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anatomia-fisiologia
Dott.ssa Marilla Buratti
Maurizia Lavarda
www.zucenter.com
ZU CENTER – DISPENSA DI FISIOLOGIA E ANATOMIA – Insegnante Marilla Buratti - stesura
eseguita da MuShaoLong Lavarda Maurizia
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APPUNTO A MARGINE
Perché??
Quindi, queste dispense vanno bene solo, se inserite nello studio come
MARILLA BURATTI
LA CELLULA
Premessa: Si dice che nel Micro esiste il Macro e nel Macro esiste il Micro; questo
concetto è espresso, simbolicamente, attraverso il TAO dalla medicina tradizionale
cinese; tutto è compreso, non esiste nulla di distinto, ma tutto è racchiuso tra queste 2
caratteristiche, opposte ma complementari; quindi tutto è all’interno di una stessa logica
e di uno stesso sistema.
La cellula è la parte più piccola della materia vivente, capace di vita autonoma, in
altre parole ha all’interno del proprio sistema, le risorse per sviluppare la propria vita .
La cellula è autonoma, e in quanto tale ha le caratteristiche che la rendono capace di
vivere in un sistema aperto, per questo motivo la cellula ha bisogno di ricevere
dall’esterno e di eliminare verso l’esterno.
Dall’esterno riceve il materiale nutritivo, verso l’esterno elimina le scorie.
• Ossigeno
• Aminoacidi
• Zuccheri
• Grassi
• Proteine
Es: il globulo rosso trasporta ossigeno attraverso l’emoglobina che è una proteina;
senza l’emoglobina, il globulo rosso non potrebbe trasportare l’ossigeno. Il globulo
rosso utilizza il portato proteico, gli aminoacidi esterni per creare le proprie proteine, in
questo caso l’emoglobina, affinché possa compiere la propria funzione di trasportare
ossigeno.
Es: le cellule cutanee della pelle utilizzano gli aminoacidi per produrre cheratina.
Le cellule utilizzano quell'energia ricavata dalla bruciatura di grassi e zuccheri per
costruire queste proteine.
In tutti i processi d’ossidazione, come in tutti i processi biochimici, alla fine della
formazione di molecole molto energetiche, una parte di questa energia viene dispersa.
Il calore prodotto che fuoriesce, va a finire nel sangue, costituendo così la nostra
temperatura corporea.
La temperatura corporea è molto importante per l’organismo umano, poiché sopravvive
grazie a reazioni di tipo biochimico; la temperatura del nostro corpo dovrà rimanere
costante a circa 37°.
Noi abbiamo la possibilità di termoregolare la temperatura, infatti quando fa molto
freddo, si manifesta una vasocostrizione sanguigna, ossia i vasi sanguigni della cute si
restringono e fanno in modo che il calore che c’è nel sangue non si disperda all’esterno,
mantenendolo all’interno, per evitare che le nostre funzioni biochimiche si blocchino.
Invece, se la temperatura esterna è alta e fa molto caldo i vasi sanguigni si dilatano,
ovvero abbiamo una vasodilatazione sanguigna che permette di disperdere il calore
evitandoci di bollire.
Quest’ossidazione si compie all’interno della cellula, precisamente nel citoplasma, dove
si trovano i mitocondri.
Al termine di questa operazione avremo del materiale di scarto.
La cellula assume ossigeno, brucia i grassi e gli zuccheri trasformandoli in una
molecola chiamata ATP che trattiene l’energia producendo gli scarti di CO2 = Anidride
Carbonica, che attraverso il sangue è trasportata fino ai polmoni per l’eliminazione.
Lo scambio di gas respiratori avviene nelle cellule e nei polmoni.
I polmoni hanno il compito di far entrare l’ossigeno che deve andare a livello cellulare, il
sangue prende l’anidride carbonica e la porta ai polmoni che la espellono.)
All’interno della cellula , più precisamente all’interno del citoplasma, ci sono i mitocondri,
all’interno dei quali di è scoperto del DNA, cioè materiale genetico.
Il DNA o materiale genetico è fatto da qualche aminoacido, un po’ di zuccheri che,
insieme, compilano una sorta d’alfabeto che conserva le informazioni su come è fatta
una creatura vivente.
Le informazioni bloccate rimangono in ogni caso all’interno delle cellule, ma quando una
cellula si ammala, succede che può perdere questo blocco e dare avvio al processo
inverso; in questo caso la cellula perde la propria differenziazione.
Questo processo si chiama neoplastico, (fare nuovo) in cui compare una cellula che
perdendo la propria individualità e perdendo la propria differenziazione, assume delle
vesti nuove, questa è la neoplasia.
Con la neoplasia si ha un’invasione di queste cellule che avendo un processo
riproduttivo veloce, distruggono le altre in quanto sottraggono a queste il loro
nutrimento.
Quando il Reticolo endoplasmatico costruisce le proteine, produce anche degli scarti
che finiscono nei lisosomi.
I lisosomi sono delle grosse cisterne, più precisamente sono delle vesciche piene
di enzimi litici (litico deriva da lizos = pietra).
Gli enzimi litici distruggono chimicamente gli scarti della cellula.
La duplicazione cellulare si chiama mitosi.
Ci sono cellule che hanno un turn over alto, con un ciclo di vita breve e proprio per
questo si duplicano velocemente, mentre ci sono cellule con tempi più lunghi, e cellule
dette invece perenni che non si duplicano mai, e la loro durata di vita è uguale al nostro
ciclo biologico, queste sono le cellule cerebrali chiamate neuroni.
Quando muoiono, non si duplicano, ma sono perenni.
Lo spermatozoo o l’ovocellula vanno incontro ad una divisione particolare.
Il materiale genetico detto DNA si compone in bastoncini che chiamiamo cromosomi e
nell’essere umano c’è ne sono 46.
Quindi l’ovocellula, nella sua ultima divisione avrà 23 cromosomi in quanto dovrà
completarsi con l’altra metà di 23 dello spermatozoo, per formare una cellula con 46
cromosomi.
Lo spermatozoo e l’ovocellula sono le uniche cellule che hanno 23 cromosomi
ciascuna.
MEMBRANA CELLULARE
La membrana cellulare è una pellicina fatta di 2 strati, di consistenza gelatinosa le cui
funzioni sono :
• Circondare
• Selezionare entrate/uscite
• Proteggere
Per poter svolgere queste tre funzioni, deve avere le seguenti caratteristiche:
- Essere resistente
- Essere elastica
Siccome la cellula è immersa in un ambiente acquoso, gli strati della membrana sono
così formati:
Poiché la membrana cellulare deve essere una struttura di relazione, dovrà favorire
l’entrata e l’uscita.
Il primo strumento per l’entrata e l’uscita, sono delle porte sempre aperte; infatti la
membrana cellulare ha dei fori di dimensioni standard, in altre parole una dimensione
per cui fanno entrare solo certi tipi di molecole con determinate dimensioni, e nello
stesso tempo impediscono l’entrata a molecole più grandi.
Entrano ed escono soprattutto oligoelementi.
La membrana si deve relazionare con l’esterno, e per fare questo è necessario che si
sia qualcosa che possa renderla eccitabile, ovvero è necessario che riceva dall'esterno
qualcosa che le dia un determinato stimolo a fare determinate cose.
Nel momento in cui è eccitata da uno stimolo esterno, la membrana cellulare si
modifica; per esempio: i nostri neuroni pensano perché sono eccitabili, la contrazione
muscolare avviene perché la membrana cellulare è eccitabile.
L’eccitabilità della membrana cellulare è possibile nel momento in cui questa
raggiunge un equilibrio elettrico.
I materiali inorganici di cui siamo fatti sono spesso Ionizzati (hanno una carica elettrica).
La membrana cellulare fa in modo che gli ioni positivi stiano da una parte e gli ioni
negativi stiano dall’altra.
TESSUTO CONNETTIVO
I sottogruppi del tessuto connettivo sono:
1) elastico
2) resistente
Il tessuto connettivo comune lo troviamo sia all’esterno che all’interno degli organi.
All’interno svolte una funzione di impalcatura, invece all’esterno ricopre gli organi.
Il tessuto connettivo comune è composto da cellule chiamate Fibroblasti.
Queste cellule producono delle proteine filamentose quali l’elastina, il collagene . , che
conferiscono elasticità ai tessuti.
Sotto la cute, per esempio, abbiamo il derma costituito da tessuto connettivo comune
che con l’età diventa meno elastico, più cedevole formando così le rughe.
Un altro tessuto connettivo comune importa nte è il tessuto cartilagineo.
Questo tessuto è in assoluto il più vecchio, che nel tempo ha acquisito una sua
specificità.
Le caratteristiche della cartilagine sono:
1) resistente
2) liscia
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all’interno di una capsula articolare formata da 2 strat,i uno esterno detta capsula
articolare e uno interno chiamata sinovia.
La sinovia è un connettivo comune in grado di produrre il liquido sinoviale, tramite il
filtraggio del sangue.
Il liquido sinoviale ha la funzione di lubrificare i 2 capi ossei affrontati affinché il
movimento possa essere ancora più fluido senza attrito; svolge una funzione di
cuscinetto ammortizzatore, e nutre i condoblasti.
Quando abbiamo delle situazioni traumatiche, la produzione di questo liquido
aumenta, fungendo da ingessatura naturale e aumentando il cuscinetto
ammortizzatore.
L’articolazione è rinforzata dall’esterno dai tendini d’inserzione dei muscoli; oltre a dei
legamenti aggiuntivi, fatti sempre di tessuto connettivale comune, che oltre a rinforzare
la capsula articolare danno anche un senso al movimento nello spazio evitando
movimenti non consentiti. (movimenti collaterali nell’articolazione del ginocchio)
Ci sono anche dei legamenti intra-muscolari, cioè all’interno, che servono a tenere ben
fisse le 2 ossa; questo succede nelle articolazioni che devono sostenere parecchio,
come le ginocchia.
La cartilagine è stata utilizzata anche per fare dei dispositivi di maggior concordanza tra
le facce ossee affrontate, questo per permettere un movimento migliore e senza attrito .
Un esempio di questi dispositivi sono i menischi, che sono a forma di CI e fanno in
modo che la tibia piatta e il femore tondo possano muoversi senza attrito e avere uno
scorrimento migliore.
Tra i tessuti connettivali troviamo il tessuto osseo.
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TESSUTO OSSEO
Il tessuto osseo è un tessuto connettivale, che assolve a molte funzioni tra cui quello di
deposito per il calcio.
Il calcio insieme ad altri minerali, tra cui fosforo e magnesio, servono all’osso per
indurirsi.
Il calcio è depositato perché è necessario per molteplici altre funzioni organiche
come: la contrazione del muscolo, la coagulazione del sangue, funzioni del
sistema nervoso centrale.
Pertanto l’organismo non può permettersi di rimanere a corto di calcio, così il tessuto
osseo svolge anche la funzione di deposito.
Il tessuto osseo è costituito da:
1) cellule
2) sostanze cementanti
Le cellule producono proteine che sono molto simili al tessuto connettivale comune, e
proteine filamentose.
Inoltre ci sono delle proteine che hanno la funzione di legare calcio, magnesio e fosforo.
La precipitazioni di questi sali minerali permette al tessuto intercellulare di decalcificarsi
e di diventare resistente, per poter sostenere e proteggere; infatti le ossa proteggono
parti molto delicate del nostro corpo quali il cervello, i polmoni, il cuore, il sistema
nervoso.
Le cellule che costituiscono il tessuto osseo si chiamano osteoblasti, cellule che
producono proteine che poi si calcificano.
Gli osteoblasti, una volta prodotte queste proteine, rimangono intrappolati all’interno
della matrice intercellulare ossificata prendendo il nome di osteociti che volendo
comunicare, emettono delle estroflessioni, filamenti della loro membrana cellulare, per
comunicare con tutte le altre cellule.
Di conseguenza, all’interno del tessuto osseo troviamo delle reti di canalini scavati
all’interno della matrice ossea che è occupata da queste estroflessioni cellulari che
servono a mettere in contatto queste cellule.
Quando gli osteoblasti sono dentro alla matrice intercellulare, prendono il nome di
osteociti.
Come abbiamo detto il tessuto osseo svolge la funzione di deposito del calcio e quando
l’organismo avverte un calo di calcio nel sangue, entrano in azione gli osteoclasti.
Gli osteoclasti, sono cellule periferiche e hanno il compito di rompere l’osso per far
uscire il calcio (erodono parzialmente l’osso e fanno in modo che il calcio vada nel
sangue).
Il tessuto osseo è composto da 2 popolazioni cellulari, una che forma (osteoblasti), che
mette materia,e l’altra che la distrugge (osteoclasti).
La comunicazione tra l’osso e le parti che hanno bisogno di calcio è fatta attraverso gli
ormoni.
(In caso di mancanza di calcio, si devono mangiare mandorle, noci)
L’osteoporosi è un fatto fisiologico, perchè la donna durante il periodo di fertilità ha una
riserva di calcio necessaria per la gravidanza, ma nel momento in cui entra in
menopausa e questo calcio non serve più, ecco che calando gli ormoni sessuali, si avrà
una minor produzione di materiale organico e quindi meno calcio.
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Nel tessuto osseo compatto i cilindri (osteoni) sono tutti compatti, e non c’è spazio tra di
loro.
Nel tessuto osseo spugnoso gli osteoni sono più diradati, tanto che tra un Osteone e
l’altro c’è spazio, e visivamente appare proprio come un osso spugnoso.
Abbiamo bisogno di 2 tessuti ossei differenziati per permettere all’osso di essere meno
pesante.
All’esterno abbiamo quello compatto, dentro sarà alleggerito con quello spugnoso.
Quello spugnoso ha il compito di rendere l’osso più ammortizzabile e più resistente,
inoltre ha il compito di riempire le cavità ossee come ad esempio la testa del femore.
All’interno di queste cavità, il tessuto spugnoso è distribuito in maniera molto singolare,
questa è chiamata “L’arco di volta”; ovvero è sistemato nello spazio secondo gli archi di
Volta.
L’Arco di Volta è una struttura semplicissima, che consente di avere spazio e nello
stesso tempo permette di sostenere un peso considerevole relativo alla struttura
sovrastante.
All’interno delle forature dell’osso spugnoso abbiamo il midollo osseo o midollo
emopoietico.
Tessuto molto morbido che è costituito dalle cellule madri dei globuli rossi e dei globuli
bianchi.
Il midollo emopoietico è chiamato anche midollo rosso o midollo giallo.
Importante per le ossa è la contrazione muscolare, il muscolo che si contrae sopra
l’osso consente il mantenimento di un buon tono osseo.
La contrazione muscolare determina uno stato elettro-magnetico che induce una buona
ossificazione.
Per un buono stato delle ossa, è necessario anche un buon equilibrio alimentare
affinché ci possa essere un buon apporto di elementi nutritivi, tra cui le vitamine.
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TESSUTO MUSCOLARE
Il tessuto muscolare è composto da 3 gruppi
Questi tessuti muscolari hanno una funzione che li accomuna, cioè la contrazione.
Ma cos’è una contrazione?
Avere una contrazione significa che le cellule di quel tessuto sono in grado di
accorciarsi.
I muscoli scheletrici sono fatti di tessuto muscolare striato.
E’ detto striato in quanto se analizzato al microscopio, mostra delle striature, che non
appaiono in quello liscio, che si trova nelle zone viscerali.
Il tessuto muscolare, in genere, è composto da cellule muscolari che hanno la funzione
specifica di produrre alcune proteine chiamate Miofibrille.
Le miofibrille una volta prodotte rimangono all’interno della cellula.
Il tessuto è formato da queste cellule, contenenti le miofibrille, che hanno una forma
allungata e sono addossate le une alle altre, senza sostanza intercellulare.
Nel tessuto muscolare striato, le miofibrille sono disposte in maniera ordinata nello
spazio, alcune sono più sottili mentre altre sono più spesse, le miofibrille,
sovrapponendosi ordinatamente, danno origine a delle bande striate di colorazione
diversa più o meno intensa.
E’ questo che conferisce la striatura: dove si sovrappongono le miofibrille più sottili le
bande sono più chiare rispetto alle bande dove ci sono le miofibrille più spesse.
Nel tessuto muscolare liscio, ci sono ugualmente questi filamenti, ma non essendo
disposti in maniera così ordinata, non fanno emergere queste striature.
Il tessuto muscolare striato, che costituisce la muscolatura dell’apparato scheletrico, ha
la necessità di accorciarsi in una maniera ben definita e precisa.
Questa particolarità è necessaria perché il muscolo scheletrico determina un
movimento raffinato in sinergia con altri gruppi muscolari a differenza del tessuto
muscolare liscio che è in grado solo di attivare una contrazione più grossolana sempre
uguale a sé stessa e ripetitiva.
Il muscolo scheletrico è molto preciso nella sua contrazione, infatti nel compiere un
movimento abbiamo la necessità di muscoli che si contraggano, muscoli che si rilascino
e muscoli che fissano l’articolazione nello spazio, ovvero quando si compie un
movimento l’articolazione deve essere un punto immobile. (abbiamo muscoli fissatori,
agonisti e antagonisti).
Ecco perché il muscolo scheletrico compiendo un movimento complesso, assai raffinato
e preciso, ha bisogno di una struttura estremamente ordinata.
I filamenti che compongono il tessuto muscolare striato si chiamano ACTINA quelli più
sottili, e MIOSINA quelli più spessi.
Intorno a questi filamenti troviamo comunque tutti i componenti cellulari come
mitocondri, lisosomi, nucleo ..
Sopra a questi filamenti abbiamo dei tubicini ripieni di calcio.
Se guardiamo più in profondità, vediamo questi filamenti di actina e miosina.
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Lungo la superficie dei filamenti di miosina sono presenti delle piccole protuberanze
come spine.
Queste spine in fase di contrazione si attaccano ai filamenti di actina, mentre in fase di
rilassamento si staccano.
Il cervello invia l’impulso di movimento al muscolo attraverso (prolungamento di una o
più cellule celebrali) una sostanza chiamata neurotrasmettitore.
Il compito di questa sostanza è quello di disorientare la membrana delle cellule che
compongono un muscolo, affinché si creino correnti elettriche.
Queste vibrazioni elettriche fanno in modo che sia liberato il calcio (ioni di calcio)
contenuto nei tubuli posti sopra i filamenti.
Questi ioni di calcio si diffondono all’interno di tutta la cellula, anche tra i filamenti di
actina e miosina.
La presenza di questi ioni calcio, fa in modo che i filamenti di actina e miosina si
appiccichino, invece in assenza di ioni di calcio queste si staccheranno.
Nel momento in cui questi filamenti si attaccano, abbiamo liberazione di energia che fa
in modo che le spine cambiano angolatura piegandosi.
Tutto questo permette a tutti i filamenti di tutte le cellule del tessuto muscolare di
compiere lo stesso movimento dando così origine ad un trascinamento dei filamenti più
sottili verso il centro, creando un accorciamento del muscolo ovvero la contrazione.
La capacità di queste cellule muscolari di accorciarsi tutte insieme è detto SINCIZIO, ed
è possibile perché i filamenti sono disposti in maniera ordinata nello spazio.
Abbiamo ottenuto l’accorciamento del muscolo.
Nel frattempo però la membrana della cellula muscolare ridivide gli ioni negativi dai
positivi, non essendoci più corrente elettrica il calcio è risucchiato all’interno dai tubicini,
pertanto senza calcio i filamenti si staccano.
Le cellule muscolari si raggruppano formando muscoli di forme diverse detti cilindrici,
pennati, semipennati .
Tutti i muscoli sono avvolti da una capsula di connettivo comune che poi alle estremità
si raggruppa formando il tendine di inserzione, che li fissa all’osso.
Inoltre la disposizione delle varie cellule muscolari ci indica anche qual è il movimento
muscolare ovvero la direzione spaziale entro cui quel muscolo si muoverà.
La fisiologia muscolare si accorda alla teoria delle leve, ovvero, sono dei dispositivi che
fanno in modo di rendere più efficiente il movimento rendendo minimo il dispendio
energetico.
I nostri muscoli lavorano all’interno di queste leve, un muscolo spreca energia per
muovere dei capi articolari ma seguendo questo principio lo fa in un’ottica di risparmio
energetico.
Il muscolo si contrae e poi si rilassa, ma in realtà il rilassamento non è mai totale, infatti
nel momento in cui le miofibrille si allontanano, subentra un altro meccanismo nervoso
che fa in modo che queste si avvicinino un pochino, creando così una contrazione di
base costante della muscolatura scheletrica chiamata Tono Muscolare.
Questo tono muscolare è importante, in quanto serve, da una parte a mantenere la
velocità di contrazione, e dall’altra serve a controbilanciare la forza di gravità, ovvero ci
permette di mantenere la posizione eretta.
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possibile alle necessità imposte dalle attività svolte dalle irregolarità del terreno, nonché
dal tipo di calzatura utilizzata.
Tutto questo è permesso dall’organizzazione scheletrica del piede, difatti le ossa del
piede sono unite fra di loro in modo da formare archi deformabili e flessibili in direzione
longitudinale e trasversale.
La struttura architettonica di questi archi, permette al piede di sostenere un peso assai
maggiore di qualsiasi altro tipo di articolazione, infatti una struttura a doppio arco
fornisce un appoggio di alta stabilità.
L’arco longitudinale ha una porzione interna o mediale e una esterna o laterale.
Entrambi sono risultati dalla speciale disposizione delle ossa tarsali e metatarsali
ovvero calcagno, astragalo (talo)., scafoide (o navicolare), cuneiformi; e i primi 3
metatarsi formano l’arco longitudinale mediale.
Il calcagno, il cuboide, i quarto e il quinto metatarso costituiscono l’arco longitudinale
laterale.
L’arco trasversale risulta formato dalle porzioni relative delle ossa tarsali della linea
distale e dei cinque metatarsi.
Robusti legamenti e tendini dei muscoli della gamba tengono ben unite le ossa del
piede nella loro disposizione arcuata, tuttavia alcune volte questi legamenti cedono
causando un appiattimento degli archi, configurando in tal modo il cosiddetto piede
piatto.
Invece l’uso di tacchi alti sposta il peso del corpo tutto in avanti e sottopone ad un
inadeguato carico le teste delle ossa metatarsali.
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Il suo compito è quello di portare in circolo elementi, ossia distribuire sostanze, alcune
delle quali nutritizie; inoltre ha la funzione di portare le sostanze da eliminare agli organi
competenti, detti emuntori, per l’eliminazione definitiva: (per esempio anidride carbonica
portata ai polmoni).
L’apparato cardiovascolare è formato dal cuore e dai vasi sanguigni.
Individuiamo due tipologie differenti di vasi: i vasi sanguigni che portano sangue ricco
di materiale nutritivo e ossigeno chiamati vasi arteriosi, che distinguiamo dai vasi che
portano materiale di scarto quale l’anidride carbonica, chiamati vasi venosi.
Accanto alla circolazione sanguigna, abbiamo una circolazione detta linfatica.
Le funzioni di questa circolazione sono da una lato aiutare la circola zione sanguigna e
dall’altro sostenere il sistema immunitario nel suo compito di difesa dell’organismo.
La funzione fondamentale del cuore, è quella di pompa, ovvero di spingere il sangue
con una certa forza, all’interno dell’albero vascolare che va dal centro alla periferia e ai
polmoni.
La circolazione sanguigna è formata con due settori nettamente distinti che sono la
circolazione generale o sistematica (grande circolazione) con il compito di portare il
sangue in tutto l’organismo; in questa circolazione il sangue arterioso parte dal cuore,
va in periferia e poi ritorna al cuore come sangue venoso.
L’altra, detta piccola circolazione, il sangue venoso arriva al cuore da cui viene
pompato ai polmoni per poi ritornare al cuore ricco di ossigeno, detto sangue arterioso.
Quando il cuore pompa il sangue verso il basso l’attività è agevole, in quanto è aiutato
dalla forza di gravità, la situazione si complica quando la spinta deve avvenire verso
l’alto.
Il cuore, che ricopre una funzione di una certa importanza, ha una struttura particolare;
il suo interno è dotato di un meccanismo che gli permette di avere una differenza di
pressione tale da fornire al sangue la spinta cinetica necessaria per arrivare in tutto
l’organismo, comprese le parti alte.
Questo meccanismo è sostenuto da una struttura che gli permette di svolgere questa
funzione, cioè di dare quella spinta energetica al sangue con un dispendio energetico
minimo.
Il cuore è un organo cavo con 4 cavità all’interno, 2 superiori e 2 inferiori.
Le 2 superiori si chiamano Atri, invece le 2 inferiori si chiamano Ventricoli.
Gli atri sono in comunicazione con i ventricoli, mentre atrio e ventricolo di sinistra e atrio
e ventricolo di destra sono nettamente separati dal Setto interventricolare muscolare;
questo perché nella parte sinistra passa sangue arterioso mentre nella parte destra
sangue venoso, questi 2 tipi di sangue non devono mischiarsi.
Gli atri e i ventricoli comunicano attraverso delle valvole dette Valvole Atrio
Ventricolari.
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- quando sono aperte devono far fluire la quantità giusta di sangue dagli atri ai
ventricoli.
Le valvole oltre ad essere tra gli atri e i ventricoli sono presenti anche tra i due ventricoli
e le arterie che escono, infatti, abbiamo una VALVOLA AORTICA e una VALVOLA
POLMONARE.
Dal ventricolo sinistro nasce, attraverso un grosso condotto chiamato AORTA, quello
che viene denominato ALBERO ARTERIOSO che arriva fino ai più piccoli vasi, detti
capillari, che scorrono tra cellula e cellula.
Poi partendo da questi capillari si vengono a formare man mano vasi venosi sempre più
grandi fino a formare le 2 vene chiamate CAVA SUPERIORE e CAVA INFERIORE che
si gettano nella parte destra del cuore (atrio).
Da qui passa al ventricoli di destra per poi passare dall’Arteria Polmonare che porta il
sangue ricco di anidride carbonica al polmone.
Quando il sangue venoso confluisce nei polmoni si dirama in vasi sempre più piccoli
che passano in tutte le strutture polmonari, per poi andare a formare dei vasi arteriosi
sempre più grossi che confluiscono nell’atrio sinistro.
Il cuore ha la grandezza del nostro pugno ed è posizionato per due terzi a sinistra e un
terzo a destra, la sua punta si trova sotto la mammella sinistra, ed è appoggiato sul
diaframma.
Il cuore è ricoperto da un duplice sacco chiamato PERICARDIO; (dal greco peri=
intorno cardio= cuore).
Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore e la prima porzione dei grandi vasi
sanguigni.
È composto da due lamine, una esterna e fibrosa conosciuta come pericardio fibroso o
sacco del pericardio, e una interna sierosa conosciuta come pericardio sieroso;
quest’ultima è costituita a sua volta da due foglietti detti uno viscerale e uno parietale.
Il cuore è percorso dal sangue che esso stesso pompa in quanto anche il cuore ha una
sua vascolarizzazione finalizzata al nutrimento delle proprie cellule.
I vasi che vascolarizzano il cuore si chiamano CORONARIE e sono sia arterie sia vene.
Il muscolo cardiaco è particolare e unico, in quanto è capace di contrarsi
indipendentemente da qualsiasi stimolo esterno in modo ritmico.
Ha la capacità di perdere il suo equilibrio elettromagnetico, liberare il calcio, contrarsi e
poi di riprendere l’equilibrio e rilassarsi, e svolge quest’attività sempre in modo ritmico.
Ci sono alcune cellule specializzate in grado di attuare questo meccanismo, e di
stimolare successivamente le altre che non sono in grado di autostimolarsi. Queste
cellule sono in grado di autoregolamentarsi e fanno in modo che questa contrazione
arrivi a tutte le altre cellule del cuore affinché possa contrarsi come una cosa unica
(sincizio).
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Il sistema di conduzione del cuore è fatto in una maniera tale per cui, benché il cuore si
contragga in un sincizio, fa in modo che ci sia una differenza di contrazione tra gli atri e i
ventricoli.
Per primi si contraggono gli atri, subito dopo i ventricoli; tutto questo affinché si possa
creare all’interno delle cavità cardiache pressioni adeguate a consentirne la giusta
spinta al sangue.
Le cellule che formano il sistema di conduzione del cuore, sono cellule muscolari
cardiache dette di MIOCARDIO SPECIFICO.
(NB: importante ricordare: Sistema di conduzione Tessuto miocardio specifico).
Il sistema nervoso centrale ha influenza sul cuore attraverso il sistema chiamato
VEGETATIVO, che ha il compito di far funzionare i nostri organi e visceri senza il
controllo della volontà.
Questo sistema regola gli impulsi del cuore facendoli aumentare o diminuire a secondo
delle necessità del nostro organismo.
La fase di contrazione del cuore si chiama SISTOLE invece la fase di rilassamento
DIASTOLE.
Abbiamo una sistole, poi una pausa, abbiamo una diastole, poi una pausa e così via.
Quando il cuore è in fase diastolica (riposo), abbiamo un atrio e un ventricolo in
comunicazione, ovvero la valvola atrio ventricolare è aperta, mentre la valvola arteriosa
che collega il ventricolo con l’aorta è chiusa.
Il sangue dal polmone defluisce senza ostacoli, in quanto abbiamo un cuore in stato di
rilassamento con le cavità vuote, così il sangue può entrare nell’atrio riempiendo
successivamente il ventricolo.
Finita la fase diastolica, inizia quella sistolica, che comincia nella parte alta, (nodo
senoatriale) andando successivamente a distribuirsi agli atri, i quali cominciano a
contrarsi a differenza dei ventricoli che sono ancora rilassati.
Quando l’atrio inizia a contrarsi, il sangue riceve una spinta maggiore, in questo modo
va a riempire maggiormente il ventricolo.
In questa fase abbiamo un atrio praticamente vuoto o poco pieno, mentre abbiamo un
ventricolo molto pieno dove si sta creando una pressione sempre più forte, ed è a
questo punto che la valvola Atrioventricolare si chiude.
Nel momento in cui le valvole si chiudono, lo stimolo di contrazione si trasmette ai
ventricoli attraverso il nodo atrio ventricolare.
La muscolatura ventricolare è molto più potente di quella atriale.
Il ventricolo inizia per tanto a contrarsi, tutto questo avviene contro una quantità di
liquido che oppone resistenza, così la muscolatura del ventricolo va incontro ad una
contrazione ISOMETRICA, cioè va in tensione senza riuscire ad accorciarsi. (dal greco
ISO=stesso METRO=senso)
Questa contrazione sviluppa energia al punto che carica d’energia cinetica (energia di
movimento) il sangue contenuto nel ventricolo.
A questo punto il differenziale di pressione fa in modo che la valvola aortica si apra
permettendo al sangue, carico d’energia cinetica, di uscire e raggiungere tutte le zone
del corpo.
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Tutto questo è possibile solo se le valvole cardiache funzionano con una chiusura
perfettamente stagna, affinché ci possa essere la differenza di pressione e una perfetta
contrazione isometrica del ventricolo, se questa chiusura non è perfetta avremo una
extrasistole.
Il cuore nella sua funzione di spinta è aiutato dalle arterie, poiché al loro interno, si
sviluppa una pressione arteriosa che aiuta la spinta cardiaca a mandare il sangue
anche verso l’alto.
Pressione è quella forza che si imprime sulla superficie, nello specifico, la pressione
arteriosa è legata alla quantità di flusso (quantità di sangue) per le resistenze, dove per
resistenze s’intende la resistenza della parete vascolare che si oppone al passaggio del
flusso sanguigno, sviluppando così una forza.
Tanto più avrò flusso, tanto più le resistenze saranno alte, tanto più la pressione
all’interno di questi vasi sarà alta.
Le resistenze sono più alte quando ci troviamo di fronte a vasi piccoli, oppure quando il
calibro dei vasi si modifica e da grandi diventano piccoli.
La parete arteriosa è molto più resistente di quella venosa.
Abbiamo una pressione detta diastolica (bassa) e una pressione detta sistolica (alta).
Alcune arterie sono formate da tessuto muscolare affinché possano modificare il proprio
calibro e far sì che la pressione aumenti.
E’ tipico in situazioni quali: aumento dell’attività fisica, situazione di paura , oppure
diminuzione di pressione data da una vasodilatazione con una riduzione di flusso e
quindi con relativa diminuzione della frequenza cardiaca, tipico della la fase del sonno.
Le arterie sotto l’influsso del sistema nervoso (sistema vegetativo) variano il loro calibro
in modo da modificare fisiologicamente la pressione, a seconda della situazione in cui si
trova l’organismo.
Abbiamo un aumento della frequenza cardiaca, Tachicardia, e la diminuzione della
frequenza cardiaca detta Bradicardia.
La frequenza di base del cuore in genere è di 72-75 battiti al minuto che possono
arrivare a 60 in bradicardia e possono invece arrivare a 120 in un attività normale di tipo
motorio o in stato di tensione.
La frequenza è una media in quanto ci sono persone che possono avere una frequenza
più alta o più bassa.
Oltre alle arterie muscolari (medio e piccolo calibro) abbiamo anche arterie elastiche
(arterie di grande calibro).
La differenza di questi 2 tessuti è che quello muscolare si contrae, invece quello
elastico si tira.
Le medie e piccole arterie, essendo muscolari, possono modificare il calibro, così
facendo il flusso sanguigno si modifica con conseguente variazione di pressione.
Le arterie di grosso calibro sono elastiche, in quanto la loro funzione non permette che
ci sia una variazione di flusso, e devono garantire una quantità di sangue costante.
I capillari, piccolissimi, che sono la fine dell’albero arterioso e inizio di quello venoso,
sono fatti di un’unica cellula che si avvolge su se stessa.
Sia le arterie che le vene sono formati da 3 strati.
Abbiamo in entrambi una parte interna detta ENDOTELIALE costituita di tessuto simile
alle mucose, direttamente a contatto con il sangue; abbiamo quella intermedia detta
tonaca media, che nelle arterie elastiche è di tessuto elastico, in quelle muscolari è di
tessuto muscolare mentre nelle vene è di tessuto elastico-muscolare; poi abbiamo la
parte più esterna che è costituita da tessuto connettivo (tessuto robusto con funzioni di
connessione e protezione).
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Una differenza che troviamo tra arterie e vene è che nelle vene sono presenti delle
valvole, assenti nelle arterie.
Queste valvole, presenti soprattutto nelle vene degli arti inferiori, sono a forma di
scodella dette a Nido di Rondine, e permettono di condurre il sangue dal basso verso
l’alto.
Il primo fattore che consente la risalita del sangue, nelle vene degli arti inferiori, è la
contrazione muscolare, nella fase di rilassamento le valvole a nido di rondine si
chiudono impedendo al sangue di ridiscendere.
Il secondo fattore l’abbiamo nel momento in cui si viene a creare una diminuzione della
pressione a livello toracico, che si verifica in fase diastolica e in fase espiratoria, in
questa occasione si crea una sorta di risucchio che permette al sangue di essere
portato verso l’alto.
La circolazione venosa è molto più lenta dell’arteriosa.
Nei capillari il sangue, visto il calibro, fluisce più lentamente, ma questa lentezza è
funzionale allo scambio di sostanze con le cellule con cui viene a contatto.
Il sangue non si ferma mai, se questo avvenisse si formerebbero dei coaguli all’interno
della circolazione.
Questo ci fa capire l’impossibilità di definire in modo separato il capillare venoso dal
capillare arterioso, di fatto esiste un unico capillare in cui scorre sangue arterioso che
dopo aver subito lo scambio metabolico diventa sangue venoso; distinguiamo quindi un
versante arterioso e un versante venoso.
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Abbiamo un capillare tra 2 cellule, qui il flusso sanguigno rallenta e permette una
fuoriuscita di frazione liquida, questo può avvenire in quanto con il rallentamento e l
forze propulsive verso l’esterno aumentano.
(la velocità sanguigna è il risultato di due forze opposte, quelle che spingono il sangue
fuori e quelle che tengono il sangue dentro).
Questa frazione liquida uscita, contiene una certa quantità di ossigeno che è rilasciato
dall’emoglobina, favorito proprio dal rallentamento della circolazione ematica.
Nello spazio tra cellula e capillare, abbiamo una certa quantità d’ossigeno, nella cellula
la quantità è inferiore, per tanto per Gradiente di Concentrazione, quest’ossigeno
entra nella cellula, che non oppone resistenza.
Questo meccanismo avviene anche per l’anidride carbonica, che fuori esce dalla cellula
ed entra nel capillare dove è presente in quantità inferiore.
Abbiamo visto come avviene lo scambio metabolico tra capillare e cellula; ma l’acqua
che fuoriesce dove va a finire?
Quando l’acqua fuoriesce dal capillare, tende ad accumularsi all’interno dell’Interstizio,
invece all’interno del capillare troveremo un sangue più denso, a questo punto, nel
momento in cui passa il sangue, sempre per gradiente di concentrazione, l’acqua viene
riassorbita all’interno del capillare.
Però in questo meccanismo, non tutta l’acqua è riassorbita, quella che rimane
nell’interstizio verrà recuperata dai vasi linfatici.
I vasi linfatici sono piccoli vasi che si vengono a costituire tra cellula e cellula e
recuperano quel liquido lasciato dal vaso sanguigno.
In questa fase di recupero, i vasi linfatici, oltre al liquido, riassorbono sostanze dannose
quali frammenti di virus, tossine .
Per questo suo compito di pulizia, la circolazione linfatica è anche detta “circolazione di
drenaggio”.
Questa circolazione linfatica è costituita da vasi piccolissimi che gradualmente
confluiscono in vasi più grandi, fino ad arrivare in 2 dotti che riportano la linfa nelle vene
(circolazione generale).
Abbiamo detto che la circolazione linfatica oltre a raccogliere il liquido, raccoglie anche
le scorie che potrebbero essere nocive, e che naturalmente non possono essere
immesse nella circolazione sanguigna.
Per questo motivo, lungo i capillari linfatici abbiamo numerose stazioni sia profonde sia
superficiali dette linfonodi.
(linfonodi: piccole strutture di connettivo ripiene di cellule del sistema immunitario.)
Le cellule del sistema immunitario hanno un compito di difesa, per tanto hanno il
compito di ripulire la linfa da queste scorie, in modo che quando la linfa giunge nella
circolazione venosa sia ripulita da quello che può essere dannoso per l’organismo.
Difatti quando il nostro sistema è colpito da un’invasione microbica, i linfonodi si
ingrossano a causa dell’aumento di queste cellule difensive.
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All’atrio di sinistra arriva il sangue ossigenato dai polmoni, il ventricolo di sinistra manda
il sangue ossigenato a tutto l’organismo, il sangue venoso ritorna e va nell’atrio di
destra passando poi nel ventricolo di destra e da qui va ai polmoni, poi dai polmoni
ritorna all’atrio di sinistra.
I vasi sanguigni entrano ed escono tutti dalla base del cuore.
Il sangue arterioso esce dall’ARTERIA AORTA, il sangue arterioso entra nel cuore
nell’atrio di sinistra passando attraverso la VENA POLMONARE.
Il sangue venoso che entra nel cuore passa attraverso la VENA CAVA superiore e
inferiore, il sangue venoso esce dal cuore e va al polmone passando attraverso
l’ARTERIA POLMONARE.
Quindi dal ventricolo di sinistra esce l’Arteria Aorta e dal ventricolo di destra esce
l’Arteria Polmonare; nell’atrio di sinistra sfocia la Vena Polmonare invece nell’atrio di
destra arrivano le Vene Cave.
Anche il cuore ha bisogno di nutrimento e ha necessità di cedere l’anidride carbonica.
Quindi abbiamo una circolazione cardiaca di arterie e di vene che prendono il nome di
ARTERIE CONONARICHE e VENE CORONARICHE.
La circolazione arteriosa parte dal ventricolo sinistro con un grosso dotto arterioso detto
AORTA (arteria elastica).
L’aorta inizia con un arco (arco aortico), poi dal grosso dotto si ripartono dotti più piccoli,
sempre più piccoli che si vanno a distribuire nei vari settori.
Dall’arco aortico nascono arterie che vanno verso il collo e il capo.
Poi l’aorta fa un arco e scende verso il torace dove è chiamata AORTA TORACICA, da
cui partono diramazioni per tutta la zona toracica.
Attraversa il diaframma attraverso un buco, diventando AORTA ADDOMINALE; poi al
livello del bacino si biforca andando nei due arti inferiori formando le 2 arterie femorali.
Le grosse vene sono parallele ai tronchi arteriosi, invece a livello delle gambe, abbiamo
una doppia circolazione venosa, quella profonda e quella superficiale.
Quella superficiale è composta dalle due vene Safene.
A livello degli arti inferiori abbiamo una duplice circolazione venosa.
Questo è necessario per far scorrere il sangue in una direzione Anti-gravitazionale; il
doppio circolo venoso permette di aumentare la portata.
La ridistribuzione vascolare, alcune vo lte è fatta per proteggere alcuni organi.
In modo particolare questo lo possiamo vedere nell’intestino, dove le arterie hanno una
ridistribuzione detta ARCIFORME, ovvero ad arco, collegate fra di loro, questa struttura
è presente solo in questa zona.
Questo perché il pericolo maggiore che l’organismo può subire è l’infarto intestinale; per
tanto questa struttura fa in modo che se un arco si blocca, il sangue in quella zona può
confluire attraverso gli altri archi collaterali.
A livello addominale abbiamo una particolare circolazione detta CIRCOLAZIONE
PORTALE, in cui il sangue venoso confluisce nella VENA PORTA.
In questa circolazione le vene reflue dei visceri addominali confluiscono tutte nella vena
porta che poi entra nel fegato.
Questo sangue venoso è importante perché , benché ricco d’anidride carbonica, è
arricchito soprattutto di sostanze nutritive.
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CIRCOLAZIONE CARDIACA:
PARTE PARTE
DESTRA SINISTRA
SEPARATI DAL SETTO INTRAVENTRICOLARE
MUSCOLARE
MANDA SANGUE
ARRIVA SANGUE
VENOSO CHE POI VENOSO AI POLMONI
PASSA AL
VENTRICOLO
MANDA SANGUE
VENOSO AI POLMONI
ARRIVA DALLA VENA
CAVA SUPERIORE E
INFERIORE QUI ABBIAMO LA
VALVOLA
POLMONARE
VENTRICOLO
ATRIO
SINISTRO
SINISTRO SONO IN
COMUNICAZIONE
ATTRAVERSO LA ESCE SANGUE
VALVOLA ATRIO ARTERIOSO CHE VA IN
ARRIVA SANGUE VENTRICOLARE TUTTO IL CORPO
OSSIGENATO DAI BICUSPIDE
POLMONI
IL SANGUE ESCE
DALL’ARTERIA AORTA
IL SANGUE ENTRA
DALLA VENA QUI ABBIAMO LA
POLMONARE VALVOLA
AORTICA
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Alcuni esempi di frattali: la geometria delle coste terrestri sul mare, le forme delle foglie,
le forme di molti vegetali quali i cavolfiori (tipica forma frattale complessa).
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Da tutto questo deriva un’ipotesi (non si sa se assodata): che essendo tutte le forme
naturali interpretabili in questo genere di geometria frattale, noi siamo una forma
frattale, le nostre strutture hanno forma frattale, in realtà a livello di DNA c’è
l’informazione della formula matematica “crea questa struttura secondo questo
parametro matematico”.
Per tanto a livello dell’albero circolatorio, che è una forma frattale, a livello di DNA, non
abbiamo informazioni per cui dice fai l’arteria branchiale in questo modo, falla svoltare a
sinistra e dà una diramazione appena svolta a sinistra, ma c’è l’informazione unica che
dice: costruisci l’albero circolatorio secondo una logica frattale che si ripete.
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- globuli bianchi
- globuli rossi.
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I globuli rossi hanno forma di pagnottella, sono dei dischi che hanno la capacità di
modificare la loro forma diventando cilindrici per passare attraverso i vasi sanguigni più
vicini, più piccoli.
Il globulo rosso è una cellula un po’ particolare, è costruita dal midollo emopoietico, al
momento della maturazione il globulo rosso inizia a formare, sempre più emoglobina,
che è la proteina in grado di legare l’ossigeno.
L’emoglobina presenta 4 catene proteiche che legano al centro il Ferro.
Esiste una relazione analogica con la clorofilla.
Se guardiamo come è fatta la clorofilla, vediamo che ci sono 4 catene proteiche molto
simili a quelle dell’emoglobina, con aggiunta del magnesio; la clorofilla è per analogia il
sangue della pianta ed è di colore verde.
In campo esoterico Il colore verde richiama il rosso e il rosso richiama il verde.
Così si dice che le anemie si possono curare con estratti di clorofilla, in questo modo si
va ad integrare il sangue di un umano con il sangue di una pianta, in realtà si sta
assumendo una sostanza che facilita l’assorbimento del ferro.
C’è una relazione di tipo biochimico tra gli umani e le piante, infatti, le piante hanno
azione terapeutica, in quanto similari all’aspetto biochimico umano.
Il globulo rosso sintetizza l’emoglobina a tal punto che dopo un po’ espelle il nucleo
cellulare.
Quando il globulo rosso esce dal midollo emopoietico, come cellula sta per morire, solo
in questo stadio di morte vivente può compiere la sua azione di trasporto dell’ossigeno.
Il globulo rosso rimane attivo per 120 giorni poi muore ed è distrutto dalla milza.
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- linfociti
- granulociti (all’interno della cellula del citoplasma ci sono delle piccole
cisterne piene di liquidi detta appunto granuli)
- monociti, riserva circolante di macrofagi (i macrofagi sono fuori nei tessuti,
però talvolta c’è la necessità di un richiamo maggiore di macrofagi ecco che
abbiamo una riserva circolante di monociti)
- linfociti T
- linfociti B
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I linfociti T sono detti T perché, quando vengono prodotti dal midollo emopoietico, prima
di andare nel sangue, soggiornano per un po’ di tempo nel Timo per acquisire
caratteristiche specifiche;T come Timici.
Il Timo è una ghiandola che si trova sotto la tiroide e appoggiato sulla base del cuore, è
una incubatrice dei linfociti T.
Si chiama ghiandola in quanto produce una serie di sostanze chiamate linfochine che,
immesse nel sangue , hanno la funzione di mantenere in buono stato anc he i linfociti
circolanti.
Il timo inoltre va in atrofia intorno ai 40 anni, e perde le sue capacità svolgendo sempre
meno le sue funzioni.
Questo sembra essere un fatto fisiologico, perché come siamo nati così dobbiamo
morire.
Elementi di decadimento sono iscritti nel nostro DNA tra cui anche la capacità di
suicidarsi delle cellule detta APOPTOSI.
Il Timo si atrofizza progressivamente, perché così rende sempre meno efficace il
sistema immunitario, in questo modo si creano delle infezioni che provocano dei danni,
o possono formarsi dei processi autoimmuni , tutto questo affinché noi ci possiamo
ammalare per poi morire.
1) – NK = NATURAL KILLER
2) – H = HELPER
3) – S = SUPPRESSOR
2) Helper sono coloro che aiutano nella preparazione della strategia specifica,
ovvero mandano messaggi ai linfociti B e T avvisandoli della presenza del
nemico e comunicandone le caratteristiche. In questo modo i linfociti B
produrranno le immunoglobuline specifiche e i linfociti T allerteranno i natural
killer e i suppressor.
3) Suppressor sono una sorta di militar-police, cioè fanno in modo che una volta
trovata la risposta immunitaria, questa sia indirizzata alla distruzione del nemico,
ma che non tracimi diventando una risposta pericolosa per il Sé (tengono sotto
controllo l’esercito).
In alcune patologie autoimmuni, s’ipotizza che chi sia ammalato, siano i linfociti T
Suppressor, quindi in questo caso abbiamo un esercito allo sbaraglio.
I linfociti B configurano quello che è chiamato il sistema IMMUNITARIO UMORALE
umor=liquido; in quanto questi anticorpi circolano nel sangue.
I linfociti B elaborano risposte specifiche difensive producendo anticorpi chiamati
immunoglobuline.
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- I G G = immuno globulina G
- I G M = immuno globulina M
Sono degli anticorpi nei confronti di virus e batteri; ovviamente ogni IGG è specifico per
quel virus o per quel batterio.
Possiamo avere attacchi più complessi come i vermi, allora il sistema immunitario
produce, una classe specifica d’anticorpi come le:
- IGE
- IGD
- IGA
sono di tipologia quasi a-specifica, sono immesse nelle secrezioni quali: saliva, lacrime,
secrezioni pancreatiche , e fungono da bloccanti su tutti i fronti a livello periferico.
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Quando arriva il nemico che vuole penetrare all’interno del nostro organismo, i primi
intercettori sono i macrofagi che hanno la funzione a-specifica in periferia.
I macrofagi iniziano ad accerchiare e a fagocitare il nemico.
Data la loro capacità di muoversi, di inserirsi, penetrano nei tessuti, nella linfa, nei
linfonodi, girano in tutto l’organismo.
Incontrano, soprattutto a livello linfonodale, dei linfociti T Helper a cui passano le
informazioni.
Questo è un passaggio specifico chiamato PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE
(antigene=nemico).
Il passaggio dell’informazione al Linfocita T Helper, da parte dei macrofagi, si chiama
appunto PROCESSAZIONE DELL’ANTIGENE .
Il Linfocita T Helper, acquisito l’informazione sul tipo di nemico e su dove di trova, inizia
ad organizzare la difesa.
Per cui manda un’informazione ai Linfociti T e B, informandoli sul tipo di nemico, e sulle
sue caratteristiche in modo che costruiscano l’anticorpo adatto.
A sua volta trasmetteranno ai Linfociti T Natural Killer l’informazione di quel tipo di
nemico e dove è posizionato, in modo che sappiano dove andare e che possano
preparare le armi specifiche.
Quindi il Linfocita T Helper è quello che organizza.
La specificità delle immunoglobuline è che sono distinte in classi; una parte di questa
proteina è uguale per tutte, poi c’è la parte variabile che è quella che si adatta alla
tipologia del nemico.
Le immunoglobuline hanno la parte fissa sempre uguale al Sé, dopo di che la parte
variabile può avere diversi tipi di forma che è quella che si adatta allo specifico nemico
presente.
Le immunoglobuline devono attaccare il nemico come una sorta di puzzle, e fanno da
richiamo, per esempio nei confronti dei linfociti natura killer, oppure nei confronti dei
macrofagi che girano, oppure ai granulociti che sono i globuli bianchi che, nel frattempo,
per una serie di meccanismi, sono usciti dai vasi sanguigni.
Le immunoglobuline comunicano alle nostre difese dove devono concentrarsi.
Per poter fare questo, hanno bisogno di venire a contatto con il nemico, in quel
momento, la parte variabile è quella che costruirà una difesa a hoc per la forma e le
caratteristiche del nemico.
Su tutto questo vige il controllo dei SUPPRESSOR
Tutto questo avviene la prima volta in cui l’organismo entra in contatto con un nuovo
nemico, infatti, in questo caso i tempi di guarigione sono più lunghi, in quanto c’è un
tempo preliminare di latenza per la formazione degli anti-corpi e dell’organizzazione
della difesa.
Nel momento in cui l’organismo ha già contattato quel nemico, le immunoglobuline
specifiche (anticorpi specifici) sono già in circolo e immediatamente attaccano.
In questo caso il tempo di latenza è ridotto, molte volte non si ha nessun sintomo clinico
(sotto copertura immunitaria).
Questi anticorpi una volta formati durano per anni; per sapere se abbiamo avuto una
particolare malattia, si cercano gli anticorpi specifici.
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Le piastrine non hanno solo questa funzione, ma è una delle funzioni più citate .
Le piastrine, sono dei piccoli globuli ripieni di sostanze, che si attivano in caso di rottura
dell’endotelio.
L’endotelio lesionato, immette nel sangue sostanze che avvisano della rottura, a questo
punto rispondono le piastrine che arrivano coagulandosi formando quello che viene
chiamato un tappo piastrinico o TROMBO BIANCO.
Il tappo piastrinico non è sufficiente a garantire nel tempo che quel vaso venga tappato,
così le piastrine liberano sostanze che vanno a stimolare a cascata delle proteine che si
trovano nel sangue dette “Fattori della coagulazione” che sono 9.
I fattori della coagulazione sono delle proteine, prodotte dal fegato in presenza di
vitamina K, queste vitamine in assenza di lesioni sono presenti nel sangue, inattive.
L’attivazione dell’ultimo fattore della coagulazione è chiamato, Fibrogeno che permette
la liberazione di una proteina filamentosa detta FIBRINA.
Questa fibrina si deposita dove abbiamo il tappo piastrinico, andando a formare una
struttura a forma di trama, come un rammendo, che rimarrà li fino a quando il tessuto
sottostante non si sia completamente ricostituito.
La struttura formata dalla fibrina è chiamata Tappo Rosso, poiché nel formare questo
tessuto si trascina anche dei globuli rossi che danno questa colorazione al tessuto
formato.
I fattori coagulativi possono attivarsi gli uni con gli altri, solo alla presenza di calcio,
altrimenti questi non si attivano.
Questo ci fa capire che le funzioni del calcio sono molteplici e importanti. (mantiene
dure le ossa, permette la contrazione muscolare e la coagulazione del sangue .)
La coagulazione si attiva a seguito di traumi, ma possiamo avere anche delle
coagulazioni intra-vascolari chiamati TROMBI senza la presenza di tagli.
Questo non é più un processo fisiologico ma diventa patologico.
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L’aria passa attraverso questo tubo, imbocca l’Orofaringe e poi andrà nel tratto
successivo che è la Laringe.
In fase di deglutizione, la faringe si muove impedendo la risalita del cibo verso le vie
respiratorie.
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Dietro, all’inizio delle fauci, abbiamo una zona linfatica, le TONSILLE, che servono
come barriera difensiva, sia per il cibo sia per l’aria, in quanto non abbiamo una
respirazione solo nasale.
La faringe s’innesta su un altro tratto di tubo che è la LARINGE.
La laringe è un tubo rigido, non pesante, ed è fatta di cartilagine rigida ma leggera.
Quindi è costituita da una serie di innesti di pezzi di cartilagine uno su l’altro.
L’EPIGLOTTIDE è importante in fase di deglutizione, perché si abbassa impedendo che
il cibo percorra le vie respiratorie, ed è necessaria poiché la via respiratoria é contigua a
quella digestiva nel primo tratto del tubo (faringe).
L’epiglottide, piegandosi evita che il cibo finisca nelle vie respiratorie.
Nella laringe abbiamo inoltre le corde vocali che consentono la fonazione.
Si chiamano corde, ma hanno l’aspetto di 2 tendine, che si avvicinano a vari livelli
vibrando in vari modi.
A farle vibrare è l’aria in uscita.
Quindi a secondo dell’apertura delle corde vocali, possiamo emettere vocali di suoni
diversi.
L’emissione della consonante è più complessa in quanto si tratta di un suono misto;
l’aria fa vibrare le corde vocali ad apertura differenziata che poi viene bloccata a vari
livelli.
Quindi emettiamo consonanti gutturali se fermiamo l’aria a livello delle fauci, quasi
all’inizio della faringe; poi emettiamo le consonanti palatali, linguali, labiali a
seconda di dove facciamo fermare e vibrare l’aria.
Subito dopo la laringe, inizia un altro pezzo di tubo, anche questo costituito da
cartilagine.
La trachea è fatta d’anelli cartilaginei susseguenti, e nella parte posteriore non è
completata, non è di cartilagine, ma è costituita da un intercapedine muscolare che
appoggia sull’esofago.
La trachea giunge ad una biforcazione del bronco principale destro e del bronco
principale sinistro che sono detti extrapolmonari.
Sono 2 tubi di precise individualità, da lì inizia tutta la diramazione dei bronchi,
bronchioli sempre più fitti, per giungere poi a quello che è chiamato il BRONCHIOLO
TERMINALE che termina con delle estroflessioni ad acino d’uva, gli ALVEOLI.
Tutto l’apparato respiratorio conduce l’aria esterna fino agli alveoli dove avvengono gli
scambi respiratori.
Alcuni assimilano la forma del polmone ad un albero rovesciato dove le foglie sono
rappresentate dagli alveoli.
La medicina tradizionale cinese parla di polmone al singolare e non di polmoni, in
quanto lo vedono come unico organo; per la MTC gli unici organi duplici sono i reni.
All’altezza degli alveoli, abbiamo lo scambio dei gas respiratori.
Gli alveoli sono all’esterno, ricoperti dai capillari dell’arteria polmonare, dove il sangue
venoso diventa arterioso.
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Singhiozzo
Il termine singhiozzo è utilizzato per descrivere un’involontaria contrazione spasmodica
del diaframma. Quando di verifica una tale contrazione, generalmente all’inizio di
un’inspirazione, la glottide si chiude improvvisamente, producendo un suono
caratteristico.
Un singhiozzo che dura per periodi prolungati può essere molto fastidioso.
In genere la causa è di origine gastrointestinale: per rigurgito, tensione delle pareti del
canale digerente o aerofagia.
Oppure, può essere provocato da un’irritazione del nervo frenico, che innerva il
diaframma, o dei nervi sensitivi dello stomaco.
Fortunatamente, nella maggior parte de casi, il singhiozzo dura solo pochi minuti ed è
innocuo.
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Sbadiglio
Lo sbadiglio è una lenta e profonda inspirazione attraverso la bocca, insolitamente
aperta.
In genere può essere determinato da fattori organici, come la fame e il sonno; oppure
da fattori psichici, come la noia, la stanchezza e astenia.
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STRUTTURATO
VIE RESPIRATORIE
VIE RESPIRATORIE SUPERIORI INFERIORI Strutture accessorie
NASO: filtra e riscalda l’aria Trachea: si estende dalla laringe Responsabili dell’attività
attraverso le vibrisse e i seni ai bronchi principali e appoggia su inspiratoria ed espiratoria
paranasali esofago
Dietro seni paranasali abbiamo La trachea si divide in due bronchi principali destro e
adenoidi ricche di linfociti, prima sinistro che entrano nei polmoni e si dividono nei
barriera di difesa bronchi secondari che si ramificano nei bronchioli e
poi negli alveoli
LARINGE: importante nella POLMONI: organi dalla forma conica. Il polmone sinistro è
deglutizione fase in cui è aiutata diviso in 2 lobi, il polmone destro è diviso in 3 lobi.
dell’epiglottide. Nella laringe risiede La funzione dei polmoni è quella di distribuire l’aria e scambio
l’organo della fonazione dei gas
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1) ghiandole ESOCRINE
2) ghiandole ENDOCRINE
- endoderma
- mesoderma
- ectoderma
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Nel secondo gruppo, dove sono inserite più ghiandole endocrine , il generale è
rappresentato dall’IPOFISI.
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L’ipotalamo produce degli ormoni e li immette nella neuroipofisi, gli ormoni che produce
sono 2:
Questi 2 ormoni non hanno la necessità di essere immessi in continuazione nel sangue,
ma solo in specifiche situazioni visto la loro funzione specifica.
L’adenoipofisi, che si trova nella parte anteriore, produce lei stessa ormoni, ma per fare
questo ha sempre bisogno che l‘ipotalamo la stimoli; questi stimoli si chiamano
RELEASE FACTOR, e vengono inviati uno per ogni ormone che l’adenoipofisi deve
produrre.
Secondo le varie situazioni dell’organismo, l’ipotalamo stimola l’adenoipofisi a produrre
un determinato ormone che, immesso nel sangue, raggiungerà l’organo bersaglio.
Se l’ipotalamo sente la necessità di avere degli ormoni prodotti dalle surrenali, stimola
l’adenoipofisi, attraverso uno specifico release infactor, a produrre ACTH, quest’ormone
ha come organo bersaglio il surrene, che produrrà, a sua volta, i suoi specifici ormoni, i
glicocorticoidi.
A questo punto avremo nel sangue la presenza glicocorticoidi che segnaleranno
all’ipotalamo di aver raggiunto la quantità adeguata, in modo che l’ipotalamo smetta di
stimolare l’adenoipofisi.
Questo circuito, in cui sono inserite delle ghiandole, è chiamato di regolazione, ovvero
FEED BACK NEGATIVO.
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feed
IPOFISI feed IPOFISI feed IPOFISI back
back back
- PROLATINA (PRL)
- ORMONE DELL’ACCRESCIMENTO (GH)
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Il TIMO contiene i linfociti detti T, timici, quando questi escono dal midollo emopoietico,
prima di andare nel sangue, il timo li accoglie per un po’ di tempo provocando la loro
maturazione.
Perché si dice che il timo è una ghiandola endocrina?
Perché produce degli ormoni, delle sostanze che immesse nel sangue hanno funzione
di mantenere in buono stato i linfociti in circolo, produce linfochine .
Il timo è particolarmente innervato, quindi in stretta relazione con il sistema nervoso
centrale, e sembra che nella sua produzione ormonale, intervengano anche stimoli di
tipo nervoso.
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La parte esocrina produce gli enzimi digestivi ed è costituita dalla testa e dal corpo,
mentre la coda del pancreas è la parte endocrina che produce gli ormoni.
Anche il pancreas è una ghiandola a sé, non è inserita nel circuito con l’ipofisi, e
produce ormoni in modo autonomo.
Il pancreas produce fondamentalmente 3 tipi d’ormoni:
• somatostatina
• insulina
• glucagone
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Altre ghiandole sono le SURRENALI, che si trovano sopra il rene, precisamente sopra i
poli superiori del rene.
Le ghiandole surrenali sono piuttosto curiose, infatti, aprendole, si può notare che c’è
una parte distinta centrale e una distinta periferica.
La ghiandola vera e propria, è la parte corticale, mentre quella centrale sembra essere
un GANGLIO, ossia un accumulo di neuroni, inglobato, nel corso dell’evoluzione,
all’interno di questa ghiandola, diventando lui stesso una ghiandola, pur nascendo, con
il sistema nervoso.
Queste 2 parti producono ormoni diversi e sono in relazione con il sistema nervoso in
maniera diversa.
La parte centrale è direttamente innervata ad opera, di nervi ipotalamici e produce 2 tipi
di sostanze che sono:
• adrenalina
• noradrenalina
Queste due sostanze, le troviamo normalmente a livello del sistema nervoso centrale,
mentre qui sono prodotte da una ghiandola in periferia.
L’adrenalina e la noradrenalina, sono delle sostanze che stimolano, sono degli
ansiogeni, questa funzione è svolta a livello del sistema nervoso centrale, invece a
livello periferico, (a livello delle surrenali) l’adrenalina e la noradrenalina lavorano sul
sistema cardiovascolare, aumentano la frequenza cardiaca (fanno battere il cuore più
velocemente), inducendo un vaso costrizione (un restringimento) in alcuni tessuti, quali
la cute, intestini, apparato urinario; e una vasodilatazione a livello di cervello, cuore,
muscoli.
Gli ormoni prodotti dalla ghiandola surrenale, sono i così detti ormoni dello stress.
E’ curioso osservare come queste 2 sostanze, hanno funzioni diverse, quando sono
presenti a livello centrale , e periferico.
Quando sono presenti a livello periferico, e quindi prodotte dalle ghiandole surrenali,
hanno funzione sul cuore e sui vasi; mentre a livello centrale inducono ad un certo tipo
d’atteggiamento, di stato dell’umore, uno stato d’allerta.
• glicocorticoidi
• mineral-corticoidi
• steroidi sessuali
I glicocorticoidi, sono degli ormoni alquanto interessanti, in quanto, dal loro studio, si è
creato il cortisone.
I glicocorticoidi hanno fondamentalmente 3 funzioni:
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Lo stress indica una variazione del mondo circostante, dell’ambiente, a cui noi
dobbiamo adeguarci, quindi il termine stress è la variazione dell’ambiente che induce un
adeguamento in un organismo.
L’adeguamento a quella variazione dell’ambiente circostante, è definito risposta
d’adattamento.
La risposta d’adattamento è costituita da un meccanismo sempre un po’ simile a se
stesso, che, a secondo delle diverse variazioni dell’ambiente circostante , implica il
coinvolgimento del sistema nervoso, delle ghiandole surrenali e in parte anche del
sistema immunitario.
Le variazioni dell’ambiente circostante, a cui dobbiamo adeguarci, sono il cambio di
stagione, di temperatura, incontrare una persona particolarmente antipatica
Il meccanismo fisiologico si chiama STRESS.
Noi dobbiamo entrare in questa fase particolare, adattarci, dopo di che, la risposta
d’adattamento giunge a termine.
Tutto questo diventa fonte di patologia, quando il meccanismo non si esaurisce, ossia
quando non riusciamo ad arrivare ad una situazione di adattamento rispetto alle diverse
variazioni dell’ambiente circostante.
Esempio: siamo di fronte al leone inferocito .
Chi avverte questa situazione inducendo alla risposta d’adattamento??
L’IPOTALAMO.
L’ipotalamo, fa parte del sistema nervoso centrale, ma non è connesso alla coscienza.
L’ipotalamo è in relazione con una parte del sistema nervoso centrale detto
RINENCEFALICO, che sembra essere l’elaboratore degli aspetti emotivi; a questo
punto, l’ipotalamo, qualsiasi sia la variazione dell’ambiente circostante, è avvertito da
un’emozione particolare che è la Paura.
L’ipotalamo avverte questa variazione e si comporta sia, come struttura nervosa, che
come endocrina.
A livello nervoso, fa quello che è il suo compito ovvero, gestire la vita neurovegetativa,
quindi andrà a lavorare su questo sistema.
In questo caso, con il leone inferocito, l’ipotalamo avrà una funzione di regolazione della
periferia, mette ndo a tacere alcune funzioni viscerali, che in quel momento non sono
assolutamente finalizzate all’adattamento.
L’adattamento di fronte ad un leone inferocito è, o scappo o lo affronto.
In una o nell’altra situazione, l’apparato gastroenterico e urinario sono messi a tacere
direttamente dell’ipotalamo.
Quindi se devo scappare o affrontare, quello che mi serve pronto e scattante, sarà
l’apparato muscolare, perché questo sia possibile, l’apparato ha bisogno d’energia e
quindi di maggior sangue.
Per avere questo, dovremmo avere una maggior frequenza cardiaca e quindi una
vasodilatazione.
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Attraverso la via endocrina , sollecita l’ipofisi a liberare ACTH che va dalla corticale del
surrene che , a sua volta, libera i glicocorticoidi i quali, fanno aumentare la quantità di
zuccheri e grassi nel sangue riducendo infiammazioni e l’efficacia del sistema
immunitario (tutto questo affinché le energie siano tutte impegnate nella situazione di
allerta e non ci sia dello spreco).
L’ipotalamo lavora direttamente su cuore, vasi, e polmone.
L’ipotalamo, nelle donne , sempre attraverso l’ipofisi, può indurre al blocco della
funzione ovarica, in quanto anche in questo caso vi potrebbe essere uno spreco
d’energia.
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IPOTALAMO
CUORE
VASI
POLMONE
CORTECCIA
CELEBRALE
MIDOLLARE
SURRENE
(ADRENALINA)
IPOFISI
ATCH OVAIE
CORTICALE
SURRENE
GLICOCORTICOIDI
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IPOTALAMO
RELEASE FACTOR
NEUROIPOFISI A D E N O I P OF I S I
(CONTENITORE)
RENE UTERO-MAMMELLE
CORTICALE
SURRENE
PRL
GLICOCORTICOIDI
MINERALCORTICOIDI RENE
T3-T4 MITOCONDRI
TESTICOLI OVAIE
FEED BACK
PROGESTERONE
TESTOSTERONE ESTROGENO
FEED BACK
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PARATIROIDI CELLULE C
PARATORMONE CALCITONINA
CALCIO NEL
SANGUE DEPOSITA
OSSA IL CALCIO
OSSA
PANCREAS
SURRENALI
PARTE CENTRALE
TIMO (DIRETTAMENTE STIMOLANTE
DA IPOTALAMO)
MATURA I
LINFOCITI T ADRENALINA
NORADRENALINA
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GHIANDOLE INSERITE IN
GHIANDOLE UN MECCANISMO DI
AUTONOME REGOLAZIONE
GHIANDOLE ENDOCRINE
PANCREAS IPOTALAMO
PARATIROIDI TIMO
IPOFISI
SURRENE
GONADI
TIROIDE
PRODUCONO ORMONI
VITA 20 CHE SONO VEICOLATI
MINUTI DAL SANGUE
POI METABOLIZZATI
DA ORGANI
EMUNTORI
PORTANO MESSAGGI
SPECIFICI VERSO ORGANI
BERSAGLIO
(ormoni effettori)
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REGOLA
SISTEMA
METABOLICO
SISTEMA
SURRENALI
PANCREAS ENDOCRINO
TIMO
IPOTALAMO TIROIDE
GONADI - TESTICOLI
IPOFISI
GHIANDOLE
ENDOCRINE ESOCRINE
(DENTRO SANGUE) (FUORI)
ORIGINE
TESSUTO
ORMONI
EPITELIALE
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Il processo digestivo comincia dalla bocca, dove gli alimenti sono triturati e frantumati
dai denti e bagnati dalla saliva, secreta dalle ghiandole salivari, che contiene sia enzimi
demolitivi come la Ptialina, sia sostanze lubrificanti.
Il cibo, una volta masticato e imbevuto di saliva, è deglutito ovvero spinto dalla lingua
verso la Faringe, dove la contrazione involontaria dei muscoli faringei, sospingono il
materiale i ngerito nell’Esofago.
Durante questa fase, interviene l’epiglottide, sottile membrana posta come una valvola
all’apertura della trachea, che chiudendosi impedisce che il cibo entri nelle vie
respiratorie.
Dall’esofago il cibo, trasformato in bolo (massa morbida e pastosa) è sospinto nello
stomaco, dove viene rimescolato e miscelato insieme ai succhi gastrici, secreti dalle
ghiandole che si trovano nello spessore della parete gastrica.
Il succo gastrico è formato da enzimi, come la Pepsina e acido cloridrico, in grado di
degradare le molecole proteiche giunte nello stomaco.
Il bolo alimentare, una volta che è completamente mescolato con i succhi gastrici,
passa nel duodeno sotto forma di chimo (massa fluida e vischiosa).
Qui i succhi pancreatici, biliari e intestinali proseguono l’opera digestiva.
Il pancreas secerne il succo pancreatico ricco d’enzimi come la tripsina, le lipasi, e le
amilasi, che attaccano le proteine, i lipidi e i carboidrati.
Nella demolizione degli alimenti un ruolo importante è svolto dalla bile che è liberata
dalla cistifellea; i suoi componenti sono fondamentali perché servono ad emulsionare i
grassi, favorendone l’assorbimento e a rendere solubile il colesterolo.
Dopo di che, il chimo passa nell’intestino tenue dove subisce continue trasformazioni e
processi d’assorbimento attraverso i villi intestinali.
Infine , quello che rimane del cibo elaborato, giunge nel grosso intestino dove subisce
una successiva fase di riassorbimento per quanto riguarda l’acqua e i Sali minerali.
Il grosso intestino è abitato da una ricca flora batterica che produce sostanze
utili, come le vitamine del complesso B e K.
Alla fine, il materiale non assorbito è sospinto verso il retto ed eliminato attraverso le
feci.
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BOCCA: la prima parte del sistema digerente è costituito dalla bocca che è chiusa
all’esterno da 2 pliche mucose che sono le labbra; nella cavità orale abbiamo denti,
gengive, lingua, palato, mandibola e l’epiglottide.
La cavità è rivestita da mucosa nella quale sono presenti gli sbocchi delle ghiandole
salivari (laterali e sotto la lingua).
La funzione della bocca è quella di introdurre il cibo e di iniziare la digestione attraverso
la triturazione e lo spezzettamento delle grosse molecole in molecole più piccole;
questa fase è detta digestione di tipo meccanico.
In questo suo compito la bocca è aiutata dalla produzione di saliva che le permette di
rendere il cibo più morbido e quindi facilmente triturabile.
Nella fase di spezzettamento, svolgono un ruolo importante i vari tipi di denti, infatti i
canini permettono di lacerare le fibre dure delle proteine mentre, i molari e i premolari,
hanno la funzione di triturare (es: i cereali).
Tutto questo avviene grazie ai muscoli dell’articolazione temporomandibolare,
articolazione particolarmente mobile che consente il movimento della mandibola sui vari
piani dello spazio, perciò secondo di come si muove la mandibola, così saranno mossi i
denti.
I denti sono delle strutture ossee che in medicina cinese, sono attributi all’acqua,
proprio per la o l ro composizione ossea; una buona dentatura è indice di una buona
energia renale.
I denti sono cavi, e contengono all’interno un polpa connettiva molto morbida e ricca, di
vasi sanguigni e nervi.
I denti sono attaccati all’alveolo dentale, attraverso la radice del dente e tramite delle
fibre che fuoriescono dalla cavità interna del dente stesso.
Tutto questo complesso legamentoso è conosciuto con il termine di Parodonto.
In patologia abbiamo la Parodontopatia, cioè il cedimento del parodonto che non riesce
più a tenere in loco il dente, con una ritrazione della gengiva (gengiva che si assottiglia
sia nell’aspetto osseo sia nell’aspetto mucoso di rivestimento).
Noi siamo a dentatura decidua, vale a dire, nell’infanzia abbiamo 20 denti che perdiamo
in parte nei primi anni d’età per lasciare il posto a 32 denti.
La lingua ha la funzione di distinguere il dolce, salato, piccante, amaro, acido, ed è
tipica della terra (da un punto di vista fisiognomico, anche lo stato delle labbra, la
coloritura, la lucentezza, se sottili o grosse, sono un’indicazione dello stato della terra).
ESOFAGO : subito dopo la bocca c’è l’orofaringe e poi l’esofago, tubo muscolare che
si estende dalla faringe allo stomaco; nel suo percorso segue le curvature della colonna
vertebrale, attraversando il torace per giungere nella cavità addominale.
Scorre verticalmente nel torace, dietro la trachea, davanti alla colonna vertebrale tra i
due polmoni e attraversa il diaframma, in corrispondenza dell’anello esofageo per poi
giungere nello stomaco mediante un’apertura detta cardias.
Una funzione importante dell’esofago è quella di equilibrare la temperatura del cibo,
affinché cibi troppo caldi o troppo freddi non possano danneggiare la mucosa gastrica.
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1. uno detto peritoneo parietale che riveste la faccia interna delle pareti
della cavità addominale
2. l’altro detto peritoneo viscerale che riveste i visceri che si trovano nella
cavità addominale fissandoli alle pareti delle pieghe, cioè legamenti
peritoneali dei visceri.
1. fondo
2. corpo
3. regione pilorica
Il fondo è la porzione che si estende al di sotto del cardias che si pone in contatto con
la superficie inferiore sinistra della cupola del diaframma a livello del quinto spazio
intercostale.
Il corpo dello stomaco costituisce, invece, la porzione principale dell’organo.
La regione pilorica costituisce la porzione terminale ed è circondata da un ampio
anello muscolare, il cosiddetto sfintere pilorico che controlla il passaggio del contenuto
gastrico dallo stomaco al duodeno.
Lo stomaco è rivestito da tessuto connettivale che è il peritoneo.
Dallo stomaco in poi (per tutto il tubo gastroenterico) troviamo un tipo di mucosa
sollevata in pliche dette pliche gastriche.
La funzione di questa mucosa a pliche è di aumentare la superficie di contatto pur
mantenendo un volume ridotto.
L’aumento della superficie è necessario, in quanto tutto il processo digestivo avviene
attraverso il contato del cibo con la parete gastroenterica.
La gastrina, ormone liberato da stimoli neurovegetativi, stimola la liberazione del succo
gastrico (PH 3,5) nello stomaco.
Il succo gastrico è formato da acido cloridrico, pepsinogeno (pepsina), e fattore
intrinseco.
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Questa sostanza acida, prodotta dallo stomaco, è importante in quanto serve per
spaccare le proteine introdotte, in più ha una funzione protettiva, di distruzione degli
organismi inquinanti introdotti insieme al cibo.
Le cellule della mucosa gastrica sono all’interno e sono ricche di OH¯ , cioè sono
basiche, questo permette di proteggere la mucosa dello stomaco dall’acido cloridrico;
questa capacità la troviamo solo qui in quanto questo acido è presente solo nello
stomaco.
Il pepsinogeno, che diventa pepsina, è un enzima che digerisce chimicamente le
proteine.
Tutti gli enzimi digestivi sono presenti in forma inattiva, ma si attivano nel momento in
cui arriva il cibo, questo per evitare un processo autodigestivo.
Nello stomaco avviene la prima digestione delle proteine che, essendo molecole dure,
hanno bisogno di un tempo più lungo (rompere in molecole più piccole) d’elaborazione .
Nel succo gastrico vi è anche un fattore intrinseco, che è una sostanza che lega
l’eventuale presenza di vitamine B¹².
Una sostanza acida è detta corrosiva , quando il PH è basso; si dice anche che una
sostanza è corrosiva quando immessa in una soluzione, libera con facilità H+
(ionidrogeno).
Invece si dice che una sostanza è basica quando, immessa in una soluzione, libera con
estrema facilità OH¯ (molecole di ossigeno e idrogeno = idrossione).
In circolo nello stomaco, abbiamo una sostanza molto acida, questa potrebbe rovinare
le membrane cellulari.
Per tamponare una sostanza acida, utilizzeremo una sostanza basica in quanto H+ più
OH¯ è uguale a H²O, in altre parole formeranno acqua.
Se in circolo ho una sostanza molto basica, avrò la stessa situazione di corrosione,
perché anche questa, se in eccesso, diventa corrosiva.
INTESTINO TENUE: lo stomaco dopo aver svolto il suo compito, farà passare la
sostanza ottenuta nell’intestino tenue.
La prima parte dell’intestino tenue è detta duodeno (parte corta); qui abbiamo la
secrezione dei succhi pancreatici e della bile.
(Il duodeno appartiene anatomicamente all’intestino tenue ma è fisiologicamente
assimilabile allo stomaco)
Il pancreas introduce nel duodeno una sostanza costituita da enzimi digestivi per tutte e
tre le macro molecole (grassi, proteine, zuccheri), inoltre immette anche del bicarbonato
per proteggere la mucosa del duodeno, dall’acidità del contenuto gastrico.
Inoltre abbiamo l’introduzione della bile, la cui funzione è quella di emulsionare, cioè
rendere solubile i grassi, questo perché il contenuto intestinale è in base acquosa.
Anche la mucosa del duodeno è sollevata a pliche.
Successivamente il chimo dal duodeno passa nella parte dell’intestino tenue, detta
mesenteriale così chiamata in quanto avvolto da un foglio connettivale dello
mesentere.
In questo tratto, il cibo continua la sua digestione e anche qui sono introdotti degli
enzimi digestivi prodotti dall’intestino mesenteriale.
In questo tratto le pliche della mucosa sono maggiori, sono più alte e si chiamano villi
intestinali.
100
Inoltre per avere una più ampia superficie di contatto, abbiamo un ripiegamento anche
della membrana cellulare delle singole cellule, che compongono l’intestino
mesenteriale; questi ripiegamenti si chiamano microvilli.
Nella parte dell’intestino mesenteriale, abbiamo una grande quantità di follicoli linfatici
(linfociti) che servono sia a protegger in caso di micro organismi estranei, sia a
scegliere quello che deve o non deve essere riassorbito.
La fine dell’intestino tenue si chiama ileo e si getta nel grosso intestino.
101
Movimenti viscerali
I movimenti viscerali sono molto semplici, infatti, la muscolatura che troviamo è quella
liscia.
I movimenti viscerali sono, la peristalsi, l’antiperistalsi, pendolarismo, e i movimenti
di massa.
La peristalsi è un movimento ad onde dello strato muscolare del canale alimentare,
contrazione riflessa dalla muscolatura circolare che spinge il bolo in avanti per un certo
tratto.
L’antiperistalsi è l’inverso per esempio il vomito.
Il pendolarismo fa in modo che attraverso la formazione di piccoli anelli, il cibo rimanga
in un posto per a lcuni momenti dove avviene attuato un movimento a setaccio.
Questo movimento lo troviamo soprattutto nella parte dell’intestino mesenteriale, per
favorire l’assorbimento.
Il movimento di massa percorre l’ultimo tratto intestinale e sono delle grosse contrazioni
che permettono alla massa fecale di raggiungere la via dell’evacuazione.
102
Come già menzionato la funzione principale dell’apparato digerente consiste nel portare
le sostanze nutrienti essenziali per la vita all’interno del corpo, allo scopo di renderle poi
disponibili ad ogni singola cellula dell’organismo.
Per svolgere questa funzione, il sistema digerente utilizza diversi meccanismi.
L’ingestione è il primo dei processi digestivi, attraverso il quale i cibi sono immessi nel
canale alimentare.
Qui saranno sottoposti a due tipi di digestione: la digestione meccanica e la
digestione chimica.
Per ridurre fisicamente una notevole quantità di cibo in particelle più piccole e farle
quindi progredire lungo il canale alimentare, è indispensabile il movimento, la
peristalsi, delle pareti del tratto gastrointestinale, movimento che contribuisce anche
meccanicamente alla triturazione del cibo.
Per contro, la digestione chimica, vale a dire la degradazione delle molecole complesse
in molecole più semplici, richiede la secrezione d’enzimi digestivi che vengono riversati
nel lume del tratto gastrointestinale.
Dopo essere state digerite, le sostanze nutrienti, sono pronte per il processo
dell’assorbimento.
Al termine di questi processi fisiologici, il materiale che non è stato assorbito e
assimilato, ossia le scorie, deve essere eliminato per far posto ai nuovi nutrienti, questo
avviene attraverso il processo d’eliminazione.
Come abbiamo già visto, i processi della digestione iniziano con l’ingestione del cibo,
che avviene in risposta a un comune bisogno, che tutti conosciamo come fame, e a un
desiderio del cibo stesso l’appetito .
La fame provoca un desiderio di cibo che determina un comportamento di ricerca,
manifestato in modo incondizionato come avviene nel neonato oppure negli animali.
L’appetito, invece, ci orienta più specificatamente verso l’uno o l’altro cibo.
Il meccanismo di regolazione della fame, ha sede nell’ipotalamo, ed è affidato
all’interazione tra il centro della fame e il quello della sazietà.
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- il cambiamento dello stato fisico dei cibi, che vengono ridotti da grandi
pezzi solidi in particelle minute;
- l’agitazione del contenuto del lume gastrointestinale, in modo che venga
ben rimescolato con i succhi gastrici;
- la propulsione del cibo lungo il tratto gastrointestinale;
- l’eliminazione delle scorie non assimilate dall’organismo (feci).
Ad intervalli, compare una contrazione della muscolatura circolare per cui, un insieme di
segmenti dell’intestino, assomigliano ad una salsiccia.
Il materiale temporaneamente bloccato in questi segmenti è opportunamente agitato e
mescolato da movimenti ritmici (setaccio) chiamati movimenti pendolari.
Tali movimenti oltre a favorire il mescolamento degli alimenti con i succhi digestivi,
concorrono anche alla funzione meccanica di un’altra frammentazione delle particelle e,
portandole ripetutamente in contatto con la parete, ne favoriscono l’assorbimento.
1. carboidrati
2. proteine
3. grassi
4. vitamine
5. Sali minerali
6. acqua
• saliva
• succo gastrico
• bile
• succo pancreatico
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• fase cefalica
• fase gastrica
• fase intestinale
Nella fase cefalica, gli stimoli che attivano il meccanismo di controllo, sono di natura
mentale: la vista, il profumo, il gusto, o anche solo il pensiero di un alimento attivano i
centri di controllo, che a loro volta stimolano le ghiandole gastriche.
In più questi stimoli sollecitano anche la mucosa gastrica a produrre gastrina, ormone
che stimola la secrezione gastrica.
Nella fase gastrica, i prodotti della digestione proteica, una volta raggiunta la regione
pilorica, stimolano la mucosa a rilasciare gastrina, la quale a sua volta fa aumentare la
secrezione del succo gastrico ricco di pepsinogeno e d’acido cloridrico.
Questa fase assicura che quando c’è cibo nello stomaco, ci sia una quantità di enzima
per digerirlo.
Infine nella fase intestinale, vi sono diversi meccanismi che regolano la secrezione dei
succhi gastrici, quando il chimo attraversa il tratto intestinale, questi sono di tipo
esocrino.
Tutti questi ormoni agiscono inibendo la secrezione dei succhi gastrici quando il chimo,
ricco di carboidrati, grassi e acido (quindi con PH basso), entra nel duodeno, questo
avviene per evitare che qui la mucosa possa danneggiarsi in quanto non adatta a
fronteggiare sostanze molto acide.
La stimolazione della secrezione dei succhi pancreatici è indispensabile ai processi
digestivi.
I succhi pancreatici contengono bicarbonato ed enzimi.
Il bicarbonato è utile a neutralizzare l’acidità del chimo quando entra nel duodeno;
invece, il contenuto enzimatico, è importante in quanto contrasta l’azione della
gastrina sulle ghiandole gastriche, in modo che blocca la secrezione d’acido cloridrico
da parte dello stomaco; inoltre stimola la contrazione della colecisti, in modo che la bile
passi nel duodeno.
La bile è rilasciata nel duodeno e contiene sostanze che concorrono alla digestione.
Queste sostanze svolgono il compito di trasformare le grandi gocce di grassi in
goccioline più piccole, permettendo così che i grassi siano più facilmente digeribili.
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Ciò determina la distensione delle pareti rettali, che fa avvertire al soggetto il bisogno di
defecare.
MECCANISMI DEL SISTEMA DIGESTIVO
MOVIMENTI PERISTALTICI
SEGMENTAZIONE
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SECREZIONI DIGESTIVE
SALIVA
COMPOSTA: da enzimi digestivi, sostanze
lubrificanti, acqua
SUCCO
PANCREATICO COMPOSTO: muco – acqua ed enzimi
pancreatici (Tripsina, Lipasi, Amilasi
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DEGLUTIZIONE
ESOFAGO FUNZIONE
PERISTALSI – movimento che spinge il cibo
sempre più distalmente, onde di contrazione
sull’intero intestino
FONDO
COMPOSTO
CORPO
REGIONE PILORICA
STOMACO
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MESENTERIALE – processo di
assorbimento attraverso i villi
intestinali
SEGMENTAZIONE - movimento di
va e vieni dei segmenti;
FUNZIONE mescolamento del chimo coi succhi
gastrici intestinali, pancreatico e
biliare. Il contatto con la parete
intestinale favorisce l’assorbimento
Colon trasverso
Colon discendente
SEGMENTAZIONE –
questa fase favorisce
l’assorbimento di acqua Sigma
FUNZIONE e sali
Retto
defecazione
Ano – muscolo
tondo e tonico
PERISTALSI spostamento
del materiale di scarto verso
il retto
111
- rene
- colon
- pelle
- polmone
Il fegato e il rene sono 2 organi che nell’ambito dell’emunzione collaborano tra loro,
infatti, il fegato produce urea, sostanza tossica, che il rene utilizza per sintetizzare
l’urina.
Sia nel fegato, che nel rene, abbiamo le unità funzionali, per unità funzionale s’intende
la più piccola parte d’organo in grado di svolgere tutta l’azione dell’organo stesso.
Il fegato si trova nella parte superiore destra della cavità addominale, subito sotto il
diaframma, ha una forma grossolanamente piramidale, con la base sulla destra e
l’apice rivolto a sinistra ed ha un colore rosso marrone.
In Medicina Tradizionale Cinese il fegato è considerato il generale delle armate, ovvero,
colui che controlla la distribuzione nelle periferie.
Nella faccia inferiore del fegato, troviamo la cistifellea o vescicola biliare, un sacchettino
che funge da deposito della bile prodotta dal fegato.
Il fegato è formato da cellule chiamate EPATOCITI, che hanno un turn over molto alto,
si raggruppano in strutture con lo scopo di conferire una conformazione ordinatissima,
cioè i LOBULI EPATICI che sono le unità funzionali del fegato.
E’ molto importante che questa struttura sia ordinatissima, e che permetta la
riproduzione delle cellule in modo veloce e preciso, quando, questo non avviene, le
cellule si riproducono in maniera disordinata con la formazione di noduli es: cirrosi
epatica dove il fegato è modificato nella sua architettura con la formazione di noduli
che ne compromettono la funzione.
112
I LOBULI EPATICI hanno una forma esagonale e al centro abbiamo un foro che
corrisponde alla Vena Centrolobulare.
Abbiamo quindi stabilito che i lobuli epatici sono formati dalle cellule dette epatociti con,
al centro, la vena centrolobulare.
Questi epatociti sono in grado di produr re una gran quantità d’enzimi.
Queste cellule trovano la materia prima da elaborare, nel sangue portale e da quello
della circolazione generale.
Nel fegato, arrivano 2 grossi vasi, la VENA PORTA (arriva da visceri addominali) e la
grossa ARTERIA EPATICA (arriva dalla circolazione generale).
La vena porta e l’arteria epatica, si diramano fino a formare dei vasi molto piccoli, i quali
si distribuiscono ordinatamente alla periferia dei lobuli epatici, per poi diramarsi
ulteriormente fino a formare dei capillari epatici che assumono una forma caratteristica
con un andamento a curve (andamento a piccolo lago), prendendo il nome di
SINUSOIDI EPATICI.
Questi capillari rappresentano la diramazione ultima della vena porta, vena che
raccoglie sangue venoso dai visceri addominali, precisamente intestino, stomaco, milza,
pancreas, portandolo al fegato perché sia filtrato.
Per tanto, il fegato, attraverso i sinusoidi epatici metabolizza, elabora le molecole
digerite dall’intestino rendendole più consone al nostro organismo.
Questi sinusoidi partono dalla periferia e si raggruppano tutti verso il centro dove
troviamo un unico vaso sanguigno, ovvero la Vena Centrolobulare, che raccoglie tutto il
sangue.
Sui bordi di questi sinusoidi epatici, troviamo gli epatociti, che prendono dal sangue che
scorre lungo i sinusoidi epatici, le sostanze di loro competenza, le elaborano, per poi
ributtare il tutto di nuovo nei sinusoidi.
Il sangue raccolto dalla Vena Centrolobulare, è un sangue che è stato elaborato, pulito,
filtrato e modificato dagli epatociti.
Anche l’arteria epatica quando entra nel fegato si dirama, come la Vena porta, in tanti
capillari che prendono la stessa forma sinusoidale.
All’interno del fegato abbiamo una terza circolazione, quella biliare, in quanto il fegato
sintetizza la bile.
113
All’interno del fegato, la vena porta, l’arteria epatica e il dotto epatico comune, si
suddividono ciascuno in due diramazioni, una a destra e una a sinistra, in
corrispondenza o immediatamente all’interno dell’ilo epatico.
In seguito, dai sinusoidi, il sangue fluisce nella vena centrolobulare e da questa nelle
vene sottolobulari, raggiungendo quindi le vene epatiche e infine la vena cava
inferiore, per poi andare al cuore e al polmone.
I vasi linfatici decorrono, insieme a quelli interlobulari, raggiungendo in ultimo i linfonodi
del torace.
Accanto ai sinusoidi epatici, decorrono anche i cosiddetti capillari epatici, nei quali
viene riservata la bile prodotta dagli epatociti.
I capillari biliari confluiscono alla periferia del lobulo , dando origine ai dotti biliari, questi
a loro volta, all’altezza dell’ilo del fegato, si fondono in un unico dotto, il dotto epatico
comune che porta la bile nella colecisti, meglio conosciuta come cistifellea o vescicola
biliare.
Una caratteristica della circolazione interna del fegato, è che a livello delle diramazioni
dell’arteria epatica e della vena porta, il sangue decorre dalla periferia verso il centro del
lobulo, mentre nel dotto biliare la bile decorre in senso opposto al flusso sanguigno,
cioè dal centro del lobulo verso la periferia.
Quindi tra le principale funzioni, del fegato c’è quella di produrre la bile.
La bile è una soluzione acquosa prodotta dalle cellule epatiche e concentrata nella
colecisti, sacchettino esterno al fegato.
È composta da soluti organici quali:
• Sali minerali
• Pigmenti biliari (bilirubina coniugata)
• Proteine
• Colesterolo
• Lecitina
• Altri fosfolipidi
• Zinco
• Ferro
• Rame
• elettroliti
114
Gli acidi biliari sono composti derivati dal colesterolo e sono prodotti dal fegato, la loro
funzione è quella di agire sui grassi alimentari, permettendone l’assorbimento, e inoltre
facilitano il trasporto e l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, e K).
La bile ha una funzione emulsionante, per questo è composta da 2 componenti chimici
quali:
La parte grassa attacca i grassi e la parte acquosa permette che questi possano essere
solubili in acqua.
La bile inoltre, quando è immessa nel nostro organismo, viene in parte eliminata
attraverso le feci (le feci sono di colore marrone in quanto contengono bilirubina), e una
parte ripresa dall’intestino e riportata al fegato.
La bilirubina, di colore giallo rossiccio, è un prodotto che deriva dai processi di
trasformazione dell’emoglobina, vale a dire quel complesso proteico a cui è legata una
molecola di ferro, in particolare proviene dall’emoglobina dei globuli rossi invecchiati
(provenienti dalla milza dove sono stati distrutti).
La bilirubina è trasportata dal sangue al fegato dove , è assorbita, modificata e infine
trasformata nella bile.
Una volta prodotta la bile, è raccolta dai dotti biliari, inizialmente molto piccoli che
andando verso l’uscita si riuniscono in un dotto unico, il dotto epatico, che ha il compito
di trasportarla nella cistifellea.
Nel fegato abbiamo un’altra struttura importante che è il coledoco, il quale si
forma dall’unione del dotto epatico comune e dal dotto cistico e trasporta la bile
nel duodeno, ma prima di arrivare è raggiunto anche dal dotto pancreatico.
Quando il materiale alimentare passa dallo stomaco al duodeno, lo sfintere di Oddi di
apre, la colecisti si contrae e la bile concentrata è scaricata nel duodeno.
La cistifellea si svuota lentamente e in maniera intermittente; il periodo di svuotamento
completo può variare dai 15 minuti a parecchie ore.
L’azione d’immissione di bile, è mediato attraverso l’azione dell’ormone
Colecistochinina secreto dal duodeno nel momento in cui entrano grassi e proteine.
Un altro fondamentale compito del fegato è quello di metabolizzare 3 Macro Nutrienti
che sono:
- zuccheri
- grassi
- proteine
Il fegato svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo degli zuccheri, infatti nel fegato
troviamo una sostanza molto importante per il nostro organismo, il Glicogeno.
Non appena i tessuti s’impoveriscono dei materiali necessari alla produzione d’energia,
il glicogeno conservato a livello del fegato, viene immediatamente liberato e fa in modo
che questa sostanza possa essere utilizzata a livello energetico dal nostro corpo.
Al contrario, quando il livello di zuccheri nel sangue è elevato, o i tessuti non ne
richiedono, nel fegato si verifica un processo inverso e viene accumulato il glicogeno.
Nel meccanismo molto complesso, che mantiene l’equilibrio della concentrazione del
glucosio nel sangue, entrano in gioco degli ormoni che sono l’insulina e il glucagone.
115
- A
- E
- D
- K
116
117
118
INTACCA I
GRASSI
PARTE GRASSA
CIOE’ COLESTEROLO FUNZIONE DI
EMULSIONARE I IMMESSA NEL
GRASSI DUODENO
VIENE
RACCOLTA
FORMATA
BILE NELLA
CISTIFELLEA
PARTE
IDROFILA
CIOE’
BILIRUBINA
UNA PARTE
VIENE
RIPORTATA NEL
FEGATO
RENDE I UNA PARTE VIENE
GRASSI ELIMINATA
SOLUBILI IN ATTRAVERSO LE
ACQUA FECI
FECI COLORE
MARRONE
CONTENGONO
BILIRUBINA
119
120
121
Il rene è avvolto da una capsula di connettivo e da uno strato di tessuto adiposo per
proteggerlo dagli urti in quanto è un organo molto delicato, poiché è formato da una
grande quantità di vasi sanguigni.
Ha una zona centrale detta ILO dove entrano i vasi sanguigni, e le arterie e da dove
escono le vene e l’URETERE, che è quel tubicino che porta l’urina ormai formata, in
vescica.
Se noi apriamo il rene, vediamo l’uretere che all’interno del rene è dilatato in una specie
di sacchettino chiamata PELVI, che è collegata a 3 calici (tubi) chiamati calici maggiori.
I tre tubi si diramano a loro volta in altri tubicini detti calici minori.
Microscopicamente si può notare una parte periferica diversa da quella più centrale;
infatti, abbiamo una parte chiamata CORTICALE (periferica) e una chiamata
MIDOLLARE (interna).
La parte midollare. ha una forma di piramide e s’innesta sui tre tubicini più piccoli.
Questa parte s’innesta proprio lì, in quanto è là che produce l’urina, e una volta
prodotta, questa sgocciola all’interno di questi calici, è raccolta gradualmente nelle pelvi
(contenitore più grosso) e infine scende lungo l’uretere.
L’arteria renale arriva all’interno del rene, portando, sostanze nutritive e ossigeno alle
cellule, e riprende scorie e anidride carbonica, diventando così sangue venoso.
Il rene pulisce il sangue che è portato dall’arteria renale, per tanto l’arteria renale ha 2
compiti:
122
L’arteria renale arriva assume una particolare posizione in quanto si mette orizzontale,
a monte della Piramide, e in questa posizione abbiamo una serie di diramazioni.
Queste diramazioni, queste arteriole, prima formano un gomitolo, un glomerulo (nella
parte corticale), poi, dopo essersi raggomitolate, ridiventano lineari, scendono,
formando una forcina (nella parte midollare), poi un’ansa e poi risalgono diventano di
tipo venoso.
Risalendo s’ innesta sulla vena renale ed esce.
Questo andamento particolare ha un senso che è quello di filtraggio.
Parallelamente abbiamo una serie di dotti fatti dalle cellule renali.
Una prima parte di questo condotto è a forma di capsula che avvolge il gomitolo
arterioso, questa capsula si chiama capsula di BOWMAN.
Poi abbiamo il tubulo contorto prossimale ; (questo si trova nella corticale) poi il tubulo si
raddrizza, scende assume una forma a forcina e questo tratto si chiama HANSA DI
HENLE, poi diventa tubulo contorto distale e si getta in un tubo dritto che arriva fino
all’apice della piramide dove c’è un buchino da cui sgocciola l’urina.
L’urina si forma nel tubulo e sgocciola nel dotto collettore che poi la farà sgocciolare nel
bacinetto (pelvi) che poi andrà alla vescica.
L’arteria e la vena, da cui partono le arteriole e arrivano poi come venule, sono messe
trasversalmente all’apice della piramide dividendo la corticale dalla midollare.
Il NEFRONE è l’unità funzionale del rene.
L’unità funzionale, di un organo, è la parte più piccola capace di fare tutto il lavoro
dell’organo stesso.
Il nefrone è la parte più piccola del rene in grado di produrre esattamente l’urina finale.
Perché, tutto il sangue venga filtrato, ci vogliono più nefroni.
Il nefrone è costituito dal gomitolino formato dall’arteria, circondato dalla capsula e tutto
l’insieme dei tubi.
Il NEFRONE è costituito da:
• Gomitolo arterioso
• Capsula di BOWMAN
• Tubo contorto prossimale
• Ansa di HENLE
• Tubo contorto distale
Il nefrone e i vasi sanguigni sono paralleli, molto vicini, tra di loro c’è dello spazio che è
occupato da una soluzione che ha una caratteristica, quella che partendo dalla parte più
alta della piramide e andando verso l’apice della piramide, si concentra sempre di più.
Questa soluzione è costituita da acqua, sali minerali (sodio, cloro, potassio) e da urea
(scarto finale delle proteine, prodotto dal fegato quando lavora sul metabolismo delle
proteine)
123
L’urea è uno scarto, ma in questo caso è stata usata per far funzionare un altro organo
(scarto riciclato).
Il rene è indipendente e intelligente, la sua peculiarità è che pur essendoci 2 organi,
ognuno lavora come se fosse un organo solo.
Se un rene si ammala gradualmente nel tempo, l’altro rene inizia ad assumere le
funzioni di quello ammalato, potenziandosi a tal punto che alcune volte, non è possibile
accorgersi dell’insufficienza renale.
Il funzionamento del rene è modulato da 2 ormoni che sono ADH e i MINERAL
CORTICOIDI.
L’ADH è prodotta dall’ipotalamo, ed è l’ormone che serve a trattenere i liquidi; i
mineralcorticoidi, prodotti dalla ghiandola surrenale, servono a trattenere sodio e di
conseguenza anche un pochino d’acqua.
L’ADH e i Mineralcorticoidi lavorano sinergicamente, questo perché quando perdiamo
liquidi, perdiamo anche sali minerali.
Il rene, insieme a questi 2 ormoni e, con la funzione ERITROPOIETICA, è
fondamentale nelle emorragie, infatti è lui il primo ad intervenire per tamponare la
perdita.
124
Tra la capsula del bowman e il glomerulo , c’è uno spazio dove si va a creare una
pressione di filtraggio, questa , è tale da risucchiare dal gomitolo arterioso la parte
liquida del sangue.
Questa pressione ha la forza di far passare solo la parte liquida, anche perché la parete
arteriosa impedisce la fuoriuscita della parte corpuscolare del sangue, composta di
globuli rossi e bianchi, piastrine e proteine.
Come prima parte, abbiamo la formazione di un FILTRATO GLOMERULARE che poi
va a finire nella prima parte del tubicino.
Questo processo è continuo nelle 24 ore, ma siccome per la nostra sopravvivenza non
è possibile che tutto questo liquido sia eliminato attraverso l’urina, il nefrone ha la
capacità di concentrare le urine.
In questa prima parte c’è questo filtraggio della frazione liquida del sangue, dove ci
sono disciolti sali minerali, zuccheri, più lo scarto da eliminare.
Lo scarto può anche arrivare dal fegato, infatti, al rene giunge, un sangue dove il fegato
ha buttato il prodotto finale dei suoi metabolismi, e il rene ha il compito di eliminare
questi scarti.
Questo primo processo è selettivo solo sulla misura, sulla grandezza delle sostanze,
ma, tutto quello che è passato, non è detto che dovrà essere eliminato.
Il percorso dei tubuli renali, ha la funzione di portare il filtrato a contatto con le cellule
renali, che ricoprono il tubulo, affinché queste abbiano la possibilità di scegliere quello
che deve essere eliminato, da quello che invece deve essere riportato nel sangue.
Queste cellule renali svolgono questa funzione attraverso specifici recettori, che sono in
grado di legare determinate sostanze.
Esempio: nel filtrato glomerulare passa lo zucchero, che non deve essere eliminato,
quindi le cellule renali sono munite di recettori in grado di attaccare le molecole di
zucchero e di trasportarle verso il vaso sanguigno.
La vicinanza del tubulo e del vaso sanguigno serve anche a questo passaggio detto
RIASSORBIMENTO, che permette alle sostanze disciolte di ritornare nel vaso
sanguigno, e quindi nella circolazione generale.
Per quanto riguarda lo zucchero, i recettori, sono a numero limitato.
Se, lo zucchero fosse presente in grosse quantità, la parte eccedente sarebbe lasciata
nelle urine e, in questo caso, avremo la Glicosuria; che può indicare la presenza del
diabete.
Il rene tramite la presenza di questi recettori, compie la scelta sul filtrato Glomerulare e
questo processo, continua per tutta la lunghezza del tubulo fino ad arrivare al tubulo
collettore dove arriva il giusto filtrato da eliminare.
La SECREZIONE, è il processo tramite il quale, sostanze da eliminare, e che sono
passate nel filtrato glomerulare, passano nei tubuli.
La funzione emuntoriale, vale a dire la funzione della formazione delle urine, si base su
questi 3 momenti:
• Filtrato glomerulare
• Riassorbimento (dal filtrato al vaso sanguigno)
125
I tubuli e le arteriole che poi diventano venule, sono tutti all’interno della parte midollare.
Tra tubuli e le arteriole abbiamo un piccolo spazio dove abbiamo acqua, cloro, sodio e
urea.
Questo liquido, dalla base della piramide fino all’apice, diventa sempre più concentrato
(aumento della densità della soluzione).
Man mano che si va verso il basso, la concentrazione dell’interstizio è sempre più
densa, mentre nel tubulo abbiamo una soluzione più acquosa.
La parete del tubulo è permeabile sia all’acqua all’urea, al sodio e al cloro, che li fa
passare e attraverso un meccanismo di gradiente di concentrazione, l’acqua esce, man
mano che il tubulo si approfondisce verso l’apice della piramide.
Questo perché: fuori dal tubulo abbiamo una maggior concentrazione di sostanze e
poco acqua e nel tubulo abbiamo più acqua, ecco che per differenza di concentrazione
l’acqua esce.
Man mano che il tubulo scende verso l’apice della piramide, il filtrato glomerulare,
all’interno del tubulo, diventa sempre più concentrato, in quanto l’acqua sta uscendo
nell’interstizio e contemporaneamente nel tubulo entra sodio, cloro e urea, in quanto
rispetto all’interstizio c’è né di meno.
Poi abbiamo la parte in cui il filtrato risale verso l’alto e a questo punto, abbiamo
esternamente un concentrato che si è diluito, invece all’interno una soluzione più
concentrata.
Quando, il tubulo e il filtrato risalgono, avremo la cosa contraria, ma per impedire che
l’acqua rientri nel tubulo, la parte del tubulo ascendente ha una parete impermeabile
all’acqua.
Questo meccanismo d’uscita dell’acqua dal tubulo con entrata di soluto si verifica,
anche per la venula.
Quando l’arteriola risale diventando venula, abbiamo una fase in cui il meccanismo è
inverso, cioè, l’acqua non può più rientrare nel tubulo ascendente in quanto munito di
parete impermeabile, ma entra nella venula che non oppone resistenza.
La venula, dunque, recupera l’acqua persa sia dall’arteriola, sia dal tubulo.
Tutto questo succede perché si possa ripristinata la giusta concentrazione esterna, e
perché si possa ripetere il meccanismo.
Perché questo avvenga, lungo il tubulo abbiamo delle cellule specializzate chiamate
Pompe, che pompano fuori cloro e sodio, inoltre, contemporaneamente, anche dai vasi
sanguigni uscirà la parte in eccesso d’urea, sodio e cloro.
L’urina , è una soluzione sterile, ha un PH quasi uguale all’acqua.
I mineralcorticoidi inducono un riassorbimento di sodio, e visto che il sodio ama l’acqua,
quando è trattenuto, contemporaneamente, trattiene anche una piccola quantità
d’acqua.
L’ADH lavora solo sul dotto collettore e fa riassorbire solo acqua.
Una volta formata l’urina , che è un liquido sterile, il dotto collettore a l fa sgocciolare
nelle Pelvi, poi andrà nell’uretere che la condurrà in vescica.
La vescica, è sita dietro la sinfisi pubica, ed è un sacchettino con pareti particolarmente
elastiche, muscolari, ricoperte di mucose.
La vescica di per sé ha funzioni fondamentalmente di contenitore.
Man mano che l’urina si deposita in vescica, questa aumenta di volume.
126
All’interno nelle pareti vescicolari ci sono dei sensori nervosi, che fanno in modo che,
quando la vescica è ad un certo punto di rigonfiamento, inizi il riflesso del sistema
nervoso che la fa contrarre in modo da eliminare l’urina, attraverso l’uretra.
Nell’uomo questa si trova nel pene.
L’uretra, nella parte esterna è chiusa dallo sfintere, muscolo molto tonico sempre
chiuso, che si apre quando il sistema nervoso fa contrarre la vescica.
Questo meccanismo, è riflesso, e non è sotto il controllo della volontà, ma è un
meccanismo gestito dal sistema nervoso vegetativo involontario.
Sia lo sfintere dell’uretra, che anale, secondo la medicina tradizionale cinese, sono
sotto il controllo del rene, benché i muscoli siano sotto il controllo del legno, ma in
questo caso né attribuisce il controllo all’acqua del rene.
L’invecchiamento è la perdita dell’energia renale, ed è fisiologico avere, in fase senile,
un’inconti nenza; lo sfintere uretrale tiene poco e ci sono delle perdite.
L’uretra, nel maschio, porta sia l’urina sia sperma; è circondata alla base della vescica,
e da una ghiandola chiamata PROSTA TA.
In caso d’aumento di volume di questa ghiandola, ci possono essere dei disturbi ad
urinare
L’uretra femminile è molto corta, molto vicina alla zona anale che è sempre ricca di
batteri che potrebbero infiammarla.
Nella donna i tre canali: uretra-vaginale -anale, sono molto vicini; soprattutto tra uretra e
canale vaginale, questo può rendere la donna più sensibile a cistite dette “traumatiche”
oppure ad infiammazioni – batteriche.
127
128
129
ZONA AD
UNCINO
SOLUZIONE
INTERSTIZIALE
MOLTO
CONCENTRATA
QUANDO IL TUBULO
RITORNA VERSO BRACCIO ASCENDENTE
L’ALTO ABBIAMO ANSA DI HENLE IL TUBULO SI
CAMBIO DI TENDENZA IL TUBULO E’ AGGANCIA AL
CIOE’ ENTRA ACQUA RESISTENTE ALL’ACQUA DOTTO CHE
ED ESCE SODIO CHE ENTRA COSI’ NEL RACCOGLIE IL
CLORO E UREA VASO VENOSO NEL FILTRATO
IL VASO ARTERIOSO TUBULO CI SONO DELLE PRODOTTO DAL
DIVENTA VASO CELLULE DETTE POMPE TUBULO.
VENOSO CHE REGOLANO QUI ENTRANO IN
L’ENTRATA DI SODIO FUNZIONE GLI
CLORO E UREA ORMONI ADH PER
DAL VASO VENOSO CONTROLLARE LA
ESCONO UREA SODIO E GIUSTA QUANTITA’
CLORO DI ACQUA
ELIMINATA
130
131
132
5 5E A AB A
5B A B AA
5A5 B 5
AB B 5 5 5C
5 A 5 5 5 5
B 5 A 5 AB B 5
B AB B 5AA
5 B
5AA ' ( ,)
B5 E A A 5B
5B 5B
AA C5 AB B 5
C5 B 5 B 5
A C B 55
5 C5 5
B .B5 A B A 5
5AA E C A
AA C5 B 5 5AA B 5A5 5
C5 C5 5A B
55 A C5 B
A5 5 5
B
133
GLI apparati genitali sono composti, sia nel maschio sia nella femmina, da 2 parti:
• Gonadi
• Genitali esterni
Le gonadi sono strutture che contengono le cellule sessuali chiamate Gameti e sono in
grado di produrre ormoni sessuali maschili e femminili.
Nel maschio le gonadi sono i testicoli e nella femmina sono le ovaie.
I gameti, che sono l’ovocellula e lo spermatozoo, rispetto a tutte le altre cellule
dell’organismo, hanno metà corredo cromosomico; ovvero separatamente hanno 23
cromosomi, e quando si uniscono il totale sarà 46, numero specifico della specie, se
non abbiamo quel numero di cromosomi esatto, non abbiamo l’esponente di quella
specie.
I cromosomi sono una sorta di conformazione del DNA, ogni cromosomo porta al DNA
un’informazione che riguarda un certo tipo di settore; per esempio i cromosomi sessuali
che portano informazioni di carattere femminile sono XX quelli che portano
informazione di carattere maschile sono XY.
I gameti non ancora maturi hanno 46 cromosomi, una volta maturi né perdono la, metà,
in quel momento saranno pronti per essere utilizzati.
Nella donna, quando l’ovocellula è matura, è espulsa dalla gonade, mentre nel maschio
è tenuta lì per essere utilizzata.
Le gonadi hanno funzioni ormonali, sono ghiandole endocrine che producono ormoni
sessuali, che nella femmina sono gli estrogeni e il progesterone, mentre nel maschio
sono gli androgeni; la maggior quota d’androgeni è il testosterone.
Altri organi che producono ormoni sessuali sono le surrenali che , però producono
ormoni sulla linea maschile.
Gli ormoni sessuali sono fra loro interconvertibili, in quanto sono molto simili.
Nel momento in cui abbiamo nella donna un aumento di peli, talvolta non c’è uno
squilibrio ormonale , ma è la pelle che trasforma localmente l’estrogeno in testosterone e
quindi questo sollecita il follicolo pilifero a crescere.
I genitali esterni servono per l’accoppiamento; tutte le funzioni riproduttrici e tutta la
sessualità , sono per i cinesi sotto la funzione del rene.
I genitali esterni essendo circondati dal meridiano del fegato, sono sotto il controllo del
legno, per quanto riguarda l’erezione.
Eventuali disturbi dei genitali esterni, soprattutto nel maschio, possono essere attribuiti
ad un problema di legno.
L’utero, nei testi sacri, è citato come organo curioso sotto il controllo del legno per
quanto riguarda la funzione di contrazione.
134
Queste cellule dette madri, sono cellule che formano la parete del tubicino, e sono
posizionate su più strati, l’ultimo è quello relativo alla fase finale di maturazione, quando
lo spermatozoo completamente maturo, cade all’interno del lume del tubo libero.
Essendoci una continua duplicazione cellulare, significa che l’uomo potrà sempre
produrre spermatozoi.
Il processo di maturazione degli spermatozoi si chiama Spermatogenesi ed è un
processo ciclico di 72 giorni.
Il processo di maturazione , avviene per perdita di DNA e per duplicazione cellulare,
tutto questo prende il nome di Mitosi.
135
Gli spermatozoi rimangono nei lumi dei tubicini fino a poco prima dell’eiaculazione,
durante la quale gli spermatozoi sono richiamati e confluiti all’interno del dotto
spermatico, per poi essere condotti in uretra.
Lo spermatozoo maturo è una cellula molto semplice dotata di coda per poter correre, è
dotato di corredo dimezzato di DNA (alcuni spermatozoi portano il cromosoma X altri
quello Y), e sulla testa, ha una specie di bolla contenente un liquido che ha la funzione
d’erosione della membrana pellucida, che avvolge l’ovocellula, in modo che lo
spermatozoo possa immettere il suo DNA per la duplicazione cellulare.
Nei mitocondri che sono gli organuli detti della respirazione intracellulare, ci sono
frazioni di DNA e sembra che sia proprio questo DNA a coordinare tutte le prime fasi
della duplicazione cellulare, dopo la fecondazione.
I dotti deferenti sono 2 e passano attraverso il canale inguinale e corrono dietro la
vescica dove trovano le vescichette seminali.
I dotti deferenti immettono all’interno di queste vescichette seminali gli spermatozoi
dove sono diluiti in una frazione liquida detta sperma, liquido vischioso prodotto dalle
vescichette.
Poi attraverso dei tubicini, le vescichette seminali, fanno uscire lo sperma (liquido
spermatico insieme agli spermatozoi) che è portato in uretra.
L’uretra convoglia lo sperma per poi eiacularlo verso l’esterno.
In tutto questo processo interviene un altro organo che è la prostata, che immette
direttamente in uretra, aggiungendola allo sperma, il suo secreto, un liquido ricco di
fruttosio.
Questo liquido serve come nutrimento allo spermatozoo una volta che è immesso nel
canale vaginale, momento in cui sarà staccato completamente dal complesso e non
avrà più nessuna fonte di nutrimento.
Il testicolo è stimolato dall’ipofisi, sotto il controllo dell’ipotalamo, a produrre il
testosterone
L’ipofisi produce LH – FSH, stimolata dall’ipotalamo, e questa produzione di LH e FSH,
lavora sul testicolo stimolandolo nella produzione di androgeni.
Gli androgeni, una volta immessi nel sangue, vanno ovunque, e si fermano nell’organo
bersaglio dove trovano i loro recettori.
La prima funzione degli androgeni è quella locale, ossia stimolare la maturazione degli
spermatozoi (spermatogenesi), le altre funzioni sono di carattere generale e su più
versanti.
Gli organi bersaglio degli androgeni, sono la cute, le ossa, i muscoli, la laringe, il
cervello, il midollo emopoietico.
Nel midollo emopoietico mandano degli impulsi in modo da far aumentare la quantità di
globuli rossi; a livello delle ossa solidificano il metabolismo, ovvero la presenza di
ormoni sessuali interrompe il processo di crescita osseo; a livello del muscolo c’è una
iper-trofizzazione; a livello della cute stimolano la crescita del pelo, e sarà meno
idratata; a livello della laringe fa aumentare l’angolo della cartilagine tiroidea, cioè una
cartilagine della laringe diventa più acuta nella sua angolazione e quindi abbiamo verso
l’esterno il pomo d’adamo, questa variazione dello spazio, (ci sono le corde vocali)
consente il cambiamento del timbro vocale.
La presenza d’androgeni, sia nella femmina che nel maschio, fanno comparire l’acne
giovanile , in quanto hanno un’azione irritante nei confronti del follicolo pilifero cutaneo,
facendo produrre una maggior quantità di sebo, determinando poi la formazione
dell’acne.
136
Nei primi 14 giorni l’ovulo matura, un follicolo inizia la maturazione, perde metà del
corredo cromosomico ed è espulso dall’ovaio andando finire nella tuba, la quale, lo
raccoglie con la Fimbria più lunga, e (costituita da tessuto muscolare) contraendosi, lo
porta nell’utero.
L’utero è un organo, la cui parete, è fondamentalmente costituita da muscolo, e
ricoperta all’interno da una mucosa particolare, chiamata endometrio.
Questa mucosa è costituita da 2 strati; uno basale ben ancorato al muscolo , e uno
superficiale, chiamato DECIDUA, che è quella che si sfalda, quando ci sono le
mestruazioni.
L’ovulo dopo 14 giorni è maturo, va nell’utero dove, se è fecondato, affonda all’interno
della mucosa uterina, se invece non è fecondato , si perde dopo qualche ora (deve
essere fecondato nelle 32 ore) e muore.
I 14 giorni successivi l’ovulazione, se l’ovulo non è stato fecondato, il ciclo terminerà
con le mestruazioni, in altre parole lo sfaldamento della decidua, la parte superficiale
dell’utero.
Ogni mese parte la maturazione di un unico follicolo, talvolta 2 (biovulari); una volta
dall’ovaia destra e un’atra volta da quella sinistra.
Il periodo della mestruazione è tutto stabilito sul feed back.
FEED BACK = quando abbiamo la produzione di un ormone a cascata, la produzione
finale dell’ormone, una volta raggiunta la quantità fisiologica, blocca la ghiandola iniziale
di questo meccanismo a cascata.
Il periodo della mestruazione, lo sfaldamento della decidua e della conseguente
emorragia, avvengono nella fase del ciclo in cui tutti gli ormoni, sia gli estrogeni sia il
progesterone, sono sotto i livelli fisiologici.
Questo brusco cadere d’estrogeni e di progesterone determina la perdita della decidua
dando inizio alla mestruazione, ovvero il primo giorno del ciclo.
137
Se io ho una ghiandola, stimolata dal meccanismo a cascata, che non produce più
niente, a monte ci sarà l’ordine di cominciare a riprodurre.
Il calo brusco d’estrogeni e progesterone, che avviene nel primo giorno di
mestruazione, viene percepito dall’ipotalamo, che subito ne ordina la produzione.
Ecco che ricomincia il ciclo.
Il primo ormone ad essere rilasciato dall’ipofisi, è FSH (l’ormone follicolo stimolante) che
lavora sulle ovaie, le quali il primo giorno del ciclo sono piene di ovocellule immature.
Le ovocellule immature, sono circondate da una teca di cellule; questo insieme, forma il
follicolo.
Quando, l’FSH stimola il follicolo nella maturazione dell’ovocellula, questo, fa in modo
che le cellule, che circondano l’ovocellula, inizino a produrre estrogeni.
Il processo di produzione estrogenica, inizia il primo giorno e continua fino al 14° giorno.
Quindi dal 1 al 14 giorno, nell’ovaio, sotto l’impulso dell’FSH, ho un ovulo che sta
maturando, e le cellule che lo circondano, che nel frattempo si sono duplicate, formano
intorno all’ovulo un grosso rigonfiamento; dal 1 al 14 giorno questo follicolo si riempie di
liquido.
Per tanto al 14° giorno ho un ovulo maturo, un’elevata produzione d’estrogeni e il
follicolo si è trasformato in una ciste liquida, che creando una forte pressione permette
all’ovocellula di essere espulsa.
A questo punto , la fimbria la raccoglie, la tuba inizia a muoversi, e attraverso le
contrazioni, porta l’ovocellula nell’utero.
L’aumento d’estrogeni dal 1 al 14 giorno serve perché questi estrogeni vanno a
preparare gli organi ad un’eventuale gestazione e quindi, ad un’eventuale
fecondazione.
In questi 14 giorni, gli estrogeni preparano l’utero e la mammella; nell’utero,
ricostruiscono quella parte di mucosa che si è persa durante la mestruazione,
(decidua), nella mammella fanno in modo che si attivi per un eventuale allattamento.
Poi fanno tratte nere più liquidi in quanto servono per far aumentare il letto vascolare e
infine stimolano la sintesi dei globuli rossi per un aumento del flusso sanguigno.
L’FSH stimola per 14 giorni l’ovaio a produrre estrogeni; nel momento in cui la
concentrazione fisiologica di estrogeni è raggiunto, l’FSH ferma il comando di
stimola zione, e gli estrogeni iniziano a diminuire.
Prima fase del ciclo FSH stimola produzione estrogeni, nel momento in cui il livello
è raggiunto, l’FSH cala, a questo punto piano, piano gli estrogeni iniziano a diminuire.
La seconda parte del ciclo Al 14° giorno, poco prima dell’ovulazione, l’ipofisi dà
una scarica improvvisa dell’altro suo ormone, LH che provoca l’ovulazione e inizia la
seconda parte del ciclo.
LH (ormone luterizzante) continua ad aumentare e va a lavorare sulle cellule che prima
producevano estrogeni inducendole a produrre, progesterone.
Il progesterone completa l’opera degli estrogeni, in altre parole fa aumentare il flusso
sanguigno a livello dell’utero, della mucosa uterina, fa aumentare la portata di zuccheri
a livello della mucosa uterina, va a lavorare sulla ghiandola mammaria e fa trattenere
una maggior quantità di liquidi, insomma migliora quello che hanno iniziato gli estrogeni.
138
L’ovocellula non fecondata muore, nel frattempo LH è salito inducendo una produzione
di progesterone da parte delle cellule che prima avevano prodotto estrogeni, le quali
vanno a formare il corpo luteo.
Con l’aumento del progesterone diminuisce LH, questo porta, a sua volta, il
progesterone a calare, e verso il 28 giorno anche lui sarà, completamente diminuito.
Nel frattempo anche gli estrogeni sono completamente diminuiti; questa mancanza
d’ormoni consente alla decidua di sfaldarsi.
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1° 14°
OVULAZIONE
14 28°
NON
FECONDAZIONE
LH PROGESTERONE
(IPOFISI) (OVAIE)
(CORP O LUTEO) LH PROGESTERONE
Nel caso in cui dovessero essere fecondati 2 ovocellule, abbiamo 2 gemelli, ovvero 2
entità distinte; (2 placente .) nel caso in cui ci sono gemelli MONOCORIA LI, (mono
ovulari) si ha un’unica placenta che racchiude 2 esseri esattamente identici in quanto
partono da un’unica ovocellula che per meccanismi particolari, si scinde. (sono identici,
hanno lo stesso patrimonio genetico)
L’obiettivo principale degli estrogeni e del progesterone sono: l’utero, la mammella, il
metabolismo generale, mentre localmente , agiscono sulla mucosa vaginale.
Nel corso del ciclo si hanno delle modifiche e delle secrezioni della mucosa vaginale .
Nella prima parte del ciclo, sotto l’influsso degli estrogeni, si ha una mucosità fluida
quasi acquosa, finalizzata al miglioramento del rapporto sessuale, ed è prodotta dalle
ghiandole della mucosa vaginale sotto l’influsso degli estrogeni.
Gli estrogeni tra l’altro cambiano gli odori delle secrezioni vaginali determinando la
produzione di FENORMONI, molecole forse odorose che attirano il partner.
La seconda fase del ciclo è caratterizzata, sotto l’influsso del progesterone, alla
produzione di secrezioni che via, via diventano sempre più vischiose verso la fine del
ciclo (mestruazione), nel momento in cui non c’è stata fecondazione, ritornano più
fluide.
140
Queste secrezioni, sotto l’influsso del progesterone, diventano più vischiose perché , nel
momento in cui abbiamo la fecondazione servono a formare il tappo che va a chiudere il
collo uterino , isolando così l’ambiente uterino, dall’esterno.
Nel momento in cui compare il progesterone, c’è un aumento della temperatura
corporea.
I genitali esterni femminili sono formati da 2 pliche mucose, (cutanee in parte) che sono
le grandi labbra e le piccole labbra.
Tra le piccole labbra, è racchiusa la CLITORIDE che è un organo similare al pene, che
durante l’eccitazione sessuale anche lei tende a gonfiarsi, e ingrossarsi.
L’orgasmo serve affinché lo spermatozoo sia aiutato a risalire per raggiungere l’utero.
Tra le piccole labbra c’è il MEATO URETRALE e l’ingresso del canale vaginale,
(ricoperto nelle donne vergini dall’imene).
I genitali sono completati verso l’alto dal rigonfiamento ricoperto di peli che si chiama,
Pube o Monte di Venere, che è un rigonfiamento di tessuto adiposo.
Considerati, come organi sessuali secondari, sono le mammelle che sono in realtà delle
estroflessioni della cute, in quanto le ghiandole mammarie sono ghiandole della cute,
specializzate.
La mammella è completamente formata da ghiandole ed è sotto il controllo d’estrogeni
e progesterone (soprattutto, estrogeni).
141
GENITALI FEMMINILI
OVAIE
Ovulazione ogni 14
giorni
Contiene gameti
(ovocellule) in
numero stabilito Ovocellula
raccolta dalla
fimbria della
tuba e portata in
utero
Terminati i
gameti
abbiamo la
menopausa
Successivi 14
Depositata nella
decidua cioè giorni
parte l’ovocellula è
dell’endometrio pronta per la
fecondazione
OVOCELLULA FECONDATA:
aumento della produzione di OVOCELLULA NON
progesterone sotto lo stimolo FECONDATA:
di LH espulsione e
distaccamento della
decidua
Caduta di
estrogeni e Ciclo mestruale
progesterone
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Testicoli a forma di
Contengono gli ovetto formati da tubi
spermatozoi Formato da
contorti che finiscono
con l’epidimo che tessuto spugnoso
molto
diventa poi dotto
vascolarizzato
deferente
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MASCHILI:
GONADI TESTICOLI
FEMMINILI: OVAIE
PRODUCONO ORMONI
Androgeno e
Testosterone
(maschio)
Contengono
Gameti cellule
sessuali
Estrogeno e
Progesterone
(femmina)
Contengono 23
cromosomi al
momento della Questi ormoni sono
maturazione interconvertibili ovvero la
pelle può trasformare
velocemente gli estrogeni
in testosterone
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Le ghiandole sudoripare sono le più numerose tra le ghiandole della pelle e sono
classificate in due gruppi, eccrine e apocrine, questo in base al tipo di secrezione
prodotto, alla loro sede e alle correlazioni nervose.
La ghiandole sudoripare eccrine sono le più numerose e sono distribuite su quasi tutta
la superficie del corpo.
Risultano essere particolarmente abbondanti soprattutto a livello della pianta dei piedi,
sulla fronte e sulla parte superiore del tronco.
Producono un liquido acquoso e trasparente, chiamato Sudore, ricco di sali,
ammoniaca, acido urico, urea e altre sostanze da eliminare.
Oltre ad eliminare scorie, queste ghiandole hanno un ruolo fondamentale nel mantenere
costante la temperatura interna del corpo.
Le ghiandole apocrine sono collocate profondamente nella strato sottocutaneo della
pelle delle ascelle, delle areole mammarie e dell’area cutanea perinale e sono
connesse con i follicoli piliferi di queste regioni, sono più grandi di quelle eccrine.
Durante il periodo della pubertà aumentano di volume producendo un secreto più
viscoso e colorato di quello prodotto dalle ghiandole eccrine.
Le ghiandole eccrine di mani e piedi sono controllate dal sistema nervoso periferico che
reagisce a stimoli emozionali.
I peli insieme ai capelli, alle unghie e alle ghiandole cutanee, rappresentano i cosiddetti
annessi della pelle.
I peli sono su quasi tutta la superficie corporea.
Il pelo è costituito prevalentemente di cheratina e si presenta come un sottilissimo
bastoncino, in parte, sporgente dalla cute e in parte , contenuto in un’infossatura
dell’epidermide, il follicolo pilifero.
La parte esterna del pelo è detta fusto, quella , interna radice.
Entro il follicolo sbocca una ghiandola sebacea, il cui secreto, sebo, mantiene
impermeabile il pelo e la cute circostante, con funzione protettiva; inoltre nel follicolo è
impiantato un piccolo muscolo chiamato, muscolo erettore del pelo, la cui contrazione
provoca il sollevamento verso l’esterno del bulbo e quindi del pelo.
I vasi che nutrono i peli provengono dalla rete capillare del derma; l’innervazione è
garantita da fibre terminali dei nervi della pelle.
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Dal punto di vista fisiologico, la cute non deve essere considerata come un rivestimento
inerte del corpo, in quanto ogni suo elemento anatomico costitutivo possiede una
funzione ben precisa integrata nella fisiologia generale dell’intero organismo.
La cute, posta al confine tra il mondo esterno e l’ambiente interno all’organismo, è per
eccellenza un recettore complesso di stimoli fisici, chimici, meccanici etc che
viaggiano nelle due direzioni e, in relazione alle quali, la cute reagisce prontamente e in
vari modi, modificando altresì il suo comportamento.
Ciò avviene grazie alla ricchezza di un apparato nervoso, estremamente abbondante e
sensibile, ricco di terminazioni tattili, termiche, dolorifiche e cosi via, in grado inoltre di
stimolare varie attività cellulari, secretorie, di irrorazione sanguigna, di pigmentazione
etc ..
Le funzioni della pelle sono:
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I tessuti epiteliali sono ampiamente distribuiti in tutto il corpo e svolgono molte funzioni
importanti.
Il tessuto epiteliale ricopre e protegge la superficie del corpo, ne riveste interamente le
cavità, si specializza nel trasportare sostanze dentro e fuori, dal sangue e formare
ghiandole.
Funzioni principali:
Protezione : la più importante funzione dell’epitelio membranoso è la protezione in
generale.
Un esempio: è la cute che svolge la funzione di proteggere il corpo dai danni meccanici
e chimici oltre che dall’attacco dei batteri o altri microrganismi che sono, causa di
malattia.
Funzione sensoriale : questo epitelio è specializzato nelle funzioni sensoriali e lo
troviamo nella cute, naso, occhio, e orecchio.
Secrezione: l’epitelio ghiandolare si specializza nell’attività secretoria e i prodotti di
secrezione comprendono ormoni, muco, succhi gastrici e sudore.
Assorbimento: l’epitelio di rivestimento dell’intestino e di tratti dell’apparato
respiratorio favorisce l’assorbimento di sostanze nutritizie nell’intestino e lo scambio dei
gas respiratori fra il polmone e sangue.
Escrezione: è l’epitelio di rivestimento specializzato dei tubuli renali che riesce a
filtrare e a concentrare i prodotti da eliminare nella pre-urina.
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Il sistema nervoso, è una struttura molto delicata, per tanto è protetto da contenitori
ossei.
È un tessuto fatto da cellule semplici chiamate NEURONI.
Quando parliamo di sistema nervoso, parliamo di cervello, midollo. (contenuto nella
colonna vertebrale).
Tutto questo è chiamato sistema centrale, proprio perché è al centro della nostra
struttura.
Questo sistema poi deve dare e ricevere comunicazioni, per tanto comunica con
l’esterno attraverso dei prolungamenti chiamati NERVI, in questo caso parliamo di
Sistema Nervoso Periferico.
Il tessuto nervoso è costituito da questi neuroni che sono cellule la cui fondamentale
funzione è quella della comunicazione.
I neuroni sono cellule di comunicazione sia con l’esterno, che tra di loro.
Il sistema nervoso, ha più funzioni recettive di comunicazione: comunica con l’esterno,
e con l’ambiente esterno e con l’interno del nostro corpo.
Il sistema endocrino comunica con l’esterno ma meno, infatti, questo riceve stimoli
dall’esterno che poi coordina in un metabolismo interno; il sistema immunitario
comunica con l’esterno ma ad un livello microscopico per poi organizzare i sistemi
difensivi interni.
Poiché, il sistema nervoso è fatto di cellule , che sono i neuroni, il suo unico scopo
fondamentale è quello della comunicazione, la forma di questi neuroni è quella di avere
tantissimi tentacolini, diramazioni.
Abbiamo anche cellule più semplici con meno tentacoli, che hanno una comunicazione
minore, e sono meno articolate.
Quante più le cellule sono espanse nella loro capacità di ricevere e dare messaggi,
tanto più sono complesse.
I neuroni non possono essere lasciati soli a se stessi, perciò all’interno del sistema
nervoso abbiamo anche delle cellule della NEVROGLIA che comprendono tre tipi di
cellule , probabilmente derivanti tutte dal sistema reticolo endoteliale.
Le cellule del reticolo endoteliale , sono i macrofagi, cellule capaci di movimenti propri,
che, troviamo lungo i tralci di connettivo degli organi e che quindi si muovono sia dentro,
che fuori degli organi.
Queste cellule della NEVROGLIA, che si trovano insieme ai ne uroni a formare il
cervello, si sono specializzate, conservando, però in parte la loro funzione originaria,
quella difensiva (non sono mobili ma ferme).
Il loro compito è quello di:
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I neuroni, devono essere accuditi bene, poiché sono cellule perenni; il neurone può
perdere gradualmente la sua capacità, quando è fortemente danneggiato e in questo
caso perde la capacità di autoripararsi.
Negli ultimi decenni, studi recenti, hanno scoperto che ci sono dei fattori di crescita,
anche di tipo neuronale.
Se il neurone è stato danneggiato parzialmente, può essere ricostruito, ma non
duplicato.
Il neurone deve avere in ogni caso una vita come quella della nostra vita biologica
perché questo gli permette di non perdere nessuna informazione, rischio che si
potrebbe correre in caso di duplicazione con conseguente perdita di memoria.
Inoltre è assodato, che noi nasciamo con una massa celebrale che perdiamo nel primo
anno di vita; cioè noi nasciamo con più cervello e, durante il primo anno di vita, la
maturazione del sistema nervoso avviene per perdita di cellule (per morte cellulare).
Questo perché la maturazione avviene tramite la creazione di collegamenti tra i vari
gruppi neuronali.
Per la memoria, sembra che il cervello utilizzi certi circuiti che , se noi non utilizziamo o
utilizziamo poco, si “arrugginiscono ” e i dati, non vengono più immessi in questi circuiti,
con conseguente poca memoria.
I neuroni sono queste cellule di comunicazione, formate da un corpo cellulare come
tutte le altre cellule, con tutti i loro prolungamenti.
Dei vari prolungamenti, possiamo distinguere 2 gruppi:
1. gli assoni
2. i dendriti
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• corpo cellulare
• dendriti
• assone
Il corpo cellulare del neurone è uguale a tutti i corpi cellulari, ha una particolarità in più,
quella di sintetizzare delle sostanze che poi racchiude in granuli.
Ci sono neuroni che si diversificano per le sostanze diverse che producono.
Per tanto abbiamo neuroni che producono varie categorie di sostanze che sono diverse
nella loro formulazione biochimica.
Queste sostanze hanno funzioni di neurotrasmettitore, in altre parole sono quelle
sostanze, che liberate in una certa maniera, consentono ai neuroni di comunicare fra, di
loro.
Il passaggio d’informazioni tra i neuroni è un passaggio chimico; poi questo
neuromediatore evoca delle correnti elettriche.
Per tanto , abbiamo una comunicazione mista che si avvale , di messaggeri chimici e di
corrente elettrica, questa si chiama comunicazione chimico-elettrico.
Come fa il sistema nervoso ad esempio a dire al muscolo di contrarsi??
Il nervo periferico libera acitilcolina a ridosso della membrana cellulare; questa
acitilcolina è quella che farà cambiare il potenziale d’azione.
Quindi il messaggio, è prima di tutto chimico, acitilcolina; poi elettrico, variazione del
potenziale di membrana.
L’emisfero destro del cervello assembla le informazioni nello spazio e nel tempo; ha più
azione intuitiva, è quello che coglie la realtà interna ed esterna per assemblaggio
immediato, è attivo negli artisti, è quello che intellettualmente parlando coglie il colore,
le dimensioni, le relazioni spaziali e temporali.
La parte sinistra incamera i dati secondo una causa ed un effetto, è più temporale,
esempio prima c’è il lampo poi il rumore; , questo è mettere insieme dei dati che
formano una sequenza razionale.
L’emisfero destro è attivo nell’attività artistica.
L’assone è ricoperto da guainette che sono formate da cellule della nevroglia, dette
CELLULE DI SCHWANN, molto vicine tra loro, anche se tra di loro c’è un piccolo
spazietto.
Gli assoni che sono avvolti dalle cellule di Schwann si dicono MIELINIZZATI oppure
FIBRE BIANCHE; in quanto le cellule di Schwann conferiscono questa coloritura
biancastra.
Mentre gli assoni che non hanno le cellule di Schwann si dicono A-MIELINICI, cioè,
senza mielina (la ricopertura di queste cellule di Schwann si chiama mielina).
La mielina formata da queste cellule di Schwann, rispetto all’assone, dà un effetto
chiamato “isolamento elettrico”.
L’assone ricoperto da queste cellule di Schwann, è isolato elettricamente, non è
percorso da corrente elettrica.
Le cellule della nevroglia sono di sostegno ai neuroni, sono come delle cellule mamme,
che proteggono il neurone.
Un corpo cellulare con i suoi dendriti, può ricevere moltissimi assoni d’altri neuroni
(dendriti=antenne di recezione).
Il neurone stimolato, fa uscire il suo messaggio chimico elettrico dal suo assone, che
potrà andare, a sua volta, o ad un altro neurone o su strutture periferiche.
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Il potenziale elettrico che si viene a formare sulla membrana del neurone fa uscire le
sostanze neuromediatori dal neurone.
Questi neuromediatori escono da una zona detta SINAPSI che è la zona di
comunicazione tra la terminazione dell’assone e il neurone.
La sinapsi è il collegamento, la zona, che esiste tra la terminazione dell’assone e la
membrana cellulare di un altro neurone.
Le strutture che intervengono nella sinapsi, sono:
• la membrana dell’assone
• lo spazio che c’è tra l’assone e il neurone
• la membrana del neurone
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• circuiti divergenti
• circuiti convergenti
• circuiti riverberanti
Uno stimolo può entrare, tramite i circuiti divergenti, nel sistema nervoso centrale per
piccole vie di comunicazione e poi diffondersi su più masse neuronali come se quel
messaggio dovesse essere portato a più gruppi di neuroni; per cui si creano dei circuiti
divergenti.
Si possono creare circuiti convergenti, vale a dire stimoli diversi che provengono da
varie vie che sono fatti convergere su piccoli gruppi neuronali.
I circuiti riverberanti, sono circuiti chiusi dove un gruppo di neuroni fanno circolare lo
stimolo chimico-elettrico tra, di loro come se fosse un cerchio.
Questi circuiti riverberanti, servono a rallentare certi stimoli, invece di fermarli li
rallentano per poi farli o uscire o esaurirli.
Sembra che la memoria, a breve termine utilizzi questi circuiti riverberanti.
Quindi il cervello prende un dato e per farlo diventare memoria a lungo termine, deve
immetterlo in alcuni circuiti con alcune modifiche bio-chimiche; il neurone subisce, a
causa di questo stimolo elettro-chimico, una modificazione proteica.
A questo punto la modificazione bio-chimica comporta un ricordo a lungo termine che io
posso andare a rievocare.
Non tutti i ricordi devono essere immessi a lungo termine, per tanto alcuni dati sono fatti
passare su circuiti riverberanti e finché si trovano in questo circuito sono attivi, in
seguito c’è una selezione affinché il dato o si esaurisce o è fissato, e in questo caso
esce e passa in altri circuiti per poi subire la modificazione bio-chimica.
Questo processo, da una parte dipende dalla nostra volontà , (quando studiamo) e
dall’altra è indipendente da noi.
Da un punto di vista anatomico, il sistema nervoso centrale è costituito da quello che
chiamiamo il cervello, che è l’insieme dei neuroni, e le cellule della nevroglia contenute
nella scatola cranica, (suddivisa in varie parti da una punto di vista anatomico) e dal
midollo spinale contenuto nel rachide vertebrale.
Da un punto di vista evolutivo, l’essere umano è quello con il sistema nervoso centrale
più evoluto.
Abbiamo 3 sezioni sviluppate, e l’ultima è rappresentata dalla corteccia celebrale (2
emisferi celebrali corticali), che solo l’essere umano utilizza seppur in parte .
Da un punto di vista dell’evoluzione delle strutture, la corteccia celebrale è l’ultima
struttura nervosa, mentre quella più antica, è rappresentata dal midollo spinale che
hanno oltre a noi anche altri esseri viventi.
Quindi abbiamo la parte chiamata ARACHICERVELLUM, cioè antico cervello, che è la
parte chiamata sottocorticale o anche detta PALEOCERVELLUM, cioè cervello vecchio
e poi abbiamo la corteccia chiamata NEOCERVELLUM, cioè nuovo cervello .
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In caso d’infarto cerebrale, con morte di cellule corticali della parte destra atte al
sistema motorio, possiamo vederne la conseguenza a sinistra, con paralisi della parte
sinistra.
Questo non si applica a tutte le attività delle 2 cortecce, ma solo per l’attività motoria.
La corteccia inoltre elabora le sensazioni, infatti, noi sentiamo, vediamo, abbiamo la
coscienza del tatto ., in quanto tutte queste sensazioni raccolte in periferia, arrivano
alla corteccia che ne fa delle rappresentazioni astratte.
(se vediamo il semaforo rosso ci fermiamo, ma questa è una rappresentazione della
corteccia).
Tutte le sensazioni dei 5 sensi diventano coscienti perché ci sono aree cerebrali in
grado di elaborare queste sensazioni.
La differenza che esiste tra la corteccia destra e quella, sinistra è sul modo di
accumulare i dati e sulla verbalizzazione; l’emisfero sinistro è quello parlante e quello di
destra è quello che non parla, quindi la parte sinistra è logica e razionale mentre la
parte destra è quella analogica che assembla i dati.
Il sistema nervoso periferico è l’insieme di sistema nervoso che dal centro, cioè dalla
scatola cranica e dal rachide, esce e va nella periferia corporea (periferico rispetto al
sistema nervoso centrale).
Il sistema nervoso periferico è formato dai nervi.
Ma cosa sono i nervi??
I nervi sono l’insieme d’assoni, che si riuniscono, dei neuroni vertebrali, cioè del midollo.
Questi prolungamenti, che possono essere lunghissimi, si dirigono in tutto il corpo.
Cosa fanno in periferia questi assoni??
Alcuni nervi raccolgono gli stimoli che arrivano dalle strutture, quindi questi nervi si
chiamano sensitivi.
Da altri nervi partono messaggi di tipo motorio.
Abbiamo 2 gruppi di nervi: SENSITIVI e MOTORI.
Questi nervi escono a lato della colonna vertebrale e dalla parte posteriore della scatola
cranica.
Questi assoni sono gli assoni dei neuroni che si trovano nel midollo.
Ma allora come fanno i neuroni della corteccia a comunicare con un muscolo??
La comunicazione avviene attraverso l’INTERMEDIAZIONE dei neuroni presenti nel
midollo.
I neuroni midollari sono in grado di ricevere dai neuroni della corteccia messaggi e sono
in grado di trasportarli dove devono essere portati (es: muscolo).
Abbiamo quindi nervi spinali, e nervi cranici.
Tutto il sistema nervoso centrale oltre ad essere coperto dalla teca ossea, è ricoperto,
nella profondità, anche dalle MENINGI (le troviamo sia nel midollo spinale sia nel
cervello), che sono formate da 3 foglietti di tessuto connettivo (una sopra l’altra).
Queste meningi fungono da protettrici, formano una barriera selettiva nei confronti di ciò
che può passare da un punto di vista sia di tipo microbiologico, che biochimico.
Più precisamente i virus e i batteri non passano, ma saranno le meningi che si
ammaleranno (meningiti).
Oltre a tutto questo , abbiamo un liquido chiamato LIQUIDO CEFALO RACHIDIANO.
Questo è un liquido prodotto dalle meningi, filtrato dai vasi sanguigni.
Questo liquido è acquoso e dentro troviamo globuli bianc hi, zuccheri, proteine, grassi.
Questo liquido ha funzione di lubrificare, nutrire, difendere ed inoltre, ha anche la
funzione meccanica di ammortizzare il cervello in caso d’urto.
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Il cervello galleggia, e nel caso in cui si prenda un colpo sulla nuca, questo liquido evita
che il cervello vada a sbattere nella zona della fronte.
La prima parte del nervo che esce dalla colonna vertebrale o dai fori della scatola
cranica, è ancora avvolto dalle meningi poi queste, sono perse, poi il nervo si sfiocca e,
non più protetto dalle meningi, va in periferia.
I nervi sono sensitivi e motori: i nervi sensitivi si prolungano in assoni e precisamente il
prolungamento dei neuroni che sono detti sensitivi; il midollo, la parte anteriore è fatta di
neuroni motori da cui partono assoni motori quindi nervi motori.
Mentre, la parte posteriore, è fatta di neuroni sensitivi da cui partono assoni sensitivi e
quindi nervi sensitivi.
Dal midollo esce la radice nervosa; per radice nervosa s’intende il nervo motore e il
nervo sensitivo insieme: poi quando è uscita dal buco della colonna vertebrale o dai fori
del cranio, si divide in nervo motore e sensitivo che vanno in periferia.
Pertanto ai vari livelli escono nervi motori e sensitivi relativi alle varie strutture; es: a
livello della colonna lombo-sacrale, escono nervi motori e sensitivi che vanno ad
innervare quella zona specifica.
Si può chiamare, quindi, METAMERO, quella zona che comprende: la sezione di
midollo, i nervi in uscita e tutta la zona viscerale, muscolo scheletrica innervata.
I metameri sono orizzontali fino a livello toracico, da quelli lombari e sacrali iniziano a
diventare longitudinali.
Il sistema nervoso coordina le funzioni così dette viscerali sia di tipo sensitivo, che
motorio e coordina funzioni dette somatiche sia di tipo sensitivo, che motorio.
Noi abbiamo neuroni e nervi che portano messaggi, raccolgono messaggi, o dalla vita
vegetativa (visceri), o dalla vita somatica (per vita somatica s’intende sensibilità dei 5
sensi e motricità dei muscoli scheletrici).
Ci sono gruppi di neuroni che si occupano della vita vegetativa viscerale e gruppi di
neuroni che si occupano della vita somatica, sia nell’ambito sensitivo sia in quello
motorio.
Si distingue un sistema nervoso somatico e, un sistema nervoso vegetativo; anche se in
realtà il sistema nervoso è uno, ha solo 2 livelli diversi di gestione.
Nell’ambito del sistema nervoso vegetativo abbiamo neuroni e nervi; i neuroni sono siti
dove abbiamo gli altri neuroni somatici, quindi midollo e cervello.
I nervi escono sia dalla spina dorsale, che dal cranio quindi abbiamo nervi spinali e
nervi cranici, sia con componente vegetativa, che somatica.
La componente vegetativa ha una cosa in più, e precisamente, i nervi che vanno verso i
visceri, o che raccolgono sensibilità dei visceri, sono intercalati; tra il viscere, il midollo e
la via d’uscita esiste una catena di tipo PARAVERTEBRALE di tipo GANGLIARE.
Più precisamente a lato della colonna vertebrale, fuori, dal midollo e fuori dalla colonna
vertebrale ci sono gangli, ammassi di neuroni fuori dal sistema nervoso centrale,
chiamati appunti gangli; paravertebrali in quanto si trovano a lato e fuori della colonna
vertebrale.
Questi gangli hanno il compito, di integrare le varie funzioni viscerali periferiche.
Il sistema vegetativo è la parte del sistema nervoso, sia centrale, che periferico che
gestisce la nostra vita vegetativa; ovviamente gli stimoli raccolti dal sistema nervoso
vegetativo non sono coscienti, ma sono stimoli che attraverso i nervi arrivano al midollo,
nelle zone sottocorticali, ma non sono portati nelle zone corticali.
I recettori sensitivi degli organi raccolgono anche informazioni sul peso degli organi,
anche se noi, in realtà, non sentiamo il peso di un organo.
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Il tatto è legato alla presenza d’assoni, spesso liberi nella nostra cute; questi assoni
raccolgono sensazioni tattili e termiche.
Questi assoni sono delle terminazioni libere che sono eccitate elettricamente dal tocco
della nostra pelle o dalle variazioni termiche.
Gli altri organi di senso sono più complessi.
L’area olfattiva della mucosa nasale è sensibile a certe particelle odorose disciolte
nell’aria; quindi queste cellule della mucosa si sono specializzate diventando sensibili
come se fossero dei recettori nervosi.
Queste cellule sono dotate di piccoli peli i quali, quando vengono a contatto con queste
particelle odorose, si crea una vibrazione elettrica, che è trasferita agli assoni del nervo
sensitivo olfattivo.
Sia nel gusto, che nell’odorato, abbiamo una mediazione tra il mondo esterno e
l’assone, questa specializzazione d’alcune cellule diventate loro stesse recettori, è
d’essere stimolate da quello stimolo per poi trasformare lo stimolo in potenziale
elettrico.
Questo lo troviamo nella lingua, dove abbiamo zone specializzate della mucosa in cui ci
sono alcune cellule, specializzate a raccogliere stimoli gustativi diversificati (dolce,
amaro, aspro .).
Il nervo olfattivo e gustativo , essendo molto vicini, hanno degli assoni che si mischiano,
in questo modo le 2 sensibilità sono un po’ miste.
Infatti, quando abbiamo il naso intasato per il raffreddore, noi facciamo fatica a sentire il
gusto.
Queste stimolazioni elettriche sono raccolte dagli assoni, che sono in contatto con
queste cellule, (coni) e le portano alla corteccia dove saranno elaborate e trasformate in
una massa elettrica di colore.
Invece per la luce notturna esistono delle altre cellule chiamate bastoncelli, i quali sono
reattivi alla frequenza della luce notturna, che è una frequenza ad onde più ampie.
Anche per quanto riguarda la sensibilità della visione, i nervi sono in parte incrociati, per
cui arriva l’informazione alla corteccia sinistra dall’occhio destro e viceversa.
Alla corteccia sinistra arrivano la maggior parte delle informazioni dall’occhio contro-
laterale e una piccola parte dall’occhio omo-laterale.
L’orecchio serve a decodificare le onde sonore, le quali hanno anche loro frequenze
diverse; e tutta la parte dell’orecchio interno, il padiglione auricolare e l’orecchio medio,
servono a convogliare le onde sonore.
Queste onde sonore vibrano e vanno a far vibrare la parte finale del canale acustico,
che è la membrana del timpano.
La membrana del timpano inizia a vibrare con la stessa frequenza dell’onda.
La vibrazione della membrana del timpano avviene, attraverso una serie di strutture, e
trasportata fino alla struttura sensitiva, dove c’è il nervo acustico; questa zona è
chiamata l’organo del CORTI.
Noi abbiamo la membrana timpanica, e la catena degli ossicini, che hanno funzioni di
trasportare questa frequenza.
Nella catena degli ossicini, ci sono dei piccoli muscoletti che hanno una funzione
protettiva, e nel caso in cui la frequenza sonora sia troppo alta, la riducono per evitare
di ledere l’organo del CORTI.
Se la frequenza è bassa, e quindi il suono poco percepibile, amplificano la frequenza.
Quando queste freque nze vanno a colpire la zona degli ossicini, vanno a colpire delle
cellule che sono collegate con l’assone del nervo, e queste cellule sono fatte vibrare
attraverso un semplicissimo meccanismo, ripetitivo di vibrazione tramite acqua.
Questo liquido viene ad essere compresso ed espanso in continuazione e questa
compressione ed espansione del liquido, fa in modo che le cellule dell’organo del
CORTI, munite di pelucchi, vengono eccitate elettricamente; questa eccitazione elettrica
viene poi raccolta dagli assoni del nervo acustico.
L’organo del CORTI, è contenuto all’interno di una struttura a forma di chiocciola.
I suoni, a secondo della frequenza, vanno ad eccitare le varie parti della chiocciola;
quindi i suoni ad alta frequenza andranno ad eccitare le parti più alte, invece suoni a
bassa frequenza andranno ad eccitare le parte più basse.
Un’altra struttura presente nell’orecchio interno, di tipo nervoso, raccoglie invece stimoli
diversi; non stimoli esterni, ma raccoglie stimoli interni ed è formata da 3 piccoli canali di
membrana, dentro cui ci sono dei sassolini microscopici.
Questi 3 canali, sono disposti nello spazio in modo diverso, c’è un canale orizzontale,
uno verticale e uno obliquo.
Le cellule di questi 3 canali sono in connessione con gli assoni del nervo che è dentro il
sistema del labirinto; questo ha la funzione di raccogliere informazioni sulla posizione
della testa rispetto al corpo.
Quindi a secondo di come muoviamo la testa, questi canali sono sollecitati dai sassolini
che, nel momento in cui noi muoviamo la testa , si muovono andando a sollecitare
elettricamente le cellule del labirinto, questa eccitazione, è raccolta dagli assoni e
portata al Sistema Nervoso.
Questa è una sensibilità inconsapevole, è una sensibilità vegetativa , invece la
sensibilità acustica, è somatica.
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Quando noi soffriamo di CINETOSI, in altre parole di mal d’auto, mal s’aereo ., noi
abbiamo vomito e capogiri, questo perché , abbiamo una iper-sollecitazione del labirinto.
Tutti questi movimenti, fanno muovere la testa che dà dei messaggi anomali che sono
interpretati in maniera anomala dal sistema nervoso centrale, con conseguenti
giramenti di testa.
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OLIGONDENTROCITI
CELLULE
EPENDIMALI
CELLULE DI
MICROGLIA
SCHWANN
ASTOCITI
COMPOSTA
SPAZZINO IN QUANTO
ISOLAMENTO ELETTRICO MANGIANO I MICROBI
COME I MACROFAGI
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ARRIVANO TUTTE
LE INFORMAZIONI CERVELLETTO
COORDINA
MOVIMENTI PIU’ PARTE
AMPI E SOTTOCORTICALE
COMPLESSI DETTA ANTICO
CERVELLO
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IL RIFLESSO
MOVIMENTI
VOLONTARI AGISCE SU AZIONI
MOTORIE ISTINTIVE
RISPOSTA AD UN DATO
IMPULSO E PUO’ ESSERE
PREVEDIBILE O NON
PREVEDIBILE MOVIMENTI
FORMATO DA FIBRE AUTOMATICI COME
MOTRICI CHE SI MANGIARE PARLARE
GENERANO NELLA POSIZIONE ERETTA;
PARTE POSTERIORE ESPRESSIONI EMOTIVE
DEI LOBI FRONTALI COME SORRIDERE
DELLA CORTECCIA
UN RIFLESSO PUO’
CELEBRALE COSTITUIRE SIA UNA
CONTRAZIONE
MUSCOLARE CHE
SECREZIONE
GHIANDOLARE
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REGOLARE:
ORTOSIMPATICO BATTITO CARDIACO
FUNZIONI DI CONTRAZIONE MUSCOLARE LISCIA
ATTACCO E FUGA SECREZIONE GHIANDOLARE
FUNZIONE PRINCIPALE
NEUROMEDIATORE E’
LA NOR-ADRENALINA
SISTEMA NERVOSO
SI TROVA NEL MIDOLLO VEGETATIVO
SPINALE E FORMA UNA FUNZIONE
CATENA DI GANGLI
DISPOSTI AI LATI DELLA
COLONNA VERTEBRALE REGOLA GLI ORGANI VISCERALI
DOTATI DI DUPLICE INNERVAZIONE
PARASIMPATICO
CATENA ORTOSIMPATICO
GANGLIARE DEL CHE STIMOLA
SIMPATICO PARASIMPATICO
CHE INIBISCE
FUNZIONI DI
RIPOSO E
NEUROMEDIATORE RIPARAZIONE
E’ LA ACITILCOLINA
PARASIMPATICO ENCEFALICO
CHE AFFIANCA NERVI CRANICI
CHE HANNO COMPONENTE PARASIMPATICO
VEGETATIVA, QUELLO PIU’ NOTO SACRALE
E’ IL NERVO VAGO
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Con sistema nervoso s’intende l’insieme d’organi preposti a questo complesso gruppo
di attività coordinate.
È distinto in parti che collaborano strettamente:
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NERVI
Sono fasci di cellule che trasmettono impulsi nervosi garantendo la comunicazione fra
le varie parti del corpo.
Si distinguono in:
CIRCUITI NERVOSI
1. quando un fibra nervosa prende contatto con numerose altre fibre in modo da
trasmettere “a cascata” il proprio impulso nervoso, si realizza un circuito nervoso
divergente o amplificatore che rende possibile un’ampia risposta dell’organismo
anche a uno stimolo debole o circoscritto;
2. quando un segnale nervoso è raccolto da numerosi neuroni collegati fra loro “a
piramide”, si realizza un circuito convergente: la risposta è garantita, rapida e
uniforme, anche se i segnali sono prodotti da stimoli diversi;
3. quando un segnale nervoso che percorre una catena di neuroni trova una
diramazione che lo fa “tornare indietro”, si realizza un circuito ricorrente o
riverberante: il messaggio nervoso si trasforma da semplice impulso a scarica
continua; è ciò che serve, ad esempio, nella stimolazione di alcuni muscoli lisci;
4. quando un neurone ne stimola altri contemporaneamente (attraverso
terminazioni diverse), e questi, a loro volta, convergono su un neurone terminale,
si realizza un circuito in parallelo: in risposta a un unico stimolo, il neurone
terminale riceve una scarica ravvicinata di impulsi, che lo stimola in modo
prolungato.
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