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Prof.

Achille Cristallini 2010


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LEGGE DI HOOKE

Qualunque corpo può essere deformato solo se si trova nell'una o nell'altra di due situazioni particolari:
1. esso è vincolato a rimanere in quiete in un suo punto, in un suo asse, su una sua faccia od in una sua
parte e in un altro suo punto viene applicata una forza opportuna;
2. gli vengono applicate due forze aventi stessa direzione e modulo ma verso opposto in due punti
distinti.

Le deformazioni che un corpo (od un sistema di corpi in qualche modo legati tra loro) può subire sono di tre
tipi:

 allungamento o compressione: il sistema cambia una delle sue dimensioni caratteristiche (la forza o le
forze devono essere applicate lungo tale dimensione);

 flessione: il sistema si incurva in direzione perpendicolare ad una sua dimensione caratteristica o a una
sua faccia (la forza o le forze applicate devono avere la stessa direzione);

 torsione: il sistema si deforma ruotando intorno a un suo asse (la forza o le forze devono essere appli-
plicate perpendicolarmente a tale asse).

Ciascuna deformazione può realizzarsi in due modi fondamentali: essere provvisoria o elastica (essa termina
quando la forza o le forze cessano di essere applicate e il corpo ritorna allo stato iniziale) oppure permanente
o anelastica (il corpo rimane deformato anche quando la forza o le forze non sono più applicate). La natura
elastica od anelastica di una deformazione dipende dalla natura e dall'intensità delle forze applicate e dalle
caratteristiche fisiche del sistema considerato.

I fenomeni elastici sono caratterizzati dalla cosiddetta legge di Hooke: tra l' intensità della forza applicata ad
un corpo o ad un sistema di corpi e l' entità della deformazione subita da quest'ultimo sussiste una relazione di
proporzionalità diretta semplice, relazione che nel caso di una deformazione per allungamento o
compressione si può scrivere come:
F = k  L = k (L – L0)
dove con L0 si è indicata la lunghezza a riposo del sistema (ovvero prima dell'applicazione della forza) e con
L la sua lunghezza sotto sforzo (ovvero mentre la forza è applicata); la costante di proporzionalità k è detta
costante elastica (per allungamento) del sistema:
F F
k= =
L L - L0
e si misura in newton/metro [N/m]. Se k ha un valore elevato il sistema considerato è piuttosto rigido, nel
caso opposto è particolarmente deformabile.

La costante elastica per trazione può essere calcolata seguendo l'uno o l'altro dei procedimenti seguenti:

(a) si sottopone la molla considerata ad una serie di forze di trazione (Fi , i = 1, 2, …, N) e si calcola il
valore e l'incertezza assoluta di k in ciascuna situazione sperimentale; si verifica che tali valori siano
congruenti, così che l'insieme dei dati ottenuti si possa considerare una misura ripetuta di k; si ricava
infine il valore da attribuire alla costante elastica attraverso la media aritmetica dei valori misurati e a
essa si associa come incertezza assoluta la semidispersione degli stessi valori di k (oppure lo scarto
medio o la deviazione standard, a seconda del numero di misure effettuate).
(b) si rappresentano i dati sperimentali in un grafico cartesiano [ L, F] monometrico e si individua la zo-
na di linearità di tale grafico; si traccia quindi 'a vista' la retta (passante per l’origine) che attraversa
meglio i dati nella zona di linearità e se ne de termina il coefficiente angolare:
F
k= = tan a
L
(dove con a si è indicato l'angolo che la retta suddetta forma con l' asse delle ascisse). Nel caso in cui
i dati sperimentali siano tracciati da un fascio di rette piuttosto che da una sola retta, si individuano le
due rette estreme di tale fascio (quelle che formano l'angolo a rispettivamente più piccolo e più gran-
de) e si prende come valore di k la media aritmetica dei coefficienti angolari di queste rette estreme e
come incertezza assoluta la loro semidispersione.

(c) si calcola il valore di k attraverso il cosiddetto metodo dei minimi quadrati, il quale consente di deter-
minare i parametri della migliore retta che attraversa i dati sperimentali in termini puramente matema-
tici. Questo metodo è utilizzato in ogni foglio elettronico (ad esempio, EXCEL) all’interno dell’am-
biente di costruzione dei grafici con il comando “traccia linea di tendenza”. Condizione necessaria
per la sua utilizzabilità è che le incertezze assolute della variabile indipendente (F) siano molto minori
di quelle della variabile dipendente ( L). Il foglio elettronico fornisce l’equazione della retta migliore
che attraversa i dati sperimentali ed il valore del cosiddetto coefficiente di determinazione (R2), che
fornisce una stima del livello di precisione con cui l’equazione della retta calcolata descrive la correla-
zione tra i valori di F e quelli di  L.

* * *

La verifica della Legge di Hooke per la dilatazione o la compressione di un solido deformabile può essere
effettuata utilizzando molle a spirale, del tutto simili a quelle utiliz-
zate industrialmente per numerose applicazioni (dalle reti e dai ma-
terassi alle sospensioni dei veicoli, dagli attrezzi sportivi ai disposi-
tivi di richiamo di interruttori e penne a sfera). Una molla è realiz-
zata con un filo di acciaio armonico piegato secondo una curva spi-
rale circolare e le sue proprietà elastiche dipendono essenzialmente
dal diametro del filo, dal diametro di ciascuna spira e dal numero di
spire per unità di lunghezza.

In laboratorio queste molle possono essere appese per una delle loro estremità ad un sostegno fisso e quindi
fatte allungare mediante l’applicazione alla loro estremità libera della forza-peso prodotta
da una o più masse tarate. Un esperimento per misurare la costante elastica di una molla è
dunque anche un modo semplice ed immediato per verificare che più forze parallele appli-
cate in uno stesso punto di un corpo producono su quest’ultimo lo stesso effetto di una sola
forza, parallela alle precedenti, e la cui intensità è uguale alla somma algebrica delle inten-
sità di quelle forze.

In una misura reale della costante elastica di una molla occorre tenere conto della massa di quest’ultima e
quindi del suo peso. Quando infatti la molla viene fissata ad un sostegno, essa si allunga sotto il suo stesso
mg
peso e la sua lunghezza effettiva diventa: L = L0 + d L , dove: d L = (essendo m la massa della molla
k
espressa in Kg e g = 9,81 m/s2 il valore medio dell’accelerazione di gravità sulla superficie della Terra).
Questo allungamento iniziale della molla non inficia in alcun modo la misura della sua costante elastica: se
infatti nel calcolo di quest’ultima si tiene conto del fatto che le forze realmente applicate alla molla sono date
da F* = F + mg e gli allungamenti sono misurati con la molla sospesa partendo dalla situazione in cui essa è
sottoposta soltanto al suo peso, si ottiene un grafico sperimentale della relazione [  L, F] che è quello di una
retta che non passa per l’origine ma dalla quale si ricava il valore corretto di k ed anche il valore
dell’allungamento iniziale (-d L), il quale deve poter essere correlato alla massa della stessa molla.
E’ tuttavia possibile che l’allungamento iniziale sia diverso da quello che dovrebbe produrre il peso della molla
(ad esempio, perché in tale situazione la molla si trova all’esterno della cosiddetta zona di elasticità, dove le
deformazioni non sono proporzionali alle forze applicate); in tal caso il grafico sperimentale della relazione
[ L, F] sarà ancora quello di una retta che non passa per l’origine del sistema di coordinate. L’equazione di
questa retta fornita da un foglio elettronico consente di individuare queste situazioni anomale e di calcolare in
ogni caso correttamente il valore della costante elastica (k). Tenendo conto di queste considerazioni è
consigliabile, in generale, effettuare la misura utilizzando forze di trazione la cui intensità sia almeno doppia
del peso della stessa molla.

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