DI
FISICA
Carla Cianfagna
1
CAPITOLO 1
Dicesi grandezza tutto ciò che può essere misurato, come ad esempio la
velocità, l’intervallo di tempo, il peso. Le grandezze si dicono omogenee se è
possibile confrontarle fra loro. Misurare una grandezza significa scegliere
un’altra grandezza, omogenea alla prima, e vedere quante volte essa è
contenuta nella grandezza da misurare; in sostanza la misura di una
grandezza è il rapporto tra la stessa e un campione preso come unità. La
misurazione di un segmento è diretta, mentre quella di un volume è
indiretta, poiché esso è esprimibile attraverso il prodotto di più grandezze.
I SISTEMI DI MISURA
2
1) SISTEMA INTERNAZIONALE DI MISURA: esso assume come
grandezze fondamentali la lunghezza, la massa, il tempo, l’intensità di
corrente elettrica, la temperatura assoluta e l’intensità luminosa.
a) Il metro(m) è la lunghezza, alla temperatura di 0o di un regolo
di platino – iridio, conservato nel Museo Internazionale dei
Pesi e delle Misure a Sevres (Parigi).
b) Il chilogrammo–massa (Kgm) è la massa di un cilindro di
platino– iridio, conservato nel Museo Internazionale dei Pesi e
delle Misure a Sevres (Parigi).
c) Il secondo (s) è la 86400a parte del giorno solare medio.
I VETTORI
1) Intensità
2) Direzione
3) Verso
3
2) Può essere sostituito da due o più vettori di somma uguale al vettore
dato.
Se i vettori sono collineari, cioè giacciono sulla stessa retta, la loro somma è
uguale alla somma dei singoli vettori componenti. I vettori devono avere lo
stesso punto di applicazione, stessa direzione e verso. Se i vettori hanno
verso opposto si esegue la sottrazione del più piccolo dei vettori dal più
grande.
1)
2)
4
Se i vettori sono ortogonali si applica il teorema di Pitagora, nel caso in cui si
abbiano più vettori, si applica la regola del poligono. Se i vettori sono
applicati in punti diversi, possiamo trasportarli lungo le loro rette d’azione e
congiungerli in un unico punto di applicazione, applicando la regola vista
sopra.
Per quanto riguarda la differenza di vettori concorrenti, vediamo il grafico:
ESERCIZI
5
CAPITOLO 2
IL CONCETTO DI FORZA
d = kF
COMPOSIZIONE DI FORZE
Dicesi equilibrante una forza applicata nello stesso punto di una forza data
, con intensità e direzione uguali, ma con verso opposto. Nel caso in cui si
abbiano due forze, l’equilibrante è la risultante.
Le proprietà delle forze sono la stesse che abbiamo visto per i vettori:
1) Una forza può essere trasportata lungo la retta di azione, senza che se
ne alteri l’effetto.
6
2) Una forza può essere sostituita da due o più forze di somma uguale alla
forza data, oppure sostituite con la loro risultante.
3) Se applichiamo ad un corpo rigido una forza con la sua risultante, non
si ha effetto.
In questo caso l’intensità della risultante è uguale alla somma delle intensità
delle componenti, la direzione è parallela alle direzioni delle componenti, il
verso è concorde con il verso delle componenti. Il punto di applicazione
della risultante delle due forze applicate in A e B, dividono il segmento AB in
parti inversamente proporzionali alle intensità delle componenti.
A Z B
F1 : F2 = AZ : BZ
7
COMPOSIZIONE DI FORZE PARALLELE DISCORDI
A B P
F2 : F1 = AP : BP
A B
8
ESERCIZI
9
d’azione delle componenti. Calcolare le intensità delle componenti.
[75 Kgp ; 25 Kgp]
9) Agli estremi di un’asta rigida lunga 2,4m sono applicate due forze
parallele concordi di intensità 8Kgp e 40Kgp . Trovare a quale distanza
dal punto di applicazione della forza più grande si deve applicare
l’equilibrante. [2m]
10) Sono date due forze parallele discordi di intensità 50Kgp e 150Kgp ,
con le rette d’azione distanti 150cm. Calcolare l’intensità della
risultante e le distanze del suo punti di applicazione dai punti di
applicazione delle forze date. [100Kgp ; 75cm ; 25cm]
12) Due forze parallele discordi hanno intensità di 10Kgp e 70Kgp. Il punto
di applicazione della loro risultante dita 20cm dalla retta di azione
della forza maggiore. Calcolare la distanza tra le rette d’azione delle
due forze date. [1,2m]
10
CAPITOLO 3
GLI EQUILIBRI
Dicesi baricentro di un corpo rigido, il punto di applicazione della forza peso
agente sul corpo.
In sostanza si tratta del punto dal quale parte la risultante di tutte le piccole
forze di cui sono dotate le particelle di cui è costituito un corpo. La
determinazione del baricentro non è molto semplice soprattutto se i corpi
non hanno forma regolare. Infatti, nel caso di corpi omogenei, il baricentro
coincide con il centro geometrico, come nel caso della sfera, cubo e poliedro
regolare.
Nel caso di un corpo non omogeneo, la determinazione del baricentro
avviene sospendendo il corpo per due punti diversi, disegnando ogni volta la
verticale passante per i punti. L’intersezione di queste due verticali
rappresenta proprio il baricentro del corpo.
Un corpo è libero se può muoversi in qualunque direzione dello spazio e può
ruotare su se stesso. Un corpo si dice vincolato se può compiere solo
determinati movimenti consentiti dal vincolo stesso. Un vincolo è qualunque
causa che impedisca i movimenti di un corpo in certe particolari direzioni.
11
il corpo si trova allora in una condizione di equilibrio se il punto di
sospensione A sta sulla retta d’azione di tale forza.
Si possono presentare tre situazioni:
A
G
G
A
G=A
12
EQUILIBRIO DI UN CORPO RIGIDO APPOGGIATO
13
Si possono verificare i seguenti tre casi:
LE LEVE
A O B
a b
14
a O b
b a
IL PIANO INCLINATO
15
C
O
F
F1
P F2
B’
A’
A B
OB’ : OA’ = CB : AC
Quindi: : P = h : l.
16
ESERCIZI
1) Con una leva di primo genere lunga 1m si vuole equilibrare una
resistenza di 720Kgp. sapendo che il fulcro dista 10cm dalla retta
d’azione della resistenza, calcolare la forza motrice che si deve
applicare all’altra estremità della leva. Calcolare inoltre il vantaggio di
questa macchina. [30 Kgp ; 9]
4) Una leva di secondo genere è lunga 1m. Sapendo che a 25cm dal fulcro
è applicata una resistenza di 50Kgp, calcolare la forza motrice
necessarie per ottenere l’equilibrio. Calcolare inoltre il vantaggio della
macchina. [12,5 Kgp ;4]
7) A 20cm dal fulcro di una leva di terzo genere, lunga 50cm, è applicata
una forza motrice di 1Kgp . Calcolare l’intensità della resistenza
all’equilibrio. [0,4 Kgp]
17
10) Un corpo di 200Kgp è appoggiato su un piano inclinato alto 3m e
lungo 5m. Calcolare il vantaggio della macchina, sia nel caso che la
forza motrice agisca parallelamente al piano, sia nel caso che agisca
parallelamente alla base. Determinare inoltre l’intensità della forza
motrice necessaria per ottenere l’equilibrio nei suddetti casi.
[1,66 ; 1,33 ; 150 Kgp ; 120 Kgp]
18
16) Le molle in figura hanno lo
stesso coefficiente di
allungamento k. Quale delle due
è più deformata?
19
CAPITOLO 4
IL MOVIMENTO
Studieremo il moto di un punto materiale, cioè di un corpo le cui dimensioni
possono essere considerate trascurabili rispetto a quelle di altre grandezze
prese in considerazione. I concetti di quiete e moto sono relativi, nel senso
che devono essere valutati in determinati sistemi di riferimento che
consideriamo fissi. Ad esempio una persona seduta in uno scompartimento
appare ferma a chi sta seduto di fronte, però appare in movimento per un
osservatore che sta a terra in stazione. Il sistema di riferimento
comunemente adottato è la Terra e con questa ipotesi diciamo che un corpo
è in quiete se la sua posizione rispetto ad un punto fisso della Terra non
cambia al passare del tempo, viceversa avremo un corpo in movimento. Se il
punto si muove su un piano, possiamo rappresentare il suo moto in ogni
istante su un sistema di assi cartesiani, anche se non possiamo stabilire che
tipo di traiettoria abbia percorso (ad esempio rettilinea oppure curvilinea).
Se il punto si muove nello spazio, avremo bisogno, invece, di un sistema di
assi tridimensionali.
CINEMATICA E DINAMICA
La cinematica è quella parte della meccanica che studia il moto dei corpi,
senza occuparsi delle cause che lo provocano o che ne modificano i caratteri.
La dinamica studia invece le relazioni tra i caratteri del moto e le cause che
lo provocano.
20
Per conoscere un moto, è necessario individuarne la traiettoria, il verso, la
legge del moto.
LA VELOCITÀ
21
1) L’intensità v del vettore velocità è il rapporto S/t.
2) La direzione di è la retta r.
3) Il verso di va da sinistra a destra.
A B
La velocità, però, non è sempre la stessa nel tratto AB, a causa di svariate
cause esterne, come ad esempio, nel caso di un’automobile che percorre un
certo tratto di strada, possono essere le curve oppure la presenza di un
ostacolo. Per questo motivo, spesso parliamo di velocità media, mentre
parleremo di velocità istantanea se calcoliamo la velocità media in un
intervallo di tempo infinitamente piccolo (velocità vera ed effettiva in un
dato istante).
L’ACCELERAZIONE
22
a) Accelerazione tangenziale positiva, se la velocità aumenta di
intensità.
b) Accelerazione tangenziale negativa o decelerazione, se la
velocità diminuisce di intensità ( ne è un esempio classico la
frenata di un automobilista che percorre un rettilineo.
o anche F = mi a.
Se un corpo libero è soggetto alla sola forza peso , allora per la legge vista
prima, essa imprimerà una certa accelerazione detta di gravità . Avremo
quindi che la formula precedente, diventa:
23
Ma cosa rappresenta fisicamente la massa inerziale di un corpo?
Essa non è altro che la resistenza che il corpo oppone alle azioni tenenti a far
variare la sua velocità. Spesso si tende a fare confusione tra massa inerziale
(detta spesso semplicemente inerzia) e il peso di un corpo, in realtà la massa
è uno scalare, mentre il peso è una forza di intensità variabile.
L’unità di misura della forza è il newton, che è la forza che, applicata a una
massa inerziale di 1Kgm, le imprime un’accelerazione di 1m/s2.
1N = 1 Kgm 1m/s2
LEGGE D’INERZIA
1) Traslatorio
2) Rotatorio
24
I diversi tipi di movimento sono di seguito schematizzati:
Moti traslatori
Moti rotatori
25
MOTO UNIFORMEMENTE ACCELERATO
Per il calcolo dello spazio percorso, avremo che la velocità media nel tratto
AB si può calcolare facendo la media tra v0 e v, cioè :
26
Siccome è anche : , allora:
MOTO PERIODICO
1) Periodo: tempo impiegato dal moto del punto a riprendere gli stessi
caratteri. Il periodo si indica con T e si misura in secondi.
2) Frequenza: numero di volte in cui il moto riprende gli stessi caratteri
nel tempo di un secondo. La frequenza si indica con f e si misura in
Hertz (Hz).
27
circonferenza si dice velocità periferica, con direzione sempre tangente alla
circonferenza, verso orario e intensità costanti.
A
Fc B
Nel moto circolare uniforme, viene introdotta una nuova velocità, detta
velocità angolare. Essa non è altro che l’angolo al centro descritto dal raggio
nel tempo di un secondo. Infatti mentre il corpo si muove lungo l’arco AB, il
raggio OA descrive un angolo al centro α. La formula per la velocità angolare
è la seguente:
28
MOTO ARMONICO
L
A B1
29
spostamento. Il calcolo è molto semplice e riprende il concetto di forza.
Infatti si ha:
30
Per quanto riguarda l’accelerazione, abbiamo che essa è centripeta ed è
direttamente proporzionale alla distanza dall’asse di rotazione.
Nel caso del moto rotatorio accelerato, la forza sarà tangenziale e di
conseguenza anche l’accelerazione .
ESERCIZI
1) Esprimere in m/s le seguenti velocità: 72 Km/h, 108 Km/h, 180
Km/h. [20 ; 30 ; 50]
31
che il tempo impiegato dal corpo per andare da A a B è stato 5s.
[4m/s2]
14) Da uno stesso punto P partono due automobili, l’una 40 minuti dopo
l’altra. Sapendo che la prima automobile viaggia alla velocità di
72Km/h e la seconda 108Km/h, calcolare dopo quanto tempo e a
quale distanza dal punto P la seconda automobile raggiunge la prima.
Si suppongano i due moti rettilinei uniformi.
[1h 20’ ; 144Km]
32
17) Un corpo, inizialmente fermo, raggiunge in 5s la velocità di 72Km/h.
Supponendo che l’accelerazione sia costante, calcolarne il valore.
Calcolare inoltre lo spazio percorso dal corpo nei 5s. [4m/s2 ; 50m]
25) La velocità di un veicolo, sotto l’azione di una certa forza, passa in 10s
da 20m/s a 35m/s. Supponendo che l’accelerazione sia costante,
calcolare lo spazio percorso nei 10s. [275m]
26) Un’automobile di massa inerziale 800 Kgm viaggia alla velocità di 108
Km/h. L’automobile, sotto l’azione di una forza costante, diretta in
senso contrario a quello del moto, si ferma in 15s. Calcolare l’intensità
33
della forza e lo spazio percorso dall’istante in cui essa viene applicata
all’istante in cui l’automobile si ferma. [1600N ; 225m]
30) Una ruota di raggio 6cm compie 300 giri al minuto. Supponendo che il
moto sia circolare uniforme, calcolare: 1) il periodo; 2) la frequenza;
3) la velocità angolare; 4) l’accelerazione centripeta di un punto posto
alla periferia della ruota. [0,2s ; 5Hz ; 4rad/s ; 59,16m/s2]
31) Una ruota di raggio 10cm gira con velocità angolare costante di
50rad/s. Calcolare: 1) il periodo; 2) la frequenza; 3) l’accelerazione
centripeta di un punto posto alla periferia della ruota.
[0,125s ; 8Hz; 250 m/s2]
34) Una ruota gira con la frequenza di 10Hz e la sua velocità periferica è
9,42m/s. Calcolare: 1) il raggio della ruota; 2) la velocità angolare ; 3)
la velocità periferica di un punto della ruota distante 5cm dal centro.
[15cm ; 62,8rad/s ; 3,14m/s]
35) Su un corpo di massa inerziale 0,1 Kgm agisce una forza centripeta
avente un’intensità costante di 100N. Sapendo che il raggio della
34
circonferenza descritta dal corpo in moto è 10cm, calcolare la velocità
angolare e il periodo. [100rad/s ; 0,0628s]
40) Una grossa nave si muove verso Sud con moto rettilineo uniforme,
alla velocità di 10m/s. Un carrello si muove sul ponte della nave,
verso Est, con velocità costante di 6m/s. Un uomo cammina sul
carrello, verso Nord, con velocità costante di 2m/s. Calcolare la
velocità dell’uomo rispetto alla terraferma. [10m/s]
35
CAPITOLO 5
LA GRAVITAZIONE
Newton scoprì che ogni corpo, oltre alla capacità di resistere alle variazioni
di velocità (inerzia), presenta anche la proprietà di attirare altri corpi ed
esserne attirato a sua volta con la stessa forza. La responsabile di tali forze
attrattive è una particolare proprietà, comune a tutta la materia e che si
chiama massa gravitazionale (mg), misurata in Kg – massa (Kgm). Newton
formulò una legge che regola la forza di attrazione, la quale afferma:
IL CAMPO GRAVITAZIONALE
36
gravitazionale unitaria posta in tale punto. Questa intensità si indica con K, e
la formula è:
B F d F A
mg Mg
(2)
È molto importante notare che il peso coincide con la forza Newtoniana solo
se esso si trova sui poli terrestri. Infatti, in questo caso, essendo nulla la
distanza del corpo dall’asse di rotazione terrestre, è evidentemente nulla
anche la forza centrifuga.
37
Per calcolare l’accelerazione di gravità, ovvero l’accelerazione che la forza
peso imprime ad un corpo libero, consideriamo sempre il corpo posto in un
punto A, però sospeso ad una certa altezza dal suolo o comunque libero di
cadere (ad esempio un corpo su un ramo di un albero). Siccome, in base alla
dinamica è anche :
dove:
38
naturalmente accelerato. Se lasciamo cadere dalla stessa altezza un
frammento di piombo e una piuma, osserveremo che essi arriveranno al
suolo in tempi diversi, cioè la piuma arriverà molto più tardi rispetto al
frammento. Ma se mettiamo i due corpi in un tubo e aspiriamo l’aria,
rovesciando nel contempo lo stesso, osserveremo che , in assenza di
resistenze, essi arriveranno al suolo con la stessa velocità.
Il concetto di peso di un corpo è molto relativo, poiché è necessario
specificare prima il sistema di riferimento rispetto al quale si intende
misurarlo. Una definizione di peso che implicitamente contiene il concetto di
sistema di riferimento è la seguente
39
MOTO DI UN CORPO LANCIATO VERSO L’ALTO
40
MOTO DI UN CORPO SU UN PIANO INCLINATO
cioè .
Il corpo si muove di moto uniformemente accelerato e la velocità con la
quale esso arriva alla base del piano, dopo aver percorso tutto l, sarà:
Questo risultato ci dice che: la velocità con la quale il corpo giunge al suolo,
dopo aver percorso l’intero piano inclinato, è la stessa che avrebbe se cadesse
liberamente al suolo dall’altezza h.
MOTO PENDOLARE
41
Rv Rv
D F A
O1 B O1
P P F1
fig. 1 fig. 2
(4)
42
Il moto pendolare, per piccole oscillazioni, può essere definito un moto
armonico.
ESERCIZI
43
5) Un ascensore parte verso l’alto con accelerazione di 4,9m/s2. Qual è il
peso, rispetto all’ascensore, di un uomo di massa 70Kgm, nel momento
in cui l’ascensore accelera? [105Kgp]
6) Dalla sommità di una torre alta 58,8m viene lanciata verso l’alto una
pallina metallica. La pallina sale, rispetto al punto in cui è stata
lanciata, fino a 19,6m. Calcolare: 1) la velocità iniziale della pallina;
2)dopo quanto tempo la pallina passa di nuovo per la posizione
iniziale e con quale velocità; 3) dopo quanto tempo la pallina giunge al
suolo e con quale velocità. [19,6m/s ; 4s ; 19,6m/s ; 39,2m/s]
44
CAPITOLO 6
L = F*S
F2 F
P F1 Q z
45
suddividere lo spostamento in intervalli molto piccoli, entro i quali la
forza possa essere considerata costante ed abbia un valore espresso
dalla media aritmetica dei valori da essa assunti agli estremi
dell’intervallo considerato. Il lavoro complessivo sarà dato dalla
somma dei lavori fatti nei singoli intervalli:
L = L1 + L2 + L3 + …..
POTENZA
46
,
,
,
ENERGIA
Un corpo possiede energia se può fare lavoro. Appare evidente che le unità di
misura dell’energia sono le stesse di quelle del lavoro. In natura esistono
molte forme di energia:
ENERGIA CINETICA
47
ferma. Se lo spazio percorso, dal momento in cui si applica la forza al
momento in cui si ferma è S, il lavoro fatto per vincere l’azione di tale forza è
L = F S.
Siccome questo lavoro è fatto a spese della velocità del corpo, esso misurerà
l’energia cinetica prima dell’intervento della forza, per cui possiamo
scrivere:
Quindi
In un sistema isolato, cioè un sistema che non può ricevere energia all’esterno
né può cederla, l’energia non si crea né si distrugge, ma può solo trasformarsi,
rimanendo sempre complessivamente costante.
48
ESERCIZI
1) Calcolare il lavoro fatto da una forza costante di 500N, sapendo che la
sua retta d’azione forma con la direzione dello spostamento un angolo
di 60° e che lo spostamento è di 50m. [12500 J]
6) Una sfera di 2Kgm, sollevata a 10m dal suolo, viene lasciata libera.
Calcolare la sua energia cinetica nell’attimo in cui tocca terra. [196 J]
49
10) Un ciclista, giunto all’inizio di una salita con velocità di 36Km/h,
smette di pedalare. Calcolare l’altezza, rispetto alla pianura, alla quale
giunge il ciclista. [5,1m]
12) Un atleta solleva 150Kgp all’altezza di 2,2m nel tempo di 3s. Calcolare
la potenza dell’atleta in W e in CV. [1078W ; 1,465CV]
50
CAPITOLO 7
S
F
Quando, per esempio, diciamo che una gomma di automobile è gonfiata alla
pressione di 2atm, significa che su ogni cm2 della superficie interna agisce
una forza perpendicolare alla superficie, di 2Kgp.
51
Nel sistema CGS, la pressione si misura in barie, di cui il sottomultiplo bar, è
molto utilizzato in meteorologia e 1 bar = 106 barie.
Citiamo infine il torr, che è un’altra unità di misura della pressione ed è
equivalente a 1mm di mercurio. In sostanza il torr è la pressione esercitata
da una colonnetta di mercurio alta 1mm.
GRANDEZZE SPECIFICHE
La densità assoluta (δ) di una sostanza è il rapporto tra la sua massa e il suo
volume.
Il peso specifico assoluto (γ) di una sostanza è il rapporto fra il suo peso e il
suo volume.
Il peso specifico relativo di una sostanza è il rapporto tra il suo peso e il peso
di un volume di acqua distillata, alla temperatura di 4oC, uguale a quello
della sostanza.
52
Esistono relazioni matematiche tra queste quattro grandezze, cioè:
, con g accelerazione di gravità e r.
Viene data di seguito una tabella con i valori delle quattro grandezze appena
viste, per le principali sostanze.
ESERCIZI
53
4) Un corpo omogeneo ha un volume di 0,5m 3 e pesa 49000N. Calcolare
la sua densità relativa. [10]
54
CAPITOLO 8
Siccome i fluidi non hanno forma propria, essi si devono sempre considerare
contenuti in recipienti. Si può quindi parlare di superficie libera del liquido,
cioè di superficie di separazione ben definita tra liquido e ambiente.
La superficie libera di un liquido in equilibrio è in ogni punto perpendicolare
alla risultante delle forze esterne, agenti sul punto che si considera.
LEGGE DI PASCAL
55
Applicando una forza F allo stantuffo in rosso, si osserva che il mercurio
viene spinto in alto sui rami esterni aperti di tutti i tubicini. Ciò significa che
il fluido, soggetto nella superficie superiore alla pressione esercitata
premendo sullo stantuffo, trasmette tale pressione a tutti i punti dello spazio
che esso occupa, e inoltre le pressioni trasmesse hanno la stessa intensità in
tutti i punti uguale a quella della pressione esercitata con lo stantuffo.
Quanto detto costituisce la legge di Pascal, così enunciata:
LEGGE DI STEVIN
C L
P h
A S B
γ γ h
γ h
56
Nei liquidi perfetti, l’intensità della pressione idrostatica è, in ogni punto,
direttamente proporzionale alla profondità e al peso specifico assoluto.
VASI COMUNICANTI
L1 L2
A B
h1 h2
p1 M p2
Osserviamo dalla figura che i liquidi nei vasi sono tutti allo stesso livello e
questo si giustifica con la legge di Stevin. Infatti consideriamo una
qualunque sezione S del condotto che mette in comunicazione i vasi A e B e
prendiamo un punto M appartenente ad S. supponiamo che il liquido
contenuto nei vasi abbia peso specifico assoluto γ. Se sul liquido agisce la
sola forza peso, si dimostra che le superfici libere L1 ed L2 sono allo stesso
livello, cioè h1 = h2. Possiamo quindi calcolare le pressioni idrostatiche p1 e
p2 in questo modo:
57
Consideriamo ora il caso di liquidi diversi e non mescolabili, come ad
esempio acqua e mercurio e sia γ1 il peso specifico assoluto dell’acqua e γ2
peso specifico assoluto del mercurio.
h1 L h2
Il liquido che sta sotto il livello L e che è solo mercurio, non ci interessa
perché rientra nel caso precedente. La colonna d’acqua di altezza h 1 fa
equilibrio alla colonna h2 di mercurio, di conseguenza avremo p1 = p2.
Applicando la legge di Stevin, avremo:
LA LEGGE DI ARCHIMEDE
58
Forniamo di seguito la dimostrazione di tale legge.
F1 h1
h2
h S
F2
Dato che F1 ed F2 hanno verso contrario (forze discordi) ed F 2 > F1, la loro
risultante sarà data dalla loro differenza, e sarà orientata verso l’alto:
( )
F=P
a) Se il peso specifico del corpo è maggiore di quello del fluido, si avrà F < P
e la risultante sarà diretta verso il basso. In questo il caso il corpo va a
fondo.
b) Se il corpo e il liquido hanno lo stesso peso specifico, F = P e quindi la
risultante sarà nulla. In questo caso il corpo resta sospeso in qualunque
posizione lo si collochi nel liquido (caso dei sottomarini).
c) Se peso specifico del corpo è minore di quello del fluido, si avrà F > P e il
corpo galleggia.
59
LA PRESSIONE ATMOSFERICA
TERRA
ESERCIZI
60
3) Un cilindro contenente 27,2 Kgp di mercurio e 50 Kgp di acqua
distillata, ha il raggio di base di 5cm. Calcolare: 1) l’altezza della
colonna di mercurio; 2) l’altezza della colonna d’acqua; 3) la pressione
idrostatica agente sul fondo del recipiente. [25,5cm ; 6,369m; 0,98atm]
11) Un aerostato pesa 200Kgp. Quale deve essere il suo volume, affinché,
in condizioni atmosferiche normali, esso possa sollevarsi da terra?
[almeno 154,68 atm]
61
12) Calcolare il peso dell’aria contenuta in una sfera di raggio 1,2m. Si
supponga che l’aria sia secca (densità assoluta = 1,293Kgm/m 3)
[9,354Kgp]
62
CAPITOLO 9
LA TERMOLOGIA
Forniamo uno schema esemplificativo degli argomenti che saranno trattati
nei prossimi capitoli. La termologia tratta i seguenti argomenti:
1) Termometria
2) Calorimetria
3) Termodinamica
1) Scale termometriche
2) Dilatazione termica
3) Trasformazione degli aeriformi
PARTE INTRODUTTIVA
63
possiede una certa energia cinetica , dove m è al massa delle
particelle e v e la loro velocità.
64
CAPITOLO 10
LA TERMOMETRIA
SCALE TERMOMETRICHE
Per misurare le temperature ci si basa sugli effetti che le loro variazioni
producono sui corpi che le subiscono, come ad esempio la sensazione di
caldo o freddo. Per misurare le temperature esistono vari strumenti, come i
termometri a mercurio, adatti per temperature molto elevate, termometri ad
alcool, usati per temperature decisamente più basse, termometri a gas
oppure a resistenza elettrica.
Le scale termometriche sono alla base del funzionamento dei termometri e
sono state create in base a delle convenzioni.
Per costruire una scala termometrica, si usa un sistema vetro – mercurio e lo
si immerge in un contenitore di ghiaccio. Se il primo sistema è più caldo del
secondo, il livello del mercurio si abbassa per scambio di calore e lo scambio
termina quando i due sistemi raggiungono la stessa temperatura. Si
trasferisce poi lo stesso sistema sui vapori dell’acqua bollente e a questo
punto il livello del mercurio si rialza. In corrispondenza del livello minimo A
e del livello massimo B raggiunti, verranno segnate due tacche che
rappresenteranno i limiti di una scala termometrica. Le scale termometriche
più conosciute sono:
Scala Celsius: è la scala più usata, detta anche centigrada ed indicata con C.
In questo caso A = 0 e B = 100, cioè ci sono 100 tacche di 1°C ciascuna.
Scala Kelvin: indicata con K. In questo caso A = 273 e B = 373, cioè ci sono
100 tacche di 1°K ciascuna.
65
0oC = 0oR = 32°F = 273°K 100°C = 80°R = 212°F = 373°K
C : 100 = R : 80
C : 100 = (F – 32) : 180
R : 80 = (F – 32) : 180
K = C + 273
C = K – 273
ESERCIZI
66
CAPITOLO 11
LA DILATAZIONE TERMICA
Aumentando (o diminuendo) la temperatura di un corpo, esso aumenta (o
diminuisce) di volume, come si può evincere da un esperimento molto
semplice, che consiste nel far passare, prima a temperatura ambiente, una
sferetta metallica dentro un anello e successivamente ripetere l’esperienza,
dopo aver riscaldato la sferetta, che a questo punto non passa più all’interno
dell’anello. Il fenomeno si spiega perché aumentando la temperatura di un
corpo, aumenta l’energia di moto delle particelle che lo compongono e di
conseguenza aumenta anche lo spazio tra di esse. Un’eccezione è costituita
dall’acqua.
L’influenza della temperatura sulle grandezze, porta alla conseguenza che la
densità, all’aumento del volume, diminuisce secondo la formula:
DILATAZIONE LINEARE
( )
( )
( )
( )
A A
B
B
S S S
ESERCIZI
1) Temperatura
2) Pressione
3) Volume
( )
( )
( )
Questa è l’equazione dei gas perfetti nel caso in cui la massa dell’aeriforme
sia pari ad una grammo–molecola a 0oC e pressione di 1atm, mentre se si
considera un numero generico n di grammo–molecole, la precedente
formula sarà : PV = nRT.
Il valore di R è circa 0,0821. Ciò deriva dal fatto che una qualunque grammo
– molecola di aeriforme perfetto è 22,4 dm3, quindi sostituendo tale valore
in V0 nella relazione (1), si otterrà proprio quel valore di R. Se consideriamo il
valore di R nel sistema internazionale, avremo che R = 8,315 J/oK.
Negli aeriformi reali dobbiamo considerare sia il volume proprio delle
particelle, sia le forze agenti tra esse, che sono di tipo attrattivo e si fanno
equilibrio per simmetria se sono lontane dalle pareti del recipiente, mentre
se sono vicine sono soggette ad una forza risultante orientata verso
l’interno. La pressione interna totale dell’aeriforme è dunque data dalla
somma p + p1, dove p è la pressione esercitata dall’esterno e p1 è la
pressione addizionale. Si dimostra che p1 è inversamente proporzionale al
quadrato del volume del gas, cioè , dove a è una costante che
dipende dalla natura del gas.
Avremo quindi che la pressione totale sarà:
Nel caso del volume, che si considera nullo nei gas perfetti, ma non può
essere trascurato in quelli reali, prendiamo due molecole di raggio r che si
muovono astretto contatto tra loro, occupando una sfera di raggio 2r.
A B
r
r
( )
ESERCIZI
LA CALORIMETRIA
Le quantità di calore fornite (o sottratte) ad un corpo per elevarne la
temperatura sono direttamente proporzionali alle variazioni di temperatura,
alla massa del corpo e dipendono dalla natura del corpo. La legge che
esprime quanto appena detto è la seguente:
( )
dove :
Q = quantità di calore
m = massa del corpo
t1 = temperatura iniziale
t2 = temperatura finale
( )
Nel caso degli aeriformi, dobbiamo parlare più che di sostanza, di grammo –
molecola di gas, ed è necessario fare una distinzione tra calore specifico a
volume costante (cv) e a pressione costante (cp), dove cp > cv (2). La
disuguaglianza deriva dal fatto che nel riscaldamento a pressione costante, a
differenza di quello a volume costante, la quantità di calore Q fornita deve
essere maggiorata di un’ulteriore quantità q, giustificando così la (2), che può
anche essere scritta come cp – cv = q e cp/cv > 1.
SORGENTI DI CALORE
A B
S
t1
t2
( )
( )
Per quanto riguarda la propagazione del calore nel vuoto, non possiamo
parlare né di conduzione né di convezione. Infatti se stiamo vicini al fuoco
del caminetto e avvertiamo una sensazione di caldo, non si può pensare che
il calore si propaghi per conduzione, dato che la conducibilità termica
dell’aria è praticamente nulla, né si può parlare di convezione perché siamo
di fronte al fuoco e non sopra di esso. Il fenomeno si spiega per il fatto che
ogni corpo, a temperatura superiore a 0oC, emette energia elettromagnetica
o raggiante, in una misura che dipende dalla temperatura. Si parla quindi di
propagazione del calore per irraggiamento. In pratica la sorgente termica
perde calore ed emette energia che si propaga nel vuoto e viene assorbita da
un altro corpo sotto forma di energia termica.
CONDUZIONE ESTERNA
( )
ESERCIZI
1) Solido
2) Liquido
3) Aeriforme
1) Temperatura
2) Pressione
FUSIONE
VAPORIZZAZIONE
LIQUEFAZIONE
SOLIDIFICAZIONE
BRINAMENTO
CENNI DI IGROMETRIA
LA TERMODINAMICA
La termodinamica studia i fenomeni fisici nei quali si verificano
trasformazioni di energia meccanica in calore o trasformazioni inverse.
Consideriamo un gas contenuto in un recipiente con pistone. Se la
temperatura del gas è costante ed uniforme, si dice che esso è in equilibrio
termico e se il pistone è libero e il suo peso è equilibrato dalla pressione
interna del gas, si può aggiungere che il sistema è in equilibrio meccanico. Il
sistema che si trova nelle suddette condizione si dice in equilibrio
termodinamico. Se però si varia una delle tre grandezze (t, p, V), l’equilibri
termodinamico si rompe e il gas subisce una trasformazione termodinamica,
al termine della quale di raggiunge una nuova forma di equilibrio.
Una trasformazione si dice ciclica se gli stati iniziale e finale del sistema che la
subisce, sono uguali.
S h
, /
L’ENTROPIA
Avremo quindi che, se S1 ed S2 sono le entropie allo stato iniziale del sistema,
si può scrivere: S2 – S1 > 0.
Quanto affermato giustifica il fatto che la natura tende a convertire l’energia
in forme sempre più disordinate e più difficilmente utilizzabili.
Nel caso del motore a scoppio si ha una combustione di una miscela d’aria e
idrocarburi all’interno di un cilindro. Il funzionamento di tale macchina
termica prevede quattro fasi:
Macchina a vapore
Motore a scoppio 4 tempi
ESERCIZI
L’ELETTRICITÀ
Tutto quello che abbiamo esposto finora, fa parte della teoria elettronica
del’elettricità e i fenomeni si spiegano mediante la costituzione dell’atomo.
L’atomo è formato da un nucleo centrale intorno al quale ruotano corpuscoli
molto piccoli, detti elettroni, che posseggono carica elettrica negativa. Nel
nucleo troviamo i protoni, dotati di carica elettrica positiva e i neutroni,
elettricamente neutri. Gli elettroni si dispongono attorno al nucleo secondo
orbite, e ognuno di essi possiede una certa energia di posizione. La prima
orbita o strato può contenere al massimo due elettroni e quando si verifica
questa condizione, lo strato si dice completo (tranne che per l’idrogeno che
possiede un solo elettrone). L’ultimo strato può contenere al massimo otto
elettroni, e in tali condizioni, l’atomo si dice stabile.
In base alla struttura atomica appena vista, possiamo distinguere gli
elementi in due categorie:
B A --
- - ++ --
--
-
E
++ - -
vetro --
-
A B
+++
1) Se C è un isolante, cioè - - ++
con elettroni poco mobili, --
vengono neutralizzate -
2) Se il corpo C è un
conduttore elettrizzato ad ++ - - ++
+ --
esempio positivamente, al -
+
contatto con AB si ha la
neutralizzazione completa
delle cariche negative
indotte in A, poiché gli
elettroni liberi possono
agevolmente muoversi
verso C. nei due conduttori a contatto rimangono solo cariche positive
in eccesso e il conduttore ha segno uguale a C, in misura molto
elevata.
LA LEGGE DI COULOMB
Il fisico francese Coulomb, alla fine dell’800, fece molti esperimenti sulle
forze di attrazione e
repulsione che si
esercita tra cariche
elettriche, avvalendosi
di uno strumento detto
bilancia di torsione.
Utilizzando cariche
elettriche dotate di
una certa intensità e
variando la distanza
tra di esse, riuscì a determinare la relazione tra l’intensità e la forza di
attrazione o repulsione. L’espressione matematica di tali esperimenti è la
seguente, seguita dall’enunciato della legge di Coulomb:
quindi ,
Il valore delle costante dielettrica relativa di una sostanza è dato dal rapporto
tra l’intensità della forza con la quale due cariche, poste nel vuoto ad una
certa distanza l’una dall’altra, si attraggono o respingono, e intensità della
forza con la quale le stesse cariche , alla stessa distanza, si attraggono o
respingono quando sono immerse nella sostanza considerata.
ESERCIZI
Q d P
Se mettiamo nel punto P un’altra carica q2, l’intensità della forza sarà:
Le due relazioni appena viste possono essere scritte anche nella seguente
forma:
e
c) Se il campo è generato da
due cariche di segno
opposto, le linee di forza
partono dalla carica
positiva e terminano a
quella negativa.
( )
Se q = 1C, avremo semplicemente ( ).
Una superficie si dice equipotenziale se tutti i suoi punti si trovano allo stesso
potenziale.
In questo caso le forze del campo elettrico non fanno lavoro per spostare
una carica tra due punti di una stessa superficie equipotenziale ed essa è in
ogni punto perpendicolare alla linea di forza del campo elettrico passante
per il punto considerato.
TEOREMA DI GAUSS
r r
r ϵ
DENSITÀ ELETTRICA
ESERCIZI
CAPACITÀ ELETTRICA E
CONDENSATORI
Se ad un conduttore neutro ed isolato da terra diamo una carica Q, esso
assume un certo potenziale V. L’esperienza ci dice che se diamo allo stesso
conduttore una carica doppia, esso assume potenziale doppio e così via.
Esiste quindi una relazione di proporzionalità diretta tra la carica e il
potenziale, secondo la seguente formula:
Per quanto riguarda il significato fisico della capacità, possiamo dire che
essa esprime l’attitudine di un conduttore a contenere cariche elettriche.
L’unità di misura della capacità elettrica è il farad, dove:
Dato che il farad è un’unità molto grande, spesso si preferiscono usare i suoi
sottomultipli, che sono il millifarad, il microfarad, il picofarad.
sostituendo si ha:
I CONDENSATORI
A B
+ -
+ -
+ -
+ d -
+ -
COLLEGAMENTO DI CONDENSATORI
Molto spesso è più vantaggioso usare più condensatori collegati tra loro,
anziché uno solo. Vediamo i due collegamenti più utilizzati.
Collegamento in parallelo
A1 B1
C1
A2 B2
P C2
A3 C3 B3
Collegamento in serie
V1 V2 V3
A1 B1 A2 B2 A3 B3
ESERCIZI
LE ESPERIENZE DI VOLTA
LA PILA DI VOLTA
Dicesi forza elettromotrice della pila o f.e.m., la d.d.p. tra i due poli circuito
aperto, cioè quando la pila non eroga corrente elettrica.
COLLEGAMENTI DI PILE
Collegamento in serie
Questo tipo di
collegamento si realizza
unendo il polo positivo di
un elemento con il polo
successivo di quello
negativo e viene anche detto batteria di pile.
Supponiamo che la f.e.m. di ciascuna delle tre pile A, B, C sia uguale ad E. A
circuito aperto, possiamo scrivere:
Siccome, dalla figura, vediamo che il polo b 1 è collegato con c e il polo a1 con
b, si ha:
Collegamento in parallelo
ESERCIZI
A B
Va Vb
V
G A
1) Metalli puri: essi sono regolati dalla seguente legge, che è molto simile
a quella della dilatazione termica:
( )
( )
La somma delle intensità delle correnti che entrano in un nodo è uguale alla
somma delle intensità delle correnti che ne escono.
i1
i3
i2 i4
Consideriamo il circuito elettrico della figura, nel quale sono stati inseriti tre
conduttori uno di seguito all’altro, cioè in serie. Siano R1, R2, R3 le rispettive
resistenze ed R la resistenza totale del conduttore e le d.d.p. tra gli estremi
siano V1, V2, V3.
A B C D
R1 R2 R3
V1 V2 V1
V
A
Avremo innanzitutto che: V = V1 + V2 + V3 (*), e applicando la prima legge di
Ohm, possiamo scrivere le seguenti relazioni:
cioè:
i = i1 + i2 + i3. (**)
A B B
G
Indicando con V la d.d.p. tra gli estremi di ciascuna resistenza, si avranno le
seguenti relazioni:
avremo che, siccome iRe è la d.d.p. V tra gli estremi della resistenza Re, si
avrà:
In una maglia, la somma algebrica delle f.e.m. è uguale alla somma algebrica
dei prodotti delle intensità di corrente per le rispettive resistenze dei singoli
rami.
( )
ESERCIZI
IL MAGNETISMO
METODI DI MAGNETIZZAZIONE
ESERCIZI
Consideriamo un magnete molto lungo e supponiamo che sul suo polo N sia
localizzata una massa magnetica +M. Mettiamo in una posizione P vicina al
polo N una massa magnetica +m molto piccola, e sia d la distanza tra i due
poli su cui sono localizzate le masse magnetiche.
Per determinare direzione e verso della forza , basta porre nel punto P un
ago magnetico ed attendere che esso si disponga nella posizione di
equilibrio.
La direzione del campo magnetico nel punto considerato è data dalla retta
passante per i poli dell’ago, mentre il verso è quello indicato dal polo N
dell’ago.
Anche per il campo magnetico, come per quello elettrico, troviamo le linee di
forza, che ha proprietà analoghe a quelle già viste per il campo elettrico:
1) Per ogni punto del campo magnetico passa una sola linea di forza.
2) La direzione del campo magnetico è in ogni punto tangente alla linea di
forza magnetica passante per lo stesso.
3) Le linee di forza magnetiche partono dalle masse magnetiche Nord e
terminano alle masse magnetiche Sud.
Spettro del campo magnetico generato da un polo Spettro del campo magnetico generato da un
dipolo
IL POTENZIALE MAGNETICO
Il concetto risulta del tutto analogo a quello del potenziale elettrico. Infatti:
Il potenziale magnetico in un punto P esprime il lavoro fatto dalle forze del
campo magnetico quando la massa magnetica di 1 weber si sposta dal punto P
fino ai limiti del campo.
Per il flusso del vettore valgono le stesse considerazioni fatte per il vettore
, quindi se S è l’area della superficie attraverso la quale si misura il flusso
ed S1 è la sua proiezione su un piano perpendicolare alla direzione delle
linee di induzione magnetica, vale la seguente relazione:
L’ELETTROMAGNETISMO
CAMPI MAGNETICI GENERATI DA
CORRENTE
Il fisico danese Oersted scoprì che, se si fa
passare corrente elettrica in un conduttore C
parallelo alla direzione di un ago,
quest’ultimo devia dalla posizione di
equilibrio, disponendosi quasi
perpendicolarmente al conduttore, come
viene mostrato in figura. Invertendo il senso
della corrente, si inverte anche la deviazione
dell’ago, cioè i suoi poli risultano invertiti
rispetto alla precedente figura e ciò viene
mostrato nella seconda immagine. In
sostanza accade che:
l senα
CAMPO MAGNETICO GENERATO DA UNA SPIRA CIRCOLARE
( )
( )
FORZA DI LORENTZ
ESERCIZI
1) Calcolare l’intensità della forza alla quale sono soggetti due fili
rettilinei paralleli lunghi entrambi 1,5m, sapendo che sono immersi
nel vuoto, che distano tra loro 30cm, che sono percorsi da correnti
elettriche di intensità 1° e 3A. [3*10–6N]
2) Due fili rettilinei paralleli lunghi 4m, posti nel vuoto a distanza di 2m,
si respingono con la forza di 3,6*10–2 N. Calcolare l’intensità delle
correnti elettriche che percorrono i fili, sapendo che una è 9 volte
maggiore dell’altra. [10–2A ; 9*10–2A]
CAPITOLO 26
INDUZIONE ELETTROMAGNETICA
ESPERIENZE FONDAMENTALI
PRIMA ESPERIENZA
SECONDA ESPERIENZA
TERZA ESPERIENZA
LEGGE DI NEUMANN
ovvero :
AUTOINDUZIONE ELETTROMAGNETICA
Possiamo quindi affermare che ogni volta che in un circuito varia l’intensità
della corrente, in esso si manifesta una f.e.m. autoindotta.
INDUTTANZA DI UN SOLENOIDE
1) Calcolare il valore della f.e.m. indotta in una spira, sapendo che nel
tempo di 0,5s, il flusso di induzione magnetica attraverso di essa varia
di 10 Wb. [20V]
STRUMENTI DI MISURA
Dicesi elettrocalamita un dispositivo che si comporta come un magnete, con
intensità di magnetizzazione che varia al variare
dell’intensità della corrente elettrica. Le
elettrocalamite più note sono il telegrafo e il
campanello elettrico.
Per quanto riguarda il campanello, abbiamo che il
dispositivo è illustrato in figura. Chiudendo il
circuito mediante l’interruttore T, la corrente
elettrica eccita l’elettrocalamita E, che attira
l’ancora di ferro A, facendo urtare il martelletto M
contro la parete del campanello C, che a questo
punto produce un suono. Finché si tiene premuto
il tasto T, il campanello suona perché il rapido magnetizzarsi e
smagnetizzarsi delle elettrocalamita, provoca frequenti urti del martelletto
M contro il campanello stesso.
1) La bussola.
2) Il galvanometro, visto in precedenza, che è una strumento adatto a
misurare l’intensità di correnti molto piccole.
3) Gli amperometri, che sono strumenti adatti a misurare intensità di
corrente molto elevate.
4) I voltmetri, che sono strumenti capaci di misurare la differenze di
potenziale tra due punti di un circuito elettrico.
IL TELEFONO
VALORI EFFICACI
LA DINAMO
Il trasformatore è un dispositivo
in grado di trasformare una
corrente alternata in un’altra
anche essa alternata, con diversa
tensione e intensità efficace, ma
con potenze efficaci uguali. Il
trasformatore è costituito da varie
spire separate da materiale
isolante, e solitamente sono
formati da due circuiti, uno primario e una secondario. Per i trasformatori
vale la seguente relazione:
ESERCIZI
CENNI SU ONDE
ELETTROMAGNETICHE
In natura esiste sempre una propagazione del campo elettrico e di quello
magnetico, poiché la distribuzione delle cariche può subire modifiche e le
azioni che esse esercitano possono cambiare in direzione e verso. La
modifica di un campo elettrico non è istantanea e la velocità di propagazione
della perturbazione è molto elevata (circa 300000 Km/s). Anche la
variazione del campo elettrico è sempre accompagnata da una variazione
del campo magnetico. La suddetta perturbazione si chiama onda
elettromagnetica ed è regolata dalla seguente relazione:
ogni punto di una superficie d’onda viene considerato come una sorgente
luminosa che emette radiazioni elettromagnetiche in tutte le direzioni e con
le stesse caratteristiche delle radiazioni emesse dalla sorgente.
CAPITOLO 30
ARCO VOLTAICO
I raggi catodici non sono altro che elettroni emessi dal catodo in un tubo, in
seguito agli urti degli ioni positivi contro di esso. Questi raggi si propagano
in linea retta producendo effetti meccanici e calore, e vengono deviati dai
campi elettrico e magnetico.
RAGGI X
L’ACUSTICA
Consideriamo una verga di acciaio piuttosto sottile,
fissata ad una estremità ad un supporto rigido M;
applicando una forza F all’estremità libera, flettiamo
la verga fino a portarla nella posizione tratteggiata
Q. Se la verga viene lasciata libera, essa comincia a
vibrare, emettendo nel contempo un suono. Il moto
vibratorio è causato dalle reazioni elastiche che, al
cessare dell’azione della forza F, riportano la verga
nella posizione di equilibrio V. Se non esistessero le
resistenze passive dell’aria e gli attriti vari, la verga
continuerebbe a vibrare indefinitamente, però in
pratica l’energia spesa per fletterla viene in parte
spesa proprio per vincere tali resistenze, e in questo modo l’energia stessa
diminuisce progressivamente finché il moto vibratorio cessa. Un tale tipo di
moto si dice oscillatorio smorzato e il tempo impiegato dalla verga per
compiere un’oscillazione completa, detto periodo (T), è lo stesso per tutte le
oscillazioni. Vediamo ora quale è l’origine dei suoni. Battendo sulla
membrana di un tamburo, esso emette un suono, mentre se si sfiora la
superficie, si avverte una vibrazione che diventa sempre più debole man
mano che il suono si affievolisce. Da questa esperienza e da altre analoghe,
possiamo trarre la seguente conclusione:
Propagazione del suono nei liquidi: la propagazione del suono nei liquidi
avviene con lo stesso meccanismo visto per l’aria, solo che in questo caso le
compressioni e rarefazioni interessano strati di liquido. Una
rappresentazione visiva del fenomeno si può avere gettando un sasso
nell’acqua e osservando i cerchi concentrici che man mano si allargano,
generando onde trasversali, mentre le onde sonore sono longitudinali.
Propagazione del suono nei solidi: quando il suono si propaga nei solidi,
non si può parlare di compressioni e rarefazioni, dato che l’elevato valore
delle forze di coesione impedisce alle particelle di scorrere le une sulle altre.
Una vibrazione, in sostanza, interessa all’inizio solo una determinata zona
del solido, e si trasmette grazie alle forze elastiche di coesione, di particella
in particella fino ad interessare tutta la massa solida. Naturalmente occorre
un po’ di tempo per trasmettere le vibrazioni iniziali anche alle particelle più
lontane.
VELOCITÀ DI PROPAGAZIONE DEL SUONO
La velocità di propagazione del suono nei liquidi è di circa 1436 m/s, mentre
nei solidi è di circa 5000 m/s.
Dicesi superficie d’onda il luogo geometrico dello spazio che in uno stesso
istante si trovano nella fase di moto vibratorio.
Per ridurre l’effetto dovuto alla diminuzione dell’intensità del suono con la
distanza, è possibile restringere lo spazio entro il quale viene irradiata
l’energia sonora dalla corrente. uanto appena
detto, si realizza, ad esempio, mediante il
megafono, che riesce ad incanalare l’energia
sonora emessa dalla sorgente S, in uno spazio a
più stretto di quello in cui si distribuirebbe
l’energia in sua assenza. Per questo motivo il
megafono viene usato per far giungere la voce
anche a grandi distanze.
Sullo stesso principio del megafono, si basano altri due strumenti acustici: il
cornetto acustico e lo stetoscopio.
Il cornetto acustico era molto usato in passato per
alleviare i disagi derivanti dalla sordità. Lo
stetoscopio viene utilizzato dai medici per ascoltare i
battiti cardiaci. In questi due strumenti, le onde
sonore vengono raccolte dalla base B e incanalate
nello stretto tubicino T, arrivando rinforzate all’orecchio posto in E. La
spiegazione del funzionamento è la seguente: supponiamo che dalla base B,
di area SB, entri una potenza complessiva W. L’intensità del suono ha i
seguenti valori:
TIMBRO O METALLO
1) Ogni punto di r, tale che le sue distanze dalle due sorgenti differiscano
di un numero dispari di mezze lunghezze d’onda, è un punto di
interferenza negativa, nel quale non viene percepito alcun suono.
2) Ogni punto di r, tale che le sue distanze dalle due sorgenti differiscano
di un numero intero di lunghezze d’onda, è un punto di interferenza
positiva, nel quale il suono risulta rinforzato.
3) In tutti gli altri punti della retta, i suoni hanno intensità più o meno
grande, a seconda della distanza dai punti di interferenza positiva e
negativa.
LA RISONANZA
ESERCIZI
5) Due cacciatori, distanti tra loro 50m, sparano nello stesso istante. Un
osservatore si trova a 80m dal primo cacciatore e a 130m dal secondo.
Calcolare l’intervallo di tempo che trascorre tra la percezione dei due
spari da parte dell’osservatore. Si supponga la velocità del suono di
340m/s. [0,147s]
L’OTTICA
LE SORGENTI DI LUCE
Parleremo innanzitutto di sorgenti di luce, che sono quei corpi che emettono
radiazioni capaci di eccitare il nervo ottico del nostro occhio.
Bisogna distinguere sorgenti vere e proprie da corpi che, invece non
emettono luce propria ma la riflettono semplicemente, come ad esempio le
pareti di una stanza, la luna e pianeti in genere. Ogni corpo è capace di
emettere luce se viene portato ad una temperatura sufficientemente elevata
(dai 600 gradi in su).
Esistono corpi che si lasciano attraversare dalla luce e che si chiamano
trasparenti, come ad esempio il vetro, altri che non vengono attraversati,
come i corpi opachi, ed altri che assumono un comportamento intermedio,
detti traslucidi, come carta o stoffa.
LA RIFLESSIONE
Per uno specchio convesso, i raggi riflessi sono sempre divergenti, dando
luogo ad immagini virtuali. Anche il fuoco è virtuale e si trova dietro lo
specchio. L’immagine risulta dietro lo specchio, diritta, rimpicciolita e posta
tra fuoco e specchio.
LA RIFRAZIONE
Se uno dei due mezzi è rappresentato dal vuoto, e da esso proviene il raggio
incidente, allora il valore di n rappresenta l’indice di rifrazione assoluto del
mezzo. Nel caso in cui, invece, i raggi entrino nell’aria provenendo dal vuoto,
essi non subiscono alcuna deviazione e perciò i = r e il valore di n è 1.
La differenza di ampiezza negli angoli dipende dal fatto che la luce cambia
velocità quando cambia il mezzo di propagazione.
Il massimo della velocità si ha nel vuoto e nei gas, mentre nell’acqua, nel
vetro o diamante essa risulta inferiore. A titolo di esempio, se consideriamo
il vetro, che ha indice di rifrazione n = 1,5, la velocità della luce nel vetro
sarà:
/
/
,
RIFLESSIONE TOTALE
LENTI SFERICHE
1) L’oggetto si trova ad
una distanza
maggiore della
doppia distanza
focale. L’immagine è
reale, oltre la lente tra
il fuoco e il centro,
capovolta e
rimpicciolita.
Come per gli specchi sferici, anche per le lenti vale la legge dei punti
coniugati, già vista in precedenza, con l’unica differenza che per un dato
valore p positivo, si ha p’ positivo se l’immagine si forma dall’altra parte
della lente, mentre p è negativo se l’immagine si forma dalla stessa parte
della sorgente.
Per le lenti divergenti la distanza focale è sempre negativa.
Per gli specchi sferici e per le lenti, esiste una formula generale che permette
di calcolare l’ingrandimento G, cioè il rapporto tra le dimensioni
dell’immagine e dell’oggetto:
ESERCIZI
IL PROIETTORE DI DIAPOSITIVE
Una lampada ad alta intensità luminosa si trova sul fuoco di una prima lente
C, dopo la quale viene posta la diapositiva, seguita da un’altra lente O, avente
distanza focale più lunga di C e che provvede a fornire sullo schermo S
un’immagine reale , capovolta e ingrandita:
Naturalmente la diapositiva capovolta deve trovarsi ad una distanza da O
compresa tra quella focale e la doppia distanza focale.
IL CANNOCCHIALE