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Nonostante gli enzimi siano molto diversi tra di loro, possono essere classificati in base ad uno
stesso tipo di reazione catalizzata:
● ossidoreduttasi: quelli che catalizzano le ossidoriduzioni e si occupano del trasferimento di
elettroni
● transferasi: quelli che trasferiscono gruppi funzionali da una molecola all'altra
● idrolasi: catalizzano le reazioni di idrolisi, come per esempio la scissione dei polimeri in
monomeri
● liasi: formano o spezzano doppi legami, quindi sono responsabili della reazioni di addizione
o eliminazione
● isomerasi: creano degli isomeri, come il passaggio da cis a trans del retinale
● ligasi: formano legami a seconda del caso, quindi per esempio catalizzano le reazioni di
condensazione di un polimero. (C-N, C-C, C-S, C-O e C-N)
Nel suo complesso la reazione tra enzima e substrato si può riassumere con:
Cinetica enzimatica
Due ricercatori svilupparono un'equazione cinetica che
metteva in relazione la concentrazione del substrato con la
velocità della reazione catalizzata, secondo un modello
tutt'ora valido.
Nel grafico, sull'asse delle ascisse è posto il quantitativo di
substrato (quindi la quantità di reagente che stiamo
usando) e sull'asse delle ordinate è posta la velocità della
reazione.
L'andamento di una reazione enzimatica ha una cinetica di
primo ordine e segue l'equazione V= K [S]. Con
un'equazione del genere ci si aspetterebbe una retta di
coefficiente angolare K, invece, inizialmente la velocità
segue l'andamento prevedibile dell'equazione, ma poi inizia
a crescere, tendendo a stabilizzarsi su un valore che rimane
costante, che è la velocità massima. In una reazione senza
catalizzatore posso aumentare la quantità di substrato,
aumentandone la velocità, invece in una reazione catalizzata, l'enzima che sta partecipando alla
catalisi enzimatica deve prima saturare tutto il substrato, perciò un'aggiunta di substrato non
aumenta la velocità.
Quando si stabilizza, la velocità inizia a diventare indipendente dalla concentrazione del substrato
e la reazione è in realtà di ordine zero rispetto al substrato.
La velocità di una reazione catalizzata si misura con il numero di turnover, che rappresenta il
numero netto di molecole di substrato convertite in prodotto da una singola molecola enzimatica
nell'unità di tempo, quando l'enzima è totalmente saturato dal substrato.
La velocità massima della reazione (Vmax) si ha quando tutto l'enzima è presente sotto forma di
complesso ES, cioè tutto legato al substrato. Questa condizione però esiste solo quando ho
un'elevata concentrazione del substrato. L'effetto saturante del substrato è una proprietà
caratteristica degli enzimi responsabile dell'appiattimento della curva.
La velocità di catalisi (Vo) è definita come moli di prodotto formate al secondo. Viene determinata
dalla demolizione di ES per formare P. Infatti, il vero passaggio importante che determina la
velocità di reazione è lo stadio più lento, quindi la trasformazione del substrato nel prodotto.
Vo= K2 (costante cinetica in questa trasformazione) * [ES]. La reazione quindi dipende dalla
quantità di complesso ES che ho. Se la concentrazione si stabilizza, allora si stabilizza anche la
velocità, che diventa costante.
inibizione
Le reazioni enzimatiche, specialmente quelle cellulari, vengono continuamente controllate in
modo da decidere dove e quando farle avvenire, perché sarebbe impensabile farle avvenire
contemporaneamente. Tutto ciò è possibile grazie all'intervento di attivatori, che aumentano
l'attività catalitica degli enzimi, o di inibitori, che la bloccano. Gli enzimi possono essere inibiti,
attraverso gli inibitori, diminuendone la velocità di reazione. Gli inibitori si legano all'enzima
mediante legami e possono essere agenti fisici o chimici. La maggior parte degli inibitori fisici
permettono di avere una reazione reversibile, cioè è possibile riportare l'enzima al suo stato
iniziale anche dopo l'intervento di un inibitore. Contrariamente, molti inibitori chimici favoriscono
reazioni irreversibili, perché modificano permanentemente l'enzima legandosi attraverso legami
covalenti e quindi, anche dopo l'intervento dell'inibitore, non è possibile riportare l'enzima alla
forma iniziale. Quindi gli inibitori possono distinguersi in:
● inibitori reversibili: il legame che si crea tra inibitore ed enzima non è permanente, o
covalente, ma è soggetto ad un equilibrio e quindi la reazione può essere riportato allo
stato iniziale. (monossido di carbonio)
● inibitori irreversibili: alterano permanentemente un gruppo funzionale del sito attivo
essenziale per l'attività catalitica. Alcuni inibitori irreversibili sono farmaci importanti o
veleni potenti:
○ penicillina: agisce modificando covalente mente l'enzima transpeptidasi e in questo
modo la sintesi della parete batterica viene bloccata e i batteri tendono a morire.
○ gas nervini: utilizzati nella guerra chimica
○ cianuro
○ ddt
○ neurotossine: sono stostanze che vanno a modificare in maniera permanente alcuni
enzimi del metabolismo.
Ci sono diversi tipi di inibizione attraverso la quale gli inibitori agiscono sugli enzimi:
● inibizione competitiva: nell'inibizione competitiva partecipa un inibitore che ha una forma
molto simile a quella del substrato dell'enzima, e quindi si crea una "competizione" tra il
substrato e l'inibitore per legarsi al sito attivo dell'enzima. La reazione inizia solo se è il
substrato a legarsi al sito attivo, mentre se arriva prima l'inibitore non accade nulla. Perciò, è
necessario rendere più probabile l'arrivo del substrato rispetto all'inibitore, e il modo più
semplice per farlo è aumentare la quantità di substrato.
esempi di inibitori competitivi:
○ farmaci sulfamidici, derivanti dalla sulfanilamide, che agisce come inibitore
competitivo di una sostanza chiamata acido-parammidobenzoico (PABA),
necessaria a dei batteri per la sintesi dell'acido folico.
○ statine, che vengono usate per chi ha il colesterolo troppo alto. Nel nostro organismo
il colesterolo viene prodotto autonomamente dalle cellule, aldilà dell'assunzione.
Quando l'eccesso di colesterolo nel sangue è legato ad una troppo elevata
produzione viene consigliata l'assunzione di questi farmaci, per rallentarne la
produzione.
la Vmax resta uguale, ma aumenta la Km
● inibizione non competitiva: l'inibitore non si lega al sito attivo, ma si lega ad un'altra zona
dell'enzima, quindi, a differenza di quella
competitiva, il substrato e l'inibitore non
competono per raggiungere lo stesso punto.
Visto che l'inibitore si lega in un'altra zona,
questo provoca una modifica della
conformazione dell'enzima. Questa modifica
fa sì che il substrato non venga più
trasformato, e quindi la catalisi viene bloccata,
senza la formazione del prodotto. Proprio per
questo motivo, nell'inibizione non competitiva
è inutile aumentare la concentrazione di
substrato.
Si abbassa la Vmax ma non si modifica la Km.
● inibizione incompetitiva: l'inibitore non riesce a legarsi all'enzima da solo, quindi non si
lega nemmeno al sito attivo. Quindi, come prima, anche in questo caso non si può
rimuovere l'effetto inibitorio con un eccesso di substrato, proprio perché l'inibitore si lega in
un altro punto. Nell'inibizione incompetitiva si forma prima il complesso ES e solo dopo
l'inibitore può legarsi ALL'ENZIMA. Il complesso ESI non procede verso la formazione di
alcun prodotto.
Si modificano sia la Vmax che la Km perché:
○ L'enzima viene bloccato → abbassamento della Vmax
○ per avere una percentuale di complesso ES ancora funzionante bisogna
aumentare il substrato → abbassamento della Km
enzimi regolatori
Gli enzimi regolatori sono capaci di modulare la propria attività catalitica in risposta a segnali
biologici. Il fatto che gli enzimi possano essere inibiti o bloccati temporaneamente costituisce un
vantaggio per la cellula. la possibilità di poter controllare gli enzimi permette anche di controllare
la formazione del prodotto. Questo è molto importante perché studiando le patologie si è
scoperto che non è solo la presenza o meno di alcune sostanze a determinare una forma
patologica, ma è anche la quantità. Questo significa che bisogna garantire che questo prodotto
sia presente o meno solo quando serve, perché un eccesso di prodotto che di per sé sarebbe utile
può anche sbilanciare a livello metabolico l'equilibrio della cellula.
Ci sono diversi sistemi di controllo degli enzimi:
● controllo da feedback negativo: quando all'interno della cellula il prodotto finale inizia a
presentarsi in quantità elevate, è proprio quest'ultimo che agisce come inibitore su uno
degli enzimi che lo producono, come se fosse un autoregolamentazione.
● enzimi allosterici: sono proteine con struttura quaternaria che, oltre al sito attivo,
possiedono anche dei siti allosterici, ai quali si legano i modulatori, cioè inibitori o attivatori.
○ in una si trova il sito attivo
○ in un'altra subunità si trova il sito regolatore, al quale si lega l'inibitore o l'attivatore. Il
sito regolatore può essere nella configurazione attivata oppure in quella inattivata.
Un esempio è l'emoglobina. L'emoglobina è formata da 4 subunità, due alfa e due beta. In
ognuna delle subunità è presente il gruppo "eme", contenente il ferro, che è poi quello che
dovrà legare l'ossigeno, che può essere legato da ognuna delle quattro catene di
amminoacidi.
L'effetto cooperativo rappresenta un tipo di attivazione allosterica: la prima molecola di
ossigeno che si deve legare è quella che farà più fatica e quindi quella che troverà una
minore affinità. Una volta che si lega alla prima subunità, induce un adattamento generale
di tutto l'insieme che causa un aumento dell'affinità degli altri gruppi EME che ancora sono
liberi. Perciò, c'è una progressione nella funzionalità della proteina mano a mano che
ognuna della sue subunità inizia a funzionare.
Inoltre, questa regolazione è funzionale non solo all'acquisizione dell'ossigeno, ma
soprattutto al rilascio, infatti questo effetto facilita all'emoglobina il rilascio dell'ossigeno alle
cellule.
● fosforilazione o defosforilazione: questo meccanismo permette di attivare o disattivare gli
enzimi attraverso l'attacco o il distacco di gruppi fosforici per mezzo di altri enzimi come gli
enzimi della famiglia fosfatasi (defosforilano) e della chinasi (fosforilano) che trasforma
l'ATP in ADP. Nella maggior parte dei casi la fosforilazione per mezzo delle chinasi è
attivante nei confronti degli enzimi, ma non sempre è così, infatti un enzima può anche
essere attivo inizialmente e con l'intervento delle chinasi viene disattivato.