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Lezione N. 4, 14 marzo 2016 – Imma Gaggiano. Riferim. dispense n. 9, 10.

[MOMENTO FLETTENTE]

Nella scorsa lezione abbiamo visto il taglio e tracciato il suo diagramma. Oggi vedremo il momento
flettente.

I vincoli esercitano delle azioni, anzi delle reazioni – che sono sostanzialmente 3 nel campo del 2D,
mentre nel 3D ne saranno 6 (e in realtà anche le caratteristiche interne diventano 6 nel 3D) – e
abbiamo fatto un parallelo con le caratteristiche interne. Se, cioè, immaginiamo che un vincolo non sia
necessariamente un oggetto esterno, ma una qualsiasi porzione di struttura può essere vincolo per
un’altra, allora le reazioni vincolari interne (che sono quelle esercitate da una porzione di struttura
verso l’altra) le abbiamo ribattezzate caratteristiche della sollecitazione.

In pratica, immaginiamo di avere un tratto che è estratto da una struttura, con una certa normale
uscente sulle due facce (Figura 1). Guardando alla
faccia a destra individuiamo: uno sforzo normale N →,
che sarebbe un parente della reazione orizzontale di un
M
eventuale incastro (perché se immaginiamo che quello T
che abbiamo tolto è un incastro per questa porzione di M N
struttura che stiamo guardando, la reazione N T
orizzontale sarebbe N); poi abbiamo un taglio, che per
come l’abbiamo definito positivo (a destra rispetto alla
normale uscente) è T ↓; poi abbiamo una coppia che
chiameremo momento flettente M ↻. Sulla faccia Figura 1.
opposta, avremo le stesse forze.

Notate che per come sono disegnate, le prendiamo in genere positive, ma potrebbe generare
confusione la consuetudine che gli sforzi N nel campo della Tecnica delle costruzioni si prendono
positivi al contrario. Però, visto che in questo corso studiamo più la Scienza delle Costruzioni che la
Tecnica delle Costruzioni, useremo la convenzione già detta, che è tipica di questa materia (anche i
libri di testo usano tale convenzione): si prendono positivi gli sforzi normali di trazione.

Se guardiamo il nostro elemento, che è una porzione di una trave, è teso quando N è positivo; avrà un
taglio positivo quando è uscente a destra; il momento flettente è positivo, per ora, nel verso
indicato. Per il solo momento flettente in realtà resta la difficoltà di stabilire il verso positivo, perché
quando avremo strutture ad assi che si inclinano, sarà più facile dire quali sono le fibre tese (e stabilire
da ciò il verso di M). Proprio perché non è semplice dire quale è M positivo, tracciamo sempre il
diagramma del momento dal lato delle fibre tese, allora non ci interesserà tanto qual è M positivo
(tuttavia ci potrà essere la congruenza con il segno del taglio che vedremo più avanti), ma che esso
abbia il verso delle fibre tese.

Nella scorsa lezione abbiamo introdotto, su una mensola, il principio di sezionamento. In pratica, in
cosa consiste tracciare il diagramma del taglio, oppure quello del momento, oppure quello dello sforzo
normale? Immaginiamo di avere una trave con una certa forza F applicata in un punto B (Figura 2), la
domanda è: quanto vale il taglio? Quanto vale, cioè, la azione che agisce nella direzione del taglio su
una porzione di elemento?
Figura 2.a. Figura 2.b.

Se ad esempio voglio sapere quanto vale il taglio nel punto P, devo tirare fuori il pezzo di trave e
vedere cosa succede su di esso. Abbiamo detto che facciamo un sezionamento nel punto P e ci
domandiamo: chi ci dà taglio? Chi di dà sforzo normale? Chi ci dà momento flettente?
Ossia la domanda da porci è: quanto valgono T, N e M? Quanto valgono queste fittizie reazioni interne
se immaginiamo che la parte a sinistra del sezionamento in P sia un vincolo per l’altra, e viceversa,
ossia che si abbia un incastro?

Ogni punto della trave, infatti, è un incastro interno: esso vincola, mantiene uguale lo spostamento
verticale, lo spostamento orizzontale e mantiene uguale la φ, perché se ruota a destra di una quantità
ruoterà anche a sinistra della stessa quantità. Pertanto ogni punto si dice “incastro” e poiché non è
esterno, ma fa parte della struttura si aggiunge l’aggettivo “interno”.

Abbiamo fatto già questi ragionamenti nella scorsa lezione. Tutte queste operazioni coincidono nel
togliere tutta la parte di struttura che sta dal lato opposto al sezionamento che facciamo. Allora ci
chiediamo: tutto quello che ho tolto dava taglio? In questo caso no,
per ora non consideriamo la forza-peso, quindi non ci sono forze
esterne e non c’è nulla che dà taglio. Possiamo dire che (essendo x
la posizione del generico punto P lungo un asse sovrapposto alla
trave), T(x) = 0 nel tratto in cui P è compreso fra i punti B e C
(Figura 3) *. Figura 3.

Se al contrario considero di eliminare la parte a sinistra del


sezionamento, mi ritrovo la forza F ma anche RVA la reazione
vincolare in A (Figura 4) *. Quindi RVA ed F, uguali e opposte,
danno un taglio nullo. Ciò perché non ho fatto altro che un
sezionamento, ovvero un equilibrio. Se il tutto era in equilibrio lo è
anche ogni sua parte che estraggo con il sezionamento (questa
considerazione è sempre vera).

* NOTA: Le frecce rosse nelle Figure 3 e 4 richiamano la Figura 1 e stanno ad


indicare semplicemente che sto guardando chi mi da taglio taglio, a destra o a Figura 4.
sinistra di P rispettivamente, ma sono fittizie in quanto T = 0.

Quindi utilizziamo le Equazioni Cardinali della Statica (ECS) che ho scritto per tutto il corpo, inclusi i
vincoli. In realtà dire “inclusi i vincoli” è ambiguo perché le ECS si basano su un principio, mentre in
realtà gli anglosassoni lo chiamano Free Body Diagram (“Diagramma del Corpo Libero”), perché se ho
un vincolo non posso scrivere un’equazione. Tutto quello che fa il terreno, infatti, che è un sistema
fisso, non so quanto vale, quindi non posso scrivere le forze corrispondenti. Prima devo sempre
eliminare il vincolo, sostituirlo con le sue reazioni per avere così un corpo libero nello spazio, e del
quale corpo libero poi posso scrivere le tre equazioni di equilibrio. Il concetto, quindi, è sempre quello:
fare dei sezionamenti, tirare fuori delle porzioni, che non hanno più nessuna connessione col resto, e
ciascuna parte libera avrà delle azioni/reazioni. Queste azioni/reazioni, quelle, cioè, che arrivano dalle
parti che ho tolto, in aggiunta a quelle esterne che vi gravano sopra, devono essere globalmente in
equilibrio tra loro. E questo non è nient’altro quello che abbiamo fatto nel caso esaminato. Se lì il taglio
non fosse nullo, il corpo, con una forza (di taglio) verso l’alto, non sarebbe più in equilibrio.

Se considero ora di fare un sezionamento nel punto P compreso tra


i punti A e B (Figura 5), quanto varrà il taglio? Devo cancellare il
pezzo di struttura a destra di P e mi devo chiedere: su questo pezzo
che ho tolto, ci sono delle azioni che danno taglio, cioè delle azioni
che si equilibriano con le azioni che ho chiamato T, cioè con queste
Figura 5.

forze verticali ortogonali all’asse della trave? Sì, c’è la F.

Ovunque si trovi P nel tratto compreso tra A e B, trovo sempre la


F e quindi il taglio vale sempre F (Figura 6).

Ma qual è il segno della F? Il segno è positivo. Il consiglio è quello Figura 6.


di prendere sempre il sistema di riferimento positivo verso l’alto, e
quindi quando vado a tracciare il diagramma del taglio T(x), anche T ha segno positivo e noto anche
un’altra cosa simpatica per un controllo a vista, cioè che c’è un salto nel diagramma ogni qualvolta ho
una forza, e, in particolare, se la forza è verso l’alto il diagramma del taglio avrà un salto verso l’alto, se
la forza è verso il basso il diagramma del taglio avrà un salto verso il basso.

IMPORTANTE: Il diagramma del taglio avrà un salto solo in corrispondenza di una forza. Qualunque
altro ente che non sia una forza (orientata come il taglio) non genera variazioni di taglio.

Fisicamente significa che se io passo per il punto di applicazione di una coppia e mi chiedo se c’è
qualcosa che dà taglio; è uscita una coppia in più, ma la coppia non dà taglio.

In questo modo quindi abbiamo tracciato la nostra funzione T(x).

Per il diagramma della N, se mi metto in un punto qualsiasi della


trave e mi chiedo se c’è qualche forza coassiale con la trave la
risposta è negativa. Quindi N è ovunque nulla (Figura 7). Figura 7.

Adesso invece vediamo che succede con il momento flettente M. Considero a il valore del braccio della
forza F applicata in B, che sia più piccolo della luce ℓ, la quale sostanzialmente è la lunghezza della
trave (l’origine x=0 è in A). Mettendomi in un generico punto P di ascissa x, facendo un sezionamento e
buttanto tutto ciò che c’è a destra di P, mi posso chiedere cosa mi dà momento flettente a destra di P
(Figura 8). Se il punto P si trova tra i punti B e C, non ci sono forze. Ossia:

 per x ≥ a, M(x)=0.

Se il punto P si trova tra i punti A e B, a destra di P ci sarà la


forza F che genera un momento flettente dato dal prodotto
del suo modulo per il suo braccio che è ora (a – x) (se x = a
il braccio è nullo, se x = 0 il braccio è a). Ossia:

 per 0 < x < a, M(x) = – F∙(a – x) = F∙(x – a).


Figura 8.

Se scrivessimo M(x) = + F∙(a – x), questo prodotto


genererebbe una coppia oraria ossia un momento orario, mentre il nostro M è positivo antiorario,
perciò M = – F∙(a – x).

Volendo tracciare il diagramma del momento M(x): per non far confusione, specie quando le strutture
non sono orizzontali ma oblique, il consiglio è quello di tracciare il diagramma dal lato delle fibre tese.

Se mi metto per x>a ho M=0. In corrispondenza del punto B il


momento vale ancora MB=0, perché non ho una coppia ma ho
solo una forza F, e una forza non genera istantaneamente un
momento flettente. Quindi, man mano che mi allontano, questa
forza F ha un braccio via via più grande. Se mi metto in A il Figura 9.
braccio di F vale a e il momento vale MA = – F∙a.

Quindi M(x) è una funzione lineare, e il suo diagramma (Figura 9) è una retta che ha valori negativi e
crescenti da MA=–Fa per x = 0, a MB=0 per x = a.

La cosa importante è che ho tracciato il diagramma dal lato delle fibre tese. Infatti, se su questa
mensola o trave ho una forza essa inflette e tende sopra e comprime sotto, perciò le fibre tese sono dal
lato di sopra, e così anche il diagramma di M(x). Perciò piuttosto che dire se il diagramma di M(x) è
positivo o negativo è più giusto dire di tracciarlo dal lato delle fibre tese. Che si intende per fibre? Se
immaginate questa trave fatta, per esempio, da un pacco di lunghi spaghetti, ci saranno degli spaghetti
più esterni sopra che si allungano e altri più interni sotto che si accorciano. Quindi il diagramma del
momento lo metto dal lato di sopra perché sopra ci sono gli “spaghetti” che si allungano.

Se cambio struttura? O, meglio, se sulla stessa struttura ci metto una coppia anziché una forza che
cosa succede? Prima domanda: mi metto in un punto P qualsiasi e mi chiedo quanto vale il taglio
(Figura 10)? In realtà la primissima cosa è calcolare le reazioni vincolari, anche se in questo caso è
immediato. Per calcolare le reazioni vincolari devo cancellare
il vincolo e sostituirgli le reazioni che esso genera: RVA, RHA e
RMA. Per trovarle scrivo le ECS. Poiché non ci sono altre forze
né verticali né orizzontali, sia RVA sia RHA sono in equilibrio
solo con se stesse e quindi sono nulle; rispetto al polo A RMA è
in equilibrio con , quindi sono uguali e opposte:

R VA = 0
ECS: { R HA = 0
↻𝐀 R MA + = 0 ⇔ R MA = −

La terza equazione R MA = − mi fa capire che avevo


Figura 10. sbagliato a prendere il verso positivo orario di R MA perciò lo
cambio e prendo positivo quello antiorario, e poi scrivo anche
direttamente .

RICORDA: le unità di misura di una coppia sono [Forza∙Lunghezza] = [N∙m] oppure [kN∙m] oppure
[N∙mm].

Ora rifacciamoci la domanda di prima: c’è qualcuno che mi dà taglio? No, ovunque faccia il
sezionamento (Figura 11.a) il taglio è sempre nullo e quindi il diagramma del taglio T(x)=0 coincide
con l’asse x (Figura 11.b). D’altronde so che ci sarebbe un salto solo in presenza di una forza, ma qui
non c’è nessuna forza e quindi è giusto che il taglio sia ovunque nullo.
Ora mi chiedo se ci sia qualcosa che mi dà momento flettente.
Mi metto in P, opero il sezionamento come visto nel caso
precedente e, guardando a destra, non c’è nulla che mi dà
momento flettente. Per sicurezza guardo anche a sinistra di P
e trovo due coppie che però sono uguali e opposte, pertanto il
momento flettente nella zona a destra della coppia data è
nullo. Adesso mi metto in un punto PI e faccio il
sezionamento (Figura 11.a): se guardo a destra di PI trovo la
coppia − , e anche se guardo a sinistra trovo − . Il segno
negativo ci vuole perché per me a destra deve essere positivo
quello che tende le fibre di sotto, a sinistra deve essere
positivo quello che tende le fibre di sotto, e qui sia guardando
a destra che a sinistra del punto PI è sempre di segno opposto
(la coppia tende le fibre di sopra); quindi avrò sempre − Figura 11.
(Figura 11.c).

Ancora una volta, ciò che conta più di tutto è tracciare il diagramma di M(x) dal lato delle fibre tese. E
qui il lato delle fibre tese è quello di sopra, perché è evidente che, se viene data una coppia, [la trave] si
inflette verso l’alto, quindi le fibre tese sono quelle di sopra e le fibre compresse sono quelle di sotto.
Se non riuscite a vederlo, prendete una gomma e cominciate a infletterla per vedere le fibre tese e le
fibre compresse quali sono.

[TRAVE CON CARICO DISTRIBUITO LINEARE UNIFORME]

Adesso proviamo a fare un passo avanti. Per prima cosa introduciamo il carico distribuito.

Per esempio se questa trave è fatta di un certo materiale essa avrà un certo peso, che non è una forza
concentrata. Se la trave pesa, per esempio, 50kg, vuol dire che (ora non pensate al vincolo) in
mezzeria, ovvero nel suo baricentro c’è una forza concentrata di 50kg. In realtà, però, questa forza è
ovviamente la sua risultante R, perché non è vero che la forza è tutta in mezzeria ma è spalmata
sull’intera lunghezza della trave. E quindi posso introdurre una nuova quantità, il carico q, ed è un
carico cosiddetto lineare, perché la risultante R è divisa uniformemente per tutta la lunghezza ℓ: q =
R/ℓ.

RICORDA: le unità di misura del carico q sono [Forza/Lunghezza] = [N/m] oppure [kN/m].

Il carico rappresenta dunque un insieme di piccole “forzettine” in fila, che integrate, cioè prese insieme
per una certa lunghezza, danno luogo a una forza (Figura 12).

Figura 12.a. Figura 12.b.

Se voglio determinare le reazioni vincolari è sufficiente ragionare, solo per quelle, sulla R. Per tracciare
il diagramma del taglio e del momento, invece, non sarà corretto parlare di R.

Per come abbiamo scritto R = q∙ℓ, ed è piazzata a x = ℓ/2, poiché il carico è uniforme (esistono pure, li
vedremo in seguito, dei carichi non uniformi ma ad esempio triangolari come nel caso della pressione
idrostatica di un fluido; la sua risultante, pari a R = q∙ℓ/2 è piazzata alla distanza di ℓ/3, cioè a 1/3
dalla base, e a 2/3 dalla punta di sopra del triangolo). Qui il nostro carico è un rettangolo di base ℓ e
altezza q, e banalmente R sta a ℓ/2 e vale l’area del rettangolo q∙ℓ.

Dunque, dalle ECS, trovo le reazioni vincolari (Figura 13):


quella verticale RVA è in equilibrio col carico esterno e vale
quindi q∙ℓ; quella orizzontale RHA vale 0. Infine per RMA ho
una coppia che ha verso antiorario e vale R∙ℓ/2 = (q∙ℓ)∙ℓ/2
⇔ RMA = qℓ2/2.

Figura 13. Quindi possiamo ridisegnare la nostra trave con il nostro


carico (tutte le “freccettine”), avendo eliminato il vincolo e
avendolo sostituito con le reazioni vincolari trovate (Figura
14.a).
Quanto vale il taglio? Se mi metto all’estremità il taglio è
nullo, cioè per x = ℓ T(x)=0, perché, facendo sempre lo stesso
ragionamento del sezionamento, vedo che a destra della
trave non ho nulla. Se invece mi metto in un punto interno
alla trave e seziono (Figura 14.b), troverò la normale
uscente a destra e poi il taglio T in basso, e quanto vale T?
Chi mi dà taglio? Ho il carico q per la porzione di trave
interessata (ℓ − 𝑥). Poiché non ci sono forze che potrebbero
generare dei salti, delle variazioni significative del taglio, ho
che per qualunque x <ℓ T = q ∙ (ℓ − 𝑥).

Il diagramma del taglio quindi è con T positivo verso l’alto,


Figura 14.
con T(x=ℓ) = 0 e poi diventa via via più positivo per x
decrescenti fino a T(x=0) = qℓ (Figura 14.c). Avendo
considerato il carico come l’insieme di tante “forzettine”, posso immaginare che ciascuna di esse dia un
piccolissimo salto verso il basso nel diagramma del taglio e globalmente otterrei un diagramma di T
come una scaletta con piccolissimi gradini, ma visto che invece questo [carico] è continuo, invece di
fare il giochino coi salti, tiro direttamente una linea retta. Di questa retta io posso valutare la
pendenza, che è negativa perché decresce per x crescenti, ed è l’altezza diviso per la lunghezza, cioè
(0 − qℓ)/(ℓ − 0) = −q.

Allo stesso modo posso chiedermi quanto vale il momento flettente M. Se mi metto sull’estremità non
ho coppie, quindi M(x=ℓ) = 0. Man mano che torno indietro, accade che ho una porzione di carico che
vale (risultante) q ∙ (ℓ − 𝑥) che ha anche un braccio (ℓ − 𝑥)/2. Quindi avrò che:

ℓ−𝑥 (ℓ−𝑥)2
per x = ℓ, M=0; per 0 < x < ℓ, M = − q ∙ (ℓ − 𝑥) ∙ 2
=−q 2
; per x = 0, M = − q ℓ2 /2.

Il segno negativo ci vuole perché, ancora una volta, questo


momento genera una coppia oraria che tende le fibre di
sopra, e io prendo come positiva la coppia antioraria che
tende le fibre di sotto. E comunque il diagramma di M(x) lo
andiamo a tracciare dal lato delle fibre tese, che sono
Figura 15. appunto quelle di sopra. Il diagramma è un ramo di
parabola (Figura 15).
[TRAVE APPOGGIATA APPOGGIATA CON CARICO LINEARE UNIFORME]

Proviamo a cambiare schema. Sempre con un carico ma prendiamo una struttura diversa, cioè una
trave appoggiata appoggiata. La trave è lunga ℓ. Da un lato c’è un carrello, dall’altro c’è una cerniera: la
struttura è isostatica (non ve lo dico sempre che la struttura è isostatica perché ragioneremo per un
po’ su strutture isostatiche, ma tenetelo presente, e come esercizio potete sempre andare a fare un
criterio dei centri o contare i gradi di libertà che ha la struttura e quanti ne andate a togliere con i
vicoli che ci mettete).

Come si calcolano le reazioni vincolari? Solo per questo scopo, lo abbiamo detto già, possiamo
sostituire il carico con la sua risultante R che quindi è
uguale a R = q ℓ (Figura 16). Abbiamo visto nella scorsa
lezione che per una trave appoggiata appoggiata con una
forza in mezzeria le reazioni vincolari verticali in A e
quella in B valevano entrambe F/2. Nel nostro caso F≡R
quindi RVA=RVB=qℓ/2. C’è anche una reazione vincolare
orizzontale che però è nulla RHB = 0.
Figura 16.
Il carico lo sostituiamo con le “freccettine” e i vincoli con le
reazioni suddette, così abbiamo uno schema su cui
ragionare per trovare il taglio e il momento flettente alla
solita maniera. Ricordatevi che la forza risultante R che
abbiamo messo vale solo per ragionare sulle reazioni
vincolari, mentre quando andiamo a vedere il taglio e il
momento flettente non la devo più guardare, ma devo,
Figura 17. invece, tenere conto di come è fatto il carico per capire il
taglio e il momento.

Mi metto a una distanza x qualsiasi (Figura 17), e qua già a occhio mi accorgo che ovunque faccia il
sezionamento le condizioni saranno sempre le stesse, quindi potrò scrivere una funzione unica per la
mia struttura (è infatti fatta da un corpo solo, ed è una cosa che capita abbastanza frequentemente).

Quanto vale T(x)? Abbiamo detto che il taglio positivo è quello uscente a destra. Ci sono delle azioni
concordi (simili, equivalenti o come si voglia dire) a questo taglio? [Se guardiamo a destra] abbiamo la
RVB, che è discorde, e quindi prenderemo il suo valore col segno negativo (−q ∙ ℓ/2), e poi abbiamo
questa porzione di carico che è concorde e che vale quindi +q ∙ (ℓ − 𝑥):

T(𝑥) = − q ∙

+ q ∙ (ℓ − 𝑥) per 0 < 𝑥 < 𝑙 **
2

Se guardiamo, per verifica, dall’altro lato, cioè a sinistra, troviamo RVA concorde, q ∙ ℓ/2, e il carico
discorde, −q ∙ 𝑥. Quindi avremo un’espressione di T(𝑥) che, è ovvio (date le condizioni di equilibrio dei
corpi a destra e a sinistra), equivale alla precedente:

ℓ ℓ
T(𝑥) = q ∙ 2 − q ∙ 𝑥 = q ∙ (2 − 𝑥) per 0 < 𝑥 < 𝑙

** NOTA: i riquadri in blu e in rosso di T(x) e di M(x) richiamano


semplicemente i colori di M e T in Fugura 17 e in Figura 18 per una
migliore chiarezza dei concetti esposti. Figura 18.
Ora mi chiedo quanto valga il momento flettente. Guardando a sinistra, chi mi dà momento in quella x?
Ho il contributo di RVA pari a (q ∙ ℓ/2) per il braccio x, ed è concorde quindi col segno +, e poi ho il
tratto di carico q ∙ 𝑥 per il braccio 𝑥/2, ma è discorde e quindi col segno ‒. Quindi:

ℓ 𝑥 ℓ 𝑥2
M(𝑥) = (q ∙ ) ∙ 𝑥 − (q ∙ 𝑥) ∙ = q 𝑥 − q per 0 < 𝑥 < 𝑙
2 2 2 2
Se scriviamo guardando dall’altro lato, troveremo un’espressione di M(x) che se rimaneggiata
svolgendo le moltiplicazioni risulta evidente che è equivalente a quella appena scritta. Guardando a
destra, cioè, abbiamo il contributo di RVB positivo (perché concorde) che è pari a (q ∙ ℓ/2) e ha un
braccio pari a (ℓ − 𝑥), e poi la porzione del carico [q ∙ (ℓ − 𝑥)] che ha un braccio [(ℓ − 𝑥)/2] che è un
contributo orario, quindi opposto ossia discorde al mio M, quindi lo prenderò negativo. E dunque:

ℓ ℓ−𝑥
M(𝑥) = (q ∙ ) ∙ (ℓ − 𝑥) − q ∙ (ℓ − 𝑥) ∙ per 0 < 𝑥 < 𝑙
2 2

Quanto vale il momento in A, cioè per x=0? È ovvio che sia nullo, M(x=0) = 0. Siccome, infatti, in A c’è un
carrello (ma se ci fosse stata una cerniera sarebbe stata la stessa cosa) ho un vincolo che non si oppone
alle φ, e quindi che ruota liberamente. Il fatto che il vincolo ruoti liberamente è duale al fatto che non è
in grado di esercitare nessuna coppia, perché, come abbiamo detto nella scorsa lezione, se ci fosse una
coppia avrei un vincolo sulle φ. Quindi che in A il momento sia nullo, è una cosa ovvia, nel senso che se
non fosse così avremmo sbagliato qualcosa.

Analogamente sulla cerniera all’altro estremo, in B, ovvero per x=ℓ, quanto vale il momento flettente?
Per lo stesso motivo M(x=ℓ) = 0, perché c’è un vincolo che non è in grado di esplicare nessuna coppia.
In altre parole, se io mi tirassi fuori il pezzettino dell’estremità, avrei che laggiù potrebbe nascere una
coppia solo se avessi una coppia esterna, ma lì ora non ho coppie esterne.

Infatti, un estremo libero, oppure un vincolo nullo, non è in grado di opporsi a uno spostamento
verticale (e non genera nessuna forza verticale ⇒ T=0), né è in grado di opporsi a un’azione
orizzontale (e quindi lo sforzo normale ovvero la reazione orizzontale è nulla ⇒ N=0), e non è in grado
di opporsi a una φ (e quindi il momento sarà sempre nullo perché ruota come vuole ⇒ M=0). Quindi,
in un estremo libero, lo sforzo normale, il taglio e il momento flettente sono sempre nulli, a meno che
non ci metta io un’azione esterna, e allora saranno esattamente uguali a quell’azione.

Un incastro, al contrario, blocca qualunque cinematismo, e perciò è in grado di esplicare qualunque


sforzo normale, qualunque taglio e qualunque coppia.

Quindi, nel caso precedente [carico lineare sulla trave semplice fissa in A e non vincolata in ℓ], mi
sorprende se esce T=0, è un caso particolare dovuto a com’è fatta la struttura. Di base mi aspetto di
vedere sempre un taglio e un momento diversi da zero, e anche, se ci fosse, uno sforzo normale non
nullo. Sia qui [trave appoggiata appoggiata] sia nel caso precedente è un caso che N=0 per com’è fatta
la struttura perché non c’è alcuna forza coassiale o forza orizzontale, altrimenti me lo sarei dovuto
aspettare.

Dunque, nel nostro caso di trave appoggiata appoggiata il momento M(x) è una parabola nulla negli
estremi x=0 e x=ℓ. Le fibre tese, poiché per il carico la trave scende e si allunga sotto e si comprime
sopra, sono dal lato di sotto. Il diagramma del momento flettente quindi è una parabola che, poiché la
struttura e il carico sono simmetrici, avrà intuitivamente, per la simmetria, un massimo in ℓ/2. Se lo
vogliamo calcolare col solito sezionamento, ci mettiamo in x=ℓ/2 e guardando a sinistra vediamo che
abbiamo il contributo positivo della reazione verticale (q∙ℓ/2) per un braccio che è proprio (ℓ/2), e poi
abbiamo un contributo pari a metà del carico, (q∙ℓ/2), che è negativo ed ha un braccio che è la metà di
(ℓ/2), ossia ℓ/4. Pertanto:

ℓ ℓ ℓ ℓ 1 ℓ ℓ2 qℓ ℓ ℓ2 ℓ2 ℓ2
M ( ) = Mmax = (q ∙ ) ∙ ( ) – (q ∙ ) ∙ ( ∙ ) = q − ( ) ∙ ( ) = q − q = q
2 2 2 2 2 2 4 2 4 4 8 8
ℓ2
(Questo numero ha fatto la storia delle costruzioni, è famoso q 8
, il momento della trave appoggiata
appoggiata).

Quindi, per quanto detto, possiamo tracciare i diagrammi del taglio T(x) e del momento flettente M(x).

La pendenza della retta T(x) è pari a q, quindi c’è il legame di T con il carico. Ed è vero perché T varia
proprio per le “forzettine”, quindi è scalettato, e ha tanti balzetti quante sono le “forzettine”. Il
momento anche ha un suo legame con q, ci arriviamo tra un attimo.

Il taglio lo prendiamo, come sempre, positivo verso l’alto. In A, cioè per x=0, abbiamo una forza pari a
qℓ/2, quindi possiamo dire che T(x=0) ha un salto verso l’alto pari a qℓ/2. Questo si può rapidamente
verificare se si fa il sezionamento a x=0 e si tira fuori il relativo pezzetto di struttura: se guardo a
sinistra ho solo RVA= qℓ/2, che sarà in equilibrio con T, e anzi sono in equilibrio se e solo se sono uguali
e opposte e stanno sulla stessa retta d’azione (ma qui è banale perché questo tratto è così ristretto che
la sensazione che esso ruoti è sempre nulla).

Se vado oltre x=0, ci sarà man mano una “forzettina” che possiamo immaginare sia una unità q di
carico che genera un saltino e quindi la retta del taglio man mano scende con una pendenza pari al
saltino cioè a q.

O per lo meno, per capire la pendenza, posso vedere quanto vale il taglio in ℓ. Vale – qℓ/2, perché
dall’espressione di T(x):

T(x=ℓ) = T(ℓ) = – qℓ/2 + q∙(ℓ– x) = – qℓ/2 + q∙(ℓ– ℓ) = – qℓ/2.

Dunque, poiché agli estremi T vale qℓ/2 e – qℓ/2, ed è una retta, al centro vale T(ℓ/2)=0.

Qui, dunque, il taglio T(x) è una funzione lineare con


pendenza pari al carico e il momento M(x) abbiamo
già detto che è una parabola, e lo disegniamo.

Se andiamo a guardare il caso precedente della trave


senza il carico lineare applicato, il taglio T(x) era una
funzione costante e il momento M(x) una funzione
lineare in assenza di carico. D’altra parte, se il carico
è la pendenza del taglio e il carico è nullo, il taglio ha
pendenza nulla e quindi è costante.

Guardando gli ultimi diagrammi, notiamo facilmente


che quando in M(x) c’è un massimo T(x) si annulla, e
questo ci fa capire che c’è un legame tra le due Figura 19.
𝑑𝑀
funzioni, che è la derivata: = 𝑇.
𝑑𝑥
Queste cose che escono un po’ a occhio, adesso le vediamo insieme in modo matematico, per trovare
nuove regole da usare e per convincerci, così, che valgono sempre. Se devo fare questi diagrammi è
inutile che faccio ogni volta questi ragionamenti ma posso usare più rapidamente la relazione tra
carico, taglio e momenti che sono connessi tra loro attraverso derivate ed integrali, come vi renderete
conto tra poco.

Il tratto di struttura di Figura 1 che avevamo disegnato all’inizio, rappresenta una condizione di
equilibrio dove il momento a destra è uguale a quello a sinistra, il taglio a destra è uguale a quello a
sinistra, e lo sforzo normale a destra è uguale a quello a sinistra. Quindi non varia mai nulla.

Che succede invece se varia qualcosa? C’è qualcosa in questo tratto che mi altera quelle quantità. Chi
può essere questo qualcosa? Un carico ad esempio!

Invece del 3D, consideriamo per semplicità il 2D di una fettina


infinitesima, di ampiezza dx, estratta dalla nostra struttura
(immaginiamo una fetta così sottile da non riuscire a vederla, un
tratto lungo una quantità dx infinitesima insomma).

Abbiamo detto più volte che il taglio a sinistra meno il taglio a


destra è uguale a una forza concentrata. Ma quando sto in una
situazione di questo genere non ci metto una forza concentrata,
perché non ha senso immaginarla in un punto. Qua ci possono stare
solamente carichi, nel nostro caso il carico q, nel senso che se avessi
una forza non c’è bisogno che faccio questo gioco, ma l’abbiamo già Figura 20.
visto che si avrebbe un salto secco [nel taglio].

Se ci fosse una coppia non ci sarebbe bisogno di fare questo gioco e


si avrebbe un salto secco [nel momento flettente].

Vediamolo: se per esempio considero una fettina dove ho una coppia , un


momento a sinistra 𝐌𝐒 e un momento a destra 𝐌𝐃 (Figura 21), posso
scrivere la condizione di equilibrio di questo tratto così:

MD − M S + = 0 ⇔ MS − MD = Figura 21.

Quindi se ho una coppia ho un salto nel momento M. È la stessa cosa che avevo scritto per la forza,
cioè per il taglio. Se ho una forza concentrata, il taglio a sinistra e il taglio a destra variano proprio in
funzione di tale forza. In assenza di forze e in assenza di coppie concentrate il momento invece è una
funzione continua. Il fatto che sia una funzione continua ci interesserà tra un attimo, quando
parleremo di derivate, perché vogliamo che una funzione è continua per poterla integrare.

Allora torniamo su quella fettina infinitesima lunga dx e ragioniamo per determinare prima il taglio e
poi il momento. A sinistra abbiamo il taglio T, a destra abbiamo sempre il taglio che però, poiché c’è un
carico, mi aspetto che sia variato e quindi che sia pari a T più una variazione dT. Ovvero: il taglio a
sinistra è pari a quello a destra più un certo dT, il quale può essere in generale positivo o negativo
perché T può aumentare o diminuire. Prendiamo il taglio a sinistra come di consuetudine positivo
verso il basso. Scrivo un’equazione di equilibrio verticale per il quale equilibrio prendiamo come verso
positivo il verso l’alto ↑, e nell’equazione oltre a T e a (T + 𝑑T) ho anche il carico q che è applicato su
dx:

↑ T − (T + 𝑑T) − q ∙ 𝑑𝑥 = 0 ⇔ T − T − 𝑑T − q ∙ 𝑑𝑥 = 0 ⇔ − 𝑑T = q ∙ 𝑑𝑥 ⇒
𝑑T
i) =−q
𝑑𝑥

Dalla relazione i) dunque trovo che la derivata del taglio è sempre l’opposto del carico, quindi: se il
carico è nullo, il taglio è costante; se il carico è costante, il taglio è lineare; se il carico fosse lineare, il
taglio sarebbe parabolico.

Se ritorniamo ai diagrammi degli esempi precedenti possiamo verificare che la i) è valida. In Figura 6,
ad esempio, non essendoci carico il taglio ha pendenza nulla ed è costante. In Figura 14, invece, dove
c’è il carico lineare uniforme, la pendenza del taglio è proprio pari a – q, e il taglio è lineare.

In modo simile a come abbiamo ragionato sul taglio possiamo ragionare sui momenti (Figura 20): a
sinistra abbiamo un momento M, a destra un momento M che sarà pari a M più una sua variazione
infinitesima (M + 𝑑M). Scriviamo un’equazione di equilibrio intorno, ad esempio, al polo A,
assumendo come positivo il verso orario di M: abbiamo M positivo; (M + 𝑑M) che è discorde e
quindi negativo; T con braccio 𝑑𝑥, e positivo perché è concorde con l’ipotesi fatta; (T + 𝑑T) ha
invece braccio nullo per come ho preso il polo A (e l’ho preso lì proprio perché così (T + 𝑑T)
non ha braccio e il suo contributo al momento è nullo); e poi resta il carico, da cui esce fuori la
forza q ∙ 𝑑𝑥 per il suo braccio che è 𝑑𝑥/2, ed è negativo, quindi viene −q ∙ 𝑑𝑥 2 /2. Ovvero:
𝑑𝑥 2 𝑑𝑥 2
↻ A M − (M + 𝑑M) + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
= 0 ⇔ M − M − 𝑑M + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
=0 ⇔
𝑑𝑥 2
−𝑑M + T ∙ 𝑑𝑥 − q ∙ 2
= 0 ⇒ 𝑑M = T ∙ 𝑑𝑥
0
𝑑𝑥 2
In genere nelle trattazioni ingegneristiche si ammette di trascurare q ∙ 2
, perché sarebbe un
infinitesimo al quadrato, e pertanto ancora più piccolo degli infinitesimi dM e Tdx. Per la cosiddetta
teoria linearizzata, cioè trascurando gli infinitesimi di ordine superiore, si ottiene una seconda legge
ii), diciamo “fissa”, di validità generale, per i problemi strutturali ⇒ il taglio è la derivata del momento:

ii) 𝑑M
=T
𝑑𝑥

Avevamo un po’ visto già negli esempi precedenti


che il momento M(x) ha per derivata il taglio. Ad
esempio in Figura 9, nel caso di assenza di carico e
di taglio costante pari a T(x)=F, la pendenza della
retta M(x), considerando l’altezza (‒F∙a) e la base a, Figura 9 bis.
vale F (pendenza positiva perché M cresce per x
crescenti).

Nell’esempio del carico lineare, il taglio è lineare e il momento è parabolico (Figura 12).

Se il taglio fosse parabolico, il momento sarebbe cubico.

Allora, se io faccio la derivata seconda di M rispetto a x, ottengo la derivata di T, che, per la i), è ‒q:
𝑑2 M 𝑑T
iii) = = −q
𝑑𝑥 2 𝑑𝑥

Da questa regola generale iii), sui rapporti tra carico, taglio e momento flettente, che assorbe le prime
due, capiamo che ‒q è la derivata del taglio T(x) ed è anche la curvatura del momento M(x).

Se il carico è nullo, il taglio è costante e il momento è lineare, quindi ha una curvatura nulla. Se, invece,
il carico è non nullo e costante, più grande è q, maggiore sarà la pendenza del taglio, o, meglio, la
variazione del taglio e quindi della relativa pendenza, e più grande sarà la variazione del momento.

Ciò si può vedere dall’andamento della parabola di M(x)


(Figure 19 e 22): parte con valore nullo in x=0 e con
pendenza pari a qℓ/2, poi cresce fino a raggiungere un
massimo in mezzeria mentre la pendenza si riduce via via
fino a 0, e poi decresce fino ad annullarsi di nuovo in x=ℓ.
Quindi la pendenza diminuisce, passa per lo 0, e poi continua
a diminuire. ***

*** NOTA: la pendenza diminuisce sempre da qℓ/2, passando per 0, e fino


a ‒qℓ/2. E così si trova pure col diagramma del taglio, che è la pendenza
di M(x), che è una retta a valori decrescenti per x crescenti.

Il diagramma in blu (in Figura 22), rispetto a quello Figura 22.


precedente cambia la pendenza che è maggiore, e così
anche la curvatura è maggiore, cioè è aumentato il carico. Se il
carico è più grande in mezzeria diventerà più grande e quindi il
diagramma del momento si incurva di più, perché la curvatura
del momento è proprio il carico.

Se per esempio fate su una trave un diagramma del taglio come


quello di Figura 23 che fa le onde è sbagliato (ed è un errore
comune). Infatti il tratto 1‒2 indica un carico dal basso verso
l’alto e ciò è impossibile, a meno che non vi siete trasferiti un Figura 23.
attimo sulla Luna oppure è in atto un’esplosione e quindi si ha
un’onda di pressione dal basso verso l’alto. Quindi ricordate
che il taglio ha una pendenza che è il carico, e mi aspetto che
sicuramente il diagramma T(x) faccia cose del tipo della
Figura 24, cioè che salta all’inizio dove c’è il primo appoggio
perché c’è una forza, poi scende perché c’è un carico, e risale
in corrispondenza di un altro appoggio.

Quello di Figura 24 è il diagramma del taglio di una trave con


tanti appoggi, e non può che essere così: salta dove c’è una
forza verso l’alto e poi è lineare dove c’è un carico.

Se, anzi, dal diagramma del taglio vedo una pendenza piccola Figura 24.
e una pendenza grande, posso anche controllare dal
diagramma del taglio di aver disegnato la pendenza minore
dalla parte del carico più piccolo e la pendenza maggiore dalla parte del carico più grande, come è
appunto nel caso di una trave con tanti appoggi.

Allo stesso modo, se faccio il diagramma del momento flettente corrispondente, esso avrà dei punti di
nullo dove la pendenza è massima o minima (punti che, appunto, si hanno in corrispondenza di valori
del taglio massimi o minimi), e poi avrà dei punti di massimo, cioè dove il valore del momento è
massimo e la sua una pendenza è orizzontale, ovvero nulla (che si hanno in corrispondenza di valori
del taglio nullo).

Riconsideriamo il caso già visto di una trave con una forza F. Inizialmente
sulla trave non ho nulla, poi ho improvvisamente una forza F (Figura 25).
Il diagramma del taglio appare sfalsato: camminando da sinistra a destra
vedo: (x=0) un salto pari a F verso l’alto che è la reazione RVA verso l’alto;
poi non ho carichi né altre “forzettine” che fanno variare il taglio e quindi
la sua derivata è nulla e resta costante; poi arrivo in fondo (x=a) e il taglio
va a zero cioè c’è un salto verso il basso dovuto alla forza F verso il basso.

Il corrispondente diagramma del momento flettente come sarà fatto?


Passa da una pendenza F a una pendenza nulla, cioè genera un punto
angoloso. Questo è tipico: in presenza di una forza il diagramma del
momento mostra dei punti angolosi, perché, se è vero che una forza genera
una variazione del taglio, vuol dire che una forza genera una variazione
Figura 25. della pendenza del diagramma del momento flettente.

Ora possiamo avere diverse situazioni. Per esempio si può avere un


diagramma del taglio che da una costante scende già a un’altra
costante e continua. Non so come ci arriva né come finisce, sto
facendo uno zoom su quest’area del diagramma di T(x).

Nel tratto a T1=costante, il carico è nullo (Figura 26). Poi c’è una
forza verso il basso. Il diagramma del momento, nello stesso tratto,
sta arrivando al punto in cui è applicata la forza con una pendenza
pari al taglio T1. Vi ricordo, infatti, che il momento è positivo quando
tende le fibre di sotto, e lì sta venendo da un valore negativo a un
valore che è meno negativo, quindi in quel tratto è crescente, e
cresce con la legge T1. Oltrepassato il punto in cui c’è la forza, il
taglio diventa T2=costante < T1, e il momento non continua con la Figura 26.

stessa pendenza, ma con una pendenza più bassa, che è proprio T 2.


Quindi vedete che genera un punto angoloso.

Se la forza fosse un po’ più grande e pari a T1 allora T2 è nulla


(Figura 27), quindi nel diagramma di M(x) la pendenza del secondo
tratto è orizzontale, e comunque anche qui noto un punto angoloso.

Se ho una forza ancora più grande, questo salto scende, e la


pendenza cambia segno, anziché andare verso giù, ritorna ad andare
verso su.

Quindi, a seconda dell’entità della forza, io posso avere un punto Figura 27.
angoloso (cioè la pendenza si fa un po’ più piccola), oppure annullo il
taglio e la pendenza diventa orizzontale, oppure ho una forza così
grande che fa cambiare di segno al taglio e allora il momento riparte
con una pendenza verso l’alto (Figura 28).

In ogni caso una forza verso il basso, a seconda se è più grande o più
piccola, mi provoca un punto angoloso oppure una cuspide, cioè un
cambio di segno [della derivata].

E se la forza fosse stata verso l’alto (Figura 29)? Il diagramma del


taglio sarebbe andato più su a creare il tratto costante di T2, e quindi
ancora una volta il diagramma del momento rispecchia la pendenza di
T1 nel primo tratto e poi c’è una forza ↑ verso l’alto quindi c’è un salto Figura 28.
verso l’alto nel diagramma del taglio, e quindi nel diagramma del
momento il secondo tratto ha una pendenza minore (pari a T2) e di
segno opposto. Oppure, in maniera analoga ai precedenti casi in cui la
forza è ↓ verso il basso, nel secondo tratto in base al valore della forza
e quindi del salto nel taglio, il momento ha pendenza nulla oppure
dello stesso segno della pendenza nel primo tratto ma è meno
accentuata.

Queste osservazioni fatte finora, dunque, ci consentono di dire che


ogni qualvolta ci sia una forza si determinano punti angolosi, fino a
una cuspide, nel diagramma del momento flettente.
Figura 29.

Quindi, ricapitolando: il diagramma del taglio ha una pendenza pari al carico e ha dei salti in
corrispondenza delle forze. Se scelgo, coerentemente i segni e prendete il taglio positivo verso l’alto e
con la convenzione positivo uscente a destra, i salti nel diagramma del taglio saranno ogni volta nel
verso delle forze. Poi negli estremi liberi il taglio è nullo, cioè se non ho una forza il taglio parte da
zero. Significa che o ho una forza o ho un vincolo che genera quella forza, perché abbiamo detto che
una volta che io calcolo quanto vale la reazione di un vincolo tale reazione è una forza come tutte le
altre forze esterne.

Il diagramma del momento flettente ha sostanzialmente: pendenza pari al taglio, e quindi di


conseguenza curvatura pari al carico; presenta dei punti angolosi in presenza di forze, perché il taglio
fa dei salti, e quindi sono funzioni che hanno dei salti nella pendenza; in presenza di una coppia, il
diagramma del momento flettente c’ha un salto, proprio lui.

E lo si può vedere in un caso che abbiamo già visto prima, dove c’era una
coppia e il momento passava da zero al valore della coppia, o comunque se il
valore del momento a destra ha un certo valore, passando a sinistra subisce un
salto pari alla coppia. Il ragionamento da fare è sempre lo stesso (Figura 30):
se io voglio calcolare il momento in un tratto tiro fuori il pezzetto e disegno Figura 30.
così il momento a destra e il momento a sinistra perché sia se mi metto a
destra sia se mi metto a sinistra sono tese le fibre di sopra. Sono sempre uguali e opposti perché così
sono in equilibrio tra loro, e sono presi positivi nello stesso verso perché così sono in equilibrio tra
loro. Il relativo diagramma del momento non ha salti, perché sopra non ho nulla, non ho coppie.
Ora, invece, se io aggiungo una coppia (Figura 31) il momento orario deve
diventare più grande, perché deve uguagliare, per stare in equilibrio, la
somma dell’altro momento con la coppia . Quindi ho un salto nel
diagramma del momento flettente dovuto alla coppia , perché passo da un
valore a destra a un valore a sinistra maggiorato del salto .

Tenendo presente tutte le considerazioni fatte finora possiamo andare avanti.

Possiamo dire sicuramente che il taglio T(x) è uguale all’integrale del carico
più una condizione al contorno C1. Ossia integrando la i) si ha:
Figura 31.

T(𝑥) = ∫ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶1 𝐈)

Questo concetto visivamente lo si può vedere negli esempi fatti prima. Qui (Figura 19, caso della trave
appoggiata appoggiata) c’è un carico, la pendenza è sempre pari a –q, proprio perché il diagramma del
taglio è l’integrale del carico, quindi fissato il carico si avrà una pendenza –q. Qui, però, ho una
condizione al contorno, per esempio che il taglio vale qℓ/2 nel primo appoggio e nell’altro estremo
vale –qℓ/2, ma una condizione al contorno per un integrale semplice basta e avanza.

Qui (Figura 16) ho di nuovo un carico, per cui il taglio di nuovo è l’integrale del carico, ma stavolta la
condizione al contorno più comoda è dove il taglio è nullo, oppure posso prendere la condizione al
contorno che il taglio in x=0 è pari alla reazione vincolare. Potevo ricalcolare le stesse cose dalla I) con
l’unica nota che devo ricavare la condizione al contorno C1. In genere la condizione al contorno più
comoda è il taglio in x=0, perché allora la C1 è proprio il valore che il taglio ha in x=0, T(x=0). In
alternativa posso prenderne un’altra.

Vediamo di nuovo come applicare la I), per esempio nel caso della mensola
con una forza F (Figura 32). In generale devo trovare dove la funzione T(x) è
continua: lo è sempre purché non abbia una forza, in quanto una forza
determina un salto (una discontinuità), altrimenti è sempre continua. In
questo caso ho un salto sicuramente nel punto di applicazione di F, che
Figura 32.
coincide con una delle due estremità (in x=ℓ), e poi un altro in x=0, per la
presenza del vincolo che, come sappiamo, genera una forza (la reazione vincolare che deve fare
equilibrio a F). Ma visto che il salto è sempre sui bordi, posso scrivere l’integrale una volta sola, e sarà
valido per tutto il tratto della mensola.

L’integrale ovviamente lo scrivo indefinito perché sono funzioni che sto calcolando, perciò mi serve
sapere la costante di integrazione dalla condizione al contorno. Non ha molta utilità per noi scrivere
l’integrale definito per sapere la variazione di taglio tra due punti, ad esempio; vogliamo le funzioni.

Quanto vale dunque T(x)? T(x) è l’integrale del carico, ma il carico è nullo, quindi T(x) è costante. Resta
solo la costante di integrazione C1, quindi qualunque sia x, il valore del taglio è sempre C1. Quanto vale
C1? Ad esempio in x=ℓ, il valore del taglio è F, T(x=ℓ)=F.

T(𝑥) = ∫ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶1 = 0 + 𝐶1 ⇔ T(𝑥) = 𝐶1 ∀𝑥 ⇒ 𝑃𝑒𝑟 𝑥 = ℓ, 𝐶1 = T(ℓ) = F

Ho scritto in modo matematico quello che avevamo già visto fisicamente.


Poi, integrando la ii), posso scrivere che il momento flettente M(x) è l’integrale del taglio:

M(𝑥) = ∫ T(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 𝐈𝐈)

Ho una nuova costante 𝐶2 che va calcolata con una condizione al contorno. Nel caso della mensola ho:

M(𝑥) = ∫ T(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = F ∫ 𝑑𝑥 + 𝐶2 = F𝑥 + 𝐶2

Per calcolare 𝐶2 o prendo il momento in x=0 che sarebbe la reazione di incastro e vale F∙ℓ, lo abbiamo
detto prima, oppure posso dire che nell’estremità il momento è nullo, M(x=ℓ)=0, e così ho:

𝑃𝑒𝑟 𝑥 = ℓ, M(ℓ) = 0 ⇒ Fℓ + 𝐶2 = 0 ⇔ 𝐶2 = −Fℓ

Da cui ottengo, come avevo già trovato prima, che:

M(𝑥) = F𝑥 − Fℓ = F(𝑥 − ℓ)

Vediamo ora il caso della trave con carico (Figura 33). Il carico è costante, quindi il taglio vale:

T(𝑥) = ∫ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶1 = −q ∫ 𝑥 𝑑𝑥 + 𝐶1 = − q𝑥 + 𝐶1

Per trovare la costante 𝐶1 posso valutare il taglio in x=0, che vale la


reazione verticale del vincolo che troverò applicando le ECS RVA=qℓ.
Non mi conviene applicare le ECS, perché so che il taglio in x=ℓ vale Figura 33.
zero, e quindi scrivo:

T(ℓ) = −qℓ + 𝐶1 = 0 ⇒ 𝐶1 = qℓ

T(𝑥) = −q𝑥 − (−qℓ) = q(ℓ − 𝑥)

Si trova che T(x) sia così perché: se faccio la derivata del taglio viene –q; in x=0 viene T(0)=qℓ; in x=ℓ
viene T(ℓ)=0. Quindi ho una funzione T(x) lineare.

Ora devo calcolare M(x) come integrale del taglio:

𝑥2
M(𝑥) = ∫ T(𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = ∫ q(ℓ − 𝑥) 𝑑𝑥 + 𝐶2 = qℓ𝑥 − q + 𝐶2
2
ℓ2
Per trovare 𝐶2 posso valutare il momento il x=0, che vale −q 2
e che però implica la conoscenza della
reazione vincolare, oppure so che il momento in x=ℓ è nullo e quindi scrivo:

ℓ2 ℓ2
M(ℓ) = 0 ⇒ qℓ2 − q + 𝐶2 = 0 ⇒ 𝐶2 = −q
2 2

Abbiamo trovato che 𝐶2 è pari al momento in x=0. Addirittura le reazioni vincolari le stiamo tirando
fuori tutt’al contrario. Cioè se mi calcolo T ed M in x=0 ottengo reazione verticale e momento in x=0. Se
a volte uno non vuole usare le ECS, si può fare con questa tecnica. Dal valore della costante
d’integrazione trovato posso quindi scrivere l’espressione della funzione M(x):
𝑥2 ℓ2
M(𝑥) = qℓ𝑥 − q −q
2 2

Vi faccio notare che possiamo scrivere la II) inglobandovi la I):

M(𝑥) = ∬ −q(𝑥) 𝑑𝑥 + ∫ 𝐶1 𝑑𝑥 + 𝐶2 𝐈𝐈𝐈)

Questa espressione di M(x) ci mostra che il momento flettente è una funzione data dall’integrale
doppio del carico più in pratica due condizioni al contorno.

Se io so che per la trave appoggiata appoggiata (Figura


ℓ2
34), il momento massimo vale q 8
posso intuire che le
due condizioni al contorno sono tali per cui il momento è
nullo in x=0 e in x=ℓ. Quindi la funzione M(x) è una
parabola che ha la “pancia”, la parte più grande, pari a Figura 34.
ℓ2
q , e questo è vero sempre. Poi ho due condizioni al
8
contorno, che nel mio caso “piazzano” il momento nullo
nei due estremi della trave.

Posso però avere anche casi diversi, sempre per la stessa


parabola M(x), dove ad esempio una condizione al
contorno è, come prima, momento nullo in x=ℓ, e l’altra è
momento non nullo in x=0. Il diagramma è del tipo di
(Figura 35), dove la pancia, cioè il momento in x=ℓ/2, è
ℓ2
sempre q e casualmente lo è anche il momento in x=0. Figura 35.
8
Dunque nei due casi la parabola è la stessa, perché il
carico a monte è lo stesso, ma le due condizioni al
contorno cambiano.

Se io avessi per esempio una trave incastrata incastrata


(Figura 36), il diagramma del momento sarebbe stato
ℓ2
ancora una parabola con momento in x=ℓ/2 pari a q 8
,
ma il momento in x=0 sarebbe diverso (nello specifico
Figura 36.
ℓ2
viene q 12 , ma ora non date retta ai numeri).

È sempre la stessa parabola quindi, sapete perché? C’è un fatto matematico: il momento è l’integrale
doppio del carico, con due condizioni al contorno. Queste ultime possono essere quelle che
preferiamo: il taglio, ovvero la pendenza del momento, in un punto e il valore del momento in un altro
punto (che è quello che essenzialmente abbiamo fatto prima); due valori del momento in due punti; se
ad esempio so che in mezzeria il taglio è nullo, so che il momento passa in mezzeria con una pendenza
orizzontale. Quindi posso inventarmi quello che voglio per quelle due condizioni al contorno, ma in
genere si guarda quello che succede a destra e a sinistra (cioè negli estremi).

Fisicamente, però, perché succede questo? Succede perché quando tiro fuori questa trave con un
carico, ai suoi estremi avrò dei vincoli. Il vincolo più generale possibile genera un taglio a destra, uno a
sinistra, una coppia a destra e per esempio una coppia a sinistra, e uno sforzo normale a destra e uno
sforzo normale a sinistra. Perciò io avrò una parabola che passa per i punti in cui sono in equilibrio
queste coppie. Quindi posso avere uno schema complicato quanto vogliamo, ma alla fine avrò sempre
una trave appoggiata appoggiata con due coppie. E su questa trave: se ho due appoggi so che le due
coppie valgono zero. Se ho un incastro e un appoggio so che valgono zero a destra e una certa quantità
ℓ2
(q 12 ) a sinistra che non sono ancora in grado oggi di calcolare perché si tratta di una trave iperstatica
(iperstatica perché ho una mensola con un vincolo in più, e questa addirittura è tre volte iperstatica
perché si ritrova un altro incastro, senza il quale sarebbe già una mensola e io ce ne ho piazzato uno in
più).

In ogni caso sarà una parabola e se conosco il momento a sinistra e a destra so pure per dove passa
questa parabola, quindi so tutto. Il genere chi fa strutture tende molto spesso a disegnare con molta
importanza il diagramma del momento flettente e a trascurare quello del taglio. Chi ci riesce, infatti, sa
vedere quanto vale il taglio direttamente dal diagramma del momento flettente. Dalla mia parabola,
infatti, so che il taglio è nullo in mezzeria ed è massimo o minimo agli estremi, perciò posso riuscire a
vedere pure il taglio, quindi il diagramma del momento flettente sintetizza tutto.

Se vedo un diagramma del momento flettente di


questo tipo (Figura 37), in virtù di quanto
abbiamo detto oggi possiamo fare delle
osservazioni. Innanzitutto noto che ho due punti
angolosi agli estremi e una cuspide centrale,
quindi lì sicuramente ci saranno delle forze.
Figura 37.
Sapendo che la curvatura è il carico, e vedendo
qui ho due curvature dallo stesso lato, ho allora due carichi dello stesso segno, e, se riesco a vederlo,
posso dire quale delle due curvature è il carico più grande e quale quello più piccolo. Poi posso anche
dire che il taglio all’estremo sinistro parte con un segno, e in particolare sarà positivo perché ho una
forza verso l’alto, e poi il taglio cambia bruscamente segno (dando luogo alla cuspide), quindi vuol dire
che ci sarà una forza talmente grande da far cambiare il segno del taglio. Poi abbiamo di nuovo un
carico e all’estremità destra ancora una forza verso l’alto.

Da un diagramma di questo tipo intuisco, quindi,


che ho sicuramente una struttura con tre appoggi
perché genera tre reazioni verticali (Figura 38).
Poi [a sinistra] non è libera di ruotare, [al centro] è
continua, e [a destra] è libera perché il momento è
Figura 38.
zero. Se io nel diagramma vedo che a destra la
curva sale di nuovo posso pensare che la struttura
o continua o ha un incastro. Poi posso dire che nel primo tratto ho un carico maggiore che nel secondo
tratto.

Quindi questo diagramma del momento flettente è legato a una struttura di questo tipo. E se provate a
rivederla si trova tutto quello che abbiamo detto. Il 90% degli errori potreste evitarli se verificate le
correlazioni con le strutture per capire che avete sbagliato. E poi, se le avete viste bene, capite gli
errori dove stanno, se no almeno vi fermate perché capite che state sbagliando e non proseguite a fare
errori su errori.
ESERCIZI PER CASA.

Vi invito a fare con calma a casa questi esercizi che io vi faccio ora velocemente, così potete applicare
tutte i concetti che abbiamo detto oggi. Facciamo prima quelli più facili. Io ve li faccio, come si dice, “a
maniera”, cioè senza fare i calcoli ma solo qualitativamente. Voi a casa potete scrivere le equazioni,
certo senza metterci i numeri i calcoli non li fate, ma potete farli simbolicamente.

1.

Consideriamo una trave con una forza. Più la forza si avvicina a x=ℓ più là la reazione sarà grande. In
ogni caso in x=0 ho una reazione verso l’alto (Figura 39).

Il diagramma del taglio parte positivo e costante, poi


scende e diventa più grande (in modulo) ma negativo (e
sempre costante). Il diagramma del momento flettente
parte da zero, poi sale con una pendenza positiva, o, per
lo meno, c’è una forza verso l’alto quindi mi aspetto una
cuspide se mi metto in un punto e mi chiedo chi mi dia
momento flettente trovo solo la reazione, quindi le fibre
tese sono dal lato di sotto. La pendenza del primo tratto
è Fb/ℓ e dura a, quindi in x=a il momento vale pendenza
per luce cioè ossia per distanza, cioè Fb/ℓ∙a. Nel punto a
x=a, se mi tiro fuori il pezzettino di trave e mi disegno
innanzitutto gli equilibri del taglio: nel tratto a sinistra
arrivo con Fa/ℓ, poi ho la forza F che fa cambiare segno
al taglio che poi a destra è Fb/ℓ verso il basso. Se per lo
stesso pezzetto di struttura estratta guardo che momenti
flettenti ho: arriva una certa quantità a sinistra e in x=a, Figura 39.
dove c’è la forza, il momento non fa nessun salto (perché
non c’è una coppia che fa variare il momento), quindi da
lì continua indisturbato.

Il diagramma del momento flettente nel secondo tratto, poiché dal primo tratto arriva fino in x=a con
una pendenza Fb/ℓ e deve arrivare a zero, cambierà la pendenza, che sarà Fa/ℓ, molto maggiore che
nel primo tratto.

2.

Abbiamo una trave con una coppia (Figura 40).

Per equilibrare questa coppia i vincoli devono generare a


loro volta una coppia uguale e opposta. Cioè generano due
forze che hanno un braccio pari a ℓ, e quindi la singola forza
vale /ℓ, perché così la coppia generata è /ℓ∙ℓ = . Se la
reazione è quindi uscente a sinistra, il taglio vale – /ℓ, ed
è, chiaramente, costante perché dove mi metto mi metto
non ho nulla che possa variare il taglio. Questo vuol dire che
il diagramma del momento flettente avrà una pendenza
costante. Il diagramma del momento ha una pendenza Figura 40.
iniziale pari a /ℓ, poi ha un salto in corrispondenza della coppia , e poi nel secondo tratto ha una
pendenza pari sempre a /ℓ, quindi ho due rette parallele. Dove incontro la coppia dunque ho un
salto che vale appunto . La cosa simpatica che potete fare qui è provare a muovere sulla trave la
coppa : vi accorgete che il taglio verrà sempre uguale, quindi pure le due pendenze, solo che il punto
dove salta cambia, ma il salto resta sempre . Fatelo a casa con calma facendo tutti i passaggi.

3.

Ho una trave con un carico esteso solo per il tratto a (Figura 41).

Figura 41

4.

Ho un pezzo di struttura che supera un vincolo e il carico è posto solo sul tratto ℓ (Figura 42).

Figura 42.

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