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Partiamo quindi dalla chiusura della teoria delle piastre ricapitolando un po' i punti salienti
che abbiamo visto: abbiamo introdotto il concetto di piastra che implicitamente è una
struttura in cui una delle tre dimensioni risulta essere molto più piccola delle altre due
tipicamente si parla di strutture aventi spessore sottile rispetto alla loro estensione definito
un dato piano; i piani di riferimento non necessariamente devono coincidere col piano medio
e sappiamo che qualora ciò accada si introduce un nuovo parametro che è chiamato
parametro di offset ossia è la distanza del piano medio geometrico della piastra rispetto al
piano di riferimento entro il quale noi andremo a declinare e a definire lo stato di campo di
spostamenti di tale componente; si parla di campo di spostamenti perché per definire la
risposta tensionale si parte in primis attraverso la definizione cinematica delle relazioni che
si vengono a instaurare nel componente a seguito dell'applicazione di una data deformata
che è una deformata generica che porta in flessione fuori dal piano tale componente stesso,
affinché la teoria delle piastre se è valida oltre all'ipotesi di condizione geometrica è
importante andare a definire quali sono le condizioni di mutua interazione tra i punti di una
data sezione di interesse della piastra, isolato un dato segmento definito e chiamato P-P’
questo va ad intersecare il piano di riferimento (che della trattazione che facciamo noi è
considerato come il piano geometrico medio della struttura) in un punto chiamato Q e dalla
definizione principale e più stringente di teoria delle piastre andiamo ad imporre che la
condizione indeformata e deformata di tale sezione risulti non variare in lunghezza sia in
direzione Z (quindi non abbiamo deformazioni entro lo spessore della piastra) e il segmento
P-P’ rimarrà sempre ortogonale al piano medio nel suo punto di tangenza Q, qualora questo
venga meno si può estendere tale trattazione dalla teoria di Kirchhoff-Love alla teoria di
Mindlin-Reisner nella misura in cui si dice che le piastre possono anche ruotare entro la
sezione e quindi si vanno a considerare non solamente i contributi di momento flettente puro
ma si vanno a considerare anche i contributi dovuti alla rotazione indotta dalla presenza
anche del contributo di taglio. Tutta la formulazione viene effettuata nella condizione di
piccole rotazioni e piccoli spostamenti per un materiale assunto omogeneo e isotropo
lavorante in campo elastico lineare. Abbiamo visto quali sono le relazioni che legano e
abbiamo introdotto anche due ulteriori condizioni cinematiche che apparentemente
sembrano essere in contrasto ma abbiamo dimostrato che così non è la teoria delle piastre
e per la formulazione che vediamo noi che quella più semplice di Kirchhoff-Love si va a
supporre che appunto la deformazione nello spessore della piastra sia assunta nulla ma sia
assunta anche nulla in prima approssimazione lo stato tensionale insorgente sempre lungo
la direzione di piastra per ipotesi appunto che avevamo già precedentemente commentato
andando a dire che lavoriamo in un campo di piccoli spostamenti e piccole rotazioni.
Abbiamo visto come in realtà il piano medio sia riferibile a qualsiasi punto del segmento di
interesse genericamente nelle immagini che non qui riportiamo ho sempre riportato il punto
P ovvero mi sono riferito al punto che si colloca sulla superficie in questo caso superiore del
nostro componente piatta ma questa trattazione vale per qualsiasi punto i-esimo collocato
entro il segmento P-P’; abbiamo visto la definizione e il campo di spostamenti che si viene a
instaurare nelle direioni XYZ come qui è definito ad esempio in terna destrorsa della
posizione del punto generico posto sulla sezione rispetto al suo piano medio. Vado a
rivedere e a isolare l'equazione del campo cinematico, l'equazione del campo cinematico è
sostanzialmente così fatta: abbiamo calcolato quindi gli spostamenti li abbiamo derivati e
abbiamo calcolato il campo deformativo, un campo deformativo che viene più facilmente
visualizzato e raccolto in forma matriciale e che è possibile andare a isolare e a ricordare
andando a valutare tale campo di deformazioni insorgente nel componente piastra come la
somma di due contributi ovvero un contributo che è legato a quello che viene chiamata la
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Vediamo la definizione in termini di risultante del taglio ricordando che in campo di elasticità
e per garantire l'equilibrio complessivo della struttura a fronte dell'applicazione di una
tensione tangenziale XY se ne viene a generare una autoequilibrante sulla faccia
diametralmente diciamo così adiacente e che risulta essere pari all'omologa azione. Quindi
tauXY è uguale a tauYX quindi godono delle proprietà di reciprocità, quindi la risultante che
si viene a generare Txy è uguale alla risultante Tyx. Andiamo a trattare quindi la definizione,
quindi la risultante del taglio è pari al contributo della tensione tangenziale riferita all'area su
cui questa va ad agire come qui proposto e presentato quindi qui trovate i contributi in
termini sia di tensioni sia di contributi in termini di flusso degli sforzi quindi le azioni Q, quindi
anche in questo caso andiamo a definire e a spacchettare l'integrale sull'area di azione in
termini proprio di contributi dove tauXY agisce sullo spessore quindi entro a -h/2 e h/2 e
fissata una data lunghezza del nostro concio di trave di riferimento, assunta costante questa
lunghezza può uscire dall'integrale e quindi si può dire che la risultante delle tensioni
tangenziali è pari al flusso delle tensioni qXY moltiplicata per la lunghezza della porzione di
piastra considerata. Analogamente a quanto visto prima anche in questo flusso degli sforzi
di taglio qXY è una grandezza espressa come forza per unità di lunghezza.
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Il passaggio a fronte della presenza delle tensioni che si vengono a generare entro la nostra
struttura di piastre in realtà porta anche necessariamente ad una valutazione di contributi di
momento flettente e momento torcente che si possono venire a generare all'interno della
nostra struttura piastra. Contributi di momento flettente e momento torcente sono calcolabili
anche in questo caso riferiti rispetto agli assi di azione e possono essere visti come il
momento flettente che agisce in X è pari a SigmaX moltiplicata per il braccio e la posizione
del punto della sezione di nostro interesse riferita rispetto all'area su cui tale sezione insiste
a agire. Analogamente a quanto visto prima anche in questo caso dalla definizione di
integrale doppio sull'area vengono spacchettati diversi contributi sulla sezione di azione
quindi sigmaX che agisce ad una data quota rispetto al piano di riferimento, quindi questo
potrebbe essere visto come il braccio la quota parte Z (segmento verticale a partire dal
vettore sulla faccia), viene calcolato e viene questa quota parte di integrale (quella che va da
-h/2 a h/2) viene riferita anche in questo caso ad una grandezza ausiliaria che è chiamata
quota parte del flusso dei momenti in questo caso è il momento che agisce in direzione X e
che va a moltiplicare la larghezza Y della nostra porzione di trave presa come porzione di
interesse. Analoghe considerazioni possono essere fatte isolando la tensione Sigma Y che
agisce normalmente rispetto a questa faccia posizionandola su un punto generico della mia
struttura ad una quota Z rispetto al piano di riferimento e anche in questo caso la risultante
del momento è pari alla quota parte del flusso del momento che agisce in Y moltiplicata per
la lunghezza della sezione di interesse che in questo caso è DeltaX. Il momento torcente si
viene a generare per effetto di un contributo di tipo tangenziale delle tensioni TauXY che
insiste su quest'area (ortogonale all’asse X) che si colloca ad una data quota sempre dal
nostro piano di riferimento, questa quota è sempre indicata genericamente come posizione
Z e che quindi come tale va a definire un nuovo contributo che è chiamato flusso dei
momenti misto chiamato mXY. Grazie al fatto che le tensioni tangenziali godono sempre
della reciprocità il momento torcente che agisce su questa faccia (ortogonale all’asse X)
viene auto equilibrato da quello che agisce sulla faccia adiacente (ortogonale all’asse Y) ma
dal punto di vista della definizione complessivamente dell'intensità sono esattamente
paritetici.
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Qui appunto si riporta lo schema della trattazione per quanto riguarda le aree di interesse e
qui si riporti invece l'idea appunto del flusso dei momenti, di momento riferito rispetto all'asse
X, riferito rispetto all'asse Y e riferito all’azione dei due piani XZ e YZ. Andando a fare
nuovamente una definizione e un’analisi dimensionale di tali grandezze si osserva che
queste sono funzioni della della forza quindi sono espresse come N*mm/mm sono quantità
e grandezze molto importanti e interessanti. Andiamo a raccogliere dentro a due vettori di
cui si riporta il vettore trasposto uno è chiamato appunto vettore dei flussi delle tensioni dove
le prime tre componenti sono i vettori q e dal quarto al sesto vado a raccogliere i contributi
dei flussi in termini di momenti flettenti e torcenti che essi vanno a indurre definiti come mx
my ed mxy. A questi contributi possono essere associati i contributi delle deformazioni riferite
ad esempio sia al piano medio sia riferite rispetto al vettore delle curvature. Come si può
fare? Presa ciascuna definizione vista sin qui si va a raccogliere il problema in termini di
forma matriciale o vettoriale come in questo caso specifico. Quindi il vettore q altro non è
che l'integrale espresso entro lo spessore di piastra riferendoci quindi a un piano di
riferimento di piastra come il piano geometrico di piastra che quindi scorrere tra -h/2 e h/2, si
va quindi a raccogliere entro la definizione vettoriale la definizione in termini di tensioni,
quindi qx è riferito a sigmaX, qy è riferito allo forzo normale in direzione Y in termini di
tensione e la quota parte mista è riferita invece al contributo tangenziale. Tutte vengono
moltiplicate rispetto alla quota in spessore dz. Vediamo la definizione in termini del flusso dei
momenti che è proposta nel proseguo ma prima di fare questa noi il contributo in termini
tensionali lo abbiamo espresso in precedenza attraverso la matrice di legame costitutivo
quindi a ciascuna sigma in realtà possiamo andare a sostituire la definizione trovata prima
ossia che il contributo della matrice di materiale D moltiplicata per la quota parte delle
deformazioni membranali più la stessa D moltiplicata per il vettore curvature e la posizione
entro lo spessore di piastra z; la definizione ovviamente in termini di integrazione ci
consente di andare a epurare e far uscire dai segni di integrazione sia il vettore delle
deformazioni membranali (che non è funzione dello spessore) così come il vettore delle
curvature che anch’esse escono dal segno di integrazione.
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Possiamo quindi andare a calcolare analogamente anche l'analogia rispetto al vettore dei
flussi dei momenti andando quindi a raccogliere i singoli contributi tensionali ricordando
sempre che in questo caso la dipendenza dallo spessore è esplicita e quindi all'integrale che
scorre tra -h/2 e h/2 del vettore delle tensioni Sigma e Tau moltiplicata per z in dz. La
definizione in termini tensionali è nota e viene nuovamente sostituita, vengono moltiplicati le
tensioni per il posizionamento Z del punto di interesse analizzato e quindi si viene a ricavare
un nuovo sistema matriciale lievemente più complesso in cui la deformazione membranale,
il vettore delle curvature escono dal segno di integrazione ma quello che si ricava è che il
vettore delle deformazioni membranali viene sempre moltiplicato per la medesima matrice B
vista in precedenza che lega la matrice di legame di materiale rispetto allo spessore
linearmente entro il segno di integrazione e sommata ad una quota parte di nuova matrice
che moltiplica il vettore delle curvature in cui però la dipendenza dello spessore entro il
segno di integrazione è un contributo di natura quadratico. Tale matrice chiamata
genericamente matrice C. Quindi il vettore dei flussi dei momenti che è legato alle risposte
interne la struttura m è pari a B per la deformazione membranale sempre al piano medio di
piastra più la matrice C per il vettore delle curvature di piastra. La matrice B come già
anticipato è la medesima che avevamo visto nella trattazione immediatamente precedente.
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Dal punto di vista delle equazioni che abbiamo visto quindi ne abbiamo tre in q e tre in m, il
sistema non è più un sistema di 3 X 3 ma è un sistema matriciale di dimensione pari a 6 x 6.
Questo sistema matriciale che quindi è qui riassunto e raccolto ricordando che il prodotto è
tra matrice riga per colonna quindi possiamo dire che il problema in termini di piastra da
kirchhof è definito in termini di un vettore che raccoglie il vettore risultante delle tensioni in
termini di sforzi e momenti che va a moltiplicare un sistema matriciale internamente più
complesso dove sulla matrice principale diagonale abbiamo due matrici chiamate
rispettivamente A e C e sulla diagonale minoritaria abbiamo la medesima matrice B, questa
matrice è una matrice a blocchi una matrice costruita in forma simmetrica. La matrice A
accoppia la deformazione membranale, la matrice C è accoppiata solo e soltanto alla
deformazione delle curvature. Invece per quanto riguarda la matrice a blocchi B essa può
sia andare a moltiplicare il vettore delle deformazioni membranali ma va anche a moltiplicare
il vettore delle curvature. Tale matrice B è quindi chiamata matrice di accoppiamento delle
deformazioni entro e fuori il piano delle tensioni e delle deformazioni di un componente
formulato in teoria delle piastre.Se prendo un punto P e vado a calcolare questo integrale
rispetto ad un sistema simmetrico quello che si ottiene è che il contributo per un materiale
isotropo ed omogeneo sostanzialmente si annulla e si disaccoppia i termini di quote di flussi
degli sforzi e flussi dei momenti cioè si dice che la matrice B è disaccoppiata perché la
somma di un punto P al di sopra dello spessore, se esiste una sua immagine al di sotto
posizionata simmetricamente e la piastra ha lo stesso materiale e le stesse formulazioni in
termini elastiche i due contributi si vanno a sottrarre l'uno rispetto all'altro e quindi
complessivamente la matrice B è una matrice che solo e soltanto in queste particolari
condizioni è una matrice vuota, una matrice nulla. Quindi per un materiale omogeneo e
isotropo la matrice B di legame rispetto al piano della piastra è una matrice nulla. Le matrici
invece A e C sono due matrici che hanno una dipendenza, la prima linearmente dipendente
dalla posizione del punto entro lo spessore quindi si dice che la matrice A dipende
linearmente dallo spessore della piastra e dalle proprietà del materiale di piastra ed infine la
matrice invece C è una matrice che poiché entra lo spessore entro il segno di integrazione
come z^2 se ne vado a fare la risoluzione in termini di integrale z^2 diventa z^3 rapportato
alla costante di integrazione, in questo caso quindi z^3/3, quando io vado a sommare e a
risolvere l’integrale da indefinito a definito sostanzialmente z^3 diventa un h^3 quindi si dice
che la matrice C è dipendente al cubo dallo spessore della piastra e ovviamente dipendente
anche dalle proprietà di materiale con il quale quella piastra è stata prodotta e realizzata.
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HALO_2
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L'ultima volta ci siamo lasciati avendo deciso di andare a valutare il cedimento di un telaietto
si fatto costituito da 4 travi di trave a sezione circolare cava realizzati in acciaio in cui
ovviamente sono note le dimensioni. La grande differenza tra un modellatore lato elementi
finiti e un manipolatore algebrico è che io sin da subito devo andare ad esplicitare
quantitativamente le grandezze in gioco. In un manipolatore sappiamo che questa
sostituzione può essere fatta solo anche alla fine o lasciare il problema in forma generica. Al
contrario lato elementi finiti tipicamente ci si riferisce ad un problema specifico. L'obiettivo e
il calcolo del cedimento di questa struttura lo si potrebbe fare lato Castigliano diciamo così in
ambiente Maxima cosa che è stata fornita ma vediamo il contraltare qualora io lo vada a
applicare all'interno di un metodo numerico approssimato che è il metodo degli elementi
finiti.
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Invece manca da fare è andare a definire rispetto a quella asse il sistema XY, il sistema
locale di trave in cui giace la sezione che in questo caso è qui rappresentata come circolare
piena viene definito attraverso l'introduzione di un vettore ausiliario generico V questo
vettore V però deve essere imposto all'interno dell'interfaccia grafica che vi avevo mostrato
prima con coordinate che fanno riferimento sistema globale (noi avevamo scritto Xglobale0,
Yglobale0, Zglobale1 quindi il vettore V viene posizionato nello spazio globale. Come questo
vettore V mi serve e io lo impiego?
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Definito il vettore locale Z di trave attraverso la numerazione locale dei nodi, noto il vettore
globale V si identifica un piano e questo piano è un piano generico che io qui vi riporto come
piano Alfa. Il piano Alfa è in realtà un piano ausiliario e tale piano ausiliario mi consente
quindi di andare a proiettare e a posizionare il mio vettore V entro tale piano e attraverso la
scomposizione vettoriale del vettore V rispetto all'asse locale di trave Z vado a trovare due
componenti di tale vettore V entro questo piano: la componente che risulta essere normale
all'asse locale Z è chiamata vettore Vortogonale, questo vettore Vortogonale coincide con
l'orientazione X locale del mio elemento trave, per terna destrorsa, quindi, calcolo anche
l'asse locale Y è che all'ultima incognita del mio problema. Quindi lo ripeto perché capisco
che è complicato quando siamo andati a suddividere, vi ho fatto suddividere lungo la
direzione X tanto è vero che il primo numero che vi ho fatto inserire è stato 50-1-1, la
suddivisione è frutto e la X in quel caso lì nel sistema suddivisione se ne frega della
condizione dei piani locali della trave, lei va solo a pensare come è stata costruita e l'unica
direzione che si ha in quel momento lì è la direzione locale di trave che nelle proprietà
geometriche viene definita entro il nodo i-esimo rispetto al nodo i+1. Si definisce un vettore
ausiliario e questo vettore ausiliario V insiste sul sistema globale del problema in analisi.
Noto V e noto il vettore locale di trave ottenuto per numerazione si definisce un piano tale
piano è il piano Alfa e scomponendo il vettore V entro quel piano rispetto all'asse locale Z si
trovano le due componenti di quel vettore: la componente ortogonale che io chiamo
Vortogonale coincide con l'asse locale X di trave, nota X e Z locali di trave allora
univocamente si definisce l'asse locale Y di trave e quindi questa è la terna destrorsa.
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Vediamo alcuni casi pratici rispetto per esempio al problema nostro in analisi. Facciamo un
esempio pratico se io suppongo che questo è una terna costruita allora se facciamo
un’ipotesi quindi io vado dal nodo i-esimo al nodo i+1 e questa è l’asse Z locale (in blu) e
tutti siamo tranquilli se il vettore V globale ha coordinate 0;0;-1 allora io vado a definire il
piano di giacitura entro cui giacciono questi due vettori quindi lo Z locale ed il vettore V
che è qui rappresentato e il vettore è V coincide in questo caso con la sua proiezione
normale rispetto all'asse locale Z, in questo caso quindi, la direzione V normale è l'asse X
che coincide in questo caso specifico particolare col vettore V stesso per terna destrorsa
trovo sempre l’asse Y locale. Un errore ricorrente che capita durante tipicamente
l'impostazione di un modello e non da ultimo all'esame è dimenticarsi questa cosa nel senso
che se il vettore V esattamente coincide come direzione ma non necessariamente con il
verso perché non è importante è che la componente Y del vettore V sia negativa o positiva
in questo caso specifico io non riesco univocamente a identificare il piano Alfa e quindi il mio
solutore lato elementi finiti non riesce a posizionare la sezione seppure io abbia identificato il
raggio e abbia identificato lo spessore. Se voi provate a modificare la componente di vettore
V globale non necessariamente vi verrà proiettato, vi verrà rappresentata graficamente la
sezione questo vuol dire che il nostro pre-processing manca di queste informazioni quindi
conseguentemente non potrà risolvere il calcolo. Quindi se voi quando andate dentro a plot
3D non vi compare niente, uno degli errori ricorrenti è il fatto di non aver assegnato
correttamente il sistema di giacitura del piano della sezione. Una domanda spesso ricorrente
è: ma ne devo assegnare solo uno? Ma no in realtà se uno ha un componente molto molto
complesso con varie direzioni, uno può decidere di creare n proprietà geometriche anche
uguali per geometria quindi raggio e spessore ma adatta via via la il vettore globale V ai fini
di una corretta posizione del piano della sezione. Nel nostro caso in analisi siamo
abbastanza fortunati perché andando a considerare un vettore V ben fatto e ben costruito
riusciamo a costruire e ad assegnare in una volta sola complessivamente tale proprietà. Se
diventa troppo difficile oppure voglio farlo pezzo per pezzo per esercitarmi lo posso fare
purché lo vado a duplicare e a costruire più proprietà geometriche che vado da assegnare
alle porzioni di struttura opportunamente discretizzate e di interesse. Quindi se io ritorno
dentro quindi alla mia interfaccia grafica Marc e ritorno nelle proprietà, in questo caso io ho
segnato questa proprietà nelle geometric properties 0;0;1 e 0;0;-1 non cambia all'atto pratico
niente ma cambierà solamente il versore diciamo così. Come posso visualizzare la terna
locale applicata al mio telaietto della mia struttura trave? Si va sempre in plot, settings,
beam plot settings e posso decidere di visualizzare draw local Axis, lo attivo ricarico la
mappa, effettuo uno zoom tipicamente locale perché altrimenti mi incasino troppo, mi muovo
un po' in modo da mettermi in una posizione leggibile e come potete vedere qua ci sono gli