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[MOMENTO FLETTENTE]
Nella scorsa lezione abbiamo visto il taglio e tracciato il suo diagramma. Oggi vedremo il momento
flettente.
I vincoli esercitano delle azioni, anzi delle reazioni – che sono sostanzialmente 3 nel campo del 2D,
mentre nel 3D ne saranno 6 (e in realtà anche le caratteristiche interne diventano 6 nel 3D) – e
abbiamo fatto un parallelo con le caratteristiche interne. Se, cioè, immaginiamo che un vincolo non sia
necessariamente un oggetto esterno, ma una qualsiasi porzione di struttura può essere vincolo per
un’altra, allora le reazioni vincolari interne (che sono quelle esercitate da una porzione di struttura
verso l’altra) le abbiamo ribattezzate caratteristiche della sollecitazione.
In pratica, immaginiamo di avere un tratto che è estratto da una struttura, con una certa normale
uscente sulle due facce (Figura 1). Guardando alla
faccia a destra individuiamo: uno sforzo normale N →,
che sarebbe un parente della reazione orizzontale di un
M
eventuale incastro (perché se immaginiamo che quello T
che abbiamo tolto è un incastro per questa porzione di M N
struttura che stiamo guardando, la reazione N T
orizzontale sarebbe N); poi abbiamo un taglio, che per
come l’abbiamo definito positivo (a destra rispetto alla
normale uscente) è T ↓; poi abbiamo una coppia che
chiameremo momento flettente M ↻. Sulla faccia Figura 1.
opposta, avremo le stesse forze.
Notate che per come sono disegnate, le prendiamo in genere positive, ma potrebbe generare
confusione la consuetudine che gli sforzi N nel campo della Tecnica delle costruzioni si prendono
positivi al contrario. Però, visto che in questo corso studiamo più la Scienza delle Costruzioni che la
Tecnica delle Costruzioni, useremo la convenzione già detta, che è tipica di questa materia (anche i
libri di testo usano tale convenzione): si prendono positivi gli sforzi normali di trazione.
Se guardiamo il nostro elemento, che è una porzione di una trave, è teso quando N è positivo; avrà un
taglio positivo quando è uscente a destra; il momento flettente è positivo, per ora, nel verso
indicato. Per il solo momento flettente in realtà resta la difficoltà di stabilire il verso positivo, perché
quando avremo strutture ad assi che si inclinano, sarà più facile dire quali sono le fibre tese (e stabilire
da ciò il verso di M). Proprio perché non è semplice dire quale è M positivo, tracciamo sempre il
diagramma del momento dal lato delle fibre tese, allora non ci interesserà tanto qual è M positivo
(tuttavia ci potrà essere la congruenza con il segno del taglio che vedremo più avanti), ma che esso
abbia il verso delle fibre tese.
Nella scorsa lezione abbiamo introdotto, su una mensola, il principio di sezionamento. In pratica, in
cosa consiste tracciare il diagramma del taglio, oppure quello del momento, oppure quello dello sforzo
normale? Immaginiamo di avere una trave con una certa forza F applicata in un punto B (Figura 2), la
domanda è: quanto vale il taglio? Quanto vale, cioè, la azione che agisce nella direzione del taglio su
una porzione di elemento?
Figura 2.a. Figura 2.b.
Se ad esempio voglio sapere quanto vale il taglio nel punto P, devo tirare fuori il pezzo di trave e
vedere cosa succede su di esso. Abbiamo detto che facciamo un sezionamento nel punto P e ci
domandiamo: chi ci dà taglio? Chi di dà sforzo normale? Chi ci dà momento flettente?
Ossia la domanda da porci è: quanto valgono T, N e M? Quanto valgono queste fittizie reazioni interne
se immaginiamo che la parte a sinistra del sezionamento in P sia un vincolo per l’altra, e viceversa,
ossia che si abbia un incastro?
Ogni punto della trave, infatti, è un incastro interno: esso vincola, mantiene uguale lo spostamento
verticale, lo spostamento orizzontale e mantiene uguale la φ, perché se ruota a destra di una quantità
ruoterà anche a sinistra della stessa quantità. Pertanto ogni punto si dice “incastro” e poiché non è
esterno, ma fa parte della struttura si aggiunge l’aggettivo “interno”.
Abbiamo fatto già questi ragionamenti nella scorsa lezione. Tutte queste operazioni coincidono nel
togliere tutta la parte di struttura che sta dal lato opposto al sezionamento che facciamo. Allora ci
chiediamo: tutto quello che ho tolto dava taglio? In questo caso no,
per ora non consideriamo la forza-peso, quindi non ci sono forze
esterne e non c’è nulla che dà taglio. Possiamo dire che (essendo x
la posizione del generico punto P lungo un asse sovrapposto alla
trave), T(x) = 0 nel tratto in cui P è compreso fra i punti B e C
(Figura 3) *. Figura 3.
Quindi utilizziamo le Equazioni Cardinali della Statica (ECS) che ho scritto per tutto il corpo, inclusi i
vincoli. In realtà dire “inclusi i vincoli” è ambiguo perché le ECS si basano su un principio, mentre in
realtà gli anglosassoni lo chiamano Free Body Diagram (“Diagramma del Corpo Libero”), perché se ho
un vincolo non posso scrivere un’equazione. Tutto quello che fa il terreno, infatti, che è un sistema
fisso, non so quanto vale, quindi non posso scrivere le forze corrispondenti. Prima devo sempre
eliminare il vincolo, sostituirlo con le sue reazioni per avere così un corpo libero nello spazio, e del
quale corpo libero poi posso scrivere le tre equazioni di equilibrio. Il concetto, quindi, è sempre quello:
fare dei sezionamenti, tirare fuori delle porzioni, che non hanno più nessuna connessione col resto, e
ciascuna parte libera avrà delle azioni/reazioni. Queste azioni/reazioni, quelle, cioè, che arrivano dalle
parti che ho tolto, in aggiunta a quelle esterne che vi gravano sopra, devono essere globalmente in
equilibrio tra loro. E questo non è nient’altro quello che abbiamo fatto nel caso esaminato. Se lì il taglio
non fosse nullo, il corpo, con una forza (di taglio) verso l’alto, non sarebbe più in equilibrio.
IMPORTANTE: Il diagramma del taglio avrà un salto solo in corrispondenza di una forza. Qualunque
altro ente che non sia una forza (orientata come il taglio) non genera variazioni di taglio.
Fisicamente significa che se io passo per il punto di applicazione di una coppia e mi chiedo se c’è
qualcosa che dà taglio; è uscita una coppia in più, ma la coppia non dà taglio.
Adesso invece vediamo che succede con il momento flettente M. Considero a il valore del braccio della
forza F applicata in B, che sia più piccolo della luce ℓ, la quale sostanzialmente è la lunghezza della
trave (l’origine x=0 è in A). Mettendomi in un generico punto P di ascissa x, facendo un sezionamento e
buttanto tutto ciò che c’è a destra di P, mi posso chiedere cosa mi dà momento flettente a destra di P
(Figura 8). Se il punto P si trova tra i punti B e C, non ci sono forze. Ossia:
per x ≥ a, M(x)=0.
Volendo tracciare il diagramma del momento M(x): per non far confusione, specie quando le strutture
non sono orizzontali ma oblique, il consiglio è quello di tracciare il diagramma dal lato delle fibre tese.
Quindi M(x) è una funzione lineare, e il suo diagramma (Figura 9) è una retta che ha valori negativi e
crescenti da MA=–Fa per x = 0, a MB=0 per x = a.
La cosa importante è che ho tracciato il diagramma dal lato delle fibre tese. Infatti, se su questa
mensola o trave ho una forza essa inflette e tende sopra e comprime sotto, perciò le fibre tese sono dal
lato di sopra, e così anche il diagramma di M(x). Perciò piuttosto che dire se il diagramma di M(x) è
positivo o negativo è più giusto dire di tracciarlo dal lato delle fibre tese. Che si intende per fibre? Se
immaginate questa trave fatta, per esempio, da un pacco di lunghi spaghetti, ci saranno degli spaghetti
più esterni sopra che si allungano e altri più interni sotto che si accorciano. Quindi il diagramma del
momento lo metto dal lato di sopra perché sopra ci sono gli “spaghetti” che si allungano.
Se cambio struttura? O, meglio, se sulla stessa struttura ci metto una coppia anziché una forza che
cosa succede? Prima domanda: mi metto in un punto P qualsiasi e mi chiedo quanto vale il taglio
(Figura 10)? In realtà la primissima cosa è calcolare le reazioni vincolari, anche se in questo caso è
immediato. Per calcolare le reazioni vincolari devo cancellare
il vincolo e sostituirgli le reazioni che esso genera: RVA, RHA e
RMA. Per trovarle scrivo le ECS. Poiché non ci sono altre forze
né verticali né orizzontali, sia RVA sia RHA sono in equilibrio
solo con se stesse e quindi sono nulle; rispetto al polo A RMA è
in equilibrio con , quindi sono uguali e opposte:
R VA = 0
ECS: { R HA = 0
↻𝐀 R MA + = 0 ⇔ R MA = −
RICORDA: le unità di misura di una coppia sono [Forza∙Lunghezza] = [N∙m] oppure [kN∙m] oppure
[N∙mm].
Ora rifacciamoci la domanda di prima: c’è qualcuno che mi dà taglio? No, ovunque faccia il
sezionamento (Figura 11.a) il taglio è sempre nullo e quindi il diagramma del taglio T(x)=0 coincide
con l’asse x (Figura 11.b). D’altronde so che ci sarebbe un salto solo in presenza di una forza, ma qui
non c’è nessuna forza e quindi è giusto che il taglio sia ovunque nullo.
Ora mi chiedo se ci sia qualcosa che mi dà momento flettente.
Mi metto in P, opero il sezionamento come visto nel caso
precedente e, guardando a destra, non c’è nulla che mi dà
momento flettente. Per sicurezza guardo anche a sinistra di P
e trovo due coppie che però sono uguali e opposte, pertanto il
momento flettente nella zona a destra della coppia data è
nullo. Adesso mi metto in un punto PI e faccio il
sezionamento (Figura 11.a): se guardo a destra di PI trovo la
coppia − , e anche se guardo a sinistra trovo − . Il segno
negativo ci vuole perché per me a destra deve essere positivo
quello che tende le fibre di sotto, a sinistra deve essere
positivo quello che tende le fibre di sotto, e qui sia guardando
a destra che a sinistra del punto PI è sempre di segno opposto
(la coppia tende le fibre di sopra); quindi avrò sempre − Figura 11.
(Figura 11.c).
Ancora una volta, ciò che conta più di tutto è tracciare il diagramma di M(x) dal lato delle fibre tese. E
qui il lato delle fibre tese è quello di sopra, perché è evidente che, se viene data una coppia, [la trave] si
inflette verso l’alto, quindi le fibre tese sono quelle di sopra e le fibre compresse sono quelle di sotto.
Se non riuscite a vederlo, prendete una gomma e cominciate a infletterla per vedere le fibre tese e le
fibre compresse quali sono.
Adesso proviamo a fare un passo avanti. Per prima cosa introduciamo il carico distribuito.
Per esempio se questa trave è fatta di un certo materiale essa avrà un certo peso, che non è una forza
concentrata. Se la trave pesa, per esempio, 50kg, vuol dire che (ora non pensate al vincolo) in
mezzeria, ovvero nel suo baricentro c’è una forza concentrata di 50kg. In realtà, però, questa forza è
ovviamente la sua risultante R, perché non è vero che la forza è tutta in mezzeria ma è spalmata
sull’intera lunghezza della trave. E quindi posso introdurre una nuova quantità, il carico q, ed è un
carico cosiddetto lineare, perché la risultante R è divisa uniformemente per tutta la lunghezza ℓ: q =
R/ℓ.
RICORDA: le unità di misura del carico q sono [Forza/Lunghezza] = [N/m] oppure [kN/m].
Il carico rappresenta dunque un insieme di piccole “forzettine” in fila, che integrate, cioè prese insieme
per una certa lunghezza, danno luogo a una forza (Figura 12).
Se voglio determinare le reazioni vincolari è sufficiente ragionare, solo per quelle, sulla R. Per tracciare
il diagramma del taglio e del momento, invece, non sarà corretto parlare di R.
Per come abbiamo scritto R = q∙ℓ, ed è piazzata a x = ℓ/2, poiché il carico è uniforme (esistono pure, li
vedremo in seguito, dei carichi non uniformi ma ad esempio triangolari come nel caso della pressione
idrostatica di un fluido; la sua risultante, pari a R = q∙ℓ/2 è piazzata alla distanza di ℓ/3, cioè a 1/3
dalla base, e a 2/3 dalla punta di sopra del triangolo). Qui il nostro carico è un rettangolo di base ℓ e
altezza q, e banalmente R sta a ℓ/2 e vale l’area del rettangolo q∙ℓ.
Allo stesso modo posso chiedermi quanto vale il momento flettente M. Se mi metto sull’estremità non
ho coppie, quindi M(x=ℓ) = 0. Man mano che torno indietro, accade che ho una porzione di carico che
vale (risultante) q ∙ (ℓ − 𝑥) che ha anche un braccio (ℓ − 𝑥)/2. Quindi avrò che:
ℓ−𝑥 (ℓ−𝑥)2
per x = ℓ, M=0; per 0 < x < ℓ, M = − q ∙ (ℓ − 𝑥) ∙ 2
=−q 2
; per x = 0, M = − q ℓ2 /2.
Proviamo a cambiare schema. Sempre con un carico ma prendiamo una struttura diversa, cioè una
trave appoggiata appoggiata. La trave è lunga ℓ. Da un lato c’è un carrello, dall’altro c’è una cerniera: la
struttura è isostatica (non ve lo dico sempre che la struttura è isostatica perché ragioneremo per un
po’ su strutture isostatiche, ma tenetelo presente, e come esercizio potete sempre andare a fare un
criterio dei centri o contare i gradi di libertà che ha la struttura e quanti ne andate a togliere con i
vicoli che ci mettete).
Come si calcolano le reazioni vincolari? Solo per questo scopo, lo abbiamo detto già, possiamo
sostituire il carico con la sua risultante R che quindi è
uguale a R = q ℓ (Figura 16). Abbiamo visto nella scorsa
lezione che per una trave appoggiata appoggiata con una
forza in mezzeria le reazioni vincolari verticali in A e
quella in B valevano entrambe F/2. Nel nostro caso F≡R
quindi RVA=RVB=qℓ/2. C’è anche una reazione vincolare
orizzontale che però è nulla RHB = 0.
Figura 16.
Il carico lo sostituiamo con le “freccettine” e i vincoli con le
reazioni suddette, così abbiamo uno schema su cui
ragionare per trovare il taglio e il momento flettente alla
solita maniera. Ricordatevi che la forza risultante R che
abbiamo messo vale solo per ragionare sulle reazioni
vincolari, mentre quando andiamo a vedere il taglio e il
momento flettente non la devo più guardare, ma devo,
Figura 17. invece, tenere conto di come è fatto il carico per capire il
taglio e il momento.
Mi metto a una distanza x qualsiasi (Figura 17), e qua già a occhio mi accorgo che ovunque faccia il
sezionamento le condizioni saranno sempre le stesse, quindi potrò scrivere una funzione unica per la
mia struttura (è infatti fatta da un corpo solo, ed è una cosa che capita abbastanza frequentemente).
Quanto vale T(x)? Abbiamo detto che il taglio positivo è quello uscente a destra. Ci sono delle azioni
concordi (simili, equivalenti o come si voglia dire) a questo taglio? [Se guardiamo a destra] abbiamo la
RVB, che è discorde, e quindi prenderemo il suo valore col segno negativo (−q ∙ ℓ/2), e poi abbiamo
questa porzione di carico che è concorde e che vale quindi +q ∙ (ℓ − 𝑥):
T(𝑥) = − q ∙
ℓ
+ q ∙ (ℓ − 𝑥) per 0 < 𝑥 < 𝑙 **
2
Se guardiamo, per verifica, dall’altro lato, cioè a sinistra, troviamo RVA concorde, q ∙ ℓ/2, e il carico
discorde, −q ∙ 𝑥. Quindi avremo un’espressione di T(𝑥) che, è ovvio (date le condizioni di equilibrio dei
corpi a destra e a sinistra), equivale alla precedente:
ℓ ℓ
T(𝑥) = q ∙ 2 − q ∙ 𝑥 = q ∙ (2 − 𝑥) per 0 < 𝑥 < 𝑙
ℓ 𝑥 ℓ 𝑥2
M(𝑥) = (q ∙ ) ∙ 𝑥 − (q ∙ 𝑥) ∙ = q 𝑥 − q per 0 < 𝑥 < 𝑙
2 2 2 2
Se scriviamo guardando dall’altro lato, troveremo un’espressione di M(x) che se rimaneggiata
svolgendo le moltiplicazioni risulta evidente che è equivalente a quella appena scritta. Guardando a
destra, cioè, abbiamo il contributo di RVB positivo (perché concorde) che è pari a (q ∙ ℓ/2) e ha un
braccio pari a (ℓ − 𝑥), e poi la porzione del carico [q ∙ (ℓ − 𝑥)] che ha un braccio [(ℓ − 𝑥)/2] che è un
contributo orario, quindi opposto ossia discorde al mio M, quindi lo prenderò negativo. E dunque:
ℓ ℓ−𝑥
M(𝑥) = (q ∙ ) ∙ (ℓ − 𝑥) − q ∙ (ℓ − 𝑥) ∙ per 0 < 𝑥 < 𝑙
2 2
Quanto vale il momento in A, cioè per x=0? È ovvio che sia nullo, M(x=0) = 0. Siccome, infatti, in A c’è un
carrello (ma se ci fosse stata una cerniera sarebbe stata la stessa cosa) ho un vincolo che non si oppone
alle φ, e quindi che ruota liberamente. Il fatto che il vincolo ruoti liberamente è duale al fatto che non è
in grado di esercitare nessuna coppia, perché, come abbiamo detto nella scorsa lezione, se ci fosse una
coppia avrei un vincolo sulle φ. Quindi che in A il momento sia nullo, è una cosa ovvia, nel senso che se
non fosse così avremmo sbagliato qualcosa.
Analogamente sulla cerniera all’altro estremo, in B, ovvero per x=ℓ, quanto vale il momento flettente?
Per lo stesso motivo M(x=ℓ) = 0, perché c’è un vincolo che non è in grado di esplicare nessuna coppia.
In altre parole, se io mi tirassi fuori il pezzettino dell’estremità, avrei che laggiù potrebbe nascere una
coppia solo se avessi una coppia esterna, ma lì ora non ho coppie esterne.
Infatti, un estremo libero, oppure un vincolo nullo, non è in grado di opporsi a uno spostamento
verticale (e non genera nessuna forza verticale ⇒ T=0), né è in grado di opporsi a un’azione
orizzontale (e quindi lo sforzo normale ovvero la reazione orizzontale è nulla ⇒ N=0), e non è in grado
di opporsi a una φ (e quindi il momento sarà sempre nullo perché ruota come vuole ⇒ M=0). Quindi,
in un estremo libero, lo sforzo normale, il taglio e il momento flettente sono sempre nulli, a meno che
non ci metta io un’azione esterna, e allora saranno esattamente uguali a quell’azione.
Quindi, nel caso precedente [carico lineare sulla trave semplice fissa in A e non vincolata in ℓ], mi
sorprende se esce T=0, è un caso particolare dovuto a com’è fatta la struttura. Di base mi aspetto di
vedere sempre un taglio e un momento diversi da zero, e anche, se ci fosse, uno sforzo normale non
nullo. Sia qui [trave appoggiata appoggiata] sia nel caso precedente è un caso che N=0 per com’è fatta
la struttura perché non c’è alcuna forza coassiale o forza orizzontale, altrimenti me lo sarei dovuto
aspettare.
Dunque, nel nostro caso di trave appoggiata appoggiata il momento M(x) è una parabola nulla negli
estremi x=0 e x=ℓ. Le fibre tese, poiché per il carico la trave scende e si allunga sotto e si comprime
sopra, sono dal lato di sotto. Il diagramma del momento flettente quindi è una parabola che, poiché la
struttura e il carico sono simmetrici, avrà intuitivamente, per la simmetria, un massimo in ℓ/2. Se lo
vogliamo calcolare col solito sezionamento, ci mettiamo in x=ℓ/2 e guardando a sinistra vediamo che
abbiamo il contributo positivo della reazione verticale (q∙ℓ/2) per un braccio che è proprio (ℓ/2), e poi
abbiamo un contributo pari a metà del carico, (q∙ℓ/2), che è negativo ed ha un braccio che è la metà di
(ℓ/2), ossia ℓ/4. Pertanto:
ℓ ℓ ℓ ℓ 1 ℓ ℓ2 qℓ ℓ ℓ2 ℓ2 ℓ2
M ( ) = Mmax = (q ∙ ) ∙ ( ) – (q ∙ ) ∙ ( ∙ ) = q − ( ) ∙ ( ) = q − q = q
2 2 2 2 2 2 4 2 4 4 8 8
ℓ2
(Questo numero ha fatto la storia delle costruzioni, è famoso q 8
, il momento della trave appoggiata
appoggiata).
Quindi, per quanto detto, possiamo tracciare i diagrammi del taglio T(x) e del momento flettente M(x).
La pendenza della retta T(x) è pari a q, quindi c’è il legame di T con il carico. Ed è vero perché T varia
proprio per le “forzettine”, quindi è scalettato, e ha tanti balzetti quante sono le “forzettine”. Il
momento anche ha un suo legame con q, ci arriviamo tra un attimo.
Il taglio lo prendiamo, come sempre, positivo verso l’alto. In A, cioè per x=0, abbiamo una forza pari a
qℓ/2, quindi possiamo dire che T(x=0) ha un salto verso l’alto pari a qℓ/2. Questo si può rapidamente
verificare se si fa il sezionamento a x=0 e si tira fuori il relativo pezzetto di struttura: se guardo a
sinistra ho solo RVA= qℓ/2, che sarà in equilibrio con T, e anzi sono in equilibrio se e solo se sono uguali
e opposte e stanno sulla stessa retta d’azione (ma qui è banale perché questo tratto è così ristretto che
la sensazione che esso ruoti è sempre nulla).
Se vado oltre x=0, ci sarà man mano una “forzettina” che possiamo immaginare sia una unità q di
carico che genera un saltino e quindi la retta del taglio man mano scende con una pendenza pari al
saltino cioè a q.
O per lo meno, per capire la pendenza, posso vedere quanto vale il taglio in ℓ. Vale – qℓ/2, perché
dall’espressione di T(x):
Dunque, poiché agli estremi T vale qℓ/2 e – qℓ/2, ed è una retta, al centro vale T(ℓ/2)=0.
Il tratto di struttura di Figura 1 che avevamo disegnato all’inizio, rappresenta una condizione di
equilibrio dove il momento a destra è uguale a quello a sinistra, il taglio a destra è uguale a quello a
sinistra, e lo sforzo normale a destra è uguale a quello a sinistra. Quindi non varia mai nulla.
Che succede invece se varia qualcosa? C’è qualcosa in questo tratto che mi altera quelle quantità. Chi
può essere questo qualcosa? Un carico ad esempio!
MD − M S + = 0 ⇔ MS − MD = Figura 21.
Quindi se ho una coppia ho un salto nel momento M. È la stessa cosa che avevo scritto per la forza,
cioè per il taglio. Se ho una forza concentrata, il taglio a sinistra e il taglio a destra variano proprio in
funzione di tale forza. In assenza di forze e in assenza di coppie concentrate il momento invece è una
funzione continua. Il fatto che sia una funzione continua ci interesserà tra un attimo, quando
parleremo di derivate, perché vogliamo che una funzione è continua per poterla integrare.
Allora torniamo su quella fettina infinitesima lunga dx e ragioniamo per determinare prima il taglio e
poi il momento. A sinistra abbiamo il taglio T, a destra abbiamo sempre il taglio che però, poiché c’è un
carico, mi aspetto che sia variato e quindi che sia pari a T più una variazione dT. Ovvero: il taglio a
sinistra è pari a quello a destra più un certo dT, il quale può essere in generale positivo o negativo
perché T può aumentare o diminuire. Prendiamo il taglio a sinistra come di consuetudine positivo
verso il basso. Scrivo un’equazione di equilibrio verticale per il quale equilibrio prendiamo come verso
positivo il verso l’alto ↑, e nell’equazione oltre a T e a (T + 𝑑T) ho anche il carico q che è applicato su
dx:
↑ T − (T + 𝑑T) − q ∙ 𝑑𝑥 = 0 ⇔ T − T − 𝑑T − q ∙ 𝑑𝑥 = 0 ⇔ − 𝑑T = q ∙ 𝑑𝑥 ⇒
𝑑T
i) =−q
𝑑𝑥
Dalla relazione i) dunque trovo che la derivata del taglio è sempre l’opposto del carico, quindi: se il
carico è nullo, il taglio è costante; se il carico è costante, il taglio è lineare; se il carico fosse lineare, il
taglio sarebbe parabolico.
Se ritorniamo ai diagrammi degli esempi precedenti possiamo verificare che la i) è valida. In Figura 6,
ad esempio, non essendoci carico il taglio ha pendenza nulla ed è costante. In Figura 14, invece, dove
c’è il carico lineare uniforme, la pendenza del taglio è proprio pari a – q, e il taglio è lineare.
In modo simile a come abbiamo ragionato sul taglio possiamo ragionare sui momenti (Figura 20): a
sinistra abbiamo un momento M, a destra un momento M che sarà pari a M più una sua variazione
infinitesima (M + 𝑑M). Scriviamo un’equazione di equilibrio intorno, ad esempio, al polo A,
assumendo come positivo il verso orario di M: abbiamo M positivo; (M + 𝑑M) che è discorde e
quindi negativo; T con braccio 𝑑𝑥, e positivo perché è concorde con l’ipotesi fatta; (T + 𝑑T) ha
invece braccio nullo per come ho preso il polo A (e l’ho preso lì proprio perché così (T + 𝑑T)
non ha braccio e il suo contributo al momento è nullo); e poi resta il carico, da cui esce fuori la
forza q ∙ 𝑑𝑥 per il suo braccio che è 𝑑𝑥/2, ed è negativo, quindi viene −q ∙ 𝑑𝑥 2 /2. Ovvero:
𝑑𝑥 2 𝑑𝑥 2
↻ A M − (M + 𝑑M) + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
= 0 ⇔ M − M − 𝑑M + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
=0 ⇔
𝑑𝑥 2
−𝑑M + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
= 0 ⇒ 𝑑M = T ∙ 𝑑𝑥
0
𝑑𝑥 2
In genere nelle trattazioni ingegneristiche si ammette di trascurare q ∙ 2
, perché sarebbe un
infinitesimo al quadrato, e pertanto ancora più piccolo degli infinitesimi dM e Tdx. Per la cosiddetta
teoria linearizzata, cioè trascurando gli infinitesimi di ordine superiore, si ottiene una seconda legge
ii), diciamo “fissa”, di validità generale, per i problemi strutturali ⇒ il taglio è la derivata del momento:
ii) 𝑑M
=T
𝑑𝑥
Nell’esempio del carico lineare, il taglio è lineare e il momento è parabolico (Figura 12).
Allora, se io faccio la derivata seconda di M rispetto a x, ottengo la derivata di T, che, per la i), è ‒q:
𝑑2 M 𝑑T
iii) = = −q
𝑑𝑥 2 𝑑𝑥
Da questa regola generale iii), sui rapporti tra carico, taglio e momento flettente, che assorbe le prime
due, capiamo che ‒q è la derivata del taglio T(x) ed è anche la curvatura del momento M(x).
Se il carico è nullo, il taglio è costante e il momento è lineare, quindi ha una curvatura nulla. Se, invece,
il carico è non nullo e costante, più grande è q, maggiore sarà la pendenza del taglio, o, meglio, la
variazione del taglio e quindi della relativa pendenza, e più grande sarà la variazione del momento.
Se, anzi, dal diagramma del taglio vedo una pendenza piccola Figura 24.
e una pendenza grande, posso anche controllare dal
diagramma del taglio di aver disegnato la pendenza minore
dalla parte del carico più piccolo e la pendenza maggiore dalla parte del carico più grande, come è
appunto nel caso di una trave con tanti appoggi.
Allo stesso modo, se faccio il diagramma del momento flettente corrispondente, esso avrà dei punti di
nullo dove la pendenza è massima o minima (punti che, appunto, si hanno in corrispondenza di valori
del taglio massimi o minimi), e poi avrà dei punti di massimo, cioè dove il valore del momento è
massimo e la sua una pendenza è orizzontale, ovvero nulla (che si hanno in corrispondenza di valori
del taglio nullo).
Riconsideriamo il caso già visto di una trave con una forza F. Inizialmente
sulla trave non ho nulla, poi ho improvvisamente una forza F (Figura 25).
Il diagramma del taglio appare sfalsato: camminando da sinistra a destra
vedo: (x=0) un salto pari a F verso l’alto che è la reazione RVA verso l’alto;
poi non ho carichi né altre “forzettine” che fanno variare il taglio e quindi
la sua derivata è nulla e resta costante; poi arrivo in fondo (x=a) e il taglio
va a zero cioè c’è un salto verso il basso dovuto alla forza F verso il basso.
Nel tratto a T1=costante, il carico è nullo (Figura 26). Poi c’è una
forza verso il basso. Il diagramma del momento, nello stesso tratto,
sta arrivando al punto in cui è applicata la forza con una pendenza
pari al taglio T1. Vi ricordo, infatti, che il momento è positivo quando
tende le fibre di sotto, e lì sta venendo da un valore negativo a un
valore che è meno negativo, quindi in quel tratto è crescente, e
cresce con la legge T1. Oltrepassato il punto in cui c’è la forza, il
taglio diventa T2=costante < T1, e il momento non continua con la Figura 26.
Quindi, a seconda dell’entità della forza, io posso avere un punto Figura 27.
angoloso (cioè la pendenza si fa un po’ più piccola), oppure annullo il
taglio e la pendenza diventa orizzontale, oppure ho una forza così
grande che fa cambiare di segno al taglio e allora il momento riparte
con una pendenza verso l’alto (Figura 28).
In ogni caso una forza verso il basso, a seconda se è più grande o più
piccola, mi provoca un punto angoloso oppure una cuspide, cioè un
cambio di segno [della derivata].
Quindi, ricapitolando: il diagramma del taglio ha una pendenza pari al carico e ha dei salti in
corrispondenza delle forze. Se scelgo, coerentemente i segni e prendete il taglio positivo verso l’alto e
con la convenzione positivo uscente a destra, i salti nel diagramma del taglio saranno ogni volta nel
verso delle forze. Poi negli estremi liberi il taglio è nullo, cioè se non ho una forza il taglio parte da
zero. Significa che o ho una forza o ho un vincolo che genera quella forza, perché abbiamo detto che
una volta che io calcolo quanto vale la reazione di un vincolo tale reazione è una forza come tutte le
altre forze esterne.
E lo si può vedere in un caso che abbiamo già visto prima, dove c’era una
coppia e il momento passava da zero al valore della coppia, o comunque se il
valore del momento a destra ha un certo valore, passando a sinistra subisce un
salto pari alla coppia. Il ragionamento da fare è sempre lo stesso (Figura 30):
se io voglio calcolare il momento in un tratto tiro fuori il pezzetto e disegno Figura 30.
così il momento a destra e il momento a sinistra perché sia se mi metto a
destra sia se mi metto a sinistra sono tese le fibre di sopra. Sono sempre uguali e opposti perché così
sono in equilibrio tra loro, e sono presi positivi nello stesso verso perché così sono in equilibrio tra
loro. Il relativo diagramma del momento non ha salti, perché sopra non ho nulla, non ho coppie.
Ora, invece, se io aggiungo una coppia (Figura 31) il momento orario deve
diventare più grande, perché deve uguagliare, per stare in equilibrio, la
somma dell’altro momento con la coppia . Quindi ho un salto nel
diagramma del momento flettente dovuto alla coppia , perché passo da un
valore a destra a un valore a sinistra maggiorato del salto .
Possiamo dire sicuramente che il taglio T(x) è uguale all’integrale del carico
più una condizione al contorno C1. Ossia integrando la i) si ha:
Figura 31.
T(𝑥) = ∫ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶1 𝐈)
Questo concetto visivamente lo si può vedere negli esempi fatti prima. Qui (Figura 19, caso della trave
appoggiata appoggiata) c’è un carico, la pendenza è sempre pari a –q, proprio perché il diagramma del
taglio è l’integrale del carico, quindi fissato il carico si avrà una pendenza –q. Qui, però, ho una
condizione al contorno, per esempio che il taglio vale qℓ/2 nel primo appoggio e nell’altro estremo
vale –qℓ/2, ma una condizione al contorno per un integrale semplice basta e avanza.
Qui (Figura 16) ho di nuovo un carico, per cui il taglio di nuovo è l’integrale del carico, ma stavolta la
condizione al contorno più comoda è dove il taglio è nullo, oppure posso prendere la condizione al
contorno che il taglio in x=0 è pari alla reazione vincolare. Potevo ricalcolare le stesse cose dalla I) con
l’unica nota che devo ricavare la condizione al contorno C1. In genere la condizione al contorno più
comoda è il taglio in x=0, perché allora la C1 è proprio il valore che il taglio ha in x=0, T(x=0). In
alternativa posso prenderne un’altra.
Vediamo di nuovo come applicare la I), per esempio nel caso della mensola
con una forza F (Figura 32). In generale devo trovare dove la funzione T(x) è
continua: lo è sempre purché non abbia una forza, in quanto una forza
determina un salto (una discontinuità), altrimenti è sempre continua. In
questo caso ho un salto sicuramente nel punto di applicazione di F, che
Figura 32.
coincide con una delle due estremità (in x=ℓ), e poi un altro in x=0, per la
presenza del vincolo che, come sappiamo, genera una forza (la reazione vincolare che deve fare
equilibrio a F). Ma visto che il salto è sempre sui bordi, posso scrivere l’integrale una volta sola, e sarà
valido per tutto il tratto della mensola.
L’integrale ovviamente lo scrivo indefinito perché sono funzioni che sto calcolando, perciò mi serve
sapere la costante di integrazione dalla condizione al contorno. Non ha molta utilità per noi scrivere
l’integrale definito per sapere la variazione di taglio tra due punti, ad esempio; vogliamo le funzioni.
Quanto vale dunque T(x)? T(x) è l’integrale del carico, ma il carico è nullo, quindi T(x) è costante. Resta
solo la costante di integrazione C1, quindi qualunque sia x, il valore del taglio è sempre C1. Quanto vale
C1? Ad esempio in x=ℓ, il valore del taglio è F, T(x=ℓ)=F.
Ho una nuova costante 𝐶2 che va calcolata con una condizione al contorno. Nel caso della mensola ho:
M(𝑥) = ∫ T(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = F ∫ 𝑑𝑥 + 𝐶2 = F𝑥 + 𝐶2
Per calcolare 𝐶2 o prendo il momento in x=0 che sarebbe la reazione di incastro e vale F∙ℓ, lo abbiamo
detto prima, oppure posso dire che nell’estremità il momento è nullo, M(x=ℓ)=0, e così ho:
M(𝑥) = F𝑥 − Fℓ = F(𝑥 − ℓ)
Vediamo ora il caso della trave con carico (Figura 33). Il carico è costante, quindi il taglio vale:
T(𝑥) = ∫ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶1 = −q ∫ 𝑥 𝑑𝑥 + 𝐶1 = − q𝑥 + 𝐶1
T(ℓ) = −qℓ + 𝐶1 = 0 ⇒ 𝐶1 = qℓ
Si trova che T(x) sia così perché: se faccio la derivata del taglio viene –q; in x=0 viene T(0)=qℓ; in x=ℓ
viene T(ℓ)=0. Quindi ho una funzione T(x) lineare.
𝑥2
M(𝑥) = ∫ T(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = ∫ q(ℓ − 𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = qℓ𝑥 − q + 𝐶2
2
ℓ2
Per trovare 𝐶2 posso valutare il momento il x=0, che vale −q 2
e che però implica la conoscenza della
reazione vincolare, oppure so che il momento in x=ℓ è nullo e quindi scrivo:
ℓ2 ℓ2
M(ℓ) = 0 ⇒ qℓ2 − q + 𝐶2 = 0 ⇒ 𝐶2 = −q
2 2
Abbiamo trovato che 𝐶2 è pari al momento in x=0. Addirittura le reazioni vincolari le stiamo tirando
fuori tutt’al contrario. Cioè se mi calcolo T ed M in x=0 ottengo reazione verticale e momento in x=0. Se
a volte uno non vuole usare le ECS, si può fare con questa tecnica. Dal valore della costante
d’integrazione trovato posso quindi scrivere l’espressione della funzione M(x):
𝑥2 ℓ2
M(𝑥) = qℓ𝑥 − q −q
2 2
Questa espressione di M(x) ci mostra che il momento flettente è una funzione data dall’integrale
doppio del carico più in pratica due condizioni al contorno.
È sempre la stessa parabola quindi, sapete perché? C’è un fatto matematico: il momento è l’integrale
doppio del carico, con due condizioni al contorno. Queste ultime possono essere quelle che
preferiamo: il taglio, ovvero la pendenza del momento, in un punto e il valore del momento in un altro
punto (che è quello che essenzialmente abbiamo fatto prima); due valori del momento in due punti; se
ad esempio so che in mezzeria il taglio è nullo, so che il momento passa in mezzeria con una pendenza
orizzontale. Quindi posso inventarmi quello che voglio per quelle due condizioni al contorno, ma in
genere si guarda quello che succede a destra e a sinistra (cioè negli estremi).
Fisicamente, però, perché succede questo? Succede perché quando tiro fuori questa trave con un
carico, ai suoi estremi avrò dei vincoli. Il vincolo più generale possibile genera un taglio a destra, uno a
sinistra, una coppia a destra e per esempio una coppia a sinistra, e uno sforzo normale a destra e uno
sforzo normale a sinistra. Perciò io avrò una parabola che passa per i punti in cui sono in equilibrio
queste coppie. Quindi posso avere uno schema complicato quanto vogliamo, ma alla fine avrò sempre
una trave appoggiata appoggiata con due coppie. E su questa trave: se ho due appoggi so che le due
coppie valgono zero. Se ho un incastro e un appoggio so che valgono zero a destra e una certa quantità
ℓ2
(q 12 ) a sinistra che non sono ancora in grado oggi di calcolare perché si tratta di una trave iperstatica
(iperstatica perché ho una mensola con un vincolo in più, e questa addirittura è tre volte iperstatica
perché si ritrova un altro incastro, senza il quale sarebbe già una mensola e io ce ne ho piazzato uno in
più).
In ogni caso sarà una parabola e se conosco il momento a sinistra e a destra so pure per dove passa
questa parabola, quindi so tutto. Il genere chi fa strutture tende molto spesso a disegnare con molta
importanza il diagramma del momento flettente e a trascurare quello del taglio. Chi ci riesce, infatti, sa
vedere quanto vale il taglio direttamente dal diagramma del momento flettente. Dalla mia parabola,
infatti, so che il taglio è nullo in mezzeria ed è massimo o minimo agli estremi, perciò posso riuscire a
vedere pure il taglio, quindi il diagramma del momento flettente sintetizza tutto.
Quindi questo diagramma del momento flettente è legato a una struttura di questo tipo. E se provate a
rivederla si trova tutto quello che abbiamo detto. Il 90% degli errori potreste evitarli se verificate le
correlazioni con le strutture per capire che avete sbagliato. E poi, se le avete viste bene, capite gli
errori dove stanno, se no almeno vi fermate perché capite che state sbagliando e non proseguite a fare
errori su errori.
ESERCIZI PER CASA.
Vi invito a fare con calma a casa questi esercizi che io vi faccio ora velocemente, così potete applicare
tutte i concetti che abbiamo detto oggi. Facciamo prima quelli più facili. Io ve li faccio, come si dice, “a
maniera”, cioè senza fare i calcoli ma solo qualitativamente. Voi a casa potete scrivere le equazioni,
certo senza metterci i numeri i calcoli non li fate, ma potete farli simbolicamente.
1.
Consideriamo una trave con una forza. Più la forza si avvicina a x=ℓ più là la reazione sarà grande. In
ogni caso in x=0 ho una reazione verso l’alto (Figura 39).
Il diagramma del momento flettente nel secondo tratto, poiché dal primo tratto arriva fino in x=a con
una pendenza Fb/ℓ e deve arrivare a zero, cambierà la pendenza, che sarà Fa/ℓ, molto maggiore che
nel primo tratto.
2.
3.
Ho una trave con un carico esteso solo per il tratto a (Figura 41).
Figura 41
4.
Ho un pezzo di struttura che supera un vincolo e il carico è posto solo sul tratto ℓ (Figura 42).
Figura 42.