cellule e assicurano le attività vitali degli organismi. Comprende i processi di biosintesi, di trasformazione e di degradazione delle sostanze
biologiche, e ha lo scopo di ottenere e accumulare energia e di mantenere un corretto equilibrio omeostatico. L’omeostasi è l’insieme dei
processi che mantengono costanti alcune variabili della cellula e del corpo: pressione arteriosa, pH, temperatura, ecc.
ANABOLISMO Il termine indica l’insieme dei processi di assimilazione delle sostanze nutritive, nonché la sintesi di molecole complesse a
partire damolecole più semplici. (piccole molecole macromolecole)
CATABOLISMO Fase del metabolismo nella quale molecole grandi e complesse (carboidrati, lipidi e proteine) sono degradate in composti
più semplici (per es. acido lattico, anidride carbonica, ammoniaca), scindendo legami chimici tramite reazioni di ossidazione che liberano
energia, conservata sotto forma di ATP. (macromolecole piccole molecole)
Gli organismi AUTOTROFI utilizzano l’energia del sole per produrre molecole organiche, glucosio, a partire da molecole inorganiche,
anidride carbonica ed acqua (Piante).
Gli organismi ETEROTROFI ricavano energia da altri organismi di cui si nutrono (per assorbimento o ingestione, Funghi e Animali).
Organismi e cellule: sistemi aperti che scambiano materia ed energia. La maggior parte degli scambi avvengono attraverso la MEMBRANA
PLASMATICA.
La BIOENERGETICA: le reazioni accoppiate Nelle nostre cellule sono possibili reazioni con G>0 se accoppiate a reazioni con G<0, in
modo tale che l’energia liberata da queste ultime sia utilizzata per le prime. L’idrolisi dell’ATP ad ADP e Pi è fortemente esoergonica quindi
fornisce energia per far avvenire reazioni endoergoniche. Nelle nostre cellule gli enzimi sono in grado di accoppiare l’idrolisi dell’ATP a
reazioni endoergoniche.
Gli enzimiTutti gli enzimi sono proteine, non tutte le proteine sono enzimi.
Gli enzimi sono dei catalizzatori: aumentano la velocità di una reazione abbassandone l’energia di attivazione.
AFFINITA’ L’affinità si può definire come l’abilità dell’enzima di legare una molecola. E’ l’avidità con cui si forma il complesso E-S.
Maggiore è l’affinità di un enzima per il substrato, minore è la concentrazione di substrato necessaria per raggiungere 1⁄2 V .
max
ISOENZIMI Enzimi che catalizzano la stessa reazione ma differiscono per struttura primaria di derivazione genetica e per caratteristiche
chimico-fisiche (pH, punto isoelettrico), sono definiti isoenzimi o isozimi. Isoenzimi possono trovarsi in specie o individui diversi ma anche
in compartimenti differenti della cellula.Le differenze possono derivare da: geni diversi, modificazioni post trascrizionali (splicing) o post
traduzionali (assemblaggio differente di subunità). Esempio di ISOENZIMA: la carbamil fosfato sintetasi I (CPS I) è l’isoforma
mitocondriale del ciclo dell’urea, esiste la isoforma II (CPS II) citosolica che agisce nella biosintesi delle pirimidine.
Classificazione enzimi
I ossidoreduttasi Catalizzano il trasferimento di elettroni dal composto che si ossida a quello che si riduce. Possono trasferire protoni insieme
+
agli elettroni (atomi di idrogeno), si dividono in: DEIDROGENASI: ossidano il substrato sottraendo H2, gli accettori sono NAD e FAD.
OSSIDASI: ossidano sottraendo uno o più atomi di H o uno o più elettroni, accettore l’ O 2. OSSIGENASI: catalizzano il legame diretto
dell’O2 molecolare al substrato. PEROSSIDASI: ossidano il substrato utilizzando H2O2. TRASPORTATORI di ELETTRONI: i citocromi
nella respirazione cellulare. SISTEMI OSSIDANTI MULTIENZIMATICI: esempio i perossisomi (vescicole contenenti perossidasi e
ossidasi) e la piruvato deidrogenasi (PDH, un complesso multienzimatico di 3 enzimi e 5 coenzimi).
II transferasi Catalizzano il trasporto di un frammento chimico da un composto che funge da donatore ad uno che funge da accettore:
•Transaminasi: trasportano il gruppo NH2 nel metabolismo degli aa, dall’amminoacido ad un alpha-chetoacido •Fosfotransferasi: catalizzano il
trasporto di un gruppo fosfato, quando il donatore è l’ATP prendono il nome di chinasi (es: esochinasi, D-glucosio fosfotransferasi nella
glicolisi).
III idrolasi Catalizzano la scissione di un substrato introducendo una molecola di H2O. •Peptidasi: scindono il legame peptidico.•Fosfatasi:
idrolizzano il legame estere tra un acido fosforico (Pi) e il gruppo –OH di molti composti.
IV liasi Catalizzano il distacco non idrolitico di un frammento chimico da un substrato.•Decarbossilasi: le amminoacido decarbossilasi,
decarbossilano l’aa producendo la rispettiva ammina.
V isomerasi Modificano il substrato trasformandolo in un suo isomero.
•TIM, trioso-fosfato-isomerasi: catalizza il passaggio da un chetoso ad un aldoso, da diidrossiaceton-fosfato a gliceraldeide 3-fosfato e
viceversa.
VI ligasi Catalizzano il legame tra due composti (legame C-C; C-N; C-S; C-O) utilizzando l’energia di molecole come l’ATP , il GTP o altri
nucleotidi.
•aminoacil tRNA sintetasi: catalizza il legame dell’aa al proprio tRNA.
COENZIMI Si tratta di gruppi prostetici, cofattori, che interagiscono con l’enzima per portare a termine la funzione catalitica.
Il gruppo prostetico è chimicamente differente dall’enzima, non è costituito da amminoacidi. La parte proteica prende il nome di apoenzima,
il complesso di oloenzima (apoenzima + coenzima). Molti coenzimi derivano dalle vitamine. Vi sono gruppi prostetici che non abbandonano
mai l’enzima e coenzimi che interagiscono prendendo contatto per il solo tempo della catalisi con l’enzima.
Coenzima A (CoA-SH) dalla vitamina B5 (acido pantotenico ottenuto da acido pantoico + beta- alanina).
NAD+: nicotinammide adenin dinucleotide che trasporta 2e- e 2H+ e deriva dalla vitamina PP (niacina o acido nicotinico).
NADP+: nicotinammide adenin dinucleotide fosfato che trasporta 2e- e 2H+ come il NAD+ ma possiede un ulteriore gruppo fosfato (al 3’ del
ribosio dell’adenina) ed è utilizzano nelle reazioni ANBOLICHE, mentre il NAD+ è utilizzato nelle reazioni CATABOLICHE.
FAD: flavin adenin dinucleotide, deriva dalla vitamina B2 (riboflavina) e trasporta 2e- e 2H+
Regolazione enzimatica: il controllo di una via metabolica si attua attraverso: 1 controllo disponibilità enzimi (attraverso il controllo
dell’espressione genica e controllo della degradazione) e 2 modulaizone dell’attività dei suoi enzimi
Regolazione ALLOSTERICA il legame dell’effettore allosterico cambia la conformazione dell’enzima e può provocare:
aumento o diminuzione dell’affinità per il substrato.
Regolazione COVALENTE
REG. MEDIANTE proteine di controllo il legame di ioni calcio alla calmodulina ne modifica la conformazione rendendola capace di legare
l’enzima da regolare.
INIBIZIONE ENZIMATICA: competitiva L’inibitore lega l’enzima nel sito di legame del substrato, competendo con quest’ultimo per il
legame. modificabile con la concentrazione di S, con grandi concentrazioni di S la velocità della reazione si avvicina a quella possibile
senza inibitore. Substrato e inibitore competono per il legame all’enzima, sullo stesso sito.
INIBIZIONE ENZIMATICA: non competitiva L’inibitore lega l’enzima in un sito diverso da quello del substrato. L’inibizione non
competitiva, non è reversibile variando la concentrazione di S.
NUTRIZIONE:
CARBOIDRATI: funzione energetica
LIPIDI: funzione energetica di riserva, funzione di struttura (membrane cellulari: fosfolipidi e colesterolo) e regolatori (ormoni steroidei)
LE PROTEINE: funzione di struttura e regolazione (espressione genica, ormoni)
SALI MINERALI: regolano le complesse attività enzimatiche dell’organismo, aiutano nella costituzione ormoni, enzimi e vitamine;
equilibrio idrico, aiutano le funzioni neuro-muscolari; concorrono all’accrescimento, al ricambio e mantenimento tessuti e strutture corporee
Le vitamine liposolubili
Vitamina A: retinoidi negli alimenti animali; pro vitamina nei vegetali, beta-carotenoidi. •ruolo biologico: visione (è il gruppo prostetico dei
pigmenti visivi), modulazione espressione genica, riproduzione, sviluppo embrionale, crescita e differenziamento cellulare, funzione
immunitaria; •carenza: emeralopia (cecità notturna), xeroftalmia (siccità distruttiva dell'epitelio congiuntivale), cecità, suscettibilità alle
infezioni.
Vitamina D: pro vitamina attiva dai raggi UV, da idrossilazioni nel fegato e nel rene;
•ruolo biologico: aumenta l’assorbimento del calcio nell’intestino; •carenza: astenia, maggiore rischio di infezioni, irritabilità, inappetenza,
maggiore fragilità ossea;
Il trasporto del glucosio Nell’intestino il glucosio viene trasportato all’interno delle cellule dal lume grazie ad un simporto con il sodio,
entrambi i substrati si muovono secondo gradiente di concentrazione diffusione facilitata. Il recettore di chiama SGLUT1. Il gradiente del
sodio è garantito dalla pompa sodio potassio che, con consumo di ATP, fa uscire 3Na+ ed entrare 2K+ nella cellula.
Esistono 5 GLUT, trasportatori del glucosio, GLUT1 è ubiquitario e consente la diffusione facilitata del glucosio dal circolo ematico
all’interno delle cellule, ha un sito di legame per il glucosio extracitoplasmatico, quando lega il substrato cambia conformazione, libera il
substrato nel citosol e torna alla sua prima conformazione. Il glucosio entra nelle cellule secondo gradiente di concentrazione, questo gradiente
è mantenuto dalla modificazione (fosforilazione) del glucosio in entrata nella cellula.
RESPIRAZIONE CELLULARE FORMATA DA 5 TAPPE: 1Glicolisi 2Tappa intermedia 3Ciclo di Krebs 4Catena di trasporto degli
elettroni 5Fosforilazioe ossidativa
FASE 1 GLICOLISI Il termine deriva dal greco: DOLCE SCISISONE. È il processo di degradazione anaerobia del glucosio. Molto
conservato. Centrale nel catabolismo energetico dell’uomo e di molti altri organismi. Negli eritrociti e nei neuroni la glicolisi è l’unica fonte di
energia. Tutte le reazioni sono citosoliche.
FASE PREPARATORIA
Dal glucosio al fruttosio-1,6-bisfosfato, consumo di 2 mol di ATP/1mol di glucosio Tappe 0-4
FASE di RECUPERO di ENERGIA Dal fruttosio-1,6-bisfosfato all’acido piruvico. Fosforilazioni a livello del substrato produzione di 4
+ +
mol ATP/1mol glucosio (tappe 6 e 9) . Riduzione di NAD a NADH+H (tappa 5)
TAPPA 0: fosforilazione del glucosio
Tutto il glucosio in entrata nella cellula viene fosforilato in posizione 6 ad opera di una chinasi (II), la esochinasi.
La fosforilazione rende il glucosio NON riconoscibile dai trasportatori, inoltre non intacca il gradiente di concentrazione permettendo al
glucosio stesso di continuare ad entrare nella cellula.
Qualunque sia il destino del glucosio, questa fosforilazione deve avvenire, ecco perché non è considerata, in alcuni testi, una vera tappa
della glicolisi e noi la chiamiamo TAPPA ZERO.
TAPPA 1: ISOMERASI (V)
Conversione del glucosio-6-fosfato a fruttosio-6-fosfato ad opera di un enzima di classe V, una fosfoesoso isomerasi, questa reazione fa sì
che il glucosio prenda la via della glicolisi che quindi comincia ufficialmente da questa reazione:
TAPPA 2: fosforilazione REAZIONE IRREVERSIBILE
Ad opera della fosfofruttochinasi 1 (PFK1), una chinasi di classe II, avviene la fosforilazione, con consumo di ATP del fruttosio-6-fosfato
a fruttosio-1,6-bisfosfato: 2 mol di ATP consumate (tappa 0 e tappa 2) per ogni mol di glucosio
TAPPA 3: lisi del glucosio
Un enzima di classe IV, una liasi, l’aldoliasi catalizza la lisi del fruttosio-1,6-bisfosfato ad idrossiaceton fosfato e gliceraldeide-3-fosfato.
Il grado di ossidazione tra substrato e prodotti NON cambia.
TAPPA 4: isomerasi (V)
La TIM, la triosofosfato isomerasi converte diidrossiaceton fosfato in gliceraldeide-3-fosfato e viceversa. FINE DELLA FASE
PREPARATORIA
FIN QUI: da 1 mol di glucosio a 6 atomi di C sono state ottenute 2 mol di un composto a 3 atomi di C, la gliceraldeide-3-fosfato.
Da qui in avanti bisogna moltiplicare X2 tutte le reazioni della glicolisi.
FASE di RECUPERO di ENERGIA
+
TAPPA 5: reazione ossidoreduttasica Un enzima di classe I che utilizza NAD come coenzima, ossida la gliceraldeide-3-fosfato ad
acido-1,3 bisfosfoglicerico. L’enzima è la GAP-DH (gliceraldeide fosfato deidrogenasi): catalizza l’ossidazione da aldeide ad acido, riduce il
+
NAD e lega un acido ortofosforico (un fosfato inorganico H PO ) all’acido glicerico. Questa reazione produce un composto ad alta energia.
3 4
TAPPA 6: fosforilazione a livello del substrato, produzione di ATP
La fosfoglicerato chinasi (II) stacca il P ad alta energia in posizione 1 dell’acido-1,3- bisfosfoglicerico e lo trasferisce su una molecola di
ADP, formando ATP
fosforilazione a livello del substrato.
TAPPA 7: isomerasi (V)
Un enzima isomerasico, una mutasi, catalizza lo spostamento del gruppo fosfato dell’acido-3-fosfoglicerico dalla posizione 3 alla
posizione 2
TAPPA 8: disidratazione (IV) L’enolasi è una liasi (IV) che catalizza la disidratazione dell’acido-3-fosfoglicerico a fosfoenolpiruvato
(PEP). La perdita della molecola di acqua provoca una ridistribuzione dell’energia tale per cui l’idrolisi del PEP ha un G molto più negativo
di quello dell’acido-2-fosfoglicerico, è un composto ad alta energia:
TAPPA 9: fosforilazione a livello del substrato, produzione di ATP
Il PEP è un composto ad alta energia di idrolisi, questa viene utilizzata per la produzione di una molecola di ATP tramite fosforilazione a
livello del substrato.
L’enzima è la piruvato chinasi (II). La reazione è irreversibile.
Si forma acido piruvico, in un primo momento nella sua forma enolica che subito si converte nella forma chetonica.
Il prodotto della glicolisi: l’acido piruvico
Alla tappa 9 della glicolisi si produce acido piruvico che è un composto NON GLUCIDICO. La glicolisi parte dunque da un aldoesoso
(aldeidico), un monosaccaride, GLUCIDICO e si conclude con un composto ACIDO ovvero più ossidato dell’aldeide di partenza.
L’acido piruvico è un -cheto acido.
La regolazione della glicolisi La glicolisi è finemente regolata a diversi livelli e attraverso diversi meccanismi.
La carica energetica della cellula in termini di rapporto ATP/ADP: bassi rapporti segnalano una bassa carica energetica e dunque stimolano la
glicolisi, mentre alti rapporti indicano un’alta carica energetica della cellula che costituisce il segnale per diminuire la velocità della glicolisi.
I livelli di ossigeno: in condizioni anaerobie la glicolisi procederà verso la fermentazione (lattica o alcolica), mentre per alte pressioni di 0 si
2
avranno reazioni ossidative (tappa intermedia, ciclo di Krebs, catena di trasporto degli elettroni e fosforilazione ossidativa).
FASE 2: TAPPA INTERMEDIA
LA TAPPA INTERMEDIA A DECARBOSSILAZIONE OSSIDATIVA DEL PIRUVATO: L’acido piruvico, prodotto finale della glicolisi,
deve essere ossidato ad acido acetico che potrà entrare nel ciclo degli acidi tricarbossilici o ciclo di Krebs.
Si tratta quindi di una tappa intermedia tra glicolisi e Krebs catalizzata da un complesso multienzimatico mitocondriale noto come piruvato
deidrogenasi costituito da molte copie dei tre enzimi che lo costituiscono (E1, E2, E3). Il complesso della piruvato deidrogenasi è costituito da
3 enzimi e 5 coenzimi.
FASE 3: ciclo dell’acido cictrico o ciclo degli acidi tricarbossilici o ciclo di Krebs
Funzioni
-Ossidare completamente a CO2 l’acetil-CoA proveniente dal glucosio
-produrre molecole trasportatrici di elettroni, ridotte, che saranno ossidate nella catena di trasporto degli elettroni.
Si tratta di un ciclo poiché il substrato da cui si parte, l’acido ossalacetico (ossalacetato) è ricostituito alla fine delle 8 reazioni.
Si tratta inoltre di un processo anfibolico poiché serve ai processi cellulari sia catabolici che anabolici.
Il ciclo di Krebs fornisce infatti molti intermedi metabolici per diversi processi biosintetici cellulari (gluconeogenesi; anabolismo dei lipidi;
anabolismo dei nucleotidi) ed è interconesso al catabolismo dei lipidi e degli amminoacidi.
1 FORMAZIONE DI CITRATO: 1 molecola a 2 atomi di carbonio viene trasferita (classe II) su un intermedio a 4C,, si produce così acido
citrico, un acido a 6C, tricarbossilico.
2 FORMAZIONE DI ISOCITRATO: L’aconitasi sposta il gruppo ossidrilico da un carbonio terziario ad un carbonio secondario (classe
liasi, IV).
3 OSSIDAZIONE DI ISOCITRATO AD ALFA-CHETOGLUTARATO E CO2 (PRIMA DECARBOSSILAZIONE OSSSIDATIV DEL
CICLO) Viene prodotta la prima molecola di CO2 del ciclo e il primo NAD ridotto. Il prodotto della reazione ha 5C. L’enzima è di classe I:
ossidoreduttasi.
4 OSSIDAZIONE DI ALFA-CHETOGLUTARATO A SUCCINIL-COA E CO2 (Seconda decarbossilazione ossidativa del ciclo). La
reazione è caratterizzara dal complesso alfa-chetoglutarato deidrogenasi. Molto simile alla piruvato deidrogenasi sia nella struttura che nel
meccanisco d’azione. Nella reazione, il succinile viene legato al CoA. Vengono prodotti la seconda molecola di CO2 del ciclo e il secondo
NAD ridotto. Il prodotto è a 4C. L’acetil-CoA è stato completamente ossidato.
5 CONVERSIONE DI SUCCINIL-CoA A SUCCINATO: fosforillazione a livello del sunstrato. L’enzima è una ligasi (VI) detta anche
succinato CoA ligasi.
La reazione consente di produrre una molecola di GTP grazie all’energia del tioestere, il GTP viene immediatamente trasformato in ATP da un
nucleoside difosfato kinasi. GTP+ADP GDP+ATP
L’acido succinico è un intermedio a 4C.
Fin qui: A questo punto il ciclo degli acidi tricarbossilici ha ossidato i 2C dell’acido acetico a CO ed ha prodotto 2 NAD ridotti (in
2
terza e quarta reazione) ed un ATP (fosforilazione a livello di substrato nella quinta reazione).
Siamo partiti da un intermedio a 4C, l’ossalacetato a cui abbiamo aggiunto 2C dell’acido acetico (che abbiamo ossidato
completamente ad anidride carbonica) e siamo giunti ad un intermedio a 4C, il succinato (acido succinico).
Le reazioni successive servono per trasformare il succinato (4C) in ossalacetato (4C) per tornare quindi ciclicamente al substrato
iniziale il ciclo.
Nel corso di tali reazioni si produrranno due ulteriori trasportatori di elettroni ridotti: 1 FAD e 1 NAD ridotti.
6 OSSIDAZIONE DI SUCCINATO A FUMARATO la succinato deidrogenasi è il complesso II della catena di trasporto degli
elettroni.
7 IDRATAZIONE DI FUMARATO A MALATO La fumarasi (liasi) è stereospecifica, riconosce cioè come substrato l’isomero trans, il
fumarato e NON l’isomero cis, il maleato, producendo l’L-malato e non il D-malato
8 OSSIDAZIONE DI MALATO A OSSALACETATO Il MALATO subisce ossidazione ad ossalacetato, La reazione consente di
ripristinare il substrato di partenza del ciclO e produrre un altro NAD ridotto.
FASE 4 E 5: CATENA DI TRASPORTO DEGLI ELETTRONI, FOSFORILAZIONE OSSIDATIVA Il mitocondrio
Sede di:
Trasformazione dell’acido piruvico in acetil-CoA (piruvato deidrogenasi): la tappa intermedia tra glicolisi e Krebs della respirazione
cellulare (nella matrice); Ciclo di Krebs (nella matrice); Catena di trasporto degli elettroni (nella membrana interna);
Fosforilazione ossidativa (nella membrana interna).
La catena di trasporto degli elettroni 4 complessi:
Generazione del gradiente protonico I complessi I, III e IV associano il passaggio degli elettroni a quello dei protoni:
10 H+ sono pompati nello spazio intermembrana creando un gradiente elettrochimico di protoni che rappresenta una fonte di energia
La fosforilazione ossidativa: l’ATP sintetasi Si trova nella membrana interna del mitocondrio, è costituita da 2 parti: F che attraversa il
0
doppio strato di fosfolipidi e contiene il canale per i protoni; F dotata di attività catalitica.
1
Meccanismo d’azione dell’ATP sintetasi Quando i protoni fluiscono attraverso il canale di F0 il cilindro e l’asse ruotano.
Il movimento si propaga alla subunità F1. Le subunità β di F1 cambiano conformazione e la subunità si associa a turno ad ognuna di esse.
F1 contiene tre subunità β che si trovano in questa conformazione: una lega ATP, una lega APD e la terza è vuota.
La subunità ruota e prende contatto con le subunità β e si ha una modificazione conformazionale cooperativa delle 3 subunità che permette
il legame alternativo: ADP + Pi ; ATP ; rilascio di ATP.
Per un giro completo occorrono 3 H+ (ogni protone fa ruotare di 120°) in questo modo si ottengono i 3 cambi di conformazione che
consentono di
legare un fosfato ad un ADP e produrre 1 ATP. 1 NADH fa produrre circa 3 ATP
1 FADH2 fa produrre circa 2 ATP
La differenza è dovuta al fatto che nel caso del FADH2, gli elettroni entrano in catena di trasporto al complesso II e dunque fanno passare
meno protoni.
Regolazione della fosforilazione ossidativa E’ regolata dalla carica energetica della cellula, cioè:
- alte concentrazioni di ADP e Pi attivano la catena di trasporto e la fosforilazione ossidativa, (PROCESSI ACCOPPIATI)
- alte concentrazioni di ATP inibiscono
LA TERMOGENINA è UN DISACCOPPIANTE: Il trasporto dei protoni è disaccoppiato dalla sintesi di ATP, così si dissipa il gradiente
protonico sottoforma di calore.
Resa in ATP della ossidazione aerobia del glucosio: 38 ATP
FINE LEZIONE 1
LA GLUCONEOGENESI: Nelle cellule epatiche il glucosio può essere sintetizzato a partire da precursori non glucidici, intermedi
metabolici che provengono dal metabolismo degli amminoacidi, dal ciclo di Krebs, dal glicerolo degli acidi grassi.
In situazioni di digiuno prolungato la demolizione degli amminoacidi può fornire precursori per la gluconeogenesi.
Le cellule epatiche utilizzano la gluconeogenesi per: rendere disponibile glucosio all’organismo
immagazzinare glucosio sottoforma di glicogeno eliminare molecole potenzialmente tossiche come il lattato (ciclo di Cori).
Alcuni distretti corporei come i neuroni e gli eritrociti dipendono unicamente dal glucosio come fonte di energia, tra i pasti e durante l’attività
fisica il glucosio deve quindi essere reso disponibile per questi tipi cellulari tramite la gluconeogenesi.
Gluconeogenesi e glicolisi
La gluconeogenesi NON è l’inverso della glicolisi per due motivi:
i due processi sono regolati in maniera da non avvenire mai contemporaneamente;
nella glicolisi vi sono 3 tappe irreversibili:
Tappa 9: fosfoenolpiruvato piruvato (piruvato chinasi)
Tappa 2: F-6-P F-1,6-bifosfato (fosfofruttochinasi)
Tappa 0: G G-6-P (esochinasi).
Nella gluconeogenesi avremo 3 deviazioni, tutti gli altri enzimi sono comuni ai due processi.
Fase I: ossidoreduttasica
Reazione1)
Il glucosio-6-fosfato è ossidato ad acido-6-fosfogluconico, in questa reazione è ossidato il carbonio 1 del glucosio, si ha l’apertura del ciclo e si
produce una molecola di NADP ridotto:
Reazione 2)
il 6-fosfogluconato è ossidato a ribulosio-5- fosfato con perdita di una molecola di anidride carbonica (il C1 del glucosio iniziale) e produzione
di una seconda molecola di NADP ridotto.
classe I
6-fosfogluconato ribulosio-5-P + CO2 + NADPH + H+
3) Il ribulosio (chetoso) è convertito in ribosio (aldoso) da una isomerasi (fosfopentosio isomerasi) che sposta il doppio legame C=O (carbonile)
dalla posizione 2 alla 1 (da chetoso ad aldoso)
Regolazione della GLICEMIA: INSULINA E GLUCAGONE INSULINA: prodotta dalle cellule beta GLUCAGONE: prodotto dalle
cellule aplpha
Regolazione ormonale del metabolismo del glicogeno
Nel fegato glucagone ed adrenalina fanno degradare il glicogeno ed aumentare quindi il rilascio di glucosio nel sangue, aumenta la
concentrazione ematica del glucosio affinché sia disponibile per le cellule dell’organismo.
Nella cellula muscolare:
l’insulina fa sintetizzare glicogeno (abbassando la concentrazione ematica di glucosio quindi);
l’adrenalina fa degradare il glicogeno per rendere disponibile alla cellula il glucosio per la produzione di energia (risposta attacca e fuggi).
LIPIDI Composti ternari (C, H, O) apolari, insolubili in acqua con funzione di riserva energetica, strutturale e informazionale (ormoni).
HDL ed LDL Si tratta di complessi lipoproteici contenenti proteine di trasporto, trigliceridi e colesterolo:
Le LDL trasportano il colesterolo dal fegato al resto del corpo – “colesterolo cattivo”
Le HDL trasportano il colesterolo dalla periferia al fegato per la sua degradazione ad acidi biliari - “colesterolo buono”
Alti livelli di LDL e bassi livelli di HDL = sviluppo di malattie cardiache, fattore di rischio per la formazione di placche aterosclerotiche (ictus-
infarto)
Fattori esterni (oltre alla dieta): Esercizio fisico aumenta le HDL = minor rischio cardiaco Fumo diminuisce le HDL = alto rischio cardiaco
Il catabolismo ossidativo degli acidi grassi Un volta entrati nelle cellule (ad esempio le cellule muscolari) dal torrente ematico, dall’intestino
oppure dopo mobilizzazione dal tessuto adiposo, gli acidi grassi devono essere 1) attivati e 2) trasportati nei mitocondri dove ha luogo il loro
metabolismo ossidativo, la β-ossidazione.
ATTENZIONE: in questa reazione catalizzata dall’acil-CoA sintetasi viene consumato 1 ATP che EQUIVALE PERO’ ad un consumo
totale di 2 ATP, poiché l’AMP qui prodotto NON potrà essere fosforilato direttamente, ma dovrà prima essere convertito in ADP con
consumo di una seconda molecola di ATP:
Per essere ossidato completamente un acido grasso necessita di 3 processi: la β-ossidazione il ciclo dell’acido citrico la
fosforilazione ossidativa.
SINTESI degli ACIDI GRASSI
La fonte di acetili : L’acetil-CoA necessario alla sintesi degli acidi grassi NON è quello derivante dalla β-ossidazione ma quello derivante
dal metabolismo dei carboidrati (prodotto nel mitocondrio dalla piruvato deidrogenasi) o dal catabolismo degli amminoacidi. L’acetil-
CoA MITOCONDRIALE deve essere trasportato nel CITOPLASMA per partecipare alla sintesi degli acidi grassi, verrà condensato in una
serie di reazioni “inverse” a quelle della β-ossidazione. L’acetil-CoA non può oltrepassare la membrana mitocondriale, verrà
trasformato in citrato (ossalacetato + acetile) per il quale esiste un trasportatore di membrana. La sintesi parte da malonile, non da
acetile, che sarà dunque carbossilato.
CARBOSSILAZIONE dell’ACETIL-CoA a MALONIL-CoA L’enzima (classe VI, ligasi) ha due funzioni: aggancia la CO2 alla biotina
(con consumo di 1 ATP) e la trasferisce sulla molecola di acetil-CoA.
METABOLISMO degli AMMINOACIDI Catabolismo degli amminoacidi
Gli aa in eccesso vengono degradati. Dopo l’allontanamento dell’ammino gruppo, lo scheletro carbonioso può avere due destini:
-glucogenico: fornisce intermedi del ciclo di Krebs e della gluconeogenesi;
-chetogenico: fornisce acetil-CoA che entrano nel ciclo di Krebs.
LA TRANSAMINAZIONE Gli aa nei tessuti periferici e nel fegato subiscono la transaminazione: l’ -chetoglutarato accetta i gruppi amminici
dei diversi aa trasformandosi in glutammato.
L’enzima è della famiglia delle amminotransferasi (transaminasi), di classe II, che hanno come coenzima il piridossal fosfato (PLP) (dalla
vitamina B6). L’amminoacido donatore del gruppo amminico si trasforma nel corrispondente -chetoacido.
Meccanismo a ping-pong:
-il gruppo amminico viene ceduto dall’amminoacido e accettato dal PLP;
-successivamente il gruppo amminico è ceduto dal PLPall’-chetoglutarato che diviene glutammato.
Gli accettori dei gruppi amminici I gruppi amminici vengono trasferiti da reazioni a ping-pong dai vari amminoacidi agli accettori finali che li
trasporteranno verso il ciclo dell’urea. Nel fegato l’accettore finale dei gruppi amminici è il glutammato tramite cui l’azoto entra nel ciclo
dell’urea.
La DESAMMINAZIONE OSSIDATIVA degli aa Nel mitocondrio degli epatociti il glutammato è desaminato da un enzima di classe I, la
glutammato deidrogenasi mitocondriale che libera l’atomo di azoto come ione ammonio e l’-chetoglutarato.
Il trasporto dell’ammoniaca dai tessuti periferici al fegato
Avviene dalla maggior parte dei tessuti via glutammina (il glutammato accetta un gruppo ammonio e diviene glutammina),
il muscolo utilizza la via dell’alanina (il piruvato accetta un gruppo ammonio e diviene alanina).
Iperuricemia e Gotta
- Un’alta concentrazione di acido urico (urato) nel sangue conduce ad un gruppo abbastanza comune di malattie denominato
GOTTA .
- Il termine GOTTA indica un quadro sintomatologico secondario all’IPERURICEMIA (>6,4 mg/dl-3,7 mg/dl normale).
- L’ IPERURICEMIA non è sempre sintomatica, ma in certi individui qualcosa innesca la deposizione di cristalli di urato di
sodio nelle articolazioni e nei tessuti.
- In aggiunta all’estremo dolore che accompagna attacchi acuti, attacchi ripetuti conducono alla distruzione dei tessuti e a gravi
malformazioni simili a quelle artritiche.
- Elevati livelli di acido urico non comportano necessariamente la GOTTA, che è invece dovuta ad un errore metabolico
congenito, ereditario.
Emoglobina
Curva di legame all’O2 sigmoide, legame cooperativo, molecola allosterica, presenta due forme, in una è meno affine all’ossigeno che nell’altra
e le due forme sono presenti a differenti concentrazioni di ossigeno.
Questo fa sì che nei polmoni, alta concentrazione di O2 l’Hb leghi l’O2, nei tessuti, dove c’è una bassa concentrazione di O2, l’Hb rilasci
l’ossigeno ai tessuti,
Proteine fibrose: COLLAGENE ED ELASTINA
BIOCHIMICA DEL TESSUTO OSSEO: omeostasi del calcio E regolazione ormonale
BILANCIO DEL CALCIO Il 99% del calcio corporeo (circa 1 Kg) si trova nelle ossa. Questa quantità rimane stabile ed è la piccola quota di
calcio non osseo nell’organismo a rappresentare la frazione critica per molte funzioni fisiologiche.
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BILANCIO DEL CALCIO BILANCIO DEL CALCIO Il calcio è implicato in molte funzioni fisiologiche: 1) IL Ca È UN IMPORTANTE
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SEGNALE MOLECOLARE Il movimento del calcio da un compartimento dell’organismo e un altro genera segnali del Ca . L’ingresso di
calcio nel citoplasma promuove l’esocitosi di vescicole sinaptiche e secretorie, la contrazione muscolare, la modificazione di enzimi e
trasportatori. La rimozione di calcio dal citoplasma richiede meccanismi di trasporto attivo.
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2) Il Ca fa parte del cemento intercellulare che tiene le cellule unite a livello delle giunzioni serrate
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3) Il Ca è un cofattore della cascata di coagulazione La rimozione di calcio dai campioni ematici è in grado di prevenire la coagulazione del
campione all’interno della provetta. 4) La concentrazione plasmatica di calcio influenza l’eccitabilità dei neuroni
Dato che il calcio svolge un ruolo critico nella regolazione di molte funzioni fisiologiche, la sua concentrazione plasmatica è regolata in
maniera molto precisa. L’omeostasi del calcio segue un principio di conservazione di massa:
Calcio totale dell’organismo = ingresso - uscita OMEOSTASI DEL CALCIO
Ca2+ totale dell’organismo è suddiviso in 3 compartimenti:
1) Nel plasma circa la metà del calcio è legata a proteine plasmatiche e altre molecole.
2) Ca2+ intracellulare: comprende la concentrazione di calcio libero nel citosol. Il calcio inoltre è concentrato a livello dei
mitocondri e del reticolo sarcoplasmatico. Questi gradienti elettrochimici favoriscono lo spostamento del calcio nel citosol
quando i canali del Ca2+ si aprono.
3) Matrice extracellulare (OSSO): l’osso rappresenta la più grande riserva di Ca2+ dell’organismo. La maggior parte del
calcio nell’osso è sottoforma di cristalli di idrossiapatite. Questa riserva può essere utilizzata per mantenere l’omeostasi
plasmatica di calcio.
Quota di ingresso
È costituita dal Ca2+ assunto tramite la dieta e assorbito dall’intestino tenue. Solo un terzo di calcio ingerito è assorbito e l’assorbimento
è regolato da meccanismi ormonali.
Quota in uscita
La perdita del calcio dall’organismo.
Avviene principalmente attraverso i reni, con una piccola quota escreta mediante le feci.
Il bilancio del calcio è regolato da 3 ormoni che regolano il flusso del Ca2+ tra osso, rene e intestino:
1) LaCALCITONINA; è un ormone costituito da un polipeptide di 32 aminoacidi, prodotto dalle cellule C o cellule parafollicolari della
tiroide. La calcitonina viene rilasciata quando il Ca2+ plasmatico AUMENTA.
La calcitonina agisce a livello osseo e renale, aumentando l'escrezione renale di fosforo e stimolando il riassorbimento del calcio,
favorendone la deposizione nelle ossa (aumenta la mineralizzazione ossea, il deposito di Ca nell’osso). È ipocalcemizzante
2) L’ORMONE PARATIROIDEO (PHT); E’ un polipeptide a catena singola formato da 84 amminoacidi e ha la funzione di aumentare
la concentrazione plasmatica di Ca2+.
EFFETTO IPERCALCEMIZZANTE regola l’assorbimento nell’intestino e il riassorbimento a
livello renale.
In presenza di una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue (ipocalcemia) l’ormone aumenta la mobilizzazione del calcio
dall’osso inibendo gli osteoblasti (direttamente) e attivando gli osteoclasti (indirettamente) maggiore liberazione di Ca dall’osso.