quale si
allunga più velocemente e un’estremità negativa che si allunga meno velocemente. Servono ad
organizzare e mantenere la forma della cellula ma anche la polarità della cellula; le cellule molto
spesso sono polarizzate (ad esempio la cellula intestinale si dice che è polarizzata non da un punto
di vista ionico, ma funzionale. Quindi allora distinguiamo, se parliamo della membrana, una
membrana basolaterale e una apicale sulla quale abbiamo microvilli che servono per
l’assorbimento di quello che abbiamo assunto con la dieta quindi hanno funzione assorbente; quello
che viene assorbito a livello della membrana apicale viene trasformato e metabolizzato e poi tutto
ciò che viene metabolizzato o assorbito da questa membrana apicale, entra nel sistema circolatorio
attraverso la membrana basolaterale). Sono coinvolti anche dei cromosomi, e quindi nella
separazione dei cromosomi, perché grazie ai centrosomi formano il fuso mitotico. Sono coinvolti nel
trasporto di organelli, nel movimento anche di vescicole che provengono dal Golgi verso il
citoplasma (movimento retrogrado oppure di movimento dal RER al Golgi). Ed è coinvolto nella
migrazione cellulare però insieme a tutti gli altri componenti del citoscheletro. Sono anche presenti
nelle ciglia (apparato respiratorio) e nei flagelli (negli spermatozoi). Come si formano? Prima di tutto
si devono formare i dimeri di tubulina, cioè un monomero di alfa deve andare a interagire con legami
covalenti con un monomero beta. I dimeri si associano a formare i cosiddetti “oligomeri alfa e beta”;
gli oligomeri a loro volta interagiscono fra di loro e formano un protofilamento, l’unità essenziale del
microtubulo. Questi ultimi si associano tra di loro a formare dei foglietti che poi vanno a chiudersi e
quindi a formare il microtubulo in fase di allungamento. L’allungamento è un processo che richiede
energia che è fornita dal GTP che si scinde in GDP. La cinetica è la seguente: all’inizio si formano i
dimeri molto velocemente, gli oligomeri altrettanto velocemente, i protofilamenti e i microtubuli in
crescita . Poi però si raggiunge la così detta fase di plateau dove la velocità non aumenta perché da
una parte vengono aggiunti dimeri di alfa e beta tubulina, però vengono anche eliminati
contemporaneamente, fenomeno è detto Treadmilling del microtubulo, cioè l’aggiunta
contemporanea di dimeri e l’eliminazione. La formazione dei microtubuli avviene in un’area del
citoplasma ben definito che si chiama centro di organizzazione dei microtubuli; nell’interfase questo
centro è a livello dei centrosomi. In questo centro di organizzazione c’è bisogno di un primer che è
formato da due tipi di proteina: una a serpentina che si chiama pericentrina e un altro tipo di
tubulina che si va a localizzare intorno alla serpentina di pericentrina; si tratta di un anello di gamma
tubulina. Una volta che si è formato questo anello sulla pericentrina, può prendere origine la
polimerizzazione del microtubulo stesso. I microtubuli sono accompagnati da altre proteine che si
chiamano maps (proteine associate ai microtubuli). Abbiamo due classi di maps:
1) Quelle che non hanno attività motrice e 2) quelle che hanno un’attività motrice e fanno parte di
questa famiglia le chinesine e le dineine. Tutte e due sono implicate nel traffico di vescicolette verso
l’estremità negativa. Qui il movimento ha bisogno di energia la quale è fornita dall’ idrolisi di ATP,
perciò l’ATP lasciando fosfato inorganico viene idrolizzato e si forma ADP più fosfato inorganico.
Esempio: come un binario su una corda su cui camminano queste due proteine, la chinesina (porta
le vescicolette che si gemmano dal Golgi verso l’esterno) e la dineina (vescicolette verso l’interno).

Microfilamenti o filamenti sottili vengono rappresentati dalla doppia elica di actina fibrosa, la
quale a sua volta è costituita dalla polimerizzazione di actina globulare e, ogni monomero globulare,
si lega alla elica grazie al fatto che è legato a una molecola di atp. Quindi anche in questo caso
possiamo affermare che i microfilamenti di actina sono polarizzati, come i filamenti di tubulina.
Anche i microfilamenti sono soggetti al fenomeno di treadmilling. Anche in questo caso, i
microfilamenti sono collegati a proteine accessorie, per esempio la polimerizzazione è favorita dalla
timosina; l’estremità dei filamenti sono incappucciati dalla proteina CAPz per prevenire un’eventuale
distruzione. Sono stabilizzati dalla filamina e inoltre alcune altre proteine agiscono come le
catastrofine, distruggono il microfilamento, e queste sono: la gelsolina e la cofilina. I microfilamenti li
possiamo trovare nei microvilli, nelle fibre da stress, negli appendici della cellula in movimento in cui
si organizza in quelle profusioni che garantiscono il movimento della cellula e sono lamellipodi,
filopodi e podosomi e durante la citodieresi formano un anello che strozzano la cellula madre in due
cellule figlie.
Unità fibrose: rappresentata dai filamenti intermedi.
Filamenti intermedi il cui diametro va da 8 ai 10 nanometri, dipende dalla cellula. Ogni filamento
intermedio è costituito dall’interazione di sub-unità fibrose che si intrecciano al centro a formare la
doppia elica e da subunità dimere sia verso l’alto e sia verso il basso. Sono deputati a dare alla
cellula una resistenza meccanica. Sono cavi e si chiamano intermedi perché hanno un diametro
intermedio tra i microfilamenti e i filamenti di tubulina e ognuno di loro è costituito dal protofilamento
in cui abbiamo: una regione che si organizza in doppia elica e delle subunità proteiche che invece
sono libere. La costituzione chimica dei protofilamenti è diversa a seconda del tipo di cellule e la
costituzione chimica del filamenti intermedi può variare: le cheratine le troviamo nelle cellule
epiteliali, la vimentina nei tessuti connettivi, nel muscolo e nel sistema nervoso, la desmina nelle
cellule muscolari, le GFA nelle cellule delle glia, i neurofilamenti nelle cellule nervose e la nestina
nei procursori neuronali e la lamina è ubiquitaria.
RIPRODUZIONE CELLULA PROCARIOTE
La cellula Procariote non possiede un ciclo vitale complesso come quello della cellula Eucariote. La
durata della riproduzione cellulare è molto breve e solitamente avviene in modo molto rapido,
provocando una crescita esponenziale.
I meccanismi di riproduzione della cellula Procariote sono molto più semplici di quelli adottati dalla
cellula Eucariote, anche perch, per molti organismi, la cellula corrisponde all'organismo stesso
(batteri).
I metodi principali sono i seguenti, alcuni dei quali sono utilizzati anche da organismi possedenti
cellula Eucariote, ma relativamente semplici (alcuni funghi, protozoi o i poriferi):

Scissione Binaria
Gemmazione
FORMAZIONE di spore riproduttive

Scissione binaria
È un tipo di riproduzione asessuata in cui una cellula madre si divide simmetricamente in due
cellule figlie più piccole di eguali dimensioni.Nei procarioti la scissione binaria assicura la crescita di
una popolazione batterica, cioè l'aumento del numero di cellule e il mantenimento della specie nel
tempo.
Nella maggior parte dei procarioti, una cellula continua a crescere finché non si divide per scissione
binaria in due cellule figlie più piccole, geneticamente identiche alla cellula madre.
Quando una cellula madre si divide in due cellule figlie si
dice che è avvenuta una generazione.
La separazione delle due cellule figlie avviene attraverso
la formazione nella cellula madre di un setto, derivato
dall'introflessione della membrana plasmatica e della
parete cellulare e che si estende da direzioni opposte
verso il centro della cellula.
Ogni cellula figlia riceve quantità sufficienti di vari
composti organici e composti inorganici e di
macromolecole, in modo da poter vivere
autonomamente.
Poco prima che avvenga la scissione binaria, contemporaneamente all'accrescimento della cellula
madre, il DNA si duplica, rimanendo ancorato alla membrana plasmatica.
Grazie al setto le due molecole di DNA vengono separate e distribuite nelle cellule figlie.

Geminazione
È un tipo di riproduzione asessuata applicato da protozoi, funghi, piante e alcuni animali, come i
poriferi e i cindrati, tutti organismi semplici.
Avviene in modo leggermente differente per gli organismi
unicellulari e pluricellulari.
Negli organismi unicellulari si forma una protuberanza sulla
cellula, che contiene citoplasma e alcuni organelli. Questa
protuberanza prende il nome di gemma. A fine processo
essa si stacca, dando origine ad una cellula-figlia
leggermente più piccola della cellula madre.

Formazione di spore riproduttive


Riproduzione sessuata che viene applicata specialmente dai Funghi.
I funghi possono riprodursi sia per via asessuata, attraverso la frammentazione di ife preesistenti,
sia per via sessuata, utilizzando appunto le spore.
Attraverso la meiosi il corredo cromosomico del fungo viene dimezzato e si creano delle spore
chiamate Mixospore, le spore sessuali, le quali contengono solo la metà del materiale genetico.
A seconda della tipologia di fungo abbiamo le
ascospore, le basidiospore e le zigospore.
Questo meccanismo viene utilizzato anche dalle
piante più primitive, le Pteridofite.

RIPRODUZIONE CELLULA EUCARIOTE


A differenza della cellula Procariote, la cellula Eucariote utilizza meccanismi più complessi, che
possono anche già includere lo scambio di materiale genetico (Meiosi).
Per prima cosa, in un organismo pluricellulare le cellule si riproducono raramente, una volta
specializzate. Inoltre, il materiale genetico è costituito da più molecole di DNA, le quali costituiscono
i cromosomi, che sono poi contenute in un nucleo ben definito.
Per queste motivazioni la cellula Eucariote possiede un ciclo cellulare complesso, formato da
diverse fasi.

Ciclo cellulare
Ogni organismo pluricellulare si origina al momento della fecondazione da una singola cellula, lo
zigote, risultante dall'unione dei gameti femminile (l'oocita) e maschile (lo spermatozoo). Tutte le
cellule derivano dallo zigote grazie ad una serie di divisioni cellulari, un processo che genera da
una cellula madre, due cellule figlie con corredo cromosomico identico.
Il ciclo cellulare comprende tutti quei processi tesi a preparare la cellula per la divisione cellulare.
Questa conduce alla formazione di due nuove cellule figlie, dalla unica cella madre iniziale. Questo
processo di divisione è definito MITOSI, per le cellule diploidi e MEIOSI per quelle aploidi.
Il ciclo cellulare è tradizionalmente diviso in due fasi principali: l'interfase e la mitosi o fase M.
Durante l'interfase la cellula svolge le proprie funzioni ed eventualmente si prepara alla divisione
cellulare replicando il proprio DNA, sintetizzando nuovi componenti cellulari e aumentando le
proprie dimensioni.
Durante la mitosi la cellula ripartisce il corredo generico , gli organelli e il materiale cellulare, fino
alla separazione completa delle due cellule figlie.
La durata dell'interfase può essere estremamente variabile mentre la mitosi o fase M è un processo
che ha una lunghezza tipica di 1-2 ore.
L'interfase si suddivide a sua volta in tre fasi principali:
-la fase G1, in cui la cellula svolge le proprie funzioni, e si prepara alla duplicazione del DNA;
Dopo la precedente MITOSI, le cellule figlie neoformate iniziano un periodo di riposo di lunghezza
variabile durante il quale non si attua la sintesi di DNA.
Questo intervallo di tempo è definito come GAP 1 o G1; la cellula monitora le sue dimensioni e
l’ambiente esterno, cresce sintetizzando RNA e proteine....
-la fase S, di sintesi, in cui avviene la duplicazione del DNA;
Ad esso segue una fase di sintesi di acidi nucleici e in particolare la duplicazione del DNA.
Il DNA passa da 2n a 4n.
-la fase G2, in cui la cellula verifica che la replicazione del DNA sia completata prima di avviare la
fase M.
Alla fase di sintesi segue un’altra fase di quiescenza senza divisione cellulare. Durante la quale il
DNA della cellula è doppio. Tale fase è detta GAP 2 o G2.
La fase G1, S e G2 si definiscono come interfase del ciclo cellulare.
Durante l'interfase, i cromosomi (cioè l'insieme del DNA associato con le proteine della cromatina)
non sono distinguibili singolarmente nel nucleo tramite semplici tecniche microscopiche, e sono
detti cromosomi interfasici. Durante la fase G1 (o G0), il DNA è presente nel nucleo sotto forma di
cromosomi interfasici monocromatidici; nel caso di una cellula umana, ciò significa che ognuno dei
46 cromosomi che costituiscono il cariotipo (il patrimonio cromosomico) della specie sono presenti
sotto forma di una singola molecola di DNA lineare (cromatide o cromatidio). Durante la fase S si
assiste alla duplicazione del DNA, perciò alla fine della fase S e durante la fase G2 ogni cromosoma
è presente in due repliche (due molecole lineari di DNA con la stessa sequenza nucleotidica,
chiamate cromatidi fratelli), per cui si parla di cromosomi interfasici dicromatidici.
La cellula in questa fase ha corredo cromosomico 2N, ma in duplice copia, per cui si può anche
usare la notazione 4N.

Fase 0 (G0)
La fase 0 (G0) rappresenta l’assenza completa dei processi preparatori alla Fase M.
È tipica delle cellule quiescenti incapaci di dividersi.
Tale mancata divisione può derivare dal differenziamento (es. neuroni) o dalla inibizione da contatto
(talvolta porta all’anoikis).

Fase M
La fase M del ciclo cellulare rappresenta la mitosi o divisione
mitotica. La mitosi è un processo continuo, senza pause.
Conduce alla formazione di due cellule figlie
Si divide in 4 fasi:
-profase;
-prometafase;
-metafase;
-anafase.
La mitosi è la fase del ciclo cellulare in cui avviene la distribuzione del materiale genetico, degli
organelli, e del materiale cellulare della cellula madre tra due cellule figlie.
Lo scopo principale della mitosi è quello di preservare il numero diploide dei cromosomi nel corso di
ripetute generazioni cellulari. In altre parole, dal punto di vista genetico la mitosi produce delle
cellule figlie che sono cloni della cellula di partenza.
La mitosi comprende due processi separati e distinti:
-la cariocinesi, cioè la divisione dei cromosomi in due nuclei;
-la citocinesi o citodieresi, cioè la spartizione del citoplasma, degli organelli e delle membrane
cellulari nelle due cellule figlie e la loro separazione definitiva.
La cariocinesi è un processo altamente ordinato, in cui sono riconoscibili delle fasi stereotipiche
caratterizzate da alcuni eventi molecolari e dalla formazione di strutture subcellulari specializzate.
La mitosi inizia con la condensazione dei cromosomi interfasici in cromosomi mitotici, durante la
profase.
Questo processo è inizialmente reversibile, finché non viene passato il cosiddetto "punto di non
ritorno", quando cioè una serie di eventi regolativi all'interno della cellula impongono
irreversibilmente lo svolgersi delle successive fasi della mitosi. Nel citoplasma diventano visibili i due
centrosomi che iniziano a formare il fuso mitotico.
Una volta completata la profase, inizia la dissociazione delle proteine costituenti la làmina nucleare
e dei pori nucleari, cui segue la disgregazione dell'involucro nucleare, che segna l'entrata nella
prometafase. In questa fase, i centromeri dei cromosomi prendono rapporto con i microtubuli e i
centrosomi formando il fuso mitotico (o apparato mitotico).
Il rimodellamento dei microtubuli del fuso mitotico muove i cromosomi, che vengono trascinati
indipendentemente l'uno dall'altro verso la regione equatoriale del fuso mitotico nel processo di
allineamento, no a trovarsi organizzati nel mezzo, tra i due centrosomi.
Quando i cromosomi sono allineati lungo il piano (o piastra) equatoriale del fuso, la cellula è in
metafase. A questo punto si avvia il processo vero e proprio di separazione dei cromatidi fratelli.
Quando i cromatidi fratelli di ogni cromosoma si separano e iniziano a migrare verso i rispettivi
centrosomi, ai poli opposti del fuso mitotico, la cellula entra in anafase. La migrazione dei cromatidi
verso i poli del fuso avviene per la combinazione di due processi:
-l'avvicinamento dei cromatidi ai rispettivi poli del fuso (anafase A);
-l'aumento della distanza tra i due poli (anafase B).
In prossimità dei poli del fuso mitotico (una struttura altamente dinamica, che si trasforma durante
le fasi della mitosi ed è composta di tre componenti: i centrosomi, i microtubuli e i cromosomi,
attorno ai cromosomi), inizia a ricostituirsi l'involucro nucleare. Questo segna la transizione alla
telofase. Durante questa fase si assiste al processo della citocinesi: al di sotto della membrana
plasmatica, in corrispondenza del piano lungo cui erano allineati i cromosomi metafasici, si
assembla un anello di microfilamenti di actina e di miosina che contraendosi forma prima un solco
nella membrana e poi strozza la cellula, separando le due cellule figlie.

Controllo del ciclo cellulare


CICLINE
CHINASI CICLINE DIPENDENTI CAR
INIBITORI Delle KINASI CICLINE DIPENDENTI
Il sistema di controllo del ciclo cellulare coordina una serie ordinata di eventi attivando
periodicamente i punti opportuni dell'apparato del ciclo e disattivandoli poi a tempo debito.
Il sistema di controllo dipende da un corredo di proteine chinasi, ciascuna composta di una
subunità regolatrice detta ciclina e una subunità catalitica detta proteina chinasi ciclina dipendente
(Cdk).
Le Cdk si attivano ciclicamente sia legandosi alla ciclina, sia fosforilandosi in alcuni aminoacidi e
defosforilandosi in altri; una volta attivate vanno a fosforilare proteine chiave della cellula.
LA MEIOSI un tipo particolare di
divisione cellulare
La meiosi è un processo di divisione mediante il quale una cellula eucariotica con corredo
cromosomico diploide dà origine a quattro cellule con corredo cromosomico aploide.

Ad una duplicazione del materiale genetico, che avviene in interfase nella fase S, corrispondono due
divisioni nucleari:
-Prima divisione meiotica o meiosi I (fase Riduzionale), Cosiddetta poiché i due cromosomi
omologhi si dividono e ogni cellula figlia riceverà un solo cromosoma.
-Seconda divisione meiotica o meiosi II (fase Equazionale), Cosiddetta poiché i due cromosomi
fratelli vengono divisi, in modo che ogni nucleo figlio riceva un cromatidio paterno e uno materno.
Le fasi della meiosi
Le fasi della meiosi sono generalmente
simili a quelle della mitosi. Qui di
seguito riportiamo una trattazione
schematica delle peculiarità della
meiosi:
- durante la profase I le quattro
molecole di DNA appartenenti ai due
cromosomi omologhi vengono
appaiate e strettamente allineate, formando delle strutture caratteristiche, dette sinapsi, che
favoriscono lo scambio di materiale genetico tra i cromosomi omologhi.
Sono riconoscibili cinque fasi:
leptotene, in cui si osserva la condensazione dei cromosomi e inizia l'appaia-mento dei
cromosomi omologhi;
zigotene, in cui la formazione del complesso sinaptonemale promuove la formazione delle sinapsi,
in cui i cromosomi omologhi vengono tenuti strettamente uniti e appaiati;
pachitene, in cui la formazione delle sinapsi è completa e possono avvenire degli eventi di
crossing-over (scambio reciproco di DNA tra i
cromatidi dei cromosomi omologhi);
diplotene, in cui si dissolvono le sinapsi e i
cromosomi si condensano ulteriormente.
I cromosomi omologhi sono tenuti assieme dai
chiamata, cioè le regioni in cui è avvenuto un
evento di crossing-over;
-diacinesi, in cui scompare l'involucro nucleare.

Durante la metafase I i cromosomi si allineano al fuso, ma in questo caso sono i cromosomi


omologhi, non i cromatidi fratelli, ad essere appaiati alla piastra equatoriale. I chiasmata vengono
risolti e i cromosomi sono liberi di migrare ai due poli opposti del fuso.
Durante l'anafase I i centromeri di ogni cromosoma non si separano, per cui i cromatidi fratelli
rimangono accoppiati e migrano assieme ad uno dei poli del fuso.
Durante la seconda divisione meiotica, a differenza della prima, sono attive le protesi che
separano i cromatidi fratelli, permettendone la segregazione ai poli opposti durante l'anafase II.

Al terminare del processo di divisione cellulare (meiosi) le cellule figlie saranno cellule aploidi, e hindi
in grado di affrontare la riproduzione sessuata.

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