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F = −k · ∆x (1)
e determinare la costante elastica di due molle utilizzando due diversi metodi:
1. METODO STATICO: Attraverso un fit lineare costruito sulle coppie di punti forma-
te ciascuna dalla forza-peso applicata all’estremità della molla e dal corrispondente
allungamento ∆x dalla posizione di equilibrio x0 . In questo contesto si utilizzano
le seguenti relazioni (in modulo):
Fpeso = M · g (2)
1
2 Strumentazione usata
2
dell’esperienza ciò che interessa è il valore della l’allungamento i-esimo ∆xi = x0 −xi della
molla e non l’entità della singola misura x0 e di xi , per comodità operativa si è scelto
di porre lo zero della scala graduata a contatto con il tavolo del laboratorio e leggere
la distanza dell’estremità inferiore della molla da tale punto per tutte le misurazioni.
In seguito è stata appesa alla molla la massa m1 è sono state effettuate 10 misurazioni
complete (riposizionando ogni volta la molla sul supporto, la massa m1 e l’asta graduata
e i relativi cursori) per valutare l’errore sulla singola misura (Tabella 4). Infine sono stati
appesi in successione i rimanenti 4 gruppi di masse, registrando 1 sola misurazione per
ciascuno di essi. Questo ultimo set di 4 misure è stato registrato due volte: la prima volta
le masse sono state appese tutte al gancio inferiore della molla, nella seconda i pesetti sono
stati appesi in serie appendendo il gancio superiore di un pesetto all’occhiello metallico
del pesetto precedente. Come ci si aspettava, i due set sono risultati perfettamente eguali
(per evitare una ripetizione, ne sarà riportato solo uno nella tabella 5).
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L’allungamento della molla con la massa m1 è stato calcolato con la formula:
∆x1 = x0 − x1 (8)
mentre l’errore assoluto di ∆x1 con la propagazione gaussiana degli errori ricordando che
la sensibilità smeter è l’incertezza associata sia a x0 (come errore di sensibilità) sia a x1
(vista come errore statistico).
p p
σ∆x = s2meter + s2meter = 2s2meter = 0.001(4)m (9)
Sono stati poi calcolati gli allungamenti della molla con i restanti 4 gruppi di masse
con la seguente formula, assumendo come errore assoluto su ∆xi con i = 2, 3, 4, 5 quello
calcolato per il primo allungamento.
∆xi = x0 − xi (10)
Tabella 8: Allungamenti ∆x
Grandezza ∆xi ± 0.001(4)(m)
∆x1 0.017(2)
∆x2 0.036(0)
∆x3 0.055(0)
∆x4 0.074(0)
∆x5 0.093(0)
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Tabella 9: Errori relativi Fp Tabella 10: Errori relativi ∆x
σ∆x
σF
valore ∆xi
valore
Fi σ∆x
σF
0.0020 ∆x1
0.0822
F1 σ∆x
σF
0.0010 ∆x2
0.0393
F2 σ∆x
σF
0.0007 ∆x3
0.0257
F3 σ∆x
σF
0.0005 ∆x4
0.0191
F4 σ∆x
σF
0.0004 ∆x5
0.0152
F5
σ∆x
Poiché il minore tra gli errori relativi dei ∆x ( ∆x 5
) è almeno 5 volte più grande del
σF
maggiore tra gli errori relativi delle Fp ( F1 ) in quanto:
σ∆x
∆x5
σF ≈ 7.5 (11)
F1
Si procede con la costruzione della retta di regressione della variabile ∆x sulla variabile
Fp ricercando i parametri a e b della retta
y =a+b·x (12)
2
cioè il valore del chi-quadro (a meno di un termine σ∆x i
che non compare a denominatore
all’interno della sommatoria in (13) perché assunto uguale a σ∆x calcolato in (9) per ogni
∆xi e quindi semplificabile nell’uguaglianza a 0).
I parametri della retta dei minimi quadrati sono riportati in tabella 11, mentre i punti
sperimentali e la retta sono rappresentati nel grafico 1.
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Figura 1: Forza-peso(N)- ∆x(m)
Si nota che l’intercetta a è compatibile entro una deviazione standard σa con il valore
atteso 0. Tale risultato è in linea con la legge di Hooke (1) che prevede un allungamento
∆x nullo in presenza di una forza applicata Fp nulla.
Ricordando che la retta determinata è quella di regressione della variabile ∆x sulla
variabile Fp , la stima della costante elastica si ottiene dall’inverso del coefficiente angolare
b:
1
k= (14)
b
mentre l’errore su k si ottiene mediante propagazione gaussiana degli errori considerando
la relazione (14):
σb
σk = 2 (15)
b
La stima della costante elastica della molla rigida con il metodo statico è quella riportata
nella tabella 12.
E si effettua il test del χ2 assumendo come ipotesi nulla che la retta dei minimi quadrati
descriva in modo soddifacente l’andamento dei punti (Fpi , ∆xi ) e che pertanto ogni even-
tuale differenza tra i valori di ∆xi osservati e di a + bFpi sia imputabile agli errori casuali.
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Si ricorda che che il numero di gradi di libertà è dato dalla differenza tra il numero di
punti e il numero di vincoli imposti (in questo caso i parametri a e b):
df = N − 2 (17)
Si noti che il valore di χ2oss è minore del Chi-quadro critico inferiore χ20.05 ed pertanto
giusto sospettare della bontà del fit, in particolare ci si chiede se sia stato sovrastima-
to l’errore σ∆x . Si consideri tuttavia che l’errore standard della stima, che rappresenta
l’errore comune da associare ai ∆xi calcolato a posteriori sulla base della dispersione dei
punti sperimentali attorno alla retta di fit, è significativamente inferiore al σ∆x utilizzato
nel metodo dei minimi quadrati. Inoltre il coefficiente di correlazione lineare ottenuto
(riportato nella tabella 13 troncato alla quarta cifra decimale perché eseguendo un arro-
tondamento si sarebbe ottenuto 1 considerando meno di 7 cifre decimali) ci permette di
effettuare il seguente test: posta come ipotesi nulla che le variabili ∆x e Fp siano scorre-
late, si valuta la probabilità di osservare un |r| maggiore di r osservato da un campione
casuale di N misure estratte da una popolazione infinita di coppie di variabili Fp , ∆x scor-
relate tra loro. Con un numero di gradi di libertà pari a 3 e un livello di significatività
del 5% e ricordando che:
P [|r| ≥ 0.997] = 5% (18)
si rifiuta l’ipotesi nulla poiché ross > 0.997 e si afferma che la correlazione tra le due
variabili è significativa. Si conferma quindi la bontà del fit e si osserva che il valore
di χ2oss è indice del fatto che i punti si allineino significativamente bene sulla retta dei
minimi quadrati. Il valore potenzialmente sospetto di χ2oss si può quindi imputare al
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fatto che la varianza σ∆x empirica sia un errore che deriva dalla sensibilità σmeter (come
si vede dalla (9)) e che quindi nella realtà sperimentale i valori assunti della variabile
∆x siano quantizzati in multipli della sensibilità. Al contrario, sia il metodo dei minimi
quadrati sia il χ2 assumono che la variabile ∆x sia continua e il suo errore sia di natura
puramente statistica. Si potrebbe quindi ovviare ad esempio utilizzando uno strumento
di misura delle lunghezze con sensibilità maggiore di smeter . Il test del chi-quadro risulta
quindi essere superato al livello di significatività del 5% e si accetta l’ipotesi nulla della
correlazione lineare delle variabili ∆x e Fp .
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4 Determinazione della costante elastica della molla di
diametro maggiore a partire dalla misura del periodo
di oscillazione
4.1 Raccolta Dati
Nella seconda parte (METODO DINAMICO) è stata appesa al supporto la molla morbida
e ad essa è stata appesa la massa m1 . La molla è stata quindi messa in oscillazione
verticale e sono stati presi 3 set di 10 misure ripetute di multipli interi del periodo. In
particolare i 3 set sono stati raccolti come di seguito spiegato:
Si noti che per errore sono stati misurati 9 periodi in ogni misurazione nei primi due set
anziché 10 e 2 periodi anziché 3 nel terzo set. Questo errore tuttavia non compromette in
alcun modo l’esito di questa parte dell’esperienza. L’esclusione della prima oscillazione
dalla misurazione dei ∆ti è invece volta a rendere indipendenti le misurazioni di tali tempi
dal rilascio da parte dello stesso operatore della massa m1 spostata dalla sua posizione
di equilibrio. L’errore di riflessi dell’operatore incide quindi soltanto nel premere i tasti
fisici di start-stop del cronometro digitale. Non sono stati riscontrati problemi durante
la presa dati e non sono state rigettate misure. I dati raccolti sono riportati nelle tabelle
14, 15 e 16. Le incertezza associate alle singole misure sono le deviazioni standard dei
corrispettivi campioni calcolate nell’analisi dati e riportate in tabelle 17.
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4.2 Analisi Dati e risultati
In primo luogo sono stati calcolate media, deviazione standard e deviazione standard
della media dei 3 campioni sperimentali (Tabella 17).
Le stime della costante elastica della molla morbida trascurando la massa della molla k ?
sono riportate in tabella 19.
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Tabella 19: Stime della costante elastica (massa molla trascurata)
Costante elastica considerata ki? ± σki? (kg/s2 )
k ? ∆t = 9T e d = 10cm 2.640 ± 0.009
k ? ∆t = 9T e d = 15cm 2.634 ± 0.009
?
k ∆t = 2T e d = 10cm 2.60 ± 0.03
Successivamente sono stati calcolati i valori delle 3 stime della costante elastica te-
nendo conto della massa della molla utilizzando la (5) e i gli errori associati con la
propagazione gaussiana nella forma:
s
∂k 2 ∂k 2
2
∂k
2
σki = · sscale +
· sscale + · σT2i
2
(22)
∂m ∂mmolla ∂T
s 4 2
10 2π 64π 4 mmolla
σki = · s2scale + 6 m1 + · σT2i (23)
9 Ti Ti 3
Le stime della costante elastica della molla morbida considerando la massa della molla
sono in tabella 20.
Si verifica quindi in unità della somma delle incertezze l’effetto della massa della molla
sul valore della costante elastica ki calcolando i rapporti:
ki − ki?
rapportoi = (24)
σki + σki?
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4.2.1 Test di Gauss
Per confrontare le stime delle costanti elastiche ottenute, si decide di verificarne la
compatibilità con dei test di Gauss tra i quadrati dei corrispettivi periodi.
H0 dei test: la differenza Ti2 − Tj2 è compatibile con 0. La Ti2 − Tj2 osservata è
stata estratta da una popolazione
q di differenze centrata attorno al valore vero 0 e avente
deviazione standard pari a σT 2 + σT2 2 . Ogni eventuale differenza tra Ti2 − Tj2 e 0 è solo
2
i j
dovuta agli errori casuali (∀i 6= j). Si sceglie un livello di significatività del 5% a cui
corrisponde uno zcritico = 1.96. I risultati del test sono riportati nella tabella 22.
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5 Conclusioni
I risultati ottenuti con metodo statico hanno permesso di confermare sperimentalmente
in modo soddisfaciente la relazione lineare della legge di Hooke (1). Avendo ottenuto un
χ2oss = 0.000350 << χ2critico con 3 gradi di libertà e α = 5% e avendo ottenuto conferma
della bontà del fit lineare dal coefficiente di correlazione lineare ross = 0.9999..., è stata
accetta al livello di significatività del 5% l’ipotesi nulla del test del χ2 : la retta dei minimi
quadrati descrive in modo soddisfacente la distribuzione dei punti (Fpi , ∆xi ). L’errore
di lettura dell’operatore è risultato completamente assorbito dalla sensibilità dell’asta
graduata e quindi si può affermare che le misure siano risultate precise. Si osserva tuttavia
che l’utilizzo di uno strumento di misura delle lunghezze xi con sensibilità maggiore (e
l’eventuale rilevamento di un maggior numero di punti sperimentali) avrebbe permesso
di ottenere una stima più precisa della costante elastica della molla rigida. Per quanto
riguarda invece il metodo statico, i quadrati dei periodi ottenuti dalle 3 serie di misurazioni
effettuate sono risultati compatibili al livello di significatività del 5% in quanto i valori
di zoss nei corrispettivi test di Gauss sono risultati in tutti e 3 i casi minori dei zcritico
corrispondente ad un livello di significatività del 5%. In particolare, la compatibilità dei
2 2
quadrati delle stime dei periodi T10 eT15 (e quindi delle relative stime di k), a parità di
massa m1 appesa, conferma il fatto che il periodo di un oscillatore armonico semplice non
dipenda dall’ampiezza del moto. Da un punto di vista sperimentale, tuttavia, ci si aspetta
che la stima T10 sia più precisa di T15 in quanto nel secondo caso, a parità di periodo, la
massa in oscillazione percorre uno spazio totale maggiore e di conseguenza ha una velocità
maggiore: pertanto la prontezza di riflessi dell’operatore dovrebbe far si che la stima T10
sia più precisa di T15 . Tuttavia la sensibilità del cronometro digitale non permette di
apprezzare questo effetto, ma sarebbe possibile farlo con uno strumento con sensibilità
maggiore. Si evidenzia inoltre che i valori dei periodi ricavati a partire dai due set di
misurazioni di ∆t = 9T (e di conseguenza dei relativi k) risultano avere incertezze minori
di T2T (k2T ): questa risultato è in linea con le aspettative in quanto l’incertezza dovuta
alla prontezza di riflessi dell’operatore (errore casuale) si distribuisce su 9 periodi nei
primi due casi, mentre soltanto su 2 periodi nel secondo. Si sottolinea poi che l’incidenza
della massa della molla sulla costante elastica sia risultata in tutte e 3 le stime altamente
significativa come si osservare considerando la (24) e la tabella 21. Dal confronto mediante
due test di Gauss della stima della costante elastica della molla morbida ottenuta con il
metodo dinamico (trascurando prima e poi tenendo conto della massa della molla) con
quella della costante elastica di una molla dello stesso diametro ottenuta dallo studente
1 mediante il metodo statico si è rilevata una discrepanza altamente significativa (tabella
24). In assenza di altre informazioni, si imputa questa incompatibilità al fatto che le
due molle, seppur dello stesso diametro e materiale, risultino essere visivamente molto
diverse per via del loro stato di usura. In conclusione, visti gli scopi di questa parte
dell’esperienza, si può affermare che la determinazione della costante elastica della molla
morbida a partire dal periodo di oscillazione abbia avuto un esito soddisfacente, vista la
compatibilità riscontrata tra le stime ottenute.
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6 Appendice
6.1 Metodo statico
Per completezza, è stato valutato l’effettivo contributo dell’errore delle Fp su quello degli
allungamenti ∆x calcolando la quantità:
sy = b · σFp (25)
σ∆x
≈ 35 (27)
sy
Come si vede dalla (27), il contributo dell’errore delle Fp su quello degli allungamenti ∆x
è significativamente minore di σ∆x : è quindi corretto trascurare sy .
Di seguito si riporta il grafico della la retta dei minimi quadrati assumendo come barra
d’errore l’errore standard della stima (significativamente minore di σ∆x ).
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