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I Biosensori
2.1 Generalit
Il termine biosensore risale allanno 1956, quando Leland Clark ne enunci per primo
il concetto. Agli inizi degli anni '60, Clark e Lyons, introdussero il principio di
accoppiare la selettivit data dallelettrodo con la specificit caratteristica di un
enzima, costruendo il primo elettrodo ad enzima per la misura del glucosio in
soluzioni biologiche, utilizzando la glucosio ossidasi come elemento di
riconoscimento biologico. Due anni pi tardi, Guilbault e Montalvo, descrissero la
realizzazione di un biosensore per la misura dellurea. La storia dello sviluppo dei
biosensori ha aperto la strada al campo dei termistori enzimatici, biosensori
microbici, immunosensori e nanobiosensori, (sviluppati rispettivamente da Mosbach
nel 1974, Divis nel 1975, Liedberg nel 1983, e Vo-Dinh nel 2000) e oggi grazie ai
continui sviluppi sempre pi presente e applicata [5].
2.2 Definizione e classificazione
I biosensori sono dei dispositivi analitici costituiti da tre componenti principali:
componente biologica, trasduttore e componente elettronica.
La componente biologica (o anche mediatore biologico, o, elemento di
riconoscimento molecolare), ovviamente attiva, rende il bioelettrodo specifico, e pu
essere costituita da: enzimi, batteri, microrganismi, recettori cellulari, anticorpi, acidi
nucleici, tessuti animali o vegetali e persino, organi intatti. Il trasduttore ha, invece, la
funzione di convertire il segnale biochimico in un segnale analitico, rendendolo cos
utilizzabile per la determinazione quantitativa, mentre, la componente elettronica pu
essere costituita da: un sistema di condizionamento del segnale, un display, un data
processor e un sistema di memorizzazione, in pratica, da tutto ci che serve per
lacquisizione e la visualizzazione dei dati.
I biosensori vengono per classificati in base alle due parti essenziali: il mediatore
biologico e il trasduttore di segnale.
In base alla componente biologica si distinguono in:
biosensori biocatalitici;
biosensori di affinit (immunosensori; chemorecettori; sensori a DNA e RNA;
sensori ad aptameri (gene chips).
Nel primo caso, lelemento biologico (enzima) promuove la trasformazione
dellanalita: SP, quindi il trasduttore deve rivelare S o P; nel secondo caso,
lelemento biologico (recettore) lega specificamente lanalita in un addotto:
A+BAB, quindi il trasduttore dovr rivelare laddotto AB [6].
Dal punto di vista dei trasduttori di segnale, i biosensori si suddividono in:
elettrochimici, ottici, acustici, calorimetrici o termici (guardare la fig.1 per maggiori
dettagli). fondamentale, immobilizzare in qualche modo, la componente attiva sulla
superficie del sensore, affinch si possa rilevare la variazione di un parametro
chimico, fisico o chimico-fisico. Il trasduttore dellinformazione/segnale pu essere
di tipo elettrochimico (elettrodo), di massa (cristallo piezometrico o analizzatore di
onda acustica), ottico o termico, non importa, ci che conta che il segnale sia chiaro
e affidabile.
La scelta del mediatore biologico viene fatta, sia tenendo in considerazione il grado
di selettivit ( lelemento di riconoscimento molecolare il principale responsabile
della selettivit delle risposte), sia il tipo di identificazione che si intende
raggiungere, nonch la particolare applicazione cui destinato. La scelta del
trasduttore di segnale deve rispondere a requisiti come alta sensibilit, buona
riproducibilit, e selettivit. Le migliori garanzie sono offerte dai trasduttori di tipo
elettrochimico [7].
Lo schema in fig. 2.1 mostra come dallinterazione analita-mediatore, fuoriesca un
segnale biologico, convertito dal trasduttore in un segnale di natura diversa (corrente,
variazione di potenziale, assorbanza, variazione di temperatura, etc.) che,
Analita
Trasduttore
Conversionedel
segnale
Aamperometrico
Ondeacustiche
elettrochimico
acustico
Conduttometrico
SuperficieSAW
AassorbimentoUVvisibile
ottico
termico
Termocoppie
Fibreottiche
Termistori
Chemiluminescenza
TrattamentodelsegnaleRilevazione
Figura 2.1: Schema di caratterizzazione del trasduttore di un biosensore
Sostanze
Rilevazione
Trasduzione
Condizionamentodelsegnale
Trasduttore
Analita
(substrato)
Interferenti
Segnale
elettronico
uscita
Mediatore
biologico
Stratobiologico
-1
di proteina,
-1
v=V
[S]
[S] + K M
dove:
v: velocit di reazione, al minuto o al secondo, misurata sperimentalmente;
V: velocit massima di reazione;
[S]: concentrazione del substrato enzimatico, espressa in moli;
K : costante di Michaelis-Menten;
M
E
E
E
Intrappolamentosugel
Incapsulamento
Adsorbimento
Matricepolimerica
Supporto
Membrana
semipermeabile
Molecola
spaziatrice
Legamecovalente
Enzima
ReticolazioneoCrosslinking
Figura 2.3: Tecniche di immobilizzazione di un enzima
auto-assemblati
di
molecole
[8]
(Self-Assembled
ordinate
(alcani-tioli,
Monolayer,
SAM),
molecole
contenenti
ovvero
tioli,
diffusivi giocano un ruolo importante quando si ha a che fare con gli enzimi
immobilizzati a causa del considerevole grado di controllo diffusivo della reazione.
Nel caso di enzima e substrato liberi in soluzione, generalmente, la velocit data
dalla tipica relazione di Michaelis-Menten, come visto sopra. Una volta stabilita la
concentrazione di substrato [S] e la concentrazione totale di enzima [E], la velocit
presto determinata (Fig. 2.5 (a)). Se invece di essere liberi in soluzione, sia lenzima
che il substrato sono intrappolati in una matrice solida (ad esempio un gel) (Fig. 2.5
(b)), la situazione risulta diversa sotto vari aspetti. Poich lenzima ed il substrato
possono esistere sotto diverse conformazioni, la costante di velocit pu cambiare,
inoltre, la reazione avviene in un ambiente differente. Risultato di questi due effetti
sar la diversit dei parametri della Michaelis-Menten rispetto a quelli in soluzione,
ed per questa ragione che si usano le costanti cinetiche vengono definite Kc e Km.
Figura 2.5: Andamenti della velocit di reazione nei diversi casi di immobilizzazione dell'enzima
RT
ln a i
nF
dove:
E: differenza di potenziale tra lelettrodo di misura e quello di riferimento;
Eo: potenziale standard, V;
R: la costante universale dei gas, 8.314 J mol-1 K-1;
T: temperatura, K;
n: carica elettrica dello ione i;
F: costante di Faraday, 96485 C mol-1;
ai: attivit in soluzione dello ione i.
In pratica, il coefficiente di attivit () dello ione, si assume uguale allunit. Per
soluzioni diluite lattivit sostituita dalla concentrazione.
Riscrivendo lequazione di Nernst:
E = K + S log c
si osserva che la forza elettromotrice E della cella varia linearmente con il logaritmo
della concentrazione dello ione i, con una pendenza (S) ed una intercetta K, dove K
una costante numerica. A 25C si osserva una differenza di potenziale di 0.059 V per
una variazione di concentrazione di una decade, nel caso di uno ione monovalente.
Il sensore potenziometrico classico per eccellenza e nello stesso tempo il pi diffuso
lelettrodo a vetro per la misura del pH. Il suo funzionamento si basa su una
membrana di vetro speciale, altamente selettiva allo ione H+.
Amperometria
Lamperometria una applicazione della voltammetria (o polarografia). Si mantiene
un potenziale fisso tra due elettrodi, per poter seguire una variazione di corrente, in
i l = nFA m 0 c 0
dove:
il: corrente limite, A;
n: numero di elettroni;
F: costante di Faraday, 96485 C mol-1;
A: area dellelettrodo di lavoro, cm2;
m0: coefficiente di trasporto di massa;
c0: concentrazione della specie elettroattiva in soluzione, mol L-1.
LEquazione pu essere riscritta in una forma ridotta:
il = K c0
dove k una costante numerica.
Tale tecnica analitica richiede luso di un sistema a tre elettrodi, anche se a volte, se
ne usano due per motivi pratici. La cella elettrochimica utilizzata nelle misure
amperometriche costituita da un elettrodo di lavoro (working electrode, WE), un
elettrodo di riferimento (reference electrode, RE) e un elettrodo ausiliario, spesso
chiamato anche controelettrodo (counter electrode, CE), tutti immersi in una
soluzione elettrolitica. Luso della configurazione a due elettrodi prevede solo
limpiego dellelettrodo di riferimento e di lavoro, in questo modo il potenziale
applicato ai due elettrodi tende a variare nel tempo, ma per brevi periodi operativi,
questo inconveniente trascurabile. La concentrazione della specie elettroattiva sotto
investigazione misurata rilevando la corrente che passa tra lelettrodo di lavoro e
ausiliario, mentre applicata una differenza di potenziale costante tra lelettrodo di
lavoro e quello di riferimento. Il potenziale di lavoro scelto in modo tale che
lanalita di interesse possa essere ossidato o ridotto allelettrodo di lavoro, in quanto
ogni reazione di ossidoriduzione caratterizzata da un diverso potenziale
Cronoamperometria
Nelle misure cronoamperometriche si misura landamento della corrente nel tempo
per un elettrodo di lavoro (W.E) il cui potenziale costante o varia con legge nota. Il
potenziale effettivo del W.E dato dalla relazione:
E W.E = E POT E RE iR
1
R
1
1S
S
=
=
l l
l
dove:
: resistivit ( cm);
l: lunghezza del conduttore (cm);
S: area della sezione (cm2);
: conduttivit (S);
La conducibilit elettrica di una soluzione misurata mediante un conduttimetro,
collegato alla cella conduttimetrica, costituita da due elettrodi, in genere di Pt,
immersi nella soluzione elettrolitica. I materiali (platino-platinato o platinopalladiato) che costituiscono lelettrodo, presentano una superficie effettiva maggiore
di quella geometrica; per questo motivo, nelle misure, si indica come costante di cella
K (cm), il rapporto S/l:
= K
dove:
: conducibilit della soluzione (S);
: conducibilit specifica (S/cm).
I fattori che agiscono sui meccanismi di conduzione sono:
la concentrazione degli ioni in soluzione;
le cariche ioniche;
la velocit di migrazione degli ioni in soluzione;
la temperatura.
2.7.2 Trasduttori ottici
Consistono nella misura dellassorbimento o dellemissione di una radiazione in una
regione dello spettro visivo (infrarossi, visibile, ultravioletti, raggi X). Bisogna notare
che il segnale ottico proporzionale al numero di molecole e non alla loro
concentrazione, e che pertanto la geometria della regione sensibile risulta essere
molto importante.
La variazione di assorbanza pu essere dovuta sia alla specie attiva che al reagente
(metodo indiretto: complesso reagente-sostanza analizzata) [20].
2.7.3 Trasduttori acustici
Consistono nel tradurre un segnale elettrico (di tensione o di corrente) in un segnale
acustico. Lintensit di tale segnale acustico dipende chiaramente dal segnale che il
trasduttore trova in ingresso [20].
2.7.4 Trasduttori termici
I metodi di rivelazione termica consistono nella misura dellentalpia di una
determinata reazione, e si basano sul principio del calorimetro.
Il grosso vantaggio connesso allimpiego dei metodi termici lavere una risposta
lineare su un range di circa 5 ordini di grandezza [20].
2.8 Criteri generali per definire la prestazione di un biosensore
R SS R 0 R
=
c
c
Esiste una concentrazione massima rilevabile. Per spostare questa rilevabilit verso
valori di concentrazione maggiori bisogna necessariamente compromettere la
sensibilit, cio possibile rilevare un quantitativo maggiore di analita, ma
rinunciando alla possibilit di poterne rilevare piccoli quantitativi.
R = S cx
lintervallo dinamico di concentrazione lintervallo di concentrazione per il quale
x1.
Intervallo lineare dinamico di concentrazione: quella parte dellintervallo
dinamico di concentrazione per cui x=1. Lintervallo lineare dinamico di
concentrazione del sensore limitato dalle propriet biocatalitiche e
biocomplessanti del recettore biologico. Esso pu essere significativamente
ampliato per mezzo di una barriera di diffusione esterna, con conseguente
diminuzione della sensibilit.
Il limite di rilevabilit (Limit of Detection, LOD) ed il limite di quantificazione
(Limit of Quantification, LOQ) dipendono dal rumore di fondo (background noise
signal) e dal bianco (blank) della misura. Il LOD, espresso come valore di
concentrazione (CLOD, mol/L) o di massa (qLOD, mol), deriva dal valore della pi
bassa corrente misurabile (RLOD):
R LOD = R 0 + K s blank
dove R0: corrente di fondo (A);
K: costante numerica
sblank: deviazione standard del segnale attribuibile al bianco della misura.
C LOD, LOQ =
K s blank
S
entro
lintervallo
lineare
dinamico
di
concentrazione
del
sensore/biosensore.
Parametri dinamici
Tempo di risposta: il tempo necessario al sensore/biosensore per arrivare al 90%
del nuovo stato stazionario, in corrispondenza della variazione di concentrazione.
Tempo di risposta transiente: il tempo necessario alla derivata prima del segnale
(dR/dt) in uscita per raggiungere il suo valore massimo, dopo laggiunta
dellanalita.
Entrambi i parametri dipendono da:
- geometria della cella;
- condizioni di trasporto nella cella;
- meccanismo di risposta dellelettrodo;
- attivit del sistema di riconoscimento biologico.
Come possiamo vedere, una volta che il substrato S ha reagito per esempio,
mediante un processo redox, con lenzima Eox questo si riduce (forma Ered
dellenzima) e, per poter tornare al suo stato originale, lenzima deve reagire
con lossigeno. Tipicamente si produce H2O2 che pu essere rivelata per via
amperometrica su un elettrodo metallico (Pt, glassy carbon).
Sred
Sox
Figura 2.7: Schematizzazione del meccanismo di trasporto elettronico per biosensori di I generazione
mediatori redox,
Sox
Figura 2.8: Schematizzazione del meccanismo di trasporto elettronico per biosensori di II generazione
Sox
Figura 2.9: Schematizzazione del meccanismo di trasporto elettronico per biosensori di III generazione
G 0 = - n F E 0'
Gli enzimi abbassano il livello di energia libera richiesto per la reazione redox
del substrato specifico. Una cinetica elettronica rapida dipende dallaccessibilit
del sito attivo enzimatico da parte delle specie in soluzione, dalla distanza che lo
separa dalla superficie enzimatica, dal tipo di gruppo prostetico, dalla stabilit
intrinseca della proteina e anche dalla possibilit di essere immobilizzata su di
un sensore [11]. Gli elettroni coinvolti nel processo di catalisi enzimatica
possono essere sia immagazzinati dal gruppo prostetico integrato allenzima,
oppure scambiati con un opportuno co-enzima allinterno del sito attivo. I
meccanismi con cui si effettua il trasferimento redox dal sito attivo enzimatico
alla superficie del trasduttore sono:
sistema navetta (electronic shuttle), caratteristico per i biosensori di I e II
generazione;
diretto (tunnelling), specifico per i biosensori di III generazione;
Elettrododi
riferimento
Elettrododi
lavoro
Controelettrodo
Stratoisolante
Pisteecontatti
inargento
Figura 2.11: Illustrazione grafica del processo di screen-printing per la produzione di sensori con la TFT
stesso tempo fungono anche da contatti elettrici) sul supporto solido, questa si ricopre
sempre con un film spesso, di materiale dielettrico che funge da guaina protettrice.
Il processo di fabbricazione prevede tre fasi:
deposizione attraverso uno schermo (screen printing);
asciugatura (drying cycle);
sinterizzazione (firing cycle);
questultima fase, non necessaria e quindi non praticata nel caso di elettrodi usa e
getta, costituiti da supporto in poliestere o comunque in materiale plastico.
La deposizione dei vari inchiostri e/o paste avviene meccanicamente, in uno o pi
passaggi, sul substrato solido, utilizzando una macchina adatta alla stampa
serigrafica, munita di vari tipi e forme di telai che condizionano la configurazione e le
dimensioni degli elettrodi stampati. Il processo di deposizione consiste nel far passare
linchiostro attraverso le maglie di uno schermo, mediante lausilio di una spatola di
silicone (racla). Lo stampo presenta un disegno aperto che definisce ci che verr
deposto o stampato sul supporto. Lasciugatura permette levaporazione dei prodotti
volatili presenti nei vari inchiostri/paste, e avviene di norma a temperature <100C, a
seconda del supporto isolante su cui si stampa. Dopo essersi accertati che il materiale
attivo si sia asciugato, possibile effettuare una serie di stampe successive sullo
stesso supporto per ottenere dei disegni maggiormente complessi, progettati a
seconda dellobiettivo che si intende perseguire.
Dopo questa fase blanda, a temperature comprese tra 100C e 1200C, in funzione
delle caratteristiche dei materiali impiegati e dei requisiti che si desiderano, avviene
la fase di stabilizzazione e la polimerizzazione delle paste/inchiostri (sinterizzazione).
La stampa serigrafica permette di ottenere su larga scala elettrodi miniaturizzati, a un
costo sostanzialmente basso (circa 1-2 /elettrodo) e con una riproducibilit elevata.
2.11.2 Caratteristiche generali delle paste a film spesso
unemulsione
sensibile
allultravioletto,
su
cui
pu
essere
impressa
paste e nelle altre soluzioni di lavaggio e, ancora, deve essere inerte ai solventi
organici che vengono utilizzati per diluire le paste utilizzate per lo stampo.
I materiali pi usati nella fabbricazione della rete dello stampo sono il poliestere, il
nylon e lacciaio inox.
2.12 Analisi in flusso
Nelle tecniche elettroanalitiche in flusso, un campione liquido o una sua frazione,
trasportato dal flusso trasportatore (carrier), dal punto di entrata del campione nel
carrier, al punto di uscita, oppure, quando si ricicla, ritornando al punto di entrata,
dopo esser passato attraverso tutte le fasi del processo di analisi. Le tecniche di
analisi
in
flusso
sono
caratterizzate
dalla
dispersione
la
rilevazione
Figura 2.12: Profili di concentrazione del campione ad una distanza definita dal punto di iniezione
- pompa peristaltica;
- valvola di iniezione;
- tubi di connessione;
- connettori.