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INTRODUZIONE ALLE STRUTTURE PORTANTI 1

PRINCIPI FONDAMENTALI
Prof. Dr. Mario Mono
Assisten : Arch. João Lourenço dos Santos, Arch. Andrea Panzeri, Arch. Roberto Leggeri, Arch. Lorenzo Au eri

Lezione 6
Le Funi

Appresi i principi fondamentali e il conce o di dimensionamento, abbiamo tu gli strumen per analizzare la prima
stru ura: la fune.

Cos’è una fune?


Proviamo a confrontare l’esempio dell’ascensore, fa o nella lezione sul dimensionamento e l’esempio di una stru ura
funicolare come quello di una cabina di una funivia appesa ad un cavo tra due piloni. Tra i due esempi vi è una
differenza sostanziale che ci aiuta a capire le cara eris che delle stru ure funicolari. L’ascensore grava sul cavo che,
disposto ver calmente, trasme e dire amente il carico al motore ovvero all’appoggio. Nel caso della funivia, invece,
possiamo osservare come la trasmissione del carico non sia dire a. Il peso della cabina infa , pur essendo ver cale,
non è supportato dire amente sopra o so o da un appoggio bensì viene trasportato agli appoggi a raverso la fune.
Studiare una stru ura funicolare, quindi, significa capire come una fune possa trasme ere uno o più carichi ver cali
dal loro punto di applicazione agli appoggi.

Come studiamo una stru ura?


Il primo strumento necessario per lo studio delle stru ure è il modello sta co. Il modello sta co è una tecnica di
rappresentazione che ci perme e di semplificare la realtà per poterci concentrare sul comportamento sta co di una
stru ura e dunque sulle forze agen , il loro flusso verso gli appoggi e le reazioni. Possiamo dunque definire gli
elemen necessari al disegno del modello sta co. Gli appoggi, di cui va definita la pologia e vanno rappresentate di
conseguenza le reazioni, la stru ura, disegnata schema camente ma affine alla realtà e i carichi, rappresenta come
ve ori. Seguendo l’esempio della funivia avremo due appoggi fissi rappresenta dai piloni, la stru ura viene
rappresentata come una linea con la stessa geometria della fune e il carico viene rappresentato come il ve ore della
forza peso della cabina.

Che cara eris che ha una fune?


Cosa contraddis ngue una fune rispe o ad un’altra stru ura? Per semplicità immaginiamo la fune come una catena
composta da anelli collega fra loro. La catena non è in grado di resistere a forze di compressione. Se eserci amo
compressione sulla catena essa si piega senza opporre alcuna resistenza. Al contrario se riamo la catena essa si
disporrà lungo la linea d’azione della forza agente. Ogni anello trasme e la forza all’anello successivo. La fune è
dunque in grado di resistere solo a sollecitazioni a trazione. Piu specificamente, grazie a questo esempio, possiamo
definire la principale cara eris ca delle funi: la geometria di una fune corrisponde alla linea di forza che trasme e.
Se ro una fune in ver cale la fune si dispone in ver cale, se la ro in orizzontale si dispone in orizzontale, ecc.

Cosa accade se aggiungiamo un carico su una fune tesa?


Abbiamo capito che la geometria della fune è determinata dalla forza che trasme e. Come possiamo dunque
determinarne la geometria se le forze in gioco sono due? Immaginiamo di tendere una fune orizzontale. Se riamo
verso il basso un punto qualsiasi della fune modifichiamo la sua geometria. Da una linea re a orizzontale generiamo
una linea spezzata la cui inclinazione varia nel punto in cui si trova la nuova forza agente. Deduciamo
sperimentalmente che l’azione di un carico su una fune tesa determina la deviazione della traie oria della fune.
Come possiamo determinare la geometria di una fune?
Par amo da un esempio semplice: su una fune tesa tra due appoggi fissi viene appeso un carico Q al centro. Dato il
carico e la distanza degli appoggi L (luce), vogliamo capire che forma assume la fune e quanto viene sollecitata. Per
prima cosa possiamo studiare l’equilibrio della situazione in esame. A raverso le condizioni di equilibrio scopriamo che
il carico si divide equamente tra i due appoggi. Le reazioni ver cali agli appoggi valgono dunque la metà del carico
applicato (Q/2). Scopriamo inoltre che le reazioni orizzontali nei due appoggi si equivalgono ma il loro valore non può
essere determinato. È importante notare che se le reazioni ver cali sono uguali e contrarie al carico, si oppongono
dunque ad esso per contrastarlo, le reazioni orizzontali sono le forze di messa in tensione ovvero sono necessarie a
tendere la fune rendendola una stru ura in grado di resistere al carico. Senza le forze di messa in tensione la fune non
avrebbe forma e non sarebbe in grado di trasportare il carico agli appoggi. Una volta individuate le forze in gioco,
carichi e reazioni, proviamo a studiare la geometria della fune. Par amo dal primo appoggio. Il primo anello della fune,
per essere in equilibrio, subisce una forza interna pari alla risultante delle reazioni (ver cale e orizzontale) con stessa
direzione, stesso punto di applicazione ma verso opposto. Chiamiamo questa forza N1. Essa rappresenta la
sollecitazione interna alla fune nel suo primissimo anello e viene trasmessa in maniera costante, senza subire
variazioni, da un anello all’altro. Per questo mo vo la fune si dispone su una re a che equivale alla re a di azione della
forza N1. Essendo una re a diagonale, la fune si allontana gradualmente dalla linea orizzontale che unisce i due
appoggi. Questa distanza che si genera viene chiamata freccia (f). Arriviamo al centro della fune ovvero al punto in cui
abbiamo applicato il carico Q. Il carico determina una variazione della sollecitazione interna N 1 e conseguentemente
devia la traie oria della fune. La risultante tra il carico Q e la sollecitazione del primo tra o di fune N1 determina la
direzione e l’intensità della sollecitazione interna al secondo tra o di fune N2. La fune si dispone dunque seguendo la
sollecitazione N2. Il sistema si ripete simmetricamente nella seconda metà. Si osserva che la geometria della fune è
data da uno sviluppo lineare determinato dalla distanza tra gli appoggi (luce L), la posizione del carico Q e la distanza
massima della fune dalla linea orizzontale tra gli appoggi de a freccia f osservata in corrispondenza del carico.
Osserviamo inoltre che vi è una collinearità, una proporzionalità dire a tra le forze in gioco e la geometria della fune
stessa. In termini ve oriali e di sta ca grafica possiamo riassumere questa relazione a raverso il diagramma di
Cremona. Esso ci perme e, da carichi, reazioni e forza di messa in tensione, di costruire la curva funicolare. Il
diagramma di Cremona, infa , riassume in una sola rappresentazione lo studio dell’equilibrio della fune nei suoi pun
chiave (appoggi, carichi). La geometria determinata dal diagramma di Cremona, e dunque dallo studio dell’equilibrio
tra le forze, corrisponde alla geometria effe va della fune.

Come possiamo descrivere il flusso del carico in una fune?


La fune assorbe i carichi ver cali e li trasme e lateralmente agli appoggi a raverso la deviazione della forza di messa
in tensione. Se analizziamo infa la sollecitazione interna N nei tra di fune noteremo che la sua componente
orizzontale corrisponde sempre alla forza di messa in tensione mentre la sua componente ver cale corrisponde alla
quan tà di carico ver cale che quel tra o di fune sta trasportando. La combinazione di ques due valori, ovvero
componente orizzontale e ver cale, determina l’inclinazione della loro risultante ovvero la sollecitazione N e di
conseguenza determina l’inclinazione della fune. Possiamo dedurre quindi che la pendenza della fune è indice del
flusso del carico. Maggiore la pendenza, maggiore la componente ver cale di N, maggiore la quan tà di carico
trasportata.

Come si comporta la fune in presenza di più di un carico?


Torniamo ad immaginare il caso della fune con un carico Q centrale e ipo zziamo di aggiungere un altro carico Q in
qualsiasi altro punto della fune. La fune ada erà la sua geometria alla presenza del nuovo carico, ma quale geometria
assumerà? Come possiamo individuarla? Come in altre occasioni, per prima cosa cerchiamo di semplificare la
situazione per analizzarla meglio. Immaginiamo di sos tuire i due carichi con la loro forza risultante. Possiamo dunque
costruirne il poligono funicolare a raverso il diagramma di Cremona. Seguendo le regole dell’equilibrio abbiamo
imparato che le reazioni non variano se sos tuiamo i due carichi con la loro somma ve oriale. Sapendo dunque che le
reazioni sono le medesime nei due casi possiamo dedurre che i tra di fune prossimi agli appoggi avranno la stessa
pendenza nelle due situazioni. Conosciamo ora la pendenza del primo e dell’ul mo tra o di fune nel caso dei due
carichi. Abbiamo appreso che la fune subirà una deviazione nel punto di applicazione del primo carico. Analizzando
l’equilibrio di questo punto, possiamo individuare l’inclinazione del secondo tra o di fune. Possiamo dunque disegnare
la geometria della fune. In termini di flusso del carico possiamo concludere che quanto de o per la fune sogge a ad
un carico rimane valido ovvero che l’analisi visiva delle pendenze della fune ci perme e di intuire e analizzare il flusso
del carico. Possiamo ripetere l’analisi aggiungendo sempre più carichi alla fune. È interessante notare che, quando
sogge a ad un carico uniformemente distribuito, ovvero quando su ogni punto della fune agisce un carico costante
(immaginiamo l’impalcato di un ponte appeso ad una fune) la fune assume la forma di una parabola.

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