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SLIDE 39

Partiamo quindi dalla chiusura della teoria delle piastre ricapitolando un po' i punti salienti
che abbiamo visto: abbiamo introdotto il concetto di piastra che implicitamente è una
struttura in cui una delle tre dimensioni risulta essere molto più piccola delle altre due
tipicamente si parla di strutture aventi spessore sottile rispetto alla loro estensione definito
un dato piano; i piani di riferimento non necessariamente devono coincidere col piano medio
e sappiamo che qualora ciò accada si introduce un nuovo parametro che è chiamato
parametro di offset ossia è la distanza del piano medio geometrico della piastra rispetto al
piano di riferimento entro il quale noi andremo a declinare e a definire lo stato di campo di
spostamenti di tale componente; si parla di campo di spostamenti perché per definire la
risposta tensionale si parte in primis attraverso la definizione cinematica delle relazioni che
si vengono a instaurare nel componente a seguito dell'applicazione di una data deformata
che è una deformata generica che porta in flessione fuori dal piano tale componente stesso,
affinché la teoria delle piastre se è valida oltre all'ipotesi di condizione geometrica è
importante andare a definire quali sono le condizioni di mutua interazione tra i punti di una
data sezione di interesse della piastra, isolato un dato segmento definito e chiamato P-P’
questo va ad intersecare il piano di riferimento (che della trattazione che facciamo noi è
considerato come il piano geometrico medio della struttura) in un punto chiamato Q e dalla
definizione principale e più stringente di teoria delle piastre andiamo ad imporre che la
condizione indeformata e deformata di tale sezione risulti non variare in lunghezza sia in
direzione Z (quindi non abbiamo deformazioni entro lo spessore della piastra) e il segmento
P-P’ rimarrà sempre ortogonale al piano medio nel suo punto di tangenza Q, qualora questo
venga meno si può estendere tale trattazione dalla teoria di Kirchhoff-Love alla teoria di
Mindlin-Reisner nella misura in cui si dice che le piastre possono anche ruotare entro la
sezione e quindi si vanno a considerare non solamente i contributi di momento flettente puro
ma si vanno a considerare anche i contributi dovuti alla rotazione indotta dalla presenza
anche del contributo di taglio. Tutta la formulazione viene effettuata nella condizione di
piccole rotazioni e piccoli spostamenti per un materiale assunto omogeneo e isotropo
lavorante in campo elastico lineare. Abbiamo visto quali sono le relazioni che legano e
abbiamo introdotto anche due ulteriori condizioni cinematiche che apparentemente
sembrano essere in contrasto ma abbiamo dimostrato che così non è la teoria delle piastre
e per la formulazione che vediamo noi che quella più semplice di Kirchhoff-Love si va a
supporre che appunto la deformazione nello spessore della piastra sia assunta nulla ma sia
assunta anche nulla in prima approssimazione lo stato tensionale insorgente sempre lungo
la direzione di piastra per ipotesi appunto che avevamo già precedentemente commentato
andando a dire che lavoriamo in un campo di piccoli spostamenti e piccole rotazioni.
Abbiamo visto come in realtà il piano medio sia riferibile a qualsiasi punto del segmento di
interesse genericamente nelle immagini che non qui riportiamo ho sempre riportato il punto
P ovvero mi sono riferito al punto che si colloca sulla superficie in questo caso superiore del
nostro componente piatta ma questa trattazione vale per qualsiasi punto i-esimo collocato
entro il segmento P-P’; abbiamo visto la definizione e il campo di spostamenti che si viene a
instaurare nelle direioni XYZ come qui è definito ad esempio in terna destrorsa della
posizione del punto generico posto sulla sezione rispetto al suo piano medio. Vado a
rivedere e a isolare l'equazione del campo cinematico, l'equazione del campo cinematico è
sostanzialmente così fatta: abbiamo calcolato quindi gli spostamenti li abbiamo derivati e
abbiamo calcolato il campo deformativo, un campo deformativo che viene più facilmente
visualizzato e raccolto in forma matriciale e che è possibile andare a isolare e a ricordare
andando a valutare tale campo di deformazioni insorgente nel componente piastra come la
somma di due contributi ovvero un contributo che è legato a quello che viene chiamata la

deformazione membranale di piastra ossia insorgente e riferita al piano medio e al piano di


riferimento della piastra che nel nostro caso coincide col piano geometrico e di simmetria di
tale piastra più una quota parte che è modulata rispetto alla posizione del punto di interesse
sulla sezione quindi è modulata nella quota Z e che va a moltiplicare un vettore che è un
vettore che noi chiamiamo vettore rotazionale o delle curvature tanto è vero che in esso
vengono appunto raccolte la dipendenza dalla rotazione dovuta all'inflessione della piastra
lungo gli assi di interasse assi X e Y e anche una contributo che ha un contributo che è in
realtà misto che viene chiamato appunto contributo di curvatura flesso-torsionale. Il sistema
quindi deformativo può essere di un qualsiasi punto P può essere così schematizzato e
riassunto in forma matriciale-vettoriale. Il vettore delle curvatura è chiamato vettore K, il
vettore delle deformazioni al piano medio è chiamato vettore delle deformazioni altrimenti
detto membranale. Abbiamo anticipato e discusso la dipendenza dallo spessore per le
grandezze di nostro interesse avendo detto appunto che complessivamente la deformazione
di un punto P che giace sulla sezione di interesse risulta essere linearmente dipendente
dallo spessore della piastra, questa dipendenza nasce dal fatto che il vettore delle curvature
è moltiplicato appunto per la posizione Z del punto entro lo spessore di piastra; al contrario
la componente ed il contributo membranale è un contributo che risulta essere indipendente
dallo spessore di piastra e quindi tale contributo si assume essere costante.
Complessivamente però quindi la somma di contributo costante sommato ad un contributo
lineare sullo spessore porta complessivamente a dire che la dipendenza della deformazione
di un qualsiasi punto che si colloca entro segmento P-P’ in condizione inflessa e deformata
risulta essere linearmente dipendente dallo spessore di piastra. Noto il campo delle
deformazioni non resta che imporre quello che noi chiamiamo legame elastico-costitutivo
per il calcolo delle tensioni ma prima di fare ciò quello che siamo andati a discutere è stato il
significato fisico soprattutto di quello che è il vettore delle curvature nota la dipendenza dalla
rotazione rispetto alla quota verticale diretta secondo l'asse Z quindi entro lo spessore di
piastra di ciascuna delle componenti chiamate curvature. Abbiamo visto che il vettore delle
curvature è costituito da due curvature principali che sono la curvatura lungo l'asse X e la
curvatura lungo l'asse Y ma che non vanno confuse con l'effetto effettivamente insorgente
cioè una rotazione rispettivamente attorno all'asse Y per quanto riguarda la curvatura X e
una rotazione attorno all'asse X per quanto riguarda la curvatura Y che fanno riferimento a
due porzioni infinitesime di estensione assiale della porzione di piastra rispettivamente X e
Y. La loro dipendenza della definizione delle rotazioni va subito a renderci manifesto il fatto
che le curvature principali sono sempre soltanto funzione dello spostamento del punto al
piano medio in direzione dello spessore della piastra che è definita come la quota parte w;
tale quota parte w viene doppiamente derivata rispetto agli assi di interesse quindi X e Y al
contrario il vettore delle curvature miste kXY e la somma delle derivate miste in X e in Y
sempre di w e in realtà è più difficile da immaginarsi e da visualizzarsi ecco perché siamo
andati a discutere del loro significato. Se il significato fisico delle curvature principali è di
facile intuibilità soprattutto se proviamo a fare lo sforzo di comparare e di estendere la
trattazione in teoria della trave rispetto a quello che avviene in teoria delle piastre quindi
riferendoci ad un parametro fisico che è similare a quello che viene chiamato raggio di
curvatura ossia effettivamente qual’è il raggio che qui è riportato come RhoX che si viene a
genere nella struttura a seguito della imposizione di determinate condizioni tali per cui la
nostra struttura venga complessivamente inflessa ma le cui sezioni godano di particolari
proprietà. La curvatura principale in direzione lungo l'asse X è associata una rotazione in Y e
si viene così a rappresentare, il suo raggio di curvatura è il reciproco o altrimenti detto ha
una proporzionalità indiretta e inversa scusate rispetto alla curvatura stessa e sono in mutua
relazioni quindi la curvatura lungo l’asse X è pari al reciproco del raggio di curvatura riferito
al medesimo asse. Rispetto alla curvatura Y l’estensione e la trattazione si può dire del tutto
analoga al netto del fatto che è opportuno andare a prendere il segno e il verso delle
rotazioni che si vengono a generare. Il segno delle rotazioni viene calcolato rispetto alla
disposizione della terna destrorsa di assi che è stata posta entro il piano di piastra. In questo
caso la rotazione X riferita alla curvatura Y è così fatta e si assume negativa appunto per il
fatto che il versore coerente rispetto all'asse X da una rotazione opposta rispetto a quello
che accade nella condizione deformata che noi abbiamo trattato e presentato. La curvatura
mista che è non è una rotazione pura ma è la somma di due contributi e ne siamo andati a
declinare e a valutare il segno andando a prendere il rapporto relativo a una porzione
elementare di piastra e siamo andati ad isolare come a fronte delle rotazioni in punti
estremali ed in sezioni estrema di tale concio di piastra effettivamente vuol dire tale tipo di
deformazione in termine di variazione angolare. La variazione angolare l'abbiamo distrutta
andando ad isolare i due contributi prensi singolarmente al fine di ottenere
complessivamente una curvatura flesso-torsionale complessivamente positiva. Abbiamo
isolato quindi due situazioni immaginando di andare a porre tipo degli spilli nelle sezioni che
abbiamo chiamato 1 2 3 e 4 e andando a considerare come la mutua relazione tra i
segmenti presi accoppiati inducano in termini di deformazione complessiva internamente
alla nostra struttura piastra. Abbiamo visto e abbiamo isolato la prima condizione quindi la
variazione di rotazione in Y è positiva se la rotazione relativa tra i seguenti 1 e 4 risulta
essere risultata inferiore rispetto a quella a 2 e 3; nella trattazione che ho portato qui quello
che sono andata a fare è proprio andare ad imporre che la rotazione in Y dei segmenti di
piastra insistenti sui nodi chiamiamoli così punti di riferimento 1 e 4 sia esattamente opposta
in segno quindi negativa rispetto a quello che accada su 2 e 3 analogamente per ottenere
un contributo rotazionali negativo poiché complessivamente tale contributo in X entra già
con un segno negativo quindi meno per meno devo fare in modo che risulti positivo, per far
sì che ciò accada occorre che la rotazione 1 e 2 sia negativa inferiore rispetto a quello che
accada invece rispetto ai segmenti posizionati alle sezioni 2 e 3. Come detto prima quello
che siamo andati a fare è proprio isolare in particolare una fettina infinitesima posizionata
allo spessore superiore cioè alla Z prossimale della nostra piastra riferendoci a quello che
noi abbiamo chiamato la superficie esterna chiamata top; al top quindi siamo andati a
sommare i singoli contributi dovuti ai contributi rotazionali e siamo andati, per principio di
sovrapposizione degli effetti, a comprendere effettivamente che cosa questi due
diseguaglianze effettivamente portino ai fini deformativi della nostra struttura. Quello che si
ottiene poiché noi lavoriamo in campo elastico lineare è la possibilità di sovrapporre gli effetti
deformativi e quindi ricavare una deformazione di natura romboidale. Questa definizione
romboidale che qui abbiamo discusso alla superficie positiva Z estremale di piastra si
oppone a quello che accade alla porzione estremale inferiore di piastra quindi a Z negativi.
Che cosa accade complessivamente al piano medio? i vari contributi si auto equilibrano e si
osserva che al piano medio di piastra lo stato deformativo risulta non influenzare la
condizione iniziale della piastra. Quindi al piano medio si dice la struttura non viene
deformata. Dal punto di vista del significato abbiamo trattato il senso di quali sono le
possibili condizioni in termini di sollecitazioni interne che possano indurre questo stato
deformativo riferendoci al sistema globale che abbiamo definito come XYZ centrato sempre
rispetto al piano medio di piastra, questa condizione di doppia curvatura è rappresentabile
come l'applicazione di due momenti torcenti applicate rispettivamente agli assi X e Y
contestualmente. Ecco perché questa curvatura mista viene detta in prima analisi di natura
torsionale. L'aggettivo flessionale si accoda a tale definizione quando decidiamo di passare
ad una condizione ad un'analisi della deformata non più rispetto ad un sistema generico ma
un sistema di assi principali dove il contributo in termini tangenziali viene visto in termini di
puro sforzo normale (si fa quello che viene chiamata la rotazione del cubetto). Vista in tal
senso la doppia curvatura può essere vista come una curvatura di natura flessionale nella
misura in cui lo stato deformativo che si viene complessivamente a generare sui piani di
riferimento della piastra può essere vista come il contributo di un momento flettente che
agisce attorno all'asse 2 in questo caso principale e che insiste sulla faccia parallela al piano
di riferimento 2 e 3 e un momento flettente che agisce con rotazione attorno all'asse 1
principale sempre affacciato al cubetto che risultino essere parallele al piano 1-3. Ecco
perché questo stato diciamo così deformativo può essere visto come anche uno stato
deformativo nelle direzioni principali del sistema di natura flessionale. Ecco perché si
aggiunge l'aggettivo di flesso-torsionale a quello già discusso in precedenza. Si può
complessivamente dire quindi che flessione torsione possono essere visti contestualmente
all'interno della trattazione della teoria delle piastre ma risultino totalmente diciamo così
indipendenti. Dal punto di vista della trattazione quindi della fisica del problema possiamo
vedere la doppia curvatura come una deformazione a doppia sella come qui rappresentato e
schematizzato. Dal punto di vista infine del legame costitutivo quindi quando si passa dalle
deformazioni alle tensioni occorre andare a definire quella che è chiamata la matrice di
materiale, matrice di materiale noi la conosciamo in un materiale isotropo ed amogeneo per
un elemento trave nella sua accezione più semplice ossia nella formulazione di Hook quindi
Sigma=E*epsilon in realtà dietro a E che è una costante c'è qualcosa di più infatti in teoria
delle piastre non è solo una costante ma è una matrice di legame poiché il problema delle
piastre va ad agire rispetto a un sistema di dimensioni di 3 X 3 quella matrice quindi è una
matrice simmetrica che è funzione della condizione di tensione piana come qui proposto e
presentato ed è funzione della proprietà elastiche del materiale col quale produciamo la
nostra piastra ma che può essere nuovamente estesa ad una formulazione per un materiale
che invece risulta essere anche non propriamente omogeneo come può essere un materiale
composito. Questa matrice D quindi si complica ulteriormente perché vengono distinte le
proprietà in termini di rigidezza lungo gli assi di ortotropia del materiale; che cosa vuol dire
un materiale ortotropo? Un materiale è definito ortotropo quando a fronte dell'applicazione di
una data condizione di caricamento esso risponde in modo diverso in funzione della
direzione lungo la quale quel dato caricamento agisce, quindi se io vado a trazionare lungo
una direzione arbitraria X la risposta del mio materiale sarà diversa qualora la medesima
trazione venga applicata nel piano di piastra nella direzione diametralmente ortogonale
quindi immaginate di prendere un foglio A4 trazionare un sistema di tipo piastra con
spessore sottile lungo una direzione quindi la risposta sarà definibile e quantitativamente
valutata ma sarà non necessariamente uguale all'omologa risposta ad esempio trattiva che
si avrà nella direzione ortogonale. Analoghe considerazioni possono essere fatte per la
valutazione dei contributi di Poisson ecco perché a fronte di una deformazione in trazione
sappiamo avere una contrazione tipicamente laterale quindi se vario la risposta che ottengo
dal punto di vista attrattivo in funzione della direzione di applicazione del carico varierà
anche la risposta in termini di contrazione laterale e quindi varierà anche la risposta in
termini di Poisson e questo implica che Poisson non sarà uno solo ma ne avrò due, poi
vedremo in che misura il Poisson maior e minor quindi il Poisson 12 rispetto al Poisson 21
rispettivamente saranno posti in relazione. Poiché la formulazione della teoria delle piastre
investiga la risposta entro il piano ti piastra il coefficiente di elasticità a taglio viene
univocamente definito come il coefficiente G12. Un problema realtà nello spazio dovrebbe e
vedremo come all’interno di materiali compositi essere esteso alla direzione Z ossia la
direzione rispetto allo spessore della piastra. Nella formazione di kirchhof il legame
costitutivo sigma non è più un E costante ma è in funzione delle proprietà elastiche del
materiale nell'ipotesi di tensione piana che va a moltiplicare lo stato deformativo. Stato
deformativo che è lineare sullo spessore della piastra Z di cui conosciamo la definizione,
quindi una quota parte membranale più il contributo di curvatura moltiplicato per la posizione
appunto della sezione di interesse Z. Fatto questo per l'analisi però dello stato tensionale
tipicamente in Kirchhoff si va oltre nel senso che si decide di calcolare qual’è l'effetto
risultante agente sulla struttura in analisi quindi si passa attraverso la definizione di
componenti di tensione attraverso la definizione delle azioni delle risultanti agenti
esternamente, in particolare si definisce una componente assiale che chiamerò Nx che
agisce parallelamente rispetto all'asse X cui proposto di piastra; una componente di sforzo
normale che agisce parallelamente rispetto all’asse Y e un contributo dovuto alla forza di
taglio che agiscono entro il piano XY. A fronte del calcolo delle risultanti in realtà si possono
calcolare le risultanti a partire dalla definizione delle tensioni quindi sigma è uguale a una
forza risultante agente internamente rapportata rispetto all'area sulla quale essa va ad agire.
Esattamente viene fatta questa assunzione, questa ipotesi, quindi la risultante Nx agente
lungo la direzione X è pari all’integrale sull'area della tensione che essa induce nel nostro
componente piastra moltiplicata rispetto all'area di azione. In realtà fissata una porzione
quindi un'area di interesse (come quella ortogonale all’asse X) si suppone che la lunghezza
in direzione Y sia piccolina un Delta Y fisso quello che si viene a considerare e a valutare
entro la sezione è la sua evoluzione lungo lo spessore di piastra, ecco perché l’integrale
nell'area viene spacchettata da un integrale doppio in due integrali singoli dipendenti
rispettivamente dalla lunghezza della nostra piastra di interesse rispetto effettivamente alla
posizione nello spessore, ricordando che la nostra trattazione fa riferimento come piano al
piano geometrico di piastra, ecco perché il secondo integrale viene modulato più h/2 e h/2,
tale definizione quindi la definizione che viene quindi qui proposta e presentata viene
chiamata una definizione in termini di flusso delle tensioni che agiscono lungo l'asse X ossia
questa quota parte e il sigma moltiplicato per il contributo in spessore viene chiamata qx che
va moltiplicare la variabile Delta Y che risulta essere costante nella definizione di integrale.
Analoga considerazione può essere fatta riferendoci alla direzione Y ai fini del calcolo della
risultante dovuta alle forze agenti esternamente. In questo caso la definizione di N assiale
della forza assiale che agisce in direzione Y è pari al flusso Qy moltiplicato per la lunghezza,
l'estensione parallela all'asse X della nostra porzione elementare di struttura. Quello che va
evidenziato è che queste grandezze ausiliarie qx e qy vengono espresse come lunghezze
che sono forze per unità di lunghezza quindi N/mm.

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Vediamo la definizione in termini di risultante del taglio ricordando che in campo di elasticità
e per garantire l'equilibrio complessivo della struttura a fronte dell'applicazione di una
tensione tangenziale XY se ne viene a generare una autoequilibrante sulla faccia
diametralmente diciamo così adiacente e che risulta essere pari all'omologa azione. Quindi
tauXY è uguale a tauYX quindi godono delle proprietà di reciprocità, quindi la risultante che
si viene a generare Txy è uguale alla risultante Tyx. Andiamo a trattare quindi la definizione,
quindi la risultante del taglio è pari al contributo della tensione tangenziale riferita all'area su

cui questa va ad agire come qui proposto e presentato quindi qui trovate i contributi in
termini sia di tensioni sia di contributi in termini di flusso degli sforzi quindi le azioni Q, quindi
anche in questo caso andiamo a definire e a spacchettare l'integrale sull'area di azione in
termini proprio di contributi dove tauXY agisce sullo spessore quindi entro a -h/2 e h/2 e
fissata una data lunghezza del nostro concio di trave di riferimento, assunta costante questa
lunghezza può uscire dall'integrale e quindi si può dire che la risultante delle tensioni
tangenziali è pari al flusso delle tensioni qXY moltiplicata per la lunghezza della porzione di
piastra considerata. Analogamente a quanto visto prima anche in questo flusso degli sforzi
di taglio qXY è una grandezza espressa come forza per unità di lunghezza.

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Il passaggio a fronte della presenza delle tensioni che si vengono a generare entro la nostra
struttura di piastre in realtà porta anche necessariamente ad una valutazione di contributi di
momento flettente e momento torcente che si possono venire a generare all'interno della
nostra struttura piastra. Contributi di momento flettente e momento torcente sono calcolabili
anche in questo caso riferiti rispetto agli assi di azione e possono essere visti come il
momento flettente che agisce in X è pari a SigmaX moltiplicata per il braccio e la posizione
del punto della sezione di nostro interesse riferita rispetto all'area su cui tale sezione insiste
a agire. Analogamente a quanto visto prima anche in questo caso dalla definizione di
integrale doppio sull'area vengono spacchettati diversi contributi sulla sezione di azione
quindi sigmaX che agisce ad una data quota rispetto al piano di riferimento, quindi questo
potrebbe essere visto come il braccio la quota parte Z (segmento verticale a partire dal
vettore sulla faccia), viene calcolato e viene questa quota parte di integrale (quella che va da
-h/2 a h/2) viene riferita anche in questo caso ad una grandezza ausiliaria che è chiamata
quota parte del flusso dei momenti in questo caso è il momento che agisce in direzione X e
che va a moltiplicare la larghezza Y della nostra porzione di trave presa come porzione di
interesse. Analoghe considerazioni possono essere fatte isolando la tensione Sigma Y che
agisce normalmente rispetto a questa faccia posizionandola su un punto generico della mia
struttura ad una quota Z rispetto al piano di riferimento e anche in questo caso la risultante
del momento è pari alla quota parte del flusso del momento che agisce in Y moltiplicata per
la lunghezza della sezione di interesse che in questo caso è DeltaX. Il momento torcente si
viene a generare per effetto di un contributo di tipo tangenziale delle tensioni TauXY che
insiste su quest'area (ortogonale all’asse X) che si colloca ad una data quota sempre dal

nostro piano di riferimento, questa quota è sempre indicata genericamente come posizione
Z e che quindi come tale va a definire un nuovo contributo che è chiamato flusso dei
momenti misto chiamato mXY. Grazie al fatto che le tensioni tangenziali godono sempre
della reciprocità il momento torcente che agisce su questa faccia (ortogonale all’asse X)
viene auto equilibrato da quello che agisce sulla faccia adiacente (ortogonale all’asse Y) ma
dal punto di vista della definizione complessivamente dell'intensità sono esattamente
paritetici.

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Qui appunto si riporta lo schema della trattazione per quanto riguarda le aree di interesse e
qui si riporti invece l'idea appunto del flusso dei momenti, di momento riferito rispetto all'asse
X, riferito rispetto all'asse Y e riferito all’azione dei due piani XZ e YZ. Andando a fare
nuovamente una definizione e un’analisi dimensionale di tali grandezze si osserva che
queste sono funzioni della della forza quindi sono espresse come N*mm/mm sono quantità
e grandezze molto importanti e interessanti. Andiamo a raccogliere dentro a due vettori di
cui si riporta il vettore trasposto uno è chiamato appunto vettore dei flussi delle tensioni dove
le prime tre componenti sono i vettori q e dal quarto al sesto vado a raccogliere i contributi
dei flussi in termini di momenti flettenti e torcenti che essi vanno a indurre definiti come mx
my ed mxy. A questi contributi possono essere associati i contributi delle deformazioni riferite
ad esempio sia al piano medio sia riferite rispetto al vettore delle curvature. Come si può
fare? Presa ciascuna definizione vista sin qui si va a raccogliere il problema in termini di
forma matriciale o vettoriale come in questo caso specifico. Quindi il vettore q altro non è
che l'integrale espresso entro lo spessore di piastra riferendoci quindi a un piano di
riferimento di piastra come il piano geometrico di piastra che quindi scorrere tra -h/2 e h/2, si
va quindi a raccogliere entro la definizione vettoriale la definizione in termini di tensioni,
quindi qx è riferito a sigmaX, qy è riferito allo forzo normale in direzione Y in termini di
tensione e la quota parte mista è riferita invece al contributo tangenziale. Tutte vengono
moltiplicate rispetto alla quota in spessore dz. Vediamo la definizione in termini del flusso dei
momenti che è proposta nel proseguo ma prima di fare questa noi il contributo in termini
tensionali lo abbiamo espresso in precedenza attraverso la matrice di legame costitutivo
quindi a ciascuna sigma in realtà possiamo andare a sostituire la definizione trovata prima
ossia che il contributo della matrice di materiale D moltiplicata per la quota parte delle
deformazioni membranali più la stessa D moltiplicata per il vettore curvature e la posizione
entro lo spessore di piastra z; la definizione ovviamente in termini di integrazione ci
consente di andare a epurare e far uscire dai segni di integrazione sia il vettore delle
deformazioni membranali (che non è funzione dello spessore) così come il vettore delle
curvature che anch’esse escono dal segno di integrazione.

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La definizione integrale nativa viene quindi raccolta in un sistema matriciale e in particolare


la matrice A viene rappresentata dalla matrice di legame di materiale D riferita e calcolata
rispetto alla posizione di piastra dz. Il contributo matriciale B invece è la moltiplicazione di z
per la matrice D riferita sempre alla operazione di integrazione in dz. Quindi la definizione
più sintetica di vettore dei flussi in termini di tensioni Sigma e Tau può essere vista quindi q
come la somma di un contributo matriciale di matrice A moltiplicata per la deformazione della
piastra al piano medio, quindi una deformazione membranale, che si va sommare ad una
nuova matrice B che è linearmente dipendente dal vettore delle curvature k. Le matrici A e B
sono dipendenti dalla matrice D poiché la matrice D era espressa nell'ipotesi di tensione
piane aventi dimensioni pari a 3X3 anche queste due matrici A e B avranno omologa
dimensione.

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Possiamo quindi andare a calcolare analogamente anche l'analogia rispetto al vettore dei
flussi dei momenti andando quindi a raccogliere i singoli contributi tensionali ricordando
sempre che in questo caso la dipendenza dallo spessore è esplicita e quindi all'integrale che
scorre tra -h/2 e h/2 del vettore delle tensioni Sigma e Tau moltiplicata per z in dz. La
definizione in termini tensionali è nota e viene nuovamente sostituita, vengono moltiplicati le
tensioni per il posizionamento Z del punto di interesse analizzato e quindi si viene a ricavare
un nuovo sistema matriciale lievemente più complesso in cui la deformazione membranale,
il vettore delle curvature escono dal segno di integrazione ma quello che si ricava è che il
vettore delle deformazioni membranali viene sempre moltiplicato per la medesima matrice B
vista in precedenza che lega la matrice di legame di materiale rispetto allo spessore
linearmente entro il segno di integrazione e sommata ad una quota parte di nuova matrice
che moltiplica il vettore delle curvature in cui però la dipendenza dello spessore entro il
segno di integrazione è un contributo di natura quadratico. Tale matrice chiamata
genericamente matrice C. Quindi il vettore dei flussi dei momenti che è legato alle risposte
interne la struttura m è pari a B per la deformazione membranale sempre al piano medio di
piastra più la matrice C per il vettore delle curvature di piastra. La matrice B come già
anticipato è la medesima che avevamo visto nella trattazione immediatamente precedente.

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Dal punto di vista delle equazioni che abbiamo visto quindi ne abbiamo tre in q e tre in m, il
sistema non è più un sistema di 3 X 3 ma è un sistema matriciale di dimensione pari a 6 x 6.
Questo sistema matriciale che quindi è qui riassunto e raccolto ricordando che il prodotto è
tra matrice riga per colonna quindi possiamo dire che il problema in termini di piastra da
kirchhof è definito in termini di un vettore che raccoglie il vettore risultante delle tensioni in
termini di sforzi e momenti che va a moltiplicare un sistema matriciale internamente più
complesso dove sulla matrice principale diagonale abbiamo due matrici chiamate
rispettivamente A e C e sulla diagonale minoritaria abbiamo la medesima matrice B, questa
matrice è una matrice a blocchi una matrice costruita in forma simmetrica. La matrice A
accoppia la deformazione membranale, la matrice C è accoppiata solo e soltanto alla
deformazione delle curvature. Invece per quanto riguarda la matrice a blocchi B essa può
sia andare a moltiplicare il vettore delle deformazioni membranali ma va anche a moltiplicare
il vettore delle curvature. Tale matrice B è quindi chiamata matrice di accoppiamento delle
deformazioni entro e fuori il piano delle tensioni e delle deformazioni di un componente
formulato in teoria delle piastre.Se prendo un punto P e vado a calcolare questo integrale
rispetto ad un sistema simmetrico quello che si ottiene è che il contributo per un materiale
isotropo ed omogeneo sostanzialmente si annulla e si disaccoppia i termini di quote di flussi
degli sforzi e flussi dei momenti cioè si dice che la matrice B è disaccoppiata perché la
somma di un punto P al di sopra dello spessore, se esiste una sua immagine al di sotto
posizionata simmetricamente e la piastra ha lo stesso materiale e le stesse formulazioni in
termini elastiche i due contributi si vanno a sottrarre l'uno rispetto all'altro e quindi
complessivamente la matrice B è una matrice che solo e soltanto in queste particolari
condizioni è una matrice vuota, una matrice nulla. Quindi per un materiale omogeneo e
isotropo la matrice B di legame rispetto al piano della piastra è una matrice nulla. Le matrici
invece A e C sono due matrici che hanno una dipendenza, la prima linearmente dipendente
dalla posizione del punto entro lo spessore quindi si dice che la matrice A dipende
linearmente dallo spessore della piastra e dalle proprietà del materiale di piastra ed infine la
matrice invece C è una matrice che poiché entra lo spessore entro il segno di integrazione
come z^2 se ne vado a fare la risoluzione in termini di integrale z^2 diventa z^3 rapportato
alla costante di integrazione, in questo caso quindi z^3/3, quando io vado a sommare e a
risolvere l’integrale da indefinito a definito sostanzialmente z^3 diventa un h^3 quindi si dice
che la matrice C è dipendente al cubo dallo spessore della piastra e ovviamente dipendente
anche dalle proprietà di materiale con il quale quella piastra è stata prodotta e realizzata.

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Come vi avevo anticipato andando quindi complessivamente a sostituire queste relazioni


entro la definizione più sintetica che abbiamo calcolato per un materiale omogeneo isotropo
la formulazione in termini di kirchhoff risulta essere così fatta: il vettore q delle tensioni in
termini di flussi viene quindi a moltiplicare solo e soltanto il contributo membranale e il
vettore m associato ai contributi flessionali e quindi ai contributi anche torsionali va a
moltiplicare solo e soltanto il vettore delle curvature la dipendenza dello spessore in questo
caso è una dipendenza di ordine 3 quindi di ordine cubico.

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In conclusione abbiamo quindi visto e siamo riusciti quindi a calcolare la cinematica, la


condizione deformativa e infine la condizione tensionale insorgenti in questo dato sistema.
Si osserverà che un materiale non necessariamente sempre omogeneo e isotropo, e qui si
riporta un esempio, rispetto a quello che io chiamo piano medio potrei avere una serie di
lamelle impilate l'una sull'altra che possano avere proprietà diverse il modo più semplice che
mi viene da fornire è immaginate di sovrapporre lamelle ad esempio una lamella di rame
una lamella di alluminio un'altra lamella di acciaio una impilata rispetto all'altra queste
simulano ad esempio meccanicamente quello che può essere un pacco batteria così a titolo
di esempio o più genericamente un sistema non omogeneo e non isotropo come risposte in
termini tensionali e quindi vanno a simulare quello che accade all'interno di un sistema
composito. Composito nel senso che le varie lamelle per esempio hanno proprietà elastiche
diverse quelle di un acciaio non non è comparabile rispetto a quella di un alluminio o di una
lega di rame. Ecco che allora la formulazione complessivamente della teoria delle piastre
vale ancora e la dipendenza dalla risposta in termini di rigidezza e di resistenza di ciascuna
delle lamelle viene opportunamente calibrata complessivamente sulla posizione relativa di
ciascuna lamella entro complessivamente lo spessore dell'impacchettamento macroscopico
di quel dato volume elementare e di sistema materiale. La formulazione quindi di kirchhoff-
love o Mindlin-Reisner se andiamo a considerare il taglio ed eventualmente andiamo a
considerare anche le curvature native dei gusci di piastra viene quindi tipicamente applicata
ed estesa al caso dei materiali compositi perché ogni lamella è complessivamente a
spessore sottile, si pone ad una data quota rispetto al piano di riferimento
dell'impacchettamento complessivo che però complessivamente ha spessore sottile rispetto
all'estensione macroscopica del componente. La formulazione quindi delle piastre si chiude
qui e la loro applicazione viene effettuata andando a considerare singolarmente tutti i
componenti all'interno del telaio che godono di queste proprietà in prima battuta geometriche
e conseguentemente che ereditano tutte le ipotesi iniziali e introduttive con la quale queste
teorie sono state formulate. Non basta più ragionare in teoria della trave bisogna estendere
tale formulazione in una dimensione più spaziale, considerando quindi un primo riferimento
che non è più solo l'asse della trave quindi una retta o una direzione che definisce la
direzione lungo la quale la trave viene estrusa ma questa direzione, questa idea di
estrusione viene riferita rispetto ad una data superficie e quindi si estende la trattazione in
tal senso.

HALO_2

SLIDE 25-26

L'ultima volta ci siamo lasciati avendo deciso di andare a valutare il cedimento di un telaietto
si fatto costituito da 4 travi di trave a sezione circolare cava realizzati in acciaio in cui
ovviamente sono note le dimensioni. La grande differenza tra un modellatore lato elementi
finiti e un manipolatore algebrico è che io sin da subito devo andare ad esplicitare
quantitativamente le grandezze in gioco. In un manipolatore sappiamo che questa
sostituzione può essere fatta solo anche alla fine o lasciare il problema in forma generica. Al
contrario lato elementi finiti tipicamente ci si riferisce ad un problema specifico. L'obiettivo e
il calcolo del cedimento di questa struttura lo si potrebbe fare lato Castigliano diciamo così in
ambiente Maxima cosa che è stata fornita ma vediamo il contraltare qualora io lo vada a
applicare all'interno di un metodo numerico approssimato che è il metodo degli elementi
finiti.

SLIDE 27

Siamo andati in prima battuta a visualizzare graficamente e a costruire il nostro telaio


all'interno del nostro pre-processing. ripercorriamo i punti salienti: come si richiama il
modello dell'ultima volta? Si va da file, Current Directory, e ognuno di voi selezioni la cartella
in cui sta lavorando, dopodiché faccia confermi col tasto closed, questo è il primo passo.
Secondo passo si va in file, Open e all'interno di quella cartella andate a selezionare il
modello dell'ultima volta e selezionate e fate Open. Altra cosa molto importante da farsi è
che di default abbiamo capito che la nuova versione di Mark non plotta graficamente alla
prima apertura i nodi come diciamo strutture modellate come piccoli quadratini quindi si va in
alto nell’icona rapida chiamata plot control qui in alto a destra, si entra nel menu dei nodi che
voi avete deflaggato e lo andata ad attivare infine ricaricate la mappa selezionando l'opzione
regenerate e poi ok. Da ultimo per riposizionare il modello in una visualizzazione utile e
adatta a continuare l'esercitazione suggerisco di prima posizionarvi nel piano XY che viene
attivato con l’icona grafica reset View e poi centrarla rispetto al piano di lavoro col comando
fill. Ricordo che entrando nella interfaccia grafica e selezionando o il tasto alt da tastiera o la
manina qui in alto a destra che è l'opzione di Dynamic Model posso decidere di spostare
verticalmente orizzontalmente il mio telaietto col tasto sinistro del mouse, posso ruotarlo
selezionando il tasto centrale del mio mouse, posso zoomare e visualizzare da più lontano o
più vicino muovendo il mouse e selezionando contemporaneamente il tasto destro.
Ripercorriamo rapidamente che cosa abbiamo costruito e come noi ci rendiamo conto di
quello che abbiamo fatto perché alla nostra sinistra si apre e si aggiorna via via un albero a
grafo: abbiamo costruito delle entità di tipo geometrico e in particolare ho costruito un solo
punto (non lo visualizzo? ritorno sempre nel menu plot control e attivo e flaggo anche i
Points control così li visualizzo, ricarico la mappa, e vedete che effettivamente compare il
punto, il nodo che è stato posizionata la quota 000), ho costruito e ho a disposizione 161
nodi che sono quelli che io ho definito andando a suddividere gli estremi del mio telaietto di
trave, il mio telaietto di trave aveva dimensione pari a 1000 mm nella direzione Y è 600 +
600 equi ripartiti del tratto orizzontale in direzione X. Complessivamente questi tratti erano
stati costruiti utilizzando un elemento di tipo trave e poi sono stati discretizzati ulteriormente

sottoparcellizzati con un passo che io ho definito arbitrariamente pari a 20 mm andando a


suddividere in 50 divisioni i i tratti in direzione Y ed il tratto in direzione X per 30 e 30
divisioni. Quindi da 4 elementi trave in realtà ne vado tutte ne vado ad ottenere un numero
molto più significativo pari a 160 suddivisioni. 161 nodi e 160 elementi di tipo trave. Abbiamo
visto e compreso che è importante aver suddiviso tali elementi e che si è garantita la
continuità della struttura andando ad accertarsi che i nodi che quindi godono dei gradi di
libertà siano continui sui vari singoli tratti e questo viene fatto entrando nel menu geometric
properties e andando a valutare l'opzione che è chiamato l'opzione di sweep o di collasso
nodale ossia ogni tratto è connesso e continuo rispetto a quello ad esso adiacente. Il
collasso nodale viene garantita andando a controllare a monitorare la distanza relativa delle
entità che io voglio andare a collassare in particolare con collasso di tipo nodale quindi non
può esistere più di un nodo entro questa bubble di tolleranza dimensionale, quindi un
decimillesimo di millimetro. Fatto questo siamo andati anche a definire le proprietà della
nostra sezione trave, le proprietà della nostra sezione trave sono state assegnate andando
all'interno del secondo pannello importante che chiamato geometri properties e che qui
andiamo a rinfrescare: siamo andati innanzitutto a definire una proprietà specifica che è
quella che è tasto destro del mouse si possono visualizzare le proprietà che siamo andati a
definire in particolare la tipologia è una tipologia di tipo trave di tipo strutturale
tridimensionale in parete sottile (se non riuscite a leggere con l'opzione di allargamento
potete leggere bene bene in dettaglio la descrizione della proprietà geometrica a cui noi
avevamo assegnato un nome specifico in particolare tubolare diametro esterno 40 mm
diametro interno 36). Vediamo però nel dettaglio come costruita questa proprietà geometrica
selezionando la tasto destro del mouse andiamo a vedere come è stata settata aprendo il
menù delle proprietà in particolare siamo andati a dire che è una sezione di natura circolare
riferita rispetto a un raggio medio in particolare il raggio medio che si viene a generare tra
esterno e raggio interno quindi 20 e 18 raggio medio è 19 a cavallo di quel raggio vado
equiripartire lo spessore della mia trave ed è pari complessivamente a 2 mm. C'eravamo
fermati qui nella misura in cui dopo vi avevo detto è importantissimo andare a definire qual’è
il piano di giacitura della mia struttura traveiforme attraverso la definizione di un vettore che
in prima analisi abbiamo lasciato come un vettore che ha coordinate globali pari a 001.
Adesso andiamo discutere che cosa realmente vuol dire applicare tale vettore. Definite
queste proprietà geometriche lo siamo andate ad assegnare a tutti gli elementi che noi
abbiamo creato quindi elements add e in particolare sappiamo che le possibilità di selezione
sono svariate, in particolare la prima icona ci dice “Vado da assegnare tale proprietà a tutti
gli elementi esistenti”, la seconda invece solamente a elementi che io posso selezionare ad
esempio disattivando Dynamic model oppure col mio con il mio tasto alt di tastiera e vado a
creare ad esempio un box e la vado ad applicare solo agli elementi specificamente
selezionati oppure in intersezione del sistema agli elementi che non ho selezionato e poi
qua ci sono anche altre due opzioni che tratteremo più avanti (Solo gli elementi che vedo
visualmente graficamente oppure l'opposto quindi gli elementi che non vedo nell'interfaccia
grafica) e poi do l’ok. Da questo punto di vista però voglio essere certa che la mia sezione
sia stata correttamente assegnata e la vado a valutare e visualizzare graficamente il plot
quindi è un plot di tipo grafico degli elementi di tipo beam degli elementi di tipo trave e vado
a visualizzare graficamente attivando la mappa plot beams in 3D da team plot settings e
vado a visualizzare graficamente tale costruzione. La costruzione quindi attivato il tasto alt
posso andare a visualizzare graficamente il sistema da me prodotto e creato sia nella
modalità solida sia nella modalità di tipo contorno, quindi si vede come effettivamente la
sezione di mio interesse sia una sezione di tipo circolare e cava. Proviamo a dare una
giustificazione di quel vettore che vi ho fatto assegnare un po' alla cieca la settimana scorsa.
Allora scopriremo (torniamo alla slide) nel proseguo del corso che la numerazione dei nodi è
fondamentale ai fini della definizione delle direzioni entro cui io vado a costruire gli elementi
finiti. Il primo esempio con cui ci veniamo a confrontare è che attraverso la definizione
dell'ordine nodale vado ad assegnare il sistema di assi locali proprio del mio elemento di tipo
trave, in particolare l'asse locale di trave viene identificamente valutato e la direzione locale
Z indipendentemente dal sistema globale che voi vedete XYZ in basso a destra della vostra
interfaccia grafica viene così assegnato: l'asse locale di trave Z è definito entro i nodi tra il
nodo i-esimo ed il nodo i-esimo+1 che io vado a selezionare, in particolare l’asse locale 3 è
quindi tra il nodo con etichetta minore versus il nodo con etichetta maggiore. Definito questo
asse non mi basta questo è quasi semplice e l'abbiamo implicitamente fatto quando
abbiamo costruito i nostri primissimi elementi di trave di dimensioni macroscopiche quindi di
ordine 1000 mm e 600 mm.

SLIDE 28

Invece manca da fare è andare a definire rispetto a quella asse il sistema XY, il sistema
locale di trave in cui giace la sezione che in questo caso è qui rappresentata come circolare
piena viene definito attraverso l'introduzione di un vettore ausiliario generico V questo
vettore V però deve essere imposto all'interno dell'interfaccia grafica che vi avevo mostrato
prima con coordinate che fanno riferimento sistema globale (noi avevamo scritto Xglobale0,
Yglobale0, Zglobale1 quindi il vettore V viene posizionato nello spazio globale. Come questo
vettore V mi serve e io lo impiego?

SLIDE 29-30-31-32

Definito il vettore locale Z di trave attraverso la numerazione locale dei nodi, noto il vettore
globale V si identifica un piano e questo piano è un piano generico che io qui vi riporto come
piano Alfa. Il piano Alfa è in realtà un piano ausiliario e tale piano ausiliario mi consente
quindi di andare a proiettare e a posizionare il mio vettore V entro tale piano e attraverso la
scomposizione vettoriale del vettore V rispetto all'asse locale di trave Z vado a trovare due
componenti di tale vettore V entro questo piano: la componente che risulta essere normale
all'asse locale Z è chiamata vettore Vortogonale, questo vettore Vortogonale coincide con
l'orientazione X locale del mio elemento trave, per terna destrorsa, quindi, calcolo anche
l'asse locale Y è che all'ultima incognita del mio problema. Quindi lo ripeto perché capisco
che è complicato quando siamo andati a suddividere, vi ho fatto suddividere lungo la
direzione X tanto è vero che il primo numero che vi ho fatto inserire è stato 50-1-1, la
suddivisione è frutto e la X in quel caso lì nel sistema suddivisione se ne frega della
condizione dei piani locali della trave, lei va solo a pensare come è stata costruita e l'unica
direzione che si ha in quel momento lì è la direzione locale di trave che nelle proprietà

geometriche viene definita entro il nodo i-esimo rispetto al nodo i+1. Si definisce un vettore
ausiliario e questo vettore ausiliario V insiste sul sistema globale del problema in analisi.
Noto V e noto il vettore locale di trave ottenuto per numerazione si definisce un piano tale
piano è il piano Alfa e scomponendo il vettore V entro quel piano rispetto all'asse locale Z si
trovano le due componenti di quel vettore: la componente ortogonale che io chiamo
Vortogonale coincide con l'asse locale X di trave, nota X e Z locali di trave allora
univocamente si definisce l'asse locale Y di trave e quindi questa è la terna destrorsa.

SLIDE 33

Vediamo alcuni casi pratici rispetto per esempio al problema nostro in analisi. Facciamo un
esempio pratico se io suppongo che questo è una terna costruita allora se facciamo
un’ipotesi quindi io vado dal nodo i-esimo al nodo i+1 e questa è l’asse Z locale (in blu) e
tutti siamo tranquilli se il vettore V globale ha coordinate 0;0;-1 allora io vado a definire il
piano di giacitura entro cui giacciono questi due vettori quindi lo Z locale ed il vettore V
che è qui rappresentato e il vettore è V coincide in questo caso con la sua proiezione
normale rispetto all'asse locale Z, in questo caso quindi, la direzione V normale è l'asse X
che coincide in questo caso specifico particolare col vettore V stesso per terna destrorsa
trovo sempre l’asse Y locale. Un errore ricorrente che capita durante tipicamente
l'impostazione di un modello e non da ultimo all'esame è dimenticarsi questa cosa nel senso
che se il vettore V esattamente coincide come direzione ma non necessariamente con il
verso perché non è importante è che la componente Y del vettore V sia negativa o positiva
in questo caso specifico io non riesco univocamente a identificare il piano Alfa e quindi il mio
solutore lato elementi finiti non riesce a posizionare la sezione seppure io abbia identificato il
raggio e abbia identificato lo spessore. Se voi provate a modificare la componente di vettore
V globale non necessariamente vi verrà proiettato, vi verrà rappresentata graficamente la
sezione questo vuol dire che il nostro pre-processing manca di queste informazioni quindi
conseguentemente non potrà risolvere il calcolo. Quindi se voi quando andate dentro a plot
3D non vi compare niente, uno degli errori ricorrenti è il fatto di non aver assegnato
correttamente il sistema di giacitura del piano della sezione. Una domanda spesso ricorrente
è: ma ne devo assegnare solo uno? Ma no in realtà se uno ha un componente molto molto
complesso con varie direzioni, uno può decidere di creare n proprietà geometriche anche
uguali per geometria quindi raggio e spessore ma adatta via via la il vettore globale V ai fini
di una corretta posizione del piano della sezione. Nel nostro caso in analisi siamo
abbastanza fortunati perché andando a considerare un vettore V ben fatto e ben costruito
riusciamo a costruire e ad assegnare in una volta sola complessivamente tale proprietà. Se
diventa troppo difficile oppure voglio farlo pezzo per pezzo per esercitarmi lo posso fare
purché lo vado a duplicare e a costruire più proprietà geometriche che vado da assegnare
alle porzioni di struttura opportunamente discretizzate e di interesse. Quindi se io ritorno
dentro quindi alla mia interfaccia grafica Marc e ritorno nelle proprietà, in questo caso io ho
segnato questa proprietà nelle geometric properties 0;0;1 e 0;0;-1 non cambia all'atto pratico
niente ma cambierà solamente il versore diciamo così. Come posso visualizzare la terna
locale applicata al mio telaietto della mia struttura trave? Si va sempre in plot, settings,
beam plot settings e posso decidere di visualizzare draw local Axis, lo attivo ricarico la
mappa, effettuo uno zoom tipicamente locale perché altrimenti mi incasino troppo, mi muovo
un po' in modo da mettermi in una posizione leggibile e come potete vedere qua ci sono gli

assi XY e conseguentemente Z locali di trave. In questo caso l'asse Y è sempre diciamo


così entrante lato telaietto. Facciamo un esempio 0;1;0 nel geometric properties ecco questo
è l'errore che talvolta capita in questo caso se io avesse assegnato questa proprietà a tutto il
telaietto quindi avessi definito come vettore V globale 0;1;0 che cosa accade? Che due tratti
diciamo così diretti correttamente rispetto all'asse Y globale apparentemente hanno le
proprietà geometriche perché qua risulta che ancora quegli elementi 160 hanno quella
proprietà ma l'hanno assegnata realmente ed è univocamente ben definita? No. Quindi se
voi lanciate questo modello con queste condizioni il modello non gira perché il mio solutore
non sa come è fatta la sezione in quella zona. Quindi suggerisco due strategie: o si trova un
vettore comodo e che univocamente definisce tutti i tratti di trave un po' come avevo fatto
inizialmente io; oppure si fa pezzo per pezzo sdoppiando questa proprietà geometrica e
adattando ovviamente il contenitore degli elementi a cui quella viene assegnata. Quindi
detto questo non ci resta che assegnare le proprietà di materiale entrando nella sezione
materiali se vi sembra complessa l'assegnazione delle proprietà della trave preparatevi
quando sarà il momento con la piastra poiché gli assi locali sono sempre un po' ostici. Allora
verifichiamo di averle correttamente assegnate e sono assegnate tutte le vedo e le posso
visualizzare graficamente attivando il flag identify. Da ultimo andiamo ad assegnare le
proprietà di materiale: visto che è un pochino noiosa questa visualizzazione grafica decido di
ritornare nella modalità diciamo così filiforme a trave proprio, vado in beam plot settings
disattivo la visualizzazione tridimensionale così come tolgo la visualizzazione degli assi
locali e devo anche ricaricare la mappa perché altrimenti non lo fa. Detto questo entravo nel
menu Material properties ne creiamo uno nuovo di tipo finitamente rigido cioè vuol dire che
ha una rigidezza finita, è un materiale standard quindi implicitamente omogeneo isotropo qui
qualora abbiate materiali non omogenei e isotropi trovate la possibilità ad esempio di settare
i compositi che vedremo. Quindi entriamo nelle opzioni standard assegniamo tasto destro
del mouse, vediamo le proprietà, vi dovrebbe comparire un'interfaccia nuova e assegniamo
nome decidiamo che questo telaietto è in acciaio quindi scrivo e digito Steel in ‘name' e
premo invio o sennò tipicamente non requisisce questa informazione, questo pannello vi da
delle proprietà generali vi da inoltre la tipologia di materiale materiale con cui stiamo
lavorando è di tipo elastico al più plastico e isotropo al di sotto di questa opzione ce ne sono
svariate (potete considerare materiali ortotropi, anisotropi, potete lavorare con delle schiume
così come materiali iperelastici o materiali anche di grandi deformazioni come posso
elastomeri attraverso la formulazione ad esempio di mooney o anche di oaden, potete
anche lavorare con materiali molto speciali come memoria di forma e questo vuol dire che
dietro ciascuna di queste leggi ci sarà una matrice di legame. Noi siamo abituati a lavorare
in quella elastica ma ci sono materiali come gli iperelastici che vengono tipo definiti mooney
attraverso cinque costanti che non so se voi nel vostro background avete ma che potreste
nel caso a andare a reperire e a studiare). Noi consideriamo materiali elasto al più plastici in
forma isotropa. Le due proprietà che devono essere assegnate sono il modulo di Young
quindi 210.000 megapascal così come coefficiente di Poisson tipicamente 0.3033. Questo è
un calcolo lineare elastico quindi non andiamo a settare nessun tipo di plasticizzazione
quindi non andiamo a fissare una soglia sullo snervamento così come non lavoriamo in
condizioni termiche quindi tutto quello che riguarda smorzamenti viscoelasticità, cricche e
plasticità nel caso in analisi non sono attivati quindi non verranno opportunamente settati.
Ho volontariamente bypassato la sezione General property perché la proprietà di densità
mass density è una proprietà fisica non è una proprietà strutturale. Questa proprietà per un
calcolo che non è un calcolo dinamico non è necessario andarlo a settare perché non rientra
nel calcolo della formulazione degli elementi finiti ricordando quindi in un problema
strutturale e in condizioni di temperatura ambiente il legame tra carichi esterni e il campo di
spostamenti è solo e soltanto funzione della rigidezza del sistema F = KX la matrice di
massa non entra. Quindi non è necessario imporre la densità ai fini del calcolo di una
matrice di massa del sistema discretizzato. Andiamo quindi ad assegnare le proprietà a tutti
gli elementi esistenti. Sono sempre 160 (da inserire nei dati). Ora non resta che entrare e a
dare imporre quelle che sono le condizioni al contorno in particolare avevamo detto andiamo
a fissare i tre appoggi così fatti un appoggio su ciascun estremo finale della struttura a U e
uno a meta del lato centrale della mia struttura. Tali appoggi sono applicati e agiscono lungo
la direzione Z. Come si tratta una condizione di tipo carrello? In questo caso si entra
nemmeno boundary conditions in questo caso è sempre una proprietà di tipo strutturale (il
nostro solutore realtà è pronto ad accogliere vari tipi di condizioni di vincolo che essi siano
spostamenti imposti, che siano accelerazioni imposte, così come carichi puntiformi, così
come carichi di superficie, carichi gravitazionali fino ad arrivare anche a problemi legati a
calcoli in termini fluidici inoltre possiamo calcolare anche problemi anche nel regime
armonico quindi in funzione del tempo quindi non si parla più solo di forze ma si parla di
forzanti definite quindi nel dominio del tempo che possono essere ad esempio forzanti
puntiformi o di superficie o globali oppure andare a imporre anche uno spostamento
armonico o un’accelerazione armonica). Nel caso specifico ci fermiamo per costruire i tre
carrelli andando a considerare il vincolo di tipo spostamento imposto chiamato Fix
displacement. Si entra in questa sezione e vi comparirà una nuova finestra sull'albero a
sinistra, andiamo quindi a imporre la condizione che io chiamo ‘carrello’ e tali carrelli
agiscono in direzione Z quindi io per prassi di solito segno anche la retta d'azione e lo
spostamento che quindi viene impedito è lo spostamento in direzione Z, dico impedito
perché vien posto nullo (flaggando il displacement Z e mettendo 0) in realtà alcune
condizioni di calcolo possono essere richiesta andando ad imporre un problema non alle
forze ma un problema anche in termini di spostamenti quindi dire ‘'la mia struttura come
deforma complessivamente? Come si carica dal punto di vista tensionale se ad esempio io
ne vado ad imporre uno spostamento noto ad esempio 10 mm?’’. Quindi quando blocco gli
spostamenti, quegli spostamenti devono essere nulli, resi Nulli o anche le rotazioni possono
essere rese nulle. Altrimenti posso andare a imporre una quantità esplicita e nota.
Spostamento imposto quindi displacement fixed pari a zero. Dove può essere applicato? Noi
lo andiamo ad applicare a delle quantità nodali quindi nodes add e sono sostanzialmente tre
vado a selezionare disattivando l'opzione Dynamic Model in tre nodi di interesse propri della
mia struttura faccio e chiudo la lista momentaneamente selezionando i due carrelli estremali.
Poi per selezionare il carrello centrale che è sempre un pochino più ostico da visualizzarsi
mi metto nella modalità di proiezione del piano XY, centro il mio telaio, quello che vado a
fare è nodes add, io voglio selezionare il nodo che so essere posizionato a cavallo del punto
che globalmente a coordinate X,Y nulle, quindi vado a costruire un box (col mouse come se
seleziono qualcosa tenendo premuto il tasto sinistro) a cavallo del punto che aveva quelle
date coordinate nell' intorno di questo punto e poi scendo fino al nodo di mio interesse. Ho
finito la selezione quindi end of list e vedete che il contenitore di nodes da 2 passa a 3.
Quindi tasto destro properties e svuoto il contenitore nodes quindi REM e poi clicco su exist
ovvero il quadratino verde in basso della pagina boundary condition properties, l'ho svuotato
i primi due nodi sono facili punto col mouse seleziono il primo all'estremità sinistra della
struttura, tasto destro del mouse e quindi il contenitore ha aggiunto il nodo assegnato poi
clicco su nodes lo vado ad aggiungere e aggiungo il secondo che è facile quindi seleziono e
tasto destro del mouse mentre il terzo è un pochino più difficile ma si può bypassare questo
problema posizionandomi in una vista comoda che io ho deciso essere quella del piano di
giacitura XY e mi metto a cavallo del punto che so avere le coordinate di mio interesse e poi
con un box, tenendo il mouse premuto scendo fino al nodo che è quel nodo che voglio
realmente vincolare quando mollo il mouse il nodo diventa grigio lo ho quindi selezionato
opportunamente tasto destro del mouse e quindi viene stoccato entro il contenitore. Voglio
vederli? La prima cosa da farsi anche a fronte di una imposizione di condizioni di vincolo di
spostamenti si vengono a creare lungo la direzione vincolata delle frecce. Le rotazioni sono
identificate con delle doppie frecce, gli spostamenti con una sola freccia. Quindi quando un
nodo risulta essere così vincolato con una freccia sola, con una sola punta, allora è imposto
quello spostamento essere nullo in quella direzione, se la freccia avesse due punte allora
avrei imposto nulla la rotazione rispetto a quel dato asse. Il problema nel caso in analisi è un
problema che noi sappiamo essere ancora labile sia alla traslazione in X sia alla traslazione
Y sia alla rotazione rispetto all'asse Z. Un problema così fatto se io non lo vado a
isostaticizzare e posizionare nello spazio, il mio solutore risponde con un problema di natura
singolare cioè vuol dire che i moti corpo rigido non riesce ad autoequilibrarli, non sa come
epurarli e quindi sostanzialmente non può darmi il risultato. Il problema matriciale è
insolubile. Allora la prima cosa da fare è accertarsi che la struttura sia correttamente
posizionata nello spazio. Allora se devo impedire una traslazione X è una traslazione Y
quantomeno un carrello in X ed un carrello in Y quindi almeno una cerniera le devo andare
ad imporre quindi la prima cosa che mi viene a fare è costruire una cerniera. Essa è ancora
un vincolo di tipo spostamento fixed displacement che io chiamerò cerniera per la quale io
vado a vincolare lo spostamento in direzione X e lo spostamento in direzione Y, lo vado ad
assegnare a un nodo che è un nodo qualsiasi arbitrario della mia struttura perché so che i
vincoli di isostaticizzazione non prendono carico, non influenzano la risposta in termini
tensionali della mia struttura stessa. Seleziono un nodo qualsiasi della struttura e poi faccio
end of list come vi avevo anticipato in questo caso poiché ho vincolato sia la direzione X sia
la direzione Y vedete in questo caso le due frecce, le due reazioni e i due versi con i quali
sono andata a rimuovere tali condizioni di spostamenti. Che cosa resta? Modificare e
rimuovere il sesto ed ultimo grado di libertà di questa struttura che è una rotazione, la
rotazione è una rotazione attorno all'asse Z. Allora per la rotazione attorno all'asse Z usiamo
un carrello che agisce in direzione Y, praticamente il problema tridimensionale che è qui
presupposto viene posizionato in un piano e trattato alla stregua della struttura più semplice
che meccanicamente tutti abbiamo visto milioni milioni volte che è una trave appoggiata
nella misura in cui da un estremo ha un carrello e dall'altro ha una cerniera dove la retta
d'azione del carrello non interseca la retta d'azione della cerniera. Quindi creiamo questa
nuova cerniera quindi è sempre boundary condition, new, fixed displacement la cerniera
(nome della feature) la faccio da dire lungo l'asse Y, blocco lo spostamento in Y a quale
nodo? Qualsiasi nodo della struttura purché ovviamente quel nodo non sia caricato da una
forza che sostanzialmente non può agire lungo quella retta d'azione non possono un vincolo
e una forza che coesistono nello stesso modo, non possono entrare in conflitto perché la
forza non può agire quindi è l'unica attenzione che voi dovete portare quando andate a
posizionare le strutture nello spazio. Non andate mai a prendere nodi che sono già vincolati
e che devono fare qualcosa in modo forzato. Ora la struttura è correttamente posizionata
nello spazio e bisogna caricarla, il caricamento è un carico concentrato quindi ancora una
condizione al contorno New di tipo point-load è una forza puntiforme che chiameremo
genericamente ‘forza Z’ ed è una forza pari a 1000 N. Perché io scrivo così nomi? Perché di
solito implicitamente so e mi ricordo quello che devo fare, mi scrivo quello che devo fare. La
cosa che manca da fare è il versore della forza lungo l'asse Z in questo caso è uscente
rispetto al piano che è qui proiettato, ma io avevo detto voglio che la forza sposti verso il
basso il mio telaietto quindi l'entità della forza e la magnitudo della forza è sì pari a 1000 ma
deciso di voler valutare la sua risposta nel semipiano delle Z negative, quindi -1000 a quale
nodo la vado ad applicare? Alla porzione e al nodo che era il vertice diciamo così posto nel
semipiano delle X negative quindi prendo nodes add seleziono il nodo tasto destro del
mouse mi si viene a creare col control alt la forza applicata. Posso visualizzare graficamente
tutte le condizioni al contorno che ho applicato? Certo attivando il flag identici nella barra in
alto e vedo le condizioni al contorno che ho imposto: i tre carrelli Z, la cerniera scusate qui
ho scritto cerniera ma è un carrello che agisce sull’asse Y quindi lo rinomino come carrello
asse Y anche nelle pronerties lo rinomino così vedo nella legenda quello che scrivo e la
forza in direzione Z. Allora la struttura che è vincolata abbiamo segnato il materiale, le
proprietà geometriche, non resta quindi che lanciare il calcolo. Il calcolo quindi impone la
definizione di un job di calcolo di tipo lavoro che noi andiamo a identificare come un nuovo
lavoro che ha caratteristiche solo e soltanto strutturali e in new potete vedere tutte le
possibilità che il nostro solutore ha non da ultimo calcoli termici, termo strutturali, calcoli di
tipo diffusivi insomma si può fare dell'acustica e si possono fare tante cose. Noi purtroppo ci
fermiamo allo strutturale. Il job e lo posso anche chiamare job_1, posso fare quello che
voglio e di default il nostro solutore imposta un calcolo in grandi spostamenti ma noi
lavoriamo in campo elastico e in particolare in piccoli spostamenti quindi attiviamo l'opzione
small strain; all'interno della sezione chiamata initial load vado a verificare che tutte le
condizioni di vincolo siano state recepite e vengono applicate sia immediatamente all'atto
del calcolo e che quindi vadano a rendere ben definito e risolubile il problema matriciale che
sta dietro il calcolo in analisi quindi che sia attivo il posizionamento e la rimozione dei gradi
di labilità oltre alle condizioni di vincolo imposte (tre carrelli, la cerniera e la forza) e quindi
queste devono essere tutte contemporaneamente flaggate. Vado infine a valutare e a
chiedere quali sono i risultati quindi cosa voglio calcolare? Quindi job result vi si apre una
nuova interfaccia, le opzioni sono svariate e vengono divisi in due sezioni: una sezione sono
il calcolo sugli elementi dei componenti che sono tensori e tipicamente sono tensori delle
tensioni quindi stress, posso volerle calcolare in vari modi usando il tensore di Cauchy
quindi dopo si entra in teoria proprio del calcolo delle strutture, si possono calcolare anche in
condizioni Total strain quindi sia quota parte elastica sia quota parte plastica delle
deformazioni, si possono calcolare moltissime moltissime grandezze. È ovvio che la
grandezza che vado a calcolare deve essere stata ai fini del calcolo correttamente settata
non potrò mai ottenere una deformazione dovuta al creep se il creep non l'ho chiesto. Quindi
andiamo a valutare le tensioni e in particolare andiamo a valutare le quantità scalari sempre
improntate sugli elementi. Nel nostro caso specifico potrebbe essere utile andare a calcolare
la distribuzione degli sforzi normali nota la componente e ovviamente devo andare a
chiedere sempre la quantità beam orientation Vector altrimenti il solutore non riesce a
calcolare ne lo sforzo normale, non riesce a calcolare il momento flettente agente lungo
l'asse locale X della mia trave e lungo l'asse locale Y poi posso calcolare i contributi del
taglio, posso calcolare il momento torcente e da ultimo posso calcolare delle grandezze che
sono delle grandezze nodali. Il default dall'incognita primaria del problema è il campo degli
spostamenti e delle rotazioni associate ad un problema in analisi quindi se voi non passate
dalla modalità default alla modalità Custom il vostro solutore implicitamente vi da rotazioni e
spostamenti già nel file dei risultati; altrimenti se volete qualcosa di ulteriore e di aggiuntivo
potete opportunamente richiederla (ad esempio tra le quantità nodali disponibili ci sono gli
spostamenti le rotazioni le forze esterne i momenti esterni che qui non ne abbiamo quindi
potremmo deflaggarlo, le reazioni incognite quindi le reazioni vincolari in termini di forze e in
termini di momento infine potete anche andare qualora ad esempio fosse in un problema
non lineare tipo contatto chiedere le reazioni in termini di forze di distribuzione delle
pressioni insomma ci sono tante tante grandezza in grado di calcolare). Avendo chiesto
queste quantità non ci resta che verificare che il nostro modello sia stato correttamente
settato avendo e facendo dei check preliminari selezionando l'opzione Check nel prompt
viene indicato che non sono evidenti ne errori ne warnings (che differenza c'è tra un errore e
un warning? Un errore è qualcosa tale per cui se non risolto il calcolo non viene neppure
lanciato, il Warning invece è un'avvisaglia cioè vuol dire che c'è qualcosa che in questo
check evidenzia un'anomalia ma che il solutore in qualche modo è in grado di bypassare e
che lui quindi qualcosa probabilmente calcolerà ma attenzione ai Warning perché a volte
uno può dimenticarsi di inserire l'entità della forza quindi la forza è zero oppure a volte uno si
dimentica cose strane in giro come non aver applicato lo spessore di una piastra quindi fate
un bel Check anche dei warning quindi l'ideale sarebbe avere sempre 0 errors e 0
warnings). Questo non vuol dire che il vostro modello sia perfetto è un primo check di
macroscopicità ma non vuol dire che il vostro modello sia stato correttamente settato. Per
lanciarlo si entra nella sezione Run. Nella sezione run la cosa importante è salvare cioè nel
senso salvare tutto il lavoro che hai fatto quindi sia il Model e poi procedi con quello che è
proprio la richiesta del calcolo della sottomissione del calcolo con Submit all'interno della
sezione status pian piano vi si modifica e nel senso il solutore ci dà qualche indicazione ci
dice ‘'sto calcolando quindi sono in fase di o attesa o di calcolo o ragionevolmente dovrei
ottenere un risultato’' posso anche di tanto in tanto fare l’update dello status selezionando il
tasto di tipo monitor. Quindi il monitor dovrebbe indicare a che punto e refreshare il calcolo
in analisi. Siamo diventati Ready e il mio calcolo è terminato quindi status completed ma
soprattutto qui sotto esce un esito in termini numerici: 3004 è buon segno dietro al
messaggio di 3004 c’è un messaggio che voi potete aprire molto conciso e che vi dice che il
vostro calcolo è arrivato ad ottenere un dato esito quindi positivo. Ora devo vedere che cosa
ha calcolato e come è stato calcolato. La cosa da fare è entrare nella sezione dei file dei
risultati. Oltre messaggio di exit number in realtà trovate anche due file che vi avevo detto
all'inizio ovvero i file di output in due versioni out file e qui dentro trovate le istruzioni e la
risposta dell'impostazione di quanta memoria è stata allocata, quanto tempo ci ha messo
quindi trovate proprio indicazione del vostro calcolo ovviamente ci vuole un po' di tempo un
po' di pazienza per imparare a leggere questi file ma vediamo un dato che dovreste riuscire
a leggere che è il setup corretto del modulo di Young del materiale che è 2.1 per 10e^5 così
come coefficiente di Poisson e qua per esempio mi dice che la densità non l'ho messa ma
se guardate qui per esempio lui ha implicitamente calcolato il modulo di elasticità
tangenziale come definito dalla teoria della trave e mi dice quanto per lui valga. Poi ci sono
le proprietà geometriche e quindi sostanzialmente ritrovate buona quota parte di tutto quello
che abbiamo impostato lato interfaccia grafica. Questo è il punto out, il punto log è molto
simile ovviamente ha una formattazione lievemente diversa e il punto tipicamente log è più
conciso rispetto alla punto out che è molto più esteso e lo stesso messaggio che prima
condensato è comparso come popup in exit message in realtà compare alla fine sia del
punto out sia del punto log. Quindi la cosa importante vedere qual’è l'exit number. Detto
questo apriamo il file dei risultati con Opel post file e nell'interfaccia grafica dei risultati si può
andare a visualizzare graficamente l'esito del nostro calcolo. La prima cosa che possiamo
vedere che io vi suggerisco sempre di vedere intanto è verificare di essere passata dal file
punto .mud dell’impostazione del pre-processing a un file dei risultati che ha l'estensione e il
nome del file dato inizialmente a cui è stata accostata la stringa del nome del lavoro
calcolato che è chiamato esattamente job_1 e che abbia l'estensione di un file di output di
risultati quindi .t16. Fatto questo entriamo quindi nella Model come Model plot result la prima
cosa che vi chiedo di sforzarvi di fare è rendervi manifesta se la struttura effettivamente
deforma come deve deformare, cioè se una struttura deve inflettersi torcersi ruotare quello
che deve fare la prima cosa da fare è capire se quella struttura torce ruota o si ingobba
come deve ingobbirsi e ruotare questa struttura effettivamente è fissa nei punti che io ho
fissato in direzione Z e deflette e ruota attorno all’asse, in questo caso una rotazione attorno
all'asse Y come gli avevo imposto. Nello stile deformed voi potete vedere la condizione
indeformata (original), solo la condizione deformata o entrambi simultaneamente. Potete
andare ad amplificare la scala che il solutore vi da da una scala che può essere automatica
come quella che viene visualizzata graficamente fino ad una scala manuale che voi potete
andare a tarare arbitrariamente e vedo effettivamente come la mia struttura è deformata. La
cosa importante che volevo andare a calcolare era il campo degli spostamenti in direzione
Z. Quindi entro nelle quantità di natura scalare (scalar plot) e vado a visualizzare
numericamente (la prima cosa quindi nella modalità numerics) il campo degli spostamenti Z
e vado a vedere con uno zoom box quanto è il cedimento sotto l'applicazione della forza pari
a 1000 N agente in direzione Z che è pari a 65 mm. Così facendo siamo riusciti a impostare
una modellazione e potete così facendo andare a calcolare gli spostamenti, cedimenti, le
rotazioni e quindi dentro l'opzione Model plot trovate le grandezze scalari e potete vedere
ad esempio l'entità delle reazioni vincolari insorgenti la struttura nei punti vostri d’interesse
numericamente e voi sapete quanto valeva il carico in termini di forze e di momenti quindi ad
esempio possiamo andare a vedere la forza esterna agente in direzione Z pari a 1000N e
così progressivamente quindi reazioni in termini di momenti agli appoggi che siamo andati a
vincolare con la teoria della trave sappiamo quanto devono valere quindi andiamo a plottare
Model plot non in termini Reaction Force in direzione Z è andate a verificare ad esempio se i
vostri maxima sono stati correttamente costruiti all'appoggio nella mezzeria mille ed è
corretto che sia così 500 e -500 per equilibrare il sistema. Posso volere vedere graficamente
da ultimo anche come variano gli stati tensionali all'interno della struttura li si può chiedere
assolutamente e attivare il campo sia vettoriale sia i campi ad esempio anche delle risposte
interne alla struttura quindi le possiamo andare a chiedere e lo possiamo chiedere all'interno
ad esempio del menu Beam diagram che va attivato e vado ad esempio a vedere la
distribuzione, amplificandola perché è un pochino piccolina, sia dello sforzo normale sia del
momento flettente sia del momento torcente sui singoli tratti.
Quindi con Oggi possiamo quindi dire di avere concluso anche la prima lezione di
laboratorio Se non ci sono domande e ci vediamo la prossima volta.

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