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In alcuni casi gli inibitori enzimatici sono fisiologicamente presenti nella cellula. La loro
presenza rappresenta quindi una delle tante modalità con le quali una cellula può regolare
l'attività dei suoi enzimi. Più frequentemente si tratta invece di molecole di origine esterna
all'organismo, come farmaci o sostanze varie, spesso velenose, prodotte da animali o da
piante. Ad esempio, il principio attivo del farmaco a tutti noto con il nome commerciale di
Aspirina®, l'acido acetilsalicilico (un derivato artificiale dell'acido salicilico,
particolarmente abbondante nelle foglie e nella corteccia del salice) deve la sua azione
antireumatica e antinfiammatoria al fatto di essere un inibitore irreversibile degli enzimi
Ciclo-ossigenasi 1 e Ciclo-ossigenasi 2, la cui azione catalizza le sintesi delle
prostaglandine e dei trombossani, molecole che danno inizio a una risposta infiammatoria.
In particolare, l'aspirina riduce la febbre diminuendo la produzione di prostaglandine anche
a livello dell'ipotalamo, ove è situato il centro di regolazione centrale della temperatura
corporea.
Una volta che il complesso enzima-inibitore si è formato, esso può avere un diverso grado
di stabilità, con importanti conseguenze sulla funzione dell'enzima. In particolare, gli
inibitori enzimatici vengono di norma classificati sulla base della stabilità del complesso E-I
che essi formano, nelle due grandi categorie degli inibitori competitivi e inibitori non-
competitivi.
Nel caso in cui il complesso E-I sia instabile, esso si scinderà spontaneamente in un
tempo più o meno breve dopo la sua formazione, rilasciando l'inibitore e rendendo il sito
attivo dell'enzima nuovamente disponibile per un nuovo legame.
In queste condizioni le molecole di substrato (S) e di inibitore (I) competono per lo stesso
sito attivo e l'entrata delle une o delle altre dipenderà dalle loro concentrazioni relative. Se
aumenta la concentrazione di S, si osserverà la formazione dei P. Al contrario, in presenza
di un’elevata concentrazione di I, non sarà catalizzata la formazione dei P.
(A) E + I ↔ E-I
(B) E + S → E-S → E + P
A causa del loro legame reversibile al sito attivo degli enzimi, gli inibitori enzimatici di tipo
competitivo hanno una bassa tossicità e costituiscono il principio attivo di molti farmaci
correntemente usati nella terapia delle nostre malattie.
E + I → E-I
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Corso di Laurea: Scienze e Tecniche Psicologiche
Insegnamento: Biologia Applicata
Numero lezione: 12
Titolo: 12.1 Gli inibitori enzimatici (Attività chimica e cellula
eucariote)
In conclusione, nel caso degli inibitori non-competitivi la formazione del complesso E-I
causa la distruzione permanente dell'attività enzimatica. Pertanto l'unico modo che la
cellula ha di ricostituire tale attività è quella di sintetizzare nuove molecole di enzima, che
rimpiazzino quelle la cui attività è stata annullata dall'inibitore. A causa del loro effetto
tossico e irreversibile, gli inibitori enzimatici non-competitivi sono frequenti componenti di
molti veleni prodotti da animali o piante.