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GRUPPO 1

M55000982 Baldi Arianna

M55000978 Calabrese Marcella

M55001011 Carbone Simone

M55001007 Gattullo Valerio

M55000984 Patalano Domenico

ANALISI DEL RISCHIO DI UNA CALDAIA A METANO

1) DESCRIZIONE PROCESSO:

In questo elaborato effettueremo l’analisi del rischio di una caldaia a metano posta in un
ambiente chiuso di 25 m2 contenente 5 persone. Per quanto riguarda il funzionamento della
caldaia supponiamo che metano ed aria vengano alimentate alla caldaia a 25⁰C in rapporto
stechiometrico al fine di garantire la massima efficienza di combustione. L’avvio del processo di
combustione è affidato al funzionamento di un bruciatore che generando una scintilla innesca la
miscela infiammabile di metano e aria. I gas esausti derivanti dalla combustione tenderanno a
muoversi verso l’alto poiché essendo a temperature elevate sono meno densi dei gas sovrastanti.
Nel risalire verso l’alto i gas esausti prima cedono parte della propria energia termica all’acqua di
servizio poi raggiungono l’atmosfera tramite una canna fumaria.
Tutti gli scenari incidentali che andremo ad analizzare derivano da un cattivo funzionamento del
sistema di innesco che sarà il nostro initiating event e supponiamo che gli unici sistemi di
prevenzione (safety function) siano rappresentati da un sistema di allarme, da un misuratore di
temperatura e dall’intervento umano.

Se l’innesco non funziona adeguatamente avanziamo 2 ipotesi:


La reazione di combustione non avviene, la temperatura all’ interno della caldaia non
aumenta e la miscela metano aria viene immessa tal quale in atmosfera;

L’ignizione della miscela avviene dopo un certo tempo di ritardo dettato dal
malfunzionamento del bruciatore. Questo si traduce nell’innesco di una quantità di
combustibile superiore a quella di progetto che potrebbe determinare l’esplosione della
caldaia.

Inoltre in questa analisi andremo a considerare anche eventuali effetti domino come ad esempio
Jet-Fire successivi all’esplosione.

2) CARATTERISTICHE DEL METANO

Sono qui riportate alcune importanti caratteristiche fisico-chimiche relative al metano riportate
nella sezione 9 della scheda di sicurezza:

SEZIONE 9: Proprietà chimiche e fisiche

 Punto di fusione: -182,47 °C


 Punto di ebollizione: -161,48 °C (1.013 hPa)
 Temperatura critica (°C): -82,0 °C
 Infiammabilità (solidi, gas): Gas infiammabile
 Limite superiore di infiammabilità %: 17 %(V)
 Limite inferiore di infiammabilità %: 4,4 %(V)
 Densità di vapore (aria=1): 0,6
 Densità relativa: 0,42 (25 °C)
 Temperatura di autoaccensione: 537 °C
 Proprietà esplosive: Non applicabile.
 Peso molecolare: 16,04 g/mol (CH4)
 Energia minima di accensione: 0,21 mJ

La temperatura di ebollizione del metano è pari a -161,4 °C a pressione ambiente per cui alla
temperatura e alla pressione di esercizio della caldaia risulterà sempre in forma gassosa. La sua
densità è inferiore a quella dell’aria per cui il gas tenderà a spostarsi verso l’alto sia in caldaia che
in atmosfera. Questo può essere utile per lo studio dell’eventuale rilascio di una miscela metano
aria dalla caldaia. Inoltre non ci soffermeremo sulla tossicità in quanto, come riportato nella
sezione 11 della scheda di sicurezza, il metano non presenta problemi legati alla tossicità:

SEZIONE 11: Informazioni tossicologiche

Informazioni sugli effetti tossicologici

 Tossicità acuta - Ingestione Prodotto: Basandosi sui dati disponibili i criteri di


classificazione non sono soddisfatti.
 Tossicità acuta - Contato con la pelle Prodotto: Basandosi sui dati disponibili i criteri di
classificazione non sono soddisfatti.
 Tossicità acuta - Inalazione Prodotto: Basandosi sui dati disponibili i criteri di
classificazione non sono soddisfatti. Metano LC 50 (Ratto, 10 min): > 800000 ppm
Osservazioni: Inhalation
 Tossicità a dose ripetuta metano NOAEL (Nessun livello di nocività osservato) (Ratto
(Femminile, Maschile), inalazione, 13 Sett.): 10.000 ppm(m) inalazione Read-across basato
sul raggruppamento di sostanze (approccio per categoria)
3) ALBERO DEGLI EVENTI

Come riportato nella descrizione del problema ci aspettiamo due possibili scenari incidentali: il
rilascio della miscela aria-metano in atmosfera e l’ignizione della nube formatasi nella camera di
combustione. Per valutare la frequenza di accadimento degli scenari costruiamo un albero degli
eventi. Ci è sembrato ragionevole ipotizzare una frequenza di accadimento dell’evento iniziatore,
𝑓𝑎𝑖𝑙𝑢𝑟𝑒
posto a sinistra del nostro albero, dell’ordine di 10-6 . Se all’interno della caldaia non
𝑦𝑒𝑎𝑟

avviene nessuna reazione di combustione, dovuta al mancato innesco, il misuratore non rileva un
aumento di temperatura e invia un segnale all’allarme. Le due safety function sono in serie e per
questa ragione se il misuratore di temperatura non funziona non manderà il segnale all’allarme.
Riteniamo ragionevole che il suono dell’allarme possa allertare almeno uno dei residenti che
quindi procederà allo spegnimento della caldaia. Qualora l’allarme e/o il misuratore non
funzionassero, il residente potrebbe ugualmente spegnere la caldaia accorgendosi del
malfunzionamento durante l’utilizzo di un’utenza idrica. Nel caso in cui nessuna delle nostre
safety function avesse successo dovremmo valutare la possibilità di ignizione. Qualora l’innesco
non fosse presente ci troveremo in situazione di rilascio in atmosfera il quale non presenterà
scenari incidentali legati alla tossicità, per quanto citato nella scheda di sicurezza, né legati
all’esplosività a causa della bassa concentrazione. Quest’ultima è stata valutata con Aloha, e ne
riportiamo i risultati qui di seguito.
In caso di innesco si riconoscono due scenari a seconda del tempo di ritardo: flash fire e VCE.

La frequenza di accadimento di un flash fire è pari a f=5.05*10-8. Non valutiamo questo tipo di
scenario incidentale avviene in un range temporale molto ristretto???????

La frequenza di accadimento di una VCE è pari a f=3.00*10-7.


3.1) Possibile effetto domino

Abbiamo ipotizzato che in seguito all’esplosione della caldaia il tubo di alimentazione del metano
rimasto scoperto possa essere fonte, in caso di innesco, di Jet fire. Riportiamo i risultati ottenuti
tramite Excel:

E’ evidente che il flusso termico ottenuto è sufficientemente basso da non causare danni
rilevanti. Cioè è dovuto all’esigua portata di metano.
4) ANALISI DELLE CONSEGUENZE

Lo scenario incidentale più rilevante da valutare è quindi la VCE. Ipotizziamo una caldaia
domestica di dimensioni standard 0.5m x 0.5m x 1m e supponiamo che il suo volume sia
occupato per metà dalla camera di combustione mentre la restante metà è occupata dai tubi
d’acqua. Per cui:

𝑉𝑐𝑎𝑙𝑑𝑎𝑖𝑎 0.5𝑚 𝑥 0.5𝑚 𝑥 1𝑚


𝑉𝑐𝑎𝑚𝑒𝑟𝑎 = = = 0.125𝑚3
2 2

Supponiamo inoltre che l’aria e il metano siano alimentati stechiometricamente e, conoscendo la


reazione, è possibile calcolare il volume e quindi la massa di metano presenti nella camera.

𝐶𝐻4 + 2𝑂2 → 𝐶𝑂2 + 2𝐻2 𝑂

Il metano e l’ossigeno sono in rapporto 1:2. Insieme all’ossigeno viene alimentato anche azoto in
rapporto 21:79. Consideriamo che la suddetta camera sia completamente riempita per poter
valutare le condizioni più conservative. Tale ipotesi è realistica in quanto abbiamo stimato che il
tempo necessario al riempimento è di circa 14.3 secondi.

𝑉 0.125 𝑚3 3600𝑠
𝑡= ≌ ∗ = 14.3𝑠
𝑄 31.56 𝑚3 ℎ

Dove la portata di metano è 3m3 e quella di aria è tale da essere stechiometrica.

Il volume occupato dal metano è 1/10.52 del volume totale.

0.125𝑚3
𝑉𝑚𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 = = 0.012𝑚3
10.52

Per valutare le conseguenze dell’esplosione utilizzeremo il metodo del TNO in quanto la nube è
confinata nel volume della camera di combustione.

Valutiamo la distanza scalata di Sachs:

𝑅
𝑅= 𝐸
1 =3.07
( )3
𝑃0
Dove E è l’energia media per unità di volume rilasciata dall’esplosione di un generico idrocarburo
pari a 3.5*106 J/m3, R è la distanza a cui vogliamo stimare la sovrappressione, in questo caso pari
a 5m e P0 è la pressione atmosferica.

Tramite la distanza scalata entriamo nella blast chart. Scegliamo una blast strength pari a 7 in
quanto risulta la più conservativa per una deflagrazione.

Otteniamo una sovrappressione scalata 𝛥𝑃𝑠=0.093 che, moltiplicando per la pressione


atmosferica, corrisponde ad una sovrappressione ΔP=9.42 kPa. Valutiamo gli effetti che tale
sovrappressione può avere su strutture e persone tramite le probit.

𝑌 = 𝐾1 + 𝐾2 𝑙𝑛(𝑉)

Dove V= ΔP= 9420Pa.


Analizziamo la rottura dei vetri: K1= -18.1, K2=2.79 e otteniamo Y= 7.43 che corrisponde a una
probabilità del 99.3%.

Per quanto riguarda i danni alle strutture dovuti alla sovrappressione: K1= -23.1, K2=2.92.
Otteniamo Y=3.62 che corrisponde a una probabilità del 8.5%. La probabilità di danni ai timpani è
dello 0% e conseguentemente anche quella di morte.

Valutiamo come variano le conseguenze al variare della posizione delle persone nella stanza. A
tal fine utilizziamo un foglio Excel su cui è stata digitalizzata la curva 7 della blast strength per
ottenere una funzione ΔP(R).
Per ogni R (ad intervalli di 0.5) calcoliamo la sovrappressione e le percentuali rispettivamente di
rottura vetri, danni alle strutture, danni ai timpani e morte dalle probit. I risultati sono riportati
nella tabella sottostante.

Notiamo che anche in prossimità della caldaia non si verifica in alcun caso morte legata alla sola
sovrappressione.

Vogliamo quindi valutare le dimensioni della caldaia affinché si possa registrare almeno un
decesso (valore della probit percentuale 20%). Tramite la formula inversa della probit ricaviamo:

4.16 = −77.1 + 6.91ln(ΔP)

Ottenendo un ΔP=128 kPa, quindi ΔPs=1.26. Notiamo dalla blast chart del TNO che prendendo in
considerazione la curva 7 non si raggiungere mai questo valore, per questa ragione dovremmo
considerare la blast strength 8. Dal grafico otteniamo un valore di 𝑅̅=0.72, utilizzando la formula
inversa della distanza di Sachs siamo in grado di calcolare il volume della camera di combustione,
ovvero Vcombustione=9.69 m3. Questo corrisponderebbe ad un volume totale della caldaia:

𝑉 = (𝑉𝑐𝑜𝑚𝑏𝑢𝑠𝑡𝑖𝑜𝑛𝑒 ) ∗ 2 = 19.38 𝑚3

Il volume calcolato risulta essere troppo grande per una caldaia domestica ma accettabile per
una di tipo industriale, poiché tra le caldaie più grandi abbiamo trovato quella con potenza
P=2500KW alla quale corrisponde un volume di V=43 m3. Valutare tuttavia una blast strength 8
significherebbe avere una deflagrazione molto violenta dovuta ad un’alta energia di innesco, non
coerente con il nostro caso studio.

Sono presenti casi di cronaca in cui si registrano morti accidentali per esplosioni di caldaie
domestiche dovute a guasti all’innesco. Tali morti sono a nostro parere da ricondurre non alla
sola sovrappressione bensì agli effetti che essa ha sulle strutture. Abbiamo visto infatti che esiste
una certa probabilità di danneggiamento di queste ultime che possano collassare sulle persone
che si trovano in prossimità della caldaia. Inoltre, la sovrappressione potrebbe proiettare oggetti
contundenti contro le persone, nonché proiettare le stesse contro muri e mobili.

Per quantificare l’effetto del crollo delle strutture sulla probabilità di morte ipotizziamo che
quest’ultima sia una frazione della probabilità di danneggiamento di queste, pari all’80%.

Per quanto riguarda le morti dovute all’impatto dei residenti proiettati contro muri e oggetti a
causa dell’onda di pressione facciamo riferimento ad una tabella dell’Health and Safe Executive
(HSE) del governo inglese. Quest’ultima associa la probabilità di decesso legate a tale evento in
relazione alla velocità con cui le persone vengono proiettate.

(https://www.hse.gov.uk/foi/internalops/hid_circs/technical_osd/spc_tech_osd_30/spctecosd30.pdf ,
p.13)

Valutiamo quindi la velocità iniziale raggiunta da una persona presente nella stanza in funzione
della posizione. Per facilitare il calcolo sfruttiamo un’analogia con il calcolo della velocità dei
frammenti in seguito all’esplosione di un serbatoio, dove la pressione in questo caso è la
sovrapressione nel punto considerato e il residente è considerato come frammento.

Per determinare il diametro equivalente abbiamo considerato che l’area frontale di un individuo
è circa pari a 1m2 a cui corrisponde un Dequivalente=0.56m. Ipotizzando una massa di 70kg e
utilizzando punto per punto la sovrappressione col metodo del TNO otteniamo:
Notiamo che le velocità variano tra circa 10m/s fino a 33m/s per cui a seconda della posizione è
possibile associare una probabilità di decesso che varia tra circa 20% e 80%. Queste percentuali
sono state calcolate supponendo che la probabilità di morte aumenta linearmente con la
velocità.

Riportiamo in seguito le probabilità di decessi provocati dallo sbalzo e dal crollo delle stutture:

La morte dei residenti è quindi dovuta allo sbalzo legato all’onda di pressione o al crollo della
struttura sull’individuo.

In particolare, osservata la distribuzione delle velocità dei residenti una volta investiti dall’onda di
pressione, è possibile assumere unitaria la probabilità di essere sbalzati siccome anche a 5 m
dalla caldaia la velocità è dell’ordine di 10 m/s.
Si suppone che la probabilità che il tetto possa cadere sull’individuo in seguito alla
sovrappressione sia pari al 50%.

5) VALUTAZIONE RISCHIO

Avendo valutato le probabilità di decesso per ogni scenario incidentale e le frequenze di


accadimento degli stessi, possiamo quindi calcolare l’individual risk (IR) tramite la seguente
formula:

L’IR totale nella posizione x,y è data dalla sommatoria degli n indici di rischio degli scenari
incidentali che avvengono nel suddetto punto.
Per ogni outcome, invece, l’IR è dato dal prodotto tra la frequenza di accadimento e la probabilità
di morte che si ricavano rispettivamente dall’albero degli eventi e dalla probit.

A questo punto è possibile valutare anche il societal risk, sovrapponendo le diverse impact zone e
la distribuzione di persone presenti nelle zone interessate dall’incidente ottenendo così un
ulteriore grafico in cui correliamo il numero di morti con la frequenza cumulativa dell’incidente.

Per delimitare l’impact zone dei due incidenti facciamo riferimento alla curva a cui corrisponde
una probabilità di morte del 50%. In particolare, per semplicità di calcolo, supponiamo che tutti
gli individui all’interno dell’impact zone muoiono, mentre quelli all’esterno non risentono di alcun
effetto. Nel nostro caso, le curve iso-rischio sono circonferenze:

 Incidente 1 - morte dovuta solo a sbalzo - il raggio è pari a 2.5 m;


 Incidente 2 - morte dovuta a sbalzo+crollo strutture - il raggio è 3.2 m.
Come è possibile notare dallo schema precedente se i residenti si trovassero a 5m dalla caldaia,
non ricadrebbero in nessuna effect zone e per questa ragione non morirebbero.

Per distribuire gli individui in entrambe le impact zone, consideriamo che questi si trovino a 2.3 m
dal punto di innesco.

Per poter realizzare la curva F-N valutiamo il numero dei morti considerando i singoli eventi
incidentali come fossero separati. Notiamo che all’interno della impact zone all’incidente 1 ricade
una sola persona, mentre nell’impact zone dell’incidente 2 ne sono presenti 3.

NCIDENTI MORTI PER ZONA FREQUENZA

1 (SOLO SBALZO) 1 1.5*10-7

2 (SBALZO + CROLLO 3 1.5*10-7


STRUTTURA)
A questo punto possiamo realizzare il grafico F-N, in cui si associa ad un numero di morti pari ad
uno la somma delle frequenze dei due incidenti perché entrambi gli scenari presentano almeno
un morto. Mentre ad un numero di morti pari a tre associamo la frequenza del solo incidente 2.

MORTI CUMULATI FREQUENZA CUMULATIVA

1 3.00*10-7

3 1.5*10-7

6) CONSIDERAZIONI FINALI

Se volessimo considerare la condizione affinché gli individui anche a 5 m ricadano in una delle
effect zone, dovremmo considerare una caldaia con un volume più grande.
A partire da questa tabella ci rendiamo conto che per avere una probabilità di morte del 50% a
causa dell’incidente 1, a 5 m, la velocità di sbalzo dev’essere pari a quella che abbiamo a 2,5 m
ovvero 16.17m/s. Utilizzando le formule inverse è possibile trovare la distanza di Sachs, che
risulta essere pari a 1,53. Di conseguenza possiamo stimare Il volume della camera di
combustone il quale risulta essere pari 1 m3, quindi le dimensioni della caldaia devono essere
raddoppiate.

Ricompiliamo nuovamente la tabella, affinché si registri la situazione sopradescritta:

Ricaviamo che l’effect zone dell’incidente 1 ha un raggio di 5 m come avevamo imposto, mentre
per poter valutare l’effect zone dell’incidente 2 ripetiamo l’operazione del calcolo tramite
formule inverse, il quale ci restituisce un raggio di circa 6.25m. Per questa ragione abbiamo
ampliato la tabella anche oltre la dimensione massima della stanza, ottenendo la seguente
rappresentazione delle iso-risk curve:
Notiamo che all’interno della impact zone all’incidente 1 ricade una sola persona, mentre
nell’impact zone dell’incidente 2 ne sono presenti 5.

NCIDENTI MORTI PER ZONA FREQUENZA

1 (SOLO SBALZO) 1 1.5*10-7

2 (SBALZO + CROLLO 5 1.5*10-7


STRUTTURA)

A questo punto possiamo realizzare il grafico F-N, in cui si associa ad un numero di morti pari ad
uno la somma delle frequenze dei due incidenti perché entrambi gli scenari presentano almeno
un morto. Mentre ad un numero di morti pari a cinque associamo la frequenza del solo incidente
2.
MORTI CUMULATI FREQUENZA CUMULATIVA

1 3.00*10-7

5 1.5*10-7

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