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Corso di Laurea: Scienze e Tecniche Psicologiche

Insegnamento: Biologia Applicata


Numero lezione: 12
Titolo: 12.1 Gli inibitori enzimatici (Attività chimica e cellula
eucariote)

GLI INIBITORI ENZIMATICI


Vi ho già spiegato che il sito attivo di un enzima e il suo substrato si riconoscono
reciprocamente in modo stereo-specifico. Talvolta tale riconoscimento può stabilirsi anche
tra il sito attivo e altre molecole, dette gli inibitori enzimatici. Si tratta di molecole simili a
quella/e che costituisce/ono il normale substrato dell'enzima e che quindi, una volta
entrate nel sito attivo, sono capaci di formare con esso un complesso più o meno stabile, il
complesso enzima-inibitore (complesso E-I). Tuttavia, contrariamente al normale
substrato dell'enzima, gli inibitori enzimatici non possono essere metabolizzati dall'enzima
e quindi non possono trasformarsi nei prodotti della reazione.

In alcuni casi gli inibitori enzimatici sono fisiologicamente presenti nella cellula. La loro
presenza rappresenta quindi una delle tante modalità con le quali una cellula può regolare
l'attività dei suoi enzimi. Più frequentemente si tratta invece di molecole di origine esterna
all'organismo, come farmaci o sostanze varie, spesso velenose, prodotte da animali o da
piante. Ad esempio, il principio attivo del farmaco a tutti noto con il nome commerciale di
Aspirina®, l'acido acetilsalicilico (un derivato artificiale dell'acido salicilico,
particolarmente abbondante nelle foglie e nella corteccia del salice) deve la sua azione
antireumatica e antinfiammatoria al fatto di essere un inibitore irreversibile degli enzimi
Ciclo-ossigenasi 1 e Ciclo-ossigenasi 2, la cui azione catalizza le sintesi delle
prostaglandine e dei trombossani, molecole che danno inizio a una risposta infiammatoria.
In particolare, l'aspirina riduce la febbre diminuendo la produzione di prostaglandine anche
a livello dell'ipotalamo, ove è situato il centro di regolazione centrale della temperatura
corporea.

Una volta che il complesso enzima-inibitore si è formato, esso può avere un diverso grado
di stabilità, con importanti conseguenze sulla funzione dell'enzima. In particolare, gli
inibitori enzimatici vengono di norma classificati sulla base della stabilità del complesso E-I
che essi formano, nelle due grandi categorie degli inibitori competitivi e inibitori non-
competitivi.

Gli inibitori competitivi


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Insegnamento: Biologia Applicata
Numero lezione: 12
Titolo: 12.1 Gli inibitori enzimatici (Attività chimica e cellula
eucariote)

Nel caso in cui il complesso E-I sia instabile, esso si scinderà spontaneamente in un
tempo più o meno breve dopo la sua formazione, rilasciando l'inibitore e rendendo il sito
attivo dell'enzima nuovamente disponibile per un nuovo legame.

In queste condizioni le molecole di substrato (S) e di inibitore (I) competono per lo stesso
sito attivo e l'entrata delle une o delle altre dipenderà dalle loro concentrazioni relative. Se
aumenta la concentrazione di S, si osserverà la formazione dei P. Al contrario, in presenza
di un’elevata concentrazione di I, non sarà catalizzata la formazione dei P.

(A) E + I ↔ E-I

(B) E + S → E-S → E + P

In conclusione, il termine “competitivo” indica il fatto che l'effetto negativo dell'inibitore


enzimatico sulla velocità della reazione può essere contrastato da un aumento della
concentrazione delle molecole di substrato, in modo che la formazione del complesso E-S
diventi più probabile di quella del complesso E-I.

A causa del loro legame reversibile al sito attivo degli enzimi, gli inibitori enzimatici di tipo
competitivo hanno una bassa tossicità e costituiscono il principio attivo di molti farmaci
correntemente usati nella terapia delle nostre malattie.

Gli inibitori non competitivi


Nel caso in cui l'inibitore enzimatico si leghi al sito attivo dell'enzima in modo stabile,
l'enzima perde in modo permanente la capacità di legare successivamente molecole di
substrato e quindi la sua attività catalitica, senza che tale fenomeno possa essere
contrastato dall'aumento di concentrazione del substrato stesso. Pertanto, il termine “non-
competitivo” assegnato a questi inibitori indica il fatto l'effetto tossico che essi esercitano
sugli enzimi bersaglio è irreversibile e indipendente dalla concentrazione delle molecole
del substrato.

E + I → E-I

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Numero lezione: 12
Titolo: 12.1 Gli inibitori enzimatici (Attività chimica e cellula
eucariote)

In conclusione, nel caso degli inibitori non-competitivi la formazione del complesso E-I
causa la distruzione permanente dell'attività enzimatica. Pertanto l'unico modo che la
cellula ha di ricostituire tale attività è quella di sintetizzare nuove molecole di enzima, che
rimpiazzino quelle la cui attività è stata annullata dall'inibitore. A causa del loro effetto
tossico e irreversibile, gli inibitori enzimatici non-competitivi sono frequenti componenti di
molti veleni prodotti da animali o piante.

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