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Elementi di Meccanica
7.1 Forze e momenti
7.1.1 Le forze
Chiamiamo forza qualsiasi causa che modifica lo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme di un corpo.
L 'unit di misura della forza il newton [N] nel Sistema Internazionale (S.I.).
ancora molto usato come unit di misura della forza nel Sistema Tecnico il kilogrammo forza [kgf] che equivale a
circa 9,81 N.
Lattrazione gravitazionale esercitata daalla terra rispetto alle masse dei corpi posti su di essa determinata da un campo
di forze detto
etto gravitazionale; tale forza detta forza-peso, ha direzione verso il centro della terra ed data dal prodotto
della massa del corpo per l'accelerazione
ccelerazione di gravit terrestre che vale 9,81
.
Altre forze presenti in natura sono quelle magnetiche, oppure tra le particelle (protoni e neutroni) che costituiscono il
nucleo degli atomi, o che legano gli atomi secondo caratteristiche forme geometriche (ad esempio le celle elementari
degli elementi metallici).
7.1.2 Grandezze vettoriali
Le forze sono grandezze
andezze vettoriali, cio richiedono pi elementi per essere definite.
Tali elementi sono:
forza
- la direzione o retta di azione; retta lungo la quale agisce la forza;
- il verso;; senso in cui agisce la forza lungo la propria retta di azione (indicato dalla freccia);
- l'intensit o modulo,, elemento che misura, il valore di una forza ;
- il punto di applicazione P.
7.1.3 Somma di vettori
La somma vettoriale di due forze applicate nello stesso punto si determina graficamente con la regola del
parallelogramma: sii tracciano a partire dai vertici dei due vettori che si vogliono sommare
so
le linee parallele
rispettivamente alla direzione
zione dell'altro vettore; il loro punto di incontro P individua il vertice del vettore somma.
7.1.5 Coppia
Si definisce coppia un sistema costituito da due forze F aventi la stessa intensit, direzioni parallele
parall e versi opposti.
Il momento M di una coppia dato dal prodotto della intensit delle due forze per la loro distanza d
M = F d = 1 N 1 m = 1 Nm.
I momenti e le coppie prodotti dalle forze sono molto importanti in meccanica in quanto associati ai moti di rotazione
rota
(per esempio dei mandrini delle macchine utensili, degli alberi di trasmissione ecc).
7.2 Statica
La statica si occupa dello studio dell'equilibrio dei corpi.
7.2.1 Vincoli
Consideriamo una figura piana giacente nel piano cartesiano x-y, questa potr in genere assumere infinite posizioni,
cio potr muoversi liberamente secondo le tre principali possibilit di movimento:
1) traslazione lungo x;
2) traslazione lungo y;
3) rotazione nel piano x-y.
Le tre possibilit di movimento sono dette gradi di libert.
Volendo ottenere l'immobilit di un oggetto solido bidimensionale, che possiamo identificare in una asta, e quindi il
suo equilibrio statico, dovremo inserire dei vincoli che impediscano i tre movimenti.
I vincoli principali sono:
a) carrello mobile permette x e e impedisce y;
b) carrello fisso permette ; impedisce x e y;
c) incastro impedisce x,y e .
I vincoli a), b) e c) sono detti rispettivamente: semplice, doppio e triplo con riferimento ai movimenti che possono
impedire.
Nella figura sottostante sono indicati alcuni schemi indicanti alcuni vincoli.
7.2.2 Equazioni fondamentali della statica (dette anche Equazioni Cardinali della statica)
Quando il corpo vincolato soggetto a forze e coppie esterne, i vincoli reagiscono sviluppando delle reazioni vincolari,
cio forze e momenti che si oppongono a quelle applicate dall'esterno e assicurano l'equilibrio del corpo.
Se la risultante di tutte le forze e di tutti i momenti, sia applicati dall'esterno sia sviluppati dai vincoli, sono nulle, allora
il corpo in equilibrio statico. Questo concetto espresso dalle tre equazioni fondamentali della statica:
3
0
0
0
Nel piano, dato che una figura possiede tre gradi di libert, sono sufficienti vincoli che assicurino tre gradi di vincolo,
per esempio un carrello mobile pi uno fisso, oppure un incastro.
Quando il numero dei gradi di libert eguaglia il numero dei gradi di vincolo il sistema si dice isostatico. Quando i
gradi di vincolo superano i gradi di libert il sistema si dice iperstatico.
5 90 2
180
90
5
90 36 54
Leve
Nella leva per l'equilibrio abbiamo: Pa=Fb
Quindi P = F (b/a)
Se b > a possibile sollevare, applicando una forza F, un peso P anche molto pi grande di F.
Piano inclinato
Un'altra macchina semplice, nota fino dall'antichit, il piano inclinato.
! "#$ %
& $'( %.
++++*
Per sollevare il peso P lungo il piano si deve applicare una forza *& opposta ad
& , che sempre minore di P, poich
$'( % , .
7.2.4 Baricentro
Ogni corpo sulla superficie della terra soggetto al campo gravitazionale terrestre e quindi viene attratto verso il centro
del pianeta da una forza che costituisce il peso del corpo stesso.
Se consideriamo la massa di un corpo come un insieme grandissimo di piccole masse elementari ciascuna dotata di un
proprio peso, si dice baricentro G della massa il punto di applicazione della risultante di tutte le singole forze.
Se la figura dispone di due o pi assi di simmetria, il bari centro G dato dalla loro intersezione. Nel caso del triangolo
il baricentro si trova nel punto di intersezione delle mediane.
Consideriamo i baricentri di alcune semplici figure geometriche piane, rappresentate nella figura seguente.
15 6310 2
dove d l'incognita distanza di G dalla retta x, essendo:
6 = 120 + 80 + 150 = 350 mm2
7/-8
pertanto d =
/98
= 18,03 mm.
7
Nella figura seguente forniamo alcuni momenti d'inerzia relativi a semplici figure piane rispetto ai loro assi baricentrici.
:
Grazie al teorema di trasposizione si pu calcolare facilmente il momento d'inerzia rispetto a un qualsiasi altro asse
parallelo a quello baricentrico, sommando al momento d'inerzia baricentrico il prodotto dell'area della figura per il
quadrato della distanza tra i due assi.
Questo permette di calcolare agevolmente il momento dinerzia di superfici composte da figure semplici come dei
rettangoli.
7.4 Cinematica
La cinematica lo studio del movimento dei corpi indipendentemente dalle cause che lo provocano.
7.4.1 Velocit
Si dice che un moto rettilineo uniforme quando spazi uguali vengono percorsi in intervalli di tempo uguali.
Il rapporto tra spazio percorso e tempo impiegato, che pertanto costante, detto velocit:
+* = ?
>
nel SI:
-C
V=
-D
6@ A6B
= 1 m/s.
Velocit di caduta
7.4.3 Radiante
Si definisce radiante l'angolo al centro della circonferenza che sottende un arco il cui sviluppo pari al
Figura Radiante.
raggio r.
Nel SI:
Permane l'uso, dal Sistema Tecnico, di misurare i regimi di rotazione, specialmente di macchine utensili e motori
mediante il numero di giri:
Per passare dal numero di giri alla velocit angolare e viceversa si usano le seguenti:
10
.K0
L0
Dal momento che per ogni giro il punto P percorrer una traiettoria circolare pari a 2nR:
78
78
L'accelerazione centripeta il vettore che misura la rapidit con la quale cambia la direzione del vettore velocit. La sua
direzione passa per il centro della circonferenza. Si pu dimostrare che l'intensit dell'accelerazione centripeta si
calcola con la formula:
N.
EM
O
P. O .
EM
P. O
O
11
Il moto del punto Q si dice moto rettilineo armonico.
Dal momento che il punto Q ritorna nella medesima posizione a intervalli costanti di tempo, il moto di tipo periodico.
Se in un grafico cartesiano riportiamo sulle ascisse i segmenti proporzionali ai tempi impiegati e sulle ordinate gli spazi
variabili PQ, proporzionali al seno dell'angolo % PQ, otteniamo una curva detta sinusoide.
Si definiscono:
- periodo (T) : il tempo impiegato dal punto per compiere una oscillazione completa;
- frequenza (f) : l'inverso del periodo (1/T) , che da il numero di oscillazioni al secondo (hertz);
- ampiezza : il valore massimo raggiunto dalla grandezza variabile nell'oscillazione (nel nostro esempio, R).
In un fenomeno oscillatorio che si propaga a velocit V costante dicesi lunghezza d'onda () il cammino percorso dalla
oscillazione nel tempo T:
R >S
Una grandezza periodica caratterizzata dal periodo T si dice sfasata in ritardo di una frazione di periodo o di un angolo
a rispetto a un'altra, se dopo il tempo corrispondente a quella frazione di periodo la grandezza assume lo stesso valore
che l'altra aveva raggiunto prima.
In figura sono rappresentate le curve di due grandezze sfasate di T/4.
7.5 Dinamica
La dinamica studia il movimento dei corpi in relazione alle cause che lo producono.
Spingendo un oggetto solido con la mano sulla superficie di un tavolo, la mano esercita una forza parallela al piano
sull'oggetto e questo passa da uno stato di quiete (velocit nulla) a uno di moto (velocit diversa da zero).
12
Prima legge della dinamica : ogni corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo ed uniforme fin quando
tale stato di quiete o di moto rettilineo ed uniforme non viene alterato dallazione di una o pi forze.
Legge fondamentale della dinamica
Applicando una forza a un corpo, questo acquista una accelerazione proporzionale al modulo della forza:
* /E* "#$Q
La costante di proporzionalit prende il nome di massa inerziale:
*
E*
da cui * E* (Equazione fondamentale della dinamica)
Ogni variazione di moto di una massa direttamente proporzionale allintensit della forza agente ed diretta lungo
la sua retta dazione, nel verso della forza stessa.
Accelerazione di gravit
Il peso degli oggetti sulla terra una forza che agisce sulloggetto stesso, dovuta allattrazione che la massa della terra
esercita sulla massa delloggetto stesso.
La forza di attrazione terrestre dipende:
dalla costante di gravitazione universale G,
dalle due masse a confronto (- massa della terra ed . massa delloggetto),
dalla distanza del baricentro delloggetto dal centro della terra;
la distanza rappresentata dal raggio terrestre, raggio, che non essendo la terra una sfera ma un geoide schiacciato ai
poli, ha di dimensioni diverse da punto a punto.
Oggetto di
massa=m2
r
terra di
massa =m1
W'$# V
CB C@
K@
CB
K@
Un oggetto sulla terra soggetto alla gravitazione terrestre che si esprime attraverso la forza peso P; l'accelerazione che
esso acquista detta accelerazione di gravit U; la forza peso si esprime con la formula :
+* U*
Legge di inerzia
La terza legge della dinamica afferma che ad ogni azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria.
Se la risultante delle forze applicate a un corpo nulla, il corpo in quiete oppure si sposta di moto rettilineo uniforme.
Si deve sottolineare che, mentre la massa inerziale costante in ogni luogo, l'accelerazione di gravit (e quindi la forza
peso) possono variare da luogo a luogo, relativamente al campo gravitazionale cui la massa soggetta.
13
Principio di dAlembert : durante il moto di un punto materiale, istante per istante, si fanno equilibrio le forza esterne
applicate al punto materiale e le forze dinerzia.
Per forze esterne applicate al punto materiale si intende quelle azioni che tendono a produrre variazioni di
moto del punto materiale stesso.
Per forze dinerzia si intende quelle forze che si oppongono alle variazioni di moto del punto materiale stesso
* E* 0
-
* E* 0
* 3 * 0
Z 490
8 3920 :.
2) II lavoro compiuto per spingere una massa di 50 kg per uno spazio di 8 m, con coefficiente di attrito 0,4, si calcola
come segue:
0,4 50 9,81 196
Z 196
8 1568 :.
14
- energia potenziale elastica;
- energia termica;
- energia dei fluidi;
- energia elettrica del campo elettrostatico; elettrocinetica;
del campo elettromagnetico.
7.6 Energia e lavoro
7.6.1 Energia cinetica o di movimento
L'acqua di un fiume spingendo le pale di un mulino pu compiere lavoro.
7.6.2 Energia potenziale
Un corpo soggetto alla attrazione gravitazionale per il solo fatto di trovarsi a una certa altezza o quota in grado di
compiere lavoro.
7.6.3 Energia potenziale elastica
Una molla compressa, una volta liberata, in grado di spingere un corpo e quindi di compiere lavoro.
7.6.4 Energia termica
Questa energia la pi importante per consumo mondiale. ottenuta in gran parte per combustione dei carburanti
liquidi (derivati del petrolio) e dei gas naturali (metano).
7.6.5 Energia dei fluidi.
I fluidi possono essere incomprimibili o comprimibili.
I fluidi incomprimibili (tali sono i liquidi) non hanno forma propria, ma assumono quella del contenitore e il loro
volume costante. L'energia dei liquidi di tipo potenziale o di posizione.
I fluidi comprimibili (tali sono i gas) non hanno ne forma ne volume proprio, ma tendono a espandersi occupando tutto
il volume del contenitore.
L'energia dei gas si manifesta come energia potenziale elastica.
Le leggi che regolano il comportamento dei fluidi sono trattate nelle sezioni dedicate alla pneumatica e
all'oleodinamica.
7.6.6 Energia elettrica
Lenergia elettrica per consumi domestici e industriali si ottiene per trasformazione del lavoro meccanico mediante
generatori detti dinamo e alternatori, che sfruttano il principio dell'induzione elettromagnetica: un filo conduttore che si
muove in un campo magnetico, ne taglia le linee di forza e diventa sede di una forza elettromotrice indotta.
Nelle macchine generatrici il filo conduttore sostituito da un fascio di spire ruotanti nel campo magnetico e la forza
elettromotrice indotta che viene originata risulta variabile nel tempo con legge sinusoidale.
In un alternatore sono presenti tre avvolgimenti, in ciascuno dei quali si genera una forza elettromotrice sfasata di 1/3 di
periodo rispetto alla successiva. In uscita sono presenti pertanto tre fili corrispondenti ai tre estremi dei relativi
avvolgimenti, detti fili di linea, e un filo comune ai tre avvolgimenti detto filo neutro.
7.6.7 Altre forme di energia
Le pi recenti ricerche scientifiche e le relative applicazioni, specialmente nel campo dell'elettronica, hanno ampliato
enormemente le conoscenze nel campo dell'energia e delle relative trasformazioni.
Fra le pi notevoli si possono citare quelle riguardanti le energie che si manifestano con impulsi e quelle che si
ottengono con le radiazioni luminose coerenti.
7.6.8 Principio di conservazione dell'energia
Secondo questo principio l'energia non si crea ne si distrugge, ma si trasforma soltanto.
Quindi l'energia di un sistema chiuso rimane costante, cambiando semplicemente forma e tipologia.
15
Possiamo fare l'esempio di un vaso che cade da una finestra di un edificio: il vaso fermo sul davanzale della finestra
possiede una certa energia, tutta potenziale, data dal prodotto del peso per la sua altezza da terra. Mentre il vaso procede
nella sua caduta, acquista sempre pi energia cinetica a spese di quella potenziale; un attimo prima dell'urto il vaso
possiede la massima energia cinetica e la minima
energia potenziale.
Dopo l'urto contro il terreno pu sembrare che l'energia del corpo si sia completamente annullata, in realt si
trasformata in energia termica, acustica e in parte servita a proiettare intorno i frammenti del vaso, nonch a provocare
la rottura del vaso e della pavimentazione.
Un altro esempio rappresentato da un veicolo che frena: quando il veicolo perde velocit la sua energia cinetica
diminuisce, trasformandosi anzitutto in energia termica, in quanto i dischi dei freni si riscaldano.
7.7 Potenza
Nel concetto di lavoro-energia non compare la grandezza tempo, ma pu essere utile conoscere quanto tempo occorre
per compiere un dato lavoro.
Si definisce potenza il rapporto tra il lavoro compiuto da un sistema e il tempo occorrente per compierlo.
Z
Q
-h
Nel SI:
= 1 W (watt).
-D
16
7.8.2 Travi
Prenderemo in considerazionee per il nostro studio soltanto dei solidi a sezione prismatica
tica in cui una delle tre dimensioni
dimen
prevalente rispetto alle altre due; questi solidi sono detti travi.
7.8.3 Tensioni
Il fatto che una trave si trovi in equilibrio statico (cio siano soddisfatte le tre equazioni fondamentali della statica) non
deve fare pensare che i carichi applicati dall'esterno o dalle reazioni vincolari non abbiano
ano nessun altro effetto
e
che
impedire
pedire il moto. Si genera viceversa all'interno uno stato di sollecitazione nel materiale, che si trova soggetto a delle
tensioni interne; queste sono assimilabili a delle pressioni e
si misurano con le stesse unit (
).
ensioni interne si distinguono in tensioni normali a e tangenziali T, a seconda che la loro direzione
dir
sia normale al
Le tensioni
piano della sezione o parallela a questa (figura esplicativa - Tensioni normali e tangenziali).
Flessione
La forza che agisce sulla trave crea un momento che sta nel piano della forza stessa e dell'asse longitudinale.
Taglio
Due forze esterne parallele ma opposte per verso, applicate a due sezioni contigue della trave, con direzione
perpendicolare all'asse della trave.
Torsione
II momento che agisce sulla trave giace su un piano normale rispetto all'asse longitudinale della trave.
17
18
- conoscere le sollecitazioni cui sar sottoposto il pezzo durante l'esercizio;
- valutare le tensioni interne e confrontarle con la resistenza caratteristica del materiale.
Per fare questo si introduce il concetto di tensione ammissibile (nrC ) la quale rappresenta un valore prudenziale della
tensione interna che non deve essere superato durante la vita dell'organo meccanico. La si ottiene dal carico unitario di
rottura (o di snervamento) dividendolo per un opportuno coefficiente di sicurezza N6 o ND .
C D
nrC
N6
ND
Il coefficiente di sicurezza deve essere necessariamente > 1; comunemente per carichi statici si adottano i valori 1,5 , 2
e 3.
Adottare un coefficiente di sicurezza 3 significa fare lavorare il materiale a una tensione di esercizio pari a un terzo
della sua resistenza a rottura.
7.8.8 Progettare e verifica
Progettare una sezione di un organo meccanico significa pertanto, noti i valori dei carichi di esercizio e le caratteristiche
di resistenza del materiale, fissarne le dimensioni in modo che le tensioni risultanti non superino quelle ammissibili nel
materiale. Nello sforzo normale questo comporta:
s
nrC
Verificare una sezione di un organo meccanico significa, note le sue caratteristiche geometriche e i carichi di esercizio,
determinare la massima tensione interna cui sar sottoposto e assicurarsi che sia inferiore o uguale alla tensione
ammissibile nel materiale.
nCr5 , nrC
7.8.9 Flessione
Consideriamo una trave appoggiata alle due estremit e soggetta a una forza verticale applicata in mezzeria .
Sotto l'azione della forza la trave si flette, cio le sue fibre longitudinali si curvano e le due sezioni estreme ruotano.
Si pu intuire che le fibre che si trovano nella parte superiore della trave si accorciano, mentre quelle che si trovano al
di sotto si allungano.
7.8.10 Tensioni nella sollecitazione a flessione
Anche le tensioni avranno un comportamento simile: si avr compressione nella parte superiore e trazione in quella
inferiore.
La fibra che divide le due zone descritte non risulta ne compressa ne tesa (quindi non viene accorciata ne allungata) ma
si flette solamente e prende il nome di asse neutro; si pu definire pertanto come la fibra che divide la zona della
compressione da quella di trazione.
Il grafico delle tensioni assume la forma indicata nella figura a) seguente nel caso che la sezione abbia sezione
simmetrica rispetto all'asse x-x;
se la sezione non simmetrica rispetto all'asse x-x come nella figura b) seguente, l'andamento delle tensioni non pi
simmetrico; la tensione massima si realizza nella fibra pi lontana dall'asse neutro.
19
Per calcolare le tensioni, sia massima che in un punto qualsiasi, si fa uso delle seguenti:
u
nt
:5
u
j5
dove Jx il momento d'inerzia determinabile con lo studio della geometria delle masse; Wx detto modulo di resistenza.
Sia il momento dinerzia che il modulo di resistenza per le sezioni semplici fornito da opportune tabelle
nCr5
20
21
verifica
progetto j v
nCr5
wx
yz{
u
| nrC
7.8.14 Taglio
Una sezione di una trave soggetta a sollecitazione di taglio quando la risultante di tutte le forze perpendicolari all'asse
della trave che precedono la sezione considerata, non nulla.
Di solito la sollecitazione di taglio accompagnata dalla flessione.
22
Con riferimento alla sezione di forma rettangolare si ha:
}
dove 5, il momento statico dell'area tratteggiata in figura.
Inoltre:
}
S1
:
3S
2~
Per sezioni di forma meno semplice, quali quelle a doppio T, il grafico delle tensioni assume un andamento come
quello in figura b) seguente, a causa della discontinuit rappresentata dal cambiamento di spessore.
In un calcolo di tipo semplificato, ma non lontano dall'ipotesi rigorosa, si pu ipotizzare che il taglio sia assorbito
interamente dall'anima della trave.
7.8.16 Torsione
Una sezione di una trave soggetta a torsione quando la risultante delle forze o momenti che precedono la sezione
considerata, un momento giacente nel piano della sezione.
In Figura una modalit per visualizzare la Sollecitazione di torsione.
La deformazione indotta dalla torsione consiste nella rotazione di ciascuna sezione rispetto a quella precedente.
Nella nostra trattazione studieremo il comportamento della sezione circolare in quanto altre forme necessitano di uno
studio pi complesso che non rientra nei nostri intendimenti.
La sollecitazione di torsione riveste una grande importanza nella meccanica, in quanto vi sono soggetti in genere gli
organi rotanti, quali gli alberi di trasmissione.
23
}Cr5
6
:J
24
R
ZC0
dove ZC0 il raggio d'inerzia minimo della sezione della trave (vedi Geometria delle masse). Per le sezioni di pi
comune impiego i valori del raggio d'inerzia sono riportati sui manuali tecnici.
Una volta determinata la snellezza, apposite tabelle ci forniscono un fattore moltiplicativo P per eseguire la verifica:
n P , nrC
0
che assumeranno la forma:
~ 0
F V > 0
F a > d 0
Per l'equilibrio alla rotazione stato scelto il punto A, quindi tutti i momenti presenti nella 3^ equazione sono
calcolati rispetto ad A, ma la scelta del punto assolutamente arbitraria; da tenere presente che una scelta opportuna di
tale punto permette di annullare una o pi incognite.
~ 0
V F >
a
> F
l
~ 0
V 625N
> 375
25
Il passo successivo consiste nel determinare le sollecitazioni presenti in ciascuna sezione della trave. Come si pu
intuire, quella in esame sar soggetta a taglio e momento flettente, non essendovi forze assiali che possono provocare
sforzo normale.
Consideriamo una generica sezione distante x dall'estremo A (figura "e).
Per l'equilibrio del tratto di trave considerato nella sezione X sar presente una forza T diretta verso il basso e un
momento M antiorario. Sar:
S 625
S
Consideriamo ora una sezione tra C e B (figura 2e).
Sempre per l'equilibrio del tratto considerato dovr essere presente una forza di taglio T e un momento M che
equilibri gli altri momenti presenti:
S 1000 625 375
1000 1,5 S .
Siamo ora in grado di costruire i grafici del taglio e del momento flettente (figura 'e):
0
0
" 625 1,5 937,5
.
Il momento flettente massimo si realizza nella sezione C, punto di applicazione di F.
Il taglio subisce una discontinuit in corrispondenza di F.
Esercizio di calcolo travi inflesse
26
P = potenza trasmissibile [W];
= velocit angolare [rad/s];
M = momento trasmissibile [Nm];
F = forza [N];
r = raggio della ruota [m].
Poich la dimensione e quindi la resistenza del dente legata al modulo, si tratta di individuare il modulo pi
opportuno.
Il dente pu essere assimilato a una mensola (trave incastrata a un estremo) di lunghezza h = 13/6 m con sezione
resistente rettangolare di dimensioni s e b;
quindi dalle relazioni del momento flettente secondo cui :
6
| nrC
j
Ora il modulo di resistenza a flessione di una sezione rettangolare dato da :
$ .
j
6
Dalla formula di progetto :
6
jv
nrC
Poich
6
O
si ha:
jv
O nrC
$ . 13
v
6
6 nrC
O
2
e poich
2
=
nrC
la quale permette di scegliere il modulo della ruota in funzione del momento trasmesso, del numero dei denti e della
tensione ammissibile nel materiale.
7.9 Attrito e lubrificazione
27
Queste rugosit provocano un ingranamento tra le asperit dei due pezzi e fanno nascere delle forze distribuite sulle
superfici di contatto, la cui risultante appunto la forza di attrito.
*r *J
coefficiente di attrito;
*J forza peso normale al piano di scorrimento.
Il coefficiente di attrito dipende dalla natura e dal grado di finitura delle superfici; si riportano in tabella alcuni valori
caratteristici dei vari materiali.
L'attrito non sempre un fenomeno negativo; infatti grazie all'attrito che funzionano i freni dei veicoli, che si ha
l'aderenza tra ruota e strada e la trasmissione tramite cinghia e puleggia.
Tabella Coefficienti di attrito
28
Durante il moto a regime (velocit angolare costante) nasce la forza di attrito Fa, quindi il perno si dispone con il
punto di contatto in C', in condizioni di nuovo equilibrio.
Durante il moto nasce quindi un momento resistente pari a:
r r O
7.9.4 Piano inclinato con attrito
Nel piano inclinato con attrito, la forza peso P si pu scomporre in due componenti F1 e F2 di cui la prima tende a fare
scendere il peso lungo il piano inclinato, mentre la seconda tiene premuto il corpo sul piano dando luogo alla forza di
attrito R (figura seguente).
29
Quindi la forza in grado di provocare il moto F1, la forza resistente R.
Si hanno due casi:
sin % s cos % il corpo scende;
sin % , cos % il corpo fermo;
la condizione limite rappresentata da:
sin %
tan %
cos %
- Ricordiamo che il contatto nel punto C avviene soltanto se la ruota e il piano sono perfettamente rigidi. In realt sia
il disco che la superficie sono fatti di materiali deformabili, quindi la zona di contatto sar pi estesa di un punto e
nascer una pressione di contatto di risultante 0.
Quando il disco fermo O si trova esattamente sulla direziono di P e le due forze si equilibrano. Durante il moto la
zona di contatto si sposta in avanti e la risultante Q lo stesso, formando una coppia che si oppone al moto; b il
coefficiente di attrito volvente ed ha le dimensioni di una lunghezza.
Per ottenere un moto uniforme la coppia motrice O deve uguagliare la coppia resistente:
O
e quindi
O
quindi la resistenza di attrito al rotolamento dipende da:
- il peso del disco ae;
- la deformabilit ae;
- il raggio del disco aOe.
7.9.6 Applicazioni dell'attrito
Abbiamo gi accennato al fatto che l'attrito non sempre un fenomeno negativo; un esempio di questo rappresentato
dal freno a ceppi.
Il ceppo viene spinto contro la ruota in movimento da una forza P. Nella zona di contatto, che una superficie
cilindrica, nascono delle forze d'attrito distribuite la cui risultante :
30
Il momento frenante o resistente si ottiene quindi come:
K O
Un altro caso in cui l'attrito viene sfruttato a nostro vantaggio la trasmissione tramite cinghie e pulegge.
La cinghia viene montata sulle due pulegge in trazione, in modo che si sviluppi una forza F nei due rami della cinghia.
I due fianchi della gola reagiscono con due forze R le quali devono equilibrare F:
2 sin %I2
La pressione esercitata da R fa nascere una forza di attrito che si oppone al moto:
2
r 2
2 sin%I2
La forza di attrito quindi inversamente proporzionale ad , cio tanto maggiore quanto pi piccola l'inclinazione dei
fianchi della gola (figura seguente).
7.9.7 Lubrificazione.
Scopo della lubrificazione di eliminare o quantomeno di ridurre il pi possibile la forza di attrito.
Come abbiamo visto il fenomeno dell'attrito nasce essenzialmente a causa della rugosit delle superfici che si trovano
a contatto e in moto relativo tra loro.
A prescindere da quei casi in cui l'attrito viene sfruttato a nostro favore, esso da ritenersi in generale un fenomeno
negativo, che porta a usura precoce degli organi meccanici, a dissipazioni di energia sotto forma di calore ed in
definitiva a perdite di potenza.
Per diminuire l'effetto dell'attrito si ricorre pertanto alla lubrificazione, che consiste nell'interporre tra le superfici a
contatto un sottile strato di fluido avente caratteristiche opportune, che si dice lubrificante.
Si comprende come in tal modo, evitando il contatto diretto tra le due superfici, il coefficiente di attrito diminuisca
notevolmente. In realt l'attrito sempre presente, ma si trasferisce all'interno del lubrificante stesso e dipende dalla sua
viscosit (vedi figura).
31
- si crea un film di lubrificante che separa completamente le due superfici, per cui l'attrito dovuto unicamente alla
viscosit del lubrificante.
Questo ultimo tipo di lubrificazione ottenuto soltanto se l'olio ha una pressione sufficiente a consentire la
separazione delle due superfici; il che si pu ottenere immettendo l'olio in pressione per mezzo di una pompa, oppure
dimensionando opportunamente gli organi in modo che la pressione aumenti idraulicamente.
evidente che in questo caso la lubrificazione molto pi efficiente e consente di abbassare il coefficiente di attrito
tra metalli fino a 0,005.
7.9.8 Natura del lubrificante.
I lubrificanti possono essere solidi o liquidi; la grafite un esempio di lubrificante solido.
I lubrificanti liquidi pi comuni sono olii minerali, ottenuti per distillazione dei derivati del petrolio o sintetici; nel
tempo passato venivano usati anche olii di origine animale (lardo) o vegetale.
Le propriet che un lubrificante deve possedere sono la capacit di aderire alle superfici, in genere metalliche, la
viscosit e la non aggressivit nei confronti dei metalli.
La viscosit la propriet dei fluidi che ne esprime la resistenza allo scorrimento.
Si distingue tra viscosit cinematica e viscosit dinamica (o viscosit per antonomasia)
Si definisce viscosit cinematica il rapporto fra la viscosit dinamica e la densit del fluido, ed cos chiamata perch le
sue dimensioni sono del quadrato di una lunghezza diviso per un tempo (m2 s1), quindi si tratta di una grandezza
puramente cinematica.
Si definisce, per ogni sostanza, viscosit dinamica il rapporto tra un qualunque sforzo tangenziale e la derivata
temporale della corrispondente deformazione di scorrimento.
La viscosit dinamica si misura in pascal per secondo (Pas), equivalente al newton per secondo a metro quadrato
(Nsm2). La forza risultante dovuta a tale effetto pu essere espressa come F=vA/d, dove A larea della superficie in
moto, v la sua velocit uniforme, d lo spessore del fluido e il cosiddetto coefficiente di viscosit dinamica.
Valori tipici di sono 103 Nsm2 per lacqua e 830 103 Nsm2 per la glicerina (a 20 C, essendo fortemente
dipendente dalla temperatura).
Un fluido con viscosit nulla detto fluido ideale.
La viscosit viene misurata in gradi Engler-Sae, ed variabile in rapporto alla temperatura. Un'altra caratteristica
importante il punto di infiammabilit che non deve essere troppo basso, dato il calore che si sviluppa durante la
lubrificazione.
7.9.9 Lubrificazione nelle macchine utensili
Nelle lavorazioni alle macchine utensili i lubrificanti hanno molteplici funzioni:
- sono impiegati all'interno dei meccanismi della macchina per diminuire l'attrito tra i vari organi della catena
cinematica (alberi, ruote dentate, guide di scorrimento ecc.);
- sono spruzzati sulla zona di taglio con la doppia funzione di lubrificare e refrigerare la zona di contatto tra pezzo e
utensile.
Quest'ultima funzione molto importante in quanto, a parte materiali particolari come la ghisa che viene lavorata a
secco, i lubro-refrigeranti sono di impiego generale. Essi consentono quindi di dissipare il calore che si forma per attrito
tra utensile e pezzo in lavorazione e di abbassare il coefficiente di attrito nella zona di taglio.
7.9.10 Lubrificazione perno-cuscinetto
Nell'accoppiamento perno-cuscinetto che abbiamo gi visto, in caso di lubrificazione avviene che il lubrificante entra da
una sezione che via via si restringe; in tal modo la pressione dell'olio aumenta fino a un massimo che si verifica nel
punto pi basso. La pressione ha un valore tale da consentire al perno di galleggiare equilibrando il carico verticale
applicato P .
32
33
- v velocit relativa corpo/fluido.
Densit del fluido
La resistenza tanto maggiore quanto pi denso il mezzo o fluido. La resistenza nell'acqua molto pi alta di quella
nell'aria, poich l'acqua un mezzo pi denso.
L'avanzamento di un veicolo nell'aria d'estate incontra una resistenza minore rispetto all'inverno, in quanto l'aria
calda ha una densit minore di quella fredda.
Velocit del corpo
La velocit molto importante poich la resistenza del mezzo varia con il quadrato della velocit.
Per i veicoli terrestri quali le automobili, la resistenza aerodinamica ha una scarsa influenza alle basse velocit,
mentre oltre i 90 km/h diventa un termine determinante nella resistenza totale che il veicolo deve superare.
Si sperimentato che un'auto che viaggia alla velocit di 120 km/h consuma fino al 30% in pi rispetto alla velocit di
90 km/h; la differenza dovuta per la gran parte alla resistenza dell'aria.
Area della sezione
L'area la massima sezione trasversale del corpo, normale rispetto alla direziono del moto. Si intuisce come la
resistenza aumenti proporzionalmente con la massima sezione; un ciclomotore dotato di parabrezza trover molta pi
resistenza all'avanzamento.
Forma del corpo
La forma ha una importanza essenziale. Oggi tutti i veicoli terrestri vengono progettati con un attento studio alla
aerodinamica, nella ricerca di una sempre maggiore efficienza energetica.
Se un veicolo presenta forme arrotondate e assenza di spigoli vivi, si comprende come possa essere pi aerodinamica.
Agli inizi dell'industria automobilistica, non ci si poneva il problema della forma aerodinamica; in seguito diventata
una preoccupazione costante dei costruttori.
7.10 Organi di trasmissione. Introduzione
7.10.1 II motore delle macchine
Ogni macchina possiede uno o pi motori che comandano il moto degli organi di trasmissione necessari al suo
funzionamento.
34
Il motore pu comandare direttamente, senza meccanismi intermedi, gli organi principali della macchina.
Nella maggior parte dei casi il motore trasmette il movimento agli organi principali della macchina attraverso
meccanismi intermedi.
I principali meccanismi di trasmissione consistono in un sistema di pulegge con cinghie oppure in un sistema di
ruotismi.
7.10.2 Organi di trasmissione del moto rotatorio
La scelta degli organi che trasmettono il moto dall'albero che da potenza (albero motore) all'albero che la riceve (albero
mosso) dipende dalla distanza relativa dei due alberi e da particolari necessit di funzionamento.
Trasmissione con pulegge e cinghie
Per gli alberi relativamente lontani si preferiscono, perch pi economiche e pratiche, le pulegge con cinghie (B)
Trasmissione con ruote dentate
Se gli alberi sono vicini si usano le ruote dentate (A).
35
Rapporto di trasmissione
Le dimensioni dei diametri delle due pulegge determinano il rapporto di trasmissione.
I numeri di giri che le pulegge compiono nell'unit di tempo sono inversamente proporzionali ai loro diametri.
Se 2- , e 2. sono i diametri rispettivamente della puleggia motrice e di quella condotta, il rapporto di trasmissione :
36
(- 2.
(. 2-
Esempio:
una puleggia conduttrice di diametro d1 = 100mm compie n1 = 300 giri/min e trasmette il moto ad una puleggia
condotta il cui diametro d2 = 150 mm.
Il numero di giri della puleggia condotta :
2100
U;O;I
300
200
(. (-
;(
2.
150
Si usano due tipi di cinghie:
- cinghie piatte a sezione rettangolare, per trasmettere potenze non rilevanti tra alberi sia paralleli che sghembi;
- cinghie a sezione trapezoidale, per trasmettere notevoli potenze, ma solo tra alberi paralleli.
Cinghie piatte
Le cinghie piatte sono montate su pulegge a corona liscia con profilo leggermente convesso affinch durante il moto
non avvengano spostamenti in direziono assiale (la figura seguente mostra lo schema di montaggio di cinghie piatte).
La flessibilit delle cinghie piatte consente diverse possibilit di montaggio a seconda del moto e della posizione delle
pulegge.
La cinghia montata diritta quando i due alberi devono girare nello stesso senso, oppure si possono montare
incrociate.
Cinghie trapezoidali
Le cinghie trapezoidali sono chiuse ad anello senza giunzioni con sezione trasversale trapezoidali (in figura lo schema
di montaggio di cinghie trapezoidali).
37
In particolare le cinghie trapezoidali sono composte di un nucleo, costituito da un blocco di tortiglia di cotone
gommato disposto a strati, di due strati di gomma intorno al nucleo centrale e di un rivestimento di tessuto gommato di
grande resistenza all'attrito.
Cinghie dentate
Le cinghie dentate, costruite in tessuto e gomma, sono montate su pulegge anch'esse dentate.
La figura mostra una trasmissione con cinghia dentata;
p = passo,
Dp = diametro primitivo,
De = diametro esterno.
La linea primitiva ogni linea circonferenziale di cinghia che non varia di lunghezza
quando la cinghia viene curvata.
Il loro uso indicato nei casi in cui necessario trasmettere il moto con una certa
precisione nel rapporto di trasmissione, in quanto le possibilit di slittamento sono
alquanto ridotte rispetto alle comuni cinghie piatte e trapezoidali.
Catene
Le catene accoppiate a ruote dentate si possono usare per trasmettere il moto tra alberi relativamente vicini senza
produrre slittamenti.
In figura una trasmissione con catena a rulli senza slittamento
Le catene si utilizzano per basse velocit. Le catene sono fatte
con piastrine di acciaio variamente sagomate e unite da perni di
acciaio con o senza rullino.
38
Ruote dentate a denti diritti
Una coppia di ruote dentate ingranate fra loro caratterizzata dal passo, o
dal modulo, e dal rapporto di trasmissione.
Nel passo e nel modulo si tratta di due ruote dentate che per ingranare
devono avere lo stesso passo e lo stesso modulo.
Il passo di una ruota dentata indicato con la lettera p.
Il modulo di una ruota dentata indicato con la lettera m.
Nel rapporto di trasmissione si stabilisce la velocit che si ottiene
all'albero condotto, in relazione alla velocit dell'albero motore. Esso
dipende dal numero dei denti di ciascuna delle due ruote.
Il rapporto di trasmissione tra due ruote dentate indicato con la lettera
greca (leggi ro).
Il numero dei denti di una ruota dentata indicato con la lettera Z.
39
Se la seconda ruota ha d = 100 mm, per poter ingranare con la prima, deve avere Z= 40 denti. Infatti, cos, anche la
seconda ruota ha m = 100/40 = 2,5.
Dimensionamento della dentatura
Nella figura che segue sono rappresentate le caratteristiche geometriche principali di una coppia di ruote dentate
cilindriche a denti diritti:
m: modulo;
p :passo;
a :addendum;
d :dedendum;
h :altezza del dente;
e :gioco sul fondo;
s :spessore del dente;
Z :numero dei denti;
dp: diametro primitivo;
de :diametro esterno;
di :diametro interno.
2J
W
E
7
2
6
E32
13
6
1
0,167
6
$ W: 2 1,5708
2J
'
2J
2k 2J 3 2E
2 2J 22
40
41
Diametro primitivo
II diametro primitivo, e perci anche la circonferenza primitiva, si misurano in un piano normale all'asse della ruota.
Il valore del diametro primitivo dp dato da:
0
2J M
cos
Passo dell'elica
II valore del passo dell'elica in funzione dell'angolo di inclinazione dei denti e del valore della circonferenza primitiva
della ruota.
Il valore del passo dell'elica pe dato da:
2J
Wk
tan
Trasmissione del moto tra alberi paralleli
La trasmissione si ottiene usando ruote cilindriche a denti diritti o ruote cilindriche a denti elicoidali .
42
I denti, che in un dato istante ingranano, si scambiano le sollecitazioni tangenziali, realizzando la trasmissione del moto
da una ruota all'altra.
Ruote cilindriche a denti elicoidali
I denti sono costruiti trasversalmente alle generatrici del cilindro, seguendo lo sviluppo di un'elica cilindrica e perci
vengono definiti denti elicoidali (figura seguente).
Il passo P di un'elica la distanza misurata tra due successivi punti di
intersezione della stessa elica con una generatrice del cilindro sul quale avvolta.
L'angolo di inclinazione a dell'elica l'angolo che il dente forma con la
generatrice passante per il suo punto medio.
Due ruote cilindriche a denti elicoidali e ad assi paralleli, perch possano
accoppiarsi, devono avere, oltre allo stesso modulo, l'inclinazione dei denti
uguale in ciascuna di esse, ma di senso contrario.
I denti di una ruota sono eliche destre mentre quelli dell'altra ruota sono eliche sinistre di eguale inclinazione.
Il senso di un'elica (di ingranaggi, filetti di viti, ecc.) destro se un osservatore vede l'elica che, allontanandosi da lui,
gira in senso orario
(figura a).
Il senso di un'elica
sinistro se un osservatore
vede
l'elica
che,
allontanandosi da lui, gira
in senso antiorario (figura
b).
Con l'uso delle ruote
elicoidali si ottiene una trasmissione pi uniforme e silenziosa.
L'inclinazione del dente elicoidale rispetto alle generatrici del cilindro, consente al dente di sopportare maggiori
sollecitazioni con il vantaggio di renderle
praticamente continue e uniformi.
43
Rapporto di trasmissione
Nella trasmissione di due ruote dentate si pu sempre individuare una ruota detta conduttrice o motrice, montata su un
albero che detto motore, e una ruota detta condotta, montata su un albero chiamato condotto (o mosso) in altre parole,
l'albero motore e la ruota conduttrice trasmettono il moto rotatorio alla ruota condotta e all'albero condotto.
Consideriamo una coppia di ruote dentate che ingranano tra di loro, cio che hanno lo stesso passo e quindi lo stesso
modulo. Se le due ruote sono uguali, cio hanno lo stesso numero di denti e
quindi lo stesso diametro, a un giro della ruota motrice corrisponde un giro
della ruota condotta.
Le due ruote, e quindi i loro alberi, ruotano in questo caso alla stessa velocit
(figura a).
Se le due ruote sono diverse, se cio, pur con lo stesso passo e lo stesso
modulo, una ruota ha un numero di denti superiore a quello dell'altra, e
quindi anche diametro maggiore, allora anche la velocit dei due alberi
risulta diversa. Pi precisamente, se sull'albero motore montata la ruota con
pi denti, l'albero condotto ruota a velocit maggiore.
Nell'esempio della figura b la ruota motrice ha un numero di denti doppio
della ruota condotta.
A un giro della ruota motrice corrispondono due giri della ruota condotta,
cio l'albero condotto ruota a velocit doppia di quello motore.
Se sull'albero motore montata la ruota con meno denti, l'albero condotto
ruota a velocit inferiore.
Nell'esempio della figura c la ruota motrice ha un numero di denti che la
met di quello della ruota condotta.
A un giro della ruota motrice corrisponde mezzo giro della ruota condotta,
cio l'albero condotto ruota a velocit pari alla met di quella dell'albero
motore.
Dalle considerazioni e dagli esempi precedenti si deduce che la velocit di
rotazione dell'albero motore e quella dell'albero condotto sono inversamente proporzionali ai numeri di denti della ruota
conduttrice e di quella condotta.
In altre parole, i numeri di giri n1 e n2 delle due ruote compiuti nell'unit di tempo (ad esempio in un minuto) sono
inversamente proporzionali ai loro numeri di denti. Z1 e Z2. Si ha quindi:
(- .
(. -
44
Il rapporto tra il numero di giri della ruota motrice (n1) e il numero di giri della ruota condotta (n2), nello stesso tempo,
chiamato rapporto di trasmissione (figura 7.70) e viene indicato con la lettera greca (ro):
(
(.
Poich :
(- .
(. si ha anche:
.
-
Con riferimento alla figura che segue, si ha che uguale, minore o maggiore di 1 a seconda che la ruota motrice
abbia un numero di denti uguale, maggiore o minore della ruota condotta:
a) se - . si ha:
b) se - s . si ha:
c) se - , . si ha:
(- .
1
(. e quindi n2 = n1;
(- .
,1
(. -
(- .
s1
(. -
45
ESEMPI
1) Siano Z1 =36; Z2 = 60; n1 = 120 giri/min. Calcolare n2:
(- 36
(.
(
120 72
. - 60
2) Sia n1 = 512 giri/min e si voglia realizzare un rapporto di trasmissione tale che n2 sia uguale a 768 giri/min.
Se ad esempio sull'albero motore viene montata una ruota con Z1 = 30 denti, sull'albero condotto necessario montare
una ruota con Z2 = 20 denti.
Infatti
(- 512 2
(. 768 3
e si ha:
2
. - 30 20
3
(. (8 (. - /
Inversione del senso di rotazione: ruota oziosa
Talvolta necessario invertire il senso di rotazione dell'albero condotto.
Ci viene realizzato interponendo tra ruota motrice e ruota condotta una sola ruota dentata, montata su un albero
intermedio.
Tale ruota chiamata ruota oziosa, perch non influisce sul rapporto di trasmissione tra i due alberi, qualunque sia il
suo numero di denti.
Infatti se indichiamo con Z0 il numero di denti della ruota oziosa e applichiamo la formula del rapporto di trasmissione,
si ricava:
(- 8 . .
(. - 8 Risulta che l'unico effetto della ruota oziosa quello di invertire il senso di rotazione della ruota condotta e quindi
dell'albero condotto su cui montata.
Le ruote oziose possono essere pi di una. Se sono in numero dispari il senso di rotazione dell'albero condotto uguale
a quello dell'albero motore.
46
Se sono in numero pari il senso di rotazione dell'albero condotto
opposto a quello dell'albero motore.
Rapporto di trasmissione delle viti senza fine
II rapporto di trasmissione uguale al rapporto tra il numero dei
principi ossia dei filetti della vite senza fine e il numero dei denti della
ruota elicoidale:
(- ( WO;(";W; N$
(. ( 2'(Q; Oc#QE
La coppia vite senza fine-ruota elicoidale realizza un forte rapporto
di riduzione.
Esempio: se la vite senza fine ha due principi e ruota a 1000 giri/min e la ruota elicoidale ha 40 denti, il numero di giri
di quest'ultima :
( WO;(";W; N$ 1000 2
(- (.
50 U;O; ;(
( 2'(Q; Oc#QE
40
Per realizzare la stessa riduzione con una coppia di ruote dentate cilindriche, si dovrebbe accoppiare a un rocchetto di
20 denti una ruota condotta di:
(- 1000 20
. -
400 2'(Q;
(.
50
Dall'esempio risulta chiaro il vantaggio offerto da questo tipo di trasmissione.
7.11 Trasformazione del moto rotatorio in rettilineo e viceversa
Nelle macchine utensili spesso il moto di avanzamento, i moti di regolazione e a volte anche il moto di lavoro, devono,
per necessit operative, essere rettilinei.
Il moto rotatorio dell'albero del motore in dotazione alla macchina, trasmesso mediante ruote cilindriche, cinghie,
snodi cardanici, viene, con particolari meccanismi, ulteriormente trasformato in rettilineo.
I meccanismi che realizzano moti rettilinei a velocit costante sono la coppia vite e madrevite, la coppia rocchettocremagliera e la coppia vite senza fine-cremagliera.
I meccanismi che realizzano moti rettilinei alternati con velocit variabile che si ripetono periodicamente, sono i
manovellismi e le camme.
7.11.1 Moto rettilineo a velocit costante
Coppia vite e madrevite
La coppia vite e madrevite trasforma il moto rotatorio della vite in quello
rettilineo della madrevite. Questa trasformazione viene utilizzata per
imprimere i
moti di avanzamento su torni, fresatrici ecc. (V. figura ).
A Vite;
B madrevite.
Il moto non reversibile: l'organo motore sempre la vite.
Coppia rocchetto e cremagliera
La cremagliera si pu definire come una ruota dentata di raggio infinito.
Deve accoppiarsi con un rocchetto avente lo stesso modulo (figura).
La coppia trasforma il moto rotatorio del rocchetto in quello rettilineo della cremagliera quando
il rocchetto ruota intorno al suo asse mantenuto fisso.
questa la trasformazione realizzata per ottenere il moto di lavoro delle piallatrici e il moto di
avanzamento del mandrino del trapano.
47
La coppia trasforma il moto rotatorio del rocchetto in quello rettilineo del rocchetto stesso quando la cremagliera
fissata rigidamente alla macchina.
Questa ultima soluzione impiegata nella trasmissione del moto di avanzamento del carrello portautensili del tornio.
Coppia vite senza fine e cremagliera
I denti della cremagliera hanno la funzione dei filetti di una madrevite.
La coppia trasforma il moto rotatorio della vite senza fine nel moto rettilineo della
cremagliera. una coppia usata per la trasmissione di grandi potenze perch la spinta
totale frazionata su numerosi denti.
Per questo motivo usata particolari-inerite per ottenere moto di lavoro nella piallatrice.
Moto rettilineo alternativo
I meccanismi pi usati per ottenere un moto rettilineo alternativo sono i manovellismi a biella e manovella, i
manovellismi a glifo oscillante e le camme. Questi meccanismi realizzano moti rettilinei in direzione alternativamente
opposte; il moto nei due sensi non costante, ma a velocit variabile.
L'inversione automatica di direziono un principio cinematico e costruttivo di questo tipo di meccanismi; non perci
necessario che intervengano altri particolari organi a delimitare la lunghezza della corsa, e a interrompere e invertire la
trasmissione.
Meccanismo di biella e manovella
II disco A, che costituisce la manovella, porta in rotazione con velocit costante il bottone B la cui distanza dal centro
del disco pu essere anche regolabile. Al bottone imperniata una estremit della biella C, la quale nella estremit
opposta, imperniata alla forcella D (figura seguente).
L'asta E, guidata nel supporto F e collegata alla forcella D, pu assumere soltanto
un moto rettilineo alternato.
La lunghezza della corsa dell'asta E eguale al diametro della circonferenza
percorsa dal bottone B. Si ottiene durante una corsa un moto prima accelerato e poi
ritardato. La velocit assume il valore massimo uguale alla velocit periferica del
bottone, intorno al punto medio della corsa.
Camma
La camma una piastra discoidale fissata a un albero in rotazione. La periferia della camma sagomata in modo da
obbligare a determinati spostamenti un rullino che vi si appoggia costantemente. Il rullino trasmette quindi i suoi
spostamenti agli organi della macchina ai quali fissato.
48
Il rullino compie un moto rettilineo, variabile a seconda del profilo della camma
che lo comanda. Nel caso in figura il moto rettilineo lento in un senso e rapido
nel senso opposto.
Il moto rettilineo del rullino lento quando esso in contatto con la camma lungo
l'arco CB.
Il moto rapido quando il rullino in contatto lungo l'arco BA.
La differenza tra circonferenza massima e minima ideale della camma corrisponde
alla lunghezza della corsa rettilinea del rullino.
7.12 Innesti
Gli innesti consentono di inserire nel moto (o escludere) un elemento indipendente dagli altri.
In generale interrompono la trasmissione diretta tra due alberi o tra un albero e una ruota su di esso calettata.
Consideriamo tre tipi di innesti:
- l'innesto a dischi usato per alberi che si trasmettono notevoli potenze e pu essere azionato anche durante il moto;
- l'innesto a denti consente di eseguire la fase di inserimento del moto generalmente quando gli alberi sono fermi;
- l'innesto conico a frizione e pu essere azionato anche durante il moto.
7.12.1 Innesto a dischi
L'innesto a dischi, usato quando gli elementi si trasmettono notevoli potenze, un innesto a frizione con ampia
superficie di strisciamento, costituita dalle facce di molti dischi.
Insieme all'albero A gira il manicotto B scanalato nel senso dell'asse. Nelle sue scanalature entrano i risalti di alcuni
dischi di acciaio che hanno la sagoma S. Sull'albero C calettata la scatola D nelle cui scanalature interne entrano i
risalti di un'altra serie di dischi, di sagoma S1. I dischi delle due serie si susseguono alternati (v. figura).
Quando la frizione innestata i dischi dei due
complessi, condotto e conduttore, sono in stretto
contatto tra loro e il conduttore per effetto
dell'attrito trascina in rotazione l'elemento
condotto.
Le manovre di innesto e disinnesto sono
ottenute con lo spostamento del collare E.
49
7.12.3 Innesto conico
Linnesto conico un innesto a frizione che consente un collegamento dolce e progressivo tra elementi ruotanti anche
con elevato numero di giri.
costituito generalmente da una coppia di coni che si inseriscono progressivamente uno dentro l'altro.
Le pulegge A e B, ruotanti in senso contrario, sono montate folli su un cannotto insieme al quale si spostano lungo
l'albero E per il breve tratto consentito dalla lunghezza dell'asola D ricavata nella parete del cannotto (figura).
Le pulegge A e B possono rendersi alternativamente solidali con
l'albero E attraverso l'innesto a manicotto biconico F, rigidamente
collegato all'albero mediante la spina G.
L'albero pu cos essere fatto ruotare nei due sensi, con due
velocit diverse.
7.13 Invertitori
Gli invertitori sono meccanismi che consentono all'operatore di intervenire direttamente per invertire il senso di
rotazione dell'elemento condotto rispetto all'elemento motore.
La possibilit di inversione dovuta alla presenza di ruote oziose e ruote montate folli, che possono essere inserite
direttamente nella trasmissione mediante un comando a innesto che le rende solidali con gli alberi in rotazione.
7.13.1 Invertitore con comando a innesto a denti
Il comando a innesto consente di trasmettere il moto sia mediante i ruotismi di sinistra, sia mediante i ruotismi di destra.
Quando la trasmissione avviene attraverso l'accoppiamento di sinistra l'albero inferiore gira in senso contrario
all'albero superiore (figura a).
Quando il moto trasmesso attraverso i ruotismi di destra, le
rotazioni dei due alberi avvengono nello stesso senso per la presenza
di una ruota oziosa interposta tra le due ruote principali (figura b).
50
51
52
Sull'albero A sono calettate fisse una serie di ruote, mentre le ruote dell'altra serie sono montate individualmente folli
sull'albero B che cavo e presenta una feritoia lunga quanto il tratto occupato dagli ingranaggi .
Un'asta C scorre entro l'albero B e porta una chiavetta D a inserirsi attraverso la feritoia, nella apposita cava
dell'ingranaggio prescelto rendendolo solidale con l'albero B.
53
7.14.9 Velocit alla volata (figura a)
Spostando la maniglia A le ruote Z7, Z9 e Z5, montate sull'albero motore M, possono ingranare rispettivamente con le
ruote Z8, Z10 e Z6, montate sull'albero cavo C, che in questo caso reso solidale all'albero condotto D mediante l'innesto
B. Per ogni velocit dell'albero motore si realizzano cos tre velocit diverse dell'albero condotto.
7.14.10 Velocit in ritardo (figura b)
Se, agendo sull'innesto B, si disinnesta l'albero cavo C dall'albero condotto D, la trasmissione del moto passa
indirettamente attraverso l'albero del ritardo R sul quale sono montate la ruota Z2, che ingrana con la ruota Z1 solidale
all'albero cavo, e la ruota Z3 che ingrana con la ruota Z4, solidale all'albero condotto.
Per ognuna delle tre velocit in volata si realizza pertanto una seconda velocit utilizzando il gruppo del ritardo.
In totale, nel cambio illustrato, per ogni velocit dell'albero motore si realizzano 6 velocit diverse dell'albero condotto.
54
55