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Le reazioni all’interno delle cellule, per avvenire in tempi adeguati, richiedono l’intervento degli

Enzimi Enzimi.
La velocità nell’esecuzione di una reazione è un parametro fondamentale per soddisfare le richieste
dell’organismo come: l’ottenimento dell’energia, l’allontanamento di sostanze tossiche e di rifiuto.

All’interno della cellula procariotica tali enzimi potranno avere collocazione differenziata:
citoplasma, membrana cellulare, inclusioni citoplasmatiche (es. carbossisomi).

Negli organismi unicellulari troveremo un enzima già formato e pronto ad agire, al contrario
negli organismi pluricellulari si potranno formare forme inattive dell’enzima (Proenzimi)
che, successivamente, raggiunto il distretto d’azione, verranno modificati attivandosi.

In campo biotecnologico (alimentare, medico, ambientale, ecc) gli enzimi


saranno utilizzati tal quali come Biocatalizzatori molecolari, o sfruttati per la
loro attività all’interno delle cellule come Biocatalizzatori cellulari.
ENZIMI MONOMERICI: costituiti da una sola catena peptidica
Caratteristiche e
(subunità). Esempio: pepsina, tripsina, lisozima.
Proprietà degli Enzimi
ENZIMI OLIGOMERICI: sono costituiti da 2 o più subunità, che
possono essere uguali o diverse.

▪ Sono proteine globulari complesse Tripsina

▪ Agiscono come Catalizzatori biologici abbassando l’Energia di attivazione della


reazione a cui partecipano
▪ Agiscono a concentrazioni molto basse Alcol
deidrogenasi
▪ Restano inalterati dopo la conclusione della reazione chimica
▪ Sono altamente specifici riconoscendo i giusti substrati su cui agire
▪ Saranno costituiti da una componente proteica (Apoenzima) ed una
componente non proteica (Cofattore di natura inorganica) o (Coenzima di
natura organica, a volte Vitamine idrosolubili NAD - Niacina; FAD - Riboflavina).
Apoenzima + Coenzima = Oloenzima
Isoenzimi: Sono enzimi esistenti in forme molecolari diverse che catalizzano la stessa reazione sullo stesso substrato,
anche se spesso con modalità e velocità diverse; e in tessuti o organi differenti.

Per es., la LATTICO DEIDROGENASI (LDH), enzima che catalizza La CREATINA CHINASI (CK) catalizza la trasformazione della creatina a
la conversione del lattato in acido fosfocreatina, è costituita da due subunità che possono essere di 2 tipi: B
piruvico e viceversa, è costituita da 4 subunità, che possono (brain) e M (muscle). Presenta quindi
essere di 2 tipi, H (heart) e M (muscle). Ne 3 isoenzimi:CK1 (BB) - CK2 MB (cuore) - CK3 MM (cuore, muscolo).
derivano 5 isoenzimi.

Gli isoenzimi possono essere usati come indicatori diagnostici. Esempio nell’infarto del miocardio si ha necrosi delle cellule muscolari, i cui enzimi LDH1 e CK2 si
riversano in circolo.
Meccanismo di Il meccanismo di azione degli enzimi può essere analizzato valutando:
azione di un Enzima 1. cambiamenti energetici che avvengono nel corso della reazione
2. esaminando il ruolo del sito attivo

La velocità di una reazione, misurata come quantità di prodotto ottenuto in un tempo


definito, dipende dall’energia di attivazione. L'energia di attivazione è l'energia
minima necessaria a un sistema per innescare una reazione chimica, perché questa
possa avvenire, è necessaria la collisione di due o più molecole opportunamente
orientate e dotate di un minimo livello di energia (l'energia di attivazione, appunto),
tale da permettere la collisione malgrado le forze elettriche repulsive generate dalle
loro nubi di elettroni esterne. Gli enzimi abbassano l’energia di attivazione
aumentando così la velocità delle reazioni chimiche.
L’accoppiamento ENZIMA – SUBSTRATO avverrà secondo la teoria:
Il meccanismo d’azione di un enzima
prevede l’incontro del substrato con
CHIAVE – SERRATURA l’enzima in corrispondenza del sito
attivo (situato sulla superficie
enzimatica) con formazione di un
complesso intermedio ed, infine, del
prodotto della reazione. Al termine della
stessa, l’enzima inalterato potrà essere
coinvolto in altre medesime reazioni.

ADATTAMENTO INDOTTO
E + S → ES → E + P
La velocità di una reazione catalizzata è influenzata:

Fattori che influenzano • dalla concentrazione del substrato

l’attività enzimatica • dal pH


• dalla temperatura
• dalla presenza di inibitori

Inizialmente la velocità della reazione aumenta in modo


direttamente proporzionale alla concentrazione del substrato fino
al raggiungimento di una velocità massima che non potrà essere
superata in quanto l’enzima sarà in difetto rispetto allo stesso
substrato.
La velocità di una reazione catalizzata è influenzata oltre che dalla concentrazione del substrato anche dal pH e dalla temperatura.
Ogni enzima lavora ad un pH ottimale e una temperatura ottimale, se i valori di temperatura e pH variano, l’attività enzimatica diminuisce.
Se ci si discosta ulteriormente dai valori ottimali, avviene la denaturazione: punto di non ritorno, se si denatura difficilmente torna alla
forma nativa. Il cambiamento del pH altera il grado di ionizzazione sia del substrato che quella dell’enzima modificando il modo di
combinarsi dell’uno con l’altro. Esistono enzimi con un optimum di pH attorno alla neutralità, altri a pH acido (es. pepsina, pH 2), altri hanno
attività più o meno uguale a diversi valori di pH (es. papaina).
Molti enzimi, oltre che con i propri substrati possono combinarsi anche con altre molecole
formando complessi che perdono in parte o totalmente la capacità di legare il substrato e di
INIBIZIONE ENZIMATICA
catalizzare la reazione. Queste molecole sono indicate come inibitori. Lo studio degli inibitori si è
rivelato molto importante in farmacologia (molti farmaci sono inibitori enzimatici: statine, aspirina,
penicilline, ACE inibitori ecc.).

Gli inibitori sono divisi in due classi:


• inibitori irreversibili che inibiscono l’enzima legandosi a questo in modo stabile, spesso covalente, e quindi irreversibilmente.
• inibitori reversibili che si combinano con l’enzima per mezzo di legami deboli e possono quindi essere allontanati lasciando l’enzima
nuovamente attivo.

Gli inibitori irreversibili si combinano o


distruggono un gruppo funzionale dell’enzima
presente nel sito attivo. Poiché gli stessi gruppi
funzionali sono presenti nel sito attivo di numerosi
enzimi, uno stesso inibitore irreversibile può agire
inattivando diversi enzimi. Esempio: la Penicillina inattiva irreversibilmente la glicopeptide
transpeptidasi, un enzima chiave della sintesi del peptidoglicano
della parete batterica.
Gli inibitori reversibili possono ridurre l’attività degli enzimi in due modi:
• legandosi nel sito attivo al posto del substrato (inibitori competitivi)
• legandosi solo al complesso Enzima-Substrato e quindi in un sito diverso dal sito attivo (inibitori non competitivi)

Tale meccanismo può essere reversibile: quando la


concentrazione del substrato supera quella dell’inibitore, la
competizione di quest’ultimo diminuisce e l’enzima riprende la
sua normale attività catalitica.
Alcuni esempi sono:
L’etanolo viene utilizzato come inibitore competitivo nella
terapia dell’avvelenamento da metanolo.

Altri inibitori competitivi sono i Sulfamidici, inibitori competitivi


di un enzima batterico che catalizza la sintesi dell’acido folico,
molecola indispensabile per numerosi microrganismi.

I farmaci ACE inibitori sono inibitori competitivi usati come


farmaci nella terapia dell'ipertensione arteriosa. L'enzima
convertitore dell'angiotensina (ACE: Angiotensin converting
enzyme) fa parte di una cascata regolatrice della pressione
arteriosa.
La molecola dell’inibitore, che ha una forma diversa da quella del
substrato, si lega in questo caso nel sito allosterico formando
temporaneamente un complesso inibitore-enzima: ciò ha l’effetto di
alterare il sito attivo dell’enzima impedendone così l’azione catalitica.

L’ inibizione a feedback si verifica quando il


prodotto finale di una sequenza di reazioni agisce
occupando il sito attivo del primo enzima,
impedendo, in tal modo, che la cellula continui le
reazioni. L’obbiettivo è evitare un accumulo di
prodotto.
Classificazione degli
enzimi

VIDEO CONSIGLIATO:

http://pdb101.rcsb.org/learn/videos/how-enzymes-work

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