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Mauro Tonellato

Respirazione
cellulare

Indice:
2 - Respirazione cellulare 17 - Fosforilazione ossidativa
3 - Glicolisi 18 - Catena respiratoria
3 - Fase preparatoria 19 - NAD, nicotinammide adenina dinucleotide
4 - Fase del guadagno energetico 19 - Complesso 1
4 - Le reazioni 6 e 7 producono i primi due ATP 20 - FMN, flavin mononucleotide
5 - Le reazioni 8, 9 e 10 producono altri due ATP 20 - Fe-S, centri ferro-zolfo
5 - Meccanismo delle reazioni 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 21 - Q, coenzima Q
9 - Respirazione e fermentazione 22 - Complesso 2
10 - Meccanismo della fermentazione lattica 22 - Complesso 3
11 - Decarbossilazione ossidativa 23 - Citocromi
13 - Meccanismo della fermentazione alcolica 24 - Complesso 4
14 - Ciclo di Krebs 25 - ATP sintasi
15 - Tappa n° 1: citrato sintasi 27 - Accoppiamento della fosforilazione ossidativa
16 - Tappa n° 3: isocitrato deidrogenasi 27 - Considerazioni finali
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Respirazione cellulare
Con il termine respirazione solitamente si intende il processo fisiologico macroscopico che consiste nella
assunzione di O2 e nel rilascio di CO2 da parte di organismi multicellulari. In biochimica si usa il termine
respirazione in senso microscopico per riferirsi ai processi molecolari che avvengono nella cellula con consumo
di O2 e formazione di CO2 che hanno lo scopo di produrre energia sotto forma di ATP. La molecola principale
che viene degradata nella respirazione cellulare è il glucosio che viene ossidato a CO 2 e H2O in quattro stadi:
glicolisi, decarbossilazione ossidativa, ciclo di Krebs, fosforilazione ossidativa .
Vengono degradate anche altre molecole come amminoacidi e acidi grassi che condividono col glucosio la parte
finale del percorso metabolico.

amminoacidi
glucosio 6 H2O
acidi grassi
2 ADP 2 NAD+
glicolisi fosforilazione
2 ATP 2 NADH ossidativa

2 acido piruvico + +
10 NAD 100 H 25 ATP
x 2,5
2 NAD+ 10 NADH 25 ADP
decarbossilazione
ossidativa 2 CO2 2 NADH
2 FAD + 3 ATP
12 H
2 acetil CoA x 1,5
2 FADH2 3 ADP
6 NAD+
2 ADP
ciclo di Krebs 2 FAD catena
2 ATP 6 NADH 10 NADH
respiratoria
2 FADH2
2 FADH2
4 CO2 6 O2

1) La glicolisi è costituita da dieci reazioni che avvengono nel citoplasma in assenza di ossigeno e spezzano la
catena di sei atomi di carbonio del glucosio in due frammenti di tre atomi di carbonio che alla fine diventano due
molecole di acido piruvico. Per questo è necessaria l’azione ossidante di 2 NAD + che si riducono a 2 NADH,
mentre 2 ADP vengono trasformati in 2 ATP.
2) La decarbossilazione ossidativa, che avviene nei mitocondri, decarbossila e poi ossida due molecole di acido
piruvico formando due molecole di acetil-CoA, mentre riduce 2 NAD+ a 2 NADH.
3) Il ciclo di Krebs, anche questo nei mitocondri, ossida due molecole di acetil-CoA formando 4 CO2 attraverso
una serie di otto reazioni nelle quali 6 NAD + e 2 FAD vengono ridotti a 6 NADH e 2 FADH2, mentre si formano
2 GTP che poi si trasformano in 2 ATP.
4) La fosforilazione ossidativa, nei mitocondri, usa l’energia ricavata dall’ossidazione con O 2 dei 10 NADH e
dei 2 FADH2, che si sono formati nei primi tre stadi, per fosforilare 28 ATP attraverso l’enzima ATP sintasi.
NADH e FADH2 non reagiscono direttamente con O 2, ma cedono i loro elettroni alla catena respiratoria, una
serie di molecole trasportatrici di elettroni, da cui giungono all’ossigeno molecolare O 2 che si riduce ad H2O.
Questo flusso di elettroni aziona 3 pompe protoniche che spostano H + da un lato all’altro della membrana interna
dei mitocondri generando una differenza di pH. Questa, a sua volta, mette in funzione l’enzima ATP sintasi.
La reazione complessiva che avviene nella respirazione cellulare è la completa ossidazione del glucosio ad opera
di O2 per formare CO2, H2O ed energia come in una normale combustione. Qui, però, l’energia non viene liberata
tutta come calore, ma, in gran parte, viene trasformata in energia chimica sotto forma di ATP. In totale, per ogni
molecola di glucosio ossidata, si ottengono 32 ATP (2 + 2 + 28).
C6H12O6 + 6 O2 + 32 ADP → 6 CO2 + 6 H2O + 32 ATP
Dato che il ΔG′° dell’idrolisi di ATP è –7,3 kcal/mol, questa reazione, producendo 32 ATP, ottiene un guadagno
energetico ΔG′°= –7,3 ∙ 32 = –234 kcal/mol. Confrontando questo valore con quello della combustione del
glucosio (ΔG°= –686 kcal/mol), l’efficienza della respirazione cellulare appare del 34% (il 34% di 686 è 234). Si
è calcolato però che, nella cellula, l’efficienza reale sia circa del 70%, tenendo conto che le concentrazioni vere
sono molto inferiori alle concentrazioni standard 1 M a cui è riferito il ΔG′°. (ΔG′° è il ΔG° ricalcolato a pH 7).

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Glicolisi
Il temine glicolisi (si pronuncia glicòlisi) deriva da due parole greche che significano dolce e scissione. La
glicolisi è una via metabolica pressoché universale dato che è presente non solo negli animali e nelle piante, ma
anche nella maggior parte dei microorganismi. La sua universalità e il fatto di essere anaerobica fanno pensare
che questa via metabolica si sia sviluppata agli inizi della vita sulla Terra in organismi procarioti anaerobi che
vivevano quando l’atmosfera era ancora priva di O 2. La glicolisi è rimasta poi inalterata durante tutta la storia
evolutiva grazie alla sua semplicità ed efficienza. Gli organismi che hanno provato a cambiarla non sono
sopravvissuti.
La glicolisi è costituita da una sequenza di 10 reazioni enzimatiche anaerobiche che avvengono nel citoplasma e
degradano il glucosio in due molecole di acido piruvico. Produce, inoltre, 4 ATP dopo averne, però, consumati
due, e riduce 2 NAD+ a 2 NADH.
C6H12O6 + 2 ATP + 2 NAD+ + 2 Pi + 4 ADP → 2 CH3COCOOH + 2 ADP + 2 NADH + 4 ATP + 2 H2O
La glicolisi ha un ΔG′° favorevole di –20,3 kcal/mol e si svolge in due fasi, ciascuna composta di 5 reazioni: la
prima è detta fase preparatoria e la seconda fase del guadagno energetico.
Nella fase preparatoria il glucosio viene spezzato in due frammenti identici di 3 atomi di carbonio: due
molecole di gliceraldeide-3-fosfato. Per realizzare questo obiettivo si consumano, però, 2 ATP.
Nella fase di guadagno energetico si ottengono 4 ATP, ma, dato che nella prima fase se ne erano consumati 2, il
guadagno netto è di 2 ATP. I primi 2 ATP si ottengono sfruttando l’energia liberata dall’ossidazione con NAD +
della gliceraldeide-3-fosfato, gli altri 2 ATP si ottengono sommando le energie di due reazioni dell’acido fosfo-
enolpiruvico: la tautomeria cheto-enolica e l’idrolisi di un estere fosforico.

Fase preparatoria
La glicolisi è un insieme geniale di reazioni che hanno in sè una potente logica chimica che ora proviamo a
scoprire insieme. L’ossidazione di un’aldeide con NAD + ha un ΔG′° molto favorevole. Se la cellula ricavasse
energia dalla semplice ossidazione del glucosio, ossiderebbe una sola aldeide e quindi otterrebbe un solo ATP.
H O
C COOH
H OH H OH
HO H HO H
D-glucosio acido D-gluconico
H OH H OH
H OH H OH
CH2OH CH2 OH
Per rendere più efficiente il processo, si potrebbe tagliare a metà la catena di 6 atomi di carbonio del glucosio
producendo due aldeidi più piccole dalla cui ossidazione, nella seconda fase, si potrebbero ricavare due ATP.
Tagliando la catena del glucosio (carbonile sul C-1) con una addizione aldolica inversa, però, si otterrebbero
due aldeidi diverse, di 2 e 4 atomi di carbonio rispettivamente, che richiederebbero due vie metaboliche diverse
per essere elaborate nella seconda parte della glicolisi.
H O CH2OH
H O C
C CH2OH C O
CH2 OH
H OH C O CH2OH
HO H H O HO H H O
H OH C H OH C
H OH H OH H OH H OH
CH2OH H OH CH2OH CH2OH
D-glucosio CH2OH D-fruttosio
Per avere, nella seconda fase della glicolisi, un’unica via metabolica, le due aldeidi devono essere identiche tra
loro cioè devono avere 3 atomi di carbonio ciascuna, quindi la catena di sei carboni deve essere tagliata tra C-3
e C-4. Per questo è necessario convertire il glucosio in fruttosio che, avendo il carbonile sul C-2, può essere
tagliato tra C-3 e C-4 in due frammenti di 3 atomi di carbonio ciascuno.
Infine, ogni frammento deve essere fosforilato perché così è più facilmente riconoscibile dagli enzimi della
glicolisi ed inoltre non può sfuggire della cellula perchè non può attraversare il doppio strato di fosfolipidi.
Questo, però, comporta il consumo di due ATP e obbliga, nella seconda fase della glicolisi, non solo a ricavare
due ATP dall’ossidazione delle due aldeidi, ma anche a recuperare i due ATP spesi nella prima parte.

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La fase preparatoria della glicolisi, quindi, è costituita dalle seguenti 5 reazioni:
O
_
CH2 O P O
O
H O H O _
CH2OH CH2 O C O OH
C C P O
H OH H OH C O C O CH2OH 96%
ATP ADP ATP ADP OH
HO H HO H HO H HO H
H OH H OH H OH H OH isomerasi
chinasi isomerasi chinasi aldolasi
H O (5)
H OH (1) H OH O (2) H OH O (3) H OH O (4)
_ _ _ C
CH2OH CH2 O P O CH2 O P O CH2 O P O 4%
H OH O
OH OH OH _
CH2 O P O
D-glucosio D-glucosio-6-fosfato D-fruttosio-6-fosfato D-fruttosio-1,6-bisfosfato OH
diidrossiacetone-fosfato
D-gliceraldeide-3-fosfato

Nella prima reazione il glucosio viene fosforilato sul C-6, consumando la prima molecola di ATP, per formare
glucosio-6-fosfato, poi questo viene isomerizzato a fruttosio-6-fosfato, infine quest’ultimo viene fosforilato
anche sul C-1, consumando una seconda molecola di ATP, per dare fruttosio-1,6-bisfosfato. Questa molecola è
pronta per essere tagliata, nella reazione n° 4, in due frammenti di tre atomi di carbonio, entrambi fosforilati:
diidrossiacetone-fosfato e gliceraldeide-3-fosfato. Queste due molecole sembrano diverse, ma sono isomeri di
struttura e vengono rapidamente interconvertite una nell’altra nella reazione n° 5.
Dato che il chetone è più stabile dell’aldeide, all’equilibrio è presente solo il 4 % di gliceraldeide-3-fosfato
mentre il 96 % è diidrossiacetone-fosfato, ma quest’ultimo viene progressivamente trasformato in gliceraldeide-
3-fosfato (5) mano a mano che questa viene ossidata nella reazione n° 6 della glicolisi. In questo modo, per ogni
molecola di glucosio degradata, due molecole di gliceraldeide-3-fosfato entrano nella seconda fase della glicolisi.

Fase del guadagno energetico


In questa fase si realizza il guadagno energetico che rappresenta lo scopo della glicolisi. Si formano 4 ATP, ma,
dato che ne erano stati consumati 2 nella prima fase, il guadagno netto è di 2 ATP per ogni molecola di glucosio
degradata ad acido piruvico (qui sotto il fosfato è rappresentato in modo condensato con una P).
La fase di guadagno energetico è costituita dalle seguenti cinque reazioni che partono dalle 2 molecole di
gliceraldeide-3-fosfato uscite dalla prima fase e alla fine producono due molecole di acido piruvico.
H O 2 NAD+ O O P O OH O OH O OH
C 2 Pi 2 NADH C 2 ADP 2 ATP C C 2 H2O C
2 H OH 2 H OH 2 H OH 2 H O P 2 C O P
deidrogenasi chinasi mutasi enolasi
CH2 O P (6) CH2 O P (7) CH2 O P (8) CH2OH (9) CH2
acido acido acido acido
D-gliceraldeide-3-fosfato D-1,3-bisfosfoglicerico D-3-fosfoglicerico D-2-fosfoglicerico 2-fosfoenolpiruvico

2 ADP
(10) chinasi
2 ATP
O OH
C
2 C O
CH3

acido piruvico

Le reazioni 6 e 7 producono i primi due ATP


Nella reazione n° 6 si devono ossidare due molecole di gliceraldeide-3-fosfato. Dato che per ossidare un’aldeide
ad acido carbossilico basta un ossidante molto blando, usando un ossidante più energico come NAD +, l’eccesso
di energia sarebbe sprecato come calore. Per trasformare questo eccesso di energia in nuova energia chimica, la
glicolisi usa un metodo ingegnoso. Lega l’aldeide della gliceraldeide-3-fosfato al gruppo SH di una cisteina
(nell’enzima) formando un tiosemiacetale. Ora serve tutta la capacità ossidante del NAD + per ossidare il
tiosemiacetale a tioestere, perchè questo è molto reattivo (ha la reattività di una anidride), infatti reagisce subito
con un fosfato inorganico e produce un’anidride, acido 1,3-bisfosfoglicerico. Anche questo composto è reattivo
e, nella reazione n° 7, trasferisce il fosfato sul carbossile all’ADP per formare ATP e acido 3-fosfoglicerico.

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Le reazioni 8, 9 e 10 producono altri due ATP
Queste ultime tre reazioni devono recuperare i due ATP consumati nella prima fase per fosforilare i carboni 1 e 6
della catena. Questo può essere fatto perchè i β-idrossiacidi sono instabili e tendono a disidratarsi formando acidi
α-β insaturi (un comportamento già osservato con le β-idrossialdeidi nella condensazione aldolica).
L’acido 3-fosfoglicerico, però, non ha l’OH libero in posizione β, ma lo può facilmente liberare spostando il
fosfato dalla posizione β alla α, cioè dal C-3 al C-2, formando l’acido 2-fosfoglicerico.
Questo è un β-idrossiacido e si può disidratare formando l’acido 2-fosfoenolpiruvico, una molecola ancora
instabile perchè è un enolo. La tautomeria cheto-enolica a cui va incontro la molecola trasformandosi in acido
piruvico dà la spinta per la produzione di ATP.

Meccanismo della reazione 2


Le reazioni della glicolisi, per un chimico, sono un’occasione ideale per comprendere che le reazioni enzimatiche
non sono da accettare “a scatola chiusa”, ma sono delle normali reazioni di chimica organica realizzate in modo
raffinato all’interno del sito attivo degli enzimi.
Una reazione organica in soluzione, richiede condizioni più drastiche di pH e temperatura ed è affidata alla
casualità degli urti tra le molecole. Una reazione enzimatica, invece, non è lasciata al caso, ma avviene
all’interno di una perfetta macchina chimica, il sito attivo di uno specifico enzima, dove può entrare solo la
molecola che deve reagire perchè ha una forma e una polarità che calzano perfettamente. Quando la molecola è
nel sito attivo, è circondata con precisione dai gruppi funzionali degli amminoacidi che la fanno reagire in modo
stereospecifico.
Un esempio tipico è la reazione 2 della glicolisi nella quale l’enzima isomerasi catalizza l’isomerizzazione del
glucosio-6-fosfato in fruttosio-6-fosfato. Il glucosio può essere isomerizzato anche in soluzione, se trattato in
ambiente basico, con una reazione nota come isomerizzazione alcalina. Sia la reazione enzimatica che quella in
soluzione procedono attraverso lo stesso intermedio enediolo. Nell’enzima, però, il glucosio-6-fosfato si trova
vicino alle catene laterali di una istidina e di una lisina. Il meccanismo di formazione dell’enediolo è il seguente:
sito attivo
dell'enzima
NH Lys NH Lys

anello N H NH2 N+ H NH2


.. H +
imidazolico O O H
dell'istidina C H C
H C
OH OH
HO HO
OH OH
OH OH
CH2 O P CH2 O P
glucosio-6-fosfato enediolo
Nell’isomerizzazione alcalina in soluzione, il glucosio dà luogo ad una miscela di equilibrio nella quale sono
presenti tre esosi: glucosio, fruttosio e mannosio. Qui invece, grazie all’enzima, sono in equilibrio solo glucosio
e fruttosio, mentre il mannosio non si forma.

NH Lys NH Lys

N+ H NH H H NH
.. 2 N+ .. 2
O O O
H C H C H C H CH2OH
C H C C O
O OH O
HO H HO HO H HO
OH OH OH OH
OH OH OH OH
CH2 O P CH2 O P CH2 O P CH2 O P

enediolo glucosio-6-fosfato enediolo fruttosio-6-fosfato

Il passaggio chiave è la formazione di glucosio dall’enediolo (mostrata qui sopra a sinistra): se la lisina strappa
l’H+ sull’OH del C-1, l’enzima permette l’ingresso dell’H + sul C-2 solo da sopra il piano molecolare, cioè dal
lato dove è presente l’azoto protonato dell’anello imidazolico dell’istidina e così si può formare solo glucosio.

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Quando la reazione avviene in soluzione, invece, questo H+ può entrare sul C-2 sia da sopra che da sotto il
piano molecolare dell’enediolo formando indifferentemente glucosio e mannosio. Questa è la ragione per cui
l’enzima è in grado di condurre la reazione in modo stereoselettivo producendo sul C-2 solo la configurazione R
(glucosio) e mai la configurazione S (mannosio).
Se, invece, la lisina strappa l’H + sull’OH del C-2, si forma fruttosio-6-fosfato, come si vede qui sopra a destra.

Meccanismo della reazione 4


La reazione 4, catalizzata dall’enzima aldolasi, è un’addizione aldolica inversa e taglia il fruttosio-1,6-bisfosfato
in due frammenti di tre atomi di carbonio, diidrossiacetone-fosfato e gliceraldeide-3-fosfato. L’addizione aldolica
è una reazione che unisce tra loro due aldeidi per formare una β-idrossialdeide (aldolo), ma, essendo reversibile,
può anche spezzare una β-idrossialdeide o un β-idrossichetone in due frammenti.
Quando entra nel sito attivo dell’enzima (fig 1 qui sotto), il fruttosio si lega al gruppo amminico di una lisina
formando un’immina (fig 3). Questa rende più facile la reazione perchè stabilizza l’ intermedio enediolo (fig 4)
dato che l’azoto è meno elettronegativo dell’ossigeno.
L’addizione aldolica inversa sfrutta la particolare stabilità di una carica negativa sul carbonio in posizione alfa
rispetto al carbonile. Dato che il carbonile è sul C-2, il carbonio alfa è il C-3 (in neretto) e può staccarsi dal C-4
se questo forma un nuovo carbonile (fig 3). La reazione è un’eliminazione e la metà superiore della molecola si
stacca (buon gruppo uscente) dato che può stabilizzare la carica negativa per risonanza sul carbonile del C-2
formando l’intermedio enediolo (fig 4). La molecola, quindi, si taglia tra C-3 e C-4 liberando il frammento infe-
riore di gliceraldeide-3-fosfato. Alla fine della reazione, per liberare il frammento superiore di diidrossiacetone-
fosfato, una molecola di acqua idrolizza l’immina (fig 5) e l’enzima torna allo stato iniziale (fig 6).
sito attivo
fig 1 dell'enzima
fig 2 fig 3
CH2 O P CH2 O P CH2 O P
.. + +
Lys NH2 C O H AA Lys NH C OH
.. :AA Lys NH C : AA
+
HO C H HO C HO C
O H H AA O H H AA O H : AA
AA : + AA : + AA H
OH OH + OH
CH2 O P CH2 O P CH2 O P

il fruttosio-1,6-bisfosfato reagisce con una l'immina del fruttosio-1,6-bisfosfato


lisina per dare un'immina (base di Shiff) subisce l'addizione aldolica inversa

simile ad un
fig 4 enediolo fig 5 fig 6
CH2 O P CH2 O P
.. + ..
Lys NH C :AA Lys NH C HO : AA Lys NH2 H AA
+
C CH OH H
HO H 2
H AA :AA H AA
+ +
AA H AA H AA:
+ +
H O CH2 O P
C
C O
OH
CH2 OH
CH2 O P

Dopo la rottura del legame C3-C4 l'idrolisi dell'immina rilascia diidrossiacetone-fosfato


la gliceraldeide-3-fosfato lascia l'enzima (meccanismo semplificato)

La reazione è reversibile e viene usata sia nella glicolisi per rompere il fruttosio in due frammenti, sia nella
gluconeogenesi per sintetizzare fruttosio, la configurazione RS sul C-3 e sul C-4 dei due carboni che perdono
reversibilmente l’attività ottica durante la reazione, quindi, deve essere preservata dall’enzima.
Si noti che vi è contemporaneamente catalisi basica da un lato della molecola e catalisi acida dall’altro. In
soluzione questo non sarebbe mai possibile perchè il pH è uniforme, mentre nel sito attivo di un enzima possono
esserci amminoacidi con caratteristiche acido-base opposte in punti diversi del sito attivo.

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Meccanismo della reazione 5
I due trioso-fosfati prodotti dalla reazione 4 (gliceraldeide-3-fosfato e diidrossiacetone-fosfato) sono in equilibrio
tra loro, via enediolo, per mezzo di un enzima isomerasi. La reazione 5 è analoga a quella di isomerizzazione del
glucosio-6-fosfato in fruttosio-6-fosfato già esaminata prima. Naturalmente l’equilibrio è spostato a favore della
molecola più stabile, il diidrossiacetone-fosfato che rappresenta il 96% del totale, mentre la gliceraldeide-3-
fosfato è il 4%. Dato però che quest’ultima è consumata dalle tappe successive della glicolisi, per la legge
dell’equilibrio mobile il diidrossiacetone-fosfato viene progressivamente trasformato in gliceraldeide-3-fosfato e
come tale è anch’esso degradato nella glicolisi. In questo modo entrambi i trioso-fosfati producono acido piruvico
e quindi si ottengono due molecole di acido piruvico per ogni molecola di glucosio degradata.

H H O H H O
AA
.. H C OH AA+ AA+ C AA
.. C
C O H H C O H H OH
CH2 O P CH2 O P CH2 O P

diidrossiacetonefosfato enediolo gliceraldeide-3-fosfato


96% 4%

In realtà una piccola percentuale di diidrossiacetone-fosfato sfugge alla glicolisi grazie ad una deidrogenasi che lo
riduce a glicerina-1-fosfato, molecola necessaria per la sintesi dei fosfolipidi e dei trigliceridi.
CH2 OH NADH NAD+ CH2 OH ADP ATP CH2 OH

C O H OH H OH
deidrogenasi
CH2 O P CH2 O P CH2 OH
diidrossiacetone-fosfato glicerina-1-fosfato glicerina

Meccanismo della reazione 6


In questa reazione la gliceraldeide-3-fosfato viene ossidata ad acido 1,3-bisfosfoglicerico dal NAD + per mezzo di
un enzima deidrogenasi. La tappa 6 è importante per due motivi:
1) Riesce a conservare l’energia liberata dall’ossidazione del gruppo aldeidico producendo un legame ad alta
energia, l’anidride mista carbossilica-fosforica dell’acido 1,3-bisfosfoglicerico. Questo fosfato costituisce il vero
guadagno energetico della glicolisi dato che produce una molecola di ATP nella tappa successiva, la n° 7.
2) L’ossidazione usa NAD+ trasformandolo in NADH, quindi è indispensabile rigenerare il NAD + consumato se
si vuole che la glicolisi continui a degradare glucosio e a produrre energia.
Cys Cys Cys
+AA +AA
AA
.. +N NAD+ +N NAD+ N
S
.. AA S AA+ S NADH
AA+ H .. H H
NH2 NH2 H NH2
H O H C H O C H C O C C
C H OH H OH
O O H H O
H OH CH2 O P ossidazione CH2 O P
CH2 O P

gliceraldeide-3-fosfato tiosemiacetale tioestere

Se, in questa reazione, si facesse l’ossidazione diretta dell’aldeide con NAD , il ΔG′° sarebbe molto favorevole, ma
+

l’energia liberata andrebbe sprecata come calore. Per ricavare energia chimica, la reazione utilizza un metodo molto
ingegnoso. La gliceraldeide-3-fosfato si lega covalentemente al gruppo tiolico SH di una cisteina nel sito attivo
dell’enzima. Si forma così un tio-semiacetale che è più difficile da ossidare di un’aldeide e quindi serve tutta la
capacità ossidante del NAD+ per ossidare il tio-semiacetale a tio-estere. Il NAD+ si trova nel sito attivo
dell’enzima vicino al tiosemiacetale. Nella figura è mostrata la parte attiva della molecola di NAD +, la
nicotinammide, che accetta uno ione idruro (mostrato in rosso) in posizione 4.

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Il tioestere formato dall’ossidazione è una molecola molto reattiva (al pari di un’anidride) e può facilmente
reagire con una molecola di fosfato inorganico per formare acido 1,3-bisfosfoglicerico, un’anidride mista carbos-
silica-fosforica nella quale viene conservata l’energia in eccesso dell’ossidazione della gliceraldeide-3-P.
Cys Cys Cys
AA+ AA+ AA
..
AA+ S AA
.. S AA+ S
H H H
H _ _ H
O C :O H O C O PO3H _
H OH _ H OH O O PO3H
O P O C
CH2 O P CH2 O P
OH H OH
fosfato CH2 O P
inorganico
tioestere intermedio tetraedrico acido 1,3-bisfosfoglicerico

Meccanismo della reazione 7


Il legame anidridico carbossilico-fosforico dell’acido 1,3-bisfosfoglicerico viene idrolizzato da un enzima chinasi
che trasferisce il gruppo fosforico ad una molecola di ADP per formare ATP. Questo costituisce il guadagno
energetico della glicolisi.

_
AA+ O AA
..
H O O P O O O HO O
_ .. _ O O O
C C _ _
OH O P O P O
H OH H OH O P O P O P O
OH O
CH2 O P CH2 O P OH OH O
Adenosina
Adenosina
acido 1,3-bisfosfoglicerico ADP acido 3-fosfoglicerico ATP

Meccanismo della reazione 8


L’enzima mutasi, con l’aiuto di uno ione magnesio, catalizza lo spostamento reversibile del gruppo fosfato dalla
posizione 3 alla posizione 2 dell’acido 3-fosfoglicerico,. La reazione procede in due fasi. Nella prima un’istidina
fosforilata cede il suo gruppo fosfato all’OH sul C-2 dell’acido 3-fosfoglicerico trasformandolo in acido 1,3-
bisfosfoglicerico. Un’altra istidina aiuta l’OH nell’attacco nucleofilo strappandogli un H +, cioè con una catalisi
basica. Nella seconda fase il fosfato in posizione 3 viene trasferito alla stessa istidina che prima lo aveva ceduto,
ripristinando la forma iniziale dell’enzima e liberando acido 2-fosfoglicerico.

His His His


_ _ _ _ _
O O O O O O O O
+ +
C HO P N NH C _ :N NH C HO P N NH
.. PO3H _
H OH O H O H O PO3H O
_ +
CH2 O O :N NH CH2 O
.. OH HN NH CH2 OH :N NH
P P
_
O OH O O
acido 3-fosfoglicerico His acido 2,3-bisfosfoglicerico His acido 2-fosfoglicerico His

L’enzima è attivo solo se ha la prima istidina fosforilata. Per attivarlo è necessaria una minima quantità di acido
2,3-bisfosfoglicerico che, entrando nel sito attivo, fosforila l’istidina. L’enzima attivato può compiere centinaia di
cicli catalitici prima di perdere ancora il fosfato e a quel punto deve essere attivato nuovamente.

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Meccanismo della reazione 9
L’enzima enolasi catalizza reversibilmente questa reazione di eliminazione in cui si ha la disidratazione del
carbonio 3 dell’acido 2-fosfoglicerico per dare l’acido 2-fosfoenolpiruvico. La disidratazione di un gruppo OH
in posizione b rispetto al carbossile è facilitata da due fattori: perchè può procedere via enolo, e perchè forma
un acido a-b insaturo che quindi è coniugato col doppio legame. E’ importante osservare che, mentre il legame
estereo col fosfato nell’acido 2-fosfoglicerico è relativamente stabile, nell’acido fosfoenolpiruvico questo legame
diventa instabile ed è in grado di trasferire il fosfato sull’ADP per la sintesi di ATP nella tappa successiva (10).
Quello che rende così reattiva la molecola dell’acido fosfoenolpiruvico è la presenza del gruppo enolico che
tende spontaneamente a trasformarsi nel corrispondente chetone attraverso la tautomeria cheto-enolica.
I due amminoacidi che eseguono la catalisi nel sito attivo sono rispettivamente un acido glutammico e una lisina,
sono presenti anche due ioni Mg2+ che servono a facilitare la formazione dell’enolo intermedio.
Lys Lys Lys
NH + 2
:NH2 NH2+
H H H
Glu Glu Glu
_ _
O O Mg 2 + O O Mg 2 + O OH
C _ C C C _ C
O O O OH C O O
.. ..
H O P C O P C O P
..
HO CH2 HO CH2 H2O CH2

acido 2-fosfoglicerico enolo intermedio acido 2-fosfoenolpiruvico

Meccanismo della reazione 10


Un enzima chinasi catalizza l’ultima reazione della glicolisi nella quale l’acido fosfoenolpiruvico viene
trasformato in acido piruvico dopo aver ceduto il fosfato ad una molecola di ADP per formare ATP. L’energia
necessaria per la sintesi dell’ATP viene dalla somma di due reazioni combinate: l’idrolisi del legame estereo col
fosfato sul C-2 e la tautomeria cheto-enolica che trasforma l’enolo (instabile) nel chetone (stabile) dell’acido
piruvico. Queste due reazioni, in realtà, liberano un’energia doppia rispetto a quella necessaria per la sintesi di
ATP, l’eccesso di energia spinge con forza la reazione a completezza.

O OH O OH
C
AA+ C O AA
..
_ O O O O O
C O P O C O
H _ _ _ _
O
.. P O P O CH3 O P O P O P O
CH2 OH
OH O Adenosina OH OH O Adenosina

acido 2-fosfoenolpiruvico ADP acido piruvico ATP

Respirazione e fermentazione
Oltre al bilancio di ATP, nella glicolisi è importante considerare il bilancio di NADH. L’ossidazione compiuta
+
nella tappa (6) della glicolisi comporta il consumo di 2 NAD che vengono ridotti a 2 NADH. Questo ha come
+
conseguenza che la glicolisi ha bisogno di un costante apporto di NAD che però è presente in minima quantità
nella cellula. Per funzionare, quindi, la glicolisi deve essere accoppiata con una reazione che ossidi il NADH a
+
NAD . Questo può avvenire in modi diversi che rappresentano diversi destini metabolici dell’acido piruvico.
I tre più importanti sono: la respirazione cellulare, la fermentazione lattica e la fermentazione alcolica.
1) Respirazione cellulare. Negli organismi aerobi la glicolisi costituisce solo il primo passo della respirazione
cellulare cioè dell’ossidazione completa del glucosio a CO 2 ad opera di O2. L’acido piruvico prodotto dalla
glicolisi viene ossidato fino a CO 2, nei mitocondri, attraverso la decarbossilazione ossidativa e il ciclo di Krebs.
+
Queste reazioni producono grandi quantità di NADH che però deve essere subito ossidato per rigenerare NAD .
Questa ossidazione finale è compiuta dell’ossigeno molecolare O 2 che si riduce ad H2O nella catena
respiratoria.

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2) Fermentazione lattica. In condizioni anaerobiche, cioè in assenza di ossigeno, qualche altra molecola deve
fungere da ossidante finale. Questo ruolo può essere svolto dallo stesso acido piruvico che viene ridotto ad
+
acido lattico per consentire l’ossidazione del NADH a NAD . Questa via metabolica si realizza nel muscolo
scheletrico che si contrae violentemente e viene detta fermentazione omolattica. Anche alcuni batteri anaerobi
trasformano il glucosio in acido piruvico e poi questo in acido lattico, come nella fermentazione lattica che
trasforma il latte in yogurt.
3) Fermentazione alcolica. Alcuni microrganismi anaerobi, come il lievito di birra, decarbossilano l’ acido
piruvico formando acetaldeide e poi riducono quest’ultima ad etanolo. In questo modo ossidano il NADH a
NAD+ e possono continuare a ricavare energia dalla glicolisi.
Qui sotto sono riassunte queste tre vie metaboliche. Mentre nelle due fermentazioni l’energia ricavata per ogni
molecola di glucosio è di 2 ATP (prodotti dalla glicolisi), nella respirazione cellulare si ricavano 32 ATP ( 2 dalla
glicolisi, 2 dal ciclo di Krebs, 28 dalla fosforilazione ossidativa) grazie all’intervento di O 2, e della sua energica
azione ossidante.
respirazione cellulare fermentazione lattica fermentazione alcolica

2 acido
glucosio 12 H2O glucosio glucosio 2 etanolo
lattico

2 ADP 2 NAD+ 2 ADP 2 NAD+ 2 ADP 2 NAD+

2 ATP 2 NADH 2 ATP 2 NADH 2 ATP 2 NADH

28 ATP
2 acido 2 acido 2 acido
piruvico piruvico piruvico 2 acetaldeide
28 ADP
8 NAD+ 2 CO2
2 ADP 2 FAD

8 NADH
2 ATP
2 FADH2

6 CO2 6 O2

Si parla di respirazione se la molecola che fa da ossidante finale è una molecola inorganica, in particolare, con
O2, si parla di respirazione aerobica. In altri tipi di respirazione troviamo altre molecole inorganiche che fanno da
‒ 2‒ 2‒ +
ossidanti, per esempio NO 3 che si riduce ad N2, SO4 che si riduce a S , H che si riduce ad H2.
Si parla invece di fermentazione se la molecola che fa da ossidante finale è una molecola organica, uno dei
prodotti di scarto dalle reazioni considerate. Questa può essere l’acido piruvico che si riduce ad acido lattico nella
fermentazione lattica, l’acetaldeide che si riduce ad etanolo nella fermentazione alcolica, la CO 2 che si riduce a
CH4 nella fermentazione delle biomasse.
Dato che non c’è l’intervento di molecole estranee come l’ossigeno, nelle fermentazioni, la stato redox comples-
sivo delle molecole resta costante.

Meccanismo della fermentazione lattica


La fermentazione lattica è realizzata dall’enzima lattato deidrogenasi che lega nel sito attivo sia il NADH che
l’acido piruvico. La reazione di riduzione dell’acido piruvico comporta il trasferimento di uno ione idruro dalla
posizione 4 dell’anello della nicotinammide ridotta del NADH al carbonile sul C-2 dell’acido piruvico.
Al termine della reazione sia il NAD + che l’acido lattico devono lasciare l’enzima per essere sostituiti da due
nuove molecole di NADH e acido piruvico.

N
.. O OH +AA N+ O OH AA
..
C C
H2N H H2N
C C O riduzione C H C O H
O H H CH3 O H CH3
NADH NAD+
acido piruvico acido lattico
Il meccanismo della fermentazione alcolica è più complesso e verrà discusso alla fine del prossimo paragrafo
sulla decarbossilazione ossidativa.

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Decarbossilazione ossidativa
L’acido piruvico, il prodotto finale della glicolisi, può essere degradato secondo tre vie diverse come illustrato a
pagina 9: respirazione cellulare, fermentazione lattica, fermentazione alcolica.
Nella fermentazione lattica, l’acido piruvico viene ridotto ad acido lattico.
Nella fermentazione alcolica l’acido piruvico viene decarbossilato ad acetaldeide che poi è ridotta ad etanolo.
Nella respirazione cellulare l’acido piruvico subisce una decarbossilazione ossidativa che lo trasforma in acetil-
CoA che poi viene ossidato fino a CO 2 nel ciclo di Krebs.
La decarbossilazione ossidativa è una reazione che avviene nei mitocondri e trasforma l’acido piruvico in acetil-
CoA, un tioestere dell’acido acetico legato al coenzima A (la struttura dell’acetil-Co A è mostrata a pag 13).
O CO2 CoA-SH NAD+ NADH
O O
CH3 C C CH3 C
piruvato deidrogenasi S CoA
OH
acido piruvico acetil-CoA
Il meccanismo della decarbossilazione ossidativa dell’acido piruvico è complesso e coinvolge una serie di quattro
reazioni che devono avvenire in sequenza senza che i prodotti intermedi siano rilasciati, per questo i tre enzimi
che le conducono sono associati tra loro in un unico grande complesso multienzimatico chiamato piruvato
deidrogenasi (mostrato nell’immagine di copertina). Prima di esaminare le reazioni della decarbossilazione
ossidativa vale la pena di fare alcune considerazioni di carattere generale.
La decarbossilazione è una reazione ben nota in chimica organica che può avvenire in condizioni blande solo con
gli acidi b-g insaturi o con i b-chetoacidi che hanno due legami singoli tra carbossile e legame insaturo.
Per esempio, l’acido acetacetico è un b-chetoacido e può decarbossilare facilmente, infatti perde CO 2 per
semplice riscaldamento a 130 °C grazie al seguente meccanismo ciclico a 6 atomi:
.. H
O O O O OH O O
H+ tautomeria
C C C + C C + CO2
OH H3C C O 130 °C H3C CH2 H3C CH3
H2 O
acido acetacetico enolo acetone

Il carbossile COOH è legato al carbonio in alfa rispetto al carbonile, così, quando il gruppo COOH se ne va come
CO2, la coppia di elettroni che lascia sulla molecola (mostrata qui sopra in rosso) è sul carbonio in alfa e, quindi,
è stabilizzata per risonanza dato che può giungere fino all’atomo di ossigeno del carbonile.
L’acido piruvico, invece, è un α-chetoacido, e non può decarbossilare facilmente, infatti, se la CO 2 si staccasse,
dovrebbe lasciare una coppia di elettroni (mostrata qui sotto in rosso) direttamente sul carbonio del carbonile, in
un punto dove non può essere delocalizzata per risonanza.
O O H O O
_
O C O H+ C: C
H3C ? C 130 °C H3C
O
OH O
acido piruvico troppo instabile

Come può decarbossilare, quindi, l’acido piruvico senza contraddire le leggi della chimica?
La reazione è possibile grazie all’intervento della tiaminapirofosfato (TPP) o vitamina B1 una molecola in
grado di promuovere la decarbossilazione degli α-chetoacidi.
NH2 H
.. _
+ C R + C
N N S _ H+ N S
OH OH
H3C N _
H3C CH2 CH2 O P O P O R
O O
vitamina B1 o tiaminapirofosfato forma anionica
Il punto reattivo della vitamina B1 è l’anello tiazolico aromatico a cinque atomi. A causa della carica positiva
sull’azoto, l’atomo di carbonio compreso tra azoto e zolfo è leggermente acido e può perdere l’H + producendo la
forma anionica della TPP mostrata qui in forma semplificata.

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La forma anionica della TPP è nucleofila e può reagire attaccando il carbonile sul C-2 dell’acido piruvico.
Il nuovo acido che si ottiene è ancora insaturo, ma ha il doppio legame spostato più indietro di una posizione, è
diventato quindi b-g insaturo (due legami singoli tra carbossile e doppio legame). Questa è la situazione ideale
per la decarbossilazione che permette agli elettroni, lasciati sulla molecola dalla CO 2 che si stacca, di essere
stabilizzati per risonanza giungendo fino all’atomo di azoto positivo. Non sono molte le molecole che
possiedono, come la TPP, una carica negativa stabile sul carbonio di un legame multiplo. Lo ione cianuro
avrebbe queste caratteristiche, ma è decisamente troppo tossico.
acido piruvico
a-b insaturo .. H AA+ :AA
O O OH OH OH
O
CH3 C C _
CH3 C C CO2 CH3 C CH3 C:
.. _ OH
C C O H
R R R .. C R
C
+N S +N S N S +N S

R R R R
forma anionica della TPP acido b-g insaturo idrossietil-TPP

Si è formata idrossietil-TPP che è descritta dalle due forme limite di risonanza mostrate qui sopra a destra.
Questa molecola deve essere ossidata per produrre acido acetico, ma non si può usare NAD+ o FAD perchè non
ci sono atomi di H sul carbonio che deve essere ossidato. L’enzima piruvato deidrogenasi utilizza quindi un altro
ossidante, il ponte disolfuro ‒S‒S‒ della lipoammide che viene ridotto alla forma tiolica SH.
OH :OH HS
_ H AA+
CH3 C: CH3 C S R
S S: O .. _
C C C
R R R
+N S +N S CH3 C S SH +N S
R

R R R R

idrossietil-TPP lipoamide acetil lipoamide TPP

L’intermedio di questa reazione è acetil-lipoammide, un tioestere che poi subisce una reazione di transesterifica-
zione reagendo col gruppo SH del coenzima A (CoA-SH). Si forma così un altro tioestere, acetil-CoA e il ditiolo
diidrolipoammide.

O .. O SH SH
HS CoA
CH3 C S SH CH3 C S CoA +
R
R
acetil lipoamide acetil-CoA diidrolipoamide

A differenza della idrossietil-TPP, la diidrolipoammide possiede, sui gruppi SH, gli atomi di idrogeno che le
consentono di essere ossidata dal FAD. Il FADH 2 così prodotto viene subito dopo riossidato dal NAD + che si
riduce a NADH.
O H O
..
N H H S N H
N N S
S
N N O H S N N O
R R H R
R
FAD diidrolipoamide FADH2 lipoamide

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La struttura dell’acetil-coenzima A è illustrata qui sotto. Nel Co-A ci sono tre componenti legati tra loro in modo
covalente: 2-mercaptoetilammina, acido pantotenico (vitamina B5), adenosina-3'-fosfato-5'- difosfato.
Il legame tioestere tra l’acido acetico e il coenzima A è ad alta energia dato che il suo ΔG'° di dissociazione è di
-7,5 kcal/mole, simile a quello dell’ATP che è di -7,3 kcal/mole.

O O
CH3 C S CH2 CH2 NH C CH2
CH2
2-mercapto
acido etilammina NH
acetico NH2
C O
N
legame tioestere HO CH O O N
ad alta energia
CH3 C CH2 O P O P O CH2 N
O N
CH3 OH O

acido pantotenico
(vitamina B5) O OH
_
Acetil coenzima A O P OH
O

adenosina-5'-difosfato-3'-fosfato

Meccanismo della fermentazione alcolica


Nella fermentazione alcolica l’acido piruvico viene decarbossilato attraverso una serie di reazioni che ricalcano
quelle appena viste per la decarbossilazione ossidativa fino alla formazione della idrossietil-TPP. A questo punto
la idrossietil-TPP, invece di subire un’ossidazione con la lipoammide, si protona sul carbonio che aveva subito la
decarbossilazione, poi si scinde liberando acetaldeide e TPP che è un buon gruppo uscente dato che può uscire
come carbanione stabile.
OH :OH
_
CH3 C: CH3 C H
O .. _
C H+ C C
R R R
+N S +N S CH3 C + +N S
H
R R R
idrossietil-TPP acetaldeide TPP
+
L’acetaldeide viene infine ridotta col NADH formando etanolo e NAD che consente di continuare la glicolisi.
O H O
H H
O C OH C
NH2 NH2
CH3 C CH3 C H +
..
H N H N+
R R

acetaldeide NADH etanolo NAD+

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Ciclo di Krebs
Il ciclo di Krebs, o ciclo dell’acido citrico, consiste in una serie di reazioni che avvengono all’interno dei
mitocondri, nello spazio della matrice. Queste reazioni sono realizzate in otto tappe enzimatiche e hanno lo
scopo di ossidare completamente i due carboni del gruppo acetilico dell’acetil-CoA formando due molecole di
CO2 in modo però da conservare una parte dell’energia libera di reazione per la produzione di ATP.
Il problema chimico affrontato dal ciclo di Krebs è la decarbossilazione dell’acido acetico che risulta ancora più
complessa di quella dell’acido piruvico perchè alle spalle del CH 3 dell’acido acetico non vi sono altri atomi che
consentano di aiutare la decarbossilazione.
Il problema è stato risolto in modo elegante unendo l’acido acetico dell’acetil-CoA ad una molecola ausiliaria,
l’acido ossalacetico, in modo da ottenere una molecola più grande, l’acido citrico, che, dopo alcuni passaggi, può
essere trasformato in un b-chetoacido, l’acido ossalosuccinico, che finalmente può decarbossilare con facilità
perchè possiede un carbonile in posizione beta. La molecola che si ottiene dopo la decarbossilazione è l’acido
a-chetoglutarico, un alfa chetoacido (come l’acido piruvico) che la cellula sa decarbossilare facilmente con
l’intervento della TPP, la vitamina B1, usando un enzima quasi identico a quello della decarbossilazione
ossidativa dell’acido piruvico. La parte finale del ciclo ha lo scopo di convertire l’acido succinico formato fin qui
nella molecola iniziale, l’acido ossalacetico.

O
acetil-CoA CH3 C
S CoA

H2O

CoASH
acido ossalacetico acido citrico

O CH2 COOH
C COOH
NADH HO C COOH
CH2 COOH (1)
NAD+ citrato CH2 COOH H2O
sintasi
HO (8)
acido malato (2) CH COOH
CH COOH
(S)-malico deidrogenasi aconitasi acido
CH2 COOH C COOH cis-aconitico
CH2 COOH
H2O
(7) fumarasi H2O

aconitasi (2)
HOOC CH
acido
fumarico HC COOH Ciclo di HO CH COOH
acido
FADH2 succinato Krebs CH COOH isocitrico
(6) deidrogenasi
CH2 COOH
FAD

CH2 COOH isocitrato


succinil-CoA deidrogenasi (3) NAD+
acido CH2 COOH sintetasi
succinico CoASH (5) NADH
O
GTP C COOH
a-chetoglutarato isocitrato
GDP + P O S CoA deidrogenasi deidrogenasi CH COOH
C (3)
(4)
CO2 CH2 COOH
CH2 O
CoASH C COOH
CH2 COOH acido ossalosuccinico
CH2
succinil-CoA NADH CO2
NAD+ CH2 COOH

acido a-chetoglutarico

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A differenza di quanto accade nella glicolisi, nel ciclo di Krebs le reazioni hanno un andamento ciclico: l’acido
ossalacetico, che viene consumato all’inizio per condensazione con l’acetil-CoA, è solo una molecola ausiliaria e
deve essere rigenerato alla fine del ciclo per ricominciare la sequenza di reazioni. In questo modo una singola
molecola di acido ossalacetico può degradare, teoricamente, un numero infinito di molecole di acetil-CoA.
Le 8 tappe enzimatiche possono essere così riassunte:
1) L’enzima citrato sintasi catalizza la condensazione dell’acetil-CoA con l’acido ossalacetico per formare
acido citrico (che dà il nome al ciclo). Se l’acido citrico avesse un carbonile in posizione β potrebbe decarbos-
silare. Però non è possibile ossidare a carbonile il suo gruppo alcolico perché è terziario. Le prossime tappe del
ciclo, quindi, devono spostare l’OH alcolico dell’acido citrico sul carbonio adiacente (secondario), ossidarlo a
carbonile, e infine decarbossilare la molecola.
2) L’enzima aconitasi converte l’acido citrico in acido isocitrico nel quale il gruppo OH alcolico si trova sul
carbonio secondario. L’acido citrico viene prima disidratato, formando l’acido insaturo cis-aconitico, questo
viene poi reidratato in modo che l’ossidrile si leghi al carbonio adiacente. Durante queste operazioni la molecola
resta legata nel sito attivo dell’enzima.
3) L’enzima isocitrato deidrogenasi ossida, per mezzo del NAD+, il gruppo ossidrilico dell’acido isocitrico
formando l’acido ossalosuccinico, un β-chetoacido rispetto al COOH centrale che viene subito decarbossilato ad
acido α-chetoglutarico. Questa è la prima delle due tappe in cui si ha liberazione di CO 2.
4) Il complesso multienzimatico a-chetoglutarato deidrogenasi esegue la decarbossilazione ossidativa
dell’acido α-chetoglutarico (un α-chetoacido come l’acido piruvico) formando succinil-CoA. Il meccanismo
d’azione di questo enzima è del tutto simile a quello della piruvato deidrogenasi e coinvolge la vitamina B1, la
lipoamide, il Coenzima A e il NAD +. La sua struttura è quasi identica a quella mostrata in copertina della
piruvato deidrogenasi.
5) L’enzima succinil-CoA sintetasi trasforma il succinil-CoA in acido succinico recuperando l’energia libera
dell’idrolisi del tioestere per formare GTP che viene poi convertito in ATP.
A questo punto del ciclo sono state prodotte due molecole di CO 2 e quindi è stata completata l’ossidazione del
gruppo acetile. La parte restante del ciclo ha lo scopo trasformare l’acido succinico in acido ossalacetico che può
ricominciare il ciclo di reazioni. La somiglianza tra le due molecole ci suggerisce la strategia di sintesi: si tratta di
creare un doppio legame C=C, di idratarlo formando un alcol e infine di ossidare l’alcol a carbonile C=O.
6) L’enzima succinato deidrogenasi trasforma il legame centrale dell’acido succinico nel doppio legame trans
dell’acido fumarico, cioè ossida un alcano ad alchene riducendo il FAD a FADH 2.
7) L’enzima fumarasi idrata il doppio legame dell’acido fumarico producendo acido malico.
8) Infine l’enzima malato deidrogenasi ossida il gruppo alcolico a chetone e forma acido ossalacetico riducendo
la terza molecola di NAD+ a NADH.
La reazione globale riferita ad una molecola di acetil-CoA è la seguente:
Acetil-CoA + 3 NAD+ + FAD + GDP + Pi → 2 CO2 + CoASH + 3 NADH + FADH2 + GTP
Per brevità esamineremo in dettaglio il meccanismo di due sole reazioni enzimatiche, quello della citrato sintasi,
la tappa n° 1, e quello della isocitrato deidrogenasi, la tappa n° 3.

Tappa n° 1: citrato sintasi


La reazione catalizzata dell’enzima citrato sintasi è una condensazione di Claisen mista tra un estere, l’acetil-CoA
e il chetone dell’acido ossalacetico. Il meccanismo della reazione avviene in 3 tappe.

+AA AA +AA
O: O H .. O
CH2 C H CH2 C CH2 C H
+ AA
AA H S CoA AA S CoA .. S CoA
..
1 2 HO C COOH
O H
O CH2 COOH
C COOH C COOH
CH2 COOH CH2 COOH

acetil-CoA e l'enolo dell'acetil-CoA citril-CoA


acido ossalacetico attacca l'acido ossalacetico

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O +AA
CH2 C H2O CoA-SH
H CH2 COOH
S CoA
AA
.. HO C COOH HO C COOH
3
CH2 COOH CH2 COOH

citril-CoA
acido citrico
1) L’acetil-CoA viene convertito per tautomeria nell’enolo attraverso una catalisi acida da un lato della molecola
e basica dall’altro. L’acido acetico si presenta come tioestere (acetil-CoA) perchè così può formare più
facilmente l’enolo. Se l’acido acetico avesse il carbossile libero, su questo avrebbe un idrogeno molto più acido
di quello in alfa (pK a 4,7 contro pKa 25) quindi a pH fisiologico il carbossile sarebbe presente come carbossilato
e la carica negativa impedirebbe lo strappo dell’H + in alfa, quindi impedirebbe la tautomeria.
O O
CH2 C CH2 C
aH H S CoA aH H O H H del carbossile (molto più acido)

pKa = 25 pKa = 25 pKa = 4,7

2) L’enolo dell’acetil-CoA porta un attacco nucleofilo al carbonile dell’acido ossalacetico. Il prodotto della
reazione è il citril-CoA che resta legato all’enzima.
3) Il citril-CoA viene idrolizzato ad acido citrico e CoA-SH. Questa idrolisi è fortemente spostata a destra dato
che il tioestere è un estere attivo, ha un ∆G'° = -7,5 kcal/mole, e spinge a destra tutta la reazione.

Tappa n° 3: isocitrato deidrogenasi


L’enzima isocitrato deidrogenasi catalizza prima l’ossidazione e poi la decarbossilazione dell’acido isocitrico per
formare acido α-chetoglutarico. Si produce la prima molecola di CO 2 del ciclo e la prima molecola di NADH. La
reazione procede in due stadi.
Nel primo stadio il NAD+ ossida l’acido isocitrico ad acido ossalosuccinico che resta legato all’enzima.
Nel secondo stadio l’acido ossalosuccinico, un β-chetoacido rispetto al carbossile centrale, viene decarbossilato
in presenza di Mn2+ come cofattore.

+N N
NAD+ NADH
2+
Mn NH2 2+ NH2
Mn _
O
AA
..
H O AA+ C H H O _ CO
_ O 2
H O C COO H O C
O 1 O 2
H C C H C C
_ _
O: O:
CH2 COOH CH2 COOH
acido isocitrico acido ossalosuccinico

N
NADH
2+ NH2
Mn _
O
AA+ H H O
C O
H O
O C C COOH

H C CH2
CH2 COOH
CH2 COOH
enolo intermedio acido a-chetoglutarico

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Fosforilazione ossidativa
La fosforilazione ossidativa è costituita da un insieme di reazioni che avvengono nei mitocondri e hanno lo scopo
di produrre ATP (fosforilazione) sfruttando la reazione di ossidazione con O 2 (ossidativa) dei coenzimi ridotti
NADH e FADH2 che sono stati generati dalla glicolisi, dalla decarbossilazione ossidativa e dal ciclo di Krebs.
Le reazioni di ossidazione sono le seguenti:
NADH + 1/2 O2 + H+ → NAD+ + H2O ∆E = 1,14 V ∆G'° = -52,6 kcal/mol (-220 kJ/mol)
FADH2 + 1/2 O2 → FAD + H2O ∆E = 0,785 V ∆G'° = -36,2 kcal/mol (-151 kJ/mol)
(DG'° indica la variazione di energia libera per concentrazioni 1 M a pH 7, mentre DG° è riferito a pH 0).
Queste reazioni sono fortemente esoergoniche. L’energia libera DG'° non viene dispersa come calore, ma è
utilizzata per produrre una differenza di pH tra la matrice e lo spazio intermembrana, che a sua volta mette in
azione l’enzima ATP sintasi che opera la reazione di fosforilazione che genera ATP da ADP e fosfato
inorganico.
ADP + Pi + H+ → ATP + H2O DG'° = +7,3 Kcal/mole
Gli elettroni che vengono ceduti dal NADH e dal FADH2 non giungono direttamente all’ossigeno, ma passano
attraverso una serie di molecole trasportatrici di elettroni chiamate nel loro insieme catena respiratoria che
sono organizzate in quattro complessi proteici chiamati 1, 2, 3 e 4. Come si vede nel disegno qui sotto, la catena
respiratoria è localizzata nella membrana interna dei mitocondri che circonda la zona più interna dei
mitocondri chiamata spazio della matrice nella quale avvengono le reazioni che producono la maggior parte del
NADH e del FADH2: la decarbossilazione ossidativa, il ciclo di Krebs e la beta ossidazione degli acidi grassi.
Il flusso di elettroni lungo la catena respiratoria provoca uno spostamento di ioni H+ dalla matrice verso lo
spazio intermembrana in corrispondenza dei complessi 1, 3 e 4 che, per questo, sono anche chiamati pompe
protoniche, mentre il complesso 2 non sposta H +. Si genera così una differenza di pH di circa 0,75 unità tra i
due lati della membrana interna dei mitocondri. Nello spazio intermembrana si viene a creare un ambiente più
acido, nella matrice un ambiente più basico.
A questo punto entra in azione il complesso enzimatico ATP sintasi che produce ATP, a partire da ADP e fosfato
inorganico, sfruttando la tendenza degli ioni H + ad attraversare la membrana per reagire con gli ioni OH ‒ e
formare H2O.
L’ossidazione di una molecola di NADH fa scorrere 2 elettroni nella catena respiratoria attraverso i complessi 1,
3 e 4 e quindi spinge 10 H+ (4+4+2) nello spazio intermembrana e produce 2,5 molecole di ATP.
L’ossidazione di un FADH2, invece, fa scorrere 2 elettroni nella catena respiratoria attraverso i complessi 2, 3 e 4
e quindi spinge solo 6 H+ (4+2) nello spazio intermembrana e produce solo 1,5 molecole di ATP.
Per concludere, l’ossidazione e la fosforilazione sono processi accoppiati per mezzo di una differenza di concen-
trazione di ioni H+ creata a cavallo della membrana interna mitocondriale.

4 H+ 4 H+ 2 H+ 4 H+

1 2 3 4
ATP
2e- 2e- sintasi

NADH NAD+ + H+ 1/ O2 + 2 H+ H2O


2
ADP + Pi ATP

spazio della matrice

membrana interna
spazio intermembrana
membrana esterna

Struttura schematizzata di un mitocondrio

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Catena respiratoria
La catena respiratoria ricorda da vicino una pila, infatti utilizza l’energia liberata dall’ossidazione di NADH e
FADH2 ad opera di O2 per produrre un flusso di elettroni che a sua volta produce un lavoro, lo spostamento di
ioni H+ dalla matrice allo spazio intermembrana.
Per realizzare una pila si fanno avvenire le due semireazioni di ossidazione e di riduzione in due recipienti
diversi, uniti da un ponte salino, nei quali sono immersi due elettrodi collegati da un filo elettrico attraverso il
quale gli elettroni vengono trasferiti dalla semireazione di ossidazione a quella di riduzione. In questo modo
l’energia libera della reazione viene trasformata in energia elettrica che può essere utilizzata per azionare un
motore.
Nei mitocondri si realizza qualcosa di simile: NADH e O 2 non reagiscono direttamente tra loro, ma le due
semireazioni avvengono in posti diversi (nel complesso 1 e nel complesso 4) e gli elettroni vengono trasferiti
dalla semireazione di ossidazione del NADH a quella di riduzione di O 2 attraverso una serie di molecole
trasportatrici di elettroni, la catena respiratoria, che si comporta come un filo elettrico. Il flusso di elettroni
compie un lavoro chimico inducendo alcuni complessi proteici di membrana (i complessi 1, 3 e 4) a trasferire ioni
H+ da un lato all’altro della membrana interna dei mitocondri.
La catena respiratoria è costituita da quattro complessi proteici che contengono dei coenzimi redox saldamente
legati. Gli elettroni vengono trasferiti da un gruppo redox al successivo perchè questi operano a potenziali
progressivamente crescenti compresi tra -0,32 V della coppia NAD+/NADH e +0,82 V della coppia O2/H2O.
Solo i complessi 1, 3 e 4 sono in grado spostare gli ioni H + e per questo sono chiamati pompe protoniche.
Gli elettroni vengono trasferiti dai complessi 1 e 2 fino al complesso 3 per mezzo del coenzima Q (una molecola
liposolubile che si muove liberamente all’interno della membrana), e sono trasferiti dal complesso 3 fino al
complesso 4 per mezzo del citocromo c (una piccola proteina esterna alla membrana). Il seguente schema può
chiarire il processo (il percorso compiuto dagli elettroni è mostrato con frecce rosse).
Complesso 1 Complesso 2 Complesso 3 Complesso 4
Lato P 4 H+ 4 H+ 2 H+
Spazio Cit c Cit c
intermembrana
Fe-S Cit c1
Fe-S Cu A
Q QH2 Q QH2
Cit b 562 Cit a
Membrana Fe-S QH2
interna Cit a3
Q
Cit b 566
QH2 QH. Q O2 Cu B
FMN Fe-S
Spazio FAD
della matrice
_ _
Lato N 2e 4 H+ 2e 2 H+ 2 H+
_
2e
NADH NAD++ H + a.succinico a.fumarico 1/
2 O2 + 2 H+ H 2O

I potenziali redox E'° dei componenti della catena respiratoria sono i seguenti:
O2 +0,82 V
CuB +0,34 V
Complesso 4 Cit a3 +0,35 V
Cit a +0,29 V
CuA +0,25 V
Cit c +0,25 V
Cit c1 +0,21 V
Complesso 3 Fe-S +0,28 V
Cit b +0,077 V
CoQ +0,045 V
Fe-S -0,30 V Fe-S -0,03 V
Complesso 1 Complesso 2
FMN -0,30 V FAD -0,04 V
NAD -0,32 V

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Riportando in grafico questi valori si osserva che ci sono solo tre passaggi lungo la catena respiratoria che
presentano sufficiente differenza di potenziale da permettere sia di trasferire elettroni sia di spostare ioni H + verso
lo spazio intermembrana contro gradiente di concentrazione. Questi salti di potenziale sono in corrispondenza dei
tre complessi 1, 3 e 4 e sono evidenziati da tre frecce nella figura qui sotto.
V

+0,8 O2

+0,6

+0,4
a3 CuB
Fe-S a
c1 c CuA
+0,2
Complesso 2
Q b
0,0 FAD Fe-S Complesso 4
Complesso 3
-0,2
NAD FMN Fe-S
-0,4 Complesso 1

flusso di elettroni

NAD, nicotinammide adenina dinucleotide


Il NAD è il principale coenzima di ossidoriduzione e può esistere in forma ossidata NAD+ o ridotta NADH.
Assieme al FAD, ha la funzione di raccogliere tutti gli equivalenti riducenti prodotti dall’ossidazione dei substrati
organici. Il centro redox del NAD è la nicotinammide chiamata anche vitamina B3 o PP (pellagra preventing)
(evidenziata nella figura qui sotto). Il NAD + (che disegneremo d’ora in poi in forma semplificata) è un ossidante
che può accettare uno ione idruro nella posizione 4 dell’anello della nicotinammide riducendosi a NADH.
Il NADH che giunge al complesso 1, si ossida cedendo uno ione idruro (una coppia di elettroni) al FMN.
O H O H H O
C 4
NH2 NH2 _ NH2
:H

_ O N+ N+ N
O O
O P R R
_
NAD+ + H NADH
O OH OH NH2
H H O H O
N N
O P
_ NH2 FMN NH2
O O N N + FMNH2
O .. H+
N N+
R
OH OH R
H+
NAD + NADH + FMN NAD+ + FMNH2

Complesso 1
Nel complesso 1 avvengono due processi:
1) il trasferimento esoergonico di 2 e ‒ dal NADH al coenzima Q: NADH + H+ + Q → NAD+ + QH2.
2) il trasferimento endoergonico di 4 H + dalla matrice (lato N, negativo) allo spazio intermembrana (lato P, pos.).
Il complesso 1 umano, chiamato NADH-CoQ ossidoreduttasi, è uno dei più grandi complessi proteici di
membrana, infatti è composto di 46 catene e contiene due tipi di sistemi redox: una molecola di FMN, flavin
mononucleotide, e sette centri ferro-zolfo, cioè atomi di ferro non-eme complessati con atomi di zolfo e
trattenuti all’interno di proteine (descritti più avanti). Inoltre il complesso 1 è anche una pompa protonica,
infatti contiene, in uscita, 4 canali trasportatori di H + che si attivano al passaggio del coenzima QH 2 ridotto che si
allontana dopo aver preso due elettroni dai gruppi ferro-zolfo.

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FMN, flavin mononucleotide
Il FMN è un coenzima simile al FAD, ma privo di AMP adenosina monofosfato. Il precursore del FMN e del
FAD è la riboflavina o vitamina B2 che differisce dal FMN solo per la mancanza del gruppo fosfato legato al
ribitolo. Come il coenzima Q, mostrato più avanti, anche il FMN può scambiare sia uno che due elettroni per
volta, questo è possibile perché, oltre ad una forma ossidata e ad una forma ridotta, possiede anche uno stato di
ossidazione intermedio di tipo semichinonico che è un radicale libero stabilizzato per risonanza.
Il FMN può così fare da ponte, nella catena respiratoria, tra un donatore a due elettroni, il NADH, e un accettore
ad un solo elettrone, il Fe 3+ del gruppo ferro-zolfo che scambia un solo elettrone per volta.

H O H O H O

H3C N H H3C N H H3C N H


. N Fe 3+ . N N
. H2O: .
H3C N N O H3C N N O H3C N N O

CH2 H R R

H OH
FMNH
.
H OH forma parzialmente ossidata
semichinonica
H OH
_ L'elettrone spaiato del radicale
CH2 OPO3H
libero è distribuito
FMNH 2 per risonanza sui quattro atomi
evidenziati con un cerchio
forma ridotta idrochinonica

H O O
H3C N H .. H3C N H
. N H 2O N
Fe 3 +
H3C N N O H3C N N O

R R

FMNH
. FMN
forma parzialmente ossidata forma ossidata chinonica
semichinonica

Fe-S, centri ferro-zolfo


I centri Fe-S sono i gruppi prostetici delle proteine ferro-zolfo, proteine che contengono atomi di ferro non
inseriti in un gruppo eme, ma complessati con atomi di zolfo. I più comuni sono i centri [2Fe-2S] e [4Fe-4S],
sono costituiti da un numero uguale di atomi di ferro e di zolfo coordinati dai quattro gruppi tiolici di quattro
cisteine appartenenti alla catena proteica.
S Cys
Cys S Fe
Cys S S Cys S S
S Fe
Fe Fe S
S Fe Fe
Cys S S Cys Cys S S S Cys

Centro [2Fe-2S] Centro [4Fe-4S]

Durante il passaggio degli elettroni nella catena respiratoria, gli atomi di ferro dei centri ferro-zolfo passano
ciclicamente dallo stato di ossidazione +3 a +2 e viceversa. Anche se sono presenti più atomi di ferro, i centri
ferro-zolfo possono scambiare un solo elettrone per volta.

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Q, coenzima Q
Il coenzima Q è un chinone liposolubile con una lunga catena laterale terpenica costituita, nei mammiferi, da 10
unità isopreniche che contengono 5 atomi di carbonio ciascuna. E’ anche conosciuto come ubichinone (chinone
ubiquitario) perché è presente nella maggior parte dei sistemi biologici. E’ il solo trasportatore di elettroni della
catena respiratoria che non è legato ad una proteina e quindi, grazie alle caratteristiche apolari che gli conferisce
la catena terpenica, può diffondere rapidamente all’interno del doppio strato fosfolipidico della membrana interna
dei mitocondri. Raccoglie elettroni dai centri ferro-zolfo dei complessi 1 e 2 e quindi migra fino ad entrare in
contatto con il complesso 3 dove cede i propri due elettroni ad un gruppo ferro-zolfo e al citocromo b.
Il coenzima Q, oltre alla forma ossidata (chinonica) e a quella ridotta (idrochinonica), possiede anche uno stato di
ossidazione intermedio semichinonico che è un radicale libero stabilizzato per risonanza. Questa caratteristica
diventa indispensabile quando Q deve accettare un solo elettrone per volta dai centri ferro zolfo del complesso 1
e del complesso 2.

O O. O
CH3O CH3 CH3O CH3 CH3O CH3
. e_ .
H+
CH3O H CH3O R CH3O R
10
O: OH OH

Q QH .
forma ossidata chinonica forma parzialmente ridotta semichinonica
Il radicale libero è distribuito per risonanza sui
quattro atomi evidenziati con un cerchio

O: OH
CH3O CH3 CH3O CH3
. H+
. .
.e_
CH3O R CH3O H
10
OH OH

QH . QH2
forma parzialmente ridotta semichinonica forma ridotta idrochinonica

Il coenzima Q è anche responsabile del funzionamento della pompa protonica del complesso 1. Dopo aver
preso i due elettroni dall’ultimo dei sette gruppi FeS del complesso 1, il coenzima QH 2 passa attraverso la
porzione del complesso immersa nella membrana, formata da quatto canali proteici trasportatori di H + e li
attiva uno dopo l’altro in sequenza.
Anche la vitamina E (a-tocoferolo) ha una struttura di tipo idrochinonico. E’ una molecola con funzione
antiossidante che forma radicali molto stabili e ha il compito di preservare dall’ossidazione radicalica le catene
insature dei fosfolipidi della membrana cellulare, lo può fare perchè il radicale semichinonico della vitamina E è
più stabile del radicale allilico che si forma durante l’ossidazione degli acidi grassi. Una molecola di vitamina E
reagisce con due radicali (indicati qui con ∙R) e quindi può interrompere due reazioni a catena di ossidazione.

CH3 CH3 CH3


.R RH
H O O O
.R
H .
H3C O H3C O H3C O
CH3 3 CH3 R CH3
CH3 CH3 CH3
vitamina E (a tocoferolo) radicale stabilizzato forma ossidata chinonica
forma ridotta idrochinonica semichinonico

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Complesso 2
Il complesso 2 è chiamato succinato-CoQ reduttasi perché gli elettroni che giungono al CoQ dal FADH 2
provengono dall’ossidazione dell’acido succinico. Il complesso 2 è un punto di contatto tra ciclo di Krebs e
catena respiratoria, infatti contiene l’enzima della tappa n°6 del ciclo di Krebs, che ossida l’acido succinico ad
acido fumarico riducendo il FAD a FADH2. Il FADH2 non lascia mai il complesso e trasferisce i suoi elettroni a
3 centri Fe-S che a loro volta riducono il CoQ. La distanza massima tra questi centri redox è di 11 Å e questo
garantisce un trasferimento veloce di elettroni. Nel complesso 2, proprio dietro il sito di legame per il CoQ, è
presente anche un citocromo b che non partecipa al flusso di elettroni, ma serve a catturare gli elettroni che
escono dal percorso per limitare la formazione di molecole radicaliche e di composti reattivi dell’ossigeno come
acqua ossigenata e ione superossido. Alcune mutazioni genetiche a carico di questo punto del complesso 2
portano ad un eccesso di radicali liberi pericolosi e a una maggior incidenza di tumori.
Il complesso 2 non è una pompa protonica, cioè non è in grado di trasferire protoni dalla matrice allo spazio
intermembrana a causa della troppo piccola energia libera generata dal trasferimento di elettroni dal FADH 2 al
CoQ. Gli elettroni immessi dal FADH 2 nel complesso 2 attraversano solo due pompe protoniche nei complessi 3
e 4 quindi spostano solo 4 + 2 = 6 H+ e portano alla formazione di sole 1,5 molecole di ATP.
Anche il FADH2 prodotto dalla β-ossidazione degli acidi grassi e da altre vie porta i suoi elettroni fino al
coenzima Q, ma lo fa attraverso complessi enzimatici diversi e non attraverso il complesso 2.

Complesso 3
Il complesso 3, chiamato CoQ-citocromo c reduttasi, è la seconda delle tre pompe protoniche della catena
respiratoria. Contiene il citocromo b che possiede due gruppi eme, b 562 e b566 (lunghezza d’onda più lunga della
luce assorbita), legati ad un’unica catena proteica, un centro Fe-S e il citocromo c1.
Nel complesso 3 si realizza il trasferimento dal coenzima QH 2 al citocromo c1 di due elettroni con il contempo-
raneo prelievo di 2 H+ dalla matrice (lato N, negativo) e il trasferimento di 4 H + nello spazio intermembrana (lato
P, positivo) secondo la reazione:
QH2 + 2 cit-c1(ox) + 2 H+(N) → Q + 2 cit-c1(rid) + 4 H+(P)
Questo si realizza attraverso un processo chiamato ciclo Q che consiste in un doppio flusso di elettroni e
coinvolge due molecole di coenzima Q con un meccanismo in due fasi.
Nella prima fase una molecola di QH2 cede due elettroni, uno va al centro ferro zolfo e da questo prosegue fino
al citocromo c1. L’altro elettrone viene ceduto da QH 2 al citocromo b nel quale si muove attraverso i due gruppi
eme b562 e b566 fino ad un’altra molecola di Q che viene ridotto alla forma semichinonica QH ∙.
Nella seconda fase una seconda molecola di QH2 immette altri due elettroni che seguono la stessa strada dei
primi due, e giungono da un lato al citocromo c 1, dall’altro giungono al semichinone QH∙ che viene ridotto a QH2.
Lato P 2 H+ 2 H+
Spazio Cit c Cit c
intermembrana
Fe-S Cit c1 Fe-S Cit c1
Q QH2 Q QH2
Cit b 562 Cit b 562
Membrana
interna

. Cit b 566 Cit b 566


QH Q QH2 QH.

Spazio
della matrice
H+ H+
Lato N
prima fase seconda fase

Il ciclo Q permette di capire come funziona la pompa protonica accoppiata al flusso di elettroni nel complesso 3
della catena respiratoria. La molecola di coenzima QH 2 che si ossida si trova nel lato alto della membrana interna
e cede 2 H+ verso lo spazio intermembrana. La molecola di coenzima Q che si riduce si trova nel lato basso della
membrana interna e prende H + dalla matrice. Questo è reso possibile grazie allo sdoppiamento del flusso di
elettroni che in parte proseguono diritti fino al citocromo c 1, in parte vengono convogliati in basso verso il lato
matrice della membrana dove riducono un’altra molecola di coenzima Q. Per ogni coppia di elettroni che
giungono al citocromo c 1 vengono ossidate due molecole QH2 e vengono quindi immessi 4 H + nello spazio
intermembrana.

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Citocromi
I citocromi sono proteine colorate (grazie al ferro) che partecipano a reazioni di ossidoriduzione e sono presenti
in quasi tutti gli organismi tranne in alcuni batteri anaerobi obbligati come i metanobatteri. Il sistema redox dei
citocromi è il gruppo eme formato da un atomo di ferro, che può passare dallo stato di ossidazione +3 a +2 e
viceversa, legato al centro di un anello porfirinico. Questo è costituito da 4 anelli pirrolici uniti da ponti CH.

..
N N

N Fe N N: Fe :N
N
N N
..
H

pirrolo gruppo eme

L’anello porfirinico legato a Fe 2+/Fe3+ è presente non solo nei citocromi, ma anche anche nelle cicloossigenasi
(COX), enzimi che ciclizzano e poi ossidano l’acido arachidonico per sintetizzare le prostaglandine, molecole che
mediano l’infiammazione e il dolore. L’anello porfirinico legato al Fe 2+ è presente nell’emoglobina e nella
mioglobina, dove trasporta ossigeno molecolare nel sangue o nei tessuti. Infine l’anello porfirinico legato al
Mg2+ si trova nella clorofilla, il più importante pigmento fotosintetico presente in tutti gli organismi vegetali.
I citocromi presenti nei mitocondri sono classificati in tre tipi a, b, c in base al picco assorbito di lunghezza
d’onda maggiore (a: 600 nm, b: 560 nm , c: 550 nm). Il citocromo b del complesso 3, per esempio, possiede due
gruppi eme che hanno l’ultimo picco di assorbimento a 562 e 566 nm e quindi sono chiamati b 562 e b566.
I tre tipi di citocromi differiscono per i sostituenti che sono legati all’anello porfirinico. Nei gruppi eme di tipo a
è presente una lunga catena idrofobica di unità isopreniche, gli eme di tipo b sono identici all’eme
dell’emoglobina, gli eme di tipo c sono legati covalentemente alla proteina formando due legami tioetere con i
gruppi tiolici di due cisteine. Nella figura seguente è mostrato un eme di tipo c legato alla proteina, a fianco sono
mostrati gli eme a, b e c visti in sezione per mettere in evidenza i due legandi assiali del ferro dell’eme che
variano con il tipo di citocromo. Nei citocromi a e b entrambi i legandi sono istidine come accade anche
nell’emoglobina. Nel citocromo c i legandi sono istidina e metionina.
Il citocromo c, a differenza degli altri citocromi, non è immerso nella membrana interna, ma si trova sul lato
esterno della membrana e si lega alternativamente al complesso 3 e al complesso 4 e quindi funge da sistema
navetta per gli elettroni tra questi due complessi ossidoriduttivi.

His His
Cys N Fe N
proteina HN NH
S
Cys

S eme a, eme b

N Fe N

N COOH Met

His
S Fe N
NH
COOH

eme c eme c

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Complesso 4
Il complesso 4, citocromo c ossidasi, è composto di 13 subunità ed è la terza ed ultima pompa di protoni della
catena respiratoria. Il complesso catalizza l’ossidazione sequenziale di quattro molecole di citocromo c (nelle
quali avviene la reazione Fe 2+ → Fe3+ + e‒) e la successiva riduzione (coi 4 e ‒ ottenuti) di una molecola di O 2.
La subunità 2 contiene il centro CuA formato da due atomi di rame legati agli atomi di zolfo di due cisteine in un
complesso simile ai centri ferro-zolfo 2Fe-2S.
La subunità 1 contiene due gruppi eme chiamati eme a e eme a3 ed un atomo di rame chiamato CuB. L’eme a3 e il
CuB sono associati tra loro e formano un centro binucleare Fe-Cu al quale si lega l’ossigeno O 2 per essere ridotto
ad acqua.
Il flusso di elettroni nel complesso 4 è quindi dal citocromo c al centro Cu A, all’eme a, al centro eme a 3–CuB e da
questo all’ossigeno O2.

Cit c Complesso 4

spazio
intermembrana Cu lato P
Cys S S Cys CuA
Cu

N Fe N eme a
membrana N N
interna

N N

N Cu
Fe N CuB eme a3
O N
O

matrice lato N

O2

La riduzione dell’ossigeno ad H 2O è conveniente da un punto di vista energetico e infatti fornisce l’energia


necessaria per la fosforilazione, ma nasconde alcune insidie dal punto di vista chimico. I prodotti di riduzione
parziale dell’ossigeno, come lo ione superossido O2‒ e l’acqua ossigenata H2O2, sono tossici per la cellula e
quindi è indispensabile che l’ossigeno resti legato al centro eme a 3–CuB per tutto il tempo necessario a completare
la riduzione a quattro elettroni fino a produrre H2O, senza che siano rilasciati prodotti parzialmente ridotti.
Il complesso 4 ridotto contiene i quattro gli elettroni necessari per la riduzione, uno per ogni centro redox: Cu A,
eme a, eme a3, CuB.
Il meccanismo della riduzione è illustrato di seguito. I primi due elettroni giungono subito all’ossigeno appena
questo si lega al centro eme a 3–CuB (stadio 1). L’ossigeno ora si trova nello stato di ossidazione ‒1 tipico
dell’acqua ossigenata H 2O2. Il terzo e il quarto elettrone che servono per completare la riduzione fino ad acqua si
trovano sull’eme a e sul Cu A e da qui devono giungere all’eme a 3. La riduzione fino ad H2O, però, viene
completata in anticipo, quando arriva il terzo elettrone dall’eme a (stadio 2) senza attendere che giunga anche
l’ultimo elettrone dal Cu A. L’elettrone mancante viene donato dal ferro dell’eme a3 che dona due elettroni
all’ossigeno (stadio 3) e assume temporaneamente lo stato di ossidazione Fe4+, chiamato ferrile, e permette in
questo modo che si formi acqua. Quando alla fine arriva l’ultimo elettrone (attraverso la sequenza Cu A, eme a,
eme a3), il ferro 4+ dell’eme a 3 può tornare allo stato di ossidazione più stabile 3+ (stadio 5).

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Qui sono illustrati i passaggi per la riduzione di O 2 nel complesso 4:

Cu + Fe 2+ Cu + Fe 2+ Cu + Fe 3 +
. A . .A . .A
1 2 3
Fe 2+
. (.) Cu
.B
+ Fe (3.)+ CuB2 + . Fe 2(.)+ CuB2 +
. . . .
. . . .
:O
.. .. :
O :O
.. .. :
O
:O
.. .. :
O
H+
- 2- -
O2 si lega al complesso 4 ridotto con i primi 2 e si è formato O2 servono altri 2 e per formare 2 H2O

Cu
.A
+ Fe 3 + CuA2 + Fe
.
2+ CuA2 + Fe 3 +
4 5
Fe (4)+ CuB2 + Fe (4)+ CuB2 + Fe 3(.+ CuB2 +
. . . . )
. _ . . .
O:
: .. :OH
.. .. :
HO :OH
..
H+ H+ H+ H2O H2O
4+
si è formato Fe arriva l’ultimo elettrone, viene liberata H 2O complesso 4 ossidato

ATP sintasi
L’energia liberata dalla reazione di ossidazione di NADH e FADH 2 con l’ossigeno molecolare O 2, è stata
convertita dai complessi della catena respiratoria in una differenza di pH a cavallo della membrana interna dei
mitocondri. Gli ioni H + in eccesso, accumulati nello spazio intermembrana, non possono tornare liberamente
nella matrice perchè la membrana interna è impermeabile a questi ioni. Gli H + possono tornare nella matrice solo
passando attraverso l’enzima ATP sintasi mostrato qui sotto. Questo è un complesso enzimatico situato nella
membrana interna dei mitocondri, ed è in grado di sintetizzare ATP da ADP e fosfato inorganico sfruttando il
flusso di ioni H+ che lo attraversano. ATP sintasi è una vera e propria macchina molecolare con parti in rapido
movimento azionate dal flusso di ioni H + proprio come un mulino è azionato da un flusso di acqua (per i dettagli
di questo movimento vedi Molecola del Mese 12/2005 nel sito pianetachimica.it ).

H+ H+ H + H +
Fo lato P

membrana
interna

lato N
_ _ _ _
OH OH OH OH

b b
a
F1

ADP + Pi ATP

L’enzima è composto da due subunità: F o (“o” sta per sensibile alla oligomicina) e F 1. La subunità Fo ha la forma
di un cilindro ed è immersa nella membrana interna. F 1 ha forma di un’arancia a sei spicchi, costituiti da tre
catene a e tre catene b ed è tenuta ferma da una barra (arancione) ancorata alla membrana che la mantiene vicina
a Fo nello spazio della matrice. Le due subunità sono collegate da un asse solidale con F o e che penetra all’interno
di F1.

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Gli ioni H+ fluiscono dallo spazio intermembrana (lato P, positivo) alla matrice (lato N, negativo) e questo flusso
obbliga la subunità Fo a ruotare come una trottola. Questo fa ruotare anche l’asse solidale con F o e lo fa strisciare
all’interno di F 1 che invece è tenuta ferma dal braccio esterno.
Il movimento dell’asse all’interno di F 1 provoca una deformazione ciclica delle tre subunità b che assumono a
turno tre diverse conformazioni. Una subunità b è inizialmente affine per ADP, poi dopo una rotazione di 120°
diventa affine per ATP al punto che la sintesi ADP + P → ATP diventa favorevole. Infine, dopo un’ulteriore
rotazione di 120° perde l’affinità per ATP così lo deve rilasciare. Il passaggio difficile della reazione, non è la
sintesi di ATP che si forma anche in assenza del flusso di H + infatti questa reazione avviene con ΔG uguale a zero
perchè ATP è stabilizzato dai legami col sito attivo dell’enzima. Il passaggio difficile è il rilascio di ATP che
può avvenire solo dopo che la subunità F o ha ruotato deformando la catena b e inducendola a rilasciare ATP.
In ogni istante le tre catene b si trovano una legata ad ADP, la seconda legata all’ATP appena sintetizzato, la
terza infine è vuota, come si può vedere nella seguente figura che mostra in sezione la subunità F 1.

ATP

a a

ADP ATP
Pi
b b

L’ATP non può essere rilasciato dalla terza catena b fino a quando ADP non si è legato alla prima catena b.
Il movimento dell’asse centrale non avviene in modo fluido, ma a scatti di 120°.

O O O O O
O _ _ _ _
H :O P O P O O P O P O P O
_
O
.. P O
_ OH O OH OH O
O H2O
Pi CH2 Adenina CH2 Adenina
O O
H
_
O O O O
C C
OH OH OH OH
Glu subunità b Glu subunità b
ADP ATP

Studi con H2O contenente l’isotopo 18O hanno dimostrato che la sintesi di ATP avviene per attacco di ADP su
una molecola di fosfato inorganico con espulsione di una molecola d’acqua. In pochi minuti, infatti, visto che la
reazione è all’equilibrio, il fosfato incorpora 18O.

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Accoppiamento e disaccoppiamento della fosforilazione ossidativa
In condizioni normali la fosforilazione ossidativa è strettamente accoppiata al trasporto di elettroni nella catena
respiratoria, cioè il NADH e il FADH2 vengono ossidati solo se contemporaneamente l’ADP viene fosforilato ad
ATP. Nello stato di riposo, infatti, quando il consumo di ATP è minimo, diventa minima la fosforilazione da
parte di ATP sintasi e quindi la differenza di pH a cavallo della membrana interna dei mitocondri raggiunge il
valore massimo. In queste condizioni diventa troppo alta la richiesta energetica per spostare H + dal lato N al lato
P e questo inibisce anche il trasporto di elettroni.
Se l’attività dell’ATP sintasi si ferma, gli H + si accumulano nello spazio intermembrana perchè la membrana
mitocondriale interna è impermeabile agli H +.
In condizioni particolari, però, la fosforilazione ossidativa e la catena respiratoria possono essere disaccoppiate.
I neonati dei mammiferi e gli animali che vanno in letargo possiedono un tipo di tessuto adiposo chiamato grasso
bruno in cui l’ossidazione degli acidi grassi non viene utilizzata per produrre ATP, ma per generare calore che
serve a mantenere costante la temperatura corporea. Il grasso bruno è costituito da trigliceridi, come il normale
tessuto adiposo bianco, ma contiene una grande quantità di mitocondri i cui citocromi determinano il colore
scuro. I mitocondri del grasso bruno producono una proteina disaccoppiante (termogenina) immersa nella
membrana interna che, in seguito ad un opportuno segnale, forma un canale che consente il passaggio dei protoni
che così possono tornare liberamente nella matrice per produrre acqua e calore. In questo modo gli orsi quando si
svegliano dal letargo invernale possono aumentare rapidamente la loro temperatura corporea da pochi gradi sopra
lo zero fino a 40 °C e così diventano attivi in pochi minuti.
Anche alcune molecole aromatiche liposolubili e debolmente acide sono in grado di trasportare protoni attraverso
la membrana interna e quindi forniscono un’altra via agli ioni H + per tornare verso gli OH- della matrice. Tra
queste la più nota è il 2,4-dinitrofenolo.
OH
NO2
2,4-dinitrofenolo

NO2

Molecole di questo tipo permettono al mitocondrio di ossidare NADH senza produrre ATP. La cellula degrada
allora grandi quantità di glucosio e di acidi grassi, e l’energia liberata nel processo di ossidazione non produce
ATP, ma viene dissipata sotto forma di calore nella reazione di formazione di H 2O da H+ e OH‒.
Il 2,4-dinitrofenolo è stato usato in una prodigiosa pillola per dimagrire all’inizio del ‘900, ma è stato subito
messo al bando per la sua pericolosità dopo che un numero rilevante di pazienti erano deceduti. E’ stato usato
anche di recente soprattutto dai culturisti che volevano eliminare ogni traccia di grasso per consentire ai muscoli
di apparire più definiti, ma anche se usato sotto controllo medico si è rivelato pericoloso non solo per il grande
aumento di temperatura corporea che provoca, ma anche per altri gravi effetti collaterali.

Considerazioni finali
Con l’ossidazione completa di una molecola di glucosio per formare CO 2 e H2O, la respirazione cellulare produce
ben 32 molecole di ATP (oppure 30 ATP nelle cellule dove è meno efficiente il sistema di trasporto dal
citoplasma ai mitocondri dei due NADH prodotti dalla glicolisi).
Nella pagina seguente è riportato lo schema complessivo della respirazione cellulare.
La glicolisi anaerobica, o fermentazione omolattica, produce solo 2 molecole di ATP per ogni molecola di
glucosio degradata e quindi è circa 16 volte meno efficiente della respirazione cellulare, ma è circa 200 volte più
veloce, dato che è un processo molto più semplice. La glicolisi anaerobica, quindi, produce una quantità circa 13
volte maggiore di ATP nell’unità di tempo. Per questo il muscolo scheletrico sotto sforzo intenso lavora in
condizioni anaerobiche, in questo modo sviluppa più potenza, ma al prezzo di consumare più glucosio e
soprattutto di accumulare acido lattico. Dopo uno sforzo violento il muscolo deve riposare per eliminare l’acido
lattico prodotto. Questo, col flusso sanguigno, va nel fegato per essere trasformato ancora in glucosio.

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Schema riassuntivo della respirazione cellulare

glucosio acido lattico

2 ADP 2 NAD+
Glicolisi
2 ATP 2 NADH

fermentazione
2 acido piruvico lattica

2 NAD+
Decarbossilazione
2 CO2 2 NADH ossidativa

2 acetil-CoA

2 ADP 6 NAD+ 2 FAD


Ciclo di Krebs
2 ATP 6 NADH 2 FADH2

4 CO2

Totale: 4 ATP 10 NADH 2 FADH2

40 H+ 40 H+ 20 H+ 100 H+
8 H+ 4 H+ 12 H+

1 3 4
2
Catena Fosforilazione
respiratoria ossidativa
20 e- 4 e- 24 e-

6 O2 6 H2O
10 NADH 10 NAD+

2 FADH2 2 FAD
(NADH) 25 ADP 25 ATP
(FADH2) 3 ADP 3 ATP

glicolisi
ciclo di Krebs 10 NADH 2 FADH2

x 2,5 x 1,5

4 ATP 25 ATP 3 ATP Bilancio di ATP

Totale: 32 ATP

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