ALIMENTI E NUTRIENTI
Per alimenti si intende l'utilizzazione degli alimenti, se parlo invece di nutrizione intendo
l'utilizzo nutrizionale degli alimenti. Gli alimenti sono costituiti da principi nutritivi: glucidi, sali
minerali, acqua, protidi, lipidi e vitamine. I principi nutritivi che apportano energia sono glucidi,
lipidi e protidi: in seguito a processi metabolici sviluppano energia. L'energia viene misurata in
kcal, oppure in kJ: 1 kcal corrisponde a 4,184 kJ. I glucidi sviluppano 4 kcal/g, che è il valore
medio dato dal valore dei monosaccaridi e dei disaccaridi: i monosaccaridi sviluppano 3,78
kcal/g, mentre i polisaccaridi 4,13 kcal/g. La caloria è la quantità di calore che serve per
aumentare la T di 1 atm di 1°C. I lipidi sviluppano 9 kcal/g, i protidi 4 kcal/g. Non apportano
energia vitamine, sali minerali e acqua: non apportando energia non portano aumento di peso.
Gli alimenti hanno funzione energetica, producono calore + hanno funzione plastica, facilitano
la crescita e la riparazione dei tessuti (i tessuti sono in continuo sviluppo) + funzione
regolatoria, intervengono in tantissime reazione metaboliche.
Cereali e tuberi contengono prevalentemente glucidi + carne, pesce e uova contengono
prevalentemente proteine + latte, formaggi e yogurt contengono proteine, lipidi e glucidi + i
legumi contengono proteine e
fibre + oli e grassi contengono lipidi e vitamine liposolubili + la verdura e la frutta contengono
prevalentemente acqua, fibra, vitamine, sali minerali (l'avocado contiene il 40% di lipidi).
L'olio è l'unico alimento che contiene il 100% di grasso, in tutti gli altri alimenti glucidi e
proteine sono contenuti in percentuali variabili.
Il bilancio energetico è la differenza tra l'energia introdotta e quella spesa: è in positivo quando
introduco più energia di quanto consumo, negativo quando consumo più di quanto introduco,
è in pareggio se quella che introduco è uguale a quello che spendo. La dieta deve fornire le
kcal necessarie per le attività fisiche e il metabolismo basale: il 26% di energia viene utilizzata
per il metabolismo epatico, il 25% per il tono muscolare, il 18% per la funzione cerebrale, il
10% per la funzione respiratoria, il 9% per la funzione cardiaca, il 7% per la funzione renale e il
5% per il resto.
Gruppi di esperti hanno messo a punto linee guida e raccomandazioni per una sana
alimentazione italiana: è buona norma controllare il peso ogni 15 giorni, sempre alla stessa ora
+ mantenersi attivi, non fare una vita statica + consumare più cereali, legumi, ortaggi e frutta +
scegliere la qualità e limitare la quantità dei grassi: è sempre meglio scegliere monoinsaturi e
polinsaturi che saturi, quindi preferire l'olio al burro; inoltre bisogna limitarne la quantità,
forniscono molta energia + zuccheri, dolci e bevande zuccherate vanno consumati nei giusti
limiti + bere ogni giorno acqua in abbondanza + meglio usare poco sale + le bevande alcoliche
se sì, solo in quantità controllate + variare spesso le scelte a tavola + consigli per donne in
gravidanza e che allattano + la sicurezza dei cibi dipende da noi: la salute dell'alimento dipende
dalla qualità dell'alimento. La Società Italiana di Nutrizione Umana ha curato la revisione dei
livelli di assunzione giornalieri raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana
(LARN): contengono il fabbisogno energetico medio alle diverse età. L'ambiente in cui si vive
influenza la dieta delle persone, stili alimentari diversi incidono sulla vita delle persone.
La dieta equilibrata deve consentire l'apporto delle kcal necessarie al fabbisogno
dell'organismo, e di tutti i nutrienti indispensabili nelle giuste proporzioni: il 60% deve essere
rappresentato dai carboidrati (pasta, pane, patate), di cui il 50% devono essere complessi
(pasta e pane) e il 10% semplici (zuccheri semplici della frutta, saccarosio) + il 25% devono
essere lipidi, con rapporto saturi:monoinsaturi:polinsaturi di 1:2:1 + il 15% deve essere
rappresentato dalle proteine, 50% animali e 50% vegetali. Vegetariani e vegani devono fare
integrazioni.
GLUCIDI
I monosaccaridi hanno dei derivati, sono suscettibili a trasformazioni, i principali derivati sono
acidi aldonici, aldarici e uronici (zuccheri acidi) + zuccheri con funzione alcolica, alditoli + esteri
degli zuccheri + ammino zuccheri + sono suscettibili alla glicazione (reazione di Maillard), è
responsabile della crosta del pane e del nero presente nella carne alla griglia. I monosaccaridi
sono suscettibili di ossidazione, e si formano zuccheri acidi: Il glucosio può subire blanda
ossidazione, si vengono a formare acido gluconico o glucuronico a seconda che venga ossidato
il C in posizione 1 o in posizione 6; se invece il glucosio si trova in un ambiente fortemente
ossidante, entrambi i C subiscono ossidazione, e si ottiene acido glucarico. Gli alditoli e i polioli
si formano in seguito a riduzione dei monosaccaridi: il glucosio ridotto forma il glucitolo anche
detto sorbitolo. Gli zuccheri possono essere suscettibili di esterificazione, es. dal glucosio si
ottiene il glucosio-6fosfato: gli zuccheri fosforilati sono molecole molto attive e molto recettive
all'attacco enzimatico. Gli aminozuccheri si formano per sostituzione di gruppi funzionali con
gruppi NH2, es. nell'alfa-D-glucosamina c'è una funzione amminica al posto di una funzione
alcolica, come nella beta-D-galattosamina; si trovano frequentemente negli alimenti. L'acido
N-acetilneuraminico, chiamato anche acido sialico, è uno zucchero acido aminato ed acetilato,
va a formare i gangliosidi nel SNC. La glicazione (reazione di Maillard) avviene quando gli
alimenti subiscono un rialzo termico e ci sono determinate condizioni di pH (o acido o basico),
e quando si trovano uno zucchero e un raggruppamento amminico, è una reazione che avviene
frequentemente. Il raggruppamento amminico può far parte di una proteina o di un
amminoacido singolo, particolarmente suscettibile è la lisina. Lo stadio iniziale avviene quando
il raggruppamento amminico della proteina e quello carbonilico dello zucchero reagiscono: si
forma inizialmente la base di Schiff e successivamente un composto carbonilico che prende il
nome di composto di Amadori se lo zucchero iniziale ha un raggruppamento aldeidico, mentre
se ha un raggruppamento chetonico si forma il composto di Heys. Nello stadio intermedio si
formano composti dicarbonilici come 3-desossiglucosone, metilgliossale e gliossale. La
reazione termina quando per intervento di altre proteine si vengono a formane melanoidine:
sono composti scuri, rappresentano i prodotti finali della reazione, comportano cambi
nutrizionali degli alimenti. es. il latte contiene lattosio e proteine, in seguito alla reazione di
Maillard si vengono a formare melanoidine, e non è più presente il lattosio, succede lo stesso
cuocendo il pane: il latte sterilizzato non presenta lattosio, un bambino che deve crescere
grazie al latte ha bisogno di lattosio, quindi le industrie fanno in modo che non avvenga questa
reazione. Le melanoidine a lungo andare hanno un potere cancerogeno, mentre se ci si ferma
al passaggio intermedio si ottiene semplicemente una riduzione del valore nutrizionale
dell'alimento.
La fibra alimentare è un componente degli alimenti che non viene digerito dall'organismo, ma
una parte viene utilizzata: aumenta la crescita della flora batterica (funzione di prebiotico) →
aumenta la diluizione del contenuto intestinale e quindi il contenuto intestinale stesso +
aumenta la capacità di trattenere l'acqua → aumenta il volume del contenuto intestinale e la
velocità del transito intestinale, e diminuisce l'assorbimento di residui tossici; come secondo
aspetto aumenta la peristalsi, diminuisce la pressione interna del colon e aumenta la velocità
dell'evacuazione delle feci; come terzo effetto aumenta la produzione di acidi grassi a catena
corta, utili all'organismo perché sono un buon substrato per il microbiota, e hanno attività
antitumorale.
La digestione dei glucidi comincia in bocca: l'amido per effetto delle amilasi salivari viene
idrolizzato in glucosio, maltosio e polisaccaridi residui. Nel duodeno i polisaccaridi residui
grazie all'amilasi pancreatica vengono idrolizzati a disaccaridi (maltosio) + maltosio, saccarosio
e lattosio vengono scissi e assorbiti nei capillari dei vili intestinali, e attraverso la vena porta
sono veicolati al fegato. Il destino metabolico dei glucidi coincide in gran parte con quello del
glucosio: nel processo ossidativo del glucosio abbiamo la prima tappa che è a glicolisi, poi il
ciclo di Krebs e infine la fosforilazione ossidativa, complessivamente:
C6H12O6 → 6CO2 + 6H2O + 38 ATP
Nella glicolisi glucosio → 2 acido piruvico + 2 ATP avviene nel citoplasma delle cellule. La
glicolisi ha funzione plastica: porta alla formazione di molecole che hanno funzione strutturale,
ad esempio si formano metaboliti intermedi che portano alla sintesi dei lipidi + funzione
preparatoria: l'acido piruvico porta alla formazione dell'acetil-CoA + funzione energetica:
contribuisce alla formazione di ATP. La glicolisi genera acido piruvico, da cui possono formarsi
due molecole: in condizioni anaerobiche si forma acido lattico, in condizione aerobiche forma
acetil-CoA, che va incontro al ciclo di Krebs. Il ciclo di Krebs è un insieme di sequenze cicliche
che a partire dall'acetil-CoA porta alla formazione di CO2 e ATP, avviene nella matrice
mitocondriale: si ottengono molto prodotti intermedi che vengono utilizzati in diverse vie
metaboliche. La fosforilazione ossidativa è un insieme di reazioni che porta alla liberazione di
energia sotto forma di ATP, avviene nelle creste mitocondriali: all'inizio abbiamo l'ossidazione
del NADPH e del FADH a NAD e FAD, successivamente abbiamo la fosforilazione da ADP ad
ATP. L'H proveniente dal ciclo di Krebs si lega all'O per formare acqua.
Funzioni dei glucidi: producono energia: 1 g di glucidi fornisce 4 kcal + forniscono energia di
rapido utilizzo + hanno funzione di riserva: si accumulano sotto forma di glicogeno nei muscoli
e nel fegato, in caso di necessità il glicogeno è idrolizzato e libera glucosio + hanno funzione
plastica es. galattosio e ribosio che costituisce l'RNA + hanno funzione protettiva: sono
necessari per un corretto utilizzo dei grassi, che in carenza di glucidi si ossidano, dando luogo
ai corpi chetonici, tossici per l'organismo.
Si consiglia un apporto giornaliero di glucidi pari al 60% dell'energia totale, di cui 50% amido e
10% zuccheri semplici. L'eccesso di glucidi porta a obesità, mentre la carenza di glucidi porta a
un eccessivo catabolismo di proteine, perdita di sodio e deperimento.
LIPIDI
Sono una classe di composti eterogenei, comprende grassi e oli, i grassi sono lipidi solidi,
mentre gli oli sono lipidi liquidi a T ambiente + sono insolubili in acqua, quindi sono solubili in
tutti i solventi organici es. cloroformio + sono costituiti da C, H e O. La classificazione dei lipidi
si può fare secondo la funzione o la struttura: secondo la funzione possono essere classificati in
lipidi di deposito 98% (trigliceridi), lipidi cellulari (fosfolipidi) e lipidi con specifiche attività
biologiche (ormoni) + i lipidi in base alla struttura si dividono in saponificabili o non
saponificabili: dei lipidi saponificabili fanno parte gli acilgliceroli, i fosfolipidi
(fosfogliceridi e sfingolipidi), i glicolipidi (glicosildiacilgliceroli e glicosfingolipidi), le cere e gli
steridi; dei lipidi non saponificabili fanno parte terpeni, steroli e eicosanoidi.
Gli acidi grassi sono composti da catene alifatiche monocarbossiliche (non hanno gruppi
aromatici, hanno un solo gruppo carbossilico) + hanno un numero pari di atomi di C, si
formano per condensazione di due molecole di acetil-CoA (il grasso del latte contiene numero
dispari di C) + sono lineari o ramificati, ogni tanto possiamo avere un CH3 o un OH che danno
ramificazione, è una ramificazione molto limitata + possono essere saturi o insaturi, se in
catena non c'è un doppio legame sono saturi es. acido palmitico, se ci sono doppi legami sono
insaturi, monoinsaturi se hanno solo un doppio legame es. acido oleico, polinsaturi se hanno
più doppi legami; il doppio legame porta ad un ripiegamento della catena. La nomenclatura
degli acidi grassi può considerare il raggruppamento carbossilico iniziale, e si utilizza come
lettera greca Δ, mentre se si considera il gruppo metilico finale si utilizza ω, es. l'acido linoleico
è un C18:3Δ 9 (18 C, 3 doppi legami che partono dal gruppo carbossilico, il primo si trova al C
9), mentre se parto dal gruppo metilico finale ho C18:3ω3. I doppi legami sono intervallati
perché in natura non sono mai consecutivi. Esiste un altro modo per poter numerare i lipidi:
anziché ω si può mettere n, viene usato nelle trattazioni di esperti. Acido linoleico e linolenico
sono acidi grassi essenziali, devono essere assunti dall'esterno: l'acido linolenico nei vegetali si
trova nei semi di lino, negli animali si trova nei pesci. Si possono avere legami coniugati se fra
due doppi legami c'è solo un legame semplice invece che due, es. diene coniugato. L'olio può
essere estratto con operazioni meccaniche o procedimenti di tipo chimico, nel secondo caso
viene estratto con solventi organici, successivamente è necessario un processo di rettifica,
processo obbligatorio se no l'olio non è commestibile, è un processo che richiede una serie di
passaggi, il primo è la deacidificazione, poi deve essere neutralizzato, poi raffreddato, poi
viene decolorato e infine deodorato; nella fase di decolorazione si vengono a formare dieni
coniugati: non possiamo più utilizzarli come fonti, e per l'organismo sono tossici → l'olio non
deve essere rettificato es. olio extravergine di oliva, gli oli di semi sono tutti rettificati e di
scarsa qualità; la frittura inoltre provoca altri danni. Gli acidi grassi possono avere isomerie di
posizione e isomerie geometriche cis/trans in base a dove si trovano i sostituenti rispetto al
doppio legame: i cis li metabolizziamo, i trans non li metabolizziamo, e inoltre provocano
malattie cardiache e diabete. I lipidi trans si vengono a formare nei processi di rettifica, nella
fase di decolorazione di un olio: non li utilizziamo come fonte di energia e inoltre sono tossici.
Acido linolenico (ω-3) e linoleico (ω-6) sono lipidi essenziali, dobbiamo assumerli con la dieta,
e il nostro patrimonio enzimatico è in grado di produrre dei derivati:
sull'acido alfa-linolenico (sigla ALA) intervengono delle desaturasi e delle elongasi: come
prodotti intermedi si ottengono acido eicosapentaenoico (EPA), docosapentaenoico (DPA) e
infine docosaesaenoico (DHA), che sono i più importanti dal punto di vista nutrizionale.
Dall'acido linoleico si formano come intermedi acido gamma-linoleico e acido arachidonico. Gli
enzimi che intervengono nella conversione di ω-3 sono gli stessi che intervengono nella
conversione di ω-6, quindi c'è una competizione tra ω-3 e ω-6: è importante che ci sia un
equilibrio alimentare fra ω-3 e ω-6, altrimenti prevale la via del lipide più presente.
Gli acilgliceroli o gliceridi sono esteri del glicerolo con acidi grassi, l'esterificazione può
interessare uno, due o tutti e tre gli ossidrili del glicerolo. Monoacilgliceroli: abbiamo 1-
monoacilglicerolo se viene esterificato l'OH del glicerolo in posizione 1; abbiamo 2-
monoacilglicerolo se viene esterificato in posizione 2.
Diacilgliceroli: possiamo avere 1,2-diacilglicerolo o 1,3 diacilglicerolo a seconda di dove
esterificano gli OH. La reazione di un acido con un alcol produce un estere, l'acido esterifica.
Nei triacilgliceroli o trigliceridi abbiamo il glicerolo che esterifica in posizione 1,2 e 3 con un
acido grasso. Gli acilgliceroli sono semplici se ci sono 3 acidi grassi uguali che vanno a
esterificare le 3 posizioni del glicerolo, ma in natura questo caso è abbastanza raro + sono
misti se il glicerolo esterifica acidi grassi diversi: in natura di solito l'insaturo va in posizione 2.
La reazione che porta alla formazione di un trigliceride porta alla liberazione di 3 molecole
d'acqua; la reazione opposta è la reazione di saponificazione, di solito la si fa avvenire in
ambiente alcalino perché gli acidi grassi formano saponi alcalini con NaOH: i saponi sono sali
alcalini degli acidi grassi. Sono suscettibili alla saponificazione tutti i lipidi che nella loro
struttura hanno acidi grassi, rientrano nella categoria dei lipidi saponificabili.
I fosfolipidi possono essere classificati in fosfogliceridi o sfingolipidi. Il glicerolo esterifica in
posizione 1 e 2 con acidi grassi, in posizione 3 esterifica con acido fosforico che a sua volta
esterifica con un alcol che può essere serina (amminoacido), etanolammina (etano aminato),
colina o inositolo (alcol ciclico). In un fosfolipide si distinguono una testa idrofila data dal
glicerolo e dall'alcol, e una coda idrofobica data dagli acidi grassi. I fosfolipidi vanno a costituire
le membrane cellulari, le code si accoppiano e si dispongono in doppio strato, e tengono
esterne le teste. Per il funzionamento della membrana plasmatica è importante che
l'impacchettamento sia largo, ovvero che le code non si mettano in parallelo: con la presenza
di acidi grassi insaturi si ha una membrana fluida, più malleabile, che trasmette meglio gli
impulsi nervosi. La composizione delle membrane dipende da quello che mangiamo, gli
alimenti hanno un aspetto funzionale oltre a un aspetto energetico. La membrana cellulare fa
da barriera di permeabilità per la cellula + organizza e localizza la funzione degli organelli + è
coinvolta nei processi di trasporto + rileva segnali + è importante per la comunicazione cellula-
cellula.
Gli sfingolipidi sono costituiti da uno scheletro di sfingosina che è un amino alcol, un alcol con
un gruppo amminico e una catena laterale molto lunga + questa lega in posizione 2 un acido
grasso tramite un legame ammidico tra NH e C, lega acido 2-ossilignocerico C24:0 con un
ossidrile, o acido cerebronico, oppure acido nervonico C24:1 + in posizione 3 esterifica un
acido fosforico che a sua volta esterifica un alcol (colina, etanolamina o glicerolo). La sfingosina
con l'acido grasso forma la ceramide. Negli sfingolipidi si distingue una regione idrofoba (coda)
rappresentata dalle catene carboniose e una regione idrofila (testa) data dalla sfingosina e
dall'alcol. Fanno parte degli sfingolipidi la sfingomielina che costituisce le guaine mieliniche
della fibra nervosa e del SNC.
I glicolipidi sono lipidi che si legano con una funzione zuccherina, si dividono in
glicosildiacilgliceroli, costituiti da glicerolo che esterifica con un acido grasso in posizione 1 e 2
e con uno zucchero in posizione 3, l'altro gruppo è costituito da glicosfingolipidi che hanno
come scheletro la sfingosina che in posizione 2 esterifica con un acido grasso e in posizione 3
con uno zucchero. I glicosfingolipidi si possono suddividere in cerebrosidi e gangliosidi, i
cerebrosidi a loro volta si suddividono in glucocerebrosidi che sono costituiti da sfingosina che
in posizione 2 esterifica un acido grasso e in posizione 3 un glucosio, e galattocerebrosidi
costituti da sfingosina, acido grasso e galattosio. I gangliosidi sono costituiti dalla sfingosina
che esterifica uno zucchero e un acido grasso, come zucchero ci sono glucosio, galattosio e
acido sialico; a seconda che siano costituiti da 1, 2 o 3 molecole di acido sialico sono siglati in
GM, GD, GT. I glicolipidi costituiscono le membrane cellulari + intervengono nella trasmissione
dell'impulso nervoso + sono determinanti dei gruppi sanguigni umani A, B, 0 + partecipano al
controllo della crescita e della differenziazione cellulare. Le cere sono esteri di acidi grassi che
hanno un elevato numero di C (minimo 25) con alcoli alifatici monocarbossilici.
Gli steridi sono esteri degli steroli con acidi grassi: la struttura di base è un
ciclopentanoperidrofenantrene (completamente idrogenato), struttura steroidea + la funzione
alcolica viene esterificata con un acido grasso; sono lipidi suscettibili a saponificazione (se nella
molecola lipidica è presente acido grasso, il lipide è saponificabile).
I terpeni non sono saponificabili, derivano dalla condensazione di più unità isopreniche (2-
metil-1,3butandiene). I polimeri si formano per condensazione testa-coda, cioè con legame
1,4, e possono essere lineari o ciclici.
Altri lipidi non saponificabili sono gli steroli: gli steroidi hanno uno scheletro comune
riconducibile al ciclopentanoperidrofenantrene; hanno un raggruppamento alcolico che se
viene saponificato costituisce gli steridi. Gli steroli costituiscono le membrane cellulari e le
pareti cellulari + sono precursori di vitamine del gruppo D e di ormoni. Si possono trovare sia
nel mondo animale che in quello vegetale: il più conosciuto è il colesterolo, presente nei grassi
animali (burro, uovo), mentre gli altri steroli sono caratteristici del mondo vegetale.
Altri lipidi non saponificabili sono gli eicosanoidi, i loro precursori sono gli acidi grassi
polinsaturi a 20 atomi di C della serie ω-3 e ω-6. Gli eicosanoidi più importanti sono le
prostaglandine, i leucotrieni, i trombossani e le prostacicline.
PROTIDI
Gli amminoacidi sono caratterizzati da un gruppo amminico e da un gruppo acido, in più hanno
una catena laterale variabile. Le proteine sono tra i composti organici più complessi, e sono i
costituenti fondamentali degli organismi animali e vegetali: sono polimeri di residui
amminoacidici uniti tramite legami peptidici; spesso sono in associazione con altre molecole
(zuccheri o ioni), in questo caso si parla di proteine coniugate (glucoproteine, lipoproteine). In
natura esistono 10^12 proteine diverse, nel nostro organismo ne abbiamo più di 50.000 con
funzioni differenti es. emoglobina, cheratina, etc. Gli amminoacidi che si ottengono dall'idrolisi
delle proteine sono tutti α-amminoacidi: il C che lega il gruppo carbossilico è lo stesso che lega
il gruppo amminico; gli α-amminoacidi naturali appartengono tutti alla serie sterica L, ad
eccezione della glicina che non ha C asimmetrici (ha come sostituenti 2 H). Gli amminoacidi
possono essere classificati in base alla natura della catena R: può essere non polare
(idrofobico) alifatico o aromatico + può essere polare (idrofilo) + può essere ionizzato, carico
positivamente o negativamente. Gli amminoacidi con gruppo non polare sono valina,
metionina, fenilalanina, leucina, prolina + gli amminoacidi che hanno un gruppo polare sono
cisteina, asparagina, serina, treonina, tirosina, glutammina + gli amminoacidi con gruppo R
ionizzato sono acido glutammico, lisina, acido aspartico, arginina, istidina. Possiamo
classificare gli amminoacidi anche dal punto di vista nutrizionale: sono essenziali quelli che
dobbiamo introdurre con la dieta, non siamo in grado di sintetizzarli, mentre sono non
essenziali quelli che possiamo sintetizzare. Negli organismi viventi solo 20 amminoacidi sono
sottoposti al controllo genetico, e di questi 20, 9 sono essenziali: sono fenilalanina, isoleucina,
istidina, leucina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina; isoleucina, valina e leucina
sono amminoacidi ramificati, sono metabolizzati solo a livello muscolare e assumono una certa
importanza nell'encefalopatia epatica e negli sportivi che vogliono aumentare la massa
muscolare.
Gli amminoacidi si legano mediante legami peptidici che riguardano l'OH del gruppo
carbossilico del primo amminoacido e l'NH del gruppo amminico del secondo amminoacido: il
processo prevede il rilascio di una molecola di H2O e la formazione del legame tra C e N dei
due amminoacidi. La formazione del dipeptide prende il nome di reazione di condensazione.
Quando un dipeptide si rompe, dall'idrolisi si riformano il gruppo carbossilico e il gruppo
amminico; per questo processo è necessaria una molecola di acqua. Gli amminoacidi si
formano e si rompono continuamente.
Le proteine hanno diversi livelli di organizzazione: la struttura primaria corrisponde alla
sequenza degli amminoacidi che costituiscono una catena polipeptidica + la struttura
secondaria è data da conformazioni spaziali periodiche e regolari che la catena può assumere,
le principali sono l'alfa-elica e il foglietto-beta: l'alfa-elica è caratterizzata da un ripiegamento
del polipeptide in senso destrogiro attorno ad un asse ipotetico, è un avvolgimento molto
comune e viene stabilizzato con legami a idrogeno tra l'O del C e l'H dell'NH che si trova sotto,
questo impedisce una eccessiva estensione dell'alfa-elica, i piani sono piegati con un angolo di
60°, ogni spira è costituita da 3,6 residui di amminoacidi, il passo è di 0,54 nm, e i residui sono
rivolti verso l'interno, ogni 5 giri si ritrovano gli amminoacidi nella posizione corrispondente;
nella struttura a foglietto-beta i piani sono più aperti, sono piegati con un angolo di 120°, di
solito le catene si dispongono parallele, la stabilizzazione delle catene avviene attraverso
legami a idrogeno fra l'O di una catena e l'NH di quella adiacente, la distanza del ripiegamento
è di 7 A + la struttura terziaria è caratterizzata dalla configurazione tridimensionale che la
catena polipeptidica assume nell'ambiente in cui si trova: ci sono proteine che in struttura
terziaria presentano solo alfa-elica o solo foglietto-beta, mentre altre che presentano
entrambe + la struttura quaternaria è l'organizzazione di polipeptidi in un'unica unità
funzionale che consiste di più di una subunità polipeptidica.
Le proteine possono essere semplici o coniugate: le proteine semplici più importanti sono
albumine, globuline, protammine, prolammine e gliadine, gluteline, scleroproteine; si trovano
prevalentemente nei cereali + sono invece coniugate le fosfoproteine (es. caseina), le
glicoproteine, le cromoproteine (es. mioglobina), e le lipoproteine.
I LARN per i protidi sono del 15%, devono essere metà di origine animale e metà di origine
vegetale; nei LARN può aumentare la quota di proteine vegetali fino a 2/3, ma 1/3 devono
essere proteine animali. Il contenuto proteico di un uomo adulto di 70 kg corrisponde a 12 kg:
il 40% sono rappresentati dal muscolo, il 30% dalla pelle e dal sangue, e il 10% dai tessuti
viscerali. Due indicatori dello stato nutrizionale sono la misura dell'azoto urinario e la
determinazione di alcune proteine sieriche come la proteina legante il retinolo (RBP), la
transferrina e l'albumina: se si determinano carenze di queste proteine, abbiiamo
malnutrizione proteica. Il fabbisogno degli amminoacidi essenziali diminuisce con l'età: negli
infanti è del 43%, negli adolescenti scende al 36%, e nell'adulto arriva al 19%.
La digestione delle proteine avviene nello stomaco per effetto di HCl e pepsina, e si formano
macropeptidi + successivamente nell'intestino per intervento delle peptidasi pancreatiche si
ottengono peptidi + poi grazie ad enzimi presente nella parete intestinale si ottengono gli
amminoacidi, che attraverso la vena porta arrivano nel fegato. I singoli amminoacidi possono
essere trasformati o utilizzati per formare altre proteine, oppure possono essere separati il
gruppo amminico e lo scheletro carbonioso: lo scheletro carbonioso può subire ossidazione
per produrre energia, oppure può essere trasformato in glucosio o in grasso + il gruppo
amminico può essere utilizzato per sintetizzare urea che viene eliminata con le urine. Nella
sintesi delle proteine gli amminoacidi si legano secondo un ordine stabilito dal DNA (sintesi
proteica). I destini degli amminoacidi possono essere 4: le proteine sono costantemente
prodotte e rotte, rilasciando amminoacidi o riutilizzandoli per la sintesi di nuove proteine +
possono essere utilizzati per produrre glucosio
(gluconeogenesi) + possono essere utilizzati per la produzione di ATP quando la dieta è
deficiente in kcal + possono essere convertiti in acidi grassi e conservati come trigliceridi nel
tessuto adiposo quando le kcal introdotte sono sufficienti.
La quota proteica che abbiamo a livello intestinale deriva dagli alimenti e dalle secrezioni
proteiche, una parte delle proteine introdotte viene eliminata con le feci: vengono assorbiti
fino a 150 g di proteine, 100 g rappresentano il pool di amminoacidi che sarà responsabile del
turnover delle proteine: una parte arriva al fegato e segue uno dei 4 destini sopra citati + dagli
amminoacidi si può formare l'urea che verrà eliminata con l'urina.
Per valutare la qualità delle proteine esistono dei parametri: uno di questi è il rapporto di
efficienza proteica, che è dato da incremento di peso in g di animali da esperimento / g di
proteine somministrate + l'utilizzazione proteica netta è dato da N trattenuto dall'organismo /
N introdotto con la dieta x 100 + il valore biologico è dato da N trattenuto dall'organismo / N
assorbito x 100 + l'indice chimico è dato da mg di aa essenziali per g di proteina in esame / mg
dello stesso aa come indicato nei profili di riferimento x 100 + il punteggio amminoacidico
coretto per la digeribilità proteica è dato da indice chimico x digeribilità proteica. Gli alimenti
che contengono la maggior quantità di proteine sono parmigiano, lenticchie, tonno, mandorle,
carne magra. È importante fare le giuste associazioni proteiche, es. il frumento non contiene
lisina e treonina, quindi si può integrare con legumi ad esempio nella pasta e fagioli.
ACQUA
L'acqua non apporta kcal, è sia un nutriente che una bevanda. In tutti gli alimenti è presente
acqua, a parte nell'olio: è contenuta soprattutto in verdura, frutta, latte, pesce, legumi freschi,
carne, uova e formaggio. L'olio è 100% grasso, mentre nel burro è presente il 12% di acqua,
quindi a parità di peso il burro è meno grasso. L'acqua negli alimenti si può trovare in forma
libera: è l'acqua che possiamo eliminare dall'alimento per evaporazione per riscaldamento
dell'alimento + nell'alimento è presente anche l'acqua legata, rimane costitutivamente parte
dell'alimento anche se viene sottoposto a riscaldamento. L'acqua legata può essere di
idratazione, è costituita dalle molecole di acqua legate mediante legame di solvatazione o
legami covalenti con alcuni metalli (ferro, cromo, nichel) + l'acqua di cristallizzazione è quella
che rimane nei cristalli di un sale anche dopo evaporazione dell'acqua nella soluzione es.
cristalli di solfato ferroso, i legami che si vengono a formare sono legami covalenti + l'acqua
dello strato monomolecolare è quella che rimane legata con legami idrogeno a macromolecole
come proteine, carboidrati e acidi nucleici + l'acqua immobilizzata è quella che rimane legata
in strati successivi a quello monomolecolare per effetto del campo elettrostatico generato dai
soluti.
L'attività dell'acqua (Aw) è un parametro che consente di misurare l'acqua libera, o meglio di
quantificare la disponibilità dell'acqua in un alimento: ci permette di sapere quanta acqua
possiamo assumere mangiando quell'alimento e come possiamo conservare l'alimento, se
contiene tanta acqua è difficilmente conservabile. L'attività dell'acqua è definita come il
rapporto tra la pressione parziale del vapore d'acqua di un alimento e la pressione parziale del
vapore dell'acqua pura misurate alla stessa T: Aw = P/P0 In base alla loro Aw abbiamo alimenti
ad alta umidità con Aw=1-0,9 es. alimenti freschi come vegetali e carni + alimenti a umidità
intermedia con Aw=0,9-0,6 es. formaggi stagionati, salumi, marmellate, legumi secchi, cereali
+ alimenti a bassa umidità con Aw=0,6-0 es. alimenti essiccati. L'attività dell'acqua dà anche
un'idea della conservabilità di un alimento, ovvero per quanto tempo si possono conservare le
sue caratteristiche organolettiche senza che si sviluppino microrganismi.
L'acqua che esce dai nostri rubinetti è acqua potabile, se non è potabile viene evidenziato:
potabile vuole dire acqua edibile. L'acqua potabile destinata al consumo umano deve essere
pura dal punto di vista biologico e chimico, e deve avere un contenuto di sali minerali variabile
da 0,1 a 1,5 g/l.
Le fonti idriche naturali sono mari e oceani (97%, acqua salata), e in percentuale più bassa i
ghiacciai (3%, acqua dolce). L'acqua si trova sotto forma di acque meteoriche: hanno pH = 5,7
ma si può abbassare a 4 nelle zone industrializzate e inquinate, per la presenza di acido
solforico e acido nitrico che rendono le piogge acide + le acque telluriche sono le acque
sotterranee, l'acqua passando sa uno strato superficiale a quello più profondo si purifica, i vari
strati di terreno operano una filtrazione e purificazione + le acque superficiali sono quelle più
suscettibili di inquinamento. Le principali cause di inquinamento sono gli scarichi domestici, i
detersivi, l'inquinamento industriale, le automobili, il riscaldamento.
Perché l'acqua sia potabile deve essere corretta dal punto di vista chimico, fisico e
microbiologico: le trasformazioni a carico dei caratteri fisico/chimici prendono il nome di
correzione, mentre quelle che riguardano i caratteri microbiologici prendono il nome di
potabilizzazione. Le acque superficiali possono essere classificate in acque di categoria A1, A2,
A3, rispettivamente dalle migliori alle peggiori: per le acque di categoria A1 è obbligatorio un
trattamento fisico e una disinfezione, per quelle di categoria A2 si aggiunge un trattamento di
tipo chimico, per quelle di tipo A3 si aggiunge a sua volta l'affinazione.
La correzione dell'acqua riguarda i trattamenti che vengono fatti per migliorare i caratteri fisici,
chimici e organolettici dell'acqua: le acque non potabili hanno odore e sapore, per togliere
odore e sapore l'acqua viene aerata, facciamo sì che venga a contatto con l'ossigeno e si opera
una ossidazione, oppure si può fare adsorbire l'acqua sul carbone o sull'argilla + la torbidità
può essere dovuta a una componente inorganica (argilla) o organica (alghe): si può aggiungere
del solfato di alluminio per eliminare la torbidità, mentre per rimuovere il colore si aggiunge il
permanganato di potassio, che è un forte ossidante; i composti vengono eliminati facendo
passare l'acqua sul carbone attivo + la terza correzione riguarda gli ioni ferrosi e manganosi,
rendono l'acqua arancione: gli ioni ferrosi vengono tolti aggiungendo ossigeno, i sali ferrici
precipitano, mentre gli ioni manganosi si tolgono con l'aggiunta di permanganato di potassio,
si formano ioni manganici che precipitano e vengono rimossi filtrando l'acqua su letti di quarzo
+ gli ioni calcio e magnesio vengono rimossi o aggiungendo idrato di calcio e carbonato di
sodio, o tramite resine a scambio ionico: nel primo caso l'aggiunta porta alla formazione di
carbonati insolubili di calcio e magnesio, i quali precipitano e saranno eliminati per filtrazione,
mentre se si usano resine a scambio ionico, si utilizzano silico alluminati di sodio, che possono
essere naturali o artificiali, i naturali prendono il nome di zeoliti, gli artificiali prendono il nome
di permutiti: queste resine scambiano il sodio con il calcio o con il magnesio, la resina viene poi
ripristinata facendo un lavaggio Na12[(SiO2)12(AlO2)12 ]12H2O silico alluminati di sodio La
durezza dell'acqua è data da sali che possono essere indurenti o non indurenti, quelli indurenti
sono tutti i sali di calcio e magnesio in qualsiasi forma siano, invece quelli non indurenti sono
tutti i sali di sodio e di potassio. La durezza dell'acqua dà all'acqua la caratteristica
dell'incrostazione dei rubinetti. La durezza può essere totale, e rappresenta la quantità totale
di sali di calcio e magnesio presenti in qualsiasi forma disciolti nell'acqua + la durezza può
essere permanente, è data dai sali di calcio e di magnesio che rimangono in soluzione anche
dopo ebollizione (carbonati) + la durezza temporanea scompare con l'ebollizione, è dovuta ai
bicarbonati di calcio e magnesio. La durezza si esprime in gradi francesi, tedeschi o inglesi: il
carbonato di calcio è il sale di riferimento del grado francese e di quello inglese (cambia la
proporzione), mentre l'ossido di calcio è il sale di riferimento del grado tedesco. Le acque in
base alla durezza sono classificate in acque molto dolci, dolci, di durezza media, di durezza
discreta, dure o molto dure con durezza >30 es. a Modena. Per rendere l'acqua potabile il
secondo passaggio è la potabilizzazione: per prima cosa si fa una perclorazIone, si tratta
l'acqua con cloro, si può utilizzare cloro gassoso, ipoclorito di sodio, oppure biossido di cloro: il
cloro ha azione battericida, fra questi si preferisce il biossido di cloro perché gli altri con le
sostanze organiche formano i trialometani come il clorofenolo che è tossico + successivamente
viene aggiunto il carbone attivo + poi abbiamo la flocculazione e la decantazione: per eliminare
le sostanze rimaste in soluzione vengono aggiunti sali di alluminio e sali di ferro che con
l'acqua formano gli idrati corrispondenti, questi inglobano le sostanze che sono in sospensione
e precipitano, l'alluminio precipita con una specie di gel + poi avviene la filtrazione su sabbia +
ozonizzazione, trattazione con ozono che è un battericida + filtrazione su carbone attivo,
forma una barriera contro i contaminanti chimici + infine postclorazione. La legge consente
che possa rimanere 0,6 mg/L di residuo.
Le acque minerali sono acque naturali che provengono da sorgenti naturali o perforate, che
hanno caratteristiche igieniche particolari e proprietà favorevoli alla salute (per essere
commercializzate devono avere queste caratteristiche): hanno una costanza dei principali
parametri fisico-chimici, e una costanza della facies microbica, anche in presenza di eventi
meteorici. Le acque minerali sono pure, non contengono batteri + sono imbottigliate appena
escono dalla sorgente. Le acque minerali non sono tutte uguali, le caratteristiche di ogni acqua
dipendono dai sali e dai minerali che contengono. Il residuo fisso è dato dai sali che rimangono
dall'evaporazione di 1 L di acqua. In base a quanti sali e minerali sono sciolti le acque minerali
si dividono in oligominerali con residuo fisso < 500 mg, e minerali con residuo fisso > 500g +
esistono anche quelle minimamente mineralizzate < 50 mg, medio minerali 500-1500 mg, e
ricche minerali > 1500 mg. In base ai sali e minerali che contiene, l'acqua ha un uso specifico:
l'acqua solfata favorisce la digestione e stimola le vie biliari + l'acqua calcica è indicata per la
crescita e la prevenzione dell'osteoporosi + l'acqua magnesiaca è utile per il sistema nervoso,
muscolare ed è antistress + la ferruginosa è indicata nelle anemie da carenze di ferro + l'acqua
acidula facilita la digestione + la sodica è indicata per carenze specifiche e nell'attività sportiva
+ l'acqua a basso contenuto di sodio è indicata per diete povere di sodio + la fluorata è
utilizzata per rinforzare la struttura dei denti. Nelle etichette delle acque minerali è presente la
dicitura “acqua minerale naturale”, la denominazione, il nome della sorgente, il luogo di
provenienza, i risultati delle analisi chimico-fisiche, il termine di conservazione, le informaizoni
circa eventuali trattamenti, le possibili controindicazioni e gli eventuali effetti diuretici,
lassativi, se è indicata per i neonati, se stimola la digestione. In gravidanza e in allattamento i
LARN consigliano un'acqua oligominerale, mediamente mineralizzata, deve essere calcica o
ferruginosa e avere nitrati < 10 mg/l. I nitrati di per sé non sono tossici, ma nella bocca
vengono ridotti a nitriti, che a livello gastrico vengono trasformati in acido nitroso, e le
nitrosammine risultano tossiche per l'organismo. Per la diluizione del latte in polvere deve
essere usata un'acqua scarsamente mineralizzata (i sali minerali sono ottimamente bilanciati
nei latti) e deve contenere nitrati < 10 mg/l. Chi soffre di calcolosi urinaria deve assumere
un'acqua minimamente mineralizzata, favorisce la diuresi e il movimento dei calcoli + in caso
di gotta è consigliata un'acqua poco mineralizzata o oligominerale per favorire l'espulsione di
acido urico + per i soggetti affetti da ipertensione è consigliata un'acqua bicarbonato/calcica a
basso contenuto di sodio + per gli sportivi serve un'acqua mineralizzata bicarbonato-alcalino-
terrosa (le bevande energetiche non sono sempre necessarie) + per gli anziani è necessaria
un'acqua oligominerale e medio minerale, ricca di calcio per contrastare l'osteoporosi. In Italia
si compra maggiormente acqua liscia e conservata in bottiglie di plastica.
SALI MINERALI
Sono principi nutritivi che non hanno valore energetico, ma sono importanti dal punto di vista
funzionale. Si trovano in tutti gli alimenti in quantità variabili. A seconda del fabbisogno
giornaliero si dividono in macrominerali e micromineraliI: i macrominerali hanno un
fabbisogno giornaliero superiore a 100 mg, sono calcio, fosforo, magnesio, sodio, potassio,
cloro + i microminerali hanno un fabbisogno giornaliero inferiore a 100 mg, sono zolfo, ferro,
zinco, rame, cromo, manganese, cobalto, selenio, iodio, fluoro, molibdeno.
Calcio. In un uomo di 70 kg corrisponde a 1,2 kg, il 99% è distribuito nelle ossa e nei denti, e
l'1% nei tessuti e nei liquidi extracellulari. Nei denti all'inizio si deposita il fosfato di calcio, poi
diventa idrossiapatite. Nei liquidi extracellulari il calcio si trova per il 50% in forma ionizzata,
forma funzionalmente attiva + per un 40% è legato alle albumine e alle globuline che lo
trasportano nel sangue + il 10% si trova complessato come citrato e fosfato. Per valutare la
presenza di una carenza di sali minerali sono necessarie delle analisi del sangue, e nel caso ci
siano effettivamente delle mancanze è necessario fare integrazioni: la prima integrazione che
viene fatta riguarda la dieta, se la carenza non è eccessiva, in caso di gravi carenze si interviene
con una integrazione. Gli alimenti che contengono maggiormente calcio sono formaggi
stagionati, formaggi freschi (ne contengono la metà), frutta secca oleosa, molluschi e
crostacei, legumi secchi, latte, frutta secca zuccherina, ortaggi, uovo, legumi freschi. I LARN
nella nostra fascia d'età consigliano 1000 mg/die di calcio + over 50 il contenuto aumenta
1200-1500 + le donne in gravidanza o in allattamento devono assumere 1500 mg/die.
L'assorbimento del calcio avviene a livello intestinale, soprattutto a livello dell'ileo, meno a
livello di duodeno e digiuno. Il calcio arriva a livello intestinale come Ca++, per penetrare
nell'enterocita può seguire una via transcellulare (attraversa la cellula) o una via paracellulare
(adiacente alla cellula): per la via transcellulare il calcio entra attraverso un canale specifico, e
si va a legare a calmodulina-actina-miosina, quando questo trio proteico è saturo, il calcio
viene ceduto alla calbindina, poi si libera ed esce attraverso la pompa Ca++ATPasi (via
preferenziale, oppure attraverso uno scambiatore Na+/Ca++. La sintesi della calbindina è
regolata dalla forma attiva della vitamina D3. Nella via paracellulare il Ca++ passa attraverso
una giunzione serrata: questo sistema è regolato dalla forma attiva della vitamina D3.
Influenzano positivamente l'assorbimento del calcio la dieta iperproteica: nell'idrolisi delle
proteine si formano amminoacidi che chelano il calcio e lo rendono facilmente biodisponibile +
la flora acidofila: il pH acido favorisce l'assorbimento del calcio + la dieta con fosfati: devono
essere presenti ma
non in eccesso, perché ne ridurrebbero l'assorbimento + una dieta che contenga lattosio.
Diminuiscono l'assorbimento di calcio l'acido fitico, gli acidi uronici (forme acide degli
zuccheri), la lignina e l'acido ossalico: tutti questi formano col calcio dei sali insolubili + l'alcool
e il fumo + l'eccessiva assunzione di grassi: porta alla formazione dei saponi che sono insolubili
+ l'eccessiva assunzione di tè, caffè e cacao: hanno un alto contenuto di acido ossalico. Il livello
di calcio è controllato da 3 ormoni, la forma attiva della vitamina D3, il paratormone e la
calcitonina: la vitamina D3 si ottiene quando la luce solare irradia il 7deidrocolesterolo sulla
cute, avviene una fotolisi e si ottiene la vitamina D3 (colecalciferolo), che nel fegato subisce
un'idrossilazione in posizione 25, e si ottiene 25-idrossicolecalciferolo + a livello renale subisce
una seconda idrossilazione in posizione 1, si ottiene la 1,25-diidrossivitamina D3, che è la
forma attiva e stimola l'assorbimento di calcio a livello intestinale. Il paratormone viene
attivato in caso di ipocalcemia, viene secreto a livello delle paratiroidi: il paratormone
aumenta il riassorbimento di calcio a livello renale, e a livello osseo ne aumenta la
mobilizzazione. In caso di ipercalcemia a livello della tiroide viene rilasciata la calcitonina che a
livello osseo inibisce la mobilizzazione del calcio. Il calcio interviene nella contrazione dei
muscoli, nell'idrolisi del glicogeno, nella liberazione dell'insulina e degli ormoni steroidei,
nell'aggregazione piastrinica e nella coagulazione del sangue, regola l'attività di numerosi
enzimi e controlla il rilascio dei neurotrasmettitori. Gli integratori di calcio che troviamo in
farmacia possono essere in compresse, compresse masticabili o bustine + possono essere
singoli, ma di solito gli integratori di sali minerali sono combinati + possono essere in forma di
sale inorganico o sale organico: come sale inorganico è presente il carbonato di calcio, ma si
preferisce la somministrazione di sali organici perché sono più biodisponibili es. calcio orotato
(ha come acido corrispondente l'acido orotico), la sua somministrazione aumenta la
biodisponibilità del calcio dal 60% all'80% + calcio oxiprolinato o piroglutammico (l'acido
ciclizza in un lattame) + calcio succinato, calcio malato, calcio fumarato e calcio citrato.
Vengono prescritti con ricetta medica. La preparazione galenica è interessante nel caso in cui il
dosaggio dell'integratore debba essere specifico.
Fosforo. Nel nostro organismo abbiamo fosforo per l'85% nelle ossa e nei denti (fa parte del
fosfato di calcio e dell'idrossiapatite) + per il 15% si trova nei tessuti molli, nel sangue e nei
liquidi extracellulari. Nel sangue si trova in equilibrio tra due forme, idrogenofosfato HPO 4-- e
diidrogenofosfato H2PO4-: l'equilibrio dipende dal pH, a pH 7.1 per l'80% prevale la forma
dell'idrogenofosfato, rapporto 4:1. Troviamo fosforo soprattutto nel formaggio, nella frutta
secca, nel cioccolato, nel pesce, nella carne, nei salumi, nei cereali, nei legumi. Il fosforo negli
alimenti vegetali è presente come estere esafosforico dell'inositolo, acido fitico, in questa
formula è difficilmente biodisponibile, quindi come fonte di fosforo è preferibile carne o pesce.
I LARN ci consigliano 800 mg/die che vengono aumentati in età avanzata e in caso di
gravidanza e allattamento; in gravidanza i LARN consigliano un aumento di quasi tutti i
minerali. Il fosforo viene assorbito soprattutto a livello intestinale: una quota del fosforo
introdotto con la dieta viene escreta con le feci, mentre la maggior parte viene assorbita a
livello dei liquido extracellulare e dei tessuti molli + il rimodellamento osseo impiega parte del
fosforo introdotto, mentre una parte viene escreta per via urinaria. Il fosforo costituisce le
ossa e i denti + forma legami ad alta energia (ATP e fosfocreatina) + fa parte del sistema
tampone del sangue (idrogeno fosfato e diidrogeno fosfato, H2PO4-/HPO4--) + va a costituire
enzimi, proteine, fosfolipidi, acidi nucleici, e nucleotidi + attiva la vitamina B1 e la vitamina B6
(le fosforila) + va a costituire il cAMP e il cGMP (trasduzione del segnale). Gli integratori a base
di fosforo si possono trovare sotto forma di compresse o capsule, fialette monodose o
sciroppo: di solito il fosforo è presente sotto forma di amminoacidi fosforilati, perché è più
biodisponibile. Gli integratori di fosforo vengono utilizzati in caso di stanchezza, scarso
rendimento mentale e demineralizzazione delle ossa (osteoporosi).
Magnesio. Si trova per il 50-60% nelle ossa, 25% nei muscoli, 25% in fegato, cuore, reni,
cervello. Si trova per il 60% come ione libero Mg++, per il 30-35% legato a proteine, per il 5-
10% complessato al bicarbonato o al fosfato. Il magnesio viene assorbito a livello intestinale ed
escreto a livello fecale, per un intake netto di 100 mg/die ho un deposito di 2400 mg. Il
magnesio si trova maggiormente nelle patate dolci, nelle uova, nei semi di zucca, nelle
mandorle, nei semi di girasole, nel cacao, nell'avocado, nelle noci brasiliane, negli spinaci e nei
broccoli. Si trova soprattutto negli alimenti di origine vegetale perché i vegetali contengono
clorofilla, che contiene magnesio. I LARN consigliano 240 mg/die, in gravidanza e in
allattamento non c'è la necessità di un incremento. Il magnesio attiva alcuni enzimi, produce
energia, interviene nella sintesi delle proteine e attiva la pompa Na+/K+. In farmacia si
possono trovare sali inorganici come magnesio ossido, magnesio solfato e magnesio cloruro +
si possono trovare sali organici come magnesio citrato, fumarato, malato, succinato. Il calcio e
i diuretici ne influenzano negativamente l'assorbimento. Il solfato di magnesio è il sale di
magnesio dell'acido solforico, che viene utilizzato per contrastare la stipsi: la stipsi può essere
collegata all'età o a diverse patologie come il Parkinson. Il solfato di magnesio contrasta la
stipsi, migliora la capacità delle vie aeree, normalizza il ritmo cardiaco, è efficace nel
trattamento della preeclamsia o gestosi (la donna in gravidanza si gonfia), deterge e
ammorbidisce la pelle.
Potassio. È l'anione più rappresentato a livello intracellulare. Si trova sia in alimenti di origine
vegetale che in alimenti di origine animale: si trova principalmente nella soia, nelle albicocche
disidratate, nella crusca di grano, nella frutta secca, nelle sarde, nelle patate, nei fagioli
bianchi, negli spinaci. I LARN di potassio ci consigliano una quantità di 3,9 g/die, che non
aumenta in caso di gravidanza. Il potassio consente la contrazione dei muscoli, fortifica le ossa,
contrasta la ritenzione idrica, protegge la pelle e i capelli, regola gli equilibri acido/base, e
combatte la cellulite. Si ha una carenza di potassio in caos di stress, vomito e diarrea
prolungati, esercizio fisico intenso (sudorazione), uso di diuretici, alimentazione scorretta, e
patologie renali. I sintomi della carenza di potassio sono ipertensione, rallentamento della
crescita, vertigini, ansia, svenimenti, mal di testa, fragilità ossea, crampi muscolari, insonnia,
stanchezza, diabete, e disturbi cognitivi. In commercio possiamo trovare come integratori di
potassio sali organici, quali potassio citrato e aspartato, e sali inorganici come potassio cloruro
e potassio bicarbonato. Gli integratori di potassio non vanno assunti assieme ai farmaci
digitalici: questi farmaci si legano alla pompa Na+/K+, determinando l'aumento di sodio
intracellulare, ma senza modificare il rapporto sodio/potassio, e se aumento la quantità di
potassio con un integratore creo un disequilibrio sull'azione del farmaco digitalico + non si
possono assumete integratori di potassio con diuretici risparmiatori di potassio, i quali
inibiscono la secrezione urinaria di potassio, e se aggiungiamo un'integrazione di potassio
dall'esterno aumentiamo ancora di più la concentrazione e abbiamo iperpotassiemia + non
possono essere assunti insieme ad alcuni ipertensivi come gli ACE-inibitori, i quali riducono
l'escrezione urinaria di potassio.
Cloro. È l'anione più rappresentato nel fluido extracellulare. Il cloro si trova negli alimenti in
associazione al sodio, come sale NaCl, quindi si trova principalmente nel sale, nelle olive, nella
farina di segale, nel frumento, nelle albicocche, nelle noci. Se devo integrare cloro aggiungo
sale alla dieta. I LARN per il cloro considerano 2,3 g/die, in gravidanza e in allattamento il
contenuto non viene aumentato. Il cloro controlla col sodio e il potassio la volemia, la
pressione osmotica e il bilancio idrico + agevola il trasporto della CO2 da parte dei globuli rossi
scambiandosi con il bicarbonato + regola l'equilibrio acido/base nel sangue + facilita il
movimento della muscolatura liscia + sotto forma di HCl è indispensabile per i processi
digestivi. In caso di ipocloremia abbiamo eccitabilità muscolare e respirazione lenta, mentre in
caso di ipercloremia abbiamo debolezza muscolare e respirazione rapida.
Ferro. Nell'organismo si trova soprattutto negli eritrociti a costituire l'emoglobina, che è una
proteina con nucleo non proteico (eme) costituito da 4 pirroli che legano il Fe al centro + si
trova negli epatociti e nei macrofagi a costituire la ferritina + in altri tessuti dove costituisce la
mioglobina + nel plasma dove costituisce la transferrina → il ferro è sempre legato a delle
proteine. Il ferro presente nella carne e nel pesce è più facilmente assimilabile rispetto a quello
contenuto nei vegetali. È contenuto sopratutto nelle vongole, nel fegato bovino, nel radicchio
verde, nei pistacchi, nella farina di soia, nelle lenticchie, nelle pesche secche, nel muesli, nei
fiocchi di avena, nel cioccolato fondente, nelle cozze. I LARN di ferro ci consigliano di
introdurre 18 mg/die al giorno per le femmine e 10 mg/die per i maschi, in gravidanza si
raddoppia la quantità. Le donne in età fertile vanno incontro al ciclo mensile e quindi si hanno
perdite importanti di ferro. Il ferro della dieta può essere ferro eme e ferro non eme: il ferro
emico è tutto il ferro che è contenuto negli alimenti carnei, quello che costituisce l'eme,
mentre il ferro non emico è contenuto nei vegetali: il ferro emico viene assorbito per il 35%, il
ferro non emico per l'8%. Il ferro eme ha stato ossidativo 2+, arriva a livello intestinale e viene
trasportato nell'enterocita attraverso una proteina carrier dell'eme, HCP, poi il carrier si slega e
lascia libero il ferro eme: il ferro viene liberato dall'eme in seguito a un'idrolisi acida. Il ferro
non eme si trova allo stato ossidativo 3+, ma per essere assorbito deve essere 2+: la riduzione
a 2+ avviene grazie all'acidità gastrica nello stomaco o a livello duodenale per la presenza di
acido ascorbico, o per la presenza del citocromo duodenale B (DCYTB) che si trova sulla
membrana degli enterociti. Una volta ridotto, il Fe++ per entrare nell'enterocita ha bisogno di
un trasportatore DMT1 (trasportatore dei metalli divalenti 1). L'assorbimento del ferro eme è
più alto perché arriva direttamente all'interno dell'enterocita. Una volta entrato
nell'enterocita, il ferro viene immagazzinato nella ferritina, che è una proteina globulare al cui
interno è contenuto il ferro: viene captato alo stato ossidativo 2+ e ossidato a 3+; il ferro viene
rilasciato dalla ferritina allo stato ossidativo 2+. Il ferro esce dall'enterocita grazie alla
ferroportina 1 + subisce una ossidazione da parte dell'efestina e passa a 3+, poi viene trasferito
alla transferrina che è una proteina che lo veicola nel sangue: la transferrina per cederlo ai
tessuti si deve legare al recettore della transferrina che si trova a livello delle membrane e che
per essere attivato deve essere fosforilato. Il complesso transferrina-ferro-recettore della
transferrina fosforilato viene internalizzato in lisosomi all'interno delle cellule: l'ambiente
acido della cellula riduce il ferro a 2+, il quale viene rilasciato, e la transferrina viene riportata a
livello della membrana della cellula e rilasciata nel sangue. La transferrina è una proteina
costituita da una singola catena polipeptidica, e ha due siti che hanno una alta affinità per il
Fe3+ e una bassissima affinità per il Fe2+. I fattori che influenzano positivamente
l'assorbimento del ferro sono l'acido ascorbico e l'acido citrico, che operano una riduzione del
ferro allo stato ossidativo 2+, e la cisteina (il consumo di aglio, cipolla e cereali può aumentare
fino al 70% l'assorbimento del ferro). I fattori che riducono l'assorbimento del ferro sono i
tannini (caffè e tè) poiché si legano al ferro + i fitati (crusca dei cereali e spinaci, costituiscono il
tegumento dei cereali, si trovano nei cereali integrali) + l'eccesso di calcio + i polifenoli del vino
rosso + alte dosi di magnesio e zinco. Per aumentare l'assorbimento di ferro si possono fare
alcune associazioni: carne o pesce a cui si associa un frutto ricco di acido ascorbico, come il
limone o l'arancia, oppure un pasto composto da spinaci e fagioli, a cui si associa come frutto il
kiwi. Le associazioni da evitare sono latticini con noci e nocciole, e carne e pesce a cui si abbina
il caffè. Il ferro interviene nel trasporto dell'ossigeno perché costituisce l'emoglobina +
interviene nell'immagazzinamento dell'ossigeno perché costituisce la mioglobina + è coinvolto
nella produzione di energia poiché fa parte dei citocromi e del ciclo di Krebs + detossifica in
quanto fa parte del citocromo P450. Gli integratori di ferro si assumono in caso di emorragie,
per mancanza di emoglobina + in caso di attività fisica intensa, perché causa piccole emorragie
e microtraumi + in caso di dieta vegetariana o vegana, per carenza di alimenti ricchi di ferro +
per la salute dei capelli, perché il ferro ne è un componente fondamentale + per le donne, per
la mensile perdita di sangue, sopratutto in caso di menorragia (mestruazioni abbondanti) + in
caso di gravidanza, per l'aumento del consumo di ferro. Gli integratori di ferro che possiamo
acquistare sono tutti ferro non eme: solfato ferroso, fumarato, succinato, gluconato.
Nell'etichetta di molti integratori di ferro è riportato il contenuto di sale ferroso presente nel
prodotto: tale dato varia sensibilmente rispetto al contenuto di ferro elementare a cui si
riferiscono i fabbisogni, e il fumarato ferroso ha una biodisponibilità dversa dal solfato o dal
gluconato.
Zinco. Nel nostro organismo è suddiviso nelle ossa e nelle vescicole cellulari, per una quantità
da 1,4 a 2,3 g. Ne contiene tanto il cervo, il manzo, l'agnello, i pettini di mare, i semi di sesamo,
i semi di zucca, l'avena, lo yogurt, il tacchino, i gamberi. I LARN ci consigliano 9 mg/die di zinco
per le femmine e 12 mg/die per i maschi, la quantità aumenta in caso di gravidanza e
allattamento. L'assorbimento dello zinco avviene nell'intestino: lo zinco arriva a livello
intestinale ed entra nell'enterocita attraverso una proteina che prende il nome di ZIP
(trasportatore di zinco) + una volta all'interno della cellula lo zinco si va a legare a delle
proteine che prendono il nome di metallotioneine (MT), che regolano metalli come lo zinco e il
rame + per uscire lo zinco utilizza un'altra proteina, ZnT (zinco transporter). Lo zinco ha
un'azione coenzimatica: rappresenta il coenzima dell'anidrasi carbonica, che catalizza la
formazione di acido carbonico dall'anidride carbonica + è il coenzima della superossido
dismutasi, che dall'acqua forma ossigeno e acqua ossigenata + è coenzima dell'alcol
deidrogenasi, che catalizza la trasformazione dell'alcol ad aldeide + è coenzima della retinolo
reduttasi, che catalizza la trasformazione del retinolo a retinale + è coenzima delle
carbossipeptidasi, che sono enzimi proteolitici + è coenzima della DNA e RNA polimerasi, che
sintetizzano rispettivamente un filamento di DNA e un filamento di RNA. Lo zinco ha anche un
ruolo strutturale: va a costituire le zinc finger, che sono costituenti proteici che vanno a
regolare la trascrizione genica. Lo zinco interviene nella proliferazione e differenziazione in
particolare delle cellule del sistema immunitario. A livello del cervello la deficienza di zinco
diminuisce la conduzione nervosa, determina l'insorgenza di disturbi neuropsichiatrici e
neurosensoriali, e di letargia mentale + nel timo determina atrofia + a livello della pelle
possono esserci lesioni, una diminuzione della guarigione delle ferite, e acrodermatiti (si
manifestano con pustole) + a livello del sistema riproduttivo determina infertilità, ritardo dello
sviluppo genitale e ipogonadismo + a livello sistemico abbiamo ritardo della crescita,
disfunzioni immunitarie e infezioni. L'eccesso di zinco a livello del cervello provoca letargia e
disordini neuronali focali (deficit come l'ipomobilità di un arto, o del volto, o l'incapacità a
parlare) + a livello del tratto respiratorio si hanno disturbi respiratori dopo inalazioni di fumi di
zinco, o febbre da fumo metallico + a livello del tratto gastrointestinale si possono avere
nausea e vomito, dolore epigastrico, diarrea + aumenta il rischio di tumore alla prostata + a
livello sistemico abbiamo un'alterata funzione del sistema linfocitario e sintomi della
deficienza di rame. Gli integratori di zinco vengono usati in caso di gravidanza, per prevenire la
cataratta, per combattere il raffreddore (lo zinco potenzia il sistema immunitario), per
rinforzare i capelli, per prevenire il tumore alla prostata, per alleviare la sindrome
premestruale e la depressione, per proteggere il cuore, per prevenire l'invecchiamento
cutaneo, per contrastare l'acne e per regolare la glicemia. Gli integratori di zinco possono
essere sali organici come lo zinco citrato e lo zinco glicerato, oppure sali inorganici come lo
zinco solfato. Influenzano negativamente l'assunzione di zinco alte dosi di calcio e le fibre
alimentari.
Rame. Si trova nell'organismo in quantità di 110-120 mg, è distribuito nel fegato, nel cervello,
nei reni e nel miocardio. I LARN consigliano un'assunzione di 0,9 mg/die, questa assunzione
viene aumentata in caso di gravidanza e allattamento. Il rame si trova sia in alimenti di origine
animale, che in alimenti di origine vegetale: è contenuto in fegato bovino, sardine, noci,
nocciole, crusca, cozze, calamari, ceci. Il rame viene assorbito nello stomaco e nell'intestino
tenue: l'assorbimento richiede una proteina trasportatrice, proteina trasportatrice del rame 1
(Ctr1). Il rame prima di essere assorbito deve essere ridotto, quest'azione avviene grazie alla
reduttasi che si trova sulla membrana dell'enterocita: il rame arriva come Cu2+, viene ridotto a
Cu+ e viene trasportato all'interno da Ctr1 + una volta entrato nell'enterocita si lega a
determinate proteine, e per uscire dall'enterocita si serve dell'ATP7A, proteina trasportatrice
del rame ATPasi dipendente. Il rame arriva nel sangue e viene depositato soprattutto nel
fegato + successivamente viene distribuito ai tessuti periferici oppure viene eliminato tramite
la bile. All'interno della cellula il rame può legarsi al chaperone Atox1 per la consegna alle
ATPasi ATP7A e ATP7B: i chaperoni sono proteine che impediscono la scorretta organizzazione
tridimensionale delle proteine + il rame può legarsi alle metallotioneine + può legarsi al
chaperone CCS per essere trasferito alla superossido dismutasi rame/zinco + il rame attraverso
un trasportatore sconosciuto va al mitocondrio, dove in parte si lega alle metallotioneine che
si trovano nella membrana interna e servono come serbatoi di rame, Cox17 fornisce rame alla
citocromo C ossidasi. Il rame è coenzima delle monoamino ossidasi, sono enzimi che
intervengono nel metabolismo delle ammine + è coenzima della lisina ossidasi, importante per
formare i legami crociati nel collagene e nell'elastina + è coenzima della superossido dismutasi,
enzima antiossidante: si riconoscono 3 classi a seconda del metallo che lega, alla classe 1
appartengono le superossido dismutasi rame/zinco, alla 2 le superossido dismutasi che legano
il ferro, alla classe 3 quelle che legano il manganese; le superossido dismutasi eliminano l'O-
dismutandolo in perossido di idrogeno + il rame è coenzima della tirosinasi, enzima
responsabile della sintesi di melanina + è coenzima della ferro ossidasi + è coenzima della
citocromo C ossidasi. Gli integratori di rame che troviamo in commercio sono sali organici:
rame gluconato, rame bis glicinato, rame aspartato.
Gli integratori sono tutti di origine sintetica, per questo sarebbe meglio integrare la dieta con
alimenti ricchi di queste sostanze + vanno assunti solo in caso di carenze diagnosticate da
esami clinici, e solo in seguito a prescrizione medica, poiché in caso di eccesso possono dare
problemi.
Cromo. Si trova in natura in una forma tossica e una forma biologicamente attiva, la forma
tossica è il cromo esavalente, la forma biologicamente attiva è il cromo trivalente. Il cromo
esavalente diffonde a livello della membrana cellulare e attraverso degli intermedi allo stato
ossidativo 4 e 5 e in presenza di acqua ossigenata può partecipare alla formazione dei radicali
liberi dell'ossigeno, che provocano un danno ossidativo alle proteine e ai lipidi, mutazioni che
trasformano la cellula inducendo un processo tumorale. Il cromo esavalente in seguito a
diffusione può venire ridotto a cromo trivalente che può passare la membrana nucleare e può
provocare danni a basso livello (instabilità genomica) o ad alto livello (blocca il ciclo cellulare
inducendo apoptosi): per fare questo rompe il doppio filamento di DNA. Il cromo si trova nel
fegato, nella milza, nei tessuti molli e nello scheletro. Contengono cromo soprattutto broccoli,
tacchino, manzo, mela, pomodoro e banana. I LARN consigliano 25 µg/die per le femmine e 35
µg/die per i maschi, le donne dovranno aumentare il contenuto in gravidanza e allattamento. I
bassi livelli di cromo nella dieta materna riducono la lipogenesi nel nascituro, che è quel
meccanismo di trasformazione da una cellula staminale mesenchimale in adipoblasto,
preadipocita e infine in adipocita. Gli adipociti possono essere bianchi, bruni o beige: il tessuto
adiposo bianco è costituito da cellule dove il grasso si deposita in quasi tutto il citoplasma + nel
tessuto bruno il grasso si trova in tante piccole goccioline. All'interno della cellula ci sono 2
recettori, uno è il PPARγ, recettore attivante la perossidazione dei perossisomi, i suoi ligandi
sono gli acidi grassi della serie omega3 + l'altro recettore è RXR, ha come ligando l'acido
retinoico: i due recettori una volta legati si accoppiano, questo dimero si va a legare al PRE,
che è una regione del DNA a monte della zona codificante, e induce la trascrizione e la
traduzione di proteine che sono coinvolte nel metabolismo lipidico e glucidico. Ci sono 3 fattori
di trascrizione (proteine) che aumentano l'adipogenesi, la Fabp3 (proteina legante acidi grassi)
e le LPL (lipoproteina lipasi). Nelle donne in gravidanza che hanno bassi livelli di cromo nella
dieta c'è un blocco di tutta questa via, e quindi si ha riduzione dell'adipogenesi. Il cromo può
essere assorbito come Cr3+ in forma inorganica, oppure in forma organica come cromo
nicotinato e cromo picolinato: ha un assorbimento dello 0,2%, negli alimenti si trova in forma
organica e viene assorbito come nicotinato o picolinato. Il cromo nicotinato ha come nucleo di
base l'acido piridin-3-carbossilico, mentre il cromo picolinato ha come base l'acido picolinico,
acido piridin-2-carbossilico; in entrambi i casi il cromo si trova al centro. La prima funzione del
cromo è quella di amplificare il segnale insulinico: il legame dell'insulina al suo recettore fa
aprire il canale del cromo che fa entrare cromo all'interno della cellula, dove trova
l'apocromodulina, una proteina che può legare 4 cromi, quando tutti e 4 i cromi sono legati
prende il nome di olocromodulina + l'olocromodulina si va a legare al recettore dell'insulina
andandolo a potenziare. Un altro compito del cromo è quello di influenzare il metabolismo
lipidico: la sintesi del colesterolo parte dall'acetil-CoA, il riso rosso fermentato, le statine e il
cromo vanno a inibire l'HMGCoA reduttasi
(idrossimetilglutaril CoenzimaA reduttasi), senza questo enzima viene bloccata la sintesi del
colesterolo. Gli integratori di cromo possono essere sali inorganici come il cromo cloruro, ma
sono poco assorbibili, quindi quasi tutti gli integratori sono a base di sali organici come il
cromo picolinato. Lo zucchero raffinato e i prodotti amidacei possono esaurire i livelli di
cromo. Gli integratori di cromo vengono utilizzati in caso di alterata tolleranza al glucosio, se si
hanno elevati livelli di trigliceridi e colesterolo, e come coadiuvanti nelle diete ipocaloriche
(non è sicuro che abbia questo effetto). La quantità di colesterolo nel sangue è dovuta solo per
il 20% alla dieta, per l'80% viene prodotto dal fegato, quindi serve più che altro l'attività fisica
per abbassare la quantità di colesterolo nel sangue, non tanto una dieta.
Cobalto. È il costituente dell'anello corrinico della vitamina B12: l'anello corrinico è costituito
da 4 anelli pirrolici e 3 ponti metinici, il cobalto si lega a N degli anelli pirrolici. Il cobalto si
trova soprattutto in alimenti di origine animale, nelle frattaglie, nel pollo e nel latte + in
quantità minore si trova nei vegetali, nel caffè e nelle nocciole. Si trova nelle stesse fonti della
vitamina B12. Gli integratori di cobalto si trovano sotto forma di sale organico come cobalto
gluconato: sono in forma di comprese, fialette monodose, sciroppo. Spesso gli integratori si
trovano combinati.
Fluoro. Il fluoro si sostituisce all'OH dell'idrossi apatite e costituisce la fluoro apatite dei denti.
I LARN consigliano 3 µg/die, in allattamento e gravidanza non viene consigliato un aumento di
fluoro. Si trova principalmente nel tè, nell'uva secca, nell'acqua del rubinetto, nel succo
d'arancia, nel pane di segale, nelle ostriche, negli spinaci lessi. Il fluoro rinforza lo smalto e
inibisce la produzione di acidi, inibisce la flora batterica che fa fermentare gli zuccheri ad acidi.
Gli integratori di fluoro sono sali inorganici, come il fluoruro di sodio: si trovano sotto forma di
gocce, spray e dentifrici. Per la protezione dei denti dei bambini è consigliata una integrazione
di fluoro.
Molibdeno. Permette l'attività di ossidasi FAD-dipendenti: fa parte della xantina ossidasi che
catalizza la trasformazione da ipoxantina a xantina, quindi è coinvolto nel catabolismo delle
basi + fa parte dell'aldeide ossidoreduttasi, che trasforma l'acetaldeide in acido acetico, è un
passaggio importante nella detossificazione dell'etanolo, il molibdeno viene utilizzato come
integratore nel caso di intossicazione da etanolo. I LARN consigliano 65 µg/die, non
aumentano in caso di gravidanza e allattamento. Il molibdeno si trova soprattutto in ceci,
fagioli borlotti e piselli. Gli integratori possono essere sali inorganici come il molibdato di
sodio, o sali organici come il molibdato chelato con EDTA: si trovano in soluzioni monodose o
in compresse.
VITAMINE
VITAMINE IDROSOLUBILI
Vitamina B1, TIAMINA. È costituita da un anello tiazolico e uno pirimidinico uniti da loro da
un ponte metilenico. La possiamo trovare in fonti animali o vegetali: le fonti animali sono
fegato, rene, cervello, intestino, lievito di birra + si trova nella parte integrale dei cereali e nei
legumi. Viene assorbita a livello dell'intestino tenue e del duodeno tramite trasporto attivo se
le concentrazioni sono basse, o per diffusione passiva se le concentrazioni sono alte. La forma
attiva è la tiamina difosfato (TPP), deve essere fosforilata per essere attivata. È coenzima delle
carbossilasi. La carenza di vitamina B1 si manifesta con problemi metabolici dopo pochi giorni,
se diventa cronica si manifesta con problemi al SNC, al cuore, all'intestino, e prende il nome di
beri-beri. La carenza vitaminica solitamente è rara, in questo caso è molto rara. Gli alimenti
che contengono maggiormente vitamina B1 sono farina integrale, farina di tipo 0, di tipo 00,
riso integrale, riso raffinato, pollame, piselli, legumi. I LARN sono espressi come assunzione
raccomandata, livello sufficiente per il 97,8% della popolazione sana: per la donna sono di 1,1
mg/die, per l'uomo 1,2 mg/die, in caso di gravidanza e allattamento aumentano; quasi tutte le
vitamine richiedono un aumento di assunzione in particolari condizioni.
La vitamina B1 non è stabile: è termolabile, se l'alimento viene bollito la vitamina B1 si perde
nelle acque di cottura + è instabile in ambiente basico: spesso in cucina si usa il bicarbonato
per far rinvenire i legumi secchi, oppure nella cottura dei fagiolini per non fargli perdere il
colore verde, ma il bicarbonato fa perdere il contenuto di vitamina B1 + è instabile in presenza
di biossido di zolfo, solfiti e bisolfiti (vengono spesso utilizzati come antimicrobici alimentari) +
va a reagire coi tioli dell'aglio e si forma allitiamina, in questo modo la vitamina B1 non è più
biodisponibile + ci sono enzimi in grado di scindere la vitamina B1, tiaminasi di tipo 1 e di tipo
2, le prime si trovano nel pesce crudo e nei frutti di mare, mentre le tiaminasi di tipo 2 si
trovano nei microrganismi: danno come prodotto l'anello pirimidinico e il tiazolo.
Nelle proteine animali è presente come tiamina doppiamente fosforilata (TPP), viene assorbita
tale e quale: all'interno dell'enterocita viene defosforilata e si ottiene tiamina monofosfato,
questa passa nel sangue direttamente o attraverso fosforilazione. Nelle proteine vegetali la
vitamina B1 si trova tale e quale: a livello dell'enterocita viene fosforilata 2 volte, questa
parimenti a prima può venire defosforilata, e si ottiene la tiamina monofosfato (TMP), questa
può passare nel sangue direttamente o attraverso fosforilazione. Dal sangue può essere
portata al fegato e dal fegato di nuovo al sangue, non ha depositi nell'organismo. Nel sangue si
trova come TMP o come B1, in entrambi i casi viene veicolata dall'albumina + nei globuli rossi
si trova come TPP. Viene eliminata tramite le urine. Le forme fosforilate della tiamina sono 3,
monofosfato, difosfato e trifosfato.
La vitamina B1 partecipa al metabolismo degli amminoacidi, dei lipidi, dei glucidi, e di questi
anche nella via dei pentosi: nel metabolismo degli amminoacidi partecipa come coenzima alla
trasformazione dell'alfachetoacido a propionil-CoA, degli alfa-chetoacidi a acetil-CoA + nel
metabolismo glucidico catalizza la trasformazione del piruvato in acetil-CoA + trasforma il
glucosio-6-P in ribosio-5-P + nel ciclo di Krebs catalizza la trasformazione dell'alfa-
chetoglutarato in succinil-Co-A.
La carenza di vitamina B1 può essere dovuta ad una dieta a base di riso brillato (riso raffinato),
oppure all'ingestione di pesce con tiaminasi microbiche, o all'alcolismo → possono dare il beri
beri o la sindrome di Wernicke-Korsakoff: il beri beri si manifesta con edemi alle gambe,
dilatazione cardiaca, collasso cardiocircolatorio, polineurite, problemi di deambulazione,
mentre la sindrome di Wernicke-Korsakoff si manifesta con impedimento del movimento
oculare, atassia, disturbi della memoria.
Gli integratori di vitamina B1 vanno assunti in caso di carenza diagnosticata: possono essere in
compresse, bustine, sciroppo, o fiale iniettabili quando la carenza vitaminica è molto seria.
Vengono utilizzati per migliorare il metabolismo degli zuccheri + per favorire lo sviluppo e la
crescita + in caso di patologie cardiache, anemie, Herpes zoster, depressione o disturbi di
attenzione e memoria.
Vitamina B3, NIACINA o FATTORE PP. Comprendono due molecole simili tra loro, l'acido
nicotinico (niacina) e l'ammide dell'acido nicotinico che prende il nome di nicotinammide. La
vitamina B3 si trova nella carne, nel pesce e nel lievito di birra + nella crusca di grano e nel riso.
L'assorbimento avviene nello stomaco e nell'intestino tenue, in seguito a trasporto attivo se le
concentrazioni sono basse o per diffusione passiva se le concentrazioni sono alte. Nei tessuti
l'acido nicotinico viene sintetizzato a partire dal triptofano, quindi ha anche una sintesi
endogena. Le forme attive sono la nicotinamide adenin dinucleotide (NAD) e la nicotinamide
adenin dinucleotide fosfato (NADP). È il coenzima delle reazioni di ossidoriduzione. La carenza
di B3 va sotto il nome di pellagra (PP = pellagra-preventing): si manifesta all'inizio con problemi
gastrointestinali e dermatite, successivamente con disturbi mentali e depressione.
Contengono vitamina B3 soprattutto la crusca di frumento (il tegumento), il fegato di suino, le
alici, il lievito di birra, il tonno sottolio, il caffè tostato, il salmone affumicato. La vitamina B3
può essere sintetizzata a partire dal triptofano, da 60 mg di triptofano si ottiene 1 mg di
niacina: il triptofano attraverso diversi passaggi si trasforma in acido chinurenico, poi acido
chinolinico, poi niacina. Il triptofano è anche precursore della serotonina e della melatonina. I
LARN vengono espressi come assunzione raccomandata, 18 mg/die, aumentano in caso di
gravidanza o allattamento.
La B3 è una vitamina stabile al calore, alla luce, all'ossidazione, stabile in ambiente acido e
basico. Viene assorbita in modo diverso a seconda che sia presente in alimenti vegetali o
animali: negli alimenti vegetali è presente in forma di nicotinil estere, per essere assorbita
deve subire idrolisi, se trattata con una base forte viene liberato l'estere e l'acido nicotinico
può essere assorbito direttamente dall'enterocita, e da qui può passare nel sangue. Negli
alimenti di origine animale la vitamina B3 può essere presente come NAD o NADP, se è
presente come NADP deve essere trasformata in nicotinamide per essere assorbita
dall'enterocita, mentre se è presente come NAD può subire 3 percorsi: nel primo percorso il
NAD per perdita di AMP si trasforma in nicotinamide mononucleotide (NMN),
successivamente viene defosforilata e si ottiene la nicotinamide ribosio che deribosilata dà la
nicotinamide, che viene assorbita + nel secondo percorso dal NAD si perde l'ADP e si ottiene la
nicotinamide ribosio (NR), poi per deribolsilazione si ottiene nicotinamide che viene assorbita
+ nel terzo percorso il NAD perde ADP-ribosio e si ottiene nicotinamide che viene assorbita e
distribuita. La nicotinamide può subire un'ultima modificazione prima di essere assorbita: per
intervento di batteri dalla nicotinamide si ottiene acido nicotinico per perdita di ammoniaca,
questo viene assorbito dall'enterocita e verrà trasferito nel sangue. Dal sangue la vitamina B3
si distribuisce nelle cellule. Nel plasma la troviamo come vitamina B3, nei globuli rossi come
NAD o NADP. Viene eliminata con le urine e non ha nessun deposito.
La vitamina B3 va a costituire il NADP+ in forma ossidata e la forma ridotta NADPH. In NAD+ e
NADH non c'è Il gruppo fosfato che si lega al ribosio. Per il suo ruolo come NAD si trova nella
glicolisi, nell'ossidazione degli acidi grassi e nel ciclo di Krebs + come NAD la troviamo a
supportare l'azione delle sirtuine, sono enzimi che attivati prolungano la vita, sono enzimi
deacetilasici (tolgono un acetile): per azione delle sirtuine il NAD si spezza, si ottengono un
ribosio acetilato e la nicotinamide, le sirtuine trasferiscono l'acetile da un substrato al ribosio.
Come NADP interviene nella via dei pentoso fosfati e nella produzione del glutatione: il NADP
ridotto diventa NADPH, dalla glutatione reduttasi può essere ossidato nuovamente a NADP + il
glutatione può passare da ossidato a ridotto, questa reazione è catalizzata dalla glutatione
reduttasi + il glutatione poi può passare dalla forma ridotta a quella ossidata in seguito alla
riduzione di acqua ossigenata ad acqua, questo è assicurato dalla glutatione perossidasi.
I sintomi di carenza di vitamina B3 possono prevedere un deficit primario quando si ha un
apporto inadeguato di niacina e questo dà pellagra + il deficit secondario si instaura quando ci
sono condizioni patologiche che interferiscono con l'assorbimento: è rappresentato dalla
cirrosi epatica e dall'alcolismo. Gli integratori di B3 sono in forma di compresse, bustine o
sciroppo: vengono utilizzati perché abbassano i livelli di colesterolo, prevengono disturbi
cardiovascolari, hanno effetto neuroprotettivo dopo un ictus, hanno attività antinfiammatoria,
hanno effetto pro longevità dovuto alle sirtuine, e migliorano l'elasticità della pelle. La
vitamina B3 a livello del tessuto adiposo blocca il rilascio di acidi grassi liberi, quindi nel fegato
si ha una diminuita sintesi di trigliceridi, e questo comporta una diminuzione a livello
plasmatico delle VLDL e delle LDL, e un aumento delle HDL → abbassa il colesterolo.
Vitamina B5, ACIDO PANTOTENICO . La carenza non è nota perché è una vitamina
ubiquitaria. Deriva dalla fusione, tramite legame carboamidico, di una molecola di beta-alanina
con una molecola di acido pantoico. Le fonti alimentari sono sia animali che vegetali: le fonti
animali sono fegato, uova, lievito di birra + le fonti vegetali sono crusca di grano, semi di
sesamo. L'assorbimento avviene nell'intestino per trasporto attivo, in parte viene anche
sintetizzato dalla flora batterica. È il costituente del coenzima A e risulta coinvolto in numerose
reazioni metaboliche.
Contengono la vitamina B5 lievito di birra, fegato di pollo, muesli, alga spirulina, tuorlo d'uovo,
cuore di vitello, germe di grano, lenticchie, pomodori secchi. I LARN di vitamina B5 sono
espressi come assunzione adeguata poiché non si riesce a calcolare il fabbisogno medio, sono
5 mg/die che aumentano in caso di gravidanza e allattamento: durante la gravidanza c'è un
aumento ponderale della mamma e la richiesta vitaminica aumenta, inoltre le vitamine
devono essere trasmesse anche al bambino. La B5 è instabile a calore, all'ossidazione, è
instabile in ambiente acido e basico: si perde molto in caso di cottura degli alimenti.
La vitamina B5 viene assorbita nell'intestino, poi viene trasferita al sangue e distribuita alle
cellule come CoA o come ACP (proteina trasportatrice di acili). Non ha nessun deposito e viene
eliminata con le urine. Va a costituire il coenziama A: è composto da beta-mercapto-
etilammina + acido pantotenico + 3'fosfoadenosina difosfato. Come coenzima A va ad attivare
i gruppi acilici: la parte attiva è il gruppo SH finale, forma un legame tioestere con gruppi acilici
di vari composti, ed è un trasportatore di gruppi acilici. Il coenzima A è coinvolto nel
metabolismo glucidico, lipidico e proteico: entra nel ciclo di Krebs (catena respiratoria), nel
metabolismo del colesterolo (acidi biliari e ormoni steroidei), nel metabolismo degli acidi
grassi (prostaglandine e lipidi complessi).
Non si conosce in natura una carenza di B5 perché è presente ovunque, quindi la carenza viene
indotta sperimentalmente in vivo con un antagonista della vitamina: ci sono sintomi specifici
digestivi che si manifestano con vomito e ulcere, sintomi cutanei che si manifestano con
alopecia e ulcere cutanee, sintomi neurologici che si manifestano con cefalea e bruciore alle
estremità + ha sintomi generali che si manifestano con astenia: questa patologia veniva
chiamata “bruciore dei piedi”, si manifestava nei prigionieri. Gli integratori di B5 in commercio
sono compresse masticabili o orosolubili, bustine o sciroppi: possono essere utilizzati per
trattamento terapeutico in caso di sindrome dei piedi che bruciano, o per trattamento abituale
in caso di alopecia, disturbi trofici delle unghie, e infiammazione delle vie respiratorie.
Vitamina B6, PIRIDOSSINA. Piridossina, piridossale e piridossamina sono le forme con cui si
presenta la vitamina B6. Sono tutti e tre derivati piridinici che si differenziano tra di loro per i
diversi gruppi chimici che si trovano in posizione para rispetto al N: nella piridossina abbiamo
un gruppo ossidrilico, nel piridossale un gruppo aldeidico, nella piridossamina un gruppo
amminico. La struttura è un anello piridnico con 4 sostituenti, quello in para distingue i tre tipi.
La B6 Si trova in organismi animali e vegetali: fegato, uova + germe di grano cereali integrali,
legumi secchi, frutta secca (per coprire tutte le necessità di vitamine e sali minerali basta una
corretta alimentazione). L'assorbimento avviene nel digiuno in seguito a diffusione passiva. Le
forme attive sono le forme fosforilate di piridossale e piridossamina, piridossal fosfato e
piridossamina fosfato. È il costituente di coenzimi. La carenza è rara, si manifesta con
alterazioni del SNC. Nei vegetali la B6 è molto presente nelle spezie: salvia, menta, pepe,
curcuma, alloro, rosmarino. I LARN consigliano un'assunzione di 1,3 mg/die, che devono essere
aumentati a 1,9 mg/die in caso di gravidanza. È stabile al calore e in ambiente acido, mentre è
instabile alla luce, all'ossidazione e in ambiente basico. La B6 viene assorbita a livello
intestinale, non si trova libera ma legata a proteine: le proteine vegetali contengono
preferibilmente piridossina, mentre quelle animali contengono prevalentemente piridossale e
piridossamina. Le proteine vegetali e animali di solito contengono le forme fosforilate: nel
tubo digerente vengono defosforilate, nell'enterocita vengono fosforilate, e per entrare nel
sangue devono essere defosforilate. Nel sangue vengono fosforilate e possono essere o
veicolate nel plasma dall'albumina, oppure possono entrare nel globulo rosso legate
all'emoglobina. Per la B6 c'è uno scarso deposito. Viene eliminata con le urine.
La vitamina B6 è coinvolta nel metabolismo dell'emoglobina, dei glucidi, dei lipidi e degli
amminoacidi: è coinvolta in più di 100 reazioni. In caso di carenza si possono manifestare segni
cutanei: dermatite seborroica, cheilite (arrossamento ai lati della bocca), glossite
(ingrossamento della lingua) + segni neuropsichiatrici: astenia, depressione + segni
ematologici: anemia microcitica (globuli rossi piccoli), anomalie nell'immunità cellulare.
Gli integratori di B6 possono essere in compresse anche solubili in acqua, in bustine o in
sciroppi. Non devono essere associati con isoniazide (antitubercolare), cicloserina (antibiotico),
contraccettivi orali, diidralazina (antipertensivo), penicillamina (antimicrobico) e levodopa
(antiparkinsoniano): i primi 5 farmaci inattivano la vitamina B6, mentre nel caso della levodopa
è la vitamina che riduce l'attività del farmaco, provoca una decarbossilazione a livello
periferico nella levodopa. Gli integratori di B6 possono essere utilizzati per un trattamento
terapeutico in caso di diagnosticata carenza di vitamina B6, e si assumono 100500 mg/die,
oppure per un trattamento abituale in caso di sindromi algiche (dolorose) di tipo neurologico o
reumatico, e nel trattamento della sindrome premestruale (riduce i cambiamenti di umore).
Vitamina B9, ACIDO FOLICO . È dato dall'unione tramite legame ammidico dell'acido
pteroico con l'acido glutammico. L'acido pteroico è formato da 2-amino-4-idrossi-6-
metilpteridina (condensazione di un anello pirimidinico con piridina) che si lega con acido
para-aminobenzoico. Negli organismi animali si trova nel rene, nel fegato, nelle uova + nei
vegetali si trova in lattuga, broccoli, spinaci, legumi. L'assorbimento avviene nel digiuno per
trasporto attivo se la concentrazione è bassa, per diffusione passiva se è alta. La forma attiva è
l'acido tetraidrofolico (acido folico idrogenato nell'anello piridinico). È il costituente di
coenzimi coinvolti nella sintesi di purine e pirimidine (sintesi del DNA). La carenza determina
anemia megaloblastica: durante la gravidanza la carenza è molto grave, può causare nel feto la
spina bifida, per questo la donna fa integrazione con acido folico.
L'acido folico è contenuto soprattutto in asparagi, broccoli, cavoli, carciofi, cereali da colazione,
rape rosse. I LARN di B9 sono espressi come assunzione raccomandata, 400 µg/die, in
gravidanza diventano 600 µg/die e durante l'allattamento 500 µg/die. L'acido folico è instabile
al calore, alla luce e all'ossidazione. Generalmente è legato alle proteine, può essere legato in
forma di metil-poliglutammato o formilpoliglutammato (è il poliglutammato che lega metile e
formile, acido glutammico presente n volte): per trasporto attivo arriva a livello intestinale + va
nel fegato dove viene metilato e ridotto + passa nel sangue e viene trasportato dall'albumina.
Il 5-metiltetraidrofolato viene veicolato nel sangue e viene eliminato con le urine. Viene
smistato al fegato e può arrivare alla bile, poi col ciclo entero-epatico può tornare
nell'intestino; essendo nella bile può essere eliminato anche con le feci. Nel sangue abbiamo
l'acido folico, nella cellula epatica può essere trasformato in diidrofolico o tetraidrofolico (si
riduce l'anello piridinico) + può essere metilato e questo può tornare nel ciclo ematico. La
formula dell'acido tetraidrofolico e del poliglutammato sono in equilibrio fra loro. Nel sangue
l'acido tetraidrofolico metilato si lega con l'albumina, entra nelle altre cellule, viene demetilato
e da questo si ottengono i poliglutammati.
I folati sono coinvolti nella sintesi degli acidi nucleici e nelle reazioni di metilazione: il
tetraidrofolato si trasforma in 5,10-metilene-tetraidrofolato che è richiesto per la sintesi degli
acidi nucleici, questo poi per effetto della metilene tetraidroreduttasi, di riboflavina e del FAD
può essere ridotto a 5-metiltetraidrofolato, questo è richiesto per la formazione di metionina a
partire da omocisteina per mezzo di metionina sintasi e vitamina B12, questa reazione porta di
nuovo alla formazione di tetraidrofolato. I folati riducono le malattie cardiovascolari perché
riducono i livelli ematici di omocisteina + contribuiscono alla sintesi dei globuli rossi + sono
necessari nei processi di divisione cellulare + migliorano la propagazione degli impulsi nervosi.
Determinano valori alti di acido folico la dieta vegana (è ricco nei vegetali), e l'abuso di
integratori di acido folico. Determinano valori bassi di acido folico errate abitudini alimentari
(poche verdure e frutta), patologie renali, assunzione di farmaci (anticonvulsivanti,
intervengono nel metabolismo dei folati) e gravidanza.
Gli integratori di acido folico possono essere in comprese, bustine, sciroppo: si ottengono
attraverso molti passaggi sintetici. Non devono essere associati a farmaci antitumorali,
antimalarici, antibiotici, diuretici, antinfiammatori e anticonvulsivanti, poiché questi
intervengono nel metabolismo dei folati. Possono essere assunti per un trattamento
terapeutico in caso di anemia megaloblastica, in dosi di 10-20 mg/die, oppure per un
trattamento preventivo in caso di gravidanza, nei nati prematuri, e se si è in terapia con
anticonvulsivanti (dipende dai casi, il dottore stabilisce con quale anticonvulsivante è
importante l'integrazione con B9).
LIPIDI. Il 98% dei lipidi presenti negli alimenti sono rappresentati dai trigliceridi. Le modifiche a
carico dei trigliceridi sono l'idrolisi, l'irrancidimento chetonico e l'irrancidimento ossidativo.
L'idrolisi avviene quando il trigliceride è in presenza di acqua: si ha rottura del legame estereo
e si ottiene glicerolo con 3 molecole di acido grasso, si perdono 3 molecole di acqua. È
possibile anche un'idrolisi di tipo enzimatico: la lipasi pancreatica è un enzima che si trova
nell'intestino e determina un'idrolisi non totale dei trigliceridi, idrolizza il legame in posizione 1
e 3, quindi abbiamo un 2-monogliceride e due acidi grassi liberi
(la lipasi pancreatica agisce solo in posizione 1 e 3). Nel formaggio tutti i macronutrienti
subiscono modificazioni, i formaggi più freschi sono meno trasformati, mentre quelli più
stagionati hanno subito più trasformazioni. Nei formaggi è possibile un'idrolisi totale di un
trigliceride + il glicerolo può ancora trasformarsi in acroleina, il composto che dà l'amaro al
formaggio, è irritante per la mucosa gastrica e ha tossicità epatica. Nei formaggi può avvenire
anche idrolisi per effetto di enzimi (lipasi) che possono essere presenti nelle micelle di caseina,
nel caglio, nei batteri starter (Lactobacillus) e in batteri non starter (lieviti, muffe) che si
trovano all'interno del formaggio: si ottengono un 2-monogliceride e due acidi grassi liberi.
Un'altra modificazione che riguarda gli acidi grassi è l'irrancidimento chetonico: in presenza di
ossigeno e beta-ossidasi viene ossidato il C in posizione beta di un acido grasso e si ottiene il
corrispondente betachetoacido, il quale può ulteriormente trasformarsi e formare
metilchetone e anidride carbonica. Per quanto riguarda l'irrancidimento ossidativo si
distinguono una fase di induzione, una fase di propagazione e una fase di terminazione.
Durante la fase di induzione, da un acido grasso insaturo si forma un radicale per estrazione di
un H, questo H estratto è adiacente al C che è impiegato nel doppio legame. Questo fenomeno
è provocato dalla luce e dal calore: i lipidi sono molto sensibili a luce e calore, vanno conservati
in contenitori scuri e al buio es. olio, burro. Nella fase di propagazione abbiamo il radicale che
in presenza di ossigeno forma il radicale perossido, il quale in presenza di un altro acido grasso
forma il radicale idroperossido più un altro radicale, e questo radicale potrà formare radicale
perossido se reagisce con ossigeno: è una reazione che avviene a catena, è continua. La
reazione può interrompersi nella fase di terminazione, quando si incontrano due radicali.
L'irrancidimento ossidativo comprende dunque una prima tappa in cui si formano i composti
primari e una seconda tappa in cui si formano i prodotti secondari: nella prima tappa dall'acido
polinsaturo si formano perossido e idroperossido (prodotti primari) + dall'idroperossido si può
formare un‘aldeide a 5 atomi di C, e da questa un'aldeide a 3 atomi di C (prodotti secondari).
L'aldeide a 3 atomi di C non viene utilizzata dall'organismo, e se si accumula può essere
tossica: ci sono tecniche di laboratorio che quantificano i perossidi presenti nell'olio, vengono
espressi in mg di O libero, non deve superare 20 mg. Per valutare la presenza di aldeidi a 5
atomi di C esistono altre tecniche. È importante conservare l'olio al buio e lavare bene le
bottiglie prima di travasare l'olio, poiché gli oli sono suscettibilissimi a questa reazione.
ALIMENTI FUNZIONALI
Gli alimenti funzionali sono alimenti con componenti naturalmente presenti, che interagiscono
con funzioni fisiologiche dell'organismo con effetti positivi sulla salute e sulla prevenzione delle
malattie: al di là del valore nutrizionale (forniscono energia) hanno una funzione. Gli alimenti
funzionalizzati, invece, sono alimenti a cui vengono aggiunti componenti funzionali per
conferire particolari proprietà. L'olio extravergine di oliva, ad esempio, è un alimento
funzionale, come anche il pesce. Possiamo dividere gli alimenti in comuni o destinati ad una
alimentazione particolare: gli alimenti comuni sono gli alimenti funzionali, mentre gli alimenti
destinati ad un'alimentazione particolare comprendono i prodotti dietetici e gli alimenti per la
prima infanzia, alimenti che servono per determinati scopi. Gli alimenti funzionali sono stabiliti
per legge. Il concetto di alimenti funzionali è nato in Giappone 40 anni fa, dove esiste già una
regolamentazione ben definita. Ogni alimento funzionale deve essere approvato per legge: il
produttore del potenziale alimenti funzionale invia la documentazione scientifica al ministero,
il quale stabilisce l'inclusione dell'alimento funzionale nella lista. In Italia gli alimenti funzionali
sono stati introdotti più recentemente. È possibile apporre sull'alimento un'etichettatura, che
presuppone una conoscenza medio-alta da parte del consumatore: le indicazioni (o claim)
possono essere di tipo nutrizionale o di tipo salutistico, rappresentano un messaggio o una
figura che afferma, suggerisce o sottintende che un alimento ha delle caratteristiche
particolari. L'indicazione nutrizionale è regolata da regolamento CE 2006: per indicazione
nutrizionale si intende qualsiasi indicazione che riguarda particolari proprietà nutrizionali
benefiche che fanno riferimento all'energia o alla sostanza nutritiva: se fanno riferimento
all'energia ci può essere scritto “apporta/non apporta”, se fanno riferimento alla sostanza
nutritiva può esserci scritto “contiene/contiene in proporzioni ridotte/non contiene”.
L'indicazione salutistica è regolata dal CE 2006: è una qualsiasi indicazione che riguarda
l'esistenza di un rapporto tra una categoria di alimenti, un alimento o uno dei suoi componenti
e la salute. L'indicazione salutistica può essere di due tipi: il tipo A riguarda alimenti che
migliorano una funzione biologica es. “contiene caffeina che migliora la funzione conoscitiva” +
il tipo B riguarda alimenti che riducono la malattia es. “contiene acido folico che permette alle
donne di generare prole sana”. Tutte queste indicazioni non devono essere false, non devono
dare adito a dubbi sulla sicurezza e sull'adeguatezza degli altri alimenti, non devono
incoraggiare o tollerare un consumo eccessivo, non devono svalutare l'apporto da una dieta
varia ed equilibrata, non devono fare riferimento a cambiamenti delle funzioni corporee. Le
bevande alcoliche non possono riportare indicazioni sulla salute, sono ammesse indicazioni
nutrizionali solo riguardanti un basso tenore alcolico, una riduzione del tenore alcolico e una
riduzione del valore energetico. Per attribuire una specifica proprietà salutistica ad un
alimento è necessaria una ricerca di base, che porta allo sviluppo di modelli, e a partire da
questi si fanno studi di nutrizione: si passa da studi in vitro a studi in vivo, a studi
epidemiologici in base all'assunzione di un certo alimento. Perché queste proprietà possano
essere scritte in etichetta, il produttore dell'alimento funzionale deve mandare la
documentazione all'EFSA. Nel 2016 l'EFSA ha pubblicato nuove linee guida per la produzione e
la distribuzione degli alimenti funzionali: il produttore presenta la documentazione scientifica
e gli esperti stabiliscono se c'è relazione fra il contenuto dell'alimento e le funzioni che sono
scritte in etichetta. I composti con potenziale attività anticancerogena presenti in alimenti di
origine vegetale sono i carotenoidi, contenuti in frutta o ortaggi gialli e arancioni, e in ortaggi
verde scuro a foglia larga + ditioltioni, glucosinolati/indoli, isotiocianati/tiocianati presenti
nelle crocifere (cavolo, verza), sono tutti composti contenenti lo zolfo + cumarine, presenti in
vegetali e agrumi + flavonoidi e fenoli, contenuti nella maggior parte della frutta e degli ortaggi
+ inibitori delle proteasi, contenuti nei semi e nei legumi + fitosteroli, si trovano nei vegetali +
isoflavoni e saponine, contenuti nella soia + composti dell'allicina in cipolla, presenti in aglio,
porri, cipolla + limonene, presente negli agrumi + inositolo esafosfato, presente nella soia e nei
cereali → gli alimenti che contengono questi composti sono alimenti funzionali, il produttore
deciderà se apporre questa etichetta volontaria.
Peptidi con capacità legante gli ioni. Più una proteina è fosforilata, più è in grado di legare
ioni come il calcio, il ferro, lo zinco, il magnesio. Si utilizzano in caso di carenza nutrizionale, di
rachitismo o per la prevenzione della demineralizzazione dello smalto dentale.
Peptidi ad attività antipertensiva. Dalle proteine del siero sono state isolate lattorfina alfa e
beta, e dalle caseine sono state isolate casochinine. Le più potenti sono le caseine, e tra queste
le più potenti sono VPP
(valina-prolina-prolina) e IPP (isoleucina-prolina-prolina), sono efficaci anche con una sola
somministrazione. I farmaci antipertensivi non riducono in fretta la pressione, servono diversi
giorni. Questi tripeptidi vanno ad inibire l'ACE, che è l'enzima che converte l'angiotensina I in
angiotensina II, e va anche a disattivare la bradichinina in eptapeptide inattivo → riduce la
pressione. Nei ratti ipertesi si è dimostrato l'effetto ipotensivo già dopo una singola
somministrazione. Normalmente l'ACE promuove la rimozione di un dipeptide dal residuo C
terminale dell'angiotensina I per dare angiotensina II. Il peptide ACE-inibitore ha una sequenza
simile a quella dell'angiotensina I, quindi sfrutta un meccanismo competitivo, si va a sostituire
all'angiotensina I: l'ACE invece che tagliare angiotensina I taglia il peptide competitore e non si
forma angiotensina II.
Attività sul tessuto adiposo bruno. Fino a pochi anni fa si pensava che il tessuto adiposo
bruno si trovasse solo nei mammiferi e nei neonati, e solo studi recenti hanno dimostrato che
si trova anche nell'uomo: nel neonato la quantità è del 2-5%, è presente principalmente dietro
alle scapole a forma di aquilone + nell'adulto invece la percentuale è dello 0,05-0,1% ed è
localizzato nella tiroide, nella trachea, nella zona cervicale, ascellare, mediastinica, renale,
perirenale e surrenale. Gli adipociti bianchi sono più grandi, 150-
200 µm, sono sferici e in essi i lipidi si accumulano in un'unica goccia + gli adipociti bruni sono
più piccoli, 15-50 µm, hanno forma poligonale e in essi i lipidi si distribuiscono in numerose
gocce, sono più scuri perché contengono più mitocondri (bruni), mitocondri più grossi e con
creste laminari grandi e numerose. Nei mitocondri è presente l'UCP1 (uncoupled protein 1),
pesa 32 kilodalton, ha 6 domini transmembrana, N e C terminali si trovano nella regione
citosolica: l'UCP1 viene rilevata mediante un'analisi immunologica con l'uso di un anticorpo
policlonale, in presenza di fluoresceina appare colorata in verde → la concentrazione di UCP1 è
maggiore nel tessuto adiposo bruno rispetto al tessuto adiposo banco. Questa proteina è
anche chiamata termogenina: disaccoppia la catena di trasporto degli elettroni nei mitocondri,
la quale porta alla sintesi di ATP. In presenza di un agente disaccoppiante anziché ATP si viene
a formare calore → gli adipociti bruni bruciano il grasso, mentre quelli bianchi immagazzinano
il grasso. Se un soggetto adulto sano viene sottoposto al freddo c'è un'attivazione del tessuto
adiposo bruno, mentre quando lo stesso soggetto è sottoposto al caldo non si rileva
l'attivazione di questo tessuto.
Topi geneticamente obesi di 6 settimane sono stati trattati per 4 settimane, ad un gruppo è
stata data una dieta normale di controllo, al secondo gruppo è stata data leptina, e al terzo
gruppo è stato dato CLA all'1,5%. Di solito i prodotti dietetici richiedono tempi lunghi: gli
alimenti non sono farmaci, gli interventi dietetici richiedono settimane e mesi. Valutando
l'espressione e la concentrazione di UCP1 e dell'mRNA dell'UCP1 dopo 4 settimane, i gruppi
trattati con leptina e CLA hanno dimostrato un aumento
dell'espressione dell'mRNA + la dieta con controllo e la dieta con leptina non portano ad un
aumento di UCP1, mentre aumenta nei topi trattati con CLA → c'è un incremento di spesa
energetica, e di conseguenza una perdita di peso: il CLA aumenta la trascrizione e la traduzione
dell'UCP1, e anziché produrre ATP, utilizza i grassi per produrre calore.
L'acido linoleico coniugato porta alla riduzione del tessuto adiposo bianco: riduce la sintesi dei
lipidi (lipogenesi) + riduce la differenziazione dei preadipociti + induce apoptosi delle cellule
del tessuto adiposo + aumenta la spesa energetica aumentando trascrizione e traduzione
dell'UCP1 + aumenta l'ossidazione degli acidi grassi. L'acido linoleico coniugato attiva anche il
tessuto adiposo bruno, attiva la transdifferenziazione: quando l'adipocita è bianco si può
trasformare in adipocita bruno → inibisce il tessuto adiposo bianco e lo transdifferenzia per
farlo diventare bruno, che non accumula i grassi ma li utilizza: si ha diminuzione del peso
corporeo.
Attività promotrice della crescita. Studi in vitro, in vivo e clinici hanno dimostrato che il CLA
aumenta l'assorbimento del calcio nella dieta e aumenta la formazione di noduli mineralizzati
nell'osso. Negli integratori a base di calcio spesso c'è l'aggiunta di acido linoleico coniugato.
L'acido linoleico coniugato associato alla creatina (metabolita intermedio del metabolismo
energetico del fegato) aumenta la funzione mitocondriale e riduce lo stress ossidativo + il CLA
associato a omega3 viene utilizzato per prevenire l'aumento del grasso addominale + il 9-CLA
non dà effetto sui disturbi vascolari coronarici, e ha un modesto effetto antinfiammatorio nei
soggetti allergici + il CLA associato a gammaorizanolo (miscela di fitosteroli e di alcoli
triterpenici che sono esterificati con l'acido ferulico) riduce la pressione e il grasso corporeo +
9-CLA e 10-CLA aumentano l'ossidazione lipidica e la spesa energetica nel sonno + il 10-CLA ha
effetto antilipogenico + il CLA riduce l'aumento di peso dopo un trattamento antidepressivo
(spesso il trattamento con antidepressivi porta ad un aumento di peso), ha un effetto positivo
sull'insulinemia, inibisce la leptina, riduce il carcinoma colon rettale, sopprime l'artrite
reumatoide, e ha effetto protettivo sul rischio di tumore al seno. L'EFSA (Autorità Europea per
la Sicurezza Alimentare) ha stabilito che non c'è una corrispondenza tra una certa miscela di
acido linoleico coniugato e una diminuzione della massa lipidica.
Ipertensione. Studi epidemiologici hanno evidenziato che gli alimenti ricchi in EPA/DHA e gli
integratori dietetici abbassano la pressione nei soggetti ipertesi → nei livelli di ipertensione
dove è possibile un intervento dietetico, si può aumentare l'assunzione di EPA e DHA. I
documenti dell'EFSA stabiliscono l'importanza di EPA, DHA e DPA: l'assunzione dovrebbe
essere di almeno 3 g/die, e non si dovrebbero superare 5 g/die. Se si assumono prodotti
fitoterapici a base di EPA e DHA associati a farmaci antiipertensivi, si può ridurre la
concentrazione del farmaco.
Malattie cardiache. Studi epidemiologici hanno dimostrato che alimenti ricchi in EPA e DHA e
integratori dietetici riducono i fattori di rischio delle malattie cardiache: riducono il rischio di
patologie al cuore, riducono la possibilità di recidive per quanto riguarda problemi cardiaci, e
riducono il rischio di morte. Si raccomanda un introito giornaliero di 900 mg/die di EPA e DHA
per chi ha già avuto problemi cardiaci, mentre come dose preventiva sono indicati 500 mg/die.
Ictus. Studi clinici hanno dimostrato che alimenti ricchi in EPA/DHA (2 volte alla settimana) e
integratori dietetici (900 mg/die) riducono del 50% il rischio di ictus.
Alzheimer. È una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo extracellulare di
aggregati fibrillari neutrotossici del peptide beta-amiloide (Aβ), che derivano da un errato
processamento della proteina precursore dell'amiloide (APP). La proteina precursore
dell'amiloide è una proteina transmembrana, ha una sequenza di 770 aa, quindi è molto
grande: nel taglio di questa proteina intervengono gli enzimi alfa, beta e gamma-secretasi, nel
percorso che porta alla produzione del peptide interviene per prima la beta-secretasi, che
taglia la proteina formando un frammento sAPP, successivamente interviene la gamma-
secretasi e si viene a formare il peptide Aβ + si può formare un peptide Aβ 1-40 o Aβ 1-42,43,
quest'ultimo è quello più tossico + successivamente abbiamo la polimerizzazione di queste
placche tossiche a livello del SNC, e molti studi dimostrano che è questa la causa
dell'Alzheimer. L'alfa-secretasi va a tagliare la proteina nel frammento Aβ 1-42, si vengono a
formare un frammento C83 e ASPBalfa. Per azione dell'alfa-secretasi il C83 viene suddiviso in
un frammento p3. Studi in vitro hanno dimostrato che il DHA diminuisce la quantità di beta-
amiloide, e diminuisce l'attività delle secretasi beta e gamma. Il beta-amiloide si forma perché i
primi enzimi che agiscono sono le beta e le gamma-secretasi → il DHA diminuisce la quantità
del peptide neurotossico e dei due enzimi che portano alla formazione del peptide
neurotossico. È stato effettuato uno studio in vitro: alcune piastre di cellule sono state esposte
a determinate concentrazioni di DHA, poi si è andata a valutare la quantità di proteine beta-
amiloide che contenevano → il DHA ha ridotto significativamente la quantità di beta-amiloide
in modo dose-dipendente + è stata anche valutata la quantità di enzimi beta e gamma
secretasi contenuti nelle cellule: il DHA ha ridotto l'attività delle beta e delle gamma secretasi
in modo dose-dipendente.
Successivamente è stato effettuato uno studio in vivo: sono stati presi topi transgenici con
l'Alzheimer, un gruppo è stato trattato con una dieta arricchita con lo 0,6% di DHA, un altro
gruppo controllo è stato trattato con una dieta normale contenente lo 0% di DHA → nei topi
trattati con DHA i livelli di beta-amiloide sono diminuiti di circa il 30%. Studi epidemiologici
hanno evidenziato la correlazione fra l'assunzione di pesce e l'Alzheimer, la correlazione fra
l'assunzione di omega 3 e il declino cognitivo, e la correlazione fra l'introito di omega 3 o di
pesce e la demenza (non tutte le demenze sono relative all'Alzheimer, esistono anche le
demenze senili): è stato effettuato un test cognitivo per valutare la relazione fra il consumo di
pesce e l'Alzheimer, ed è stato dimostrato che più pesce si mangia, meno declino cognitivo si
ha, quindi esiste una correlazione negativa fra l'assunzione di pesce e il declino cognitivo + più
si mangia pesce, più basso è il rischio di ammalarsi di Alzheimer, quindi esiste una correlazione
negativa fra l'assunzione di pesce e l'Alzheimer; l'alimentazione agisce maggiormente in fase
preventiva, agisce in modo minore in fase di malattia. Valutando la correlazione fra i livelli
ematici di omega 3 e il declino cognitivo, è stato dimostrato che esiste una correlazione
negativa fra l'assunzione di omega 3 e il declino cognitivo, più omega 3 sono presenti nel
sangue, meno declino cognitivo si ha + c'è una correlazione negativa fra l'assunzione di omega
3 e l'Alzheimer. Si è valutata la relazione fra l'assunzione di omega 3, il consumo di pesce e la
demenza: è stato dimostrato che esiste una correlazione negativa fra l'assunzione di pesce e lo
sviluppo di demenza e Alzheimer + esiste una correlazione positiva fra l'assunzione di acidi
grassi insaturi e le funzioni cognitive.
Diabete. Studi clinici hanno dimostrato che i soggetti diabetici soffrono oltre che di glicemia
alta, anche di trigliceridemia alta e LDL alte, e hanno le HDL basse, mentre soggetti che hanno
assunto alimenti ricchi in EPA e DHA o integratori dietetici contenenti acidi grassi omega 3,
manifestano una diminuzione di trigliceridemia rappresentato da un calo di LDL e da un
aumento di HDL.
Artrite reumatoide. Studi clinici hanno dimostrato che integratori contenenti EPA e DHA
riducono la fragilità delle giunture, la rigidità mattutina e l'assunzione di farmaci per l'artrite
reumatoide. Esperimenti in vitro hanno dimostrato che una concentrazione di 10 µM di DHA
inibisce il fattore nucleare kB e il fattore di trascrizione Ap-1, riducendo le citochine (TNF-alfa,
IL-1beta, IL-6), le chemochine (MCP-1) e le proteine metaboliche (COX-2), quindi ha azione
antinfiammatoria. In vivo è stato somministrato 1 mg/kg/die di DHA:
questo ha dimostrato di inibire la proliferazione della membrana sinoviale, che causa la
formazione del pannus che precede il danno osteocartilagineo.
Osteoartrite. Studi in vitro hanno dimostrato che l'esposizione dei condrociti a EPA e DHA
riduce l'infiammazione e l'attività di enzimi che distruggono la cartilagine. Studi clinici hanno
dimostrato che un'integrazione di 3 anni con EPA e DHA in donne di 65 anni affette da
osteoporosi, determina una perdita ossea inferiore rispetto a donne trattate con placebo. Gli
omega 3 aumentano i livelli di calcio nell'organismo: il deposito di calcio nelle ossa migliora la
resistenza ossea, mentre la non assunzione di omega 3 comporta una maggiore probabilità di
perdita ossea.
Perdita di peso. Di solito le persone in sovrappeso hanno due livelli ematici che non rientrano
nei parametri, la glicemia e la trigliceridemia. Studi epidemiologici hanno dimostrato che nei
soggetti in sovrappeso l'inserimento nella dieta di alimenti ricchi in EPA e DHA ha portato ad
un miglioramento della colesterolemia e della glicemia: gli acidi grassi omega 3 modulano la
produzione e la trascrizione di fattori di traduzione che regolano il metabolismo lipidico e
glucidico.
Disordini alimentari. Studi epidemiologici hanno dimostrato che uomini e donne affetti da
anoressia hanno bassi livelli di acidi grassi essenziali (ALA), quindi è stato raccomandato di
integrare con EPA e DHA.
Ustioni. Studi in vivo hanno dimostrato che integratori a base di EPA e DHA migliorano
l'equilibrio delle proteine e sono importanti per il recupero funzionale a seguito di una ustione.
Malattie della pelle. Studi clinici hanno dimostrato che in caso di fotodermatite,
l'integrazione con EPA e DHA riduce la sensibilità ai raggi UV, ma gli schermi solari utilizzati nel
trattamento di questa patologia risultano migliori rispetto all'integrazione con EPA e DHA.
Studi clinici hanno dimostrato che in caso di psoriasi l'integrazione con EPA e DHA porta ad un
miglioramento dei sintomi.
Sindrome del colon irritabile. Studi clinici che riguardano la malattia di Chron e la colite
ulcerosa hanno dimostrato che l'integrazione di EPA e DHA insieme ai farmaci utilizzati per il
trattamento di queste patologie allungano il tempo di remissione dei sintomi, quindi allungano
il periodo di benessere (sono patologie difficili da guarire).
Asma. Studi clinici hanno dimostrato che l'integrazione per 10 mesi con EPA e DHA in adulti e
bambini con l'asma, porta a una diminuzione dell'infiammazione e a un miglioramento della
funzionalità polmonare. A livello osservazionale una dieta ricca di omega 6 peggiora la
funzionalità respiratoria.
Tumore al colon. Studi epidemiologici effettuati sugli eschimesi hanno dimostrato che questi
non ammalano di tumore al colon, quindi il consumo di alimenti ricchi in EPA e DHA riduce il
rischio di ammalare di questa patologia + studi in vivo hanno dimostrato che l'assunzione di
EPA e DHA riduce l'aggravamento della patologia + studi clinici dimostrano che l'assunzione di
EPA e DHA ritarda o inverte la progressione tumorale (la cellula da tumorale diventa normale),
soprattutto nelle fasi iniziali della malattia.
Tumore al seno. Studi epidemiologici dimostrano che alimenti ricchi in EPA e DHA nelle
donne riducono lo sviluppo del tumore al seno, e riducono il rischio di morte. Studi
epidemiologici hanno dimostrato che c'è una relazione inversa tra l'assunzione di omega 3 e il
tumore al seno, più si assumono omega 3 meno rischio c'è di contrarre tumore al seno:
esistono molti studi che dimostrano questo, studi prospettici (un gruppo di persone assume
omega 3 e un altro gruppo no) e studi dose-risposta + studi in vivo hanno dimostrato che un
rapporto omega-3 : omega-6 >1 riduce l'incidenza del tumore al seno del 20-35%, ha un
effetto preventivo. Uno studio epidemiologico sulla popolazione di Long-Island ha dimostrato
che il consumo di pesce, in particolare di tonno, riduce del 25-34% la mortalità delle persone
ammalate in terapia + un apporto di DHA, EPA e DPA riduce la mortalità del 16-34%. Uno
studio in vitro ha dimostrato che l'acido alfa linolenico riduce la vitalità di 4 linee cellulari
tumorali del tumore al seno.
Tumore alla prostata. Studi in vivo hanno dimostrato che alimenti ricchi in EPA e DHA
riducono lo sviluppo del tumore alla prostata + studi clinici hanno dimostrato che l'assunzione
di alimenti ricchi in EPA e DHA inibisce lo sviluppo tumorale.
Interazioni omega-3 e depressione. Un'integrazione dietetica di EPA e DHA ha dimostrato
una riduzione dei sintomi della depressione maggiore + riduce i sintomi depressivi del disturbo
bipolare, ma non ha nessun effetto sugli episodi maniacali + riduce l'aggressività e la gravità
dei sintomi dati da disturbi della personalità + in gravidanza c'è un trasferimento di acidi grassi
dalla mamma al bambino, e questo può essere la causa della depressione post-partum: studi
sugli omega-3 nelle donne durante la gravidanza e post-partum hanno dimostrato che gli
omega-3 sono tollerati dall'organismo e sono efficaci, hanno effetti benefici + gli omega-3
migliorano nettamente i sintomi dovuti a depressione post-menopausale + migliorano i
sintomi della schizofrenia + riducono i sintomi dei disturbi di ansia + una miscela di acidi grassi
omega 3 e omega 6 ha dimostrato un miglioramento dei sintomi della sindrome di iperattività
→ l'integrazione di omega 3 si è dimostrata efficace nella depressione + la dose efficace è di 1-
2 g di omega 3 al giorno + non hanno nessun effetto collaterale.
Neurosviluppo. Il DHA è importante nello sviluppo del SNC del bambino: l'accumulo del DHA
nel cervello ha inizio nella seconda metà della gestazione + sviluppa le strutture cerebrali del
SNC e la retina + ha preferenzialmente un trasporto placentare + la concentrazione ematica di
DHA nella madre corrisponde a quella nel feto. Studi hanno dimostrato che se si trattavano le
mamme con DHA durante la gestazione e i bambini venivano trattati con DHA nel latte, i
bambini che avevano assunto DHA dimostravano una migliore attività neurologica, una
migliore coordinazione occhio-mano, migliori prestazioni nel risolvere i problemi.
RESVERATROLO
È un fenolo che si trova nella buccia dell'uva, è una fitoalessina prodotta dalle piante come
difesa dagli agenti patogeni: è un antiossidante. È stato scoperto per dimostrare il paradosso
francese: i francesi hanno ottimi parametri vascolari, ma un'alimentazione ricca di lipidi →
questo è dovuto al fatto che i francesi bevono molto vino, il quale contiene resveratrolo. Il
resveratrolo esiste in due isomeri geometrici: la forma trans è 6 volte più attiva della forma cis.
Si trova più nel vino rosso che nel vino bianco perché viene fatta la vinificazione con le bucce:
nel vino bianco 0,05-1,8 mg/L e nel vino rosso 1,92-12,59 mg/L. Il resveratrolo si trova anche
nelle arachidi, nel cacao e nel cioccolato. Il resveratrolo ha una biodisponibilità inferiore all'1%,
e per avere effetto gli integratori devono avere un dosaggio di 8-20 mg: si dovrebbero bere 4,5
L di vino al giorno per avere l'effetto del resveratrolo. Spesso è associato alla curcuma in
prodotti fitoterapici. Ultimamente le industrie farmaceutiche hanno dispensato resveratrolo in
microcapsule a rilascio prolungato. Il resveratrolo ha ruolo anti-invecchiamento e un ruolo
neuro-protettivo, ma ha uno spettro d'azione ampissimo: antitumorale, antiossidante.
Ruolo antiage. Se si applica una restrizione calorica del 30% si vive di più: chi mangia poco
vive più a lungo, mentre le persone obese vivono meno a lungo. Se voglio diminuire del 30%
un introito di 2000 kcal/die devo introdurre 600 kcal in meno al giorno. In seguito a restrizione
calorica si verificano cambiamenti ormonali quali calo di insulina, calo dell'attività tiroidea, calo
dell'asse gonadotropo e somatotropo, e aumento dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene + a livello
fisiologico la restrizione calorica porta a una riduzione della massa adiposa, una diminuzione
della temperatura corporea, e una diminuzione della pressione + si verificano cambiamenti
genetici quali la diminuzione di geni implicati nello stress ossidativo e di geni implicati
nell'infiammazione. La restrizione calorica nei topi in sovrappeso ne aumenta l'aspettativa di
vita (il ciclo vitale di un topo è breve, e questi topi vivevano mesi in più) + parallelamente si
notano un calo del grasso e del peso corporeo, un calo della temperatura, e un calo di glucosio
e insulina.
Successivamente si sono scoperte le sirtuine: sono una classe di enzimi NAD dipendenti, si
trovano in tutti gli esseri viventi a partire dai lieviti fino ai mammiferi, sono enzimi
filogeneticamente conservati, sono enzimi deacetilasici (tolgono un acetile) coinvolti nel
silenziamento genico. I target della sirtuina1 sono tanti: va ad acetilare la FOXO3, famiglia di
proteine che comprende fattori di trascrizione che regolano geni coinvolti nella crescita
cellulare: deacetilando FOXO3 aumenta la resistenza allo stress e inibisce l'apoptosi + un altro
target della SIRT1 è il fattore nucleare kB, che si attiva in caso di danno cellulare stimolando la
risposta infiammatoria: deacetilandolo viene repressa la sua attività, quindi c'è una risposta
antinfiammatoria e apoptotica + un altro target è il PGC-1alfa, coattivatore del recettore
attivante la proliferazione dei perossisomi: favorisce la gluconeogenesi, l'ossidazione degli
acidi grassi, e la biogenesi mitocondriale + l'ultimo target è la proteina tumorale p53, è un
fattore di trascrizione che regola il ciclo cellulare, è un soppressore tumorale: in seguito a
deacilazione abbiamo effetto anti-apoptotico e anti-age. Si scoprì che la sirtuina 1 è coinvolta
in processi che favoriscono la crescita cellulare, e quindi in tutti i processi che favoriscono
l'allungamento della vita. È stato dimostrato che diminuendo l'apporto di energia alla
Drosophila, si estendeva la durata della vita di questo moscerino della frutta: questo è dovuto
all'attivazione della sirtuina 2.
Terza scoperta: il resveratrolo mima l'azione della restrizione calorica attivando il gene delle
sirtuine, quindi anche il resveratrolo prolunga la vita. Nei mammiferi il resveratrolo aumenta la
vita mediamente del 29%. La restrizione calorica e il resveratrolo attivano il gene della sirtuina
1, che riduce il metabolismo dell'insulina, questo determina una deacetilazione dell'istone che
determina un aumento della stabilità genomica e di conseguenza una riduzione della
ricombinazione del DNA (la ricombinazione comporta uno scambio di materiale genetico tra
due molecole di DNA) + l'attivazione della sirtuina 1 determina una deacetilazione del PGC-
1alfa (coattivatore del recettore attivante la proliferazione dei perossisomi), quindi lo attiva, e
questa attivazione determina l'aumento della biogenesi mitocondriale e di conseguenza
determina una riduzione delle patologie metaboliche, neurologiche, cardiache e mitocondriali
+ attraverso l'attivazione della sirtuina 1 diminuiscono la proteina tumorale 53 (p53), è un
fattore di trascrizione che regola il ciclo cellulare, quindi questo determina una diminuzione
dell'apoptosi cellulare + l'attivazione delle sirtuina 1 modula i geni coinvolti nella fosforilazione
ossidativa, che è la funzione principale dei mitocondri, porta all'ossidazione di substrati dai
quali si genera ATP.
Il resveratrolo e la restrizione calorica sono quindi coinvolti nella sopravvivenza cellulare, nella
neuroprotezione, nell'attività antitumorale, nella riproduzione, nel metabolismo e nella
cardioprotezione: tutto questo ha come risultato finale un miglioramento della qualità della
vita e una riduzione dell'invecchiamento cellulare, riduzione dello stress ossidativo.
Ruolo neuro-protettivo. L'Alzheimer riguarda un errato processamento della proteina APP, si
viene a formare un peptide che in seguito a polimerizzazione porta alla formazione di placche.
Il resveratrolo agisce sia a livello gliale che a livello neuronale: a livello gliale nelle microglia
attivate e negli astrociti attivati, attraverso l'attivazione della sirtuina 1 inibisce il fattore di
trascrizione NF-kB bloccando l'apoptosi + a livello neuronale il resveratrolo attraverso
l'attivazione della sirtuina 1 inibisce l'apoptosi, grazie all'attivazione di fattori specifici: blocca
p53 (proteina tumorale 53) e FOXOs (fattori di trascrizione che coinvolgono il ciclo cellulare) +
inibisce la formazione dei radicali liberi dell'ossigeno a livello mitocondriale: i ROS attivano le
secretasi, che sono coinvolte nella processazione della proteina precursore dell'amiloide in
beta-amiloide, questa aumenta a sua volta i ROS, quindi il resveratrolo blocca questo circolo
vizioso + il resveratrolo va a inibire la fosfolipasi A2 citosolica, che idrolizza i trigliceridi in
posizione 2, il resveratrolo conserva quindi l'integrità di membrana + aumenta il metabolismo
del peptide beta-amiloide nel proteosoma, che è un complesso proteico coinvolto nel
metabolismo dei polipeptidi all'interno della cellula.
BUTIRRATO DI SODIO
l'acido butirrico è un piccolo acido carbossilico, si trova negli acidi grassi presenti nel burro e
nella fibra dietetica, si può formare in vivo attraverso la fermentazione di carboidrati quali
amido resistente all'idrolisi, polisaccaridi non-amidacei, e carboidrati endogeni: da questi
carboidrati fermentabili si vengono a formare acidi grassi a catena corta come il butirrato, gas,
oppure energia, che con l'aggiunta di N e altri substrati serve per la crescita microbica. Per
studiare gli effetti del butirrato di sodio sulla proliferazione cellulare tumorale sono stati fatti
studi epidemiologici riguardo alla prevenzione del cancro colon-rettale, del cancro a esofago e
cardias gastrico, e del cancro alla mammella: sono stati fatti studi epidemiologici caso
controllo, studi retrospettivi che prendono in considerazione un gruppo controllo e uno che ha
la patologia: hanno dimostrato una relazione inversa fra l'assunzione di fibra e lo sviluppo del
tumore, più fibra assumiamo e meno possibilità abbiamo di ammalare di questa patologia (la
fibra facilita il transito intestinale, lo rende più voluminoso) + altri studi epidemiologici caso
controllo hanno dimostrato che la fibra ha un ruolo protettivo nei confronti del tumore
all'esofago e al cardias gastrico + studi epidemiologici caso controllo sulla prevenzione del
tumore al seno evidenziano che il butirrato diminuisce il rischio e la progressione tumorale. È
stato effettuato uno studio in vivo che ha riguardato un gruppo di ratti trattato con una dieta
priva di fibra, un secondo gruppo trattato con una dieta arricchita col 3% di cellulosa, e un
terzo gruppo trattato con una dieta arricchita col 10% di cellulosa, poi a questi ratti è stato
indotto un tumore: i risultati dimostrano che c'è uno sviluppo significativamente inferiore del
tumore al colon nei gruppi 2 e 3; l'aumento della percentuale della cellulosa non protegge di
più dal tumore, il 3% è sufficiente. L'azione del butirrato è selettiva: nelle cellule intestinali ha
un effetto proliferativo e trofico, e diminuisce l'apoptosi, mentre nelle cellule intestinali
tumorali arresta il ciclo cellulare, aumenta l'apoptosi e l'inversione del fenotipo. Meccanismi
d'azione del butirrato di sodio in vitro: si nota un blocco del ciclo cellulare nella fase G0-G1 e
un'induzione dell'apoptosi, dopo 72 ore il 91% delle cellule si trova nella fase G0-G1, il
meccanismo del butirrato di sodio sembra sia dovuto a una regolazione della ciclina D, che
blocca il ciclo cellulare in questa fase. Il butirrato di sodio può derivare dalla fermentazione
della fibra alimentare o da alimenti che lo contengono, quindi ha origine endogena e esogena:
agisce sulle cellule intestinali esercitando effetti antinfiammatori e prevenendo il tumore al
colon + induce sulle cellule tumorali intestinali un cambiamento del fenotipo maligno in un
fenotipo sempre più simile a quello originario, ed è selettivo nel suo meccanismo
antitumorale.
Metilxantine. Sono basi puriniche metilsostituite, sono una condensazione tra piridina e
imidazolo. Nel caffè si trova principalmente caffeina, nel cacao teobromina, nel tè teofillina: si
differenziano per i due sostituenti R1 e R2. Durante la fermentazione c'è una migrazione della
teobromina dal cotiledone alla buccia. Le metilxantine hanno molti effetti farmacologici: sul
cuore hanno effetto inotropo positivo (aumentano la frequenza cardiaca) e cronotropo
positivo (aumentano la forza contrattile del muscolo cardiaco) + dilatano le coronarie, i vasi
renali, i vasi centrali e periferici + stimolano la respirazione e la broncodilatazione + stimolano
la diuresi e il rilascio di renina + stimolano la secrezione gastrica + rilassano la muscolatura
liscia + stimolano la lipolisi + inibiscono l'aggregazione piastrinica + stimolano il SNC.
Amine biogene. Sono sostanze basiche che derivano dalla decarbossilazione microbica degli
amminoacidi: dalla fenilalanina si ottiene feniletilamina: facilita gli effetti della dopamina e
della noradrenalina, calma il senso di fame, e ha azione sinergica con la serotonina + la
tiramina deriva dalla decarbossilazione della tirosina. Se il cacao viene assunto con farmaci
inibitori delle monoaminossidasi, si possono avere rossore al viso, aumento della frequenza
cardiaca, aumento della pressione: questi effetti si verificano a dosi elevate, ovvero se
assumiamo 10 kg di cioccolato. Quando si ha mal di testa è meglio non assumere cioccolato e
cacao per la presenza di tiramina. Un'altra amina biogena è la triptamina, che deriva dalla
decarbossilazione del triptofano.
BENZODIAZEPINE NATURALI
Le benzodiazepine sono tra i composti più utilizzati in terapia poiché uniscono alla loro
efficacia come ansiolitici, antiepilettici, ipnotici e miorilassanti un’ottima tollerabilità. L'ultimo
rapporto OsMed riporta che il Tavor fattura 36 milioni di euro all'anno, con 10 milioni di
confezioni vendute: le benzodiazepine sono i farmaci fra i più prescritti e di cui si fa più abuso.
Con la comparsa della prima benzodiazepina di sintesi, il Clordiazepossido, avvenuta nel 1959,
si notarono gli scarsi effetti secondari di questi composti, che per tale motivo soppiantarono
l’impiego dei barbiturici nel trattamento dei disturbi d’ansia e insonnia. Dopo 3 anni viene
commercializzato il Diazepam (Valium). La sintesi delle benzodiazepine venne fatta da
Sternbach: sul mercato c'era un'esplosione di tranquillanti e barbiturici con effetti collaterali
importanti, lui sintetizza dei tranquillanti ex novo, parte dai coloranti → risultano tutti inattivi
e smette di lavorare su queste molecole, poi durante una pulizia del laboratorio nota una bella
polvere che vuole provare, scopre che il composto è attivo e da qui iniziano a venire diffuse le
benzodiazepine.
Sono costituite da due anelli benzenici e da un anello diazepinico a 7 atomi con 2 N. I
sostituenti elettronegativi in posizione 2 e 7 aumentano tantissimo l'attività es. il Diazepam ha
un Cl in 7. Dopo 15 anni si scopre il loro meccanismo d'azione e dagli anni '80 si è cercato un
loro endogeno. Vengono utilizzate come sedative, miorilassanti, ansiolitiche, anticonvulsivanti,
antiepilettici, a volte utilizzate come preanestetici; siccome hanno un effetto di amnesia,
spesso le persone non ricordano il momento precedente alla fase anestetica. Le
benzodiazepine potenziano le vie inibitorie, il principale neurotrasmettitore di tipo inibitorio è
il GABA (acido gamma-aminobutirrico), il 30-40% delle sinapsi nel SNC è di tipo inibitorio. In
particolare le benzodiazepine agiscono attraverso l’interazione con un sito di riconoscimento
specifico localizzato nel complesso recettoriale inibitorio denominato GABAa, presente nelle
membrane neuronali. Il GABA viene sintetizzato a partire dall'acido glutammico, è sufficiente
decarbossilarlo per ottenere GABA, questa reazione è catalizzata dalla glutammico
decarbossilasi che ha come coenzima la vitamina B6. Il GABA viene immagazzinato nelle
vescicole, e viene rilasciato nello spazio inter-sinaptico in seguito a uno stimolo, va a interagire
con recettori presenti sulla membrana postsinaptica: si apre il canale del Cl-, entra Cl-, si ha
iperpolarizzazione e riduzione della trasmissione dell'impulso. Esistono sistemi di ricaptazione
del GABA per porre fine alla sua azione inibitoria. La proteina recettoriale del GABA prende il
nome di GABAa: se viene fatta una sezione sagittale del cervello è possibile visualizzare la
distribuzione della proteina, che risulta particolarmente concentrata nel cervelletto, poi si
trova distribuita nella corteccia, nell'ipotalamo, nell'ippocampo, nel globo pallido e nei corpi
quadrigemini. Il recettore è costituito da diverse subunità, due subunità alfa, due subunità
beta e una subunità gamma: le varie subunità delimitano un canale che è permeabile soltanto
agli ioni Cl-. Quando non è attivato il canale è chiuso, nell'interfaccia fra la subunità alfa e beta
si trova il sito di riconoscimento dei GABA + tra le subunità alfa e gamma si trova il sito di
riconoscimento delle benzodiazepine + all'interno del canale si trovano siti specifici per
barbiturici e non barbiturici, anestetici, e potenzianti come l'etanolo. Il legame tra
benzodiazepine e il proprio sito di riconoscimento aumenta la frequenza d’apertura del canale
aumentando l’entrata di cloro nella cellula, potenziando quindi l’attività inibitoria gabaergica.
La diversa composizione delle singole subunità conferisce distinte proprietà farmacologiche al
recettore, infatti per l’attività ansiolitica mediata dalle benzodiazepine, è fondamentale la
presenza delle subunità alfa e gamma. Associati al recettore ci sono anche GABARAP e gefirina.
Quando il GABA interagisce col suo sito di riconoscimento, si hanno modificazioni
conformazionali e quindi l'apertura del canale: entra Cl-, si ha un'iperpolarizzazione e una
riduzione della trasmissione dell'impulso nervoso → si spiega l'effetto ansiolitico del GABA.
Quando la benzodiazepina si lega al proprio sito di riconoscimento, facilita il legame del GABA
al suo recettore. La benzodiazepina da sola non è in grado di aprire il canale, è un modulatore
allosterico positivo del GABA, ne potenzia l'azione. I barbiturici agiscono anche in assenza di
GABA e aumentano la durata di apertura del canale. L'etanolo è un potenziante dell'azione
della benzodiazepina. Il recettore GABAa può essere attivato in diversi modi: viene rilasciata
una singola vescicola e il GABA diffonde, quindi va a interagire con recettori vicino alla sinapsi,
il rilascio di una vescicola produce una corrente di 20 pA che dura 40 ms + se vengono
rilasciate due vescicole di GABA, vengono coinvolti non solo i recettori vicini ma anche quelli
più distanti, e la corrente è maggiore, 40 pA per 60 ms, viene rilasciato più GABA e la corrente
è maggiore + oppure non avviene nessun rilascio delle vescicole, ma c'è un rilascio di GABA che
diffonde a poco a poco alla fine della terminazione, questo fa sì che la terminazione nervosa
sia sempre attivata. Le subunità del recettore GABAa sono diverse per struttura primaria,
hanno sequenze amminoacidiche diverse: nella stessa classe c'è un 70% di identità, mentre fra
le subunità c'è un 30% di identità. Fra le subunità c'è una diversità strutturale, ma c'è anche
una diversità di distribuzione anatomica: la subunità alfa1 si trova soprattutto nella corteccia,
la alfa2 soprattutto nel bulbo olfattivo e nel talamo. Queste diversità di struttura e
localizzazione hanno dimostrato una diversa attività farmacologica: se un recettore è costituito
da subunità alfa1 abbiamo un effetto sedativo una volta che è attivato, se invece è costituito
da subunità alfa2 si ha un effetto ansiolitico. Il test luce/buio è un test comportamentale che
serve per valutare l'attività ansiolitica di un farmaco: si utilizza un rettangolo diviso in due
parti, una buia e una illuminata, il topo viene posizionato nel punto in cui può scegliere in
quale zona stare (il topo normalmente è pauroso, tende a stare al buio): viene somministrato
Diazepam ad un gruppo di topi a cui è stata eliminata la subunità alfa2, e a un gruppo di topi
controllo → il topo normale sta nel compartimento illuminato, mentre quello mutato non va
alla luce perché non manifesta un effetto ansiolitico. In conclusione le benzodiazepine agendo
selettivamente su una subunità o su un'altra possono manifestare un tipo di effetto o un altro.
La scoperta di un sito di riconoscimento per le benzodiazepine a livello del complesso proteico
GABAa, ha stimolato la ricerca di possibili ligandi endogeni, in grado di agire come modulatori
allosterici positivi o negativi del recettore stesso. È stato dimostrato che nel cervelletto umano
è presente diazepam vero e proprio: è stato preso il cervelletto di uomini morti 20 anni prima
dell'immissione in commercio delle benzodiazepine per escludere che ci fosse una
contaminazione ambientale da benzodiazepine, e una dose è stata incubata con un anticorpo
che riconosce per il 100% il diazepam → compariva una colorazione nera. Successivamente
hanno preso un'altra dose e l'hanno incubata con un antibiotico e una concentrazione
altissima di diazepam: l'anticorpo anziché legare il diazepam endogeno che è in minore
quantità, lega più facilmente quello esogeno che è in quantità maggiore, e in questo caso la
colorazione scompare. La concentrazione delle benzodiazepine nel nostro cervello varia da
0,15 a 0,34 ng/g.
Parallelamente sono state scoperte sostanze naturali presenti nell'uomo che hanno una
struttura chimica diversa, ma hanno la stessa attività farmacologica delle benzodiazepine di
sintesi: le chiamiamo benzodiazepine naturali. Sono variamente distribuite nel midollo spinale,
nel cervelletto, nel talamo, nell'ippocampo e nella corteccia: il contenuto è 1,7-5,7 ng DE/ml
(DE sta per equivalenti di diazepam), una concentrazione 100 volte superiore al diazepam
presente nel SNC, quindi la ricerca si è concentrata su queste. Le benzodiazepine naturali si
trovano anche circolanti nel sangue, la concentrazione viene confrontata con quella del
diazepam preso come riferimento. Queste benzodiazepine aumentano in alcune patologie
come la cirrosi epatica e l'encefalopatia epatica, nei loro diversi gradi: aumentano in
corrispondenza del peggioramento della patologia epatica: in presenza di cirrosi epatica si ha
riduzione della massa funzionante + l'encefalopatia epatica è conseguente alla cirrosi, è dovuta
al fatto che a livello del sangue si ha un accumulo di tossine fra cui ammonio, benzodiazepine,
acidi grassi, questo causa alterazioni neurochimiche (ipertonia al GABA, diventa supersensibile)
e alterazioni strutturali (gliosi): si manifesta inizialmente con disturbi della coscienza,
alterazioni del sonno, alterazioni delle capacità intellettive, alterazioni della personalità,
alterazioni del comportamento, e spesso può portare al coma; l'encefalopatia viene suddivisa
in stadi, le benzodiazepine naturali aumentano in corrispondenza dell'aggravamento della
patologia. Chi consuma quotidianamente benzodiazepine di sintesi ha lo stesso livello di
benzodiazepine naturali circolanti di chi ha il livello più grave di encefalopatia epatica, ma
quelle naturali non determinano una condizione patologica. È stato scoperto un aumento di
benzodiazepine naturali anche nel coma idiopatico ricorrente: è una patologia che si manifesta
con uno stato di sonno profondo di origine sconosciuta, che può verificarsi una volta alla
settimana o una volta all'anno, la durata dello stupor è variabile da 2 a 120 h, finora sono stati
accertati 30 casi, i soggetti sono di età compresa fra i 18 e i 70 anni → la somministrazione di
un antagonista delle benzodiazepine porta ad un risveglio momentaneo, e questo ha fatto
pensare che fossero coinvolte le benzodiazepine naturali. In queste persone c'è un'esplosione
di benzodiazepine, 100 o 1000 volte di più del solito, il perché non è chiaro.
Oltre che in condizioni patologiche, sono state rilevate benzodiazepine naturali anche in
condizioni di stress fisiologico, quale ad esempio il parto, e la risposta dell'organismo in seguito
alla percezione dello stress avviene in questo modo: i neuroni parvocellulari del nucleo
ipotalamico secernono l'ormone rilasciante la corticotropina (CRH), che stimola la secrezione
da parte dell'ipofisi di ormone adrenocorticotropo (ACTH), il quale a livello del surrene stimola
il rilascio di cortisolo, che determina le risposte fisiologiche di lotta e fuga. Per studiare
l'effetto delle benzodiazepine naturali in una situazione di stress fisiologico, sono stati
considerati gli effetti del parto: è stato determinato un aumento di queste sostanze nel siero di
donne durante il parto spontaneo, mentre i livelli di queste sostanze non subiscono variazioni
significative durante il parto programmato, dove l’evento stressante è ridotto dalla
consapevolezza da parte della madre dell’assenza di dolore. Le benzodiazepine naturali
stimolando il recettore GABAa stimolano l'asse ipotalamoipofisi-surrene: è una risposta
fisiologica dell'organismo ad un evento stressante, è per questo che le benzodiazepine naturali
aumentano in caso di stress.
Sull’origine delle benzodiazepine naturali trovate nei tessuti e nel sangue, sono state formulate
due ipotesi, un'origine esogena e un'origine endogena, e sono state prese in considerazione
entrambe. Per quanto riguarda l'origine esogena, sono stati presi in considerazione campioni
di alimenti appartenenti alle diverse categorie, è stata fatta un'analisi, e i risultati hanno
dimostrato che le benzodiazepine naturali si trovano in concentrazioni di ng negli alimenti in
generale, mentre nel latte si trovano ad altissime concentrazioni e assumono un aspetto
farmacologico (assumere 1 L di latte equivale ad assumere una pastiglia di Tavor). La
concentrazione delle benzodiazepine naturali varia a seconda delle cultivar: le cultivar ad alte
concentrazioni di benzodiazepine sono utili per le persone che soffrono di ansia, mentre quelle
a basse concentrazioni sono adatte per pazienti cirrotici o encefalopatici → queste diete sono
entrate a far parte delle linee guida per le patologie epatiche ed encefalopatiche. Sono state
valutate le benzodiazepine naturali nella filiera del parmigiano reggiano di una azienda
biologica: sono state misurate le benzodiazepine nel fieno, nel latte, nel latte magro, nel siero,
nella crema, nella cagliata, nel tosone e nel parmigiano → si è visto che le benzodiazepine
naturali sono molecole idrofile, perché nella porzione idrofila del latte sono presenti in grande
quantità + il parmigiano reggiano è un alimento ottimo per chi soffre di cirrosi epatica o di
encefalopatia + facendo il conteggio di 20 kg di fieno al giorno mangiato dalla mucca, in 20 kg
ci sono 300 µg di benzodiazepine, ma una mucca produce 20 L di latte al giorno, e questi
contengono 2500 µg di benzodiazepine, 10 volte di più, quindi o si concentrano a livello della
ghiandola mammaria, o c'è una sintesi endogena. Nel latte vaccino, di pecora e di capra non ci
sono grosse variazioni di benzodiazepine naturali. In 1 L di latte vaccino ci sono 4 mg di
benzodiazepine, l'equivalente di 2 compresse da 2 mg di Tavor, quindi hanno un effetto
farmacologico. Nel latte materno la quantità di benzodiazepine si abbatte, abbiamo 5 µg. La
concentrazione di benzodiazepine non varia se il latte è fresco, biologico, o se subisce la
trattazione UHT: il latte per essere commercializzato deve essere sterilizzato ad alte
temperature → le benzodiazepine resistono alle alte temperature.
È stata valutata l'attività ansiolitica delle benzodiazepine in vivo tramite il test del labirinto
sopraelevato: si utilizza un labirinto alto mezzo metro, costituito da due braccia incrociate, due
aperte e due chiuse, viene messo un topo nell'intersezione fra le due braccia e viene
cronometrato il tempo in cui sta nelle due braccia diverse in seguito alla somministrazione di
un farmaco o di un alimento. Per questo test ci si è serviti di un gruppo controllo, un gruppo
trattato con Diazepam e uno trattato con il latte. Il topo normalmente sta più tempo nelle
braccia chiuse, è un animale timoroso + i topi del gruppo trattato col Diazepam e col latte
stanno più tempo nelle braccia aperte rispetto alle braccia chiuse → le benzodiazepine di
sintesi e quelle naturali tolgono l'ansia, l'azione del latte è sovrapponibile a quella del
Diazepam di sintesi.
È stata determinata la concentrazione di benzodiazepine naturali nelle piante che vengono
utilizzate nella medicina popolare come sedative e ansiolitiche: passiflora, melissa, valeriana,
menta, lavanda, fiori d'arancio, camomilla → le benzodiazepine naturali si trovano anche nelle
piante, soprattutto in quelle utilizzate come sedative. È stata valutata l'attività sedativa in vivo
delle benzodiazepine naturali estratte da Matricaria chamomilla: si valuta la motilità
dell'animale tramite un'arena, al di sopra c'è una telecamera collegata ad un computer che
valuta il tempo totale di movimento, di attraversamenti e di innalzamenti. Abbiamo un gruppo
di animali controllo, un gruppo di animali trattati con Diazepam, e un gruppo trattato con
camomilla: il topo non trattato fa un lungo percorso intorno all'arena, quello trattato con
Diazepam fa un piccolo percorso e si addormenta.
Ci si è chiesti che funzione hanno le benzodiazepine naturali nelle piante: i recettori delle
benzodiazepine sono di due tipi, il primo è il recettore centrale che media l'inibizione
gabaergica, l'altro inizialmente era stato definito recettore periferico perché era stato trovato
in periferia, non nel SNC; successivamente si è visto che è presente soprattutto nei tessuti
periferici (surrene, rene, cuore, testicolo, ovaie, utero, fegato) ma anche nel SNC a livello non
neuronale ma gliale, è un recettore di tipo metabolico. A livello tessutale il recettore periferico
è localizzato soprattutto nel surrene; a livello subcellulare si trova soprattutto nella membrana
mitocondriale fra la parte interna ed esterna, nel reticolo endoplasmatico, nella membrana
nucleare e nella membrana plasmatica. Il recettore periferico delle benzodiazepine è un
complesso multimerico che si trova soprattutto a livello della membrana mitocondriale: è
coinvolto maggiormente nella traslocazione del colesterolo dall'esterno all'interno della cellula
o dell'organulo, quindi è stato rinominato proteina traslocatrice 18 kDa (kilodalton, peso
molecolare), o TSPO. Il recettore periferico è dunque costituito da TSPO, costituito a sua volta
da 5 domini transmembrana, con NH2 interno e COOH esterno, che attraversano la membrana
mitocondriale esterna + poi c'è un canale anionico voltaggiodipendente (VDAC) + c'è un
traslocatore dell'adenina (ANT) + sono associate anche due proteine, la Prax-1 e la Pap-7
protein kinasi. Quando il TSPO è attivato da un ligando, ad esempio una benzodiazepina di
sintesi o naturale, il colesterolo dall'esterno della cellula va all'interno del mitocondrio: qui per
una serie di reazioni enzimatiche viene trasformato in allopregnanolone, capostipite dei
neurosteroidi. L’allopregnanolone a livello del SNC può interagire con un suo specifico sito di
riconoscimento situato a livello del canale del cloro del recettore GABAa: induce l’apertura del
canale, l’entrata di ioni cloro, la successiva iperpolarizzazione e riduzione della trasmissione
dell’impulso nervoso 🡪 i neurosteroidi hanno effetti ansiolitici e sedativi come le
benzodiazepine di sintesi, ma non hanno effetti collaterali come la dipendenza e la tolleranza.
Il recettore periferico delle benzodiazepine è coinvolto nella proliferazione cellulare, nel
metabolismo cellulare, nella steroidogenesi (si formano neurosteroidi), e nella respirazione
mitocondriale. I primi esperimenti che hanno misurato le benzodiazepine naturali nel sangue
sono stati fatti su pazienti con la cirrosi epatica, più la patologia era grave, più la loro
concentrazione era alta: riguardando i dati ci si accorse che un gruppo di persone non aveva
benzodiazepine circolanti, ed erano tutti pazienti con un tumore epatico. La regolazione del
recettore periferico è di tipo up and down: quando l'espressione recettoriale è bassa, la
concentrazione dell'endogeno corrispondente è alta per equilibrare la risposta, quando invece
il recettore è molto espresso, la quantità di endogeno è bassa. In questo caso in cui ci sono
poche benzodiazepine circolanti, si è valutata la quantità di recettore periferico espresso nel
fegato di questi pazienti con tumore epatico: il recettore è molto espresso, questo avviene in
un tessuto in cui c'è molta proliferazione, quindi si è valutata la densità del recettore periferico
anche nelle piante. Nella cellula normale il TSPO è soprattutto espresso a livello del
mitocondrio e a livello nucleare, mentre in una cellula in proliferazione la densità del recettore
periferico è normale a livello mitocondriale e altissima a livello nucleare, quindi entra
tantissimo colesterolo: una volta passata la membrana nucleare, il colesterolo non trova gli
enzimi che lo trasformano in neurosteroide, quindi si lega al suo recettore e attraverso un
legame al DNA attiva specifici geni e in questo modo influenza la traduzione e la trascrizione di
proteine coinvolte nella proliferazione cellulare → le benzodiazepine naturali sono anche
coinvolte nei processi di proliferazione. Sapendo questo e sapendo che il recettore periferico è
filogeneticamente conservato (dall'uomo alla mucca, alle piante, all'E.coli), si è andati a
cercarlo nelle piante: la densità del recettore periferico delle benzodiazepine aumenta nelle
piante durante la germinazione. Per questo esperimento è stata utilizzata la patata perché ha
una germinazione rapida. Durante la germinazione la densità del recettore è massima: è una
pianta in proliferazione, e il recettore è coinvolto nella crescita cellulare. La quantità del
recettore nella pianta è stata valutata somministrando un antibiotico: il recettore si trova
soprattutto nel meristema (tessuto coinvolto nella proliferazione della pianta). Il recettore
periferico delle benzodiazepine è stato isolato e analizzato tramite il Western Blot: viene
isolato un PBR dal tessuto meristematico e uno dal tessuto parenchimale. Il TSPO in condizioni
di stress e di radicali liberi dimerizza, si accoppia: per una pianta il periodo della germinazione
è quello che riguarda le modificazioni meteorologiche maggiori, che sono fonte di stress per la
pianta 🡪 durante la germinazione il TSPO si trova sotto forma di dimero, come evidenzia il
Western Blot. Inoltre è stato evidenziato che il TSPO si trova nel mitocondrio quando deve
trasformarsi in neurosteroide, mentre si trova soprattutto nel nucleo quando deve svolgere
funzione proliferativa. È stata valutata la presenza di mRNA del recettore periferico delle
benzodiazepine nella patata: l'mRNA è presente soprattutto nei punti in cui la pianta cresce.
Ci si è chiesti se esistono sostanze naturali in grado di attivare il PBR: sono state scoperte
benzodiazepine naturali che vanno a interagire col recettore periferico delle benzodiazepine,
sono presenti soprattutto nel latte. Alcune benzodiazepine naturali legano preferibilmente il
recettore centrale avendo un'azione ansiolitica, altre legano preferibilmente il recettore
periferico avendo un'azione proliferativa. Poiché il recettore periferico delle benzodiazepine è
coinvolto nel processo di proliferazione cellulare, è stata valutata anche la capacità delle
benzodiazepine naturali trovate nel latte, di modulare la proliferazione cellulare tumorale
epatica. Le cellule tumorali epatiche del topo sono state esposte per 24 ore alle
benzodiazepine estratte dal latte 🡪 le benzodiazepine naturali presenti nel latte hanno effetto
antitumorale sulle cellule in vitro, riducono la vitalità e la proliferazione delle cellule tumorali.
Le benzodiazepine naturali estratte dal latte non inducono apoptosi delle cellule tumorali, ma
agiscono tramite un blocco del loro ciclo cellulare. L’esposizione cronica con le benzodiazepine
naturali ha mostrato un’inibizione dose-dipendente della proliferazione cellulare tumorale
indicando un uso potenziale del latte come alimento funzionale.
UOVO. In un uovo ci sono 185 mg di colesterolo. L'albume è una soluzione di diverse proteine:
è costituito soprattutto da acqua, in piccolissima parte da glucidi e minerali, mentre le
proteine sono molto varie, rappresentano il 10%, la principale è l'ovalbumina (riserva di ioni e
aa), sono presenti in minore quantità l’ovomucoide (inibitore della tripsina), l'ovotransferrina
(lega il ferro), le ovoglobuline (potere montante), l’ovomucina (albume denso), il lisozima
(antibatterico), l’ovoinibitore (inibitore della proteinasi), la flavoproteina (lega e trasporta la
vitamina B2 dal sangue all’uovo), l’avidina (lega la biotina) e la cistatina (inibitore delle proteasi
cisteiniche).
Il tuorlo è un’emulsione di grasso in acqua: è costituito per il 50% da acqua, mentre l'estratto
secco è costituito da lipidi per il 65%, dal 31% di proteine e dal 4% di zuccheri. La frazione
lipidica per il 62% è costituita da trigliceridi (contenuto basso rispetto agli altri alimenti) + per il
30% è costituita da fosfolipidi, principalmente fosfatidilcolina + il colesterolo corrisponde al
4%, 185 mg/uovo + contiene sfingomielina, cerebrosidi, acidi grassi liberi ed esteri del
colesterolo. Per quanto riguarda gli acidi grassi, il tuorlo è ricco di acido oleico, 26%, che è il
capostipite degli omega 9 + è buona la percentuale di acido linoleico, 13% + c'è una quota
minima di acido linolenico + sono presenti acido palmitico e stearico. Se la composizione
lipidica dell’albume non dipende dalla dieta della gallina, quella del tuorlo sì, quindi è possibile
arricchire la quota di acidi polinsaturi aggiungendo al mangime della gallina semi di lino. Per
poter studiare le proteine del tuorlo si centrifuga il tuorlo, viene separato in plasma (più
liquido) e granuli: le proteine del plasma sono le lipovitellinine e le livetine, quelle dei granuli
sono le lipovitelline e le fosvitine.
- Lipovitelline: sono lipoproteine ad alta densità, sono costituite da un core di
trigliceridi, da colesterolo e da fosfolipidi. Le lipovitelline si separano
elettroforicamente in alfa e beta: le alfa rispetto alle beta hanno una quasi doppia
percentuale di fosforo e sono costituite da due catene, mentre le beta sono costituite
da una sola catena. Entrambe formano con alcuni zuccheri un legame covalente molto
forte: gli zuccheri possono essere il mannosio, il galattosio, la glucosamina, o l'acido
sialico. Di solito le lipovitelline si trovano assieme a due molecole di fosvitina.
- Fosvitina: è una glicofosfoproteina (proteina fosforilata e glicosilata), si distinguono la
alfa e la beta fosvitine, delle alfa si distinguono alfa1 alfa2 e alfa 3, che differiscono per
struttura primaria. Di solito lo zucchero è un oligosaccaride costituito da 3 residui di
mannosio, 3 di galattosio, 5 di Nacetilglucosamina e 2 di acido sialico. La fosvitina lega
in modo molto forte il Fe3+, così tanto da non renderlo biodisponibile.
- Lipovitellinine: si trovano nel plasma, sono lipoproteine a bassa densità. Sono
costituite da un core trigliceridico che è doppio rispetto a quello delle lipovitelline, e da
fosfolipidi.
- Livetine: sono proteine globulari, si dividono in alfa, beta e gamma, che corrispondono
rispettivamente all'albumina, all'alfa2glicoproteina e alla gammaglobulina, tutte
corrispondono a quelle presenti nella gallina.
Anche se le uova sono meno proteiche della carne, hanno un valore biologico maggiore: non
esiste un alimento migliore dell’uovo dal punto di vista proteico. Uno studio dimostra che il
consumo di un uovo al giorno non fa aumentare la colesterolemia, è uno studio fatto sul
rischio cardiovascolare negli uomini e nelle donne, condotto su 120.000 uomini, ha riguardato
due studi ampi e molto lunghi: un gruppo di persone ha assunto un uovo al giorno e un altro
gruppo ha assunto 2 uova a settimana + sono stati presi in considerazione anche i fattori di
rischio, ovvero il fumo, la sedentarietà, le scorrette abitudini alimentari, e nonostante questo
si è visto che mangiando un uovo al giorno il rischio di patologie cardiovascolari non aumenta.
Le linee guida per l'esercizio fisico sono l'attività aerobica su grandi gruppi muscolari, con una
frequenza di 5 o più giorni alla settimana per massimizzare il dispendio energetico, una durata
di 40-60 minuti (o due sessioni al giorno di 20-30 minuti) + bisogna consumare pesce,
soprattutto pesce grasso, almeno due volte alla settimana + seguire le raccomandazioni per il
controllo del peso a lungo termine, ovvero 200-300 minuti alla settimana, oppure un dispendio
di 2000 Kcal o più alla settimana → per ridurre la colesterolemia si deve assolutamente fare
attività fisica.
Ci sono anche diete consigliate per la riduzione della colesterolemia, come la dieta
mediterranea, la dieta ipoglucidica (Atkins), la dieta ipolipidica, il cambio dello stile alimentare.
La dieta mediterranea è stata inserita nell'UNESCO: consiglia il consumo di olio d'oliva 30-40 g,
noci, legumi, cereali, frutta, vegetali, pesce, poco latte e latticini, poca carne e poco vino + la
dieta ipoglucidica non limita proteine e grassi, ma limita i glucidi in 4 settimane: subito si
introducono 20 g di glucidi, fino ad arrivare a 120 g alla fine delle 4 settimane + la dieta
ipolipidica riduce del 10% la quantità di lipidi, prevede il consumo di pochi acidi grassi saturi e
un massimo di 300 mg di colesterolo + il cambio dello stile alimentare consiglia l’assunzione di
frutta, vegetali, cereali, latte scremato, carne magra e pesce 🡪 la dieta mediterranea ha
portato ad una riduzione di LDL, trigliceridi e rischio di eventi cardiovascolari, e ha visto un
aumento di HDL, è una dieta di livello A + la dieta ipoglucidica ha portato ad un calo di LDL e
trigliceridi, e ad un aumento di HDL + nella dieta ipolipidica si riscontra un calo di LDL, di HDL, e
di rischio di eventi cardiovascolari, ma si registra un aumento di trigliceridi + il cambio di stile
di vita ha dimostrato un calo di LDL ma nessun’altra variazione, è una dieta di livello A.
BETA GLUCANI. Sono polisaccaridi lineari costituiti da molecole di glucosio legate mediante
legami glicosidici beta 1-3 e beta 1-4; fanno parte della fibra dietetica solubile. I beta glucani
nello stomaco si legano al colesterolo che deriva dal cibo e ne riducono l'assorbimento nel
corpo + nel fegato si legano agli acidi biliari prodotti dal colesterolo e li rimuovono dal corpo +
a livello intestinale si legano ai grassi saturi che derivano dalla dieta e ne riducono
l'assorbimento (i grassi saturi sono associati con elevati livelli di colesterolo) → i beta glucani
riducono l'assorbimento del colesterolo. Il contenuto più interessante di beta glucani si trova
nell'orzo decorticato (viene tolta la parte più esterna), nell'orzo perlato (raffinato), nella farina
di orzo, nell'avena decorticata e nella farina di avena: l’orzo decorticato contiene più grassi e
proteine, è quello più integrale + nell'orzo si trovano 4,2 g di beta glucani, mentre nell'avena
3,5 g. Per aumentare l'integrazione di beta glucani possiamo mangiare orzo e avena, oppure
assumere integratori, che possono essere sotto forma di compresse, capsule, tavolette, o
sciroppo: possono contenere beta glucani da avena e orzo, oppure possono contenere beta
glucani, vitamine, sali minerali, amminoacidi e resveratrolo. Da studi clinici è risultato che
l'assunzione di 3 g/die di beta glucani ha effetto diverso a seconda dei soggetti: se i soggetti
hanno una colesterolemia <229 mg/dl c'è una riduzione di 3 mg/dl, mentre se i soggetti hanno
una colesterolemia >229 mg/dl si ha una riduzione di 10 mg/dl. Più beta glucano viene
consumato, più il colesterolo totale e LDL vengono ridotti, riduzione dose-dipendente + non c'è
nessuna variazione per quanto riguarda la quantità di HDL. L'EFSA ha autorizzato un claim
salutistico: gli integratori a base di avena, crusca d’avena, orzo, crusca d'orzo, e miscele
possono avere un’indicazione salutistica che dice che il prodotto è indicato per il
mantenimento dei livelli normali di colesterolemia, se si assume una dose di 3 g/die.
RISO ROSSO FERMENTATO. È un riso rosso fermentato dal fungo Monascus purpureus,
contiene la monakolina K, una molecola con una struttura chimica identica alla lovastatina.
Come struttura base abbiamo un naftalene parzialmente idrolizzato: in 1 abbiamo un
butanoato, in 3 e in 7 due metili, in 8 un etile che lega un 6-osso-ossano. La lovastatina è stata
isolata da Aspergillus terreus e prodotta anche per via sintetica, è un farmaco della famiglia
delle statine usato per ridurre la colesterolemia, è esente dal ticket. Il riso rosso fermentato è
l'alternativa naturale alla lovastatina, ma si deve pagare. Il riso viene lavato, cotto a vapore e
raffreddato, poi avviene l'inoculazione del fungo grazie alla quale avviene il processo
fermentativo, infine viene essiccato. Il riso rosso fermentato agisce nello stesso modo in cui
agiscono le statine, inibisce la sintesi del colesterolo a livello epatico: inibisce
l’idrossimetilglutaril-CoA reduttasi, che è l'enzima che permette la sintesi del colesterolo;
normalmente grazie all'enzima HMGCoA reduttasi dall’HMGCoA si forma acido mevalonico,
che dopo diversi passaggi darà colesterolo. A parità di dosaggio è più potente il riso rosso
fermentato del farmaco. Il riso rosso fermentato porta a una riduzione del colesterolo totale e
delle LDL, ma non diminuisce i trigliceridi ematici. Le statine hanno effetti collaterali molto
pesanti, uno dei più importanti è il dolore articolare e muscolare. Nelle persone intolleranti
alle statine, il riso rosso ha un effetto ugualmente efficace. 7 studi a livello europeo hanno
dimostrato che l’uso di riso rosso fermentato provoca un calo del 5% del colesterolo, mentre
per la popolazione asiatica e americana si verifica un calo del 20%: l'effetto del riso rosso negli
europei sembra inferiore, ma sono risultati ancora in evoluzione. Il trattamento con riso rosso
fermentato deve essere portato avanti per almeno 8 settimane: dopo 4 settimane il
colesterolo si riduce di circa il 18% e dopo 8 settimane di circa il 30%. L'effetto migliore si
verifica dopo 8 settimane di trattamento, ma si deve continuare ad assumerlo per sempre se
l'alimentazione e l'attività fisica non portano a una diminuzione della colesterolemia. Gli
integratori a base di riso rosso fermentato si possono trovare in compresse, capsule, tavolette,
in alternativa si potrebbe assumere un piatto di riso rosso al giorno. Gli integratori di riso rosso
costano almeno 25-30 euro al mese, mentre le statine vengono passate dal sistema sanitario
nazionale. Gli integratori possono contenere riso rosso fermentato, oppure riso rosso
associato a resveratrolo, policosanoli, melograno, bergamotto, vitamine o coenzima Q. l'EFSA
ha autorizzato un claim che riguarda il mantenimento dei livelli normali di colesterolemia (non
riduzione, ma mantenimento), e stabilisce che la dose deve essere di almeno 10 mg/die di
monakolina K. L'EFSA sta valutando la sicurezza della monakolina K da riso rosso fermentato: ci
sono potenziali rischi per i consumatori visti gli effetti collaterali delle statine, l'EFSA deve
stabilire se ci sono rischi e a quali concentrazioni si deve assumere per l'effetto terapeutico,
inoltre deve valutare la sicurezza per le donne in gravidanza e i bambini.
POLICOSANOLI. Sono una miscela di alcoli alifatici lineari a lunga catena, assomigliano agli acidi
grassi ma terminano con CH2OH. I più comuni sono octacosanolo, tetracosanolo ed
esacosanolo. Vengono isolati e purificati dalle cere, che sono esteri di acidi grassi ad elevato
numero di atomi di C con alcoli alifatici monocarbossilici, quindi idrolizzando gli esteri si libera
l'acido grasso e la catena alcolica. Si estraggono dalla canna da zucchero, dalle patate e dalla
cera d'api. Hanno due meccanismi d'azione:
- Reprime la trascrizione di SREBP2, quindi l'espressione dell'idrossimetilglutaril CoA
reduttasi, questo riduce conseguentemente la biosintesi del colesterolo, e quindi il
livello plasmatico del colesterolo stesso;
- Fosforilando il cAMP riduce l'attività dell’HMG CoA reduttasi, quindi riduce la biosintesi
del colesterolo e di conseguenza la concentrazione plasmatica + riduce l'acil-CoA-
colesteroloaciltransferasi 2 (ACAT2), quindi riduce l'accumulo intracellulare di
colesterolo, e conseguentemente la sua concentrazione plasmatica e il suo accumulo a
livello di lipidi epatici + aumenta i marker dell'autofagia, quindi aumenta l'autofagia, e
diminuisce l'accumulo di lipidi ematici + riduce l'attività del fruttosio 1,6-bifosfato e
della piruvato carbossilasi, quindi riduce la gluconeogenesi e di conseguenza il glucosio
plasmatico.
Di solito chi soffre di ipercolesterolemia ha anche la glicemia alta: i policosanoli hanno questo
doppio aspetto di regolazione e riduzione della componente lipidica ematica e glucidica
ematica. Attualmente non risultano claim autorizzati dall’EFSA per prodotti a base di
policosanoli, ma comunque vengono utilizzati e commercializzati come integratori: si trovano
sotto forma di comprese, capsule e perle, e possono contenere unicamente policosanoli,
oppure questi in associazione con riso rosso fermentato, omega 3 (EPA e DHA), resveratrolo, o
coenzima Q.
MELOGRANO. Nel succo della Punica granatum sono presenti polifenoli fra cui tannini
idrolizzabili e polifenoli: dei tannini idrolizzabili fanno parte ellagitannini (punicalagina) e
gallotannini che per idrolisi danno rispettivamente acido ellagico e acido gallico; fra i flavonoidi
troviamo antocianine come delfinidina, cianidina e pelargonidina + il succo contiene fenoli
come l'acido ellagico + contiene anche antiossidanti come vitamina C, vitamina E, coenzima Q,
e acido lipoico. In esperimenti in vivo la punicalagina ha dimostrato un miglioramento del
profilo lipidico dopo 15 giorni: un gruppo di animali è stato preso come controllo, un gruppo è
stato trattato con punicalagina, un gruppo con streptozotocina (induce iperlipidemia e
iperglicemia), e un ultimo gruppo con streptozotocina e punicalagina → il trattamento con
punicalagina porta ad una riduzione significativa dei trigliceridi e dei lipidi totali + il
trattamento con streptozotocina e punicalagina riduce in modo significativo il contenuto di LDL
e di lipidi totali. La punicalagina diminuisce i lipidi totali, le LDL, il colesterolo, i trigliceridi e le
VLDL, e aumenta le HDL in condizioni di iperlipidemia. Però l’analisi di studi controllati
randomizzati non stabilisce nessun effetto fra il consumo di succo di melograno e il profilo
lipidico dell'uomo; per evidenziare il risultato vengono utilizzati dei Forest plot: la linea
perpendicolare centrale corrisponde a “nessun effetto”, ogni linea orizzontale rappresenta uno
studio, e più il quadrato è grande, più soggetti sono coinvolti nello studio 🡪 la media dei
risultati dà come risultato finale che il succo di melograno non ha nessun effetto nell'uomo,
mentre sugli animali sì: di 12 studi, 4 sono a favore e gli altri 8 dimostrano che non c'è nessun
effetto, c'è una variabilità molto ampia. L'EFSA non ha autorizzato il claim salutistico sugli
integratori di melograno, che riguardava il mantenimento dei livelli normali di colesterolemia,
ma il melograno viene comunque molto utilizzato come integratore: si trova sotto forma di
compresse, succo, semi essiccati e tisane, e si può trovare da solo o combinato con ribes nero,
riso rosso, vite rossa, coenzima Q, aloe, o sali minerali.
BERGAMOTTO. Viene utilizzato il succo del Citrus bergamia: è ricco di polifenoli, in particolare
naringenina (ha una parte gliconica rappresentata da due glucosi, e una parte agliconica che è
costituita da naringenina), brutieridina (derivato idrossilato e metossilato della naringenina) e
melitidina (l'aglicone è rappresentato dalla naringenina, mentre la parte zuccherina è
rappresentata da glucosio). Come il riso rosso fermentato e le statine inibisce la sintesi del
colesterolo, inibisce l'idrossimetilglutaril CoA reduttasi. È stato fatto uno studio su 3 gruppi di
pazienti, al primo è stato dato un placebo, al secondo gruppo è stata data una miscela di
polifenoli di bergamotto alla dose di 500 mg/die, al terzo gruppo è stata data la stessa miscela
alla dose di 1000 mg/die → dopo 31 giorni i gruppi che hanno assunto i polifenoli hanno avuto
un calo significativo di colesterolo e LDL, ed è aumentata significativamente la concentrazione
di HDL. Raddoppiando la dose di polifenoli non ho un effetto raddoppiato, sono sufficienti 500
mg per avere un effetto positivo. Attualmente non ci sono claim autorizzati dall'EFSA per
prodotti a base di bergamotto, ma si trovano integratori in forma di succo o capsule che
contengono bergamotto da solo o associato a riso rosso fermentato, vitamina C, e B6.
OLIO DI OLIVA. I principali polifenoli dell’olio d’oliva sono idrossitirosolo, tirosolo, oleuropeina
(contiene idrossitirosolo, acido elenolico e glucosio) + in minori quantità oleocantale, acido
siringico, acido vanillico, acido caffeico, acido cumarico. L'EFSA ha autorizzato un claim
salutistico che dice che i polifenoli dell'olio di oliva proteggono i lipidi plasmatici dallo stress
ossidativo: l'olio deve contenere almeno 5 mg di idrossitirosolo e dei suoi derivati (oleuropeina
e tirosolo) per 20 g di olive; la dose giornaliera dovrebbe essere di 20 g di olio d'oliva (in
presenza di grandi quantità di lipidi, avviene più facilmente lo stress ossidativo).
INTEGRATORI DI ACIDI GRASSI OMEGA 3. L’EFSA ha autorizzato un claim che dice che l'acido
alfa linolenico (ALA) contribuisce al mantenimento dei livelli normali di colesterolemia; la dose
consigliata è di 2 g di ALA al giorno.
La celiachia è riconosciuta come malattia sociale, il Ministero della Salute definisce i tetti
massimi per l'erogazione gratuita di prodotti dietetici senza glutine: 45 euro mensili per i
bambini da 0-6 mesi, 120 euro mensili per gli adulti; alla donna spetta un contributo mensile
inferiore rispetto all'uomo, perché ha un fabbisogno energetico minore rispetto all'uomo. Per
poter avere questo contributo è necessario il certificato del medico e l'autorizzazione firmata
dalla ASL.
Il quadro normativo di riferimento stabilisce che la scritta “senza glutine” può essere posta in
etichetta solo dopo la concessione da parte del Ministero della Salute, e solo gli alimenti
prodotti presso stabilimenti autorizzati possono riportare sulla confezione questa indicazione.
Si distinguono due categorie di prodotti: gluten free o senza glutine sono i prodotti in cui il
glutine residuo non supera le 20 ppm, sono privi di glutine o deprivati + very low gluten o
bassissimo tenore di glutine sono i prodotti con tenore di glutine non superiore a 100 ppm,
sono a base di ingredinti privati del glutine → in base alla gravità della patologia il medico
prescriverà gli uni o gli altri prodotti. La spiga barrata è un simbolo registrato che descrive i
prodotti gluten free.
I canali di distribuzione dei prodotti senza glutine sono le farmacie e la grande distribuzione,
ma negli ultimi anni c'è stato un aumento di vendite nella grande distribuzione e un calo nelle
farmacie a causa della concorrenza; non tutte le farmacie hanno prodotti per celiaci.
DIETE IPERPROTEICHE
Dieta Dukan: prevede un apporto del 70% di proteine, del 20% di lipidi e del 10% di carboidrati,
è una dieta iperproteica. Si compone di 4 fasi: le fasi di attacco e crociera fanno perdere molto
peso + le fasi di blocco e stabilità servono per mantenere il peso, ma nel momento in cui si
ricomincia a mangiare normalmente si riacquistano tutti i kg persi e anche di più, è stato
testato scientificamente (Dukan è stato radiato dall'albo). Dieta tisanoreica: prevede
l’introduzione di un 75% di proteine, un 15% di lipidi, e un 5 % di carboidrati. Nella prima fase
intensiva si perde peso e nella seconda fase di stabilizzazione si stabilizza il peso. Questa dieta
comprende due cofanetti, ognuno dura 7 giorni e costa intorno ai 150 euro: la prima settimana
prevede 10 pasti, la seconda settimana prevede qualche pasto in più.
Dieta delle 3 emme (mantenimento massa magra): prevede l’introduzione di un 70% di
proteine, un 20% di lipidi e un 10% di carboidrati. Si compone di 4 fasi: nelle prime due fasi
(reset e restart) si perde peso, nelle ultime due fasi (remix e regular) si stabilizza il peso.
Prevede l’uso di integratori fitoterapici che contengono piante officinali per integrare le quote
di sali minerali che mancano con questo tipo di dieta.
Dieta galileo: prevede un apporto del 70% di proteine, del 20% di lipidi e del 10% di
carboidrati. Comprende una fase di impatto in cui si perde peso, poi una fase in cui si bilancia,
e una fase in cui si mantiene il peso. Si tratta di piatti liofilizzati, ognuno costa 5-7 euro.
Le diete iperproteiche hanno dimostrato una eliminazione di calcio, che comporta un rischio di
osteoporosi e calcoli renali + si ha un danno renale che determina un aumento di acido urico e
insufficienza renale + si hanno malattie cardiovascolari dovute a un aumento della pressione
sanguigna e aumento della colesterolemia + si ha chetosi che prevede la formazione di corpi
chetonici che danno acidosi metabolica (il fatto che si vogliano bruciare le riserve di grasso in
modo veloce è indotto dalle diete stesse). Da un punto di vista scientifico sono tutte diete da
sconsigliare.
L'EFSA stabilisce che il sostituto del pasto deve contenere minimo 600 Kcal/die, 75-105 g/die di
proteine, 30 g/die di glucidi, 1,4 g/die di acido linoleico e acido linolenico, e vitamine e sali
minerali in base alle dosi giornaliere consigliate. I sostitutivi del pasto possono essere sotto
forma di barrette, biscotti, polveri o primi piatti liofilizzati. In etichetta deve essere presente la
scritta “ammessa la sostituzione di più pasti” + ci devono essere le istruzioni per una adeguata
preparazione ove necessario, e raccomandazioni a seguire tali istruzioni per ottenere una
migliore preparazione + deve esserci l'indicazione che il prodotto è utile nell’ambito di una
dieta ipocalorica comprendente necessariamente altri alimenti. L'EFSA ha stabilito due claim
salutistici per i sostituti del pasto: un claim riguarda la riduzione del peso corporeo per soggetti
in sovrappeso che desiderano ridurre il loro peso corporeo, e che stanno conducendo un
regime ipocalorico + un claim riguarda il mantenimento del peso corporeo ed è rivolto a
soggetti in sovrappeso che desiderano mantenere il loro peso corporeo, dopo una significativa
perdita di peso, che quindi hanno concluso un regime ipocalorico.
FRUTTOLIGOSACCARIDI. Sono oligomeri del fruttosio uniti mediante legami beta glucosidici 1-
2, alla cui estremità è presente un'unità di glucosio legato tramite legame beta 1-2. Se
contengono 3-10 unità di fruttosio si parla di fruttoligosaccaridi, mentre se contengono più di
10 unità di fruttosio prendono il nome di fruttani. Sono glucidi largamente diffusi in natura, si
trovano soprattutto negli organi di riserva di Composite e Graminacee. I fruttoligosaccaridi
sono prebiotici: non vengono digeriti e rappresentano il substrato dei lattobacilli e dei
bifidobacilli, questo comporta una regolazione dell'immunomodulazione e un effetto
antimicrobico, in più aumenta la massa e l’eliminazione fecale + determina la fermentazione
microbica con produzione di acidi grassi a corta catena e acido lattico: questo porta ad una
diminuzione del pH e quindi ha effetto antimicrobico e favorisce l'assorbimento di Ca++ e Mg+;
acido lattico e acidi grassi a corta catena rappresentano una fonte energetica per le cellule. I
fruttoligosaccaridi determinano anche un aumento di grelina e oxintomodulina che sono
prodotte nell'intestino e sono modulatori del dispendio energetico: diminuiscono l'introito di
cibo, l'aumento di peso e l’aumento della massa grassa. Gli integratori a base di
fruttoligosaccaridi sono commercializzati sotto forma di polvere, compresse o capsule: si
possono trovare da soli o in associazione al magnesio e alle vitamine del gruppo B.
FASEOLAMINA. È una glicoproteina che viene estratta dal baccello del fagiolo bianco: ha
un'attività inibitoria nei confronti dell'alfa-amilasi, quindi inibisce l'assorbimento dei
carboidrati (amido). Studi clinici hanno dimostrato che la faseolamina riduce il peso corporeo e
sembra che riduca la percentuale di grasso corporeo e l’indice di massa corporea; nonostante
questo l'EFSA non ha autorizzato un claim salutistico, perché i dati raccolti non sono ancora
sufficienti. Gli integratori di faseolamina si trovano in compresse o in capsule: possono
contenere solo faseolamina oppure faseolamina associata con cromo trivalente, estratti
vegetali e vitamina B6.
SALATRIM. È un acronimo che indica una molecola trigliceridica con acidi grassi a catena corta
e lunga, appartiene ai nuovi ingredienti alimentari regolamentati: fornisce 6 Kcal per 1 g,
riduce l'apporto calorico dei grassi. Può essere costituito da acido stearico, acido acetico, acido
propionico o acido butirrico. La legge stabilisce che si deve ottenere dalla triacetina (glicerolo
che esterifica acido acetico in posizione 1,2,3), dalla tripropionina (glicerolo che esterifica
acido propionico), o dalla triabutirina (glicerolo che esterifica acido butirrico): avviene prima
un'idrolisi, poi avviene una riesterificazione con olio idrogenato di canola, soia, cotone o
girasole. Il salatrim ha dimostrato un modesto effetto sulla riduzione dell'appetito: al primo
gruppo di soggetti è stata data una colazione con brioche con margarina, ad un secondo
gruppo una brioche contenente salatrim 🡪 valutando la fame, la sazietà, la pienezza e il
consumo alimentare prospettico (la prospettiva di mangiare ancora) ha dimostrato un
modesto effetto sui 4 parametri che delineano l'appetito. Lo troviamo in commercio come
ingrediente nei prodotti da forno e di pasticceria.
Oli e grassi si classificano in base alla natura in oli e grassi animali e oli e grassi vegetali: si parla
di olio quando la sostanza lipidica è liquida a T ambiente, mentre si parla di grasso quando a T
ambiente è solida. I grassi animali sono il burro, lo strutto (parte lipidica del maiale), il sego
(parte lipidica del bovino), e gli oli di pesce + gli oli vegetali sono gli oli che si ottengono dai
frutti, dai semi, oppure come sotto prodotti dell’industria enologica, conserviera, amidacea e
tessile (olio di vinacciolo, olio d mais, olio di cotone). L’olio di cartamo è costituito
principalmente da un trigliceride che esterifica acido oleico nelle 3 posizioni. Esistono due
varietà, la varietà normale contiene più acido linoleico, mentre la varietà alto oleico contiene
più acido oleico. La varietà normale e alto oleico contengono steroli diversi.
L’olio di sesamo contiene principalmente un trigliceride che esterifica in posizione 1 l’acido
oleico e in posizione 2 e 3 l’acido linoleico 🡪 l’olio contiene alte quantità di acido linoleico.
Nell’olio è presente il sesamolo: è un fenolo ossidante che deriva dall’idratazione della
sesamolina.
L’olio di arachide è costituito prevalentemente da un trigliceride che esterifica acido oleico
nelle tre posizioni, quindi conterrà maggiormente acido oleico. Lo sterolo principale è il beta-
sitosterolo, come in tutti gli altri oli. Una volta che è stato tolto l’olio, dal seme si può ottenere
la farina: viene detta farina isoleata, ha una buona percentuale proteica, viene utilizzata nei
mangimi.
L’olio di ricino contiene una percentuale elevatissima di acido ricinoleico: è un C18 con un
doppio legame in 9 e ha un ossidrile in posizione 7. Nel seme sono contenute due tossine, la
ricinina è un alcaloide molto tossico + la ricina è una proteina composta da due subunità con
due funzioni diverse, la subunità A inattiva il ribosoma, quindi inibisce la sintesi proteica,
mentre la subunità B è una lectina: per evitare che queste tossine finiscano nell’olio, si fa
un’estrazione a caldo in modo da disattivarle.
L’olio di girasole si trova in due varietà, una normale e una alto oleico: in quella normale l’acido
prevalente è il linoleico, mentre nell’alto oleico è presente maggiormente acido oleico. La
farina ha un alto valore proteico, fino al 60%, e anche questa viene utilizzata a livello
mangimistico. L’olio di girasole contiene acido clorogenico: si lega alle proteine formando un
complesso che risulta scarsamente digeribile.
L’olio di colza esiste in due varietà, altro erucico e basso erucico: l’acido erucico è un acido
grasso che contiene un solo doppio legame e 20 atomi di C. È stata messa a punto una varietà
a basso erucico perché si è scoperto che dava problemi alla tiroide. Esistono inoltre varietà a
zero erucico, a doppio zero erucico (contiene zero erucico e zero glicosinolati), varietà a triplo
zero erucico (contiene zero erucico, glicosinolati e fibre, che rendono poco digeribili le
proteine). L’acido oleico è l’acido grasso prevalente.
L’olio di mais contiene principalmente acidi grassi che esterificano acido oleico, acido linoleico
e acido linoleico. L’acido grasso maggiormente presente è l’acido linoleico.
L’olio di cotone è costituto principalmente da trigliceridi che esterificano acido palmitico o
palmitoleico, linoleico e linoleico; l’acido palmitoleico è un acido grasso monoinsaturo a 16
atomi di C. L’acido linoleico è l’acido grasso prevalente. L’olio di cotone contiene gossipolo: è
un polifenolo che si lega al ferro dell’emoglobina e ostacola la formazione di protrombina 🡪
per evitare la sua presenza nell’olio, viene estratto prima dell’estrazione dell’olio; il limite di
legge e 200 mg/kg. Il gossipolo è un pigmento bruno scuro, per questo motivo l’olio che lo
contiene è facilmente identificabile.
L’olio di soia è costituito principalmente da un trigliceride composto da 3 molecole di acido
linoleico. L’olio di vinaccioli si ottiene per lavorazione del vino, è costituito principalmente da
un trigliceride che esterifica 3 molecole di acido linoleico.
L’olio di lino è composto principalmente da acido linolenico, ha una fonte altissima di
omega3 ma solo il 10% viene convertito in EPA e DHA (è più efficace un'integrazione di
pesce). L’olio di riso contiene in uguale quantità acido oleico e linoleico.
Per ricavare l’olio il seme viene essiccato, pulito (la pulitura serve per eliminare le sostanze
estranee presenti nel seme), decorticato, sminuzzato, viene fatto un pretrattamento diverso
per ogni tipo di seme, poi avviene l’estrazione per pressione o con l’utilizzo di un solvente
organico (cloroformio, esano). Se l’estrazione viene fatta per pressione non è necessario il
successivo processo di rettifica, mentre se viene fatta con solvente è obbligatoria la rettifica,
altrimenti l’olio non è commestibile. Ci possono essere anche estrazioni miste. Di solito si fa
un’estrazione con solventi quando la quantità di olio nel seme è bassa, 1020%, altrimenti la
resa sarebbe così bassa che l’olio verrebbe a costare tantissimo. Una volta che si fa l’estrazione
si ottiene l’olio, quello che rimane del seme spremuto prende il nome di pannello: da questo si
possono ottenere delle farine quando il livello proteico è buono.
In un acido grasso sono reattivi i gruppi metilenici finali, i gruppi carbossilici finali, i doppi
legami e i gruppi metilenici vicini al doppio legame. Il doppio legame può essere suscettibile di
reazioni di epossidazione: può addizionare un atomo di O e formare eteri ciclici (epossidi) +
può subire ossidazione: si possono formare i glicoli + si possono addizionare acidi alogenidrici:
gli acidi bromidrico, cloridrico, iodidrico possono reagire col doppio legame e formare
alogenuri alchilici + può subire idratazione: al doppio legame si può addizionare acqua e si
formano alcoli + si possono addizionare alogeni: in presenza di Cl, Br, si formano dialogenuri +
si può avere idroalogenazione: in presenza di acido ipocloroso si formano idrossi alogenuri +
può avvenire autossidazione e si possono formare idroperossidi + in seguito a isomerizzazione
si possono formare doppi legami coniugati.
Le reazioni di idrogenazione si utilizzano in campo alimentare per ottenere grassi solidi da
grassi liquidi: il punto di fusone degli acidi grassi aumenta all’aumentare del numero di atomi
di C + a parità di atomi di C il punto di fusione diminuisce all’aumentare dei doppi legami,
quindi diminuendo i doppi legami aumenta il punto di fusione e si può ottenere un grasso da
un olio. Il grasso solido è più pratico del grasso liquido nel confezionamento e nell’utilizzo.
L’idrogenazione prevede l’addizione di idrogeno al doppio legame: si formano un grasso e
calore. La reazione da grasso insaturo a saturo è l’idrogenazione, mentre la reazione inversa è
la deidrogenazione. L’idrogenazione per essere più veloce prevede l’utilizzo di catalizzatori
come nichel, platino, palladio: si parla di selettività linoleica S1 quando si utilizza un
catalizzatore che arriva a idrogenare fino all’acido grasso monoinsaturo: ottengo un grasso che
ha almeno un doppio legame, non riesco a ottenerlo saturo + si ha selettività linolenica S2 se si
arriva a idrogenare fino all’acido grasso diinsaturo + la selettività di isomerizzazione specifica
S1 indica il numero di doppi legami in trans che si formano + la selettività trigliceridica St indica
la selettività di idrogenazione di un doppio legame di un solo acido grasso del trigliceride.
L’idrogenazione avviene in 4 passaggi: nel primo passaggio si ha l’adsorbimento dell’acido
grasso e dell’H2 sul catalizzatore + le molecole di H, il doppio legame C-C e il catalizzatore
formano un complesso attivato + si ha il trasferimento dell’H sui C dell’acido grasso + si ha il
distacco dell’acido grasso dal catalizzatore. L’acido oleico ha una funzione nel nostro
organismo, mentre i prodotti della sua isomerizzazione per noi sono inutilizzabili.
È possibile cambiare lo stato fisico di un grasso anche attraverso un processo di
cristallizzazione e interesterificazione. È possibile effettuare cristallizzazione frazionata se la T
di fusione degli acidi grassi è >10°C: raffreddando l’olio elimino gli acidi grassi con un alto
punto di fusione + interesterificazione: il trigliceride in presenza di un catalizzatore (sodio
metilato) e lipasi (microbiche o fungine) viene idrolizzato e si ottengono glicerolo e acidi grassi,
successivamente viene riesterificato e si ottiene il trigliceride. Esempio: dall’olio di palma per
cristallizzazione frazionata si ottiene stearina + dall’olio di palmisti si ottiene oleina: per
miscela di stearina e oleina attraverso transesterificazione si formano un nuovo grasso con
punto di fusione di 37°C: è facilmente utilizzabile ma dal punto di vista alimentare e funzionale
è pessimo.
In farmacia possono essere venduti oli dietetici vitaminizzati: devono contenere molti acidi
grassi polinsaturi + la percentuale di acido linoleico minima deve essere il 45% + gli acidi grassi
trans non devono superare il 3% (non sono nutrizionali) + si possono utilizzare additivi definiti
+ la vitamina B6 deve essere presente nella misura minima di 1 mg/g di acido linoleico + la
vitamina B6 è solubile e deve essere presente come derivato liposolubile, 2-3 mg/100 g di
prodotto + la vitamina A e la vitamina D sono facoltative. L’olio dietetico vitaminizzato viene
prescritto per bambini che hanno difficoltà nell’accrescimento, oppure per persone anziane
come arricchimento nutrizionale.