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Metabolismo fermentativo
Molti microrganismi possono vivere producendo energia con la
fosforilazione e livello del substrato, grazie ai processi di fermentazione
che non richiedono l’uso di una catena di trasporto degli elettroni.
La fermentazione può essere definita come un processo catabolica
anaerobia in cui un substrato organico ridotto cede elettroni al NAD in
una serie di ossidoriduzioni, grazie alle quali è prodotto ATP mediante
fosforilazione a livello del substrato. Il NADH prodotto, si riossida
riducendo un’altra molecola organica, e il NAD ossidato può essere
riutilizzato per ossidare una nuova molecola di substrato e consentire
pertanto nuova produzione di ATP.
I substrati organici più comunemente fermentati sono gli zuccheri come il
glucosio, ma possono essere usati come substrati fermentabili anche altri
composti organici come aminoacidi, acidi organici, purine e pirimidine.
Poiché nelle fermentazioni l’ossidazione del substrato è parziale e quindi
la ΔG0 ´ tra prodotti della fermentazione e substrati è piccola, questi
processi metabolici producono poco ATP per molecola di substrato
fermentato.
Quindi per ricavare dal substrato una quantità di ATP sufficiente per la
crescita, il microrganismo deve utilizzarne grandi quantità.
Esiste una grande varietà di fermentazioni che sono caratteristiche dei
diversi gruppi microbici. Molte di esse hanno l’acido piruvico come
intermedio chiave della fase di ossidazione del substrato, mentre la
successiva riduzione finale è diversificata tra i diversi tipi di fermentazione
che prendono il nome dai prodotti finali.
Pertanto tutte le fermentazioni si basano su una reazione di riduzione
resa possibile dal potere riducente prodotto durante un primo processo
catabolico di zuccheri.
Degradazione del glucosio ad acido piruvico
Sono conosciute 3 principali vie di conversione degli zuccheri e sono
molto importanti anche nella produzione di metaboliti intermedi sfruttati
nei processi di biosintesi:
1. VIA DI EMBDEN-MEYERHOF-PARNAS (EMP) (glicolisi) → è la
principale via metabolica utilizzata da molti organismi sia eucarioti
che procarioti, che porta all’ossidazione del glucosio ad acido
piruvico con la produzione di una piccola quantità di ATP (per
fosforilazione a livello del substrato), di potere riducente (NADH) e
di 6 dei 13 precursori essenziali per le biosintesi cellulari.
Per ogni molecola di glucosio ossidata si producono quindi, nel ciclo degli
acidi tricarbossilici, 15 × 2 = 30 ATP, cui si aggiungono 2 ATP prodotti a
livello del substrato dalla glicolisi e altri 6 ATP prodotti per fosforilazione
ossidativa a seguito dell’ossidazione delle 2 molecole di NADH prodotte
nella glicolisi, per una resa totale di 38 molecole di ATP.
Negli organismi aerobi chemiorganotrofi il TCA rappresenta la via più
importante e produttiva per generare ATP e inoltre permette di produrre
tre precursori metabolici essenziali per le biosintesi (α-chetoglutarato,
succinil-CoA e ossalacetato). Alcuni batteri anaerobi stretti non hanno un
ciclo degli acidi tricarbossilici completo, poiché sono privi dell’α-
chetoglutarato deidrogenasi e, per la produzione degli intermedi
fondamentali della biosintesi, utilizzano retro-rea zioni che permettono di
produrre succinil-CoA da ossalacetato (ramo riduttivo del TCA interrotto)
e α-chetoglutarato da acido citrico.
FERMENTAZIONE LATTICA
Ci sono diverse specie batteriche che producono acido lattico per
fermentazione, ma quelle utilizzate dall’industria fanno capo ai cosidetti
batteri lattici (LAB, lactic acid bacteria) in cui si distinguono due gruppi
metabolici principali:
1. I batteri lattici omofermentanti (che producono solo acido lattico)
2. I batteri lattici eterofermentanti (che producono acido lattico, CO2
ed etenaolo)
Nell’industria alimentare, per la produzione di yogurt e di alimenti
probiotici, ha assunto importanza un terzo gruppo di batteri, i
Bifidobacteria, appartenenti al genere Bifidobacterium nel phylum degli
Actinobacteria, che conducono una fermentazione lattica particolare.
In base alla strategia adottata che ciascuno di questi gruppi adotta, si
distinguono vari tipi di fermentazione:
➔ Fermentazione omolattica: I batteri lattici omofermentanti come
Lactobacillus usano la via glicolitica per ossidare la molecola di
glucosio producendo due molecole di acido piruvico, due molecole di
ATP e due
molecole di
NADH.
Nella fase
successiva
le due
molecole di
acido
piruvico
sono ridotte ad acido lattico dal NADH tramite l’enzima lattato
deidrogenasi (fig. 5.6). L’acido lattico è il prodotto finale della
fermentazione e non subisce ulteriori ossidazioni.
Studi compiuti utilizzando glucosio marcato con carbonio radioattivo
(14C) hanno evidenziato che la fermentazione avviene tramite la via
glicolitica e che più del 90% del carbonio proveniente dai substrati
fermentabili è convertito nel prodotto finale (acido lattico), mentre
solo il 5% è convertito in biomassa batterica. Batteri lattici
omofermentanti sono, ad esempio, Lactobacillus casei, Lactobacillus
pentosus e Streptococcus faecalis, che possiedono l’enzima
fruttosio-1,6-difosfato aldolasi (enzima chiave della via glicolitica).
➔ Fermentazione eterolattica: Un secondo gruppo di batteri lattici è
costituito da batteri lattici eterofermentanti che, dalla
fermentazione, non producono esclusivamente acido lattico, ma
anche etanolo e CO2. Questi batteri mancano dell’enzima fruttosio-
1,6-difosfato aldolasi e non sono in grado di utilizzare la via glicolitica
per la degradazione del glucosio bensì la via dell’esoso monofosfato
(detta anche via della fosfochetolasi dal nome dell’enzima chiave)
(fig. 5.7).
Questa via è utilizzata da numerosi batteri lattici per il catabolismo
del glucosio. In Lactobacillus pentoaceticus e Leuconostoc
mesenteroides la via porta alla produzione, in quantità equimolari, di
acido lattico, etanolo e CO2. Specie eterofermentanti si trovano
anche nei generi Streptococcus, Lactococcus, Pediococcus,
Microbacterium e Bacillus.
➔ Fermentazione dei bifidobatteri: un terzo tipo di fermentazione
lattica è condotto dai batteri del genere Bifidobacterium. Questi
batteri degradano gli zuccheri esosi esclusivamente attraverso la via
del fruttosio-6-fosfato con produzione di acido piruvico che può
essere ridotto ad acido lattico dall’enzima lattato deifrogenasi o
scisso in acido formico e acetilfosfato, a sua volta trasformato in
acido acetico con produzione di ATP.
FERMENTAZIONE ALCOLICA (LIEVITI E BATTERI)
Tipica di lieviti come Saccaromyces cerevisiaes che utilizza la via glicolitica
per il catabolismo del glucosio e, in anaerobiosi e a pH neutro o
leggermente acido, produce etanolo e CO2 con la fermentazione alcolica:
C6H12O6 → 2 C2H5OH + 2 CO2
L’acido piruvico prodotto dalla glicolisi subisce una decarbossilazione non
RESPIRAZIONE ANAEROBICA
Quando l’ossigeno molecolare non è disponibile nell’ambiente o non può
essere usato come accettore finale degli elettroni, alcune specie
microbiche usano accettori diversi; infatti, nel caso delle fermentazioni le
cellule possono usare come accettori di elettroni composti organici
derivanti dall’iniziale ossidazione parziale dei substrati fermentati,
ricavando così energia.
I microrganismi che possiedono una catena di trasporto di elettroni di
membrana sono in grado di utilizzare composti inorganici od organici
ossidati presenti nel mezzo di crescita come accettori finali; questo
processo è detto respirazione anaerobia.
Questo tipo di respirazione è tipico dei procarioti.
I possibili accettori di tale respirazione sono:
- Nitrati
- Solfati
- Lo zolfo elementare
- Gli ossidi ferrici
- Lo ione manganato
- Molecole organiche come il fumarato
Tutti questi accettori saranno poi trasformati nelle corrispondenti forme
ridotte.
Affinché gli elettroni del substrato
siano trasferiti a un accettore
diverso dall’ossigeno occorrono
sistemi enzimatici specifici per
ciascun tipo di accettore (ossidasi
terminali), equivalenti alla
citocromo ossidasi che trasferisce
gli elettroni all’ossigeno nella
respirazione aerobia.
Molti microrganismi anaerobi
facoltativi che attuano respirazione
anaerobia sono capaci, in presenza
di ossigeno, di respirazione
aerobia; inoltre, molti di questi (ad es. E. coli) in anaerobiosi possono
compiere fermentazioni. In questi casi le ossidasi terminali sono espresse
in anaerobiosi solo quando nel mezzo di coltura è presente l’accettore di
elettroni che ne induce la sintesi, si assiste in oltre alla sintesi di specifici
citocromi per la catena di trasporto di elettroni, in relazione al tipo di
accettore.
Nella respirazione anaerobia il passaggio degli elettroni dal NADH
all’accettore finale attraverso i vari trasportatori produce un gradiente
protonico, come nella respirazione aerobia, e genera forza proton-
motrice.
La quantità di ATP prodotto dipende dalla differenza di potenziale
ossidoriduttivo fra il donatore e l’accettore finale ed è molto diversa per i
nitrati o i solfati, gli ioni ferrici o il fumarato. Nel caso del fumarato, ad
esempio, si sa che la coppia redox succinato/fumarato ha un potenziale di
circa 0 volt, che è sufficiente per accoppiare la riduzione del fumarato
all’ossidazione di NADH o di H2, ma ha una resa energetica piuttosto
scarsa che permette di sintetizzare poco ATP. Alcuni batteri come
Wolinella succinogenes o E. coli possono crescere utilizzando H2 come
donatore di elettroni e fumarato come accettore. Vediamo ora alcuni
esempi di respirazione anaerobia nei quali sono usati accettori di elettroni
diversi (nitrati, solfati, ioni ferrici).