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COGENERATIVI
Semestre: 5
CFU: 6
Sommario
Turbine a gas e cicli combinati .........................................................................................2
Richiami di termodinamica delle turbine a gas ...............................................................3
Turbine a gas ...................................................................................................................3
Ciclo aperto ideale ...........................................................................................................4
Cicli reali ..........................................................................................................................4
Cenni di analisi entropica .................................................................................................5
Cicli Combinati ...................................................................................................................7
Fondamenti termodinamici...............................................................................................8
Approssimazione del ciclo ideale con fluidi reali ..............................................................9
Rendimento di un ciclo combinato .................................................................................10
Cicli a vapore a recupero ...............................................................................................10
Assetti del ciclo a recupero ............................................................................................12
Ottimizzazione delle pressioni di evaporazione .............................................................13
Assetto con post-combustore ........................................................................................14
Assetti di repowering .....................................................................................................14
Altri cicli a gas e cicli misti .............................................................................................15
Cicli a gas con rigenerazione .........................................................................................16
Compressione inter-refrigerata (IC) ...............................................................................17
Ricombustione (Reheat) ................................................................................................18
Combinazioni di intercooling, rigenerazione e reheat ....................................................18
Cicli misti gas/vapore .....................................................................................................19
Le turbine a gas e la cogenerazione ..............................................................................21
Aspetti generali e indici di valutazione ...........................................................................21
Situazione della cogenerazione in Italia .........................................................................23
Cogenerazione con turbina a gas con recupero semplice .............................................23
Cogenerazione con turbina a gas ad iniezione di vapore ..............................................24
Cogenerazione con cicli combinati ................................................................................24
Microturbine a gas .........................................................................................................25
Le turbine a gas e il carbone...........................................................................................27
Gli impianti con gassificazione (IGCC) ..........................................................................27
Impianti con letti fluidi pressurizzati (PFBC)...................................................................31
Richiami di termodinamica delle turbine a gas
Turbine a gas
I cicli delle turbine a gas hanno come riferimento concettuale il ciclo Brayton (o Joule):
• 1-2: compressione adiabatica;
• 2-3: riscaldamento isobaro;
• 3-4: espansione adiabatica;
• 4-1: raffreddamento isobaro.
ƞ = 𝟏 − 𝜷−𝜺
𝑘−1
Si nota quindi che il rendimento dipende solo β e da 𝜀 = 𝑘
.
Per innalzare η si può quindi aumentare β oppure usare gas
diversi agendo su k.
Il rendimento non dipende invece la temperatura massima del ciclo T3.
Inoltre η di un ciclo a gas ideale è inferiore a quello di Carnot operante tra le stesse temperature.
Il lavoro specifico ha un’importanza economica fondamentale: più elevato è il lavoro specifico, minore è la
portata massica che dovremo utilizzare per sviluppare una certa potenza utile, minori saranno le
dimensioni e il costo delle macchine impiegate (turbina e compressore).
Quindi nell’ottimizzazione dei TG oltre al rendimento, devo tenere d’occhio il Ls.
Il lavoro utile specifico risulterà:
𝑇3 𝑇2
𝑙 = ƞ𝑞𝑖𝑛 = (1 − 𝛽 −𝜀 )𝑐𝑝 (𝑇3 − 𝑇2 ) = (1 − 𝛽 −𝜀 )𝑐𝑝 𝑇1 ( − )
𝑇1 𝑇1
Il lavoro specifico dipende dalla temperatura T3, da β e dalle caratteristiche del fluido.
Utilizzando metodi analitici è possibile trovare i valori di T3 che
massimizzano il lavoro utile specifico. Risulterà in particolare:
𝑇3
− 𝑙=0 𝑝𝑒𝑟 𝛽 = 1, 𝛽 −𝜀 =
𝑇1
𝑇
− 𝑙𝑚𝑎𝑥 𝑝𝑒𝑟 𝛽 −𝜀 = √𝑇3 ⇒ 𝑇2 = 𝑇4 = √𝑇3 𝑇1
1
Per ottenere η elevati, senza trascurare il Ls (ottimizzazione), devo aumentare il campo di temperature in
cui lavora il ciclo T1-T3 e ricorrere a β elevati nei limiti del lavoro specifico.
Rimuoviamo l’ipotesi di indipendenza del cp dalla temperatura (cp aumenta con la temperatura).
Il ciclo è APERTO.
Riassumendo:
• Il fluido di lavoro è aria;
• Il calore assorbito è dato da una combustione interna in cui l’aria fa da comburente;
• La cessione di calore è data dalla dispersione dei gas combusti in ambiente.
Nel caso in cui usassi fluidi reali (due grafici η e Ls) avrei rendimenti simili, ma lavori specifici molto
maggiori legati all’aumento del calore specifico tra compressione ed espansione (le curve hanno stessi
andamenti).
Per classificare le quantità e la qualità dei flussi energetici (analisi entropica), si usano entrambi gli η.
Considero un sistema stazionario generico, contornato da un ambiente a T0 e p0, che scambia con l’esterno
potenza meccanica W e diverse potenze termiche Qi, attraverso sorgenti di calore a Ti. Nel sistema sono
introdotte ed escono una o più portate massica (Gin e Gout).
∑ 𝑄𝑖 − 𝑊 + ∑ 𝐺ℎ∗ − ∑ 𝐺ℎ∗ = 0
𝑖=0 𝐼𝑁 𝑂𝑈𝑇
∗ 𝑣2
Oss.: ℎ = ℎ + 2 + 𝑔𝑧
Per il secondo principio:
𝑄
− ∑ − ∑ 𝐺𝑠 + ∑ 𝐺𝑠 ≥ 0
𝑇
𝐼𝑁 𝑂𝑈𝑇
Dimostrazione sul libro pag. 280-281
Ogni ΔSi dà luogo ad una perdita di rendimento ΔηII,i. Quindi è possibile capire immediatamente di quanto
potrebbe aumentare η del sistema se si riuscisse ad eliminare la i-esima causa di irreversibilità.
I componenti delle turbine a gas
Combustore
Il combustore innalza la temperatura del ciclo mediante le reazioni di ossidazioni del combustibile.
La T3 è limitata dai valori di resistenza dei materiali: massimo 1250-1400 °C.
La quantità di combustibile usata è notevolmente inferiore a quella stechiometrica!
Per esempio supponendo l’aria in uscita dal compressore a 400 °C e metano come combustibile,
la combustione ideale stechiometrica porterebbe i gas combusti a 2430°C, temperatura
inaccettabile per le attuali turbine a gas. Per fissarmi su temperature dell’ordine di 1300°C uso un
rapporto aria/metano di circa 45, contro i 17 stechiometrici!
Di conseguenza l’eccesso d’aria nei gas combusti e molto elevato (15% in volume): uso
l’eccesso d’aria per tenere bassa la temperatura.
Esiste un limite inferiore di infiammabilità di una miscela aria/combustibile, se il combustibile è
troppo poco la fiamma non si mantiene e propaga correttamente. Ad esempio il metano non si
accende se è inferiore al 5% del volume totale (nell’esempio precedente non si accenderebbe).
Di conseguenza la progettazione (disegno) di un combustore è realizzata in modo particolare:
• Zona primaria: affluisce solo parte dell’aria comburente, è presente un corretto rapporto
aria/combustibile (quasi stechiometrico);
• Zona secondaria: aggiungo la portata di aria e completo le reazioni di ossidazioni;
• Zona di diluizione: l’aria viene aggiunta per abbattere la temperatura e le emissioni.
Tutto ciò è realizzato in un liner, un cilindro forato che contiene la fiamma e che permette il
passaggio dell’aria di diluizione attraverso i suoi fori. Il liner è raffreddato dall’aria stessa e isola la
zona dei gas combusti caldi dall’esterno (resiste sollecitazioni termiche).
Definizioni di TIT
La ricerca e lo sviluppo nel settore del raffreddamento pale puntano ad aumentare la temperatura
massima consentita del ciclo (e quindi rendimento e lavoro).
Cosa si intende per temperatura massima del ciclo? Ci sono tre definizioni:
• COT – temperatura di uscita dal combustore;
E’ la temperatura dei gas combusti uscenti dalla cc così come investono la prima schiera statorica.
• TIT – temperatura totale di ingresso nel primo rotore;
Si ottiene miscelando i gas caldi con l’aria di raffreddamento della prima schiera statorica.
• TITISO – temperatura di ingresso turbina secondo ISO;
Si ottiene miscelando i gas caldi con l’aria di raffreddamento di tutte le schiere statoriche.
Per tutte e tre si parla di temperature “medie” (disomogeneità sui 360°).
Ovviamente, COT>TIT>TITISO.
La COT ha il vantaggio di essere ben individuabile e la massima sentita dai materiali.
La TIT è quella sentita dall’elemento più critico della turbina, la prima schiera statorica sollecitata
termicamente e meccanicamente, ma soprattutto rappresenta la condizione termodinamica in cui il
ciclo inizia a produrre lavoro (più usata).
La TITISO è un indice della bontà dei sistemi di raffreddamento delle pale.
Aspetti termodinamici dell’espansione raffreddata (sistema di raffreddamento)
Devo garantire l’integrità fisica delle parti metalliche del sistema (pale della turbina).
Le temperature massime all’uscita del combustore sono 1100-1500 °C, assai più elevate di quanto
sopportato dai materiali metallici più sofisticati (800-900°C).
Quindi raffreddo le parti metalliche calde prelevando circa il 20% dell’aria dal compressore.
Tale aria, dopo aver lambito le palette, viene miscelata con i gas: diminuisce la temperatura del
gas e quindi il lavoro estraibile, l’aria è più lenta dei gas caldi e dovrà accelerare (ulteriori perdite),
perdite fluidodinamiche (perturbazione flusso). Il miscelamento è altamente irreversibile.
L’espansione dei gas in turbina quindi non è adiabatica poichè un notevole flusso termico viene
trasferito dal gas al refrigerante interno alla pala.
L’aria di raffreddamento subisce importanti perdite di pressione dal punto in cui essa è prelevata
(compressore) e il punto in cui è re-immessa: aggravio lavoro del compressore. L’aria inoltre viene
sempre immessa a pressione più alta rispetto al flusso (rischio altrimenti percorso inverso).
Il raffreddamento implica perciò perdite di lavoro e rendimento.
Le perdite di lavoro: abbassamento della temperatura + parte dell’aria compressa che non si
riscalda ed non espande in turbina; quelle di rendimento: irreversibilità della miscelazione.
Da un lato quindi devo aumentare la temperatura di ingresso in turbina; dall’altro devo minimizzare
le perdite per raffreddamento (con sistemi sempre più complessi).
Cicli Combinati
I gas di scarico del turbogas rappresentano un grande serbatoio energetico da sfruttare (10-15%
di ossigeno dovuto all’eccesso d’aria in combustione). Contengono la potenza immessa dal
combustibile non sfruttata dalla turbina (al netto delle perdite).
Tale contenuto nelle macchine a ciclo semplice è dissipato in ambiente, ma può essere in buona
parte recuperato mediante la tecnologia dei cicli combinati gas/vapore.
I cicli combinati consistono nell’accoppiamento in cascata tra la turbina a gas e un ciclo a vapore.
Il RENDIMENTO elevato, bassi costi di investimento e ridotte emissioni (stesso combustibile).
Ad oggi tecnologia più economica e pulita per la produzione di energia elettrica da fonti fossili.
I cicli combinati sono classificati secondo tre caratteristiche:
Fondamenti termodinamici
Cicli a recupero ideali
1) Recuperare calore da sorgente gassosa la cui temperatura diminuisce quando si estrae calore;
2) Cedere calore, non convertito in en. meccanica, a un pozzo di calore a T=costante (ambiente).
Tali obiettivi si riassumono in un ciclo ‘’triangolare’’ reversibile sul piano T-S, formata da
un’isobara, un’adiabatica isoentropica di espansione e un’isoterma. Considerando una portata G,
T0 temperatura ambiente e T temperatura superiore a cui corrispondono l’entalpia h e l’entropia s.
La potenza meccanica ricavabile reversibile:
∆𝑠 𝑇0 ∆𝑠
𝑊𝑅𝐸𝑉 = 𝐺[(ℎ − 𝑇0 𝑠) − (ℎ0 − 𝑇0 𝑠0 )] = 𝐺(∆ℎ − 𝑇0 ∆𝑠) = 𝐺∆ℎ (1 − 𝑇0 ) = 𝑄𝐴𝑉 (1 − )
∆ℎ ∆ℎ
QAV: potenza termica ricavabile dal completo raffreddamento della sorgente gassosa.
Si nota che il ciclo ha lo stesso rendimento di un ciclo di Carnot avente come temperature estreme
quella ambiente (inferiore) e quella medio-logaritmica (superiore). Segue che, nel caso reale:
𝑊 𝑊
ƞ𝐼 = ƞ𝐼𝐼 = ƞ𝐼 = ƞ𝐼𝐼 ƞ𝑅𝐸𝑉
𝑄𝐴𝑉 𝑊𝑅𝐸𝑉
Bisogna però notare che non è possibile recuperare tutto il calore Qin<QAV, perciò si introduce il
fattore di recupero (indice bontà scambio di calore tra gas combusti e ciclo a recupero), definito
come:
𝑊 𝑾 𝑄𝑖𝑛
ƞ𝐼 = = = ƞ = ƞ𝑟𝑒𝑐
𝑄𝐴𝑉 𝑸𝒊𝒏 𝑄𝐴𝑉
η: rendimento del ciclo bottoming (W/Qin) -> lavoro reale su calore reale in ingresso.
ηI: prende il nome di “rendimento di recupero” ηrec; devo cercare di massimizzare questo!
Il ciclo così descritto non è realizzabile nella pratica, in particolare
perché non esiste un fluido in grado di comportandosi sia da gas che
da vapore condensate.
− sA, dovuta allo scambio termico per temperature finite tra gas e fluido in evaporazione;
− sB, dovuta al mancato raffreddamento dei gas fino a T0.
Il ciclo di Carnot non è il più indicato per recuperare calore a causa delle irreversibilità intrinseche.
Giocando sulle aree sottese da sA e sB, si può trovare il valore di Te per cui ƞrec sarà massimo:
(𝑇 − 𝑇𝑒 ) 𝑇 (𝑇𝑒 − 𝑇0 ) 𝑇𝑒
𝑠𝐴 = 𝑐𝑝 − 𝑐𝑝 𝑙𝑛 𝑠𝐵 = 𝑐𝑝 − 𝑐𝑝 𝑙𝑛
𝑇𝑒 𝑇𝑒 𝑇0 𝑇0
𝑇𝑒𝑀𝐴𝑋 = √𝑇𝑇0
Nel caso di utilizzo di due o più cicli di Carnot in serie rispetto al fluido gassoso il rendimento
migliora (al tendere a infinito del numero di cicli in serie si tenderà asintoticamente al rendimento
del ciclo reversibile).
Nei cicli a vapore devo considerare anche due fasi a temperatura variabile riscaldamento e
surriscaldamento che aumentano il loro peso all’aumentare della pressione.
Quindi mentre negli impianti vapore singoli la pressione superiore non ha limiti termodinamici ma
tecnologici, nei cicli combinati esiste una pressione ottimale di evaporazione determinata
termodinamicamente in funzione della temperatura iniziale dei gas (ottimizzazione).
considerando il lavoro totale pari alla somma dei lavori dei singoli cicli.
𝑄 𝑄
Dato che 𝜒 = 𝑄 𝐼𝑁 = 𝑄1𝐶𝑉 ⇒ 𝑄1𝐶𝑉 = 𝑄2𝑇𝐺 𝜒 si può dire che:
𝐴𝑉 2𝑇𝐺
𝑄2𝑡𝑔
𝜂𝑐𝑐 = 𝜂𝑡𝑔 + 𝜒𝜂
𝑄1𝑡𝑔 𝑐𝑣
Dove con ƞtg si intende il rendimento netto della turbina a gas e con ξ si intendono le perdite interne
al gruppo turbogas (potenza termica dispersa in fonti diverse dai gas di scarico).
Ottengo rendimenti elevati senza modificare in alcun modo la macchina principale (turbogas).
I primi due stabiliscono le differenze di temperatura alla base del progetto termico della caldaia,
mentre il terzo è atto ad evitare rischi di evaporazione nei tubi dell’economizzatore (blocco).
Bisogna però notare che la riduzione di qualunque T, comporta superfici di scambio termico
maggiori, cui corrisponde un aumento proporzionale dei costi (ottimizzazione).
Dal punto di vista costruttivo la caldaia a recupero è molto diversa da quella convenzionale.
Nell’HRSG i gas combusti entrano a 650°C circa (no temperature elevate), nella caldaia
convenzionale la zona della fiamma supera i 2000°C (scambi per irraggiamento). Dunque nelle
caldaie a combustione il problema principale è evitare la rottura dei tubi (resistenza termica) e non
l’ottimizzazione dello scambio come nelle HRSG. Dato che in una caldaia a recupero, una T
elevata non rappresenta un problema, si può innanzitutto realizzare la disposizione in
controcorrente, realizzare poi una zona dedicata all’evaporazione con fasci tubieri con scambi
termici per convezione e utilizzare tubi alettati per l’evaporatore e l’economizzatore.
In ogni ciclo a vapore è necessario introdurre un degasatore per liberare l’acqua dai gas in
soluzione (aria, O2, CO2) provenienti dalle imperfette tenute della parte di impianto che opera
pressione inferiore a quella ambiente (turbina BP e condensatore). Tali gas (specialmente
l’ossigeno) sono corrosivi per i materiali metallici.
Il degasatore è uno scambiatore a miscela (serbatoio pressurizzato) che funge anche da
rigeneratore costituito da una “torre a piatti” che garantisce maggiori superfici di contatto
liquido/vapore. Un’opportuna quantità di vapore insufflato dal basso agita l’acqua di alimento,
facilitando la separazione dei gas per diffusione. Infatti mantenendo il liquido in condizioni di
saturazione, la solubilità dei gas come O2 e CO2 è molto bassa (quasi nulla) e quindi questi
fuoriescono. La miscela vapore- gas separato viene poi scaricata in atmosfera (eiettori).
In un ciclo a vapore convenzionale, il vapore è prelevato dalla turbina (funzione rigenerativa), ma,
nei cicli combinati, si elimina lo spillamento, generando vapore in dei tubi bollitori presenti nella
caldaia a recupero. Il degasatore integrato, invece, produce vapore allo stesso modo ma in
eccesso in modo tale da poter essere inviato in turbina sfruttando un corpo cilindrico BP.
• Le pressioni ottimali dipendono dalla temperatura dei gas allo scarico del turbogas;
• In un ciclo multilivello vanno ottimizzate contemporaneamente tutte le varie pressioni
operative del ciclo;
• La soluzione non può essere ricercata con metodi analitici.
Tale processo è possibile grazie all’elevato eccesso d’aria con cui si lavora nei turbogas ed è
detto post-combustione.
È operato per aumentare la potenza della turbina a vapore (aumento produzione di vapore), che in
questo caso sarà “fired”.
Il rendimento termico di questa operazione è definito come il rapporto tra la produzione termica
addizionale e la potenza termica sviluppata dal post-combustore. Spesso questo rapporto è
maggiore di 1 (apparente controsenso) cioè non solo si recupera interamente il calore addizionale
introdotto, ma si migliora il recupero termico dalla corrente gassosa originaria (grafico).
Questa caratteristica è molto interessante per l’ambito cogenerativo, in questo caso ci interessa
vedere come il calore addizionale venga trasformato in elettricità dal ciclo a vapore a recupero.
𝜂𝑡𝑔 + (1 − 𝜂𝑡𝑔 − 𝜉 + 𝑓𝑝𝑐 )𝜂𝑟𝑒𝑐
𝜂𝑐𝑐𝑝 ==
1 + 𝑓𝑝𝑐
fpc: rapporto tra le potenze termiche sviluppate dalla combustione nel post-combustore e nella
turbina a gas.
Nella pratica quindi la PC comporta una diminuzione del rendimento del ciclo combinato.
La PC inoltre: dà la possibilità di usare in essa combustibili pesanti e meno costosi (olio, carbone)
ma aumenta i costi impiantistici dell’impianto a vapore (aumento potenza) e cambia la fisionomia
dell’HRSG che per temperature alte si avvicina ad una caldaia convenzionale.
La PC è poco usata negli impianti di produzione di sola energia elettrica, ma largamente impiegata
nella cogenerazione.
Assetti di repowering
Il repowering è il processo che consiste nel modificare la fonte energetica di un sistema allo
scopo di aumentare l’efficienza e/o la potenza dell’impianto.
Le turbine a gas sono utilizzate anche per rinnovare e potenziare centrali a vapore preesistenti.
Il repowering può essere realizzato secondo 4 schemi impiantistici:
• Cicli termodinamici a gas evoluti che utilizzano come fluido di lavoro solo un gas cioè aria e gas
combusti (rigenerazione);
• Cicli misti in cui i due fluidi principali (aria/gas combusti acqua/vapore) si miscelano in certi punti
dell’impianto.
Questo tipo di interventi sono ad oggi raramente presenti sul mercato, ma restano attuali e al centro di studi
e ricerche. Si preferisce un ciclo semplice ad alta tecnologia rispetto ad un ciclo complesso con condizioni
operative prudenti.
Trattiamo il caso semplice del ciclo chiuso ideale con gas ideale. Il Qrig dovuto al raffreddamento dei gas
uscenti la turbina rientra nel ciclo riscaldando il gas in pressione prima di ricevere calore dall’esterno. Il
rigeneratore ideale:
È chiaro che dovrà essere T4=T5 e T2=T6 (uguaglianza temperature terminali scambiatore) e la capacità
termica C=Gcp è uguale per tutti i gas operanti (portata e cp costanti).
𝑞𝑒𝑥 𝑐𝑝 (𝑇6 − 𝑇1 ) 𝑇1 (𝛽 𝜀 − 1) 𝑇1 𝑇1
𝜂 =1− =1− =1− 𝜀
= 1 − = 1 − 𝛽𝜀
𝑞𝑖𝑛 𝑐𝑝 (𝑇3 − 𝑇5 ) 𝑇5 (𝛽 − 1) 𝑇5 𝑇3
Dal grafico si nota che, effettivamente, la rigenerazione comporta un guadagno a livello di rendimento
(finché T2<T4 il rendimento è maggiore di quello del ciclo semplice) con massimi vantaggi a bassi ,
quando cioè T4 è più lontana da T2. Per →1 il rendimento è quello di Carnot, ma ciò vale solo nel caso
ideale.
Nella realtà il rigeneratore perde le tre ipotesi fatte in precedenza ma è sede di irreversibilità (equazioni).
Quindi le due correnti fluide subiscono perdite nell’attraversamento del rigeneratore (le limito aumentando
le superfici di scambio con diametri dei tubi maggiori e quindi velocità del fluido minori, ma i costi
aumentano). Le perdite termiche verso l’esterno ci sono ma possono essere ridotte con l’utilizzo di un
buon isolante. Poiché le superfici non sono infinite, tra le due correnti esiste una differenza di temperatura
finita.
Inoltre le capacità termiche non sono le stesse. La portata dei gas combusti è maggiore di quella del fluido
compresso (introduco combustibile nel combustore e parte dell’aria compressa va nell’impianto di
refrigerazione ritrovandomela nei gas combusti). Il calore specifico dei gas combusti (che va con la
temperatura) è maggiore di quello dell’aria compressa.
Tcf >Thf.
I vantaggi per il lavoro utile sono evidenti (minore lavoro di compressione), non quelli per il
rendimento poiché vi è un aumento di calore entrante (2’-2*).
𝜂𝐴 𝑄𝐴 + 𝜂𝐵 𝑄𝐵
ƞ=
𝑄𝐴 + 𝑄𝐵
Per le grandi unità, a parità di β, η resta inalterato con aumento del lavoro specifico. Nel caso di
piccola taglia η aumenta con β ancora ragionevoli così come il lavoro. Inoltre nel caso della
piccola taglia la refrigerazione risulta più facile.
Ricombustione (Reheat)
Il gas in uscita dalla turbina è mandato in una camera di combustione
(ciclo aperto) o in uno scambiatore (ciclo chiuso) per un riscaldamento
intermedio. E successivamente fatto espandere in un’atra turbina
(espansione in turbina frazionata).
Difetti
Il difetto maggiore è che i gas di scarico vengono rilasciati a temperature
ancora più alte.
La turbina LP, inoltre, deve essere refrigerata, il che comporta forti
irreversibilità e alti costi, il tutto a spese del rendimento (devo usare più
gas dal compressore per la refrigerazione in quanto la turbina LP ha temperature maggiori).
Tali difetti sono però by-passati nei cicli combinati, dove una maggiore temperatura di scarico comporta
uno scambio termico migliore (a favore dell’impianto a vapore).
Pregi
Dall’altro lato la ricombustione in parte diminuisce le perdite in turbina da ciclo ideale a reale
(complessivamente estraggo più calore).
In generale, la ricombustione comporta benefici assai attraenti specialmente per i combinati di grande
taglia, anche se le tecnologie per apportare le modifiche nell’impianto toccano gli elementi critici del
turbogas (parte calda) e ciò ne ha limitato lo sviluppo industriale.
Le configurazioni ISTIG, RWI e HAT non hanno al momento realizzazioni pratiche (complessi).
Mentre esistono alcune macchine ad iniezione di vapore STIG (costi e rendimenti bassi).
Per la turbina bisogna tenere in conto 3 fattori (può sopportare l’iniezione della portata di vapore?):
1) La qualità del vapore deve essere ottima, bassi sali e ossidi per evitare
incrostazioni e danni (impianto di demineralizzazione);
2) La portata di vapore che arriva in turbina aumenta, ciò corrisponde ad un aumento della pressione
in ingresso e quindi del del ciclo; tali aumenti sono difficilmente ‘’sopportabili’’ dal compressore;
3) Aumento di potenza: bisogna verificare che le sollecitazioni meccaniche possano essere
sopportate dagli elementi meccanici del sistema turbina.
Drastica riduzione del calore dissipato dai gas scarico (non posso comunque estrarre tutto il calore):
Il miscelamento è poi causa di forti irreversibilità assenti nei cicli combinati: il vapore deve avere una
sovrappressione rispetto al gas del compressore, ma tale sovrappressione è persa nel miscelamento e non
va in espansione in turbina quindi non produce lavoro ed è energia persa.
Se i gas compressi e il vapore non sono alla stessa temperatura ho ulteriori perdite di energia nel
miscelamento (“effetto termico”).
Nel complesso rispetto ad un ciclo combinato perdo 5-6 punti di rendimento; ma per bassi rapporti di
compressione si hanno miglioramenti sostanziali rispetto al ciclo semplice (alti , i combinati sono più
competitivi). I lavori specifici sono nettamente più alti (45-80%). È rilevante che, per piccole unità, si ottiene
un rendimento prossimo al 40%, valore difficilmente raggiungibile da altri cicli.
Inoltre, lo STIG è particolarmente versatile per gli impianti cogenerativi, dato che il vapore prodotto dalla
caldaia a recupero può essere inviato ad un’utenza termica o alla turbina a gas (a seconda richiesta).
Problema fondamentale è il consumo idrico molto elevato (1-2 kg/kWh).
Per far fronte ai limiti di tali cicli, se ne è studiato un altro tipo: il ciclo ISTIG.
È un ciclo inter-refrigerato con generazione di vapore a tre livelli di pressione, che consente un completo
recupero termico dei gas di scarico, contribuendo ad aumentare l lavoro della turbina.
Il vapore HP viene iniettato in camera di combustione, mentre quello IP e LP direttamente nella turbina.
Risulta particolarmente interessante per medie-alte potenze.
Il ciclo RWI (ciclo con iniezione ad acqua) è una variante sofisticata dell’ICR
Nel miscelatore arriva l’aria dal compressore e acqua riscaldata. L’acqua, evaporando, assorbe calore
dall’aria compressa. Il fluido risultante quindi è più freddo (si fa in modo che contenga anche acqua liquida).
In questo modo il rigeneratore deve scaldare un flusso a bassa temperatura e provvedere al calore per
evaporazione fase liquida: è così possibile un recupero termico completo dai gas di scarico.
Inoltre l’iniezione di acqua permette un bilanciamento delle capacità di fluido freddo e caldo.
È presente un preriscaldamento e un economizzatore per l’acqua.
Il flusso uscente dal rigeneratore è riportato ad alte temperature nella camera di combustione.
Il ciclo HAT (umidificato) è un’evoluzione dell’RWI con una configurazione complicata il cui elemento
peculiare è il saturatore. Mentre in M le due correnti sono semplicemente miscelate, in S si verifica un
processo di progressivo e contemporaneo scambio di calore e di massa in controcorrente.
L’acqua è pre-riscaldata in un inter-cooler, after-cooler e economizzatore.
Si assiste dapprima alla saturazione adiabatica dell’aria e poi al progressivo riscaldamento e umidificazione
con ridottissime irreversibilità (aggiungo acqua a miscela satura con deltaT molto piccoli).
L’acqua si raffredda ed evapora cedendo calore e massa all’aria in condizioni sempre vicine all’equilibrio.
Grazie al saturatore trasferisco ingenti quantità di calore dagli inter-refrigeratori e dai gas di scarico all’aria.
Il ciclo è rigenerativo in quanto il calore ad alta temperatura dei gas uscenti dalla turbina viene trasferito
all’aria calda e umidificata uscente dal saturatore.
E’ previsto anche un sistema di riscaldamento del combustibile.
− Il processo “topping”, in cui la produzione elettrica è effettuata con un ciclo termodinamico ad alta
temperatura e quella termica è data dal rilascio di calore del ciclo.
− Il processo “bottoming”, in cui il calore entrante nel ciclo è il cascame termico di un processo
industriale che utilizza calore ad alta temperatura (i gas liberati in uscita dall’impianto di produzione
del calore sono usati per produrre energia elettrica).
Devo individuare un indice per dire se il mio impianto cogenerativo è migliore o peggiore dei due impianti
convenzionali separati, mi conviene?
𝑊 𝑄𝑈 𝑊
𝜂𝐸𝐿 = 𝜂𝑡ℎ = 𝐼𝑒 =
𝐹 𝐹 𝑄𝑈
𝜼𝑰 = 𝜼𝑬𝑳 + 𝜼𝑻𝑯
𝑻
𝑾 + 𝑸𝑼 (𝟏 − 𝑻𝟎 )
𝒙
𝜼𝑰𝑰 =
𝑭
In cui il calore è pesato con il suo equivalente meccanico.
Conviene quindi operare un confronto tra consumi energetici della cogenerazione e consumi in
assenza di essa; è quindi definito un indice di risparmio energetico (IRE):
𝑭𝒄 − 𝑭 𝑭
𝑰𝑹𝑬 = =𝟏−
𝑭𝒄 𝑭𝒘𝒄 + 𝑭𝒒𝒄
Questo indice ci dice quanta energia primaria (cioè combustibile) abbiamo risparmiato utilizzando la
cogenerazione rispetto alla produzione separata degli stessi beni.
Tutti gli indici definiti possono essere basati sull’energia prodotta o consumata in un certo periodo. È infatti
più utile riferirsi alle energie piuttosto che alle potenze perché lo scopo della cogenerazione è proprio il
risparmio di energia primaria (bilancio economico).
L’ IRE rappresenta quindi il parametro più significativo per valutare i risparmi energetici. Si può quindi dire
che la cogenerazione è un modo efficiente per produrre calore usando come sorgente dei prelievi (o scarti)
di un ciclo termodinamico in modo quasi reversibile (i gas combusti sono a temperatura molto vicina a
quella a cui è richiesto il calore).
Non rappresenta una modalità di potenziamento per l’impianto turbogas (non agisce su irreversibilità di
questo).
Nella valutazione dell’IRE bisogna stabilire i riferimenti per i rendimenti e si può fare in due modi:
• Si ipotizza che la centrale cogenerativa vada a sostituire un parco medio di centrali elettriche e
termiche -> prendo i rendimenti medi di esercizio che trovo sulle norme;
• Si ipotizza di costruire la centrale cogenerativa “ex novo” -> i rendimenti sono i migliori disponibili
sul mercato.
La normativa oggi vigente (DM 4/8/11) fa riferimento al PES che corrisponde all’IRE con valori tabulati a
seconda del combustibile, dell’anno di costruzione dell’impianto e vari altri parametri.
Situazione della cogenerazione in Italia
− La produzione elettrica è diminuita dal 7% nel decennio 2004-2014, mentre è raddoppiata la quota
data dalle fonti rinnovabili;
− La produzione termoelettrica è diminuita in modo rilevante;
− Più di metà della produzione termoelettrica è basata sul gas naturale;
− Vi è un alto tasso di impianti cogenerativi (55%).
La curva min-des rappresenta la regolazione ottenuta agendo con la regolazione di potenza sul
turbogas (inclinazione pale statoriche, combustibile o introduco valvola di laminazione).
Nel grafico si può individuare una ‘’zona di by-pass’’ la quale non inizia
nell’origine a causa dei minimi tecnologici di funzionamento, e una “zona di
post-combustione” limitata superiormente dalla linea di massima di post-
combustione che rappresenta i limiti tecnici dell’impianto (fine ossigeno e
limiti strutturali HRSG).
I punti di DES (design) sono i punti con turbogas a massima potenza.
Spesso è presente anche un ventilatore.
La strategia di regolazione è guidata soprattutto da esigenze economiche e
dal rapporto tra i costi di mercato e quelli di produzione -> cinque modalità
di funzionamento.
Cogenerazione con turbina a gas ad iniezione di vapore
Il ciclo STIG è molto utile nella cogenerazione: il vapore prodotto in caldaia può essere inviato o all’utenza
termica o alla camera di combustione, consentendo un ampio campo di flessibilità.
Risulta evidente che la scelta del punto operativo più economico è molto più ampia del ciclo cogenerativo
con recupero semplice (ulteriore grado di libertà dato da vapore iniettato).
Tale ciclo può peraltro funzionare in sola produzione elettrica con rendimenti dell’ordine del 50%.
Microturbine a gas
La cogenerazione è abbastanza sviluppata nel settore industriale ma poco in quello residenziale/terziario
dove è ostacolata dalla variabilità dei carichi e dalle difficoltà a realizzare le reti di distribuzione (estese e
costose). I TG e i combinati spostano le potenze degli impianti cogenerativi verso grandi taglie.
Una soluzione interessante è rappresentata dalle microturbine a gas. L’impiego di turbine a gas su piccola
scala (<200 kWe) comporta ripensamenti tecnici e progettuali (configurazione e schema impiantistico
diversi). Se, infatti, per potenze elevate, le turbine a gas rappresentano una scelta economica di tutto
rispetto, per le unità più piccole si hanno costi specifici maggiori e rendimenti penalizzati, che rendono il
costo del kWh difficilmente competitivo con quello di mercato.
Riducendo le turbine a gas potrei pensare di “scalare” la turbina e il compressore. Ma ciò condurrebbe ad
una diminuzione del numero di stadi, con beta minori e rendimenti più bassi.
Per evitare ciò cambio tecnologia e passo dalle macchine assiali a radiali, impiego il ciclo rigenerativo e
altissime velocità di rotazione.
I vantaggi principali sono: emissioni ridotte, costi specifici minori dei turbogas, rendimenti minori (ma in
miglioramento), pesi e ingombri molto ridotti e, ovviamente, ridotta richiesta di manutenzione.
Le MTG sono fortemente dipendenti dalle condizioni ambientali esterne (pressione e temperatura).
Le MTG sono usate prettamente in assetto cogenerativi: i gas combusti escono, dopo la rigenerazione,
attorno ai 250-300 °C e quindi posso usarli per produrre acqua calda a medio-bassa temperatura (se
necessario con l’ausilio di una caldaia).
Trigenerazione
Appunti in aula
Le turbine a gas e il carbone
E’ possibile utilizzare le TG con combustibili meno pregiati del gas naturale, in particolare il carbone?
VANTAGGI:
• Il minor costo del carbone;
• Il forte sbilanciamento a favore del carbone delle riserve accertate di combustibili fossili;
• La sicurezza di approvvigionamento, a causa dell’instabilità politica dei Paesi detentori di gas
naturale e petrolio (carbone prezzo stabile).
Quindi, possibilità di produrre energia elettrica ad un costo minore.
SVANTAGGI: il carbone ha due grandi problemi:
• E’ solido (quindi devo trasformarlo in qualche modo in un gas);
• E’ il combustibile fossile che emette più gas serra (CO2): impianti di cattura e stoccaggio.
Per rendere compatibili le turbine a gas con i combustibili pesanti sono aperte due strade:
1. La gassificazione;
2. I letti fluidi pressurizzati.
La prima è la più interessante in quanto sembra oggi la più interessante e si presta ad operazioni di cattura
della CO2.
Gli impianti IGCC (Integrated Gasification Combined Cycle) consentono l’uso dei combustibili
pesanti mediante l’introduzione di un passaggio intermedio (gassificazione), che consiste nella
conversione del combustibile di partenza in un gas di sintesi (syngas) pulito e adatto ad un MCI.
L’aggiunta di sezioni rilevanti di impianto al ciclo combinato comporta oneri aggiuntivi che frenano il
raggiungimento della competitività rispetto alla classica tecnologia delle centrali a vapore.
Oggi, gli IGCC sono preferiti per i combustibili fossili di basso valore commerciale e di residui di raffineria.
2. L’impianto di separazione aria serve a produrre un ossidante ad alto tenore di ossigeno. Così
facendo il syngas ha maggior potere calorifico, non essendo diluito dall’azoto atmosferico. La
produzione di ossigeno è però un processo costoso. L’assorbimento di potenza elettrica del
compressore adibito a questo scopo è rilevante (10%).
L’azoto che produco non lo butto ma lo mando al turbo-gruppo (TBP).
3. Il gassificatore in cui si produce un syngas grezzo ad elevata temperatura (600-1500 °C) e ricco di
elementi inquinanti (ceneri, zolfo, metalli, TAR -> idrocarburi pesanti vapore).
4. La rimozione di tali elementi risulta necessaria in quanto sono pericolosi per la TG. Possono creare
acidi che corrodono le palette della turbina o depositarsi creano agglomerati molto duri (TAR).
La depurazione è effettuata a temperatura bassa, sotto i 250°C (ho bisogno raffreddamento).
Le reazioni di gassificazione (endotermica) e water gas shift regolano la quantità di idrogeno presente
nel syngas (più H2 più potere calorifico).
La reazione di shift regola il rapporto CO/H2 in funzione della temperatura e dell’acqua introdotta.
I trattamenti del syngas grezzo sono di due tipi: raffreddamento/recupero termico e pulizia chimico-fisica.
Il PCI del syngas ottenuto è il 75% del PCI del carbone iniziale.
Le perdite termiche, carbonio incombusto, ceneri ad alta T sono circa il 9%.
Il calore recuperabile e dal raffreddamento del syngas è circa il 20% del PCI del carbone.
Questi apparati sono generalmente seguiti da altri scambiatori per ridurre la temperatura fino a ambiente.
Il gas prodotto dal gassificatore non è utilizzabile come combustibile a causa degli alti contenuti di ceneri
fini, particolato e composti dello zolfo.
Il filtraggio del particolato:
• Sistemi a secco (cicloni): sfruttano la forza centripeta;
• Sistemi ad umido (scrubbing): usano un liquido nebulizzato che assorbe il particolato.
Sebbene la seconda soluzione sia più efficacie perché rimuove anche le particelle più piccole, riduce la
temperatura del syngas e quindi, per evitare di sprecare calore recuperabile, uso questi sistemi a valle dei
coolers (tranne nei sistemi con Quench completo).
Particolarmente pericolosi sono anche i composti dello zolfo che possono dare vita all’acido solforico.
Lo zolfo è presente nel syngas come H2S e COS.
La rimozione avviene mediante i processi ad assorbimento dei gas acidi (AGR) che eliminano però solo
H2S e CO2. Quindi devo prima convertire COS in H2S (idrolizzazione):
𝐶𝑂𝑆 + 𝐻2 𝑂 → 𝐶𝑂2 + 𝐻2 𝑆
Gli AGR constano in più impianti in cascata:
1) La separazione dei gas acidi dal syngas avviene mediante assorbimento da parte di un liquido
assorbitore nebulizzato in una colonna. Il processo è favorito a basse temperature e alta pressione;
2) Impianto Claus: è un processo per la produzione di zolfo (lo vendo) a partire da H2S. Il processo
Claus è basato sull’ossidazione per combustione di una frazione di H2S, reazione esotermica che
produce l’SO2 e il calore necessario alla reazione endotermica successiva.
3) Impianto di trattamento dei gas di coda del processo Claus (SCOT): serve a una depurazione finale
dei gas combusti.
Il processo di depurazione del syngas rappresenta un punto di forza degli impianti IGCC. La rimozione dei
composti solforosi è infatti pressoché completa e l’impatto economico è piuttosto ridotto. Inoltre, è possibile
operare con combustibili ad elevatissimo tenore di zolfo.
L’isola di potenza è essenzialmente un ciclo combinato con apporto aggiuntivo di vapore dovuto al
raffreddamento del syngas che verrà espanso nella turbina a vapore.
Bisogna tener conto che:
− Il syngas ha PC molto inferiore rispetto al gas naturale (7-10 contro 50-60 MJ/Nm3);
− A pari potenza termica, la portata massica è di circa 10 volte superiore a quella del gas naturale. A
pari portata d’aria aumenterebbe in misura non dissimile la portata di fluido che espande in turbina;
− L’aumento di portata comporterebbe un proporzionale aumento di potenza del turbogas (20-30%);
− L’aumento di portata in turbina comporterebbe un maggiore β (rischio stallo) quindi no sfrutto tutto il
vantaggio teorico e mi tengo su incrementi di potenza del 10-12%.
La combustione a letto fluido è un processo alternativo alla combustione interna per combustibili solidi
‘’difficili’’ da trattare (irregolari, con scarsa densità energetica, presenza elementi indesiderati).
Ne sono esempi le biomasse, le ligniti, il carbone di qualità scarsa e i combustibili da rifiuti urbani.
La FBC consiste nel distribuire il combustibile in un letto di elementi inerti, mantenuto allo stato fluidizzato
da un flusso di aria comburente che attraversa il letto con un’opportuna velocità.
L’inerte serve ad uniformare la temperatura e favorire la combustione.
La temperatura del letto viene controllata asportando calore e producendo vapore, mentre i gas combusti
sono generalmente prodotti a temperature moderate (800-900°C).
All’uscita dal FBC subiscono una filtrazione mediante cicloni, che separano le particelle solide trascinate
dal flusso gassoso, riciclandole nel letto fluido.
Bisogna notare che le emissioni tipiche degli FBC sono notevolmente limitate e non richiedono in generale
trattamenti dei gas combusti per rispettare le normative vigenti
A completare la disposizione impiantistica vanno aggiunti una caldaia a recupero convettiva (per
recuperare il calore dei gas combusti uscenti dal TG) e dei filtri.
Gli FBC possono operare a pressione atm o a pressione elevata, compresa tra i 10-18 bar (PFBC).
L’unione turbogas-letti fluidi pressurizzati consiste nell’utilizzo del compressore come elemento necessario
a fornire l’aria comburente pressurizzata al letto stesso, mentre la turbina servirà a produrre energia
meccanica espandendo i gas combusti prodotti dal letto. Il letto fluido non è un combustore adiabatico,
ossia una parte del calore è dedicata alla produzione di vapore (e quindi rappresenta un flusso uscente del
turbogas).
Il vapore prodotto nel letto e quello recuperato dai gas in uscita è mandato in un TV.
La conseguenza diretta è che i gas combusti sono disponibili per l’espansione a temperatura di circa
850°C, un valore più basso di quelli riscontrabili nella pratica delle turbine a gas. È quindi evidente che le
esigenze termodinamiche degli FBC limitano considerevolmente le prestazioni della turbina.
Non è possibile ottenere rendimenti simili a quelli dei cicli combinati a gas naturale.
La turbina a gas in questi impianti è molto diversa rispetto ai turbogas: operando a bassa temperatura non
ha praticamente necessità di raffreddamento interno, ma deve avere una costruzione più robusta e meno
sensibile ad effetti erosivi.
La potenza sviluppata è nettamente inferiore rispetto ai combinati o agli IGCC.
Per superare il limitato rendimento di tali impianti, si può pensare ad un ‘’ibrido’’ tra IGCC e PFBC, chiamati
anche PFBC di 2° generazione.
Il concetto di base è operare una gassificazione parziale del carbone; il char residuo diventa il combustibile
in un secondo letto fluido. I gas combusti uscenti da quest’ultimo con un ampio contenuto di ossigeno
servono come comburente per il syngas prodotto dal gassificatore. In questo modo è possibile alzare la
temperatura massima del ciclo fino ai livelli tipici della temperatura di ingresso in turbina nei moderni
turbogas. Superati i limiti dei PFBC, si possono raggiungere rendimenti maggiori al 50%.
Tali impianti sono promettenti: sono superiori ai PFBC e consentono una drastica semplificazione rispetto
agli IGCC; è infatti possibile eliminare l’impianto di separazione aria, i syngas coolers e il sistema di
assorbimento dei gas acidi e i loro trattamenti, anche se l’efficienza di rimozione dello zolfo è inferiori
rispetto agli IGCC. I maggiori ostacoli sono:
➢ Il sistema di gestione e controllo;
➢ La progettazione del combustore;
➢ Il sistema di filtrazione a caldo sia del syngas che del gas uscente il combustore a letto fluido.
Quest’ultimo è il punto più critico, perché i cicloni non sono sufficienti a garantire la filtrazione
necessaria. Bisogna utilizzare filtri ceramici la cui tecnologia è ancora un problema in termini di costi
e affidabilità.