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Uomo e natura

Dieta vegana e vegetariana (mangiare animali)

Oggigiorno sempre più persone seguono un regime alimentare vegetariano o vegano. Nel primo caso
vengono eliminati dalla dieta personale carne e/o pesce, nel secondo vengono eliminati anche tutti gli
alimenti di origine animale, dal latte alle uova e non solo.

Gli alimenti di origine animale sono mediamente ricchi di proteine, le quali garantiscono un apporto
bilanciato di tutti gli amminoacidi. Le proteine provenienti dagli alimenti di origine vegetale, invece,
hanno un contenuto amminoacidico complessivo squilibrato; questo fa sì che il fabbisogno proteico
giornaliero aumenti all'aumentare della percentuale di proteine vegetali presenti nella dieta.

Il fabbisogno proteico giornaliero rappresenta la quantità di proteine alimentari di cui necessita il


corpo umano per soddisfare le proprie esigenze nutrizionali, mantenere la buona salute e mantenere
l'equilibrio delle riserve proteiche.

La produzione di questa energia è data dalla trasformazione di materia sfruttando reazioni chimiche
organizzate in successione ed è chiamata metabolismo. Il prodotto di una reazione diventa substrato
per le reazioni successive.

Le reazioni di sintesi possono essere:

-cataboliche, dette esoergoniche perché liberano energia attraverso la rottura di legami e quindi c’è
diminuzione di energia libera;

-anaboliche, di sintesi, dette endoergoniche perché c’è aumento di energia libera.

Le due devono andare in maniera parallela; non ci devono essere sovrapproduzioni o deficit. Le
reazioni sono organizzate in serie, le vie metaboliche, che possono essere:

-convergenti, nel caso in cui siano volte alla produzione dello stesso prodotto da vari substrati;

-divergenti, quando dallo stesso substrato c'è la produzione di vari prodotti;

-un ciclo, se il substrato è uguale al prodotto.

La molecola moneta di scambio tra le vie endoergoniche e quelle esoergoniche è l'ATP, che all'interno
ha un legame ad alto contenuto energetico, in cui è presente un gruppo fosfato. L'ATP fa in modo che
le due vie viaggino in modo sincrono. La produzione di ATP può avvenire per trasformazione di
carboidrati, lipidi o proteine. Queste sono le fonti energetiche principali e dovremmo dividerle nella
nostra dieta rispettivamente per il 60% (4,1 kcal/g), 25% (9,1 kcal/g) e 15% (4,1 kcal/g).
Metabolizzando per vie divergenti, tutte portano a un metabolita (ovvero qualsiasi prodotto terminale
o intermedio del metabolismo), l'Acetil-CoA, che è il perno centrale del metabolismo, soprattutto
quello energetico, terminale. Per quanto riguarda i carboidrati si tratta di reazioni di ossidazione. In
chimica parliamo di aggiunta di ossigeno. In biochimica, di sottrarre ioni idrogeno in coppia, che
vengono prelevati dai coenzimi (i gruppi prostetici di natura organica, ma non proteica, degli enzimi) e
cadono su una successione di altri coenzimi (la catena respiratoria, costituita da trasportatori di
elettroni prelevati da substrati diversi) fino ad arrivare ad un accettore finale (ovvero una specie
chimica in grado di accettare elettroni trasferiti da un'altra specie chimica durante una reazione), che
negli organismi aerobi è l'ossigeno. Quando sulla catena ci sono salti di elettroni da potenziale più alto
a potenziale più basso, si libera energia, sprecata come calore. Per ogni mole di ATP, il nostro
organismo brucia circa 7,3 kcal. La respirazione cellulare si attua quindi di tre fasi:
1. Glicolisi - processo degradativo per cui otteniamo 2 moli di ATP dai substrati fosforilati e 5 moli di
ATP da due moli di NAD ridotto (in totale 7 ATP→51,1 kcal) con produzione finale di 2 moli di acido
piruvico;

2. Decarbossilazione ossidativa - Attraverso la piruvato deidrogenasi, negli organismi aerobi si arriva a


un complesso enzimatico, in cui ci sono almeno tre reazioni catalizzate da tre enzimi diversi:

•il primo sottrae 1 mole di anidride carbonica (decarbossilasi)

•il secondo sottrae una coppia di ioni H+

•il terzo prevede l'aggiunta di 2 moli di coenzima A Il primo e il secondo servono per far agganciare il
terzo. Alla fine avremo l’aggiunta di 2 moli di NAD ridotto con formazione di 5 moli di ATP (circa 36,5
kcal).

3. Ciclo di Krebs - completa ossidazione del substrato iniziale con il massimo della resa energetica (32
moli di ATP + 1 mole di glucosio = circa 233,6 kcal). È un ciclo anfotelico perché persegue entrambi gli
scopi, energetico e biosintetico.

Invece negli organismi anaerobi, in cui l'accettore finale non è l'ossigeno, le 2 moli di acido piruvico
vengono scaricate sull'organismo stesso e quindi rimangono solo le 2 moli di ATP, che però bastano
per riprodursi. Avviene così la fermentazione, che se si compie direttamente sull'acido piruvico, è
lattica; se l'acido piruvico viene ridotto, ci sono altri prodotti finali, come l'alcol etilico (fermentazione
etilica). Questi prodotti finali possono diventare substrato per altri esseri viventi [ad esempio l'acido
etilico, se non completamente ossidato, può essere riutilizzato (vedi il vino che diventa aceto)].

Tutto il processo di produzione energetica viene chiamato fosforilazione ossidativa. Essa si realizza
attraverso la reazione ADP + E + P = ATP. L'energia si libera dai salti energetici e alla fine l'ossigeno
diventa H2O, acqua interna.

Per quanto riguarda i lipidi, essi devono essere ridotti ai loro precursori per essere metabolizzati, o
attraverso l’utilizzo di lipasi (enzimi), che li degradano nei loro costituenti, o attraverso gli acidi grassi,
molecole lineari con un numero alto di C e con un gruppo carbossilico. Gli acidi grassi vengono
degradati principalmente dal fegato secondo un ciclo continuo di β-ossidazione. Viene ossigenato il C
in posizione β dell’acido grasso e viene fatto reagire col coenzima A per ottenere 1 mole di Acetil-CoA,
1 mole di NAD ridotto, 1 mole di FAD ridotto e 1 mole di acile con -2 C. L’ossidazione sta nel sottrarre
una coppia di ioni H+ e aggiungere 1 mole di coenzima A. Vengono effettuati più cicli di β-OX fino a che
tutto l’acido grasso non sarà ridotto ad Acetil-CoA che andrà a finire nel ciclo di Krebs.

Gli acidi grassi possono essere saturi (nessun doppio o triplo legame) o insaturi. Nel primo caso l’acido
grasso viene completamente degradato. Nel secondo caso i doppi o tripli legami ostacolano la β-OX e
questo porta all’idrogenazione, per poterli rendere digeribili.

Se avviene un accumulo di Acetil-CoA nel fegato, viene utilizzato in vie metaboliche alternative, come
la produzione di chetoacidi, composti acidi che vanno a interferire sul ph del sangue, segno di un
cattivo assorbimento cellulare.

Abbiamo detto che il 15% dell’energia richiesta dal nostro organismo proviene dal catabolismo degli
amminoacidi. La prima tappa è l’eliminazione del gruppo amminico (N-H2) legato al carbonio α grazie
all’accoppiamento di una reazione di transaminazione con una deaminazione ossidativa. Si tratta di
spostare il gruppo amminico dall’amminoacido all’α-chetoglutarato per generare un α-chetoacido e
glutammato. Attraverso la glutammato deidrogenasi, questo porterà alla formazione di α-
chetoglutarato e ione ammonio. Quest’ultimo viene trasformato in urèa, che è una sostanza innocua
eliminata con le urine nei mammiferi e negli anfibi (individui ureotelici).
Negli individui uricotelici (come uccelli e serpenti) l’azoto degli amminoacidi viene eliminato sotto
forma di acido urico. Negli individui ammoniotelici (come i pesci) viene eliminato direttamente lo ione
ammonio (NH4 +). Anche in questo caso l’Acetil-CoA prodotta andrà a finire nel ciclo di Krebs.

In una dieta vegetariana, quindi, è facile che avvengano dei deficit calorici, che nel caso di bambini o
donne incinte o in fase di allattamento sono particolarmente pericolosi, andando incontro a seri rischi
di malnutrizione. I bambini nati da madri strettamente vegetariane, infatti, presentano alla nascita un
peso corporeo mediamente inferiore rispetto a quello di un bambino nato da madre con una dieta
tradizionale.

Le carenze alimentari di una persona vegetariana riguardano tipicamente ferro, calcio e vitamine
(soprattutto la B12 e la D). Questi possono essere comunque introdotti nell'organismo attraverso degli
integratori.

Lattosio (In natura il consumo di latte in tutti i mammiferi è limitato a fasi giovanili del ciclo vitale.
Dato che l'uomo ha iniziato a domesticare gli animali, la grande abbondanza di latte ha fatto sì che
questo alimento nutriente fosse inserito nella dieta anche degli adulti)

L’intolleranza al lattosio è una sindrome gastrointestinale scatenata dall’ingestione di latte, e di alcuni


dei suoi derivati, dovuta all’incapacità di digerire lo zucchero in esso presente, il lattosio, che non può
essere utilizzato dall’organismo. Questa incapacità deriva dal malfunzionamento della lattasi, un
enzima, ovvero un catalizzatore dei processi biologici, prodotto dalle ghiandole intestinali che degrada
il disaccaride lattosio nei due zuccheri più semplici che lo compongono, il D-glucosio e il D-galattosio,
andando a rompere il legame β-1,4-glicosidico che si era formato nella realizzazione del disaccaride.
Con la chiusura dell’anello di uno dei due monosaccaridi in soluzione, rappresentabile attraverso le
formule di proiezione di Haworth, il carbonio in posizione 1 era diventato asimmetrico non avendo
piani di simmetria. Lo chiamiamo carbonio anomerico. L’anomero aveva reagito con un ossidrile
dell’altro monosaccaride; attraverso l’acetalizzazione era stata liberata una molecola di acqua e si era
formato il legame glicosidico in cui l’ossigeno faceva da ponte tra i due anelli.

L’intolleranza al lattosio non è un’allergia: i suoi sintomi non derivano dai meccanismi immunitari
caratteristici delle risposte allergiche. In particolare, le vere reazioni allergiche al latte sono dirette alle
proteine in esso presenti. L’intolleranza al lattosio che si manifesta dopo l’infanzia è dovuta alla
progressiva riduzione dell’attività della lattasi con l’inizio dello svezzamento. Questo avviene in tutti i
mammiferi; solo la specie umana, infatti, nel corso dell’evoluzione ha introdotto l’abitudine di
consumare in tutti i periodi della vita il latte. Per questo è una condizione fisiologica. Può essere
causata anche dalla totale assenza dell’enzima lattasi dovuta a un difetto genetico (alattasia primaria
congenita) o all’alterazione della mucosa intestinale per patologie intercorrenti che causa una carenza
transitaria di lattasi.

I disturbi provocati sono legati alla permanenza nell’intestino del lattosio non digerito, che viene in
parte metabolizzato dei batteri della flora intestinale con produzione di gas e di composti acidi, che
tendono a richiamare acqua. I sintomi dovuti a questi fenomeni sono: sensazione di gonfiore
addominale, meteorismo, crampi e diarrea.

Un’intolleranza al lattosio può essere facilmente sospettata con l’esordio dei sintomi dopo la
consumazione di prodotti che lo contengono, ma per confermare tale ipotesi si può ricorrere al breath
test, in cui viene rilevato l’eventuale aumento di idrogeno e/o metano, derivati dalla fermentazione dei
batteri colici dopo assunzione di lattosio, o alla misurazione del ph nelle feci, di solito più basso nel
caso di presenza di sostanze acide prodotte dai batteri intestinali. I provvedimenti più efficaci sono
l’abolizione del consumo di lattosio o l’assunzione di sostituti enzimatici circa un’ora prima
dell’ingestione di sostanze che lo contengono.
Darwin (Origini delle Specie)

Nell’opera proponeva una spiegazione rivoluzionaria, per l’epoca, di un fenomeno che aveva da
sempre attirato l’attenzione degli studiosi, quale l’enorme varietà delle forme degli organismi viventi.

Durissima fu la critica della Chiesa. Essa giudicava blasfeme le inevitabili implicazioni della teoria
evolutiva; vi scorgeva inoltre una minaccia per la sua autorità: l’uomo non era più all’apice della
creazione divina, ma il risultato di un lungo processo di selezione naturale, al pari di tutti gli altri
organismi.

Conciliare un’anima immortale con un corpo “scimmiesco” non era cosa da poco, e gli oppositori non
erano solo tra i prelati. Molti intellettuali cattolici e conservatori e perfino alcuni naturalisti rifiutarono
e ridicolizzarono le tesi di Charles Darwin, non capendone la reale portata.

Secondo la teoria di Charles Darwin, tutte le specie viventi sono tra loro imparentate e sono discese,
attraverso successive modificazioni, da antenati comuni vissuti in epoche più o meno remote.
Procedendo a ritroso nel tempo si arriverebbe all’antenato comune di tutte le specie.

Darwin articola il suo ragionamento partendo da due osservazioni:

1. spesso i membri di una popolazione hanno caratteri variabili, la maggior parte dei quali è
ereditata dai genitori;
2. tutte le specie possono generare una prole più numerosa di quella che può poi trovare
sostentamento nell’ambiente. La disparità tra numero di individui e risorse disponibili porta
necessariamente a una “lotta per l’esistenza”. In questa lotta per l’esistenza sopravvivono i più
adatti, cioè gli individui i cui caratteri sono più vantaggiosi. Tutti gli altri non sopravvivono,
perché la natura (cibo scarso, clima avverso, predatori, ecc.) opera una selezione naturale.

Gli individui che sopravvivono, quindi i più adatti, riproducendosi, trasmettono ai loro discendenti le
caratteristiche vantaggiose, definite adattamenti.

A proposito dell’evoluzione per selezione naturale, è opportuno sottolineare che non sono i singoli
individui a evolvere, bensì le popolazioni, che cambiano da una generazione all’altra; inoltre,
l’evoluzione non porta a organismi perfettamente adattati, perché un carattere che si è dimostrato
favorevole in una situazione può essere inutile o addirittura dannoso in circostanze diverse.

Bergson

Bergson studia negli animali le due linee che portano l'una agli artropodi, l'altra ai vertebrati, la cui
massima espressione è l'uomo. Istinto e intelligenza caratterizzano rispettivamente l'una o l'altra
direzione. L'istinto è una facoltà pratica, ereditaria, specifica, inconsapevole, non creativa.
L'intelligenza è una facoltà pratica, non ereditaria, non specifica, consapevole, creativa. Istinto e
intelligenza hanno dunque caratteri opposti, ma sono entrambi facoltà pratiche, volte all'azione.
L'animale di fronte all'ambiente reagisce immediatamente e inconsapevolmente attraverso l'istinto,
l'uomo invece reagisce mediatamente e consapevolmente attraverso l'intelligenza, producendo
oggetti artificiali che lo aiutino alla sopravvivenza. L'uomo è anzitutto Homo faber. L'intelligenza
tuttavia, pur essendo volta all'azione, testimonia della padronanza che l'uomo ha della materia.
L'uomo con l'intelligenza produce oggetti. È questo il segno di una più profonda creatività di cui è
capace. L'intuizione soltanto, come consapevole ritorno dell'intelligenza all'istinto, è in grado di
cogliere queste cose, identificandosi con la visione dello spirito. Il filosofo ha così fondato anche da un
punto di vista gnoseologico la contrapposizione tra mondo dell'interiorità e mondo dell'esteriorità.
L'intuizione consente di cogliere tutto ciò che il metodo scientifico per sua natura lascia da parte.
Romanticismo

1. Il romanticismo è stato un movimento artistico, musicale, culturale e letterario che si è sviluppato in


Germania verso la fine del Settecento, per poi diffondersi nel resto d’Europa nell’Ottocento.

Al contrario dell’illuminismo, che esaltava la razionalità e l’ordine, il romanticismo mette al centro


l’immaginazione, il lato istintivo dell’uomo e il suo rapporto tormentato con la natura.

2. Tra i padri del romanticismo, di sicuro c’è lo “Sturm und Drang” (in italiano “tempesta e impeto”),
movimento culturale tedesco nato tra il 1765 e il 1785.

È con lo Sturm und Drang che si afferma infatti un nuovo modo di vedere la natura, non più come
oggetto da studiare e controllare, ma come “forza creatrice” che sfugge a qualsiasi regola.
Strettamente legato a questo è il concetto di “genio”, cioè “colui che crea senza regole”, guidato dal
sentimento.

3. Il romanticismo infatti, esalta il lato passionale e istintivo dell’uomo, la sua individualità e la sua
capacità di “sentire” la natura che lo circonda e lo affascina. L’uomo e la donna romantici sono in cerca
dell’assoluto, impresa titanica che causa un senso di permanente tensione e inquietudine, che si può
identificare con un termine tedesco: Sehnsucht (in italiano “male del desiderio”).

4. Il rapporto dell’uomo e della donna romantici con la natura si esprime anche con il senso del
“sublime”. Si tratta di un sentimento contrastante: quella sensazione di meraviglia, ammirazione mista
a paura che proviamo di fronte ad uno spettacolo naturale.

5. L’idea di nazione come unione di persone con la stessa lingua e tradizione è infatti uno dei punti
chiave del romanticismo.

Platero y yo

La obra trata sobre la vida de un burro muy querido llamado Platero. Este burro es criado y cuidado
por un jovencito, el cual lo quiere y lo trata como si fuese su mejor amigo, ya que por diversas
razones, entre esas la muerte de sus familiares, no confiaba en las demás personas. Por tanto, Platero
era el mejor amigo y confidente del niño.

Como este relato es muy particular y no se desarrolla como el resto de las novelas, no se puede ofrecer
un resumen como tal. Sin embargo, sí se puede exponer que a lo largo de toda la historia y de los
capítulos, además escritos en prosa, se deja plasmada la relación que existía entre el niño, Platero y los
demás personajes.

El narrador, que se considera que es la voz del autor, relata constantemente todo lo que sucede, hace
o piensa, bien sea que se encuentre al lado de Platero o no. Constantemente transmite su cariño y
devoción por el tan encantador burro, al que todos los niños quieren.

Las breves historias narradas a lo largo del texto exponen diversas situaciones de la vida cotidiana que
afectan a las personas de diferentes maneras. Finalmente, Platero muere y el narrador describe cómo
fue enterrado y continúa hablando de él aunque no se encuentre a su lado.

Machado Campos de Castilla

Esta obra fue publicada en 1912.


Aquí encontramos una honda preocupacíon patriótica que le inspira poemas sobre el presente, el
pasado o el futuro de España.
Hay descripciones muy objectivas del paisaje de Castilla, en el que el poeta proyecta sus sentimientos,
destacando lo duro y lo austero.
El intento del poeta es escribir un nuevo romancero que ponga al descubierto la miseria de algunas
tierras de España pero al mismo tiempo cierta riqueza.

En esta obra Machado habla del glorioso pasado de Castilla en contraste con la situacíon presente.
Machado contempla el paisaje castellano casi como una visión de niño, utilizando palabras sencillas y
describe el mundo, la realidad como es.
Su poesia es objectiva: la naturaleza y la historia de Castilla casi anulan la intimidad exencial del yo. El
paisaje suscita emoción: hay una relación entre el yo/el alma y el paisaje.

Positivismo

Il Positivismo ebbe larga diffusione nell'Europa dell'Ottocento, influenzando il pensiero filosofico e


quello scientifico, storico e letterario e fonda la conoscenza sui fatti reali e trae certezza
esclusivamente dall'osservazione propria delle scienze sperimentali. Le origini del positivismo sono da
ricercarsi nell'illuminismo inglese e francese.

Il Positivismo si caratterizza come reazione agli esiti irrazionalistici del romanticismo e la


riconnessione con alcune istanze della riflessione illuministica. Nozioni quali evoluzione, lotta per la
sopravvivenza ed ereditarietà o presupposti culturali quali il determinismo, il metodo sperimentale e
la dipendenza dei comportamenti umani dalle condizioni ambientali.

Il sapere scientifico, dicono i positivisti, si basa sui fatti e non su intuizioni irrazionali e arbitrarie o su
idee vaghe e confuse metafisiche. La nuova scienza non vuole scoprire il "perché" dell'esistenza di un
comportamento, ma più concretamente il "come" e quali ne siano le leggi di funzionamento. Il
positivismo considera l'uomo e lo spirito come fenomeni da studiare con lo stesso distacco e
obiettività con cui sono osservati i fenomeni fisici e chimici.

Il tema principale del positivismo è il progresso: la convinzione cioè che lo sviluppo dell'umanità
proceda secondo uno schema implicante il raggiungimento di gradi di conoscenza scientifica e di
benessere socioeconomico via via più elevati.

Emily Dickinson

Emily Dickinson was born in 1830 in Massachusetts in a well-to-do family. She refused to see most people
and became known as a reclusive eccentric. Although the few friends she had, she was interested in
cultural issues of the time: the Civil War, Abolitionism and Transcendentalism.

Dickinson’s uses a concrete language and she often refers to the natural world to convey abstract
meanings. She frequently uses unconventional syntax to convey personal experience, paradox and unusual
metaphors to surprise the reader. Punctuation is personal and there is an extensive use of dashes, which
often substitute commas and full stops. Most of her poems are very short and the rhyme is imperfect.
She was influenced by Transcendentalism, which looked for meaning in nature; in fact, the natural world is
another important theme that prevails in her poetic production.

“To Make a Prairie” is a very short poem (there are only five lines), where Dickinson talks about nature in
order to express the simplicity of poetry: there is no need for great things, only imagination is needed.

“Hope is the Thing” is another famous poem by Emily Dickinson, who focuses on the description of what
hoping means for her. The poem is composed of three stanzas, four lines for each ones. The main theme is
hope, which is treated before as something with feathers that perches in her soul, then it is widespread and
in the final stanza, hope becomes universal, but it is lived on personal levels.

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