Sei sulla pagina 1di 216

PIERO POZZATI

Professore ordinario nella Università di Bologna

TEORIA E TECNICA
DELLE STRUTTURE
Volume secondo
SISTEMI DI TRAVI
Parte prima
L'interpretazione elastica

UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE TORINESE


PREFAZIONE

Il volume II di questa Teoria e tecnica delle strutture è dedicato ai sistemi


di travi e si articola in tre parti: di esse, la prima riguarda soluzioni imperniate
sull'elasticità lineare; la seconda tratta applicazioni sia numeriche, sia pra-
tiche; mentre temi tanto teorici quanto applicativi, riguardanti le analisi pro-
babilistica e limite, nonchè gli effetti sismici, saranno svolti nella terza, lasciata
ultima per il suo carattere meno omogeneo e in parte complementare.
Il presente volume, che costituisce la prima delle tre parti citate, e che
viene dato alle stampe insieme con la seconda, concerne quindi l'interpreta-
zione elastica; la quale, benchè sia in genere da considerare circoscritta
ali' esame delle situazioni di esercizio, costituisce, anche nel quadro di valu-
tazioni più complete, un indispensabile termine di riferimento.
Coerentemente con le linee generali appena abbozzate nel primo volume,
si troveranno ampiamente sviluppati, per i casi iperstatici, le due vie che già
vennero definite, per il loro significato intrinseco, del!' equilibrio e della con-
gruenza, preferendo quindi trattare vari problenii strutturali come esempi e
casi particolari dei n1etodi, non viceversa.
Dare un quadro degli innumerevoli contributi, o anche soltanto dei più
rilevanti di essi, appare oggi giorno problematico, e forse comporterebbe il
pericolo di perdere il filo conduttore delle idee ispiratrici; per cui occorre
operare delle scelte, preferendo soffermarsi sui modi di .Procedere che servano
a stimolare qualche riflessione concludente, e a costituire strunienti di portata
non troppo ristretta. Ciò anche perchè l'impiego degli elaboratori elettronici
ha sconvolto niolte scale di valori, comportando, per la straordinaria rapidità
dell'esecuzione .dei calcoli, il livellamento dell'importanza delle varie tecniche,
e favorendo quindi i procedimenti di indagine più generali.
Nel presentare il metodo dell'equilibrio farò ricorso, oltre che alla defini-
zione di movilnenti indipendenti e forze correlative, ai i< coefficienti di rigi-
dezza», dei quali sono casi particolari e importanti le già definite rigidezze
alla rotazione e alla traslazione. Ciò consentirà una scrittura delle equazioni
risolventi molto compatta e significativa, utile sia per derivare i possibili modi
© 1977 Unione Tipografico~Editrice Torinese di procedere, sia per rendere evidenti le peculiari prerogative del metodo:
corso Raffaello, 28 - 10125 Torino le quali sono numerose, e in particolare comprendono il fatto di non dovere
effettuare la scelta della configurazione principale, che resta sempre quella
Tipografia Sociale Torinese
corso Monte Cucco, 108 - 10141 Torino delle varie membrature con gli estremi pe1fettan1ente incastrati, qualunque sia
IV Prefazione PrefaZione V

il grado (anche nullo) di iperstaticità; e di ottenere vantaggi tanto più notevoli, Di ciò ho desiderato ancora una volta far cenno per richiamare !'attenzione
rispetto ad altri procedimenti, quanto più è elevato il livello dell'indetermina- sul fatto che, per la progettazione di una struttura, sono ugualn1ente necessari
zione statica. Dbninuendo tale livello può risultare utile il metodo della con- tanto calcoli semplici, anche di portata largamente approssimativa, quanto
gruenza il quale, al contrario del precedente, presenta l'ovvio vantaggio di analisi più sofisticate per gli accertamenti e le messe a punto finali. Per cui
aver nulle le incognite nei casi isostatici. ho cercato di tener conto di tale duplice esigenza nel testo che seguirà, aiutato
Le varie equazioni risolventi e i passaggi operativi si prestano, soprattutto dalla fortunata circostanza che spesso la risposta a entrambe dette esigenze
seguendo il metodo del!' equilibrio, a venire scritti ancora più sinteticamente può essere unitaria, ossia trarre origine dal lnedesimo metodo di calcolo, che
con le notazioni n1atriciali, senza alcuna preparazione particolare. Lasciando in genere è quello dell'equilibrio; e un certo spazio verrà dato anche ai proce-
quindi evidente il ruolo proprio delle matrici, che è quello di fornire una steno- dimenti iterativi, per i quali ho preferito in genere operare sui valori globali
grafia operativa; ed evitando quindi l'equivoco, non infrequente sentendo parlare delle incognite (anzichè sui loro incrementi), col vantaggio di ottenerne l'« auto-
di «metodi matriciali}), che i soliti concetti espressi per tramite delle matrici correzione».
possano dare origine a metodi a sè stanti. S'intende che, quando si impieghi un elaboratore, poichè il nun1ero delle
Il cap. XV, dedicato all'impiego delle matrici, poggerà quindi ancora sul incognite preoccupa limitatamente, almeno entro i limiti della sua capacità
cardine dei due metodi del!' equilibrio e della congruenza; impiego che non ho di me1noria, alle volte - come per i tralicci spaziali - può essere conveniente
introdotto sin dall'inizio della trattazione dei nzetodi sia per lasciar più netta anche l'uso del metodo che verrà detto <1 globale», col quale le condizioni
la genesi dei concetti, in nessun n1odo subordinata ad esso, sia per nzettere sia di equilibrio, sia di congruenza vengono introdotte congiuntamente.
in evidenza la sua utilità principalmente in vasti calcoli da eseguire per mezzo I procedin1enti di calcolo relativi ai sisten1i di travi saranno sviluppati negli
di un elaboratore. A proposito di questa presentazione unitaria con o senza ultin1i cinque capitoli, e per la loro comprensione è indispensabile la conoscenza
matrici, d'altronde non nuova, e di un'esposizione che ancora indugerà su pro- di base in1partita nel primo corso di Scienza delle costruzioni. La precedente
cedimenti approssimativi, può essere opportuno soffermare per un n101nento parte, che occupa all'incirca metà del volun1e, è stata riportata principalmente
l'attenzione su un aspetto che non sempre viene considerato nell'illustrare per con1odità del lettore, e per dare unità all'esposizione. Essa riguarda richiami
i metodi di calcolo per le strutture; riprendendo in poche righe alcune osser- matematici (matrici, soluzioni di siste1ni di equazioni lineari, serie trigono-
vazioni che, già accennate nella pren1essa del primo volume, verranno più metriche, differenze finite), s'intende nella lin1itata prospettiva del!' analisi strut-
estesamente esposte nella conclusione del capitolo citato. turale. E riguarda anche la trave isolata: ad asse rettilineo e curvo; a parete
Per l'uso degli elaboratori elettronici, che consente di effettuare calcoli aperta sottile, secondo la teoria di Vlassov; a sezione «mista)} (acciaio-
malte volte in1pensabili per le possibilità u1nane, acquista basilare importanza calcestruzzo) e« obliqua>>; su suolo elastico; simultanean1ente ù{f/.essa e soggetta
la traduzione della soluzione matematica in progran1n1i, ossia in codtficazioni a sforzo assiale. In tutti i casi ho cercato con qualche esempio di illustrare
operative adatte al funzionamento del calcolatore, basate su criteri di esecu- le proprietà salienti, insistendo, quando appaia opportuno, sul!' interpretazione
zione atti a richiedere il 1ninor numero possibile di interventi soggettivi. È chiaro fisica delle operazioni analitiche.
allora che, esistendo la possibilità, attualmente già molto diffusa, di fare Ogni capitolo è stato scritto com.e un discorso quasi a sè, tuttavia suffi-
ricorso a programn1i elaborati una volta per tutte da specialisti, sussiste il ciente a maturare autonome conclusioni; e penso che ciò possa renderne più
pericolo che l'ingegnere, essendo spesso incapace di ripercorrere il camn1ino agevole la lettura e la consultazione. Oltre agli argon1enti che rappresentano
che ha consentito di mettere a punto gli stessi programmi, si trovi nella condi- quella che, a mio avviso, è una base indispensabile per potere affi·ontare seria-
zione di doversi assumere responsabilità di calcoli che non può comprendere, 1nente il progetto di un sistema di travi, il volume comprende alcune parti che
o di dover passar la delega ad altre persone. Inoltre è opportuno aver presente possono suscitare il desiderio di un 1naggiore approfondin1ento; per cui mi
che una cosa è il progetto di una struttura, altra cosa è il calcolo; confusione sono preoccupato di corredare il testo di notizie bibliografiche abbastanza
purtroppo non infrequente da parte di chi, non essendo impegnato nella parte diffuse e commentate, sia nel corso del!' esposizione, sia al termine di essa.
più tipica della professione, tende a identijicare l'uno con l'altro, e a dilatare Mi congedo da questo libro, che mi è costato non lieve fatica, in un ten1po
l'importanza del secondo. Infatti, anche restando nel!' ambito del solo lavoro travagliato per l'Università. Sotto certi aspetti avrei voluto che non nascesse,
teorico, esistono altre fasi del progetto di decisiva importanza delle quali già soprattutto per il fatto che inevitabiln1ente sarà breve la sua vita; e non mi
si disse proprio nella premessa alla presente opera: la scelta della soluzione sarei deciso, se non fosse stato per il desiderio di poter forse, in qualche modo,
strutturale; il din1ensionamento di massima dell'opera; la definizione di uno continuare ad essere vicino ad alcuni allievi, anche quando si appresteranno
schema di calcolo sufficienten1ente rispondente alla realtà, ma non tale da ad approfondire le loro conoscenze di base, e a percorrere il camn1ino non
mettere in gioco un nu1nero di risposte tanto elevato da corifondere la con1- facile della loro professione.
prensione e la necessaria sintesi; il controllo dell'ordine di grandezza dei Infine un vivo ringraziamento, che non è di prammatica, alla Casa edi-
risultati, per garantirsi che non sia stato con1piuto qualche errore nel!' appron- trice U.T.E.T. la quale, pur nelle difficoltà del momento, non ha concesso
tamento delle schede dei programmi. Orbene per tutto questo è quanto mai alcuna trascuratezza, coerentemente con la sua a1nmirevole tradizione.
opportuno l'impiego di procedimenti di calcolo rapidi, basati su limpide e im- Bologna, febbraio 1977.
mediate giustificazioni logiche.
INDICE

A) Richiami di alcuni procedimenti di calcolo numerico ricor-


renti nello studio dei sistemi di travi.
I. Matrici.
1.1. Premessa P· 3
1.2. Definizioni 6
1.3. Operazioni sulle matrici » 8
1.3.1. Somma di matrici Jì 8
1.3.2. Prodotto di matrici 9
1.3.3. Determinante di una matrice 13
1.3 .4.Inversione di una matrice. Proprietà relative alla matrice
inversa 14
1.3.5. Derivata e integrale di una matrice 1> 17

II. Risoluzione dei sistemi di equazioni lineari.


2.1. Considerazioni introduttive P· 18
2.2. Risoluzione di un sistema di equazioni con la regola di
Cramer e con l'inversione della matrice dei coefficienti:
sostanziale coincidenza dei due metodi » 19
2.3. Risoluzione delle equazioni per eliminazione: metodo di
Gauss e metodi <{ di eliminazione diretta l> 21
2.3.1. Metodo di Gauss 21
Ese1npio 2.1. » 22
2.3.2. Cenno ai metodi di eliminazione diretta o di fattorizzazione
triangolare (Banachiewicz, Cholesky, Crout, Doolittle):
schema operativo secondo Crout. Sostanziale coincidenza
con lo schema tabellare de1 metodo di Gauss 24
Esempio 2.2. 24
VIII Indice Indice IX

2.4. Risoluzione delle equazioni per iterazione P· 25 IV. Archi.


2.4.1. Iterazione continua. Metodo di Seidel >) 26 4.1. Osservazioni introduttive P· 67
Esempio 2.3. >) 27
2.4.2. Procedimento iterativo ((per rilassamento l) >) 28 4.2. Equazioni indefinite di equilibrio- e di congruenza 67
Esempio 2.4. 29 4.3. L'arco a due cerniere 72
2.5. Equazioni lineari. Osservazioni 30 Esempio 4.1. (coefficienti elastici per un arco a due cerniere para-
a) Equazioni non 01nogenee bolico e circolare) >) 73
>) 30 Esempio 4.2. (arco incernierato: linea d'influenza della spinta)
b) Equazioni omogenee >) 30
>) 75
e) Impiego di sottomatrici nella scrittura di un sistema di equazioni >) 31 4.4. L'arco incastrato >) 75
d) Equazioni sfavorevolmente condizionate (o di tipo «instabile)>) 32 a) Le espressioni delle incognite staticamente indeterminate >) 75
2.6. Autovalori e autovettori 33 b) Una variazione di sezione conveniente >) 79
e) Influenza delle variazioni di sezione e di forma dell'arco sullo
Esempio 2.5. 34 stato di sollecitazione 80
Esemp~o 2.6. (vibrazioni di masse collegate da moUe) >) 36 d) Archi non simmetrici 83
Esempio 2.7. (carico critico di un sistema di aste) >) 38 e) Il metodo della spinta addizionale 83
Esempio 2.8. (carico critico di una trave di sezione variabile) 40 f) Variazioni termiche 84
g) Deformata di un arco. La notevole rigidezza dell'arco rispetto
2.7. Matrici (e operazioni matriciali) particolari connesse con il alla corrispondente trave 84
calcolo degli autovalori 41 Esempio 4.3. (arco parabolico incastrato: linea d'influenza delle
reazioni) 85
2.7.1. Matrice degli autovalori 41 Esempio 4.4. (arco parabolico incastrato: reazioni per una varia-
2. 7 .2. Matrice degli autovettori 41 zione di temperatura)
2.7.3. Trasfonnazione di una matrice in una matrice diagonale 88
42 Esempio 4.5. (condizioni di carico più gravose) 88
Esempio 4.6. (arco parabolico incastrato: linea d'influenza dello
2.8. Matrice «ortogonale» e matrice ({rotazione». Cambiamento
spostamento verticale in chiave) 89
degli assi di riferimento e trasfonnazione di matrici 43 Esempio 4.7. (arco circolare incastrato, caricato uniformemente
2.8.1. Matrice ortogonale sull'orizzontale) >) 90
43
2.8.2. Can1bian1ento degli assi coordinati. Matrice «rotazione)) 44 4.5. Arco con movimenti impressi alle estremità 91
2.8.3. Trasformazione di matrici 47 Esempio 4.8. (archi parabolico e circolare con le estremità sog-
Cenni storici e bibliografici 48 gette a movimenti impressi) >) 92
V. Travi snelle a parete sottile aperta.
B) La trave isolata: richiami ricorrenti nello studio dei sistemi 5.1. Premessa p. 94
di travi. 5.2. Travi a parete sottile e aperta soggette a sforzo tag1iante 98
a) Lo stato di tensione >) 98
III. Travi. b) Le condizioni affinché lo sforzo tagliante non provochi torsione. Il
centro di taglio 99
3.1. Travi prismatiche con le estren1ità incastrate, articolate, cede- e) Un'osservazione sul calcolo di un integrale ricorrente
voli: richiami
>) 104
P· 55 Esempio 5.1. (centro di taglio per un profilato con la sezione a [) >) 104
a) La trave con le estremità incastrate perfettamente 55 Esempio 5.2. (diagramma delle tensioni tangenziali e centro di
b) La trave con un'estremità articolata, l'altra incastrata 58 taglio per una sezione a corona circolare sottile aperta) >) 106
e) I momenti alle estremità di una trave in funzione dei carichi e dei
n1ovimenti delle sezioni estreme 5.3. Trave a parete sottile e aperta soggetta a momento torcente 107
59
5.3.1. Osservazioni introduttive. I centri di torsione e di taglio coinw
3.2. Travi di sezione variabile 60 cidono 107
Tabella 3.1. Trave appoggiata con <(mensole)) rettilinee è sitnme- 5.3.2. Azione torcente variabile lungo l'asse della trave: consew
triche: coefficienti elastici !faa• f/Jba 61 guenti tensioni normali e tensioni tangenziali di membrana 111
Tabella 3.2. Trave doppiamente incastrata, con «mensole J) retti- Esen1pio 5.3. (trave a parete sottile aperta soggetta a mow
linee e simmetriche, soggetta a carico uniforme: momenti d'inca- mento torcente variabile lungo l'asse) 115
stro perfetto 62 5.3.3. Trave a parete sottile aperta soggetta a deformazione di
Tabella 3.3. Trave con appoggio e incastro soggetta a un mo1nento tipo torsionale: equazione differenziale di equilibrio 117
(«mensole)) simn1etriche e rettilinee) 63 5.3.4. Trave a parete sottile aperta, soggetta ad azione torcente,
Tabella 3.4. Trave di sezione variabile linearmente da un'estremità con alcune sezioni impedite di ingobbirsi 118
all'altra: coefficienti elastici 63 Esempio 5.4. (trave a parete sottile aperta soggetta a mow
Tabella 3.5. Trave prismatica: momenti d'incastro perfetto 64 mento torcente, con le estremità impedite di ingobbirsi) 119
B. - POZZATI, Il-1.
X Indice Indice XI

5.4. Sistemi equilibrati di forze longitudinali applicati alle estre- 7.2.1. L'equazione della linea elastica p. 160
mità di una trave a parete sottile aperta. Bimomenti e relativi 7.2.2. La trave con le estremità articolate J) 161
stati di tensione p. 121 a) Carico ripartito uniformemente >> 162
b) Carico trasversale Q concentrato nella mezzeria 163
Esempio 5.5. (smorzamento degli effetti provocati da un bimo- e) Coppie M., simmetriche applicate alle estremità 163
mento) 125 d) Coppie Man antimetriche applicate alle estremità 163
e) Coppia Mu applicata all'estremità A della trave i> 163
5.5. Travi a parete sottile aperta: sollecitazioni per le strisce di Esempio 7.1. (trave inflessa e compressa soggetta a un
parete trasversali; I 'importanza degli irrigidimenti alle estre- carico ripartito e concentrato) 164
mità della trave 126 7.2.3. Trave con le estremità impedite di ruotare 164
Esempio 5.6. (sollecitazioni trasversali per una trave a parete 7.3. Trazione e carichi trasversali l> 165
sottile aperta di sezione circolare) 128 Esempio 7.2. (determinazione dello sforzo esistente nella catena
5.6. Bibliografia 129 di un arco) 168
7.4. Cenni bibliografici 169
VI. La trave su appoggi elastici infinitamente vicini.
VIII. Trave su appoggi obliqui.
6.1. Osservazioni introduttive. Equazione della linea elastica e
sua integrazione P· 133 8.1. Premessa P· 170
a) Premessa 133
b) Integrali particolari 133 8.2. Coppie applicate alle sezioni estreme 171
e) L'integrale generale 133 8.2.1. Coppie MzA applicate alle sezioni estreme )) 171
a) Coppie simmetrice MzA » 171
6.2. La trave di lunghezza illimitata » 136 b) Coppie antimetriche i> 172
6.3. La trave di lunghezza finita 139 e) Una coppia MzA applicata alla sola sezione A 173
d) Effetti di una coppia MzA• essendo l'estremità B incastrata 173
6.3.1. Condizioni di carico che non inflettono la trave 139 8.2.2. Coppie MxA applicate a11e sezioni estreme l) 174
6.3.2. Soluzioni per Ja trave considerata indeformabile 140
6.3.3. La trave deformabile sottoposta a forze e a coppie sulle 8.3. Trave appoggiata soggetta a carichi 1> 174
sezioni estreme 140 8.3.1. La soluzione ottenuta considerando in una prima fase del
6.3.4. La trave di lunghezza finita caricata in modo generico 144 calcolo la trave con le estremità incastrate 174
Esempio 6.1. (trave di fondazione soggetta a due carichi
8.3.2. Trave appoggiata: carico concentrato in un punto qua-
sulle sezioni estreme) 146 lunque 175
Esempio 6.2. (trave di fondazione in varie condizioni ai
limiti) 147 8.3.3. Carico ripartito uniformen1ente 175
Esempio 6.3. (trave di fondazione soggetta a più carichi) 148 8.4. Osservazioni sull'attendibilità delle formule ottenute l> 176
Esempio 6.4. (reticolo di travi assimilato a una trave su
suolo elastico) 150 Esempio 8.1. (ponte su appoggi obliqui caricato uniformemente;
Esempio 6.5. (trave su suolo elastico precompressa) 150 confronti tra i comportamenti di trave e di piastra) 176
Tabella 6.1. Valori delle funzioni I} (x), 'P (x), s (x), d (x) 152 8.5. Cenni bibliografici l> 177
Tabella 6.2. Trave di lunghezza finita su suolo elastico
(Winkler). Momenti per P0 » 154
Tabella 6.3. Trave di lunghezza finita su suolo elastico IX. Travi « miste» di acciaio e calcestruzzo.
(Winkler). Momenti MD 155
Tabella 6.4. Trave di lunghezza finita su suolo elastico 9.1. Premessa e richiami p. 179
(Winkler). Pressioni per P 0 156
Tabella 6.5. Trave di lunghezza finita su suolo elastico 9.2. Sezione soggetta a mon1ento flettente 180
(Winkler). Pressioni per M 0 156 a) Sezione di acciaio e calcestruzzo 180
Tabella 6.6. Trave di lunghezza finita su suolo elastico
(Winkler), soggetta alle azioni P 0 , M 0 • Movimenti delle se~
b) Sezione di calcestruzzo precompresso e ordinario 181
zioni estreme 157 9.3. Sezione soggetta a sforzo tagliante 182
6.4. Cenni bibliografici 157
9.4. Tensioni conseguenti al ritiro del calcestruzzo 183
VII. Travi soggette a carichi trasversali e a sforzo assiale. 9.5. Deformazioni » 185
Esempio 9.1. (sezione soggetta a M, T e agli effetti del ritiro del
7.1. Premessa p. 159 calcestruzzo) l> 186
7.2. Con1pressione e carichi trasversali >) 160
9.6. Bibliografia 188
XII Indice Indice XIII

X. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi (pri- 11.4. Affinamento delle approssimazioni per estrapolazione p. 225
smatiche e anulari). Esempio 11.4. >) 226
10.1. Premessa p. 191 11.5. Soluzione di un sistema di equazioni alle differenze espressa
10.1.1. Serie e coefficienti di Fourier » 191 mediante un 'equazione algebrica i> 227
10.1.2. Osservazioni. Proprietà dei termini delle serie 194 Esempio 11.5. l) 228
a) Simmetrie e antimetrie presentate dai termini della serie 194
b) II caso della funzione impulsiva J) 196
e) Cambiamento di denominazioni » 197

10.2. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi C) Sistemi di travi iperstatici. - L'interpretazione elastica.
prismatiche 198
10.2.1. La trave appoggiata 198 XII. Premesse e richiami.
a) Condizione di carico qualunque l) 198
b) Effetti di una coppia concentrata in un punto generico l) 200 12.1. Condizioni di equilibrio di una struttura espresse con i coef-
e) Carico radente lungo uno dei lembi 200 ficienti di rigidezza p. 233
d) Trave appoggiata alle estremità, su suolo elastico 200 12.1.1. Strutture caricate in corrispondenza dei nodi 233
e) Trave inflessa e soggetta a sforzo normale, vincolata a 12.1.2. Strutture genericamente caricate. Il ricorso a vincoli
un suolo elastico (appoggiata alle estren1ità) » 201 ausiliari J> 237
Esempio 10.1. (trave appoggiata, soggetta a varie con- 12.1.3. Casi particolari dei coefficienti di rigidezza: rigidezze alla
dizioni di carico, risolta impiegando le serie di Fourier) l> 201 rotazione e alla traslazione 238
10.2.2. La trave doppiamente incastrata 203 a) Rigidezza alla rotazione » 238
Esempio 10.2. (trave incastrata, soggetta a varie condi- b) Rigidezza al1a traslazione » 238
zioni di carico, risolta impiegando le serie di Fourier) l) 204 12.1.4. Distribuzione di un momento tra più aste aventi rigidezza
Esempio 10.3. (trave su suolo elastico soggetta a carichi alla rotazione nota » 240
equidistanti) 205 12.1.5. Distribuzione di una forza tra più aste aventi rigidezza
alla traslazione nota 241
10.3. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi ad 12.1.6. Osservazioni » 243
anello 206
12.2. Condizioni di congruenza per una struttura staticamente
10.3.1.Carichi radiali 207
10.3.2.Carichi radenti 208 indeterminata. Coefficienti di deformabilità l> 244
10.3.3.Carichi normali al piano dell'anello 209
10.3.4.Momenti esterni m" 209 12.3. Metodo dell'equilibrio e metodo della congruenza: due
Esempio 10,4. (anelio soggetto a carichi radiali, ripartiti modi di applicare il principio dei lavori virtuali 248
uniforn1emente su tratti) 210
Tabella 10.1. Carichi antimetrici rappresentati con serie di Fourier 211
Tabella 10.2. Carichi simmetrici, rappresentati con serie di Fourier 212 XIII. Il metodo dell'equilibrio (o delle deformazioni).
10.4. Cenni bibliografici » 213 13.1. Equazioni risolventi p. 251
13.2. Osservazioni 253
XL L'impiego delle differenze finite nello studio delle travi. Esempio 13.1. 258
Esempio 13.2. 260
11.1. Differenze finite. Premessa p. 214
13.3, Applicazioni del 1netodo dell'equilibrio: equazioni tipiche
11.2. Applicazioni allo studio delle travi » 217 per strutture ricorrenti 262
a) Travi prismatiche 217 13.3.1. Telai piani con i nodi che ruotano e che traslano >) 262
b) Travi di sezione variabile » 220 Esempio 13.3. >) 266
e) Trave su suolo elastico secondo Winkler » 220 Esempio 13 .4. l) 267
Esempio 11.1. » 221 13.3.2. Sistemi di telai e mensole soggetti ad azioni orizzontali >) 268
Esempio 13.5. >) 271
11.3. Affinamento delle approssimazioni operando sulle condi- 13.3.3. Telai piani aventi i nodi che ruotano e non traslano >) 275
zioni ai limiti mediante sviluppi polinomiali i> 222 Esempio 13.6. >) 276
13.3.4. Telai piani aventi i nodi che traslano senza ruotare 278
Esempio 11.2. l) 223 Esempio 13.7. >) 280
Esempio 11.3. 224 Esempio 13.8. >) 282
XIV Indice Indice xv

J3.4. Applicazioni del metodo dell'equilibrio: procedimenti itera- 15.2. Matrice delle rigidezze e matrice delle deformabilità p. 340
tivi per l'equilibramento dei momenti P· 282
13.4.1. Osservazioni sui metodi iterativi 282 15.3. L'impiego delle matrici nel metodo dell'equilibrio 342
13.4.2. Telai con nodi che ruotano ma non si spostano: il n1etodo 15.3.1. La matrice delle rigidezze per l'elemento strutturale isolato 342
di Cross >) 283
a) Il procedimento ,, 283
Esen1pio 15.1.
Esempio 15.2.
345
347
Esempio 13.9. 286 15.3.2. Insiemi di travi: matrice delle rigidezze e matrice delle
b) Osservazioni 287 sollecitazioni 348
e) Il metodo di Cross operando sui valori totali dei momenti a) Procedimento ordinario 348
ripartiti e trasmessi (anzichè sui loro incrementi): il pro- b) Procedimento diretto 348
cedimento diviene autocorrettivo 288 Esempio 15.3. 349
13.4.3. Telai con nodi che ruotano e si spostano. Metodo di Esempio 15.4. 353
Cross generalizzato >) 289 Esempio 15.5. 354
Esempio 13.10. >) 292 15.3.3. L'impiego delle matrici nel metodo dell'equilibrio. La
Esempio 13.11. >) 295 conciusione del calcolo >) 355
13.4.4. Telai con nodi spostabili: il caso del telaio simmetrico a a) Strutture caricate nei nodi >) 355
una sola campata (le torri) 296 b) Strutture caricate in modo qualunque 356
Esempio 13.12. 297 e) Stati di sollecitazione coattivi 357
Esempio 13.13. 298 Esen1pio 15.6. 357
13.4.5. Travi Vierendeel >) 299 15.3.4. Le equazioni risolventi hanno una parte dei termini noti
Esempio 13.14. >) 303 nulli 358
13.4.6. Strutture i cui nodi subiscono spostamenti noti >) 307
a) Telai soggetti a variazioni della temperatura media >) 307
b) Effetti per cedimenti noti dei vincoli ,, 308 15.4. Impiego delle matrici nel metodo della congruenza >) 359
e) Osservazioni ,, 309 15.4.1. Strutture isostatiche: relazioni tra azioni interne, movi-
13.4.7. Sollecitazioni secondarie per tralicci aventi le aste colle- menti e forze 359
gate rigidamente e caricati in corrispondenza dei nodi 309 15.4.2. Strutture iperstatiche: calcolo delle incognite statican1ente
indeterminate >) 362
13.5. Riduzione del numero dei movimenti incogniti e delle rela- Esempio 15.7. >) 363
tive condizioni di equilibrio. Procedimento ((dei movimenti Esempio 15.8. 364
primari impressi » 312
Esempio 13.15. >) 314 15.5. Tralicci piani e spaziali: procedimento di ca1colo «globale)>
Esempio 13.16. ,, 316 impiegando le matrici 365
Esempio 13.17. >) 319
Esempio 15.9. 367
XIV. Il metodo della congruenza (o delle forze). 15.6. Qualche osservazione conclusiva. L'impiego degli elabo-
321 ratori elettronici nel calcolo delle strutture 368
14.1. Il modo di procedere P·
Esempio 14.l. 322
Esempio 14.2. >) 325
14.2. Applicazioni del 1netodo della congruenza: equazioni tipiche XVI. Procedimenti semplificativi.
per strutture ricorrenti >) 327
14.2.1. Trave continua su appoggi rigidi o soggetti a spostamenti 16.1. Premessa p. 372
di valore prescritto: equazione dei tre momenti 327
14.2.2. Trave continua su appoggi cedevoli elasticamente: equa- 16.2. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco influenzato dagli
zione dei cinque momenti 329
331 spostamenti dei nodi l> 373
Esempio 14.3.
14.2.3. Reticoli di travi >) 332
Esempio 14.4. >) 335 I 6.3. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco influenzato dalle
Esempio 14.5. 336 rotazioni dei nodi 374

XV. L'impiego delle matrici nell'analisi delle strutture. 16.4. Telai aventi lo stato di sollecitazione influenzato sia dalle
rotazioni, sia dagli spostamenti dei nodi J> 377
15.1. Premessa p. 338
15.1.1. Generalità >) 338 16.5. Il comportamento delle strutture «a telaio)) interpretato
15.1.2. Simboli e numerazione dei nodi >) 339 con fittizi schen1i continui 379
XVI Indìce

16.5.1. Premessa p. 379


16.5.2. Pareti irrigidenti con una o più serie di fori allineati ver-
ticalmente » 380
Esempio 16.1. » 387
Esempio 16.2, 388
Esempio 16.3. 390
16.5,3, Parete irrigidente collegata a un telaio soggetta a carichi
orizzontali 393
Esempio 16.4, 396

16.6. Sistemi strutturali soggetti a comportamento spaziale per


carichi orizzontali. - Le azioni sulle varie strutture compoM
nenti. Un procedimento di calcolo semplifìcativo 398
Notizie bibliografiche e storiche » 403
Indice degli autori 411

A)

MATRICI E RISOLUZIONE DEI SISTEMI


DI EQUAZIONI LINEARI - RICHIAMI RICORRENTI
NELLO STUDIO DEI SISTEMI DI TRAVI

1 - POZZATI, JI-1.
CAPITOLO I
MATRICI

1.1. l'rentessa.
a) Le difficoltà crescenti della soluzione dei problemi connessi con le
attività della tecnica hanno fatto avvertire sempre maggiore l'importanza
di poter disporre di un linguaggio matematico che, senza divenire eccessi-
vamente ermetico, fosse il più possibile sintetico e semplice.
La definizione delle matrici e della relativa analisi corrispose a tale
esigenza. Infatti, poichè nei calcoli si deve effettuare spesso il maneggio di
vari elementi suscettibili delle medesime operazioni, si ritenne opportuno
aggregarli in «matrici » (ossia in insiemi) ciascuna distinguibile con un solo
simbolo; e poichè certe operazioni tra gli elementi di due o più di esse sono
ricorrenti, fu conveniente tradurle una volta per tntte in ben determinate
proprietà e regole, dando così vita a una corrispondente algebra che, se per
certi aspetti mantiene legami e somiglianze con quella tradizionale, per altri
possiede peculiari attributi e sviluppi meritevoli di essere ricordati.
Con l'introduzione delle matrici si è compiuto un passo importante nel
simbolismo matematico, la cui definizione fu tutt'altro che rapida e prese
corpo a mano a mano che si complicarono i problemi e le relative risposte.
AH 'inizio, quando il pensiero matematico si co1ninciò a organizzare, le ope-
razioni vennero descritte con espressioni prese esclusivamente dal linguaggio;
poi si cercò di abbreviare i discorsi usando particolari vocaboli e segni Cl.1 ).
L'intendimento restava però fondamentalmente quello di costituire una più
duttile intesa inatematica e passò un lungo tempo prima che nascesse I'al-
gebra, ossia prima che, con l'impiego delle lettere nel calcolo, i simboli per-
dessero il diretto aggancio con particolari significati e stessero a indicare
invece entità e numeri generici; di questi, impiegando l'algebra, si poteva
far restare soltanto il concetto più generale fissando, con processi operativi
non contingenti, proprietà e riferimenti immutabili espressi con un linguaggio
di ampia portata.

(t.tJ Principalmente per merito del matematico greco Diophantus, vissuto nel terzo
secolo dopo Cristo. Diophantus creò una forma di scrittura matematica, ma i simboli e i
vocaboli rappresentarono soprattutto delle abbreviazioni e furono adottati per indicare
particolari e non generiche entità e operazioni; tuttavia l'incognita o le incognite vennero
indicate con lo stesso simbolo, indipendentemente dal problema trattato.
4 Capitolo primo Matrici 5

Ciò che ci appare ora tanto spontaneo e semp_lice richiese però un lungo inventata da LEIBNIZ verso la 1netà del 1600, traduceva n1eccanican1ente
tempo di maturazione con il fallimento di innumerevoli tentativi, e la stessa proprio quella regola dell'addizione citata come esempio di un algoritmo
scelta dei simboli fu non di rado di decisiva importanza per lo sviluppo del tra i più elementari; e i movimenti necessari al funzionamento vennero prima
pensiero scientifico: agli antichi greci, per esempio, che impiegarono le lettere effettuati a mano, poi elettricamente. Ma i primi calcolatori numerici vera-
dell'alfabeto associate a un apice per rappresentare i numeri, probabilmente mente automatici vennero realizzati negli Stati Uniti durante il secondo
riuscì difficile l'idea di usare le lettere per indicare un numero generico (1 • 2); conflitto mondiale, e con essi si fu in grado, mediante impulsi di corrente
e si pensi a ciò che ha comportato Poter rappresentare chiaramente qualunque o altro sistema [comunque utilizzando elementi costitutivi funzionanti a
grandezza nu1nerica impiegando soltanto dieci simboli aventi il valore an- due stati C1 • 5>] di scrivere un numero espresso con il sistema binario di
corato alla loro posizione (1. 3). BOOLE (1. 5) e di sviluppare operazioni sui numeri, utilizzando l'algebra con-
b) Con il complicarsi dei calcoli si trovò conveniente, una volta accertata seguente allo stesso sistema e trasformazioni funzionali realizzate dai circuiti
la validità di un certo processo operativo, lasciar la dimostrazione da parte della macchina: il sistema binario, poco congeniale alla sensibilità umana,
e definire determinate regole pratiche e complessi di operazioni, detti « algo- essendo basato sui due soli caratteri O e 1, è invece adeguato alla capacità
ritmi », a loro volta rappresentabili con simboli <1 •4). Si vennero così costi- degli elementi costitutivi dell'elaboratore di dare soltanto due soli tipi di
tuendo vere e proprie \(macchine mentali », ossia automatismi con i quali risposta, ma in tempi straordinariamente brevi, dell'ordine, attualmente,
le operazioni, seguendo schemi preordinati, il più delle volte vengono adottate di 10-'-:- J0- 9 secondi. Si potè così disporre di elaboratori di calcoli di
passivamente. Per citare un esempio il più elementare possibile, si pensi straordinaria efficacia: tuttavia per essi occorreva poter programmare le
quando, nell'effettuare un'addizione, il riporto relativo alla somma dei nu- operazioni impiegando un simbolismo il più possibile chiaro e sintetico;
meri di una colonna viene aggiunto come addendo alla colonna a sinistra, e le matrici, con la relativa algebra, poterono rispondere pienamente a tale
in genere senza chiedersi se esso rappresenti decine, centinaia o migliaia: esigenza.
in questa banale operazione è già insita l'idea, comune agli algoritmi ben Fu questo fortunato incontro con le necessità presentate dal funziona-
più complessi, di fornire, in relazione a un certo scopo, regole pratiche il mento dei calcolatori elettronici a favorire la grande diffusione dell'algebra
più possibile se1nplici e di poter operare in un certo modo spesso senza 1natriciale, a parte s'intende la sua utilità immediata di stenografia operativa:
preoccuparsi di darne ogni volta giustificazione; e il vantaggio può essere essa è quindi strumento assai utile per l'esecuzione di calcoli che, senza l'im-
notevole, pnrchè non si perdano di vista i limiti dì applicabilità delle regole piego degli elaboratori elettronici, sarebbero impensabili per la capacità
e il ricordo del loro significato. dell'uomo. Vedremo nel cap. XV alcune particolari applicazioni riguardanti
È evidente che, introdotti tali automatismi mentali, l'esecuzione mate- i sistemi di travi, ma ormai le matrici sono correntemente impiegate per il
riale delle operazioni si presentò come il fatto più affaticante; e sempre più calcolo di qualunque tipo di struttura, in particolare quelle continue, trattate
si avvertì la necessità di rendere automatico lo sviluppo degli stessi algoritmi, con gli elementi finiti.
ossia di poter disporre anche di macchine calcolatrici. La prin1a di queste, Può essere però opportuno osservare sin da ora che l'utilità dell'algebra
delle matrici, essendo soprattutto connessa con l'uso degli elaboratori elet-
(i.zJ I nun1eri 1, 2, 3, ... venivano indicati con oc', \3', y', ... ; tale scrittura si sviluppò tronici, non può venire efficacemente illustrata con esempi elen1entari, per
verso il quinto secolo avanti Cristo. .
(L 3 l Il matematico arabo Muhammad ibn Musà visse intorno al1'800 dopo Cnsto e
venne chiamato al-Khuwarizmi 0 con riferin1ento alla regione dalla quale proveniva. Di (1.G) Terminali di transistori ai quali può venire applicato o no un impulso di corrente,
due sue opere una si intitolava deformando il suo nome nella traduzione latina, Algoritn1; o che possono essere portati a due diversi stati di tensione; elementi magnetici con due
dicit e il titolo ispirò la den~n1inazione di uno dei concetti basilari nella matematica; sensi di polarizzazione, ecc.
il libro tra l'altro riportava il sistema decimale, escogitato da matematici indiani che ave- <1 · 6 l G. BooLE, An InvestigaNon ;nto the Laws of Thought ... , London, 1856.
vano da tempo adottato il <1 sistema dei valori di posizione l>, intendendo con ciò il fatto Adottando la base 2, ossia il sistema binario, si impiegano soltanto i nun1eri O, 1.
che in un numero il valore della cifra cambia a seconda del suo posto (nel numero 2002, Ad esen1pio il numero 43 può essere rappresentato nel seguente modo:
il primo 2 è mille volte maggiore dell'altro; ma ovviamente.il valore .di .posizione non è
circoscritto al sistema decimale). La seconda delle opere citate era intitolata Alshebr... 43~4·10 1 +3 · 10°=1·25 +0. 2 4 +1·2 3 +0. 2 2 +1·21 +1. 2°;
(sistemazione ...); e dal titolo derivò la parola {(algebra)'/. , .
(lAl A tale proposito può essere interessante ricordare quanto LAPLACE affermo in un quindi, scrivendo in ordinata successione i coefficienti che moltiplicano le potenze di base 2,
passo della sua Exposition du système du monde (~ 799): «.... La. fecondit.à del~'anali.si .alge- 1a scrittura in forma binaria è 101011.
brica è così grande che basta tradurre nel suo linguaggio universale i fatti speciali per . L'osservazione di Boole, che sen1brò relegata al campo matematico e filosofico, trovò
veder crescere dalla sua semplice forma di espressione una quantità di fatti nuovi e ina- invece un impiego pratico utilissimo per esprin1ere il linguaggio degli elaboratori elettronici:
spettati)'/, . _ , . . questi infatti, trasmettendo o bloccando ad esempio un impulso elettrico, sono in grado,
In questa visione delle possibili conquiste del pensiero matematico trovano lun1tato come figurativan1ente si dice, di rispondere soltanto si=l, no=O, quindi di esprimere in
spazio l'intuizione e la fantasia; e molte acquisizioni sono il risultato del funzionamento forn1a binaria un numero.
di una vera e propria macchina mentale. Dallo stesso Boole venne sviluppata un 'algebra binaria.
6 Capitolo primo Matrici 7
i quali i consueti metodi operativi possono alle volte riuscire p1u efficaci; trici, essa corrisponde all'unità nell'algebra e viene detta anche matrice
essa si può chiaramente rivelare soprattutto nei casi complessi. identità.
Quando n= 1 si ha la matrice colonna o vettore, che conviene distinguere
1.2. Definizioni. col simbolo:
a,
a) Si definisce matrice di ordine (o rango) mXn l'insieme ordinato di a,
m X n elementi (entità qualsiasi, prive o dotate di dimensioni fisiche tra loro
anche non omogenee) distribuiti in m «righe» ed n «colonne» secondo a={a}= [1.3]
il quadro:
On
a,,
a,,
022 aain
2n
1
[1.1]
Per essa, che ha particolare importanza, vengono frequente1nente usati
A=[A]=

a~J,
altri simboli, quali {ai}, {A}, e gli elementi a1 ••• arn sono spesso detti com-
ponenti o coordinate del vettore a; qualunque gruppo di numeri o di varia-
aml am2 bili può essere definito come vettore. Inoltre, mentre le matrici rettangolari
o quadrate verranno usualn1ente rappresentate, con1e si è detto, con lettere
nel quale con ai1 si indica, come di consueto, il generico elemento apparte- maiuscole, i vettori saranno indicati con lettere minuscole e i relativi ele-
nente alla riga i e alla colonna j. menti (componenti) avranno naturalmente un solo indice (l. 8J.
L'insieme [1.1] può essere indicato anche in altri modi: [Al,nxn. [a], [a,;], A; Tra le matrici aventi caratteristiche particolari è opportuno citare anche
e generahnente l'ordine non viene annotato, se non è necessario per la com- le nlatrici triangolare superiore e triangolare inferiore: la prhna di esse ha
prensione delle operazioni C1 •7l. nulli tutti gli elementi posti sotto la diagonale principale, la seconda tutti
Appare quindi chiaro che a una matrice non corrisponde alcun valore gli elementi al di sopra; per esempio:
numerico e che pertanto la sua definizione nulla ha a che vedere con quella
o

l
di determinante (v. par. 1.3.3). Gn
A seconda della loro configurazione, alle matrici sono state attribuite a,, [1.4]
diverse denominazioni che può convenire una volta per tutte definire. a,,
Quando m=n, una matrice è detta quadrata e sono chiamati principali
gli elementi a,, collocati lungo la diagonale. Casi particolari di essa sono: Data una 1natrice A, si definisce sua trasposta At (o AT, A') la 1natrice
la matrice simmetrica (a,1=a1,) e la matrice diagonale (nulli tutti gli elementi dedotta dalla A scambiando le corrispondenti righe e colonne, col risultato
eccettuati quelli sulla diagonale principale); ed è evidente che un numero che per la A' ogni elemento a',1 risulta uguale ad a;, e l'ordine m X n di-
può esser considerato una matrice quadrata di ordine 1 x I. viene n x n1. Così, ad esempio:

l
Inoltre è rilevante la definizione della matrice unità (indicata col simbolo I), au
che è una matrice diagonale (quindi quadrata) con tutti gli elementi princi- A'= [A]'= a12 [1.5]
pali uguali ad 1, ad esempio del tipo: _ G13

[1]=[1] 3 = l~ o
1
o
[1.2]
In particolare una niatrlce riga può essere considerata 1a trasposta di
una matrice (o vettore) colonna:

per la quale al solito, quando è possibile, l'indice si sottintende; per le a'={a}'=[ a1 a 2 a,], [1.6]
ragioni che vedremo a proposito del prodotto o della divisione di ma-
e pertanto {a}t o at sono i simboli con i quali essa viene di solito indicata.
<1 •7 l
Nel presente capitolo le matrici verranno indicate per semplicità, seguendo una
diffusa preferenza, con semplici lettere maiuscole e corsive (per es. A). ti.s) Ne] presente capitolo i vettori, o matrici colonne, verranno indicate per semplicità,
Nelle applicazioni riguardanti le strutture (cap. XV) preferiremo in genere, onde evitare seguendo una diffusa preferenza, con semplici lettere minuscole e corsive tra parentesi graffa;
confusioni, racchiudere le lettere maiuscole tra parentesi quadre (per es. [A]). per es., {a}.
8 Capitolo primo Matrici 9

Ovviamente una matrice simmetrica (aii=a1i) coincide con la sua tra- 1.3.2. Prodotto di matrici.
sposta; e la trasposta di una matrice triangolare superiore diviene triangolare
a) Non è un'operazione ovvia. Si definisce prodotto di due matrici A,
inferiore e viceversa.
B una matrice C il cui generico elemento c,i è la so1nma dei prodotti, ele-
Inoltre due matrici sono definite uguali, se sono uguali tutti i loro corri-
mento per elemento, degli elementi della riga i di [A] con quelli della co-
spondenti elementi; pertanto l'uguaglianza può esistere soltanto fra matrici
lonna j di [B]. Ad esempio:
del 1nedesimo ordine. Una matrice è detta nulla se tutti i suoi elementi sono
uguali a zero.
Matrici di tipo particolare verranno definite nei par. 2.7, 2.8.
b) Sottomatrici. Una matrice può comprendere elementi di diversa natura
o dotati di proprietà diverse, che può convenire raggruppare in sottomatrici con:
suddivise da linee tratteggiate. Così, ad esempio, per la matrice c11=a11 b11 +a12 h21, c12=a11 h12+a12 b22,

C13=ll11 b13+a12 b23' C21 =G21 b11 +a22 b21, ... ;

pertanto l'espressione del generico elemento della matrice e risulta (se n è il


numero delle colonne della A, e anche il numero delle righe della B):
n

può convenire la segmentazione indicata, volendo dar rilievo al particolare cii= E a18 • b81 • [1.8]
8=1
carattere di alcune sue parti, ossia alla presenza della sottomatrice A 12 uni- Un esempio numerico:
taria e alla A 22 nulla. Ovviamente i termini A11 , ... , A 22 sono da considerare
a loro volta elementi di una matrice, suscettibili pertanto di qualunque ope-
razione definita nell'analisi matriciale.
AB= [ ~ ! l [! -~ ~ ]= [ ~:: ~:: ~:: ] ,

1.3. Operazioni sulle matrici.


Cu=[ 1 3] [ ! ]=J • 1+3 ·4=13,
1.3.1. Somma di matrici.
c 23 =[ 2 4 ] [ ~ ] =2 · 3+4 · 6=30;
per cui si ottiene:
Si somn1ano matrici di uguale ordine sommando i loro corrispondenti
elementi; matrici di ordine diverso non possono venire sommate. Regola
13
C= [ 18
13 21
16 30
l ·
analoga vige per la sottrazione. Evidentemente valgono le proprietà commu-
tativa e associativa: b) Possono essere opportune alcune osservazioni. Innanzi tutto, conse-
A-!-B=B+A, guentemente alla definizione data, il numero degli elementi di una qualunque
A+B+C=(A+B)+C. riga della A deve essere uguale a quello degli elementi di una qualunque
colonna della B, ossia le colonne della A debbono esser tante quante le righe
Volendo moltiplicare una matrice per un numero ). (ossia sommarla della B: quando questa condizione è soddisfatta, le matrici« fattore» si dicono
À volte), si deve moltiplicare ogni elemento per },, quindi: compatibili e il loro prodotto può essere eseguito. Quindi la condizione di
compatibilità richiede che, indicando con m X n l'ordine della prima matrice
ÀA=À[ a1; ]=[ Aa;;]. fattore e qX r quello della seconda, si abbia n=q; e l'ordine della matrice
prodotto risulta m X r:
In particolare, se il numero 2 moltiplica una matrice unità, ad esempio
di ordine 3, si ottiene:
o
Al=l ~
Ovviamente, per il prodotto di più matrici:
}, [1.7]
o
la matrice AI è detta scalare. si deve avere q=r, s=t, e l'ordine della matrice finale D è p X u.
10 Capitolo prin10 Matrici II

Da quanto è stato detto si ha che il prodotto di un vettore {a}' riga (di Inoltre, se AB=I, si ha anche BA=I: infatti, posto BA=C e postmolti-
n componenti) con un vettore {b} colonna (di m componenti) può essere plicati entrambi i membri per B, si ha BAB=CB; ma, essendo AB=I e
eseguito soltanto se m=n, e il risultato è una matrice di ordine 1 X 1, com- BI=IB, si ottiene IB=CB, e in definitiva C=I, BA=I.
prende quindi un solo elemento; ad esempio:
d) Valgono le proprietà distributiva e associativa, ossia:
{a}'{b}=[ a1 a2 ] [ ~:] =[(a b +a,b
1 1 2)] ; A (B+C)=AB+AC, [I.IO]

ABC=(AB) C=A (BC). [1.11]


iuvece il prodotto {a}{b}' è sempre possibile e fornisce una matrice di
ordine mxn: e) Per quanto riguarda la trasposizione di un prodotto, è facile rendersi
conto che:
{a} {b}'=[ :: ] (AB)'=B'A' . [1.12]
Infatti, detta C la matrice prodotto, un generico elemento di questa, per la regola
e) Il prodotto non gode della proprietà commutativa, quindi in genere data, può essere simbolicamente scritta (r=riga, c=colonna):
si ha:
c,;=r; (A) ci (B),
AB#BA;
o anche, per la definizione di matrice trasposta:
infatti, ad esempio:
c,;=c, (A') r; (B')=r; (B') e, (A') ; [a]
A =[ - I3
-n· B =[ ~ ;] ' pertanto, poichè un qualunque elemento della et vale ctii=ci" per la [a]
Ctij=l"i (Bt') Cj (At)'
si ottiene:

AB=[ -3
9
~~]. BA=[~ ~] ; quindi C'=B'A'.
Così, ad esempio, date le due matrici:

e in particolare l'esempio mostra che il prodotto di due matrici non nulle


può risultare nullo. A causa di tale proprietà, è necessario precisare se una
matrice viene premoltiplicata o postmoltiplicata per un'altra; nel prodotto AB, si ha:
B è premoltiplicata da A e, viceversa, A è postmoltiplicata da B. Però,
quando si abbia a fattore la matrice unitaria, la proprietà commutativa è 7 IO]
valida, ossia: [23 34 ,
(AB)'= 15 22

IA=AI=A. [1.9]
B'A'= 157 22
10] .
Di ci~ è immediata la constatazione applicando la solita regola del prodotto; [ 23 34
ad esen1p10:

[6 ~ l
In maniera analoga è semplice constatare che:
(AB C)'=C'B'A', [1.13]

[~ j) Il prodotto di matrici simmetriche genera una matrice in generale non simme~


trica: infatti, una matrice simmetrica deve coincidere con la sua trasposta, inoltre
(punto e) (AB)'=B'A'; quindi (AB)' risulta uguale a BA (essendo per ipotesi A, B
e l'ordine della matrice unitaria (che è quadrata) dev'essere uguale al numero delle simmetriche) e non ad AB, come dovrebbe essere se la matrice prodotto AB fosse
righe o a quello delle colonne della [A], a seconda che il legame sia di premoltipli- simmetrica.
c~z1one o postmoltiplicazione. Appare quindi chiara la ragione per la quale la ma- Per quanto è stato detto, se A è simmetrica, la matrice AA è ancora simmetrica:
trice I è detta spesso, come è stato accennato, <(identità»; in particolare l'opera~ la matrice AA è indicata con A 2 , e una notazione simile si usa per potenza della
zione la riproduce il vettore a, quindi la e a sono la medesima cosa. matrice A di più elevato indice.
12 Capitolo primo Matrici 13

g) Il prodotto L 1 L 2 L 3 ... di matrici triangolari inferiori è una matrice inferiore; 1.3.3. Determinante di una matrice.
e una proprietà analoga vale per quelle superiori. Ad esempio:
L'analisi delle n1atrici viene utilmente impiegata, insieme con la teoria

[g 3
-1
o -n rn 2
1
o ~J~rn -1
o
7
~~l ·
h) Il prodotto D 1 D 2 D 3 ••• di matrici diagonali è una matrice diagonale, nella
dei determinanti, nella risoluzione dei sistemi di equazioni, per cui può
essere conveniente il richiamo di alcuni risultati salienti di tale teoria.

a) Definizioni.
quale ogni elemento è uguale al prodotto dei corrispondenti elementi; ad esempio: Con i simboli:

[g
o
-3
o ~] [-g
o
3
o ~] [-g
o
-9
o 20
g l· [1.14]

i) Moltiplicazione di matrici comprendenti sottomatrici.


E stato accennato che alle volte può convenire di raggruppare gli elementi in si indica il determinante di ordine n di una 1natrice quadrata di ordine n x n.
sottomatrici e che nulla vieta di considerare queste a loro volta elementi, rimanendo
ovviamente valide tutte le operazioni dianzi definite. Vediamo un esempio: il si- Le definizioni di matrice e di determinante non hanno nulla in comune:
sterna: La prima, come si è detto, è un insieme di elementi che in genere si indica
racchiuso tra parentesi quadre; il secondo, con gli elementi posti tra sem-
plici barre, esprime invece un preciso valore numerico, ottenibile seguendo
ben determinate operazioni. Ricorrendo queste nell'importante problema
della risoluzione dei sistemi lineari, si trovò conveniente una volta per tutte
codificarle; e poichè sono abbastanza semplici seguendo la regola di Laplace,
può essere, come è indicato, suddiviso in sottomatrici e rappresentato nel seguente può essere opportuno un breve loro richiamo, unitamente con le più rile-
modo, con evidente impiego dei simboli: vanti proprietà.

Dato un determinante J a I, si chiama minore Mii di un elemento aii il determi-


nante ottenuto sopprimendo in j a I la riga i e la colonna j. Quindi, ad esempio, per
sviluppando il prodotto, si ottiene: il determinante:

Ia
an
i~ a,,
a,, a,,
a22 a2a
I,
Ia,, a32 a3a

i minori M 11 , M 21 sono:
e s'intende che la suddivisione in sottomatrici deve rispettare, nel caso del prodotto,
la regola della compatibilità. Mn=[ a22
G32
a23 [,
G33

l) Prodotto di una matrice con una matrice diagnonale. Si definisce inoltre con/attore C,1 di un elemento a,1 :
Come è stato detto, una matrice dif!gonale D ha nulli tutti gli elementi non
appartenenti alla diagonale principale. E facile riconoscere che se B=DA si ha C,1=(-l)t+i M11,
(Pi=riga generica; dt=elemento della riga e della colonna i appartenenti a1la ma-
trice quadrata D): per cui, riferendosi al caso precedente:
'" (B)~d, '"(A) ;
infatti, sviluppando ad esempio il prodotto:
La definizione di confattore è utile per ricavare il valore di un determinante e
per definire il segno del relativo minore; può essere con1odo aver presente la se-
guente tabella riguardante la matrice degli elementi:
si trova: b11 (elemento della 1a riga)=d1 a11 , +-+- .. .
Analogamente, se B=A D, -+-+ .. .
+-+- .. .
c1 (B)~d, c1 (A).
Capitolo primo Matrici 15
14

b) Sviluppo di un determinante. Regola di Laplace. b) Deduzione diretta della matrice inversa. Data una matrice A, gli ele-
menti x,1 della matrice inversa A-1 debbono, per la [l .17], soddisfare la
Il valore di un determinante può essere calcolato impiegando i confat- condizione:
tori c,1 degli elementi di una qualunque riga o di una qualunque colonna.
Nel primo modo, se n è l'ordine del determinante: Xn X12 •.• X1n ] Gn a12 ••• 0 1n ] [ 1 O ... O]
n X21 X22 ··• X2n G21ll22···G2n=Ol o
•.•
I aJ=E a,1 Ci;; [1.15] [
....... [
. . . .. .. .
1=1 Xn1 Xn2 Xnn _ Gn1 Gn2 ... Gnn O O 1
ossia il valore di un determinante è ugnale alla somma dei prodotti di tutti
gli elementi di una sua riga qualunque per i relativi confattori; oppure, se Poichè si tratta di moltiplicazioni di matrici (par. 1.3.2), le somme dei
lo sviluppo viene attuato prescegliendo una colonna j: prodotti degli elementi della prima riga di A-1 per i corrispondenti elementi
della prima, seconda, ... , ennesima colonna di A, debbono essere ordinata~
n
JaJ=Ea, [l.16] mente uguali agli elementi c11 , c12 , ••• , c1n della matrice prodotto, ossia in
1 c,1 •
i=l questo caso a 1, O, ... , O, quindi:
Ovviamente i confattori sono, per la definizione precedentemente data, G11 X11 +a21 X12 +... +an1 X1n = 1,
determinanti di ordine (n-1), a loro volta calcolabili applicando la medesima ll12 X11+a22 X12+ ... +an2 X1n=O,
regola; per cui, con operazioni a catena, ossia gradualmente declassando
l'ordine del determinante, si può giungere al risultato finale.
Così, ad esempio, sviluppando il seguente determinante con gli elementi della per cui ripetendo analoghe operazioni per le rimanenti righe della A-1, si
prima linea sì ottiene: ottengono n sistemi di equazioni indipendenti tra loro, che consentono di
3I
definire la matrice inversa.

Ii ~ =1 l-i
-i - ~l+ 2 C-l)[i ~[+c- 3 l[i -i[=
l 2
Per esempio, volendo ricavare la matrice inversa nel seguente caso:
=1 (-10 -6) -2 (8 -12) -3(4+10)=-50'
I 2 -3] [1 OO]
ed è immediato constatare che il valore non cambia operando sugli elementi di [24 -51 26 oO O1 oI '
=

una qualunque altra riga o di una qualunque colonna.


gli elementi X 1i, x12 , x 13 si ottengono dalle equazioni:
1.3.4. Inversione di una matrice. Proprietà relative alla matrice inversa. X11+4X12+2X13=l

a) Tale operazione ricorre, come vedremo, nella soluzione dei sistemi 2X11-5X12+ X13=0
di equazioni impiegando le matrici; la definizione di matrice inversa è utile
-3x11 +6x12 +2xu1=0
anche per dare espressione formalmente esplicita alle incognite di un sistema,
con vantaggi operativi. e valgono (a meno di -1/50) X11 =-16, x 12 =-7, x 13 =-3. In modo analogo si
1 calcolano i rimanenti elementi incogniti.
Data una matrice quadrata A, si definisce sua matrice inversa A- una
matrice, anch'essa quadrata e dello stesso ordine, tale che il loro prodotto
sia uguale alla matrice unitaria I (vedi par. 1.2 a); quindi per definizione, e) La mat1'.ice inversa dedotta i111piegando i con/attori.
e tenendo presente che se AB=l anche BA=I (v. par. 1.3.2 e): Per la regola [l.15] di Laplace si può scrivere, con riferimento ai soliti
[l.17 a] simboli:
n { =J
A I per r=i, [l.18 a]
[l.17 b] E a,1 c,1
1~1 = O per r,,< i Cl.DJ. [1.18 b]
ed è evidente l'analogia con l'algebra ordinaria.
L'inversione di una matrice può essere ottenuta direttamente dalla defi- <1 •9 > Se una 1natrice quadrata ha due righe (o due colonne) uguali il determinante è
nizione [1.17], come vedremo nel punto b), oppure utilizzando particolari nullo. Lo sviluppo [1.18b] coincide con quello relativo alla riga r di {1na matrice avente
proprietà connesse con i determinanti (punto e). a, 1=a,i.
16 Capitolo primo Matrici 17

Prepariamo quiudi la matrice dei confattori C,1 degli elementi a,1 della A: quindi trasponendo il primo membro della [a] e tenendo presente la [1.13], (A'~A),

(AA- 1 A')'~A(A- 1)'A'~A(AA-')'~AJ~A, [b]


C12
C22 ...
C,n]
C2n e confrontando la [a] con la [b] si ottiene:
[1.22]
Cn 2 ••• • C,:,, '
per cui la A-1, risultando uguale alla sua trasposta, è sìm1netrìca.
e consideriamo la sua trasposta, o come brevemente si dice, la matrice ·ag~
giunta À" della originaria A: Infine notia1no che:
[1.23]

[l.19] come si ha immediata conferma premoltiplicando entrambi i membri per AB.

A titolo d'esempio, determiniamo per la matrice:

È allora facile ottenere, sviluppando il prodotto delle matrici A e À"


[1 2-3]
r· "· .. 1l r
A~ 4 -5 6 ,
e ricordando le relazioni [l.18]: 2 1 2
c,,

~::1 ~· 1:1 ..... '1"1:1


". 1
la sua inversa, già calcolata nel punto b) precedente con procedin1ento diretto. Il
a21 G22 ... G2n c.,
Cm C22
c•• " determinante della A vale I A [~-50 (par. 1.3.3b). La matrice dei confattori e la
relativa trasposta, ossia l'aggiunta di A sono (ricordando l'alternanza dei segni
= indicata nello schema al par. 1.3,3a):
Gn1 Gn2 ". Gnn _ Cm C2n

ossia, per la [1.7]:


À"
c~[=1~
- 3
: li],
-18 -13
A"~C'~ [
-16
11
ÀÀ"=\A I I, Aw=I.
quindi, secondo la [1.20] ,
Quindi in definitiva risulta, per la definizione [l.17] (AA-1 =1):
-146 0,06]
À"
[J.20] A-'~(- 5~) [
0,36
A-'=w, 14 0,26
(gli elementi della prima riga coincidono con quelli ricavati ne1l 'ese1npio prece~
e gli ele1nenti aii della matrice inversa valgono: dente par. b).
cji
a,1=g. [1.21]
1.3,5. Derivata e integrale di una matrice.
Sono di conseguenza chiare alcune proprietà della matrice inversa: la Si deriva (o si integra) una matrice derivando (o integrando) ogni suo elemento.
matrice A dev'essere quadrata, per poter calcolare A la stessa A- risulta I I; 1 Ad esempio:
quadrata, essendo tale quella aggiunta; la A non deve essere singolare ci.io).
X 2x 2 ] dA [ 1 4x ·1
Inoltre è facile verificare che l'inversa di una matrice simmetrica A (per A= [ 3x3 4x4 . ' dx = 9x 2 16x3 '
la quale quindi À=À') mantiene il carattere di simmetria.

Infatti, essendo per definizione, AA-1 =! si ha, postrnoltiplicando per At, Altre particolari operazioni e altre matrici frequenten1ente impiegate
AA-1 A'~IA'~A'~A; [a] (matrice «ortogonale» e matrice «rotazione») verranno ~icordate nei pa~
ragrafi 2.7 e 2.8.

<1.10) Una matrice viene detta singolare quando il suo determinante è nullo.
2 - POZZATI, II-1.
Equazioni lineari 19

quando, per chiarezza, sia ritenuto opportuno mettere in evidenza tali


notazioni.
Abbiamo già accennato che le incognite x1 , ... , Xn sono dette componenti
del vettore x e, analogamente, i dati c1 , ... , Cn componenti del vettore c.
In termini sintetici, l'equazione [2.3], o l'equivalente [2.4], può essere inter-
pretata dicendo che il prodotto Ax di una matrice per un vettore x è uguale
a un altro vettore e; quindi la matrice A può essere considerata alla stregua
di nn operatore.
CAPITOLO II La soluzione della [2.3] può essere scritta, ntilizzando la definizione di
RISOLUZIONE DEI SISTEMI DI EQUAZIONI LINEARI matrice inversa (par. 1.3.4):
[2.5]

e si possono ottenere facilmente i valori delle incognite Xt una volta che sia
2.1. Considerazioni introduttive. stata calcolata, qualora esista, la matrice inversa A-1, dipendente soltanto
Nello studio delle strutture si presenta frequentemente la necessità di dalla A.
risolvere sistemi di equazioni lineari. Infatti, a parte i proble1ni caratteriz- La scrittura sintetica [2.5] della soluzione, che consente di esplicitare il
zati da un numero finito di gradi di libertà, i casi continui elastici possono vettore incognito x, ossia una serie di quantità incognite, con1e se si trattasse
essere in genere trasformati in problemi algebrici, convertendo le equazioni di un'incognita soltanto, è utile nei processi algebrici. Per il calcolo concreto
differenziali in equazioni alle differenze. è necessario determinare la matrice inversa; ed è allora facile constatare

ai1
G21 X1
~1 +a12 X2.+ ... +a1n Xn: C1
+a:::z X2 +... +a2n
............
Xn - C2
I
Un sistema di n equazioni lineari in n incognite x1' ... , Xn è del tipo:


'
[2.1]
(par. 2.2) la coincidenza, sotto il punto di vista operativo, con la regola
di Cramer.
I metodi di calcolo escogitati per la soluzione dei sistemi di equazioni
lineari sono numerosi; pertanto ci limiteremo a ricordare quelli che hanno
maggiore rilevanza sia per la loro convenienza pratica (e l 'ìnversione della
lln1X1 +an 2 X2+··· +ann Xn=Cn 111atrice non è tra questi), sia per le proprietà che essi mettono in luce
soprattutto in relazione al calcolo delle strutture. Un cenno verrà dato
i nu1neri ai1 sono detti I< coefficienti >> e i numeri e.i, sono i «termini noti » anche ai sistemi di equazioni omogenei che, anche se raramente ricorrono
del problema; un'equazione avente nullo il termine noto è detta «omogenea», nei problemi trattati in questo volume, hanno notevole importanza nell'ana-
e analogamente viene detto omogeneo un sistema nel quale tutti i termini lisi strutturale.
noti sono nulli.
In forma matriciale il sistema di equazioni [2.1] può essere scritto:
2.2. Risoluzione di un sistema di equazioni con la regola di Cramer e
con l'inversione della matrice dei coefficienti: sostanziale coincidenza
dei due metodi.
[2.2]
a) Regola di Cramer C2 .1J.

Il valore di ogni incognita può essere ottenuto come quoziente di due


come si può verificate immediatamente avendo presente la regola del pro- determinanti: a denominatore il determinante della matrice dei coeffi-
dotto di matrici (par. 1.3.2); oppnre, più sinteticamente: cienti aiJ; e a numeratore quello della stessa matrice, nella quale però
la colonna dei coefficienti relativi all'incognita che si vuole determinare è
Ax=c, [2.3] sostituita con la colonna dei termini noti. Ricordando che una lettera maiu~
scola compresa tra due barre sta a significare il determinante di una ma~
indicando eventualmente le stesse lettere fra parentesi quadre e graffe:

[A] {x}={c}, [2.4] <2 ·1 l Si veda la nota bibliografica.


20 Capitolo secondo Equazioni lineari 21
trice (par. 1.3.3), la suddetta regola può venire scritta: di 1/I A I, moltiplicando la r1 (Aa), ossia la riga j della matrice aggiunta Aa
(che, secondo. la [1.19], è .la trasposta della matrice dei confattori C), per
[2.6] la colonna dei .ternum noti e; m.a la riga j della A• comprende gli elementi
della colonna J della matnce dei confattori, quindi il prodotto di tale r·
con: per la colo?na dei termini noti coincide, per ]a [2.8], con A; I I· iga
"11 a12 ... 011 ... G1n au a12 ... c, ... a,. In defimtiva la [2.9] è una formulazione sintetica della regola di Cramer

!Al= a21 a22 ... a2i ... 02n


I A;j= 021 022 ... C2 ... a,.
[2.7]
estesa a tutte le incognite: Ma rispetto a questa presenta, lo abbiamo già
acc~nnato, 11 v~ntagg1~ di mettere in evidenza sia la correlazione diretta
Gn1 Gn2 ... a., ... ann lln1 Gn2 ••· Cn ... Gnn
tr~ 1 d1:'e vetton :'' e, sia la parte del lavoro, richiesto dal calcolo dei deter-
I I,
mman!J A, dipendente soltanto dai coefficienti a,1. Inoltre la soluzione
Poichè, secondo la regola di Laplace, essi possono venir calcolati come nella forma [2.9] può riuscire vantaggiosa quando il sistema di equazioni
somma dei prodotti dei termini di una qualunque colonna per i relativi con- debba venir risolto. per numerose serie di termini noti, come ad esempio
fattori (par. 1.3.3. b), si può porre, scegliendo per lo sviluppo di A; la I I a~cade nel calco.Io d1 cer~e lin~e d'in~uenza; infatti essa presenta il vantaggio,
colonna dei termini noti: nspetto ad altn proced1ment1, che il lavoro è pressochè tutto concentrato
I A, l=L'
n
c, e,,. [2.8]
nd .calcolo cli A-1, dipendente soltanto dai coefficienti a,,,
ossia dalle caratte-
ns!Jche della struttura, non dalle condizioni di carico.
i=l
Un esempio di calcolo della matrice inversa è riportato nel par. l.3.4c.
La regola di Cramer non costituisce in genere il metodo più conveniente ',
per la risoluzione dei sistemi di equazioni lineari; come vedremo, l'algoritmo , c) Abbiamo accennato (punto b) che, quando il sistema è omogeneo ed
di Gauss è in genere preferibile sotto il punto di vista pratico. Tuttavia
I I . . . . fi
I I
e nullo il determmante A dei coefficienti, il sistema è indeterminato os ·
' sia
l'espressione [2.6] delle incognite consente di trarre alcune utili osservazioni: e so uz1on1 sono In numero 1n nito. Quindi, attribuito un generico valore À
quando tutti i termini noti ci sono nulli, ossia quando il sistema è omogeneo~ a nna delle incognite x,, (n-1) equazioni a scelta del sistema servono
esiste, per la [2.8], la soluzione «banale» x=O. Ma la soluzione può essere p~r c~l~olare le _restanti incognite in funzione di À, per cui restano deter~
non nulla se, per il dato sistema omogeneo, la matrice dei coefficienti è « sin- mma!J 1 rapporti x,/x,.

. o
I
golare» [nota (i.lo)], ossia se è nullo il determinante A\; e risulta in tale caso

0 . Iuoltre
indeterminata, poichè la [2.6] diviene x1= un sistema non omo- 2.3. Risoluzione delle equazioni per eliminazione: Metodo di Gauss e
metodi «di eliminazione diretta» c2 •21.
geneo (ci' O) ammette in genere una soluzione unica quando la matrice A
non è singolare; e invece non ammette soluzione quando si abbia I=0. IA 2.3.1. Metodo di Gauss.
Torneremo in seguito, nel par. 2.5, a verificare con qualche commento
tali proprietà, prendendo spunto da un esempio semplice; inoltre nel par. 2.6 . F~equentemente è tutt~ra il metodo più conveniente sotto l'aspetto ap-
si darà un cenno alla soluzione dei sistemi omogenei e agli autovalori. phcat1vo: esso consente d1 trasformare la matrice dei coefficienti a di un
sistema di equ~zioni del tipo [2.1] in un~ m.atrice triangolare su~eriore,
b) Sostanziale coincidenza della regola di Cramer con il calcolo effettuato nella . quale puo converure por_re 1 coefficienti della diagonale principale
mediante l'inversione della matrice dei coefficienti. ugu.ali .a .1; la trasform~z10ne viene ottenuta effettuando opportune combi-
naz10m linean e scambi delle equazioni date.
È già stato accennato che le operazioni necessarie per mettere in atto i due
Per richiamare in breve il procedimento conviene riferirci al seguente
modi cli procedere sono le medesime. La verifica di ciò è immediata: Secondo sistema di tre equazioni: '
l'espressione [l.20] della matrice inversa, il vettore incognito x può venire
scritto: (I) a11 X1+a12 x2+a1s x 3+c1=0,
Aa (II)
x=A-1c = - - c · [2.9] a21 X1 +a22 X2+a23 X3+C2=0' [2.10]
IA I ' (III) Gs1 X1 +as2 x 2+a33 x 3+c3=0 .
quindi, per la regola del prodotto di due matrici, una generica componente
del vettore x, ossia una generica incognita x1, può essere ottenuta, a meno 2 2
( • > Si veda la nota bibliografica.
22 Capitolo secondo Equazioni lineari 23
I modi di procedere possono essere diversi. Ad esempio, l'equazione (I) Il calcolo può essere sviluppato come mostra il seguente schema:
divisa per -a11 fornisce (a' 12 =-a12/a11 , ecc.):
(I,) Xz x, x, e
quindi sommando la (II) alla (11) moltiplicata per a 21 e la (III) alla stessa (I,)
moltiplicata per a31 si ottiene l'eliminazione dell'incognita x1 : I 20 -5 5 -3 -Il ~o
(a) -1 0,25 -0,25 0,15
(II,) a' 22 x 2 +a' 2a x3 +c2 '=0, 0,55 ~o

(III1 ) II I -21 8 2 4 -4 ~o
(b) -0,5 0,5 -0,3 -1,1
Si ripete poi il procedimento sul sistema di equazioni (II1), (III1). L'equa- (e) I 7,5 I 2,5 3,7 -5,1
zione (II1) divisa per -a' 22 diviene: (j) -1 -0,33333 -0,49333 0,68 ~o
(II2)
III -5 16 -7 9 ~o
e sommando la (III1) alla (II 2) moltiplicata per a' 32 si ha: (e) 0,75 -0,75 0,45 1,65
(III,) (g) I -4,25 I 1,41665 2,09665 -2,89
(i) 16,66665 -4,45335 7,76
Dividendo infine la (III2) per -a" 33 risulta: (I) -1 0,2672 -0,4656 ~o
(III3)
IV -3 4 -10 -12 ~o
Le equazioni (I1), (II2), (III,) costituiscono un sistema «triangolare» (d) 0,5 -0,5 0,3 1, 1
equivalente a quello originario: dalla (III3) si ottiene x 3 ; sostituendo il valore
(h) -2,5 0,83333 1,23333 -1,7
ottenuto nella (II 2) si ha x,; infine, dalla (I1), x1 .
Le varie operazioni precedentemente descritte possono venire raccolte in (m) j 4,33333 I 1,15787 -2,0176
una tabella con qualche ulteriore risparmio di operazioni (es. 2.1); cam- (n) -7,3088 -14,6176
(o) -1 -2
biando le posizioni delle equazioni conviene fare in modo che, per attenuare ~o

gli errori dovuti al concatenamento delle operazioni, il coefficiente a11 asso-


ciato alla prima incognita che si vuole eliminare abbia, rispetto agli altri,
..I coefficienti. dell~ quat~ro equazioni vengo:11-o s.critti nelle righe I, II, Ili, IV;
il maggior valore assoluto; un'analoga osservazione vale per le successive dlV!d.endo .quelli dell equaz10ne I per ( -20), s1 ottiene la riga (a).
fasi del calcolo (par. 2.4.la) c2.2i. 81 molt1phcano 1 coeffic1ent1 -2 (riquadrato nella riga II), 3 (riquadrato nella III)
Un'interessante e istruttiva interpretazione fisica del metodo di Gauss e 2. (nquadrato nella IV) per i coefficienti (0,25; -0,25; 0,15; 0,55) della riga (a)
e SI ottengono le nghe (b), (e), (il). '
è stata fornita da F. CIAMPOLINI (v. note bibl.).
. Sommando i coefficienti in colonna si ha la riga (e) e dividendo questa per (-7 5)
m~la@ '
Esempio 2.1. Il coefficiente (riquadrato) -4,25~ -5+0,75 viene moltiplicato per la riga (/)
ottenendo la (g); anche quello (nquadrato) -2,5~-3+0,5 viene moltiplicato per
Risolvere con il metodo di Gauss il seguente sistema di equazioni: la (f), .ottenendo la (h).E.così di seguito.

l
20
-2
3
2
-5

-5
-3
8

l X1J
~: +
x,
l-llj
-i
-12
=0.
Qu1nd1 al posto del sistema dato può essere considerato il sistema a scala:
-xl +0,25 X2-0,25 Xa+0,15 X4+0,55
- Xz-0,33333 x,-0,49333 xd-0,68
=O
~o

-x,+0,2672 x,-0,4656~0
3) L'equazione, con1e ad esen1pio la I, in1piegata per l'eliminazione di un'incognita
(i.
nelle restanti equazioni è detta in lingua inglese ({ pivotal )); e« pivot l) (<<perno») è il coeffi- -x4 -2 =0;
ciente (nell'equazione « pivotal l>) dell'incognita che viene eliminata. La scelta dei <{ pivots »
influenza sensibilmente il lavoro necessario per ottenere un certo grado di approssimazione. dalla quarta equazione si ricava x 4 = - 2; sostituendo ~ella terza si ha x =-O 2672 .
Nell'analisi delle strutture tale scelta frequentemente non è necessaria, presentandosi spon- : 2-0,4656=-1, ecc.; si ottiene in definitiva x1 =1, x 2 =1,99999 (il ;alore 'esatto
tanea la prevalenza dei coefficienti de11a diagonale principale. e 2), Xs=-1, X4=-2.
24 Capitolo secondo Equazioni lineari 25

2.3.2. Cenno ai metodi di eliminazione diretta o di fattorizzazione triangolare si ricava, seguendo le semplici operazioni precedentemente indicate (imperniate
(Banachiewicz, Cholesky, Crout, Doolittle): schema operativo secondo tutte sulla regola del prodotto di matrici):
Crout. Sostanziale coincidenza con lo schema tabellare del metodo di o o
Gauss.
L=
-2
l 20
~
7,5 o
-4,25 16,§ ooo J'
a) Col metodo di Gauss la matrice A dei coefficienti e il vettore dei -2,5 4,3 -7,3088
termini noti vengono gradualmente trasformati sino ad ottenere il sistema
finale a matrice triangolare U, e debbono venire registrati gli elementi delle -0,15_
J
U=l~
-0,25 0,;!5
-0,55
varie matrici contenenti un numero di incognite sempre più ridotto. Ma 1 0,3 0,493 -068
essendo alla fin fine necessario conoscere soltanto la matrice triangolare U o 1 -0,2672 g'.4656 .
o o 1
e il correlativo vettore dei termini noti À, si è pensato di potere ottenere U, A
evitando il calcolo delle matrici corrispondenti alle fasi intermedie del calcolo. b) È facile constatare che le varie operazioni sono uguali a quelle necessarie
I metodi proposti (BANACHIEWICZ, CHOLESKY, CROUT, DOOLITTLE) si per ricavare i coefficienti della tabella dell'es. 2.1 (metodo di Gauss): di conse-
basano sostanzialmente sulla scomposizione di una matrice A nel prodotto guenza i coefficienti della matrice L coincidono con i numeri riquadrati nello
di due matrici triangolari (inferiore L e superiore U; A~LU); pur presen- schema tabellare, e i coefficienti della matrice U coincidono con quelli della ma-
tando aspetti interessanti ed un'elegante idea informativa, non forniscono trice triangolare riportati nella stessa tabella.
Ad esempio, /32 si ottiene dall'operazione: a 32 =131 • u12 +132 • 1 +133 ·O, quindi
in genere salienti vantaggi pratici rispetto al metodo di Gauss trattato in sostituendo, -5=3(-0,25)+132 , da cui /32 =-4,25; nella tabella del punto a),
forma tabellare; ed anzi constateremo (es. 2.2) la sostanziale coincidenza che opportunamente ordina i coefficienti necessari procedendo col metodo di Gauss,
dello schema operativo di Crout con quello tabellare del metodo di Gauss. il coefficiente -4,25 (riquadrato nella rigag) è dato da -5+3 · 0,25. Analogamente,
per la matrice V, ad esempio u 34 viene ricavato dall'operazione: a 34 =/31 • u14+
b) La matrice A dei coefficienti e dei termini noti del sistema [2.1] può u,,,,
/ 32 • u,.+l,, · e sostituendo, -7=3(-0,15)+(-4,25) · 0,493+ 16,6 · u,., da cui
u,.=-0,2672; nella solita tabella, il coefficiente 0,2672 (riga I) è dato da [-7+

l l
essere uguagliata al prodotto di due matrici triangolari, una inferiore (L),
+3 · 0,15+(-4,25)(-0,493)]: (-16,6). Le operazioni sono quindi uguali.
l'altra superiore (U), e precisamente:

11-1O u,,1 !113


l
a11 ll12 a,n -e, r/11 o1 oO oO À1
a 21 a 22 a211 -c2 / 21 22 U2s
·:· ~'2: ~2 .
U1n 2.4. Risoluzione delle equazioni per iterazione.

a,:, ~n; .:. ~n~ :__~n _= In: I,:, in: . :f~n _ O O O ... I Àn
I metodi iterativi, con i quali la soluzione è ottenuta per successive ap-
prossimazioni, sono stati largamente impiegati per evitare la soluzione diretta
dei sistemi di equazioni, benchè si disponesse da lungo tempo del semplice
I coefficienti incogniti li1' ui1 vengono calcolati a catena, uguagliando metodo proposto da Gauss. Ovviamente, perchè il loro impiego possa essere
ogni coefficiente noto a,1 alla somma dei prodotti degli elementi della riga i vantaggioso, le varie fasi del calcolo debbono presentare una soddisfacente
di L con quelli della colonna j di U. Ad esempio: a 11 ~i11 · l, a,,=111 u,,, convergenza e richiedere operazioni il più possibili semplici e automatiche:
... , -c1 =/i1 • À1 ; a 21 =/21 , a 22 =/21 u12 +122 , e così di seguito. In particolare ma i sistemi di equazioni connessi con lo studio delle strutture presentano
si ha uli=a1i/a11' !il =Gt1· non di rado caratteristiche per le quali può essere ottenuto rapidamente
Le incognite vengono ottenute dal sistema di matrice triangolare U. un primo valore attendibile delle incognite; inoltre - riprenderemo questo
argomento nel cap. XV - l'uso di un elaboratore elettronico può essere
Esempio 2.2.
indispensabile quando la soluzione richieda di ripetere un gran numero di
volte un ciclo di operazioni; e d'altronde le soluzioni iterative consentono
Risolvere, impiegando lo schema di Crout, il sistema di equazioni già risolto preziosi vantaggi nei problemi della memorizzazione dei coefficienti in un
col metodo di Gauss (es. 2.1). elaboratore elettronico.
Soluzione.
L'idea di perfezionare progressivamente un determinato calcolo ha dato
a) Essendo: luogo a procedimenti assai utili nell'affrontare le questioni poste dall'inge-
20 -5 5 -3

l J' gneria, le cui soluzioni sono in genere da considerare non in termini di esat-
-2 8 2 -4
4 -11
tezza, bensì di accettabile grado di approssimazione. Inoltre i metodi iterativi
A= ~ -5 16 -7 9
-3 4 -10 -12 possono essere vantaggiosi anche nello studio di problemi non lineari.
26 Capitolo secondo Equazioni lineari 27

2.4.1. Iterazione continua. Metodo di Seidel <2 · 41. Ovviamente la convergenza è tanto più rapida quanto più è tenue l'in-
fluenza che, su ciascuna delle x, poste in evidenza nel sistema [2.11], hanno
a) Per semplicità di esposizione, consideriamo il sistema di 3 equa- le rimanenti incognite, ossia quanto più sono piccoli, rispetto a 1, i coeffi-
zioni [2.10] che, in forma conveniente per i successivi calcoli, può essere cienti aih quindi prevalgono, come è stato detto, i coefficienti della diago-
scritto: nale principale del sistema di equazioni originario [2.10] sugli altri coefficienti.
X1 =/31 +a12 X2+a13 X3'

X2=f32+a21 X1 +a23 X3' [2.11] b) Il procedimento è autocorrettivo.


Xa=f3a+aa1 x1+aa2 X2 · Non è necessario che le iterazioni vengano iniziate considerando nulli
x 2, x 3, ..• , Xn; qualunque valore di tentativo può essere adottato per varie xi,
Può essere opportuno precisare subito che un sisten1a di equazioni si con ovvie ripercussioni sulla convergenza. La stessa osservazione vale per
presta ad essere risolto per approssimazioni successive se la matrice dei ogni fase del calcolo, per cui al posto dei precedenti valori delle incognite
coefficienti presenta la diagonale prevalente. In particolare, la convergenza si possono introdurre valori di tentativo diversi: le operazioni successive
è assicurata se in ogni equazione il valore assoluto del coefficiente asso- varranno ad apportare le correzioni necessarie per rendere soddisfatte le
ciato a una delle incognite non è inferiore alla somma dei valori assoluti varie equazioni, e la convergenza risulterà accelerata o ritardata a seconda
degli altri coefficienti, e se ciò avviene per incognite diverse nelle varie che il valore di tentativo abbia comportato un avvicinamento o un allonta-
equazioni (2• 5); per cui queste possono essere ordinate in modo che la loro namento rispetto a quello finale. Da ciò consegue che un eventuale errore
matrice dei coefficienti presenti gli elementi dominanti a,, disposti sulla dia- viene automaticamente corretto e che, quando nell'affinamento di un pro-
gonale principale. Ed è appena il caso di osservare che, per la suddetta getto si debbono modificare i dati, e quindi ritoccare i coefficienti o i termini
condizione, in ogni equazione scritta nella forma [2.11] la somma dei vari a,1 I I noti del sistema di equazioni, si possono adottare, come valori di tentativo,
deve risultare s; I. Nello studio delle strutture frequentemente si ottengono i valori delle incognite precedentemente ottenuti. Inoltre nello sviluppo delle
sistemi di equazioni a diagonale prevalente, rappresentando spesso ogni operazioni conviene aumentare progressivan1ente il numero delle cifre signi-
coefficieute a,, l'effetto «locale>> della relativa incognita; e la scelta della ficative, a mano a mano che i calcoli vengono affinati.
struttura principale può avere notevole importanza per il verificarsi di tale
prevalenza (voi. I, par. 9.3). Esempio 2.3.
Ed ecco coine si possono svolgere le iterazioni. Prima fase: Ponendo nella prima Per illustrare il procedimento, risolviamo il sisten1a di equazioni già risolto col
equazione x 2 =x3 =0 si ricava per l'incognita x 1 il valore approssimato x/1) (l'in- metodo di Gauss (es. 2.1), che conviene scrivere nella forma [2.111:
dice in alto significa, la fase del calcolo); dal1a seconda equazione . si. ott'tene X2 (l), x1 = 0,55 +0,25 x2 -0,25 x3 +0,15 X4 ,
ponendo x 1 =x/1) e x 3 =0; dalla terza, x 3C1\ con x 1 =x/1) e x2 =x2<1). Seconda fase:
si ritorna. alla p~ima equazione e si ottiene i~ valore più approssi.mato x1< 2), tenend~ X2 = 0,50+0,25 Xi-0,25 X3-0,50 X4,
conto dei valori precedentemente calcolati x 2 =x/)), x 3 ~x 3 C), 1
dal~~ sec~nda s1 x,~ -0,5625-0,1875 x,+0,3125 x,+0,4375 x,,
ha x2<2), ponendo x8 =x3 C1), ma introducendo, per Xi, il ~al?re ptu a&g1ornato
x1 C2); dalla terza si ricava x} 2\ con x1 =x1 ( 2\ x 2 =x2<2): Po1 s1 pr~se$ue 1i;i- ~odo X4=-1,20+0,2 X1-0,3 X2+0,4 X3;
analogo, finchè in due fasi successive si ottengono, per 11 numero d1 cifre s1gn1fica-
tive desiderate, due serie uguali di valori delle incognite~ ma il seguente prospetto, 1° ciclo:
meglio delle parole, può servire a illustrare il procedimento: x1 ( 1)= 0,55,
x,C1l~p,+O+O x,(')~ 0,5+0,25 · 0,55~0,638,
X2(l)= fJ2+a:nX1 (l)+O x,(')~-0,5625-0,1875 · 0,55+0,3125 · 0,638~-0,466,
X3 (l)= {J3 + CL31 X1 (l)+ aa2X2 (1); x.(')~-1,2+0,2 · 0,55-0,3 · 0,638-0,4 · 0,466~-1,468;

X1 (z)= fJ1 -j- a12X2(1) + a13X3(1) 2° ciclo:


>-!- az3Xa(l)
X 2<2)= {J 2 +a 21 x 1<2
x 1 (')~ 0,55+0,25 · 0,638+0,25 · 0,466-0,15 · 1,468~0,606,
X3( 2)=f1a+aa1X1(z)+aazX2( 2) •••
x,(')~ 0,5+0,25 · 0,606+0,25 · 0,466+0,5 · 1,468~ 1,502,
x,(')~ -0,5625-0,1875 · 0,606+0,3125 · 1,502-0,4375 · 1,468~ -0,849,
<2 . .i) Si veda la nota bibliografica. .
t 2 -5 ) È stato dimostrato che tale condizione è sufficiente ma non necessana. x.(')~ -1,20+0,2 · 0,606-0,3 · 1,502-0,4 · 0,849~ -1,869.
28 Capitolo secondo Equazioni lineari 29
Procedendo in modo analogo: se essi sono approssimati, generalmente danno luogo, in ogni equazione, a un resi-
x,(')=0,857, x,(')= 1,861, x,(') = -0,960 , x.(')= -1,971 , duo l'i, per cui il sistema [a] può venire corrispondentemente scritto:
x,( 4)=0,959, x,(4)= 1,966, x,(')= -0,991 , x,(')= -1,994, Ax-c=r; [b]
x,(')=0,991 , x,(')= 1,993, x,(5)= -0,998, x.(5)= -1,999.
e il termine r viene al solito detto, nel linguaggio matriciale, vettore residuo.
I valori esatti sono: x 1 =1, x 2 =2, x 3 =-1, x 4 =-2. Pertanto la convergenza Con il procedimento di rilassamento si introducono all'inizio valori approssimati
risulta soddisfacente benchè sia stato scelto un esempio non favorevole nei con- delle incognite; valori che vengono poi corretti aggiungendo incrementi positivi
fronti della condizione citata nel punto a). o negativi sino a rendere trascurabili i residui, e dosando in genere ogni incremento
in modo da rendere nullo il residuo in una delle equazioni. Un esempio può chiarire
e) L'iterazione operando sugli incrementi delle incognite. alcuni accorgimenti.
Il procedimento di Seidel può essere svolto considerando nelle varie fasi, al
posto dei valori delle incognite gradualmente tendenti alla soluzione, gli incrementi Esempio 2.4.
di detti valori, i quali invece tendono a estinguersi. Nella sostanza non vi è differenza
tra i due modi di procedere: le approssimazioni, in ciascun ciclo, sono le medesime, Dato il sistema:
e resta uguale il numero delle operazioni. Per contro si ha lo svantaggio che il si-
stema non è più autocorrettivo, nel senso illustrato nel precedente punto b); inoltre 5x1 +3x2 -x3 -22,8=0, 2x1 +3x2 +x3 -24,1=0,
occorre fare attenzione sull'entità dei vari incrementi che, ovviamente, si modi- raccogliamo innanzi tutto nello specchio seguente i residui che nelle varie equazioni
ficano in genere sostanzialmente nel succedersi delle varie fasi. sono provocati da incr~m~~ti u?it~ri delle i?c?gnite (è chiaro che, ad e~empio per
Appare quindi naturale a tale punto chiedersi quali ragioni potrebbero motivare Llx1=l, nelle tre equaz1on11 res1du1 Llr parz1alI valgono 5, 2, -1, per cu1 la matrice
la scelta di questo modo di procedere: ma vedremo che con alcuni metodi di calcolo dei Llr è la trasposta di quella dei coefficienti):
le strutture vengono risolte in modo iterativo pensando di applicare ad esse oppor-
tuni vincoli fittizi, alternativamente rimossi e riapplicati. Orbene tali procedimentil Llx1 Lix, Lix, Llr,
congeniali agli ingegneri per l'evidenza del significato fisico delle operazioni, corri- 1 o o 5
spondono pienamente alla soluzione per via iterativa sugli incrementi del sistema o 1 o 3
di equazioni cui può condurre lo studio del problema; pertanto essi, molto validi o o 1 -1
sotto il punto di vista fisico e didattico, possono con grande semplicità venir modi-
ficati in modo da operare sui valori globali delle incognite. Anche le varie operazioni possono convenienten1ente venir raccolte in un quadro,
La diversità fra i due modi di procedere è banale. Facendo riferimento al solito come è mostrato in seguito.
sistema [2.11] di equazioni, e ponendo all'inizio x 2 =x3 =0 si ottengono i primi in- Prima fase del procedimento: considerando tutte le incognite x nulle, i residui
crementi: sono i termini noti. Seconda fase: attribuiamo alla prima incognita l'incremento
Ax1 =4 (con Llx2 =Ax3 =0), in modo da render minimo, impiegando una sola cifra,
il residuo (-22,8) nella prima equazione; i residui causati da Llx1 =4 si calcolano
identici a quelli ottenuti procedendo sui valori globali delle incognite. Nella fase facilmente utilizzando i coefficienti della prima riga della precedente tabella (Lfr1 =
successiva si calcolano i nuovi incrementi dovuti a quelli precedenti, quindi: =4 · 5=20; Llr2 =8; Llr3 =-4); sommiamo quindi tali residui con quelli ottenuti
nella prima fase (-22,8+20=-2,8, ecc.). Terza fase: attribuiamo alla x 2 l'incre~
mento Llx2 =5 tale da render minimo il residuo (-16,1) nella seconda equazione,
Llx3<2)=a 31 Llx1 C2)+a32 Llx 2<2) , e così di seguito, sino a estinguere i residui. I valori delle incognite sono dati dalle
somme dei vari incrementi Llxi.
e così di seguito. Perciò la diversità rispetto all'iterazione sui valori globali delle
incognite è sostanzialmente nel fatto che, dopo il primo ciclo, non si deve tener fase I Lix, I Lix, I Lix, Il r, r, Llr, r, Llr,
più conto dei termini noti ({Ji, {3 2 ,{33), già impiegati per calcolare il primo incremento
!
delle incognite.
In definitiva, volendo passare da un procedimento col quale si opera sugli incrementi I' o o o -22,8 20 -24,1 8 -9,7 -4
al corrispondente sui valori globali, basta riconsiderare in ogni fase i termini noti; e 2' 4 o o -2,8 15 -16,1 15 -13,7 -10
questa semplice avvertenza è sufficiente a rendere autocorrettivo il calcolo. 3a o 5 o 12,2 -6 -1,1 6 -23,7 24
4a o o 6 6,2 -5 4,9 -2 0,3 1
2.4.2. Procedimento iterativo «per rilassamento ».
5a -1 o o 1,2 -3 2,9 -3 1,3 2
6• o -1 o -1,8 1 -0,1 -1 3,3 -4
Tale procedimento non è autocorrettivo; tuttavia la sua conoscenza può essere 7a o o -1 I! -0,8 1 -1,1 0,4 -0,7 -0,2
opportuna perchè si sono ispirati ad esso vari procedimenti iterativi proposti per 8' 0,2 o o 0,2 0,6 -0,7 0,6 -0,9 -0,4
lo studio delle strutture. 9' o 0,2 o I 0,8 -0,3 -0,1 0,3 -1,3 1,2
In un sistema 10' o o 0,3 0,5 -0,5 I! 0,2 -0,2 -0,1 0,1
Ax=c, [a] 11' -0,1 ! o o 11 o o o
i valori delle quantità x debbono rendere le varie equazioni identicamente nulle; ~ I 3,1 I 4,2 I 5,3 11
30 Capitolo secondo Equazioni lineari 31

La convergenza può essere accelerata introducendo incrementi tali da dar luogo se a1b2 -a2b1 =0 (quindi a,fa1 =b2/b 1 =c), può venire scritto:
a residui di segno opposto nelle equazioni.
x 1 +cx2 =a 0 /a1
2.5. Equazioni lineari. Osservazioni. x 1 +cx2 =b 0 /b 1 •

a) Equazioni non omogenee. La soluzione è evidentemente possibile soltanto se a 0/a1 =b 0/b1 , ossia se
a1b0 -b1 a0 =0; quindi la seconda equazione è una ripetizione della prima, e
Può essere opportuno riassumere alcune delle proprietà generali prece-
si ricade nel caso di ineno equazioni che incognite, le quali ammettono, come
dentemente segnalate ed illnstrarle con alcuni esempi elementari.
si è detto, infiniti valori. Ed è appena il caso di notare che le condizioni
Per un sistema di nt equazioni con n incognite in genere non esiste un 'unica
a1b2 -a,b1 =0 (nullo il determinante dei coefficienti) e a1 b0 -b1 a 0 =0 pos-
soluzione se m è diverso da n. Infatti se è m<n, ossia se si hanno meno equa-
sono ovviamente essere ottenute dalla regola di Cramer (par. 2.2.a).
zioni che incognite, le soluzioni sono infinite: per la seguente equazione,
ad esempio:
b) Equazioni omogenee.
x 1 +2x2 =3,
Quando, facendo ancora riferimento al precedente esempio di due equa-
è possibile ricavare il valore dell'incognita x 2 per qualunque valore assegnato zioni, il sistema è invece omogeneo (a0 =b 0 =0), esiste ovviamente la soluzione
alla x1 , e viceversa. E nello stndio delle strutture iperstatiche, quando si scri- banale x 1 =0, x 2 =0; ma se è a1 b2 -a2b1 =0 (quindi a2 /a 1 =b,/b1 =c), la se-
vono le equazioni di equilibrio per una configurazione principale isostatica conda equazione è ancora una ripetizione della prima e da questa (x1 +cx2 =0)
soggetta ai carichi e alle azioni incognite staticamente indeter1ninate (in possiamo ottenere non i valori delle incognite, ma soltanto il loro rapporto
soprannumero rispetto alle suddette equazioni), a tali incognite possono,' x 1/x 2 = -c. Risultato, questo, ovviamente ancora confer1nato dalla regola
essere attribuiti valori qualsiasi, ottenendo soluzioni tutte equilibrate. di Cramer, secondo la quale un sistema omogeneo può ammettere soluzioni
Quando invece m>n, ossia si hanno più equazioni che incognite, la solu- non nulle soltanto se I A I è nullo; e si è già accennato che in tale caso, essendo
zione può risultare unica soltanto se le equazioni in soprannumero sono in_ indeterminato il sistema, cioè infinito il nu111ero delle soluzioni, è possibile
sostanza ripetizioni delle altre, ossia non costituiscono aggiuntive «infor- ottenere soltanto il rapporto dei valori delle incognite (par. 2.2.b). Cosi,
mazioni». Così, date le due terne di equazioni: ad esempio, per il sistema di equazioni:
x,+2x2 =l x1+2x 2 =1 X1-2X 2 -5x 3 =0
[a] X1-2X2 =0, X1-2X2=0, [b] 2x1 +3x,+4x,=0 [d]
2x1 + x 2=3 4x,+4x2 =3 4x1 +5x,+6x,=0,
la soluzione non è possibile per il sistema a), perchè i valori x 1=0,5, x 2 =0,25, il determinante risulta (sviluppato con gli elementi della prima riga):
dedotti ad esempio dalle prime due equazioni, non soddisfano la terza, la
quale fornisce quindi una relazione contraddittoria; mentre, per il sistema b), I A I= 1 (18-20) - (-2)(12-16) -5 (10-12) =o;
gli stessi valori - che costituiscouo la soluzione delle prime due equazioni
quindi il sisten1a ammette una soluzione non nulla, ma indeterminata. Per
(quindi di una loro combinazione lineare) - soddisfano anche la terza, che per
cui, attribuito un generico valore e all'incognita x 3, da due qualunque delle
l'appunto è ottenuta sommando la seconda equazione alla prima moltiplicata
tre equazioni [d], e ad esempio dalle prime due:
per 3. Per il sistema b), la terza equazione è dunque accettabile, ma costituisce
un 'infor1nazione inutile. x1 -2x2 =5c
Può essere utile ricordare che sulla compatibilità di m equazioni lineari 2x1 +3x2 =-4c,
ad n incognite sussiste il sintetico teorema di Rouché-Capelli.
In definitiva, la soluzione è in genere unica se m=n, ossia se il numero
delle equazioni è uguale a quello delle incognite, a meno che, per i sistemi
non omogenei, non si abbiano particolari legami sia tra i coefficienti, sia fra e) Inipiego di sottomatrici nella scrittura di un siste1na di equazioni.
questi e i termini noti. Così, ad esempio, il siste1na:
Spesso nei sistemi di equazioni riguardanti lo studio delle strutture com-
a1 x1 +a 2x 2 =a 0 paiono gruppi di incognite aventi caratteristiche diverse: per i sistemi di
[e] travi, ad esempio, le equazioni che scaturiscono dal metodo dell'equilibrio
32 Capitolo secondo Equazioni lineari 33

contengono, quali incognite, le rotazioni e gli spostamenti dei nodi. L'im- la soluzione è x 1 =50, x 2 =5; ma basta che per il termine noto si assuma
piego delle sottomatrici, che già definimmo nel par. 1.2.d, può allora con- il valore 80,080 (differenza di 0,006%), perchè i valori delle incognite diven-
sentire una scrittura significativa, che chiaramente e sinteticamente mostra gano x 1 =40(20%), x 2 =0(100%). Evidentemente sotto il punto di vista geo-
la presenza dei gruppi di incognite diverse, ognuno con la propria aggrega- metrico l'esempio può essere interpretato come la ricerca del punto d'in-
zione di coefficienti e di termini noti. Ad esempio il sistema di equazioni: contro di due rette pressochè parallele.
Per quanto riguarda l'analisi delle strutture, la scelta della struttura prin-
ai1X1 +a12X2+a13X3+h11Y1 +b12Y2=U1 cipale può essere importante per non trovarsi a dover risolvere sistemi di
a21X1 +a22X2 +a23Xs+h21Y1 +h22Y2=U2 equazioni sfavorevolmente condizionati, e per evitare quindi che le loro ma-
G31X1 +as2X2+assXa+bs1Y1 +hs2Y2=U3 [2.12] trici dei coefficienti abbiano righe o colonne pressochè proporzionali o che
C11X1 +c12X2+C13Xs+d11Y1 +d12Y2=V1
le incognite si ottengano da differenze di numeri molto grandi (voi. I, par. 9.3).
C21X1 +c22X2+C23Xa+d21Y1 +d22Y2=V2
2.6. Autovalori e autovettori.
può essere scritto, in forma matriciale,
Lo studio di numerosi problemi, rignardanti soprattutto la dinamica e
la stabilità delle strutture, comporta la soluzione di sistemi di equazioni
[2.13] lineari del tipo:
(a11 -À) X 1 +a12 x 2 +...
a1 nXn=0
essendo A, B, C, D matrici rispettivamente di ordine 3, 3 x 2, 2 X 3, 2; e svio: a 21x1 +(a22 -A) x +... a nXn=0
2 2
[2.15]
luppando a sua volta l'equazione matriciale [2.13], possiamo rappresentare
il sistema originario nella forma:
Ax+By=u
[2.14] che in forma matriciale possono essere scritti (in particolare per la [1.7]):
Cx+Dy=v,
ÀX=Ax; (A-Al)x=O, [2.16]
nella quale i coefficienti delle equazioni sono matrici e le incognite e i ter-
mini noti sono vettori. Occorre naturalmente che anche ogni prodotto di essendo À una quantità scalare e la matrice I di ordine n, ossia del mede-
sottomatrici sia compatibile. simo ordine della 1natrice A dei coefficienti; i valori di À sono da determinare
in modo che i suddetti sistemi abbiano soluzioni diverse da x=O.
d) Equazioni sfavorevolmente condizionate (o di tipo «instabile»). Si tratta dunque di un caso particolare dei sistemi di equazioni omogenei
esaminati nel par. 2.2; e sappiamo che, perchè possa esistere una soluzione
Nel par. a) è stato osservato che, nella soluzione dei sistemi di equazioni non nulla, dev'essere nullo il determinante dei coefficienti dello stesso sistema:
lineari, il determinante dei coefficienti gioca un ruolo importante per preve-
dere certe proprietà. E poichè, nelle espressioni risolventi [2.6] delle inco- I A-AI[=O. [2.17]
gnite, compare al denominatore, è da attendersi che, quando è molto pic-
colo rispetto all 'nnità, dipendendo il suo valore dalla differenza di numeri Può essere utile il riferimento a un caso semplice: se il sistema [2.15] com-
poco diversi tra loro, se ne vanno le prime cifre significative e restano le ul- prende due equazioni, la [2.17] fornisce:
time che sono le più incerte. La conseguenza è che un piccolo errore o cam-
biamento dei dati può provocare grandi ripercussioni e che, se si risolve il
(a11 -A)
l a21 (aa"
22
-A) -I-o .
' [2.18]
sistema di equazioni adottando incautan1ente un procedimento iterativo, si
può trovare che questo non converge (da cui il nome di sistema instabile); e sviluppando il determinante si ottiene:
il metodo di calcolo più conveniente è in genere quello per eliminazione (a11 -A) (a 22 -À)-a12a21=0,
(Gauss). [2.19]
Ad esempio, per il sistema: À2 -(a11 +a,,)À+[ A [ =0,
x 1 -2x2 =40 con I A I=a11a 22 -a12a 21 • L'equazione [2.19], di secondo grado, ammette
2,002x1 -4,003x 2 =80,085, due radici À,, À2 [reali, se (a11 +a22) 2 -4 [A [ >0; uguali, se tale quantità è
3 - POZZA TI, II~ 1.
34 Capitolo secondo Equazioni lineari 35

nulla; complesse coniugate, se negativa]. Vedremo in seguito (in particolare Si suppone l'arco parabolico, con sezione variabile secondo la legge J=J0 /cos {}
in alcuni esempi) come, per ogni À, si calcolano le incognite xi (o, più breve- (voi. I, par. 10.2) e con la «freccia» f~l/5.
mente, il relativo vettore x).
a) È incognita la direzione r, quindi la sua inclinazione a rispetto all'asse x.
Nel caso generale, dall'equazione [2.17] si ottiene, una volta sviluppato il Le componenti della forza P secondo x, y valgono Px=Pcosa e Py=-Psena;
determinante (par. 1.3.3.b): quelle dello spostamento O, O cos a e -O sena. Quindi, se si indicano con O' xx'

[2.20]

e le costanti C, dipendono dagli elementi della matrice [A]. L'equa- ly {}


:/ "I
zione [2.17], o la [2.20], è detta equazione caratteristica (o polinomio carat- A X l·--1.
a '13
teristico) di [A]; essa amn1ette n radici reali o complesse, non necessaria1nente Fig. 2,1 p
r
distinte [distinte e reali, se la matrice è simmetrica e reale C2 · 6l]. Tali radici
},,, À2, ... , Àn sono dette autovalori della matrice A e il vettore x(À,) (ossia la
ò'xy= O'yx, O'YY i coefficienti elastici, ossia gli spostamenti provocati dalle azioni
serie delle incognite) ottenuto risolvendo il sistema [2.15] con À=À;, è l'auto- unitarie Px=l e Py=l, valgono evidentemente le relazioni:
vettore (o autosoluzione) corrispondente a Ài. In definitiva viene chiamato
P cosa· iVxx-Psen a· O'xy=O cosa
« autovalore » un valore À per il quale il sistema [2.16] ammette una solu-
zione non nulla; e ogni soluzione non nulla è a sua volta detta «autovettore ». Pcos a· f/vx-Psen a· O'yy=-0 sena,
È chiaro che se x è un autovettore lo è anche kx per qualunque valore di k. ossia:
(P O'xx-0) cos a-P b'xy sen a=O
Ossia, per quanto è stato detto in inerito ai sistemi on1ogenei che ammet.:.; [a]
tono una soluzione non banale (par. 2.2), ogni vettore non è unico, essendo P O'yx cos a-(P flyy-(J) sen a=O,
la soluzione non nulla ma indeterminata; per cui, posta una delle inco- che sono del tipo:
gnite x,=c (e non ha importanza quale), il sistema di equazioni [2.15], trala- (a11 -J.) x 1 +a1 2x2=0
[b]
sciata una qualunque delle stesse equazioni, consente di definire le rimanenti ll21X1+(a22_-À) X2=0 ·
incognite (componenti del relativo vettore) in funzione di x,, quindi del
generico moltiplicatore c (es. 2-6, 7, 8). In pratica può convenire di nor- Il sistema [b] ammette soluzione non nulla se:
nializzare ciascun vettore x (Aì) dividendone ogni con1ponente per la sua Pa',.-o [e]
«lunghezza» (o norma) (2.7J: I p O' vx

[2.21] e sviluppando tale determinante si ottiene:


02 -(P O'xx+P 6' 11 y) O+P 2 (0'xxlì'vv-O~~)=O. [d]
ed è evidente che, così facendo, la costante e si elimina e scompare l'inde-
terminatezza del vettore. b) I valori dei coefficienti elastici.
Poichè l'arco è parabolico [y~ 1{ (lx- x')], applicando ad esempio il prin-
Esempio 2.5. cipio dei lavori virtuali si trova (si suppone/~ 1/5):
l l
Per l'arco della fig. 2.1, libero in A e incastrato in B, determinare quale dire- dx 1 8 / 2/
f f
-
zione debba avere una forza P applicata alla sua estremità libera A, affinchè la o',.~ y'ds/EJ~ y'. cos I! EJ,: cos I! 15 EJ, =0,02131'/EJ,,
traslazione O della sezione A si sviluppi lungo la stessa direzione r della forza.
fl'
ò' xy= ({ yx= - 3Elc = -0,06 /3/EJc'
L. Fox (vol. cit. nella bibl.), p. 42; F. SCHEID (vol. cit.), p. 349.
<2 · 6 l
Se un vettore, dato un riferimento cartesiano in un piano che contiene lo stesso
( 2 .?)
o'yy~0,31'/EJ,.
V
vettore, amn1ette le componenti xi. x 2 , la sua lunghezza vale x1 2 +x2 2 •
Generalmente, un qualunque insieme di numeri o di variabili può esser considerato
un vettore; se, in uno spazio a n dimensioni (iperspazio), n sono le componenti Xi. x 2, .. ., x,,, e) Autovalori di ò e relativi autovettori.
si chiama norma (o lunghezza) la quantità l*=Vx12+ ... +x,. 2 • L'equazione caratteristica è la [d], e da essa si ottengono, dopo aver sostituito
Si 11or1nalizza un vettore dividendo ogni sua componente per la lunghezza. Ad esempio. i valori calcolati in b), i due autovalori:
dati x,~3c, x,~4c, si,ha l'~cV3'+4' ~se, quindi lix, 11~3/5, Il x, i[~4/5. 0 1 ~0,34698 k, a,~0,0016853 k, con k~Pl'/EJ,.
36 Capitolo secondo Equazioni lineari 37

Ora si debbono detern1inare gli autovettori, ossia le soluzioni del sistema [a] loro estremità. Se si indicano con u1 e u2 gli spostamenti (il sistema ha due gradi
quando si pone 0= 01 e O= 02 • Cominciando da 01 e ricordando che le soluzioni sono di libertà), le due masse ricevono dai vincoli le forze -k1u1 e -k1u2 e si trasmettono
indeterminate, poniamo nella prima equazione (il risultato non cambia se si opera l'azione mutua ±k2(u2 -u1 ). Le equazioni di equilibrio dinamico, tenendo conto
sulla seconda) x 1 =cosa 1 =c e otteniamo (Pb'xx=0,0213k, PO'xy=-0,06k, delle forze d'inerzia, sono (fìg. 2.2.b):
a~a,~0,34698 k):
d 2u1
(0,0213-0,34698) kc+o,06 k sen a 1 ~0, -m di'-k1 u1 +k,(u,-u,)~O

[a]
quindi x 2 =sen a 1 =4,8847 e, x 2 /x1 =tg a 1 =4,8847, a 1 = ,....,78°26'.
Procedendo in modo .analogo per 0=èl 2 si trova tg a 2 = -0,2047, a 2 =,..., -(11°34');
quindi poichè risulta a1 -a 2 =90°, esistono, come d'altronde si verifica subito con
il teorema di Betti (2..s), due direzioni tra loro ortogonali tali da soddisfare la condi- Consideriamo il moto armonico, ossia i movimenti rappresentabili con funzioni
zione richiesta. I due autovettori in definitiva valgono: trigonometriche (si avrà conferma che le [a] vengono soddisfatte):

X1=COS a
0,34698 k e 4,8847 e quindi le equazioni [a] diventano, cambiando segno a tutti i termini (ii1 = -w 2u1'
0,007685 k -0,2047 e ii2 =-co 2 u2):
e
(-mw'+k,+k,)A 1 -k,A,~O
[b]
Come è stato detto, I 'indeterminatezza degli autovettori può essere eliminata -k,A 1 +(-mw'+k,+k,)A,~O.
normalizzandoli, ossia dividendoli per la loro norma (nota 2. 7). Per 0= Oi, ad
esempio, la norma vale l*=Vx1 2 +x 2 2 =4,986c e si ha quindi che le componenti Esse ammettono soluzione non nulla se ( - mco 2 è il parametro da determinare):
del primo autovettore sono: ' (k1 +k2 -mw 2) -k, I
Il x,11 ~x,/l*~0,2006, il x 2 I! ~0,9797. I -k, (k,+k,-mw') ~o' [e]

d) Con /~1/2 si ottengono invece gli autovettori 01 ~0,4277 k, o,~0,03897 k e, e sviluppando tale determinante si ottiene l'equazione caratteristica (detta «delle
di conseguenza, a 1 :::::29°31'. frequenze »):

Esempio 2.6. (k,+k,)±k,


la cui soluzione è w2
Si è già accennato che il calcolo di autovettori ricorre frequentemente nello m
studio della dina1nica e della stabilità dell'equilibrio delle strutture. L'esame di Di conseguenza gli autovalori sono:
alcuni casi significativi può essere utile per farsi un'idea di come gli autovettori
intervengono in tale genere di problemi. w 2- k1-l-2k2 O)
k,
2=-·
i m ' m'
- "'---
K2 lll K1 e procedendo come si è visto nelPesempio precedente, i due autovettori valgono:
a) ln~""èl ~'7'C"1"C'c;fil
" w' X1=À1 X2=À2

!}j -El- -El- k,+2k,


e -e
m
--0Sll01J'- -
Fig. 2.2 k,
e e
m
a) Vibrazioni di due masse collegate da mo/le (fìg. 2.2).
Due masse uguali m sono collegate a vincoli esterni rigidi e fra di loro me- Nel primo caso le due masse oscillano con spostamenti uguali ma di senso
diante molle (aventi massa trascurabile rispetto a m); k 1 e k 2 sono le caratteristiche opposto e con il maggior valore di w 2 • Nel secondo, gli spostamenti sono uguali
elastiche delle molle, ossia le forze che provocano lo spostamento relativo 1 delle e dello stesso senso: il moto ha carattere di antimetria e la molla centrale resta inerte.
Problemi di questo tipo si presentano frequentemente nello studio di vibrazioni
<2 ·B) La forza P provoca uno spostamento secondo la sua stessa retta d'azione r;
di sistemi e di masse soggette a piccole oscillazioni. e l'equazione delle frequenze
quindi per una forza Q avente direzione ortogonale a r è nu11o il lavoro indiretto può essere generalizzata.
[Q ·O (P)=O]. Allora per il teorema di Betti deve aversi ancheP •O (Q)=O, per cui la forza Q, Vediamo, sempre a titolo dì esempio, un altro caso che comporta il calcolo
ortogonale alla P, gode della stessa proprietà della forza P. di tre autovalori.
38 Capitolo secondo Equazioni lineari 39

b) Vibrazioni di tre masse collegate da molle. gati da cerniere elastiche: si indica con ki il momento capace di provocare Ja rota-
zione relativa unitaria delle due sezioni contrapposte unite da ciascuna cerniera.
Supponendo molle e masse eguali (fig. 2.3), in tale caso I 'equazione caratteri-
stica [e] dell'esempio precedente è (!.~mw'/k, A,~x,): a) Le condizioni che esprimono la possibilità dell'equilibrio per una configura-

;
1 2~/o - ~ 1~0
zione deformata piccolissima sono (Mcst. =M1nt. in corrispondenza di ogni cer-
(2-::_\) niera; nella cerniera 1, ad esempio, v1 provoca la rotazione relativa 2v1 /a, v2 pro-
-1 (2-1.) voca v2 /a):

e da essa si ottiene subito, sviluppando il determinante per esempio con gli elementi
della prima riga (par. 1.3.3.b):
(2-.l) [(2-}.)'-1]-(-1) [-(2-1.)]~0, [a]
À3 -6A'+ 10}.-4~0,

le cui radici sono (tutte reali essendo la matrice simmetrica): À1 =2-J/2: À2=2,
À3 =2+ ~Il modo di procedere è poi sempre lo stesso: il sistema originario delle Quindi, se le cerniere hanno eguali caratteristiche (k1 =k2 =k3), posto Pu/k=À,
i1 'sistema di equazioni omogeneo [a} ammette soluzione non nulla se (sono inco-
gniti Vi, V2, V3):
Fig. 2.3 ,p

~ 1~0.
1

tre equazioni an1mette in tale caso tre autovalori, a ognuno dei quali corrisporide
}e À-2
1 À-2
[b]

un correlativo autovettore; posto per esempio À=A1 e x 3 =À 3 =c, da due qua- fT a)


lunque delle stesse tre equazioni si ottengono x 1 e x 2 in funzione del moltiplicatore e
indeterminato. In definitiva: :'lT!I
0 (l
' I
'..t' -
-.
I
(}/
Tale equazione è formalmente identica a quella
ottenuta nell 'es. 2.6b, e non staremo a ripeterci.
Il minore dei tre autovalori, ossia il minor
~- __ !____ ({ __ _
valore del carico critico, è Àmin=2-J/2, quindi
/,;/, i I
X1=À1 X2=À2 Xa=À3

I
I ! I
(A~Pa/k):

[e]
À1 e Vz e e {/

À, -e o e dei tre autovettori (ossia delle tre deformate), due


},, e -Vz e e
{/
f hanno carattere di simmetria, uno di antimetria
(es. 2.6b); quello corrispondente a Àmin è simme-
La prima configurazione dinamica e la terza sono simmetriche; la seconda è I trico.
antimetrica (A 2 =0). Gli autovettori possono essere resi unici normalizzan~oii b) Notiamo per inciso che, se per una trave pri-
(nota 2.7); e poiché per i tre autovalori si ha l*(l. 1 )~cj/4 ~2c, l*(A,)~V2 e, Fig. 2·4
smatica lunga l e senza cerniere immaginiamo di
l*(A,)~2c, risulta: concentrare in corrispondenza di tre nodi distanti
a=l/4 la deformabilità che compete a ciascun tratto a (fìg. 2.4.c), si ottiene, es-
x, x, x, sendo k=EJ/a (come risulta considerando il momento costante per ogni tratto e
ponendo la rotazione relativa <p uguale a 1 nella formula <p=Ma/EJ, con a=l/4):
.l, 1/2 11Vz 1/2 P"~(2-V2) EJ/a'~9,37 EJ/l' (invece di 9,8696; differenza di ~ 5%). [d]
A, -11v2 o 11v2 0
e) Per un'asta incernierata alle estremità, essendo Mint.=-EJv , Ja condi-
)., 1/2 -11V2 1/2 zione di equilibrio indifferente Mest.=M1nt. è (r.i'"=P/EJ):
d'v
Esempio 2.7.
--+a 2 v=O, [e]
I dx'
Determinare il carico critico per l'asta indicata nella fig. 2.4 C2 •9): essa ha le
estremità articolate ed è costituita da quattro tratti uguali e indeformabili, colle- ! con le condizioni ai limiti v=O per x=O e x=l.
L'equazione [e], scritta alle differenze finite (cap. XI), in corrispondenza di un

<2·0> Si veda, per esempio, O. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, cap. XXXII, es. 1914.
!ì generico punto x risulta (indicando con a la lunghezza di ciascun tratto):
[/]

II
40 Capitolo secondo Equazioni lineari 41

Divisa ad esempio la trave in quattro tronchi uguali e considerando v3 = v1 Condizioni ai limiti: v1=0 per x=O, quindi C 2 =0; dv 2 /dx=O per x=l, quindi
(ossia la deformata simmetrica), l'equazione [e] alle differenze, scritta nei punti 1 C3 =C4 tg a 2/. Inoltre, dovendo essere v1 =v 2 e dv1 /dx=dv 2/dx per x=l1 , si ottiene:
e 2 (fig. 2.5), diviene:
C1 sen a 1 l 1 = C4 (sen a 2 /i · tg a 2l+cos a2l1)
[e]
C1 a 1 cos a 111=a2C 4 (cos a 2/1 · tg a 2/-sen a 2 / 1).
Al solito, tale sistema può ammettere una soluzione non nulla se si annulla il
Al solito, il sistema può ammettere una soluzione non nulla se (posto a 2 a 2 = À): determinante dei coefficienti, per cui, sviluppato questo, si ottiene (dividendo i vari
A-2 1 I termini per a 1 · sen a 1l 1 • cos a 2 / 1):
I 2 ,\-2 ~o, a,
- (tg a 2 1-tg a,1,)-cotg a,I, (tg a,I, · tg a,I+ 1)~0. [d]
a,
quindi se: p
(X-2) 2 -2~0, ).-2~±V2;

Pa - 2
e il minor valore di}, risulta Àmin=(aa) 2 = EJ =2-V2 , da cui (a=l/4):

Poc~9,37 Elfi'.

Come è logico, si ottiene lo stesso valore ottenuto in b).

Fig. 2.6

Ma tg a 2 1,~tg a,(1-1,)~(tg a 21-tg a,I,) : (1 +tg a2 1 · tg a,l,), quindi la [d] di-


i· (1) 11, viene:
[e]
"
I
a
i- Q) v, L'equazione [e] può essere risolta per tentativi, o con interpolazione analitica o
I
(I grafica. Ad esempio, per J 2 =2J1 , 12 =1/3 ( a1 l1= Jl2a 2 ~ l=0,9428 a l;2 a 2l2 =a2l/3;
t'
a
(Jj v, a1/a 2= yli), la [eJ risulta soddisfatta con a 2/= 1,324 quindi Pcr=Ef2a2 = 1,75 EJ2 /l2.
2

Fig. 2.5 j_ 2.7. Matrici (e operazioni matriciali) particolari connesse con il calcolo
degli autovalori.
Ese1npio 2.8.
2.7.1. Matrice degli autovalori <2•10l.
a) Nello studio di problemi riguardanti la stabilità dell'equilibrio o il regime
vibratorio delle strutture si può giungere, anche nei casi aventi natura non discreta, Viene definita «matrice degli autovalori» S la matrice diagonale i cui elementi
a sistemi di equazioni omogenee; siste1ni che derivano dalle condizioni ai limiti, sono gli autovalori dell'equazione caratteristica [2.20]:
come mostra il seguente esempio.
... oo J
oo ... [2.22]
b) Determinare il carico critico per la trave a sbalzo della fig. 2.6, compren~
dente due tratti prismatici con sezioni e lunghezze diverse. In relazione agl.i assi O ••• An
di riferimento adottati, le condizioni di equilibrio limite (Mint.=Mest) per I due
tratti sono: 2. 7.2. Matrice degli autovettori <2 .nJ.
[a] Abbiamo visto che a un sistema di n equazioni omogenee nelle incognite x 1 ••• Xn
del tipo [2.15] corrisponde l'equazione caratteristica di grado n [2.20]; e che, natu-
e gli integrali valgono (a,'~P/EJ,, a,'~P/EJ,):
2 10
( • ) Detta spectral matrix nei testi inglesi.
[b] <2 ·11 ) Detta moda! 1natrix nei testi inglesi.
42 Capitolo secondo Equazioni lineari 43

ralm~n~e, ciascuna radice },! delle ~ radici di questa, genera, a meno di un arbitrario Le matrici A, S, relative agli stessi autovalori, sono dette omoge~ee. _Pertanto
molt1ph.cat?re, una rosa di valori x 1(J.,) ... xn(Ài) delle incognite, oppure, come in la relazione [2.29] consente di trasformare una matrice A in una matrice diagonale,
breve si dice, g~nera un ~utovettore x(Ài). Tali n autovettori possono essere scritti che è quella dei relativi autovalori: basta premoltiplicarla per l'inversa ~ella ma:
come ~oloni:e ~I una rnatnce quadrata M che per I 'appunto viene detta «degli auto~ trice M degli autovettori, e postmoltiplicarla per la stessa M. Tale operazione puo
vettori 1>; qu1nd1 : essere detta «trasformazione in matrice omogenea )>.
J
l
x1 (À1) xi(}.,) ... x 1(Àn)
M~ x,(A1) x,(À,) ... x,(Xn) [ .
2 231
2.8. Matrice « ortogonale» e matdce « rotazione». Cambiamento degli
x;,(!.;) . x~(X;) .:. x~(in) '
assi di riferimento e trasformazione di matrici.
e, ovy~amente, gli ,autovett?ri possono figurare nella M normalizzati (nota 2.7). In
de:fin1tlva la M puo essere 1ntesa come «matrice riga» degli autovettori, ossia: 2.8.1. Matrice ortogonale.
M~[x(À1 ) ••• x(Àn)J. [2.24]
a) Si definisce matrice ortogonale nna matrice quadrata che ha l'inversa
Relativamente all'esempio 2.6b, le matrici degli autovalori e degli autovettori uguale alla trasposta, ossia:
(normalizzati) sono:

s~r ~J/z ~ ~ J.
2
M~r1~V2 -l~~
-1
1/rz] [2.30]

l o o 2+vz l 112 11V2 112


Le matrici ortogonali godono di alcune proprietà che è utile ricordare.
Riferendoci, per fissar le idee, a una matrice del secondo ordine, si ha, per
definizione,
2.7.3. Trasformazione di una matrice in una matrice diagonale.
- [ au
A- a12]
' [2.31]
Con~ideriamo a~cora una volta un sistema di equazioni omogenee del tipo (2.15], a21 G22
che puo essere scritto, secondo la (2.16],
Ax=Ax; Inoltre, essendo A A-1 =1, per la [2.30] si ha anche A A'=l, e la matrice I,
per la regola del prodotto, dev'essere anch'essa del secondo ordine:
e se n sono le equazioni e le incognite x 1 ... Xn, si hanno n autovalori A1 ... A che
lo sodd_isfano. _QuiJ?-di, e l '.a~biamo ripetutamente detto, a ogni Ai corrisp~nde, a
meno d1 un ar_b1t:rano Il_lOlhphcatore, la relativa serie dei valori delle incognite x1(Xi),
•.. , Xn(J.i), ossia 11 ~elat~vo v~ttore x(Ai); per cui l'equazione [2.16] risulta verificata
per Ai. ... , An e s1 puo scrivere:
/=[ ~ ~ l·
A· X (lc 1 )~À1 •X (À1) Sviluppando il prodotto A A' e uguagliando i vari termini a quelli corri-
[2.25] spondenti della matrice I, si ottiene, per gli elementi di A A' sulla diagonale
A· X (Àn)~).n ·X (Àn).
principale (con i simboli r, e si indica una riga e una colonna),
La «matrice degli auto~et~ori_ » M relativa alla matrice A può essere scritta nena
forma (2.24]; se la premolt1pllch1amo per la stessa matrice A si ottiene: r 1 (A) · c1(A')=a 211 +a 212 =1
[2.32]
AM~A [x (À1) ••• x (!cn)J~[A · x (!.1) ••• A· x (Àn)J, [2.26] r2(A) · c2(A')=a 221 +a'22 =1.
e tenendo conto delle [2.25],
Ma essendo anche À' A=l, risulta:
AM~[À1 • x (.:t1) ••• Àn ·X (X,,)]. [2.27]
Ma è semplice verificare che, sviluppato il prodotto: [2.33]
À1 0... 01
MS~[x (,\1 ) ••• x (!.•)] ~ . ~' ·:· 0. Inoltre, calcolando gli altri elementi della A À'=l si trova:
si trova:
f. o o ... .:t,,
r1(A) · c2(A')=a11a 21 +a12a22 =0 [2.34]
AM~MS; [2.28]
per cui, pren1oltip1icando entrambi i membri della [2.28] per M-1, risulta: e, dovendo essere anche AtA=l,
M-1 AM~M- 1 MS~S. [2.29] r1 (A') · c2 (A)=a11a 12 +a21a 22 =0. [2.35]
44 Capitolo secondo Equazioni lineari 45

Quindi, per le [2.32] e le [2.33], tanto le righe quanto le colonne della A rispetto a un secondo diverso riferimento cartesiano lo stesso vettore O-A
sono vettori unitari (ossia di lunghezza I; si veda la nota 2. 7); e per la [2.34] ha tre diverse componenti, e può venir segnato:
e la [2.35] si ha che le colonne (e le righe) sono vettori tra loro ortogonali
(di qui l'origine della denominazione) (2. 12J.
Talf-proprietà sono state ricavate per una matrice del second'ordine,
ma valgono in generale; quindi si può in definitiva affermare che in una ma~
trice ortogonale sia le righe, sia le colonne sono vettori unitari ortogonali.
In formule, essendo AA'=l si deve avere: È utile determinare i legami tra i due diversi sistemi di coordinate. Indi-
" { I (per i=j) , chiamo con a 1 1' a 12 , a 13 gli angoli che l'asse 0-1 del primo riferin1ento forma
!:, a,,aN= O (per i# j) ; con i tre assi del secondo, e con a11 , a 12 , a 13 i relativi coseni (coseni direttori);
pertanto, dei due indici che accompagnano i simboli, il primo si riferisce al
ed essendo anche A'A=I: primo sistema di assi, il secondo al secondo sistema ruotato. Simboli analoghi
n { I (per i=j), stanno a indicare gli altri coseni direttori.
J;a,,a,,= O (per l·~·i
r=l rj .
3
b) Per quanto riguarda il determinante di una matrice ortogonale (A'= 3

=A- 1), poichè valgono le relazioni generali A A-1 I II


I ('· 13l, A I= I I= A
1-
A
=! At I ( • ), I At J I A- l=l, si ha che tanto il determinante di una matrice
2 14 1 IX3

ortogonale, quanto quello della sua trasposta hanno lo stesso valore ± l. ,O


I
T
L
I /"2
2.8.2. Cambiamento degli assi coordinati. Matrice « rotazione >>- ---x;--- I/

a) Un vettore O-A, che ammetta lungo i tre assi di un riferimento carte- 2 2


siano le componenti 1 2 x x x,
(fig. 2.7), può essere indicato con il simbolo: Fig. 2.7

La somma delle proiezioni di X1 , X2, X3 sull'asse 0-1 fornisce x1 ; altret-


tanto per x 2, x 3, quindi:

2 12
x1 =a11 X1 +a21X2 +a31X3
<· Per due vettori «tridimensionali» - ossia del tipo y=[x1 x 2 x 3] - (À1 , /ti. V1),
J
(À 2, µ 2 , v2) siano i coseni direttori, ossia i coseni degli angoli che ogni vettore forma con x2 =a12X1 +a22X2 +a32X3 [2.36]
i tre assi ortogonali del sistema di riferimento. L'angolo w compreso tra essi è dato dalla
relazione: X3 =a13X1 -·l-a23X2 +assXs .
cos w=À1Àz+ft1µ2+v1V2.
Quindi, se i due vettori sono ortogonali tra loro (w=90°), si ha:
Se si pone:
Inoltre valgono le relazioni:

( 2 •13 >
2 2
À1 +1.i1 -l-v/'=l, 22 2 +µ2 2 +v2 2 =l.
Può essere verificato che, se A, B, C sono matrici quadrate per le quali:
R= l au
az1
031
a,2
G22

G32
a"
G23
a,,
J , quindi Rt= l
au
G12
G21
a,2
a,, a,,
a"
a32

ass
j
, [2.37]

AB=C,
si ha anche: le relazioni [2.36] possono venir scritte, in forma matriciale:
IAI 1s1~1 ci.
Di conseguenza, poichè per definizione AA-1=1 ed essendo
I A 11A-'1~1
! Jl=l, risulta:

lx J la
1
=
11 G21
a" j oppure x=RtX. [2.38]
[è im1nediato verificare, con la regola di Laplace (par. 1.3.3b), che I I! =1].
2 14
( · -) Tra le varie proprietà dei determinanti si ha che non can1bia il determinante di
una matrice, se in questa si scambiano ordinatamente le righe con le colonne. Di conse-
X2

X3
G12

a13
az2
a2,
G32

G33 lf:J
guenza risulta I A I~I A' I . La R è detta matrice rotazione.
46 Capitolo secondo Equazioni lineari 47
b) Per proprietà riguardanti i coseni direttori si ha (v. nota 2.12): avendo posto:
a +a 21 +a a1=l
2
11
2 2
a211 +a212-l-a21a=l µ=sen..J. [2.41]
a 12+a 222+a 232=l,
2
e analoga1nente a221-f-a222+a22a=l.
Per le [2.38] e [2.39] si ha:
a 21a+a 223+a 2aa= 1 a 2a1+a 2s2+a 2aa=1
x=Rx. [2.42]
Inoltre, essendo gli assi del secondo sistema fra loro ortogonali, 2

a11 a 12 +a21 a22 +a31 a 32 =0 (ortogonalità tra 0-1 e 0-2)


a 12 a13 +a22 a 23 +a32 a33 =0 ( » » 0-2 e 0-3)
a 11 a13 +a21 a 23 -f-a31 a 33 =0 ( » )) 0-1 e 0-3)
T
(e altrettanto dicasi per quelli del primo).
Si ha quindi che la matrice rotazione è del tipo ortogonale e che, di con-
seguenza (par. 2.8.lb), il suo determinante è uguale a 1. Inoltre può essere
Fig. 2.8
opportuno osservare che ogni elemento aki=cos aki della matrice R non
cambia considerando (360°-ak,) al posto di ak,.
Dunque l'equazione [2.38] consente di esprimere le coordinate rispetto _a 2.8.3. Trasformazione di matrici.
un secondo riferimento S, quando siano note quelle di un primo riferimento S.
Ciò che avviene per il tramite della trasposta di una matrice [R] il cui ele- Le proprietà precedentemente illustrate consentono di rendere automatica
la trasformazione di un'equazione data in forma matriciale quando si cambi
mento generico aki è il coseno dell'angolo che l'asse k di S (primo riferimento) il sistema di riferimento. Ossia, dati due vettori X, Y, riferiti entrambi a un
fa con quello i di S (secondo riferimento).
dato riferimento cartesiano S, e legati dalla relazione:
c) Dalla [2.38] si ottiene anche x=[R1]-1 x, quindi (essendo per una ma- y=Ax, [2.43]
trice ortogonale [R 1]-1 =[R']'=R)
X=Rx, [2.39] passando a un secondo riferimento S, al posto della [2.43] si ha in genere
una diversa relazione:
ossia (ed è un fatto ovvio che poteva essere ottenuto direttamente) il legarne y=Bx, [2.44]
che esprime un primo riferimento Sin funzione di un secondo riferimento S
è espresso direttamente dalla stessa matrice R il cui elemento generico akh per la quale è facile determinare il legame della matrice B con la A. Infatti,
può essere opportuno ripeterlo, è il coseno dell'angolo che l'asse k di S per la [2.38], è y=R'y=R'Ax; e per la [2.39] x=R x; quindi si ha:
(primo riferimento) fa con l'asse i del nuovo riferimento S. y=R1ARx,

d) Cambiamento di assi coordinati per vettori con riferimento biassia/e. per cui, essendo anche y=Bx, risulta:
In questo caso evidentemente si ha, posto a 11 =-& (fig. 2.8) e ricordando B=R'AR, [2.45]
che dei due indici associati ai simboli il primo riguarda il primo sistema di
assi (l'altro il secondo): o anche (poichè per la matrice« rotazione», che è ortogonale, si ha R'=R-1):

a 12 =270° +-& , [2.46]


quindi: Se il riferimento è biassiale, l'espressione di R è data dalla [2.40].
a11 =COS {}, a12=sen {}, a 21 =-sen {}, Gzz=COS {}'

R= [ au a"]
a21 a,,
[ cos .,J sen -& ]=[ À
-sen-& cos .,J -µ ~] [2.40]
48 Capitolo secondo
Equazioni lineari 49
otte~e~e. il siste~a finale a ~atrice triangolare U, calcolando un certo numero di
matrici 1ntermed1e. La deter1?-1nazione di queste può essere aggirata, aln1eno formal-
n;ente, scomponendo la. A 1?- due matrici triangolari (una inferiore L, una supe-
riore U): a tale elegante idea informativa si sono riportati i metodi di BANACHIEWICZ
CHOLESKY, CROUT, DOOLITTLE; abbiamo visto che il semplice schema di CrouÌ
nefla sostanza non diffe~isce, sotto il punto di vista operativo, dal metodo di Gauss,
svilup~:;tto nella conve~iente. fori;na tabella~e indic<,tta nel par. 2.3.1.
CENNI STORICI E BIBLIOGRAFICI Un .1ntere~s~nt~ e, 1strutt1va I?terpretaz1one fisica del metodo di Gauss (detta
« ~ell.e 1~t~r~1z1o:r~1 l)) ~ stata fornita da F. 0AMPOLINI, ((Un metodo di risoluzione
a) La teoria dei determinanti (così denominati da Gauss ncl 1801) è strettamente dei c1rcu1t1 lineari)), L Elettrotecnica, 1963, 10; F. CIAMPOLINI-R. TROILI <(Il metodo
legata a quella dei sistemi di equazioni lineari. La loro storia, riguardando quindi delle interdizioni nello studio di sister;ii fisici lineari con più generat~rì )), L'Inge-
uno dei fondamentali capitoli delle matematiche è densa di una vastissima messe di gnere, 19.68, 9 (nella seconda nota s1 trovano illustrate applicazioni a problemi
strutturah).
contributi tra i quali, dopo i primi basilari studi di matematici giapponesi (XVII sew
colo) e di LEIBNIZ (1646-1716), spiccano quelli fondamentali di LAPLACE (1749- . Un'accurata disamin~ sui. vari procedimenti di risoluzione delle equazioni lineari
1827; fu pubblicata nel 1772 la sua regola di sviluppo di un determinante), CAUCHY s1 trova data,. ad esempio, in: C. LANczos, Applied Analysis, Prentice-Hall, Inc.,
Ei:glew~od Chffs, N. J., 1956; I. S. SorcoLNIKOFF-R. M. REDHEFFER, Mathen1atics
(1789-1857; già nel 1815 diede un primo magistrale inquadramento delle principali
proprietà dei determinanti) e JACOBI (1805-1851). oj Plryszcs.a. Modern.Engineering, McGraw-HiII, N. Y., 1958; L. A. PIPEs, Applieà
Le matrici vennero introdotte neIIe matematiche, con esposizione organica, Mathematzcs [or Engzneers a. Physicists, McGraw-Hill, 1958 (2a ed.)· R. BELLMAN
lntroduction to matrix ana"!ysis, McGraw-Hill, N. Y., 1960; M. G. SA~VADORI, M. L:
probabilmente da A. CAYLEY (<(A Memoir on the Theory of Matrices i>, Philos.
Trans. Royal Soc. London. vol CXL, 1857); esse si svilupparono grandemente dopo BARON, Nzunerical Methods in Engineering, Prentice-Hall, Englewood Cliffs, N. J.,
le applicazioni che, nel 1925, Heisenberg, Born e Jordan fecero in studi riguardanti 1961; L. Fox, An lntroduction to Nu1nerical Algebra, Clarendon Press, Oxford
la meccanica quantistica, e soprattutto, come è stato detto nella premessa (par. 1.1),' 1964; F. SCHEID, Numerica! Analysis, McGraw-Hill, Schaum's outline series, 1968:
con il rivoluzionario avvento degli elaboratori elettronici. I calcoli impiegati per
sccpi pratici e teorici, principalmente nella meccanica dei mezzi continui e nell'elet- e) L'importanza pratica dei 1netodi iterativi è strettamente subordinata alla
tronica, indussero ad occuparsi sempre più a fondo degli aspetti algoritmici di tali sempl,icità ~ell.e operazioni d~ rip~tere e alla rapidità della loro convergenza. A JA-
scienze e del conseguente utile impiego delle matrici. Pertanto il giudizio sulla loro co~.I e att~1bi~1to lo schema 1ter~t1vo per fasi distinte, secondo il quale il valore di
importanza non può essere disgiunto dalla considerazione del peso rilevante che la ?n inc?gmt.a 1n :ina certa fase e ottenuto tenendo conto soltanto dei valori delle
simbologia ha avuto nello sviluppo del pensiero scientifico: tra i numerosi libri di 1ncogn1te r1cavat1 ne11a fase precedente; mentre sembra che il metodo di iterazione
interesse divulgativo che considerano ciò in una sintetica e chiara visione della storia continu~, in ge~ere di :più rap~da convergenza (par. 2.4), sia stato per la prima volta
della matematica vanno citati, ad esempio: B. CoLERUS, Piccola storia della mate- (1~2~; s1 veda il ::ontr1buto d1 FORSYTIIE, cit. Jn seguito) indicato da C. F. GAUSS
matica, Einaudi, Torino, 1939; F. WAJSMANN, Introduzione al pensiero matematico, P.01 ripreso e defìn~to da .P. L. SEIDEL, che trattò condizioni per la convergenza(« -Obe;
Einaudi, 1939; il I vol. della raccolta, curata da F. BNRIQUES, Questioni riguardanti e~.n Verph"!-ren; d.~e Ge1c~ungen, auf welche die Methode der kleinsten Quadrate
le matematiche elementari, Zanichelli, Bologna, 1928. In merito ai contributi dati fuh.-~t, sow1e hneare Gle1cungen ùberhaupt, durch successive Annaherungen auf-
nel campo matematico, sono utili le note storiche e le osservazioni disse1ninate nei z~losen », Abh, Bayer: Akad. Wiss. Math.-Phys., Munch. Akad., voi. XI, 1874).
3 voli. dell'Analisi n1atematica di G. MORETTI, Hoepli, Milano, 1952. L ess~nza ?e1. metod1 1terat1v1,. fec,ond1 an~he nella .soluzi~ne d.i sistemi di ~quazioni
non hnear1 (s1 veda ad esempio I opera d1 MILNE tn seguito citata), può significati-
b) Abbiamo già ricordato che la soluzione dei sistemi di equazioni lineari è in vamente e in forma generale venire espressa (Fox, op. cit., cap. VIII):
genere connessa, più o meno direttamente, con gli studi sui determinanti: la regola
di Leibniz-Cramer fu enunciata per la prima volta da LEIBNIZ nel 1678, poi da CRA~ [a]
MER nel 1750. Vari decenni dopo, precisamente nel 1810, GAuss (1777-11155), trovan-
dosi a dover risolvere, in problemi di geodesia, sistemi di equazioni lineari derivanti nella quale x può esse~·e un numero o una funzione o un vettore, b(r) è indipendente
dall'applicazione del metodo dei minimi quadrati, rese noto il suo semplice e pratico da x. ma non ?ecessa:1amente da, r ~indice che numera la fase del calcolo), fr è una
metodo di eliminazione progressiva delle incognite, ossia di trasformazione della funz1on~ o un oper~~to,ne che puo dipendere da r. E s'intende che l'uso del calcola-
matrice quadrata di un sistema in una matrice triangolare superiore. Osservazioni tore. pu~ essere 1!-tthss1mo .quando, per condizioni di non buona convergenza, il
e ritocchi all'algoritmo di Gauss furono poi apportati da W. JORDAN (Handbuch des ragg1ung1~ento d1 u~ so?~1sfacente grado di app!os~imazione rìc~iede, per grande
Vermessungskunde, Bd. 1, 7a ed., Stuttgart, 1920) e da A. C. AITKEN (« Studies in ~umer.o .d1 {;01te, la r1pet1z1one delle stesse operaz1ont. Se le equazioni sono lineari,
Practical Mathematics. IL The Evaluatìon of the Latent Roots a. Latent Vectors I term1n1 b ) nella [aJ sono costa?t~ e f'operatore fr si riduce, per.c~ascuna compo-
of a Matrix », Proc. Roy. Soc. Edinburgh, voi. LVII, 1937); chiare ~_intesi di esso e nente xi, a un co~ffic1ente .. Per cui'. 1n~1ca:ido ~on D, L, U le .matr1c1 che rappresen-
osservazioni s_i trovano, per.esempio, nelle memorie di R. MEMKE, «Uber die zweck- tano, d~lla matr1~e A. dei coeffic1ent1, rISpett1vamente la diagonale principale, la
mlissigste Art, lineare Gleichungen aufzulOsen )ì, Zeit. angew. Math. Mech., 1930; p~rte tnango~are 11ller1ore e quella superiore (A=D+ L+ U), i due citati metodi
e di G. WoRCH, stesso tit., stessa rivista, 1932 (è del medesimo Autore il chiaro d1 JACOBI e d1 GAUSS-SEIDEL possono venire compendiosamente scritti:
capitolo del Beton Kalender, 1966).
Con il metodo di Gauss, e con i procedimenti da esso derivati, la matrice A dei DxC"+ 1J~b-(L+ U)xC"), [b]
coefficienti e il vettore dei termini noti vengono gradualmente trasformati sino ad
(D+ L)xC>"+iJ~b- UxVJ. [e]
4 - POZZATI, ll-1.
50 Capitolo secondo
Equazioni lineari 51
d) I nzetodi di rilassantento (par. 2.4.2) nella sostanza non si differenziano da
quelli iterativi ricordati nel punto e precedente. Seguendo lo schema indicato nel delle costruzioni, val. II, Zanichelli, Bologna, 1950; M. F. RIIBINSTEIN, Matrix Com-
par. 2.4.2, .si ha l'incon".'eniente che il procedimento non è autocorrettivo, come puter Analysis of Structures, Prentice-Hall, 1966.
sempre avviene quando s1 procede calcolando i valori delle incognite per incren1enti
successivi (ma s'intende che si può procedere anche con i valori con1plessivi delle in~ g) Tra i numerosi volumi che trattano l'analisi delle n1atrici come premessa al
cognite, come è stato mostrato per «l'iterazione continua »); la differenza con i calcolo delle strutt1;1re, ricordiamo: S. TIMOSHENKo-D. H. YouNG, Theory o/ Stru-
metodi iterativi_ è pri?-~ipalme~te ~ipo~ta nel semplice. conce~to di « re~iduo l> e nel ctures, McGraw-H1ll, 1965; H. C. MARTIN, Introduction to Matrix Methods of
f~tto che, co?s1deratl 1 coe~c1entl d'influenza delle 1ncogn1te x, ogni incremento Struc~ural Analysis, McGr~w, Int. stu~ent ed., 19.66; M. F. RIIBINSTEIN (voi. cit.,
d1 una Xt puo essere dosato 1n modo da accelerare, volendo, la convergenza. Però, 1966), P. C. WA1;G, Numerica! a. Matnx Me_thods in St1:uctural Mechanics, J. Wìley,
qualora ~i intenda ~ogliere questo particolare aspetto, si ha, rispetto al metodo di Inc., N. Y., 1966, G. N. SMITH, An Introductlon to Matnx a, Finite Element Methods
Gauss-Se1del, un minor grado di automaticità e «con l'esperienza, e soltanto con i'! Ci~il E,ngineerìng, Applied Science Pubi. LTD, London, 1971. Un'esposizione
l'esperienza il calcolatore può apprendere gli accorgimenti che abbreviano il suo sintetica s1 trova data da L. A. PIPES nel cap. XIII del voi. Mathén1atiques modernes
lavoro ... >> (G. ALLEN, cap. XIII del!' op. Handbook of Engineering Mechanics, diretta pour l'in~enieu;, r~datto d~ E. F. ~ECKENBACH (trad. francese, Dunod, Paris, 1956).
da W. FLi.iGGE, McGraw-Hill, 1962). Cons1der~z1on1 generah, con. riferimento all'analisi delle strutture, si trovano
Nel par. 2.4 sono stati illustrati alcuni metodi iterativi per la soluzione di sistemi nena nota d1 c. MEYER, (~ Solutton of Linear Equations-State-of-the-Art)} Journal
di equazioni lineari. Nello studio delle strutture staticamente indeterminate, tali of the Structural Divlsion », 1973, 7. '
s~st~mi possono derivare dal <{metodo della congruenza)) e da quello <( dell 'equi-
hbrlo l> (cap. XIV, cap. XIII): i procedimenti iterativi si adattano soprattutto per
le equazioni ottenute da quest'ultimo metodo, perchè esse presentano spesso
una forte . preval~nza dei coefficienti della diagonale principale, quindi una no-
tevole rap1di~à dt convergenza. Inoltre le varie operazioni analitiche possono tro-
v~re una cornspondenza fisica molto significativa; e il soddisfacimento di un'equa::-_
z1one (o _l'annullamento del suo <jresiduo») corrisponde a un'operazione di equilibra-"
mento d1 una parte della struttura, quindi all'allentamento di vincoli immaginari,
app~icati provvisoriamente. Di qui la denominazione «di rilassamento» (relaxation)
c?n1ata da So"f!TffiVELL; denominazione che è poi restata anche quando per le equa-
zioni r:on. suss1~te la co~risponde~ fisica di cui si è detto, e che .sta allora a signi-
ficare li d1ssolv1mento dt un fatto innaturale, quale ad esempio l'esistenza del residuo
di un 'equazione provvisoriamente reso non nullo da valori imperfetti delle incognite.
Ovviamente, come si .è detto, i metodi iterativi (quindi quelli di rilassamento, che
ne sono un _aspetto particolare) possono essere impiegati in tutti quei casi in cui le
equazioni rispondono a certe condizioni necessarie perchè sussista la convergenza.
Passando a qualche riferimento bibliografico e storico, ricordiamo che i metodi
di rilassamento vennero applicati sistematicamente nello studio delle strutture da
R. V. SoUTH\.VELL (Relaxation Methods in Engineering Science, Oxford, Univ. Press,
1940); mentre il s~o impiego per la soluzione di sistemi di equazioni lineari fu illu-
strato, per esemp10, da L. T. WRIGHT, Atti del «Cornell Univ. Engin. Experiment
Sta~ion ": Boll. 31: 1943 .<si veda .o. BELLUzzr, ?P· cit. in seguito, vol. II, par. 442).
Un ampia esposizione di poss1b1h apphcazion1 e stata data da D. N. de G. ALLEN,
Relaxation Methods, McGraw-Hill, N. Y., 1954, e da SouTHWELL, Relaxation Me-
thods in Theoretical Physics, Oxford, Univ. Press, 1946 (voi I), 1956 (voi. II); è
int~ressante anche, a tale proposito, il cap. XVII (« Que sont les rnethodes de rela-
xation? l>), elaborato da G. E. FORSYTHE, del val. Mathe1natiques modernes pour
l'ingenieur, diretto da E. F. BECKENBACH (trad. frane., Dunod, Paris, 1965).

e) Alla soluzione dei sisten1i di equazioni non lineari è dedicata l'opera di W. E.


MILNE, Nun1erical Calculus, Princeton, Univ. Press, N. J., 1949; si veda anche il
cap. XVI (<( Methodes non linéaires 1>) elaborato da C. E. MoRREY nell'op. di BE-
CKENBACH dianzi citata.

. f) Vari dei metodi di calcolo citati per la soluzione dei sistemi di equazioni lineari
s1 trovano, ad esempio, chiaramente esposti in capitoli delle seguenti opere, oltre
a quelle di Fox e di SALvADoru-BARON precedentemente citate: H. MULLER-
BRESLAU, Statik der Baukonstr., vol. II, 5a ed., Stuttgart, 1922; K. BEYER, Die Sta-
tik iln Eisenbetonbau, vol. I, 2a ed., Springer, Berlin, 1933; O. BELLUZZI, Scienza
B)

LA TRAVE ISOLATA: RICIIlAMI RICORRENTI


NELLO STUDIO DEI SISTEMI DI TRAVI
CAPITOLO III
TRAVI

3.1. Travi prismatiche con le estremità incastrate, articolate, cedevoli:


richiami.

a) La trave con le estremità incastrate perfettamente.


È una condizione di vincolo di notevole interesse perchè costituirà tra
l'altro uno dei punti di partenza per il calcolo degli insiemi di travi. Ci
limiteremo a considerare il caso, di gran lunga il più frequente, in cui le
forze esterne giacciono nel piano contenente l'asse della trave e la flessione
risulta ovunque retta, con la conseguenza che l'asse geo1netrico incurvandosi
non esce dal suo piauo.
Il calcolo, come per qualunque caso staticamente indeterminato, può
essere effettuato in diversi modi, a seconda della struttura principale isosta-

tica prescelta. Qui conviene assumere la trave semplicemente appoggiata


(fig. 3.1), soggetta ai carichi e ai momenti incogniti Ma, M,, usando i simboli
soprassegnati per indicare le reazioni degli incastri perfetti, e ricordando che i
momenti applicati alle sezioni estreme sono considerati positivi, come d 'al-
tronde le rotazioni estreme, quando il loro senso è· orario, ossia destrorso
(vol. I, par. 8.3); per cui, in relazione all'usuale convenzione, Ma coincide
col momento flettente in A, mentre M, è uguale ma di segno opposto al mo-
mento flettente in B. _
I momenti d'incastro M., M, debbono rendere nulle le rotazioni delle
sezioni estre1ne, quindi, indicando <Pao e 'Pbo quelle indotte dalle azioni esterne,
56 Capitolo terzo Travi 57

e con <paa' Tab=cp1;rJ,, Tbb i coefficienti elastici, ossia le rotazioni provocate dai Inoltre, se la condizione di carico è simmetrica o antimetrica, conviene
momenti destrogiri Ma=l e M,=l, le equazioni di compatibilità con i vin- adottare simmetrici o antimetrici anche i momenti unitari ausiliari (fìg. 3.2).
coli risultano (dei segni delle rotazioni terranno conto i valori numerici) E, relativamente ai coefficienti elastici, per due coppie simmetriche o antime-
triche risulta, utilizzando i valori [3.3],
'Paa +'Paa Ma +'Pab M,=0
[3.1]
I l I
m -
raa- 3EJ +-----
6EJ - 2EJ (coppie simmetriche)
e da esse facilmente si ricavano Ma, Mb. [3.5]
È necessario però calcolare preliminarmente Tao, 'Pbo e i coefficienti ela- I l l ( . .
.h
<j)aa= EJ - EJ = E.T coppie ant1metnc e) .
stici. Se si impiega il principio dei lavori virtuali, e si vuole ad esempio deter- 3 6 6
minare le rotazioni in A, occorre immaginare di applicare in A una coppia
ausiliaria Ma= 1; quindi, indicando con M il momento dovuto alle azioni Dalle equazioni [3.1], tenendo presenti le relazioni [3.3], s1 ha, dopo
facili riduzioni,
q
a) r
Lo._ 11r =-2 - 2EJ
M,=-- - (2cp,,+cp.,).
1
[3.6]
A B
p
-;:i1 aAj: - a~,.,..,r~- b-----!
+ !il ~B
l----"i
b)L j 1 J
Fig. 3.2 ~a~ ~a:;;;fi
~b----1

esterne in una sezione generica della struttura principale (trave appoggiata), cA)~~-x-~.,.q-"~--<
h=J- ~B
Fig. 3.3
X /-X
con M'(Ma)=y il momento corrente per Ma=l e con M'(M,)=--- "'---a~
1
quello per M,=1 (fìg. 3.1), si ottiene
Un caso di particolare interesse è quello della trave prismatica sottoposta
a un carico concentrato (fìg. 3.3 a), per il quale si ottiene
'Paa=fM,·M'(Ma)dx/EJ=fM,; dx/EJ,
[3.2] M.=-Pab 2/1 2 , M.=Pa 2 b/l2 ; [3.7]
x 1-x
2
'Paa=J[M'(M.)] dx/EJ=J( ;)'dx/EJ, cp.,=-
Iz ·- 1
-dx/EJ, e se agiscono due carichi simmetrici,
e s'intende che gli integrali vanno estesi all'intera lunghezza della trave, e M.=-M,=-Pab/l. [3.8]
che risultano sinistrorse quelle rotazioni per le quali si ottiene segno negativo.
Essendo prismatica la trave, le [3.2] forniscono, come è ben noto, per la cop- Tali valori consentono, sovrapponendo gli effetti, di calcolare con sem-
pia agente in A, plicità i momenti d'incastro per qualunque condizione di carico: ciò che è
l l evidente quando si abbiano più forze concentrate; mentre, se il carico è distri-
'Pa,=- 6EJ; [3.3] buito con continuità, basta integrare gli effetti provocati da una forza infi-
nitesima di intensità qx · dx.
quindi il valore della rotazione delle sezioni estreme della trave appoggiata Così, ad esempio, per la trave della fìg. 3.3c si ottiene facilmente, utiliz-
soggetta soltanto ai momenti M., M, destrogiri vale zando le relazioni [3.7] (q,=qx/a, a=a/I),

[3.4]
- f qa2 - qa'
M.=-Jq,x(l-x) 2 dx/l 2 =-3o (IO-I5a+6a 2), M,= (5a-4a 2).
20
58 Capitolo terzo Travi 59

S'intende che tutte le considerazioni fatte non cambiano qualunque sia todo dei vincoli ausiliari (voi. I, es. 9.1): applicato un vincolo fittizio che
la causa dello stato di sollecitazione: se, per esempio, una trave ha le estremità provvisoriamente impedisca la rotazione della sezione A, si calcolano i mo-
incastrate soggette a uno spostamento relativo o (fìg. 3.4), nelle [3.6] è da menti d'incastro M,, M, indicati nella fìg. 3.6 con il loro senso positivo,
porre 'Paa=g;,,=o/l, ottenendo (M.=M,=M) quindi destrogiro; poi si allenta il vincolo, ossia si applica la sua reazione M,
cambiato di segno, per cui sovrapponendo gli effetti si trova
M=-6EJ o/12 , T=2M/l= 12EJ o/l', [3.9]
~ - Ma
e il valore di M si poteva ricavare immediatamente considerando che i mo- M,=M,---· [3.12]
2
menti antimetrici debbono annullare la rotazione o/l che avverrebbe se la
trave priva degli incastri seguisse lo spostamento ocon movimento di corpo Inoltre la rotazione dell'estremità appoggiata si manifesta soltanto nella
rigido. Nella tab. 3.5, al termine del presente capitolo, sono riportati i valori
seconda fase in cui si applica alla trave il momento -M., quindi
dei momenti d'incastro per consuete condizioni di carico. Da tali dati si
M,l
g;.=- 4EJ. [3.13]

Pertanto, per il calcolo del momento d'incastro M,, possono essere uti-
lizzati i valori della tab. 3.5, da introdurre s'intende nella relazione [3.12].

Fig. 3.6
Fig. 3.5
e) I momenti alle estremità di una trave in funzione dei carichi e dei movi-
possono evidentemente trarre anche le rotazioni delle sezioni estreme per la menti delle sezioni estreme.
trave semplicemente appoggiata, che per la [3.4] evidentemente valgono (si Abbiamo già ricordato che, per una trave prismatica appoggiata, soggetta
veda a tale proposito il punto seguente) ai momenti M., M,, le rotazioni delle sezioni estreme valgono (rei. 3.4)
l - l - -
g;.,= EJ (-2M.+M,), g;,,= EJ (-2M,+M,). [3.1 O]
6 6

b) La trave con un'estremità articolata, laltra incastrata. e da tali espressioni si ottengono facilmente i valori dei momenti per asse-
gnate rotazioni <pa, <p0
È di particolare interesse, soprattutto per il calcolo degli insiemi cou pro-
cedimenti iterativi, il caso noto della trave sottoposta alla coppia M,: il mo- 2EJ 2EJ
M,=- - (2g;,+g;,), M,=-- (2g;,+g;.), [3.14]
mento d'incastro perfetto è determinato dalla condizione g;,,M,+g;,,M,=0, 1 1
dalla qnale, ricavato M,, si può dedurre ogni altra quantità, in particolare
ottenendo, avendo supposto la trave prismatica (fìg. 3.5), valori che potevano essere ottenuti anche direttamente dalle [3.6] ponendo
-rpa, -rplJ al posto di (/Jao, <fba•
3 M, Se la trave è sottoposta anche ad azioni esterne e le estremità presentano
T=--· [3.11]
2 I uno spostamento relativo o, con senso tale da dar luogo a una rotazione
di corpo rigido destrogira, i complessivi momenti alle estremità si ottengono
Quando la condizione di carico è generica, il momento d'incastro per- facilmente aggiungendo alle espressioni [3.14] i termini conseguenti all'inter-
fetto si ricava dalla seconda delle [3.1] ponendo M,=0. Oppure, se è già vento dei carichi e dello spostamento o, considerando però, per le due ultime
stata risolta la trave con dupliée incastro, si può utilmente impiegare il me- cause, le estremità impedite di rnotare, perchè delle rotazioni tengono conto
60 Capitolo terzo Travi 61

le stesse [3.14]. Quindi ricordando la [3.9], si ottiene


-
M.~M.+--
2EJ 6EJd
(2'Pa+'P,)---2 - ; [3.15]
'Paa~J( ~ r:, ~E},/' ~X 'dx 2(12,5+4 · 21,232+2 · 32,77+ ... )~
1 1 ~0,1928 }J, (il coefficiente vale 0,333 per la sez. cost.),
e un'analoga espressione vale per M,. Il significato fisico dei termini che
-JM,(P)x __ 1_ dx • • _
compongono la relazione [3.15] è chiaro: al momento che si av.rebbe ~on l~ 'Paa- EJI dx- EJ,l 3 Pdx 2 (0+4 0,944+2 3,277+ ...)-
estremità incastrate si aggiungono le ripercussioni dovute a1 mov1ment1
delle sezioni estreme. PI'
~0,04852 EJ, (0,056 per la sez. cost.),

3.2. Travi di sezione variabile. M,~ -q;,,/q;,,~ -0,252 PI (0,168 per la sez. cost.).
a) Se la sezione della trave è variabile, nella sostanza n?lla ~ambia rispetto .a b) Per farsi un'idea dell'influenza che può esser data da una variazione della
quanto si è visto precedentemente a proposito della trave.Er1smat1~a, e ad .e~emp10 sezione C3 . 1), nella tabella 3.1 si trovano riportati i valori dei coefficienti elastici <fJaa'
valgono le relazioni [3.2], con la sola avvertenza c~e negh int~grah presenti .~n es~e
si deve ora introdurre il momento d 1nerz1a
p variabile della sezione. Però in genere è con- Trave appoggiata con «mensole » rettilinee e simmetriche: coefficienti

2
71nn
]L1xjc 8 a --.
f :
L ===i
i
? . o _JL_ veniente o·nec7ssario 7ffettuare i1;1-·.modo ap-
h prossimato l '1ntegraz1one, sudd1v~dendo la
TABELLA 3 .1.
elastici <faa' Cfba·
JL~~i\dh" ~x----s.-l 71 trave in tronchi e pr?cedendo mediante ~e~le
A~-À -~ 13 ordinarie sommatorie o, molto prefer1b1l-
, mente, con la nota formula di Simpson

ff(x)dx;;; ,Jt (f,+4J,-i-2f,.+ [3.16] a/l I J,/J, I 0,60 I0,40 0,20 I0,151 0.10 I0,081 0,061 0,041 0,02 J o fattore
+4J,+2J,+ ... +4Jn-1+fn)' I
0,1 0,939 0,900 0,852 0,834 0,816 0,810 0,798 0,789 0,771 0,728
in cui / 0 , / 1 , ••• , fn. sono i. valori della fun-.
zione integranda 1n corrispondenza delle 0,2 0,882 0,813 0,723 0,693 0,660 0,645 0,627 0,609 0,582 0,504
estremità dei tronchi Lix, il cui numero deve 'Paa l/3EJ,
' o,139Pl essere ovviamente pari. 0,3 0,837 0,735 0,612 0,573 0,525 0,504 0,480 0,453 0,417 0,316
',,, __ __..,,, Ad esempio, la trave della fig. 3.7 è
',,,.---- soggetta a un carico P_, concentrato ~Ila 0,4 0,792 0,666 0,513 0,462 0,408 0,381 0,351 0,318 0,273 0,152
Fig. 3.7 distanza x=0,41, ed ha 11 tratto À prossimo
all'estremità A di altezza variabile con an-
damento parabolico (dh~ dh, !;'/A'). I dati necessari per il calcolo del coefficiente 0,1 0,990 0,984 0,978 0,973 0,970 0,966 0,964 0,962 0,960 0,944
2
elastico relativo al momento Ma=1 (IPaa= ; 2 fx ·dx/El), della rotazione dovuta 0,2 0,966 0,942 0,912 0,900 0,887 0,880 0,870 0,860 0,846 0,792
'Pba -l/6EJ,
al carico p (1Pao= jM0 x · dx/lEJ) e infine del momento Ma d'incastro sono riportati 0,3 0,93010,882 0,812 0,791 0,762 0,745 0,726 0,708 0,678 0,568
nella seguente tabella:
0,4 0,882 0,800 0,690 0,649 0,601 0,582 0,552 0,516 0,468 0,296
10 9 8 7 6 5 4 3 fattore

<3.ii Utili tabelle si trovano riportate su nun1erose opere dedicate al calcolo dei telai;
h 2 1,5625 1,25 1,0625 1 1 1 1 h, in paiiicolare ricordiamo, tra le prin1e, quelle riportate-da A. STRASSNER nel suo volun1e
1,199 1 1 1 1 J, Neuere Methoden zur Statik der Rahmentragwerke, Ernst, Berlin, 1925 (3" ediz.), vol. 1°. Nu-
J 8 3,815 1,953 merosi ed accurati diagrammi si trovano nelle opere di R. GULDAN, Rahmentragwerke und
x'/J 12,5 21,232 32,770 40,867 36 25 16 9 dx'/J, Durch/auftriiger, Springer, Wien, 1949, 4a ediz. (mensole rettilinee e paraboliche simme-
Pdx triche o da una sola parte della trave; rotazioni delle estremità per effetto di coppie, di
M, o 0,4 0,8 1,2 1,6 2,0 2,4 1,8 carichi concentrati e di un carico distribuito uniformemente). - J. M. GERE, Moment Di-
M,x/J o 0,944 3,277 7,006 9,6 10 9,6 5,4 Pdx'/J, strihution, Van Nostrand, Princeton, N. Y., 1963. - P. CHARON, Le calcul pratique des con-
structions à inertie variab[e, Eyrolles, Paris, 1961.
62 Capitolo terzo Travi 63

'Pbanel caso frequente in cui i tratti estremi della trave presentano l'altezza della TABELLA 3.3. Trave con appoggio e incastro soggetta a un momento(« mensole» sim~
sezione crescente con legge lineare (tratti con «mensole >> rettilinee). metriche e rettilinee).
Relativamente alla stessa trave considerata nella tab. 3.1 precedente e sottoposta
a un carico q distribuito uniformemente sull'intera lunghezza, può convenire di
notare che, espressa la rotazione della sezione A nella forma

I
in cui evidentemente il termine tra parentesi si riferisce al caso prismatico, i valori
del coefficiente Cao al variare delle sezioni coincidono con quelli relativi a Cfba e ripor-
a/l I J,/J, I0,60 I0,40 I0,20 I0,1510,10 I0,0810,0610,0410,02 I o I fattore
tati nella stessa tabella (quindi, ad esempio, per a/l=0,2 e J 0/J1=0,2, Cao vale 0,912):
infatti è facile riscontrare che, impiegando il principio dei lavori virtuali nel cal- 0,1 0,527 0,547 0,574 0,583 0,59610,598 0,605 0,612 0,623 0,648
colo di dette rotazioni, quindi la formula [3.2], nei due casi è costante il rapporto
delle funzioni M 0 • M; (a. z). Pertanto è facile calcolare il momento d'incastro per la 0,2 - 0,548 0,579 0,631 0,649 0,673 0,684 0,694 0,704 0,727 0,786
trave caricata uniformemente, con un'estremità incastrata e l'altra appoggiata M, M
(M=<pa 0/'Paa) o con entrambe le estremità incastrate; per quest'ultimo caso la ta- 0,3 0,556 0,600 0,662 0,691 0,726 0,738 0,756 0,781 0,813 0,899
bella 3.2 fornisce vari valori.
0,4 0,557 0,602 0,670 0,700 0,738 0,764 0,786 0,811 0,857 0,974

TABELLA 3.2. Trave doppiamente incastrata, con «mensole» rettilinee e simmetriche,


soggetta a carico uniforme: momenti d'incastro perfetto. 0,1 0,904 0,840 0,760 0,736 0,700 0,696 0,676 0,656 0,628 0,563

0,2 0,824 0,720 0,580 0,536 0,480 0,456 0,432 0,408 0,364 0,257
'Pa l/4EJ,
0,3 0,772 0,628 0,460 0,400 0,332 0,304 0,276 0,236 0,188 0,081

0,4 0,728 0,568 0,376 0,314 0,249 0,212 0,179 0,145 0,097 0,0105
I
a/l I J,/J, I0,60 I0,40 I0,20 I0,1510,10 I0,0810,0610,0410,02 I o I fattore
Può essere utile disporre anche dei coefficienti elastici «Paa' 'Pbb• 'Pab=<pbJ per
una trave avente la sezione variabile linearmente da un'estremità all'altra; alcuni
0,1 1,036 1,060 1,094 1,105 1,118 1,121 1,130 1,136 1,151 1,180 valori sono elencati nella tabella 3.4.
0,2 1,062 1,100 1,160 1,181 1,206 1,216 1,229 1,242 1,263 1,320
M -ql'/12
0,3 1,071 1,124 1,196 1,225 1,261 1,275 1,292 1,316 1,345 1,420 TABELLA 3.4. Trave di sezione variabile linearmente da un'estremità all'altra: coef
ftcienti elastici.
0,4 1,073 1,126 1,20611,238 1,272 1,299 1,320 1,344 1,385 1,480
~l-~l
}~
' B
A
Inoltre si è già accennato che una condizione di carico ricorrente nei metodi
di calcolo iterativi è quella del momento M applicato all'estremità di una trave con
appoggio e incastro; se l'altezza della sezione dei tratti terminali varia con linearità J,/J, I 0,60 I 0,40 I 0,20 I 0,151 0,10 I 0,081 0,061 0,041 0,02 I 0,01 I fattore
e simmetricamente, utilizzando i dati dello specchio 3.1, si ricavano facilmente anche
i valori riportati nella tab. 3.3.
'Paa 0,681 0,501 0,294 0,237 0,171 0,144 0,114 0,084 0,048 0,027 l/3EJ,
3 2
<• > Infatti nel caso del carico uniforme si ha M 0 = i (/x-x 2
), M'=1 (pensando di 'Pbb 0,879 0,792 0,657 0,609 0,546 0,516 0,471 0,420 0,345 0,282 l/3EJ,
applicare due coppie ausiliarie simmetriche); nel caso di una coppia Ma applicata a
una estremità, volendo ricavare la rotazione dell'altra sezione estrema, M 0 =Ma»/l, M'= 'Pub 0,774 0,630 0,438 0,378 0,300 0,270 0,228 0,186 0,126 0,084 -l/6EJ,
~1 (l-x)/l.
Capitolo terzo
Travi 65
64

TABELLA 3.5 MOMENTI D'INCASTRO PERFETTO(•) TRAVE PRISMATICA: MOMENTI D'INCASTRO PERFETIO -
r-(j)=1~-------q---------------+-cQ)=2----f<;---a""'- -;.;_:,-,"'-

-
---l-
A~!!! I!! I!!! I ~B

Ma--Mb=
-
-
- JJ1_
12
2
---l-
{ill1q HJJ); a"a!l

Ma=--Mb= -4,2a2(3_2a)
®

-
A~AJ{,~B

-
~

Ma--Mb--
l/4
2
~
l/4
@

-
-A~~dtB

-
~
l/4
2
Ma--Mb--tJL.1§__
l/4
tE4
- - qJ:,
12 JL
32 -- -1232

@A,~B -
@A q
!a .-<Cfifl ~Ba=a/l
~ %
+o--l ~a--;;./-
- 2 ' -- 22 2
Ma--4
- 30 - al
Ma-- 30 a(10_15a+6a)
Mb-
- _IJ12.
20 Mb= afa df5Aa)
® q ® M
A{In==- r;;,Ba=all
,, A~ ( ~Ba=a!l
- 2 fE--- a -3>\- +a+-- b~ fl=b/l
Ma-- - Mb-- _ __g_[ - 2 2 2
19,2
Ma=-JJk 'fa('- a+q3a) Ma= M{J(2a-fJ)
- 2 3
Mb- 30 2a(5_3a)
- ..fJ]; Mb= Ma(2{J_a)

@ tp tp @ tP
ifj m 1iJ f).
>I ah: >I a I< +--li2--+
/E-- b ----'-"l
Ma=-Mb=-1/;l
Ma=-Mb=-Pa b/t
@)A"'(
&)1(lt> a ava
(tpt~(B
a~ @ A~JJ:tJJ:~B
' -
l~ia z::ia
- - 2
Ma--Mb-- M- Pli~1
a-- Mb---12z-
- ! - - - - - - --------/------------~
- - Pl
12 i+o.s
i

(*) Positivi se destrogiri.


66 Capitolo terzo

TRAVE PRISMATICA: MOMENTI D'INCASTRO PERFETTO

21
A~ tP b_J B
I• a' I' CAPITOLO IV
2
Ma=- Pab2;1 ARCHI
- 2 2
JY!b= Pa b!l
4.1. Osservazioni introduttive.
@> t 1
A~VC\V~stg
24 Il comportamento statico di un arco può essere molto più favorevole di
A ttr--.~s--,---f};, B h
quello di una trave ad asse rettilineo, soggetta agli stessi carichi e di eguale
-,.J-l!n J.,- l !i1I= ti Vi T luce, ma il vantaggio è fortemente influenzato dalle condizioni di vincolo
e di carico, per cui può essere opportuna qualche considerazione preliminare.
qx= qsen n7x (n=2,4.)
- - 2
Ma=Mb=-~
Linea d'influenza di Ma Linea d'influenza di V0 (mezz)

Fig. 4.1

i;;::
"~ Consideria1no, per esempio, un arco a tre cerniere soggetto a due carichi
a ('-..L-- concentrati simmetrici (fig, 4.1): praticato un taglio in chiave, per simmetria
I

qt Q3 05 07 Lba~rave appogg) si ha il solo sforzo normale N=H=Pa/f, al quale consegue la tensione


a0 =Pa/Af, indicando con A l'area della sezione; mentre nella mezzeria della
- - x/l Lb= spostamento in mezzeria
trave ngualmente caricata e di uguale luce, al momento flettente M,=Pa

r,
.,-.-, consegue la tensione massima, considerando la sezione rettangolare b · h,
x/l 0,1 0,2 q3 0,4 q5 q5 0,7 qB q9 fattore
'1,=6Pa/bh 2 =a. Quindi, essendo in genere f»h, la trave, nella sezione
Mi>; 0,081 0)28 0,147 0,144 0,125 0,096 0,063 0,032 0,009 -Pl
considerata, risulta molto più sollecitata dell'arco; e tale prerogativa in so-
'bi 0,026 0,088 0,162 0,224 0;25 0,224 0,162 0,088 01026 }p/3 stanza dipende dal fatto che, per l'arco, le azioni H equilibranti la coppia
~··

4BE] (Pa) sono associate al braccio f, mentre per la trave la medesima coppia è

Lba 0,296 0,568 0,792 q944 1,00 0,944 0,7"92 0,568 0,296 equilibrata dalle risultanti R delle tensioni che hanno il braccio h, molto
minore della freccia f.
68 Capitolo quarto
Archi 69
Se si pensa invece l'arco vincolato con cerniera e carrello (fig. 4.lc), lo
stato di sollecitazione differisce assai poco da quello della corrispondente nella fìg. 4.2, in cui gli assi y, z si ritengono coincidenti con quelli principali
trave, e in particolare coincidono i diagrammi dei momenti.. Ma se il vi~colo d'inerzia della sezione, sulla faccia anteriore in generale agiscono lo sforzo
è in grado di fornire un'azione orizzontale 1! che co.ntrasti coi: ~fficac1a ~o assiale N, due sforzi di taglio (T., T,), e tre momenti, di cui uno è torcente
(M,); due sono flettenti; e per tali sei caratteristiche di sollecitazione il senso
spostamento relativo delle imposte, i momenti flettenti compless1v1, cabno m
genere fortemente, rispetto al caso del carrello semplice, m v1rt~ dei mo- è considerato positivo se i vettori che le rappresentano sono rivolti contra-
menti negativi forniti dalla spinta H; anzi, dato un arco iperstatico con le riamente agli assi, pensando, s'intende, di rappresentare le coppie con i rela-
estremità vincolate da cerniere fisse o incastri, se per la sua configuraz~on.e
tivi asse-momenti. Ovviamente tutte le azioni interne invertono il segno e
principale a tre cerniere risulta assiale la curva o la poligonal~ de~e pre~s10m, s'incrementano di quantità infinitesime, pari ai rispettivi differenziali, quando,
di solito lo stato di sollecitazione per detta struttura isostatica e dommant~ spostandosi nel senso degli archi crescenti, si passa alla faccia posteriore del
e gli effetti delle azioni staticamente indeterminate hanno .s~ars.o pes.o. C10 tronco; quindi per tale seconda sezione i sensi dei vettori che rappresentano
avviene vale la pena di ricordarlo (voi. I, cap. 6), per condiz10m che m pra- le varie sollecitazioni concordano tutti con quelli stabiliti per i tre assi di
tica so~o frequentemente verificate, e quanto più ci si appro~sima a t~le st~t? riferimento. Inoltre le azioni esterne (ossia le forze unitarie qx, qy, qz e le
di cose tanto più l'arco comporta, per la sua forma, no:evoh vantaggi static~,
quindi anche estetici, come testimonia~o g:i inn~erev.oh ardn~enti cos~ru~t1v1.
Dalla presenza della spinta H, qumdi degli sforzi norma.II che prmcrpal-
mente da essa sono provocati, dipende la differenza sostanziale del compo~­
tamento degli archi rispetto a quello delle travi. E va da sè che, se le co!'d1-
zioni di carico rendono deboli le spinte, i privilegi consentiti dalla soluz1?ne
ad arco tendono a svanire, come per esempio avviene per la struttur.a snn- Fig. 4.2
z~ dw
metrica soggetta a carichi verticali antimetrici della fig. 4.ld, che evidente- y
mente non provocano azioni orizzontali. .
Per archi di limitata importanza, si adotta in genere la forma crrcolare
0 parabolica; mentre nei casi notevoli, essendo _opportuno ri~u~re al massllTI?
i momenti flettenti, di solito l'asse dell'arco viene fatto comc1dere col poh-
gono funicolare dei carichi permanenti (eventualmente ass?ciati a un~ ,quot~ coppie unitarie mx, my, mz distribuite lungo l'arco) sono ritenute positive
di quelli accidentali) passante per i baricentri delle sez10m d1 estre~rt.a e dr se rivolte concordemente con gli stessi assi.
mezzeria. Un dato importante per gli archi è il ribassamento, ossia 11 rap- È evidente che, aflìnchè sia assicurato l'equilibrio dell'elemento, debbono
porto tra la freccia e la luce, il cui valore pratico in genere si aggira intorno risultare soddisfatte le sei equazioni indefinite di equilibrio; indefinite nel
a 1/5 71/6. . . . senso di relazioni da ricavare per un generico tronco elementare, prescindendo
Analogamente a quanto è stato fatto per le travi, supporremo che il piano dalle condizioni ai limiti valide per la struttura in cui esso si trova inserito.
contenente l'asse dell'arco sia di simmetria, e che di conseguenza, per effetto Tali equazioni, delle quali ovviamente tre riguardano le traslazioni lungo
di forze agenti nello stesso piano, l'asse geometrico deformandosi ~~n ~se~ gli assi di riferimento e tre le rotazioni, indicando con apici le derivate ri-
da esso. Inoltre ci limiteremo a considerare, in vista del calcolo degh ms1em1 spetto alla linea s, risultano (f' =df7ds):
di travi, i casi staticamente indeterminati dell'arco isolato di piccola curva-
tura con le estremità articolate e incastrate. [4.1]
Riteniamo anche utile (vedremo nel par. 10.3 alcuni esempi) una breve -T"+M/+m,=0, Mx'-Mv/r+m,=0, T,+M/+M"/r+mv=O.
premessa sulle equazioni indefinite di equilibrio e di congruenza dell'arco
Ciascuna di esse si ottiene annullando la somma di tutte le componenti
piano soggetto a stato di sollecitazione piano e spaziale.
dell'azione esterna e interna lungo ciascuna delle tre direzioni prescelte; così,
ad esempio secondo x (fig. 4.3), trascurando gli infinitesimi di ordine supe-
4.2. Equazioni indefinite di equilibrio e di congruenza. riore, dN-Tv · ds/r+q,ds=O.
a) Se si pensa di estrarre un tronco infinitesimo dell'arco,. sulle due se: È inoltre da notare che ogni azione compie lavoro a causa del correlativo
zioni A B che lo delimitano debbono essere applicate le vane componenti movimento, il quale deve avere carattere di continuità, dovendo risultare
dell'azi~ne interna. Precisamente, adottato il riferimento cartesiano indicato compatibile con la compagine del materiale; quindi, essendo sei le azioni
interne, si hanno sei relazioni indefinite di congruenza, ognuna delle quali
70 Capitolo quarto Archi 71

esprime il legame tra la variazione infinitesima di un movimento e la defor- è noto, porre


mazione ad opera della relativa caratteristica di sollecitazione. Se u, v, w
{J(N)=N/EA, {J(Tv)=cvTvfGA , {J(T,)=c,T,/GA ,
sono gli spostamenti secondo gli assi coordinati x, y, z e <px, rpy, rpz sono le rota-
zioni di una generica sezione (positivi tutti se concordi con i sensi attribuiti
[4.3]
fi(M,,)=Mx/GJ,, fi(Mu)= MvfEJv, fJ(M,)=M,/EJ,.
agli assi); e se si indica con fi(S) · ds il movimento relativo di due sèzioni
vicinissime per la deformazione indotta da una generica sollecitazione S, Inoltre in genere è lecito trascurare la deformazione degli sforzi taglianti
le equazioni indefinite di congruenza sono: quindi considerare '
{i( Ty);;; O , {i( T,) ;;; O ;
u'-v/r=fi(N), v'+u/r=-rp,+fi(Ty), w'='Pv+fi(T,),
[4.2] e se può essere omessa anche quella di N, come frequentemente avviene, si
rp,'-<py/r={J(Mx), rpy' +rp,/r={J(My) , rp,' =fi(M,), ha {J(N)=O.

al solito ponendo f'=df/ds. b) L'arco circolare.


Tali relazioni si ottengono facilmente appena si rifletta che, per il tronco
infinitesimo A-B=ds, lo spostamento della sezione B rispetto alla A lungo Dalle suddette equazioni di congruenza si possono ricavare le relazioni
che consentano di esprimere le azioni interne in funzione dei movimenti
tenuto conto dei legami [4.3]. In particolare, se si ammette il raggio costante:
e se si omettono le deformazioni per gli sforzi taglianti e normale risulta
(ponendo ora }=dfjdw, con dw=dsjr, fig. 4.2) '
u+du

X y 7 _,.,/
EA (' )
N =-,.- u-v ,
EJ, ..
M,=-7 (v+v),
EJu ..
Mv=7(w+rp,r),
(V\ \v+dv
w+w=r'(MvfEJv-M,/GJ,),
[4.4]

y V
1....--u·dw
essendo, come si è detto, f=df/dw.
""k02 ~a pr~ma e la seconda relazione riguardano l'arco caricato nel suo piano,
Fig. 4.4 0 71u+du
ed e ovv10 che, facendo tendere all'infinito il raggio, esse coincidono con le
Fig. 4.3

una generica direzione a avviene in genere per il dnplice contributo della


rotazione della sezione A (intorno all'asse normale al piano ds-a) e della
deformazione operata dalla caratteristica di sollecitazione che per lo stesso
spostamento compie lavoro. Così, per la seconda relazione riguardante lo
spostamento secondo y, ad esempio, lo spostamento relativo espresso per
ds Fig. 4.5
tramite delle funzioni spostamento, vale dv+u- (fig. 4.4); e deve d'altronde
/'
risultare eguale, come si è detto, a -rp,ds+fi(Ty) · ds, essendo chiaro che, per formule relative alla trave; dalla seconda, noto M,,,, si ricava v, quindi u,
la convenzione assunta nei riguardi dei segni, una rotazione positiva della per integrazione, dalla prima delle [4.4] [supponendo fi(N);;;O]:
sezione A intorno a z comporta uno spostamento della B contrario ad y;
e che il taglio Ty applicato in B provoca, sempre per le ipotesi fatte sui segni u=Jvaw+c. [4.5]
(fig. 4.2), uno spostamento secondo y positivo.
Le relazioni [4.2] godono di validità abbastanza generale. In esse,
Noti gli spostamenti u, v è poi facile passare agli spostamenti orizzon-
se si ammettono le consuete ipotesi valide per i corpi a prevalente tale e verticale (fig. 4.5)
sviluppo lineare, e avendo supposto il raggio di curvatura dell'arco
grande rispetto alla relativa dimensione della sezione, si può poi, come ç=u sen w+v cos w, 11=-u cos w~t--v sen w. [4.6]
72 Capitolo quarto Archi 73

Le formule [4.4], [4.5] verranno estesamente utilizzate, ad esempio, nelle [4.7], della deformazione per effetto dello sforzo normale è trascurabile (voi. I,
soluzioni, ricavate mediante le serie di Fourier, degli anelli soggetti a carichi par. 5.2), e in particolare è molto piccolo il secondo termine della funzione
complanari e normali al piano dell'anello (par. 10.3). integranda al denominatore.

b) Come si è detto (par. 4.1), nei casi d'importanza non corrente può es-
4.3. L'arco a due cerniere. sere opportuno, eliminata la connessione angolare in chiave, ossia adottato
a) È un caso assai semplice, poichè ammette al massimo una sola inco- l'arco a tre cerniere come struttura principale isostatica, assumere l'asse della
gnita staticamente indeterminata che, a seconda della struttura principale struttura coincidente con la curva delle pressioni, quindi con la funicolare
isostatica sulla quale si intende operare, può essere il momento in corrispon- dei carichi permanenti passante per i baricentri delle sezioni d'imposta e
denza di una cerniera introdotta lungo l'asse o l'azione orizzontale X appli- di mezzeria.
cata alle estremità. Se M,, N, stanno a indicare il momento flettente e lo S'intende che, anche operando in tale modo, non è possibile toglier
sforzo normale in una generica sezione dell'arco soggetto ai carichi e con di mezzo completamente il momento flettente: infatti l'arco svincolato per
l'estremità A libera di traslare orizzontalmente, e se si suppone la X rivolta esempio in A e soggetto ai carichi e alle reazioni trovate per la configurazione
verso l'interno, le azioni interne complessive risultano (fig. 4.6) a tre cerniere, risulta semplicemente compresso, per cui è inevitabile un ac-
corciamento del suo asse e un conseguente piccolo avvicinamento di A al-
M=M,-Xy, N=N,-X cos {} ;
l'altra estremità B; quindi, per rispettare la congruenza, si deve applicare
e all'azione ausiliaria X=l (rivolta anch'essa verso l'interno), che viene fatta in A una forza orizzontale LIX, comunemente detta «spinta adclizionale »,
intervenire per l'applicazione del principio dei lavori virtuali, conseguono le la quale in genere risulta di segno opposto e molto piccola rispetto alla
azioni interne :fittizie M'=-y, N'=- cos {}. Quindi, supponendo che sus- spinta X, che compete all'arco a tre cerniere. E già vedemmo le ragioni (voi. I,
cap. 6) per le quali risultano in genere inessenziali le alterazioni sia della
spinta rispetto al valore X"' sia dello stato di tensione della struttura princi-
pale dominato dal solo sforzo assiale. Tuttavia qualora sia opportuno cal-
colare LIX perchè non sussistono le circostanze che ne rendono trascurabili
gli effetti, essendo allora M 0 nullo in ogni sezione e, se i carichi sono verti-
cali, N,=-X,/cos {}, la [4.7] diviene (con bxa=O)

-X,{ds/A+Ea,lto'
LIX [4.8]
Fig. 4,6
j(y'-l-e 2 cos 2 fJ) ds/J.

In genere per l'integrale al denominatore il secondo termine ha piccola


importanza.
sista uno spostamento orizzontale ~xa verso l'interno e una variazione termica
uniforme e positiva t0 ', l'equazione dei lavori virtuali risulta, omettendo la
deformazione della sollecitazione tagliante, e) Effetti di azioni applicate alle sezioni estreme.

-M,y+Xy 2 J -N,cosfJ+Xcos2 fJ Nello studio dei sistemi di travi in cui si abbiano elementi ad arco può
f El ds+ EA essere utile conoscere i movimenti alle estremità di un arco e i diagrammi delle
sollecitazioni in conseguenza di azioni applicate alle sezioni estreme. Nel-
da cui, ponendo e2 =J/A, ds · cos fJ=dx, si ottiene 1'es. 4.1 si troveranno risolti alcuni casi per l'arco parabolico e circolare.
fM,y ds/J+fN,dx/A-1-Ea,lto' -1-Ebxa
X [4.7] Esempio 4.1 (coefficienti elastici per un arco a due cerniere parabolico e cir-
j(y2+e 2 cos 2 fJ) ds/J colare).
Per un arco simmetrico a due cerniere, soggetto a una coppia Mb applicata a
e per le integrazioni da estendere all'intero asse dell'arco può essere conve- un'estremità (fig. 4.7), calcolare la reazione orizzontale dei vincoli e le rotazioni
niente la formula di Simpson (relaz. 3.16). Frequentemente il contributo, nella delle sezioni estreme considerando l'arco stesso parabolico e circolare.
74 Capitolo quarto Archi 75
a) Arco parabolico. c) Linea d'influenza della spinta X (4.i).
L'asse dell'arco è definito dall'equazione (fig. 4.6):
Applicando ripetutamente la formula [4.7] si può definire per punti il dia-
y~ 7, (lx- x') . [a]
gramma che fornisce i valori della spinta di un arco a due articolazioni fisse per
effetto di un carico verticale P= 1 agente in un qualunque punto; ed è facile con-
statare che esso coincide con il diagramma degli spostamenti verticali conse-
Il calcolo dell'incognita staticamente indeterminata si semplifica se la sezione guenti a una traslazione relativa delle imposte, secondo la direzione x della
è variabile con la legge (indicando con A 0 , J 0 la sezione e il momento d'inerzia spinta, 8xa= -1 (4.2),
della sezione di chiave): Nell'esempio 4.2 sono riportati vari valori della linea d'influenza per l'arco
A=A 0 /cos f}, [b] parabolico.
È utile considerare tale variazione, seppure poco adatta per gli archi articolati
alle estremità (comporta infatti una sezione crescente verso le imposte, con Esempio 4.2 (arco incernierato: linea d'influenza della spinta).
aumento però piccolo per gli usuali ribassamenti), perchè fornisce significativi Calcolare la linea d'influenza della reazione orizzontale dei vincoli per un arco
risultati che poco si scostano, per archi abbastanza ribassati (f/l<;,1/5), da quelli parabolico simmetrico, avente le estremità articolate e la sezione variabile con la
legge J~J,/cos fJ (v. es. 4.1).

Soluzione. - Procedendo come nell'esempio 4.1 si ottiene (J.=x/l):


Fig. 4.7
PJ./ 1-27.'+J.'
X= 2/ 0,8 '

ove PJ.l/2/ è la spinta per l'arco a 3 cerniere.


relativi a un arco di sezione costante e di forma leggermente diversa. Le sem-
plificazioni consentite dalle relazioni (b) (che vennero introdotte da Winkler e J. O, 1 0,2 0,3 0,4 0,5 fattore
da Ritter; val. I, par. 10.2) dipendono dal fatto che in virtù di esse si ha
ds/J~(dx: cos fJ)/(J,: cos fJ)~dx/J, e ds/A~dx/A,. Dalla [4.7], essendo: X(P) 0,0613 0,1160 0,1588 0,1860 0,1953 Pl/f

M,~ -M,x/l, JM,ydx/J,~ -M,fl/3J,, Jy'dx/J,~ !6f'l/30J,, Come è stato detto, la stessa linea d'influenza può essere impiegata, con buona
approssimazione, anche per archi di forma leggermente diversa, a parità s'in-
si ottiene, trascurando la deformazione per effetto dello sforzo normale: tende di //I.
5
X~ -8 M,/f~0,625 M,jf. [e]
4.4. L'arco incastrato.
Tale valore coincide ovviamente con quello relativo all'arco soggetto a due
coppie M/2 simmetriche. a) Le espressioni delle incognite staticamente indeterminate.
Nota la reazione dei vincoli, applicando ad esempio il principio dei lavori vir-
tuali si trovano facilmente le rotazioni delle sezioni estreme: In genere presenta triplice grado di indeterminazione statica, e le tre
'Pa,~M,l/24EJ,, [d] relative azioni incognite vengono calcolate riconducendo al rispetto della
entrambe destrogire. congruenza la struttura principale, ossia la configurazione provvisoriamente
priva dei vincoli iperstatici. Dalla scelta di tale configurazione può risul-
b) Arco circolare di sezione costante. tare notevolmente influenzata la laboriosità dei calcoli e, come è noto, di
Procedendo come nel punto a), si ottengono i valori raccolti nella seguente
tabella (tra parentesi le differenze con i valori relativi all'arco parabolico):
<4-1lSi veda, per es., O. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, cap. XIX, par. 408.
<4.z1Si considerino due sistemi: il primo, quello effettivo, soggetto al carico P=l nel
fil 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 fattore punto generico C e alla spinta incognita X in A; il secondo (arco con appoggio in B e
carrello in A) sottoposto all'azione X* che provoca lo spostamento 8x,.(X*)=-1. Se indi-
X(M,) 0,6258 0,6265 0,6276 0,6289 0,6304 M,/f chiamo con v(X*) lo spostamento verticale in C ad opera della stessa X*, per il teorema
di Betti si ha P · v(X*)+X · 8x,.(X*)=X* ·O, da cui, essendo P=l, Ox,.(X*)= -1 (la forza
<p,,(M,) 0,1304 0,1374 0,1470 0,1626 0,1752 M 01/EJ X* ha le din1ensioni :fisiche di una forza su una lunghezza):
(4,3%) (9,9%) (17,6%) (30,1%) (40,2%)
X~v(X*).
'Pao(M,) 0,0443 0,0476 0,0524 0,0589 0,0670 M,l/EJ
(6,3%) (14,2%) (25,7%) (41,3%) (60,8%) Tale risultato è un caso particolare del teorema di LandMColonnetti (vedi, per es.,
O. BELLUZZI, op. cit., cap. XVIII, par. 381).
76 Capitolo quarto Archi 77

solito conviene che lo stato di sollecitazione iniziale, dovuto ai soli carichi zione terminale A*. Evidentemente il trasferimento delle condizioni di con-
agenti sulla struttura principale, si scosti il meno possibile da quello defini- gruenza da A ad A* non modifica nulla, essendo, carne si è detto, conside-
tivo (4 • 3); quindi, almeno sotto questo punto di vista, l'arco a tre cerniere rato indeformabile il tratto A-A*; rna comporta ai fini calcolativi una rile-
presenta prerogative molto favorevoli, poichè alle estremità mette già in vante semplificazione che risulta evidente appena si scrivano le condizioni di
gioco le spinte dalle quali dipende fortemente lo stato di sollecitazione effet- compatibilità relative ai vincoli. Per esprimere queste impiegando il principio
tivo; mentre risulta poco opportuno lo schema isostatico dell'arco a sbalzo. dei lavori virtuali, si adottano, come è ben noto, le azioni ausiliarie XG=l,
Ma per quest'ultimo - fu Mohr a segnalare tale proprietà CUJ - le rela- Y 0 =1, M 0 =1, a ognuna delle quali [attribuendo ad esse gli stessi segni delle
tive tre condizioni di congruenza possono venire scritte in modo che ciascuna corrispondenti azioni incognite e considerando l'origine degli assi coordinati in
di esse contenga una sola incognita, per cui tutto sommato conviene optare G (fig. 4.8)] conseguono le relative sollecitazioni fittizie (N' = -cos ff, M' = -y;
di solito per la seconda configurazione principale. Su questo argomento N'=-sen{}, M'=-x; N'=O, M'=l). Consideriamo l'arco soggetto, oltre ai
avemmo già occasione di intrattenerci per illustrare alcune questioni generali carichi, a una variazione uniforme t0 1 della temperatura; inoltre la sua im-
riguardanti la scelta della struttura principale; ora interessa soffermarci su postaA presenti cedimenti noti Ua (secondo x), v. (secondo y), ip. (destrogira),
che danno luogo, per la fittizia sezione terminale A*, ai movimenti UG=
=Ua-TaYa, Va=Va-Taxa, Po=Ta (destrogira).

T
f
Allora, se indichiamo con l'indice o le azioni interne conseguenti ai
carichi agenti sulla struttura principale, poichè le sollecitazioni effettive val-
gono, in una generica sezione S,
'11. B ,l N=N,-X0 cos ff-YG sen ff, [4.9]
~l------~
y
si scrivono con facilità le equazioni di congruenza.
Ad esempio, l'equazione riguardante la traslazione secondo x, omettendo
al solito la deformazione dovuta allo sforzo tagliante, risulta (l'origine degli
assi coordinati è in G)
B ,, N, cos ff ds (Y ds
Fig, 4.8 I EA MGJ EJ +
[4.10]
ciò che soprattutto concerne gli aspetti applicativi e il lavoro preparatorio
necessario per affrontare il calcolo di insiemi di travi, dei quali la trave ad
arco sia uno degli elementi.
Pensiamo quindi, dovendo risolvere un arco incastrato che per il rno- ed è facile riscontrare che i vari termini presenti alla destra del segno di ugua-
rnento supponiamo sirnrnetrico (fig. 4.8), di sopprimere uno dei suoi incastri, glianza corrispondono, per I 'arco considerato provvisoriamente a sbalzo,
per esempio quello A a sinistra, e di applicare quindi alla stessa estremità A agli spostamenti orizzontali della sezione A* conseguenti ai rnornenti flet-
la relativa reazione definibile, ad esempio, col momento Ma e le compo~ tenti e agli sforzi assiali dovuti ai carichi e alle azioni incognite Ma, Xa, Ya;
nenti Xa., Ya orizzontale e verticale. Conviene però, fu questo il suggerimento per cui la stessa equazione con evidente significato dei simboli può venire
di Culrnann e di Mohr, pensare che l'arco prosegua, con un fittizio braccio scritta
indeformabile, oltre la sezione A sino a raggiungere, con la sua nuova estre- [4.11]
mità A*, il baricentro G delle masse ds/EJ (pesi elastici) considerate distri-
buite lungo l'asse dell'arco, e valutare, al posto dei tre parametri (Xa, Ya,
Ma tornando all'equazione risolvente [4.10] si nota che il coefficiente di
Ma) della reazione in A, quelli Xa=Xa, Ya= Ya, Ma relativi alla nuova se-
M 0 è nullo, corrispondendo al momento statico delle masse ds/EJ rispetto
a un asse passante per il loro baricentro G; altrettanto avviene, avendo sup-
<4 . 3 J
Si veda, ad es., vol. I, par. 9.3.1. posto l'arco simmetrico, per il coefficiente di Y a, poichè esso è il momento
o. 4 J Si veda, ad es., voi. I, par. 9.3.2.
78 Capitolo quarto Archi 79

centrifugo delle stesse masse rispetto agli assi x, y <4 "J. Analoghe osservazioni Tale rilevante proprietà venne già ampiamente illustrata a proposito di al-
possono essere fatte a proposito delle altre due equazioni. cuni criteri generali importanti nel progetto delle strutture (voi. I, cap. 6)
In definitiva si ottiene (e 2 =J/A) e non staremo quindi a ripeterci. Interessa concludere sottolineando che la
-jM, dsfJ+EcpG deformazione {J(N) per effetto dello sforzo assiale gioca quindi in genere
Ma un ruolo irrilevante per gli archi esili: quando la configurazione principale
fds/J a tre cerniere è inflessa, le incognite staticamente indeterminate hanno impor-
tanza, ma sono in genere pochissimo influenzate da {J(N); e quando la me-
JM,y ds/J+fN, cos{} ds/A+Ea,It;-Eua [4.12) desima configurazione è soggetta a puro sforzo assiale, frequentemente sono
J(y +e cos ds/J
2 2 2
{}) le stesse incognite ad avere limitato peso sullo stato di tensione definitivo.
Infine è appena il caso di notare che, avendo supposto l'arco simmetrico,
Y=Y=
JM,x ds/J+{N,
·
sen {} ds/A +Eva se la condizione di carico è simmetrica le incognite staticamente indeterminate
a a Jx• ds/J
Le integrazioni debbono ovviamente venire estese all'intero arco e, quando
le funzioni integrande sono complesse, possono venire trasformate in somme
r r
suddividendo l'arco in tronchi e ricorrendo, se il numero di questi è pari, X-*"' A 3.. B~X
•I 6
alla formula di Simpson (relaz. 3.16). Fig. 4.9 lì
Se sull'arco agisce anche una variazione termica variabile linearmente
lungo l'altezza h della sezione (sinnnetrica rispetto all'asse) con i valori 7' sono soltanto due (la Ya= Ya è nota); e che si riducono a una quando i ca-
all'estradosso e -!' all'intradosso, a ciascun numeratore delle tre relazioni richi, o in genere le azioni sollecitanti, sono antimetriche (voi. I, cap. 10);
[4.12) si aggiunge uno dei termini (posto <p1 =2a,t'/h) così, ad esempio per l'arco della fig. 4.9, la spinta Xa (quindi lo sforzo nor-
male in chiave) risulta nulla; e le reazioni V.= -V, e M.= -M, sono evi-
[4.13) dentemente legate dalla condizione di equilibrio giratorio.

per cui, se 7 non varia lungo i lembi e se h è costante, gli effetti di 7' si fan
1
b) Una variazione di sezione conveniente.
risentire soltanto su Ma, poichè il secondo e il terzo degli integrali [4.13)
sono evidentemente nulli, risultando coincidenti i baricentri delle masse ds e Il calcolo degli integrali presenti nelle formule [4.12] si semplifica note-
ds/EJ; quindi qualunque sia la forma, purchè simmetrica e con sezione di al- volmente se l'arco è parabolico e la sezione è variabile con la legge A/A, cos {},
tezza costante, l'arco risulta semplicemente inflesso per tale variazione termica. J/Jc cos ff, essendo Ac, Jc l'area e il momento d'inerzia della sezione di chiave
Inoltre, a proposito delle espressioni risolventi [4.12), è opportuno ricor- (voi. I, par. 10.2 d).
dare che frequentemente risultano trascurabili i lavori cli deformazione relativi Ta~e variazione è adatta all'arco incastrato, che ha in genere le azioni

agli sforzi assiali, per cui possono essere tralasciati sia gli integrali contenenti interne crescenti dalla chiave verso le imposte; ma comporta, per gli usuali
N, sia, al denominatore della seconda relazione, l'addendo contenente e2 • Tale ribassamenti, una limitata modificazione della sezione. Essa è utile perchè
semplificazione, è di regola lecita quando la struttura è snella e la curva delle fornisce, con notevoli facilitazioni per i calcoli, valori delle sollecitazioni
pressioni è abbastanza eccentrica per effetto dei carichi pensati agenti sulla che, per archi abbastanza ribassati (f/1~1/5), poco si scostano da quelli
struttura principale. Quando, per la configurazione principale a tre cerniere, relativi a un arco di sezione costante e con andamento dell'asse leggermente
la curva delle pressioni relativa ai carichi è perfettamente assiale, è evidente diverso, per esempio circolare anzichè parabolico; per cui è possibile far
che la deformazione per effetto di N, è l'unica causa delle azioni staticamente riferimento ai risultati che competono a tale caso nei calcoli di massima e
indeterminate; però il calcolo di queste diviene spesso inessenziale, poichè specialmente in quelli che richiedono il tracciamento delle linee d'influen;a
le tensioni da esse provocate sono tenui rispetto a quelle dovute ai soli carichi. ossia dei diagrammi che forniscono, in una prescelta sezione, le sollecitazioni
e i movimenti per effetto di un carico unitario mobile lungo l'asse dell'arco.
Nella fig. 4.10 sono riportare le linee d'influenza cli M., X., Ya all'imposta
<4 . 5 l L'arco è simmetrico rispetto all'asse y; quindi il momento centrifugo relativo a (ossia i loro diagrammi per posizione variabile di un carico concentrato
metà struttura è uguale e contrario a quello relativo all'altra metà. È un caso particolare
della proprietà generale riguardante il momento centrifugo di un sistema di masse rispetto verticale), i cui valori, calcolati nell'es. 4.3, possono essere frequente-
ai due assi principali d'inerzia (vol. I, par. 9.3.2a). mente utilizzati per i motivi precedentemente detti. Note M 0 , X 0 , Y,, che sono
80 Capitolo quarto Fig. 4.11. - Arco parabolico incastrato
(J=Je/cos 1>): Linea d'influenza del mo-
mento in chiave. 1,,-
le grandezze staticamente indeterminate, ogni altra caratteristica di sollecita- -0,0tP.! '""' '\
zione può venire facilmente dedotta, e nella fig. 4.11 è ad esempio riportata
o/
§i "g~' \ I
la linea d'influenza del momento in chiave M,.
Similmente a quanto avviene per l'arco parabolico con le estremità incer-
nierate, se il carico è ripartito uniformemente sull'orizzontale per l'intera luce
D' <
xl' ID
1l
D
D'
o,5 I
q7
"
1,G

e se si trascura la deformazione per effetto dello sforzo assiale, Io stato di


o,02P.! I I
_qo6Pl /~,
~:~
.
~

o,o4R! __ ili
1a,
'[_
.qo4PI

o / 2 q4 (6 •B l'\1 o
x/I
Fig. 4.10. - Arco parabolico incastrato (J=Jcfcos 1>): Linee d'influenza deile reazioni d'incastro.
/
sollecitazione per l'arco incastrato coincide con quello relativo all'arco a tre
cerniere, per il quale la curva delle pressioni è notoriamente centrata.

e) Influenza delle variazioni di sezione e di forma dell'arco sullo stato di


sollecitazione.
Il confronto delle linee d'influenza di M 0 , x., Y. per un arco di forma
assegnata, ma con sezioni diversamente variabili, può dare utili indicazioni
della misura in cui tale circostanza si ripercuote sul valore delle sollecitazioni: Ma /
la fig. 4.12 ne riporta gli andamenti per un arco parabolico, con f/1=1/5, qoBPl i-i-t---i----i--i"t'---t-r--+-t---'
nei tre casi di sezione costante, o variabili secondo la legge J=J,/cosfJ (con J.
di conseguenza fissato dal rapporto //I e di solito poco maggiore di J,) e \ ®,
J
Fig. 4.12. - Linee d'influenza relative al-
l'arco parabolico incastrato: I (sezione co-
stante, conf=l/5); 2 (J=JclcosD); 3 (va-
riazione della sezione secondo Whitney).
6 - POZZATI, II-1.
82 Capitolo quarto Archi 83

secondo l'altra legge (considerando l'origine dell'asse x nel centro dell'arco bolico e circolare conf=l/5, e anche in questo caso le reazioni Xa e Y. si rive-
lano meno sensibili di M •.
e le ascisse positive) J=_}c__f} : [l-(1-c)2x//], con c=0,15 (quindi con J.=
cos
=J,/c·cosff0 fortemente maggiore di Jc) <4 •6l; e dai diagrannni si ha conferma d) Se l'arco non è simmetrico e si vogliono mantenere separate le incognite
del fatto che, qnando gli archi sono sufficientemente ribassati, per i primi due nel sistema di equazioni risolvente (4.12], i due assi di riferimento baricentrici
casi si hanno risultati poco diversi, e che per la Xa la differenza è addirittura debbono, per quanto si è visto, venir scelti in modo che, rispetto ad essi, sia
graficamente inapprezzabile. nullo il momento centrifugo dei pesi elastici ds/EJ, ossia che sia nullo il mo-

;}, /JJl\,
vimento secondo x provocato da una forza unitaria avente come retta
d'azione y: per cui, assegnato un asse (per esempio orizzontale) risulta fissata
M],!!: (e in genere non verticale) la direzione del secondo asse detto coniugato;
_o,oBPI Ma
/--...: oppure, preferibilmente, volendo mantenere i due assi tra loro ortogonali,
&(A l !
/f Ma
,C'

\ Yabt-H
entrambe le direzioni risultano fissate e i due assi sono detti principali C4 .7l,

-o,o4Pl I
i \\ \ ,f
,;
-~~X~
'·'\
Spesso, trattandosi di un arco non simmetrico, può convenire di far rife-
rimento a una generica coppia di assi ortogonali baricentrici ma non princi-
pali, e allora risulta isolata la sola incognita MG·
I
f ), , Ja
- ~'. Xa
I
''
I' I ''
\\
)6 o,1Pl(f
e) Il metodo della spinta addizionale.

l '\\\\
I Nei casi d'importanza non corrente può essere opportuno, adottato
i
'
Ì\ l'arco a tre cerniere come struttura principale, assumerne l'asse coincidente
"5 con la funicolare dei pesi permanenti (ed eventualmente di una parte dei
o /
x//
•,

\
/
/ '/ carichi accidentali) passante per le imposte A, B e per la chiave; per cui, se
Xa è la componente orizzontale della reazione in A, Io sforzo assiale in un
qualunque punto vale N,(ff)=-Xa/cos ff. Consideriamo ora l'arco a sbalzo

\\\ /
\
V
fai
/!
soggetto ai carichi e, in corrispondenza dell'estremità A liberata daU'incastro,
allo sforzo normale Na= - X./cosff. precedentemente determinato: la curva
delle pressioni risulta ancora centrata e l'estremità A, se la struttura è sim-
)r I
metrica, compie, per effetto dell'accorciamento dell'asse, il solo movimento
/- -
0,04,Pl V \\\\ ''
/1 o,aP·
.
verso l'mterno o,,=JN,ds
EA cos ff=X, EA J
ds . Pertanto, secondo le [4.12], ri-
1: V //
I sultano nulli MG e ,Ya e la spinta «addizionale » capace di annullare quello
ft' \\ I'-'
.. ___, I t,oP spostamento, ossia di provocarne uno uguale e contrario, con ottima ap-
Fig. 4.13. - Linee d'influenza relative all'arco incastrato (sez. cost.; flz=D,2):
prossimazione vale, per la seconda delle citate espressioni
Arco parabolico (diagr. continuo). - Arco circolare (diagr. tratteggiato).
(ds/A
LIXGoe-x. ( , [4.14]
Il medesimo confronto effettuato mantenendo invece costante la sezione - y'ds/J
e leggermente variabile l'andamento dell'asse può utilmente indicare come le
sollecitazioni risentono di piccole variazioni di forma: ad esempio nella ed ha segno opposto a quello della x. (le ordinate y sono da valutare rispetto
fig. 4.13 sono riportate le linee d'influenza di M., X., Ya per gli archi para- all'asse baricentrico). Con tale procedimento, ideato da M6rsch e frequen-
temente detto «della spinta addizionale», al primitivo stato di puro sforzo
assiale si aggiungono gli effetti della LJXG passante per il baricentro elastico
u.o) C. S. WHITNEY, ((Design of simmetrical concrete arches », Trans. ASCE, 1925,
p. 931 e T[ans. ASCE, 1934, p. 1268; le sollecitazioni sono state calcolate per alcuni va- e rivolta in genere verso l'esterno; per cui il diagramma dei momenti è dato,
lori di c. E stata adottata anche la legge J=(Jcfcos 1!) : [1-(1-c) 4x2 // 2]. In merito alla
correlazione tra forma dell'arco e stato di sollecitazione si veda, ad es., C. B. McCoL-
LOUGH- E. S. THAYER, EfasNc Arch Bridges, Wiley, N.Y., 1931. <4 . 7 > Si veda il voi. I, par. 9.3.2a.
84 Capitolo quarto Archi 85

a meno di L1Xa, dallo stesso asse dell'arco riferito alla retta x baricentrica e le centro) vale 0,000489/0,000326=1,5, ed è quindi assai minore di quello rela-
sollecitazioni in definitiva valgono . .condizioni di vincolo ( g : 2 =4) ;
tivo alla trave prismatica, in eguali
N=-X./cosfJ-LlXacosfJ, M=-L1Xay, T=-LlXasen{}, 384 384
ciò che conferma l'importanza limitata che, sullo stato di deformazione di
essendo da attribuire a LlXa, secondo la [4.14], segno negativo. un arco, hanno le condizioni di vincolo a confronto di quel che corrispon-
In genere la L1Xa è trascurabile rispetto alla spinta X. e le tensioni ad essa
Fig. 4.14. - Linea d'influenza dello spostamento
conseguenti hanno limitata importanza se la struttura è snella (voi. I, cap. 6);

&
verticale in mezzeria (arco parabolico; J=
quindi il procedimento della spinta addizionale è opportuno, a parte la sem- =Jc/cosf>): Estremi incastrati (diagr. continuo).·. v. . -..
Estremi incernierati (diagr. tratteggiato),
/-~
'
\
plicità dei calcoli, perchè automaticamente conduce ad attribuire all'arco una
forma tale da rendere dominante, per i carichi permanenti, lo stato di ten- / ' / --\,, X_,,.
~l----f
f- ~ \,
sione più favorevole, che è quello conseguente allo sforzo normale. In rela- '
/,,/, ' cA
'I
' j',\
zione alla forma dell'arco è da tener presente che, nell'espressione [4.14],
diminuendo il denominatore con i quadrati delle ordinate y dell'asse, la LlXa
x/l q3 \\,
,.,
'F
/!
risulta all'incirca, a parità di luce, inversamente proporzionale al quadrato ''
.
i
del ribassamento f/l, per cui i momenti massimi risultano all'incirca inversa- \\ I I 3
o,ooo326Pl!E.fc
mente proporzionali a///; vale a dire più gravosi per gli archi ribassati. \
' !
'\ / ' o,ooo4a9Pf;!Efc
f) Variazioni termiche.
Osservazioni del tutto analoghe a quelle sviluppate nel precedente punto .
0,5
in merito al calcolo della spinta addizionale valgono per gli effetti dovuti a o
una variazione termica t0 ' uniforme, come d'altronde appare chiaramente dalle 3 X// rJf VI)
/ 3
espressioni risolventi [4.12] (es. 4.4). La conseguente Xa può provocare uno Pr/4aE.fc \ Pl/4aE.fc
stato tensionale sensibile, in genere più gravoso per gli archi ribassati, per q2 \
\
/V q2
quanto è stato detto in chiusura del precedente punto, a parità delle altre i--- '@
grandezze geometriche. Tuttavia, a proposito delle azioni termiche, giova
0,4 I 0,4
aver presente quanto venne detto nel par. 7.1 del I volume.
\
g) Deformata di un arco. La notevole rigidezza del!' arco rispetto alla corri- 0,6 0,6
spondente trave. \
Spesso può interessare conoscere l'entità di uno dei movimenti di una
sezione di un arco per effetto dei carichi accidentali, e tracciarne la relativa
linea d'influenza. Ed è noto che una tale linea, ossia il diagramma di un certo
0,8 '
~
'
&-
~
'

i--..1
qa
Fig. 4.15. - Linee d'influenza dello
spostamento verticale in mezzeria:
1 (trave appoggiata); 2 (trave in-
castrata); 3 (arco parabolico a due
cerniere); 4 (arco parabolico inca-
movimento oper effetto di un carico 1 mobile sul ponte, ad esempio verticale, I'- 1,0 strato).
coincide, in virtù del teorema dei lavori muti, con il diagramma degli sposta-
menti verticali conseguenti a un'azione fittizia unitaria correlativa a O (ossia dentemente accade per le travi. Inoltre può essere anche istruttivo il raffronto,
conseguenti a un carico verticale oppure orizzontale se, ad esempio, O è lo riportato nella fig. 4.15, delle due linee d'influenza relative all'arco parabolico
spostamento verticale od orizzontale). e alla trave prismatica di uguale luce, per mettere in evidenza le doti di rigi-
Per esempio nella fig. 4.14 è riportata la linea d'influenza dello sposta- dezza dell'arco, connesse con la presenza della spinta e dello sforzo normale
mento verticale in chiave, calcolata nell'es. 4.6 per un arco parabolico avente (par. 4.1).
le estremità articolate e incastrate, e da essa si può trarre qualche utile indi-
cazione: il rapporto delle ordinate centrali delle due linee corrispondenti Esempio 4.3 (arco parabolico incastrato: linee d'influenza delle reazioni).
alle due condizioni di vincolo (ordinate che ovviamente corrispondono agli Un arco incastrato parabolico avente la sezione variabile con 1~ legge J=Jc/cos {}
spostamenti della sezione di mezzaria per effetto di un carico applicato nel (par. 4.4b) è soggetto a un carico P verticale applicato in un punto generico
86 Capitolo quarto Archi 87

distante e dalla mezzeria {fig. 4.16). Dedurre le linee d'influenza delle reazioni quindi, dalle espressioni [4.12]:
d'incastro, adottando la struttura principale indicata nella stessa figura. PI
Ma=--z (À,'+Àd-1/4),
Soluzione.
a) L'equazione dell'asse dell'arco, con l'origine degli assi nel vertice, è:
4fx'
Yi=--,-,
1

quindi la distanza del centro elastico G da x1 risulta (le integrazioni sono estese Attribuendo all'ascissa e del carico vari valori, si deducono le linee d'influenza
a metà arco; ds=dx/cos ff): (si riporta anche quella del momento in chiave M,=Ma-Xaf/3):

À, 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 Fattore

M, o -0,06075 -0,064 -0,03675 o PI


y x. o 0,03037 0,096 0,16537 0,216 Pl/J
R e Ya l 0,972 0,896 0,784 0,648 p

,,,-- ìf
MG
M,
0,5
o
0,405
-0,00512
0,32
-0,012
0,22
-0,01012
0,180
0,008
PI
PI
X· G
;;, o -0,1 -0,2 -0,3 -0,4 Fattore
~ B ,.l M, 0,03125 0,048 0,04725 0,032 0,01125 PI
x. 0,23437 0,216 0,16537 0,096 0,03037 Pl/f
Y, 0,5 0,352 0,216 0,104 0,028 p
Ma 0,125 0,08 0,045 0,02 0,005 PI
M, 0,04687 0,008 -0,01012 -0,012 -0,00512 PI

Tali linee d'influenza sono riportate nelle figg. 4.10, 4.11. Come è stato detto,
A esse possono essere utili anche per lo studio di archi aventi sezione costante o
Fig. 4.16- Condizioni di carico accidentale più gravose.
forma leggermente diversa (par. 4.4c) ('-').

b) Per effetto di un carico q uniformemente distribuito sull'intera proiezione


Essendo il momento dovuto al carico, e alla destra di questo, Mc= -P(c-x), orizzontale, considerando l'arco parabolico a tre cerniere, la curva delle pressioni
risulta centrata e la spinta vale Xa=ql 2/Sf; quindi la situazione statica non si
l'origine degli assi in G, e y= { -y,, si ottiene (À,=c/I): modifica anche quando l'arco è incastrato, se non si mette in conto la deforma~
zione per lo sforzo normale. Pertanto, poichè nel precedente punto le reazioni
a a d'incastro sono state calcolate trascurando tale deformazione, indicando con r;(Ma)
f J
M,dx= M,dx+f M,dx=- p;• (À,'+Ààli4),
e r;(Xa) i valori delle reazioni che le [4.12] forniscono per un carico concentrato
alla generica distanza x=c dalla mezzeria, è facile constatare che fqdxr;(Ma)=O
-l/2 e f
e q dx r;(Xa)=qf'l·/Sf, considerando gli integrali estesi all'intero arco, quindi con
i limiti 0;1/2 e -1/2;0.
Pl'f
f M,ydx=-- - (-li/+À,'/2-1/16),
3
<4 · 8 > Linee d'influenza e varie tabelle relative all'arco circolare incastrato di sezione

Jx' dx=l'/12 ; costante si trovano accuratamente calcolate per es. da J. PARCEL e R. B-. MooRMAN,
Analysis o/ statically indeterniinate Structures, J. Wiley, New York, 1955.
88 Capitolo quarto Archi 89

Esempio 4.4 (arco parabolico incastrato: reazioni per una variazione.di- temperatura); d) Nella fig. 4.18 sono schematicamente raffigurate le condizioni di carico più
Lo stesso arco dell'es. 4.3 è soggetto a una variazione uniforme t 0 ' della t~peratura.
grav<?se. T~li coi:dizi?~i e i valori dell~ s?llecitazioni ricavati i~ a), b), e) possono
essere cons1deratI vahd1 anche per archi dt forma leggermente diversa, per esempio
Soluzione. circolari, con sensibile ribassamento e sezione costante (par. 4.4c).
Dalla seconda delle espressioni [4.12] si ottiene, trascurando la deformazione
per effetto dello sforzo assiale (I 'integrale al denominatore è stato calcolato nel- Esempio 4.6 (arco parabolico incastrato: linea d'influenza dello spostamento ver-
ticale in chiave).
~ l'esempio precedente)~

•lini( jJ_ )fi''


5
Xa=4 EJ,a,t,'ff' ;
Per l'arco parabolico dell'es. 4.3 determinare la linea d'influenza dello sposta-
mento verticale Ve della sezione di mezzeria.

.. I ~
il diagramma dei momenti (fig. 4.17) ha le ordinate,

A~
--~-­ massime:
r "'e
Fig. 4.17
)! M,=-M,/2 ..
+---[---+

~max. negativo J1imax. positivo


EseIÌtpio 4.5 (condizioni di carico più gravose).
+<!Ji'>+ -3/8/->i- i"'-3/8/4
Per l'arco i.ncastrato dell 'es. 4.3 determinare su quali- suoi tratti deve agire un
carico q (distribuito uniformemente sull'orizzontale) per provocare i valori massimi
positivi e negativi dei momenti agli incastri (Ma) e in chiave (Mc).
Soluzione.
~~
La· determinazione di Ma, Mc, qualunque sia la condizione di carico verticale,
A{; max. positivo ~max. rz,egativo
è semplice utilizzando le linee d'influenza calcolate nell'es. 4.3; per il calcolo degli Fig. 4.18 - Condizioni di carico approssimativa~ Fig. 4.19
integrali può essere impiegata la formula di Simpson (rei. 3.16). · mente più gravose.

a) Valore n1assimo negativo del momento d'incastro.


Soluzione.
Esa1ninando la serie dei valori riportati nella tabella deU'es. 4.3, si riscontra chè
il carico dev'essere esteso al tratto compreso fra Ac=0,5 e Ac=0,1, quindi (Llx=l/10): Tale linea d'influenza coincide con il diagramma degli spostamenti verticali
. .dx conseguenti a un carico P agente in mezzeria (par. 4.4g): il calcolo di tale dia-
Ma=-- (0-4.0,06075-2.0,064-4.0,03675-0) q/=-0,0173 ql'; gramma è semplice procedendo con il principio dei lavori virtuali, essendo noto
3 lo stato di sollecit~zione provocato dallo stesso carico P (es. 4.3) e assumendo
la condizione dì carico ausiliaria, anch'essa simmetrica, indicata nella fig. 4.19.
per la stessa condizione di carico si trova, utilizzando ancora le linee d'influenza. Si ottiene, posto a~a/l e per O<;;a<;;0,5:
dell'es. 4.3:
Xa~0,0397 ql'/J, Y.~0,349 ql, v,=(-0,015625 a'+0,072916 a 3 -0,078125 a4 )Pl'/EJ,,

b) Valore massimo positivo del momento d'incastro. e, variando a, si ricava qualunque valore del diagramma:
Procedendo come in a) si -trova:
a=a/l 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 fattore
Ma~0,0173 ql', x.~0,0853 ql'/f, Y.=0,151 ql.
Dunque, com'era da attendersi, Ma (neg. max)=Ma (pos. max) e la somma dei v, -0,0911 -0,1666 -0,0703 0,1666 0,3255 PI" /1000 EJ,
due valori della spinta ottenuti in a), b) vale: x. (tot.)=(0,0397+0,0853) ql'if=
~ql'/8f: la ragione si trova detta nel punto b) dell'es. 4.3. · Lo spostamento Veconseguente a un carico concentrato in mezzeria (a=0,5)
1
e) Per provocare i valori massimi positivo e negativo del momento in chiave vale v,~0,000325521 Pl'/EJ,=16 (2Pl'/384EJ,); risulta quindi 16 volte infe-
3 .
debbono essere caricati i tratti 1/4 (centrale) e 2 · 8 /(laterali); utilizzando le linee riore a quello di una trave prismatica (Jc) di uguale luce, con le estremità in-
d'influenza si ottiene: castrate.
M,(max pos.)=0,00536 ql', x.~ -0,0562 ql'/J, Nella fig. 4.15 si trovano riportati i diagrammi Ve per l'arco parabolico inca-
strato e a due cerniere. Per quest'ultimo le ordinate valgono, a meno di P/3/1000 E/0
Mc(max neg.)~-0,00536 ql', Xa= -0,0688 ql'/f; e per a=O,l~ ... -0,5: -0,2199; -0,2498; -0,0428; 0,2929; 0,4883.
90 Capitolo quarto Archi 91
Esempio 4.7 (arco circolare incastrato, caricato uniformemente). Ad esempio per:
Arco circolare incastrato di sezione costante soggetto a un carico distribuito IJ.~,,14 (l~rvz, fll~0,2071, YG~0,90032 r, yg'~0,09968 r)'
uniformemente sull'orizzontale (fig. 4.20).

Soluzione.
MG~-J M, ds: Jds~-qr'(-0,071349510,785398)~0,09084 qr'~0,04542 ql',

xG~I
a) Lo sforzo di taglio è nullo in chiave. Si può considerare metà arco a
sbalzo (fig. 4.20) scegliendo al solito come centro di riduzione, per il calcolo della M,y ds =Iy' ds~ -qr(-0,0053116/0,0060793)~0,8737 qr~0,6178 ql'
reazione interna (Nc=Xc, MG), il baricentro elastico della struttura principale:
Mo(chiave)~(0,09084-0,8737 · 0,09968) qr'~0,003748 qr'~0,001874 ql',
M.(incastro)~(0,09084+0,8737 · 0,19321-0,25) qr'~0,009655 qr'~0,004828 ql'.

~---- l -----»1

..Y_

A >,
''
''
' "r',,,
Ì{;
'\ fJ> Fig. 4.21

''
a
l Per vari valori di fil si ottiene (ql'l8f è il valore della spinta per l'arco a
Fig. 4.20 3 cerniere):

sono quindi incognite le azioni Xa, MG ancora date dalle relazioni [4.12] per fil 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 Fattore
le quali essendo:
1,006 1,017 1,022 1,035 1,048 ql'l8f
x=rsen {}, l=2r sen fra,
y~r(cos IJ-sen IJ.llJa), 0,00123 0,00256 0,00451 0,00700 0,00998 ql'
yG=r sen fra/'&a,
gli integrali valgono: b) Per l'arco parabolico uniformemente caricato sull'orizzontale i momenti
,,, sono nulli, se si trascura il lavoro di deformazione per sforzo assiale.
Jds~IJ.r,
4.5. Arco con movimenti impressi alle estremità.
'
M,~ -qx'l2~ -qr' sen' IJl2, a) Le espressioni risolventi [4.12] consentono facilmente di ricavare per
un arco i valori delle azioni applicate alle sezioni estreme quando queste siano
,,, 3
soggette a movimenti; ossia di esprimere ad esempio il momento M. nella

I M,yds~-
qr' [-
2
sen
-3
/Ja sen /Ja ( 1J.-2sen21J.
------w;:- 1 )] · forma (adottando per le azioni e i movimenti i sensi positivi indicati nella
fig. 4.21)
[4.15]
Sostituendo tali valori nelle relazioni [4.12] si ricavano (omettendo il lavoro
di deformazione per sforzo assiale) Ma, Xa, quindi: in cui evidentemente ogni coefficiente K, corrisponde al valore di M • per
effetto del movimento unitario associato allo stesso [(;,, considerando i rima-
92 Capitolo quinto Archi 93
nenti moviinenti nulli (al solito positive, per le sezioni estreme, le rotazioni b) Arco circolare. - Nell'es. 4.7 si trovano le espressioni degli integrali che
e le coppie destrogire, le azioni orizzontali verso destra e le azioni verticali definiscono i coefficienti K,, ... , K,: ad esempio per if0 ~n/4 (f/l~0,2071, r~l/j/2)
verso l'alto). Così, ad esempio, relativalnente alla rotazione destrogira rpc,,, si ottiene Ya=0,1932 r, fds=nr/2, Jy ds=0,0l2159 r
2 3
, Jx 2ds=0,285398 r 3 , K 1 =
essendo (par. 4.4a) "fPg='fla, uG=-<paYa, vG=-f{Jal/2, dalle [4.12] si ottengono ~7,720 EJ//, K,~2,765 EJ/I, K,~6,582 EJ/fl, K,~4,955 EJ/1 2• Alcuni valori dei
MG, XG, YG quindi, dalle [4.9], per archi simmetrici, · coefficienti Ki sono riportati nella tabella seguente (si veda l'op. cit. nella nota 4.8):

K-M -I -E ( -I- Ya2 12 )


i- a('Pa- )- Jds/J + Jy'ds/J + 4/x'ds/J '
[4.16] fil 0,1 0,15 0,20 0,25 0,30 Fattore

Procedendo in modo analogo si ricava K, 8,67 8,62 7,79 7,25 6,70 EJ/l
K, 2,95 2,87 2,78 2,67 2,56 EJ/l
K 2 =Ma(<p0 =1)=-M,(<pa=I)=E ( - 1 -+ ./y'ds/J
Ya' /2 )
4fx 2ds/J ' K, 7,27 6,98 6,64 6,24 5,83 EJ/fl
ds/J 1 [4.17] K, 5,72 5,41 5,02 4,58 4,13 EJ/I'
Eya El
K,=Ma(b,=I) K4 =Ma(by=I)
jy'ds/J ' 2f x'ds/J
Similmente per la spinta Xa ( 4 •9) e per le altre azioni si ricava

X.=K, ('Pa-ro+ i:),


[4.18]
Mb~K1 <pb-K2 <pc,-K3 0x-K4 0y,

b) Arco in regime di simmetria e di antimetria.


Nel caso che si abbia <p,=-<p., by=O, dalla [4.15] si ottiene:

[4.20]

Esempio 4.8 (archi parabolico e circolare con le estremità soggette a movimenti


impressi).
Per l'arco parabolico simmetrico con J=Jc/cos {}(es. 4.3) e per l'arco circolare
di sezione costante calcolare le espressioni [4.16], [4.17] dei coefficienti Ki. ..., K 4
che definiscono le azioni alle estremità in conseguenza di movimenti impressi.

a) Arco parabolico. - Procedente come nell 'es. 4.3 si trova facilmente (si veda
anche !'es. 10.6 del voi. I):
EJ,
K1 = --. (1+5+3)~9EJJI,
1
K,~7,5 EJ,/fl, K,~6 EJ,/l'.

Si veda ad es. K. BEYER, Die Statik im Eisenbetonbau, Springer, Ber1in, 1933


{ 4 .oi
(za ediz.), vol. 1°, cap. 41. Chiara e corredata di tabelle è l'opera di PARCEL~MooRMAN
(cap. 8, III), cit. nella nota 4.8.
Travi a parete sottile aperta 95

b) Innanzi tutto è opportuno osservare che le travi a parete sottile aperta


oppongono in genere rigidezza assai limitata all'azione di una coppia torcente
I esterna, poichè questa si distribuisce lungo la linea media della sezione dando
luogo a coppie interne aventi bracci molto piccoli, minori dello spessore
dell'esile parete; le sezioni presentano un appariscente ingobbimento e può
I avere notevole ripercussione il fatto che per alcune di esse l'ingobbimento
si trovi ad essere efficacemente contrastato. Le tensioni tangenziali conse-
guenti all'azione torcente sono distribuite pressochè linearmente lungo lo
spessore, divenendo nulle in corrispondenza della snperficie media. Ma, se
CAPITOLO V il momento torcente è variabile lungo l'asse della trave, lo stato di tensione
TRAVI SNELLE A PARETE SOTTILE APERTA

5.1. Premessa.
a) Le sezioni delle travi inflesse vengono frequentemente conformate
in modo da presentare aree addensate dove la loro utilizzazione è migliore o
quindi, con le necessarie connessioni, il più possibile lontane dai presumibili
assi di rotazione. Seguendo questo criterio, sono state create sezioni cave
delle più svariate forme, e numerose serie di profilati: la loro caratteristica
comune è di essere costituite da lastre sottili, o pareti, aventi forma tale da
ottenere grande rigidezza nei confronti della principale azione flessionale
esterna, con spessore piccolo rispetto alle dimensioni che caratterizzano la Fig. 5.1
sezione; ma il più delle volte le pareti, per esigenze funzionali o costruttive,
non si possono richiudere su se stesse, per cui le sezioni si presentano inter- I
I
rotte, come si ha per la maggior parte dei più correnti tipi di profilati, o per
le sezioni intere di scafi di veicoli, di ponti e di coperture di edifici {figg. 5.1,
5.2). In seguito a ciò, tali travi sono dette a parete sottile e a sezione aperta
o, più sbrigativamente, a parete sottile aperta. Per esse, quando sono suffi- risulta più complesso e si manifestano, oltre a tensioni normali, ulteriori
cientemente snelle, come supporremo nel presente capitolo, spesso è lecito tensioni tangenziali in aggiunta a quelle precedentemente citate: le prime,
adottare ancora I'ipotesi che le sezioni si conservino piane allorchè sono ossia qnelle normali, scaturiscono dalla condizione che la parete mantenga
soggette a sforzo normale e a momento flettente. Tuttavia sul loro modo di integra la sua continuità longitudinale, ed hanno pertanto carattere di inde-
comportarsi sono opport1me alcune annotazioni perchè possono acquistare terminazione statica; le seconde, ossia le aggiuntive tensioni tangenziali,
notevole rilievo certi effetti che per le sezioni compatte sono invece general- sono legate a quelle normali da condizioni di equilibrio, ed hanno, al con-
mente trascurabili, con il manifestarsi di sollecitazioni e di deformazioni che trario delle tensioni tangenziali primarie dalle quali derivano, valore pressochè
interessano la trave in condizioni di vincolo sia isostatiche, sia iperstatiche: costante lnngo lo spessore.
e la ricerca di tali effetti si semplifica notevolmente se si pensa che ogni se- La notevole sensibilità delle travi a parete sottile aperta all'azione tor-
zione, pur ingobbendosi, mantenga invariato il suo contorno; invariato nel cente rende particolarmente interessanti le questioni connesse con il centro
senso che, se per esempio esso è circolare, resta circolare anche dopo la defor- di taglio, essendo tale centro il punto per il quale deve passare lo sforzo ta-
mazione della trave, per cui all'ipotesi della conservazione delle sezioni piane gliante esterno per non provocare torsione e potendo essere rilevante la sua
si sostituisce quella del contorno indeformabile nel suo piano. Lo studio delle lontananza dal baricentro della sezione. Un significativo esempio è quello
travi a parete sottile aperta è stato sviluppato da Vlasov, dopo fondamentali della sezione aperta della fig. 5.1: è chiaro che, se la sezione a sottile corona
contributi di Timoshenko e Weber (v. bibl.); esso presenta non pochi aspetti circolare fosse chiusa, un carico centrato quale il peso proprio non provoche-
delicati, e può convenire premettere un cenno su quanto ci apprestiamo a rebbe torsione e le tensioni tangenziali avrebbero il loro massimo valore in
prendere in esame. corrispondenza dell'asse neutro; per cui, se si pensa di praticare l'incisione
I
96 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 97

longitudinale a indicata nella stessa figura all'altezza di tale asse, si modi- citata, gli effetti restano notevoli a distanze molto maggiori del diametro
ficano fortemente le tensioni tangenziali, costrette evidentemente ad adden- della sezione; e analogamente per il profilato a doppio T della fig. 5.3b, sep-
sarsi nella parte della sezione integra; quindi la loro risultante risulta non pure con una propagazione in genere più frenata. Per l'importanza di tale
centrata e un momento torcente deve intervenire per riportare la retta fatto, in relazione anche al principio di De Saint Venant, possono essere
d'azione della stessa risultante a coincidere con quella dello sforzo di taglio opportune alcune osservazioni preliminari C5-1).
esterno. Analoghe osservazioni possono essere fatte per la sezione a [ Consideriamo due travi a sbalzo, aventi la lunghezza uguale, con l'estre-
(fig. 5.lb), esempio ormai classico, perchè fu proprio tale tipo di trave ad mità soggetta a un uguale sistema equilibrato di forze, costituito da due cop-
essere impiegato nelle prime esperienze di Bach, per mettere in luce l'impor- pie di momento ±M; le sezioni, rettangolare in un caso e a doppio T nell'al-
tanza dell'eccentricità del centro di taglio. tro, hanno le medesime dimensioni a, b pensate piccole rispetto alla lunghezza
(fig. 5.3c). È chiaro che, nella trave di sezione rettangolare, per il principio
p
di De Saint Venant le tensioni possono essere ritenute - come in realtà
p sono - trascurabili a una distanza pari alla maggiore delle dimensioni a, b.
Invece per la trave avente la sezione a doppio T, le dimensioni a, b della
sezione caricata sono 1nolto maggiori di una delle dimensioni che caratteriz-
zano la forma del corpo, precisamente dello spessore s dell'anima; per cui
non è più lecito affermare che gli effetti sono smorzati alla distanza a o b
dalla sezione estrema. E a riprova di ciò basta osservare che se pensassimo
l'anima di spessore s evanescente, ciascuna delle due ali sarebbe soggetta
a un diagramma di momenti costante; crescendo lo spessore s, si fa via via
più sensibile l'opposizione alla penetrazione degli effetti indotti dalle azioni
equilibrate, sino al caso limite della sezione rettangolare. Vedremo che tale
particolare comportamento delle travi a parete sottile aperta deriva dal-
}'esistenza di uno stato di tensione normale che ammette una caratteristica
entità analitica, significativamente chiamata '' bimomento '', che, pur cor-
rispondendo a un sistema equilibrato, provoca rotazioni delle sezioni intorno
all'asse, tipiche deU'azione torcente; ossia proprio di quell'azione per la
quale le stesse travi presentano scarsa capacità di resistenza.
Fig. 5.2 Quest'ultimo rilievo indica la necessità di considerare con attenzione
gli effetti di carichi longitudinali concentrati, quindi di condizioni di vin-
colo che li n1ettono in gioco, come ad esempio quelle indicate nella fi-
Fig. 5.3 gura 5.4.

d) Le travi a parete sottile aperta risultano sensibili anche ad azioni che,


Pertanto lo sforzo tagliante, quando dia luogo ad un'azione torcente, può agendo sulle strisce trasversali, le inflettono impegnandole con il loro piccolo
provocare tensioni normali e tre diversi flussi di tensioni tangenziali, due dei spessore: tali effetti possono essere importanti ad esempio per i ponti, o per
quali sono legati alle stesse tensioni normali, o più precisamente alle loro le travi corrugate di calcestruzzo impiegate nelle coperture, precompresse
variazioni. longitudinalmente ma non trasversalmente, per cui le sollecitazioni trasver-
sali, quale m• (fig. 5.2), che agiscono su una sezione alta quanto lo spessore,
e) Per la facilità con la quale le sezioni sottili è aperte si ingobbiscono e
richiedono apposite verifiche e armature, in particolare in prossimità delle
ruotano intorno all'asse della trave, sistemi equilibrati di forze parallele
sezioni estreme.
all'asse, applicati su una sezione estrema, possono provocare sensibili stati
di deformazione e di tensione aventi lento smorzamento. Nel determinare tale
fenomeno, la forma e la sottigliezza della parete hanno ovviamente grande <5 .i) -Si veda, ad es., M. FILONENKo-BoRODICH, Theory of Elasticity, Moscow, Foreign
importanza; così, ad esempio, nel caso di una trave caricata come è indicato Languages Publishing House; V. FEODOSYEV, Strength of Materials, Moscow, Mir Publishers,
nella fig. 5.3a, avente quella sezione sottile e circolare già precedentemente 1968; V. z. VLASOV, V. bibliografi.a.

7 - PoZZATI, II-1.
98 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 99

lP cui al solito si ottiene, considerando il valore assoluto delle tensioni tangen-


ziali, (dM,= Ty dx)
p Ph Ph
r
~)-
( 1y -
T"S,*
J,s
, [5.1)
.~ o
' ,§,
~
<>.
~
<>. + essendo s lo spessore della parete nel punto b in cui s'intende ricavare il valore
della.,;; S,*=.fy dA il momento statico della sezione a-b (di area A*) rispetto
~
~ ~ A•
all'asse neutro z; Jz il momento d'inerzia dell'intera sezione rispetto al mede-
simo asse. S'intende che le tensioni tangenziali debbono risultare nulle sui
bordi esterni 1, 2, e infatti in corrispondenza di questi si annulla il momento
R statico Sz *; gli sforzi unitari rs diventano massimi dove Sz * raggiunge il valore
R

+
•b
Fig. 5.4
{
'
' \
,' '
~
5.2. Travi a parete sottile e aperta soggette a sforzo tagliante.
Fig. 5.5 ~
a) Lo stato di tensione.
Una generica sezione retta di nna trave a parete sottile e aperta è sog-
getta a uno sforzo tagliante Ty agente secondo il suo asse principale y bari~ massimo, ossia a livello dell'asse neutro z. Inoltre le tensioni tangenziali lon-
centrico (fig. 5.5); per la determinazione delle tensioni tangenziali, nulla gitudinali, ossia quelle parallele a x, debbono mantenere, se l'asse neutro
sostanzialmente cambia rispetto al caso della sezione avente forma compatta, incontra una sola volta la parete (fig. 5.5), ugual segno indipendentemente
e basta riportarsi col pensiero alla deduzione della semplice formula di Jou- dalla posizione del taglio b-d, perchè mantiene lo stesso segno la prevalenza
rawsky. Consideriamo dunque un generico elemento a-b-c-d della trave, iso- (N2 -N1 ) degli sforzi normali agenti sulle facce trasversali dell'elemento esa-
lato mediante due sezioni rette vicinissime, distanti dx, e un terzo taglio b-d minato; quindi, per il teorema di reciprocità, mantiene ugual senso la 7:
alla distanca e' dal bordo libero a-e, praticato dove si vuol conoscere il va- agente sulla sezione, quando si pensi di percorrere la linea media di questa
lore della tensione tangenziale .,;; volendo ottenere il massimo valore della .,;, · partendo da un punto estremo e raggiungendo l'altro.
si deve pensare di eseguire tale ultimo taglio secondo un piauo normale alla·
linea media della sezione, potendo poi supporre che per l'esilità della parete'
b) Le condizioni affinchè lo sforzo tagliante non provochi torsione. Il centro
la tensione tangenziale resti costante nello spessore s. Le risultanti degli
di taglio.
sforzi normali agenti sulle facce a-b, c-d siano N1 e N 2 , con N 2 > N, pensando
il momento flettente positivo e crescente secondo il senso dell'asse x: per Ovviamente le azioni interne debbono realizzare nel loro complesso una
ristabilire l'equilibrio alla traslazione secondo x ed essendo il tratto esterno caratteristica di sollecitazione nguale a quella esterna, quindi la risultante
a-e scarico, alla faccia b-d deve essere applicato uno sforzo tangenziale lon- Y(.,;), secondo y, delle azioni tangenziali infinitesime .,; · dA=w · dc deve
gitudinale tale che (fig; 5.5) .,; s · dx=N2 -N1 =Jda · dA= dM,
A* Jz
Jy dA;
A*
per
·
valere T", mentre dev'essere nulla quella [Z(.,;)) diretta secondo l'altro asse
principale z; ed è facile constatare che tali condizioni sono in effetti rispettate,
100 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 101

pur non essendo state esplicitamente chiamate in causa <5• 2). Inoltre non è Ma tale espressione può essere scritta in forma pii1 conveniente: consi-
stata imposta la condizione che la retta d'azione della sollecitazione interna deriamo la funzione, che chiameremo area settoriale,
coincida con quella y della forza assegnata Ty, supposta baricentrica soltanto
per rendere più concreto il caso in esame, ma che ovviamente, purchè paral- w~f~ dc, [5.3]
lela a y, può essere qualunque: poichè la retta d'azione y' della Y(r)~T"
non coincide in genere con quella y della Ty (fig. 5.6), è necessario, se z, è per la quale l'integrale è esteso da un'origine arbitraria a a un punto generico i
la distanza tra y' e y (e vedremo come può essere determinata), associare la della linea e, e i momenti elementari dc · r sono considerati positivi se destro-
Y(r) a una coppia nel piano della sezione, quindi torcente, di momento giri. Il differenziale dw~r · dc corrisponde al doppio dell'area del triangolo
M,~Y(r)z,~Tyz,; ed è soltanto a tale punto che l'uguaglianza tra l'azione infinitesimo di base dc e di altezza r; pertanto w è il doppio dell'area rac-
interna e quella esterna è pienamente assicurata. chiusa tra la linea media e le congiungenti i punti a, i con il polo P (fig. 5.6c).
Integrando per parti l'espressione [5.2] si ottiene C5. 3J:
Y' y
T"f
M(P)=y w y dA , [5.2,]
' '
per cui, se il polo è un punto P' della retta y' dev'essere:

f:" y dA~O. [5.4]

Ma è facile constatare che c•.•J:

f
:"(P')y dA=f:"(P)y dA+z, J,,

Fig. 5.6
(5,3)

J
S 2*r ·dc=fsz*dw=[S~*w]'-fds
1 z*w '

con le integrazioni estese all'intera lunghezza della linea media. Ma il termine tra parentesi
quadra è nullo, perchè S 2 * è nullo negli estremi dell'intervallo; inoltre dS2*= -s·dc·y (vedi
La retta d'azione y' (parallela a una direzione principale), che lo sforzo nota 5.2), quindi risulta (s·dc=dA):
tagliante esterno deve avere per non dar luogo a momento torcente, può essere Js2*r•dc=-jdS2 *w=Jw·y·dA.
determinata con facilità. Rispetto a un qualunque punto (o polo) P, il mo-
< Al Un generico elemento dw dell'area settoriale è uguale, a parte infinitesimi di ordine
5
mento delle azioni tangenziali vale, tenendo presente la [5.1] e indicando con r superiore, al doppio della differenza tra le aree dei triangoli 1-3-P, 2-3-P (fig. 5.7):
la distanza corrente valutata secondo la normale (fig. 5.6b), dw=dc·r=dz·y-dy·z. [a]

M(P)~Jr dA r= Ty f S,*r dc, [5.2]


Rispetto ai due sistemi di assi di riferimento indicati nella fig. 5.7 si ha quindi, per
l'arco AB:
e Jz J~ [bi

y
(5.2)
Y(r)=JTsdc sen iì=jrsdy= ~:JS * dy;
2 z~dZ"'j y, )\
integrando per parti si ottiene: A/~
,
J S,*dy~[S,*yJ;-Jas:. y,
z,,
con le integrazioni estese all'intera lunghezza e della linea media de11a sezione. Ma il Fig. 5.7
termine tra parentesi quadra è nullo perchè sz* si annulla agli estremi dell'intervallo; inoltre
essendo -JdSz* y= Js dc y 2 =Jz (il segno negativo per dSz* dipende dal fatto che, dalla
z li P, z
parte delle ordinate y positive, a uno spostamento dy verso il lembo esterno della sezione e integrando i vari termini moltiplicati per y ·dA:
corrisponde una diminuzione del momento statico), risulta Y(r)=T. In modo ana!Ogo si
verifica che Z(r)=O, poichè è nullo il momento centrifugo dell'are; della sezione rispetto
ai due assi principali y, z.
f f
wzy•dA= w 1 y·dA +z0Jz. [e]
102 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 103

con il punto P' sulla retta y'; e per la [5.4] il primo integrale è nullo. dev'essere associata al momento torcente:
Quindi risulta:
[5.9]
f,w(P)y dA
Zo= [5.5] per cui alle tensioni tangenziali fornite dalla [5.6] debbono essere aggiunte
J,
quelle, facilmente calcolabili (par. 5.3), dovute al momento torcente. È chiaro
In definitiva, l'operazione pratica è semplice: fissati gli assi della fig. 5.6, quindi che le travi a sbalzo della fig. 5.1, soggette a un carico passante per il
il polo P e il senso della percorrenza lungo e, se, considerando positivi i mo- \Jaricentro della sezione, quale può essere ad esempio il peso proprio, si defor-
mano anche per torsione.
J
menti dw destrogiri, la quantità ,w y dA risulta positiva, allora z, è negativa,
e y' si trova a sinistra rispetto a y. Analogamente, cambiando senso all'asse z,
il segno nella [5.5] è da assumere positivo (v. nota 5.4), e y' è ancora a si-
nistra di y (5•5).
S'intende che il passaggio al caso generale, quando lo sforzo tagliante T
abbia direzione generica, è semplice, poichè basta considerare le due com-
ponenti Ty, T, secondo le due direzioni principali y e z. Quindi la comples-
siva tensione tangenziale dovuta a T, ricordando la [5.1], vale:

''
[5.6] ''
Fig. 5,8 "'-----z,-'t'
la risultante degli sforzi tangenziali ha il modulo uguale a T, e passa per un
In certi casi la posizione del centro di taglio O è determinabile a colpo
punto O le cui coordinate valgono, riferite a un generico polo P (che alle
d'occhio: così per la sezione a doppio T simmetrica (fig. 5.9a), O coincide
volte può convenire far coincidere col baricentro G della sezione) e secondo
con G essendo rispetto a tale punto nulli i momenti delle -r: dA indotte sia
le direzioni principali (fig. 5.8),
da Ty, sia da T,; se la sezione comprende due parti rettangolari (fig. 5.9b),
evidentemente O è nel punto d'incontro dei due assi, poichè lungo questi
z, [5.7] agiscono le risultanti delle azioni tangenziali; e per la sezione a Z (fig. 5.9c)
il centro di taglio cade a metà dell'anima, poichè si riconosce subito che
con i segni definiti in relazione a quanto è stato detto precedentemente, e rispetto ad esso è nullo il momento delle azioni interne tangenziali.
in particolare nella nota 5.4. Di conseguenza, se si pensa il polo in O, .

L' T-!-1
_
deve risultare N;, y

f;o<O)y dA~O, f;o<o)z dA~O. [5.8] ~I 10 I

- N,1 -11,~ I
iI
I
!I
!()_
I
i' z
Le coordinate z 0 , y 0 , come mostra la [5.7], sono indipendenti dai valori Ty,
T,; quindi, qualunque sia la retta d'azione e il valore del taglio T, conside- i()_ -- i !
rando l'elasticità lineare e l'ipotesi della conservazione delle sezioni piane, I j
b)
si ottiene la stessa posizione del punto O, detto centro di taglio. Si può con-
cludere osservando che, se lo sforza tagliante T passa per O, non si ha momento Fig. 5.9
torcente per la sezione, perchè passa per O anche la risultante delle azioni
-r: • dA (con la -r: definita dalla [5.6]); diversamente, se T ammette l'eccentricità e) Da quanto è stato detto è chiaro che, se si vuole evitare il ricorso alle
d, (fig. 5.8), la risultante R(-r:) degli sforzi interni -r: • dA, per riprodurre T, proprietà geometriche sancite dalle [5.7], il centro di taglio O può essere
ricavato direttamente: basta determinare le tensioni tangenziali -r: per effetto
5 5
degli sforzi tangenziali T,, Ty (che conviene al solito pensare agenti secondo le
< • > S'intende che la stessa espressiOne [5.5] di z 0 può essere ottenuta dividendo il
p:iomento M(P) dato dalla [5.21] per ~ ; ma le osservazioni fatte sono state necessarie per direzioni principali), ottenendo poi il centro O come punto d'intersezione
definire il segno di z 0 in relazionè ai Ysensi adottati per gli assi. delle rette d'azione delle due risultanti delle stesse -r: • dA.
104 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 105

d) Un'osservazione sul calcolo di un integrale ricorrente. ~) Non ha i~portan~a, come si è avv~r.tit~, .la ~celta del polo P e dell'origine a
deH intervallo d 1ntegraz1one. Con le pos1z1on1 indicate nella fig. 5.11, ad esempio,
In un tratto dell'intervallo d'integrazione, l'integrale presente nella [5.5] o nella sì ottiene, scomponendo per semplicità i diagrammi trapezoidali in parti rettan~
[5.7] frequentemente può essere scritto nella forma: golarì e triangolari, e tenendo presente il par. 5.2d (alcuni contributi si annullano,
I~ J
w (y)(c1 +c2 y) s dc. [a]
essendo, per aree Q uguali, le distanze Yc uguali e opposte):

Ma, se si indica con: fwy dA~2 (2 2


lbh2
h)s (2h
T) (anima)+
3
+(]_ h 2 hs)"- (ali)~ bh's +2- b'h's,
[b]
2 2 12 4
l'area del diagramma w (y) s tracciato lungo la linea e, l'integrale [a] vale: sh'
J,~ -12 (h+6b) (v. punto a),
I~ .Q (c1 +c,y,), [e]
hh+9b' 3b' )
essendo Yc il valore della y in corrispondenza del baricentro della stessa area D. ( h+ h+ 6b (negativa, quindi a sinistra del polo P).
h+6b
Esempio 5.1.
Per il profilato avente la sezione a [ e lo spessore costante (fig.5. 10a), deter-
minare la posizione del centro di taglio e la tensione tangenziale massima conse-
guente a uno sforzo di taglio Ty baricentrico.

Fig. 5.12
Fig. 5.11
Fig. 5.10
e) Diagrammar considerando Ty passante per il centro di taglio O. Ad esempio
a) Il centro di taglio. Si trova sull'asse z di simmetria- e la distanza dall'arbi- ·
nel centro dell'anima, ossia nel punto I (fig. 5.12), secondo la [5.1] si ottiene:
trario J.>Olo P di riferimento è data dalla [5.5]. Ponendo nel punto 1 (fig. 5.!0b) S,*~s (h'/8+hh/2), J,~sh 2 (h+6b)/12,
tanto il polo P q.uanto l'origine a dell'intervallo d'integrazione, si ha: < 1 ~6Ty (b+h/4): [sh (h+6b)];
w (1-2)~0, w,~hh/2 (destrogira, quindi positiva),
per h=20 cm, b=S cm, s=l cm risulta:
w,~ -bh/2, y,~h/2, y,~'-h/2 ; <1 ~0,0574 Tu.
quindi (v. par. 5.2d; si indica, per chiarezza, con s1 lo spessore delle ali e con s2
quello dell'anima): d) Diagrammar per il momento torcente Mt (conseguente all'eccentricità di Ty,

(Tsi"zh)
supposto baricentrico, rispetto al centro di taglio):
h 2h h'h's1
f
'
wydA~2 ~--,
4 zG~(distanza
z, (v. punto
di G dall'asse dell'anima)~h'/(h+2h)~l,8 cm,
a)~-2,8 cm,
h'
J,~s 2 h'/12+2hs 1 (h/2)'~ Ll (hs 2 +6bs,), M,~ Tv (1,8+2,8)~4,6 Ty,
i (M,; rei. 5.12)~3 Mtfcs'~3.4,6 Tu/36~0,3833 Ty (sui lembi).
3b 2s 1
zo= hs2 +6bs1 e) Tensione tangenziale massima:

e il segno negativo sta a indicare che il centro di taglio O è alla sinistra del polo. •max=0,0574 Ty+0,3833 Ty~0,441 Ty (in kg/cm', con Ty in kg) ;
h=20 cm, h=S cm, risulta z0 = -2,8 cm. l'importanza del momento torcente è quindi notevole.
106 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 107

y -r----Zol quindi dalla [5.1] (J, è stato calcolato in a):


---:---,;,\ , (T )= Ty 2(cosq;-cos a).
/

' \
R P Y Rs 2a-sen 2a
"
R z ,,--+o ---P Per a=n/2 e a=n, la tensione massima risulta:
Ty 2
<:max(q;=O)=~R -,

2R~J
s "
a) b) e) quindi i valori delle <:max risultano uguali, pur essendo le aperture diverse; ciò
Fig. 5.13 accade perchè, per a >n/2, cresce la superficie resistente, rispetto ad a=n/2, ma
una parte delle -r: fornisce componenti secondo y di senso opposto a quello di Ty.

-a

Fig. 5.14
Fig. 5.15
a) b) a) b)

Esempio 5.2. e) Diagramma ?: per il momento torcente, quando lo sforzo tagliante è bari-
Per la sezione indicata nella fig. 5.13 determinare la posizione del centro di centrico e a=n.
taglio e la tensione tangenziale massima per Io sforzo tagliante T11 baricentrico. Poichè z,~2R (v. punto a):
Mt=Tu2R,
a) Centro di taglio. Essendo arbitrario il polo P per il calcolo della funzione ro,
conviene collocarlo nel centro dell'arco di circonferenza; l'origine a dell'intervallo
d'integrazione viene considerata sull'asse z di simmetria.
•-(M,; rei. 5.12,)=3Mtf2nRs'~ T~ _'!_(sui lembi),
s "
Pertanto si ha:
inolto maggiore della ?:max calcolata in b).
w(<p)= -R 2 rp (rotazione del raggio vettore sinistrorsa, per y positivo),
y=R sentp, 5.3. Trave a parete sottile e aperta soggetta a momento torcente.
"
JwydA~-2R'sf<p sen<p d<p~-2R's(sen a-a cosa), 5.3.1. Osservazioni introduttive. I centri di torsione e di taglio coincidono.
a) Prima di entrare nel merito di questioni particolari può essere oppor-
" tuno commentare brevemente la circostanza, altre volte rilevata, che le travi
J,~2sfy'R dp~R's(2a-sen 2a)/2, di cui ci stiamo occupando hanno rigidezza torsionale in genere fortemente
minore di quella che si manifesta quando la sezione, pur essendo cava, è
4 (sena-a cosa) chiusa. Il fatto appare manifesto appena si consideri un caso concreto, ad
z,~R (positiva, quindi a destra del polo P);
a-sen 2a esempio quello relativo alla sezione di una trave a parete circolare e di uni-
per a~n/6 (30°); n/2; n, risulta: forme sottigliezza, soggetta a momento torcente M,: per quella anulare e
4 continua (fig. 5.15a), in ciascun punto le tensioni tangenziali rimangono pres-
z0 ~ 1,02776 R , z 0 =-R, z 0 =2R. (a)
sochè invariate nello spessore (le diremo di membrana) e gli sforzi tangen-
" ziali u dc agiscono con bracci elevati pari a 2R. Invece per la sezione anulare
b) Diagramma< considerando Ty passante per il centro di taglio O (fig. 5.14):
interrotta (fig. 5.15b) le tensioni tangenziali cambiano segno nello spessore
" ed hanno valor medio nullo, come appare evidente appena si pensi all'ana-
Sf(<p)~sfy R d{}~ -R's (cos a-cos <p); logia idrodinamica o all'altra della membrana; per cni l'azione torcente

108 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 109

viene realizzata da sforzi interni che han bracci poco diversi dallo spessore, travi aventi la sezione costituita da più rettangoli (alcuni esempi sono indi-
con l'evidente conseguenza che tensione massima e deformazione subiscono cati nella fig. 5.17), il momento torcente M, risulta dalla somma dei momenti
un forte aggravio rispetto alla corrispondente configurazione chiusa della parziali Mtt forniti dalle varie parti; e anche giovandosi di esperienze ba-
sezione (5 •6). sate suil'analogia con la membrana, si è avuta conferma che i vari contri-
Volendo poi passare a valutazioni concrete, può essere opportuno ricor- buti M" sono poco diversi da quelli che si avrebbero considerando per i
dare preliminarmente che per una sezione rettangolare molto allungata di rettangoli, soggetti alla medesima deformazione unitaria{}, le tensioni fornite
lati a, b il valore massimo della tensione tangenziale e il valore della defor- dalla [5.10], per cui è lecito scrivere C5 -8l:
fJ~M,/GJ,, [5.11]

rJ!lf
r
avendo indicato con at, si la lunghezza e lo spessore di una generica parte
rettangolare. Di conseguenza, se lo spessore è costante,

ì --y -
a
1J=3 M,/Gcs 3 ,

ottenendo così il risultato che si avrebbe per una sezione rettangolare di lati
[5.12]

a ~'l-w+"'t-----z e, s. Inoltre, utilizzando l'analogia con la membrana, si è constatato che le

Fig. 5.16
.l'UJ ' -k- h--4-
b) It[l TI Fig. 5.17

formule [5.10], valide per la sezione rettangolare molto allungata, valgono


anche per le sezioni sottili e aperte aventi la linea media curva, per le quali
mazione unitaria {} (la cui dimensione fisica è l'inverso di una lunghezza) quindi può essere ancora scritto:
risultano (fig. 5.16a)
i.'=3 M,/cs 2 , 1J=3 M,/Gcs 3 , [5.121]
1'xu (max)~i'~ 3MJab 2 , fJ ~ 3M,/Gab 3 ; [5.10]
indicando con e la lunghezza della linea media e con s lo spessore. Tali espres-
inoltre r si manifesta sui lembi dei lati b maggiori e il diagramma dello scor- sioni si possono ricavare anche per via teorica <5 •9).
rimento, quindi anche delle tensioni tangenziali, varia quasi linearmente
lungo la mediana più breve, d'accordo con la circostanza che le fibre corte,
più rigide delle altre, si conservano pressochè rettilinee c5•7J. Nel caso di mentre quella inferiore 2~4 è soggetta, per il teorema di reciprocità, al momento myx · dx.
Considerando allora l'equilibrio alla rotazione intorno all'asse y, si ottiene H · dx=mxu ·dx,
quindi:
H=mxy· [b]
C5·6l Per i casi citati, i rapporti delle tensioni 'massime e delle {} valgono rispettivamente
all'incirca [per la formula di Bredt e per la 5.12J 3R/s e 3(R/s) 2 • , Infine, il momento interno deve uguagliare quello esterno M 1, ossia:
t 5 . 7 > Quindi per una sezione rettangolare di spessore esilissimo lo stato di sollecitazione
può essere raffigurato (fìg. 5.16b, e) con due forze H (che, di segno opposto, applicat~ nel: Ha+mxy · a=M1 ;
l'intorno dei due lati corti, interpretano la presenza del flusso di tensioni h.~ngo 1 lat~ allora per la [b] e per la [a] risulta:
minori della sezione) e con una distribuzione, uniforme lungo l'altezza a, di momenti
unitari (dy=l): ~b 2 M1
-6-=2a· '"i=Mtf3ab 2 •

[a]
<5 .s) Supponendo che, per la rigidezza del collegamento, le varie parti rettangolari pre-
sentino un'uguale rotazione unitaria #, per ognuna di esse (di Iati a,, si) si ha, in virtù
(il braccio del momento è uguale a ~ b per la linearità del diagramma -rXll, del quale con i della seconda delle [5.10], Mu=Gf>.lu. con .lu,=ais.3/3. Quindi, dovendo essere .EM11 =M,
e 'i=Afi.s.f.lfi=G#s;, si ricavano le relazioni [5.11].
si indica il valore massimo). Pensando di isolare un elemento della parete di altezza generica <5 . 9 l Si' è visto che per la sezione rettangolare molto allungata le azioni H interpretano
e profondità dx (fig. 5.16d), la sua faccia superiore 1~3 è libera da azioni interne ed esterne, la presenza del flusso di tensioni lungo i lati minori (fìg. 5-16b). Nel caso della sezione cir-
110 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 111

b) La precedente osservazione, che per le sezioni aperte la tensione tan- e) Oltre alle consuete ipotesi, per le sezioni anulari aperte si suppone
genziale sulla linea media è nulla, interessa per alcune consegnenze rignar- anche che esse, pur ingobbendosi per effetto dell'azione torcente, mantengano
danti, come vedremo, lo stato di tensione e di deformazione. E a proposito invariata la loro proiezione piana, ossia che, gli spostamenti relativi secondo
di questo può essere opportuno notare che una sezione soggetta soltanto a l'asse della trave siano molto prevalenti rispetto a quelli nel piano della se-
momento torcente ruota intorno a un punto, centro di torsione, coincidente zione. L 'ingobbimento è in genere notevole e, come vedremo, può esser
col centro di taglio O, come si riconosce subito in virtù del teorema di Betti: causa di tensioni normali che, ovviamente di risultante nuIIa, possono avere
infatti, applicata la coppia, è chiaro che uno sforzo tagliante T comunque sensibile importanza.
diretto e passante per O rende {} nullo, e non fa compiere ad essa lavoro
mutuo. Invertendo allora l'ordine di applicazione delle due azioni, M, non 5.3.2. Azione torcente variabile lungo l'asse della trave: conseguenti tensioni
fa compiere lavoro mutuo a T; quindi, risultando nulla la traslazione del normali e tensioni tangenziali di n1cmbrana.
punto O lungo la retta d'azione del taglio, che può essere generica, è possibile
a) Data la sezione di una trave a parete sottile aperta soggetta a un mo-
concludere che la sezione ruota intorno al centro di taglio C5 •10).
mento torcente, pensiamo di isolare l'elemento 1-2-3-4 della parete della trave
indicato nella fig. 5-19, avente la base dx· dc e l'altezza s: i punti 3, 4 si spo-
colare (fig. 5.18), dette azioni non sono più parallele tra loro, n1a l'uguaglianza tra azioni stano in 3', 4' e, se si indica con{} la rotazione unitaria (dx= I) intorno al
esterne e interne è ripristinata dalla presenza di sforzi tangenziali (,rp; di tale fatto può
esser data la seguente semplice giustificazione. centro di torsione O distante r dalla tangente 3-4, si ha, in corrispondenza
V al go no le relazioni: della superficie media dell'elemento considerato, 3 - 3';:;; 4-4' = (i!dx)r,
ttp;e=Jr~z, (,rp= frxqi(l +z/R)dz, m'P=Jr'P'"'z · dz, m:ap= f-c.,rp(l +z/R)z · dz, [a] quindi:
a=Dr, [5.13]
con tutti gli integrali estesi tra i limiti ±s/2, e con 1:px=Txrp· Ma si ha t'PX=O, per l'equilibrio
del generico elemento 1-2-3-4 alla traslazione secondo x (fig.5. 18b); quindi, dalla seconda con 11 data dalla relaz. [5.12].
e dalla terza delle relazioni [a], risulta:
[b] y
avendo posto mrpz~ mxip perchè lo spessore è supposto molto piccolo rispetto al raggio.
o

Fig. 5.19
z
Fig. 5.18

Considerando i momenti nixip (quindi per la [b] anche le azioni fxip) distribuiti uniforme-
mente, uguagliando l'azione interna a quella esterna Afi, e indicando con e la lunghezza All'angolo a corrisponderebbe, qualora aVvenissero altri movimenti, una
della linea media, si ottiene: modificazione degli angoli retti relativi alla superficie elementare 1-2-3-4,
mxqP+(txpR)c=Mi, mxrp=M1/2c; quindi uno scorrimento; ma dovendo questo essere nullo perchè, come è
per cui la tensione tangenziale sui lembi risulta: stato osservato, la tensione tangenziale è nulla lungo la linea media della
-~
6mzrps ,_3M, sezione, deve aver luogo una ulteriore rotazione tra le fibre ({J=a) tale da
7:= 1 - csz ,
ripristinare la conservazione degli angoli retti e da provocare quindi lo spo-
La presenza degli sforzi tangenziali fzp deriva in sostanza dal fatto che sull'elemento stamento (indicando con u gli spostamenti secondo x):
di superficie curvo e normale a x (fig. 5.18c), essendo le tensioni tangenziali sui lembi
uguali tra loro (debbono essere uguali a quelle conseguenti a mrpJ, le due risultanti delle [5.14]
azioni tangenziali sopra e sotto la linea media 0-0 hanno valori diversi, essendo diverse
le relative aree. per cui, posto r dc=dco, si ottiene:
<0 •10> Una sezione soggetta a momento torcente e a sforzo normale in genere non ruota
intorno al centro di taglio (salvo che essa non ammetta due assi di simmetria). L'osserva-
zione è interessante per lo studio della stabilità dell'equilibrio di travi a parete sottile aperta. u=-i!J~dc+C=-ilw+c; [5.15]
I
112 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 113

e il segno meno dipende dal fatto che, stabiliti i sensi positivi per l'asse x tria, si ha C' =0 <5 •11l e la prima delle [5.19] è automaticamente soddisfatta.
e per la percorrenza lungo la linea media della sezione, e pensando sia gli Altrilnenti, adottata un'origine a generica, si calcolano w e C'. Notiamo
spostamenti 3-3 ', 4-4', sia dw positivi, dcu ha senso opposto a quello fissato inoltre che la <I è negativa se lo spostamento 3-3' (fig. 5.19) è concordante
per x (fig. 5.19). col segno di percorrenza !unto la linea media e se il momento torcente au-
La quantità: menta lungo x, per cui lo spostamento 4' -4" risulta maggiore di quello
2-2' e la fibra 2-4 si accorcia.
[5.16]
A questo punto, riportandosi col pensiero alla deduzione della formula
di Jourawsky, è chiaro che, se le a, variano lungo l'asse x longitudinale
che è l'area settoriale definita precedentemente (re!. 5.3), è ora da calcolare della trave, è inevitabile la comparsa di tensioni tangenziali Lh: di membrana
assumendo come polo il centro O di torsione, ossia il centro di taglio; inoltre, longitudinali, quindi anche nelle sezioni rette della trave. Tali tensioni Lh:,
se interessa conoscere soltanto l'ingobbimento della sezione, ossia lo sposta- essendo però pressochè costanti nello spessore, hanno distribuzione del tutto
mento relativo secondo x fra due punti a, i, questi costituiscono i limiti dell'in- diversa da quelle " primarie " che le hanno causate e che, come si è detto,
tervallo d'integrazione e non ha importanza la determinazione della costante C. hanno invece valore nullo in corrispondenza della snperficie media. Il modo
Secondo la [5.15], lo spostamento u lungo la linea media di una sezione varia di calcolarle è quello già ricordato nel par. 5.2 e non staremo quindi a dilun-
come la funzione w; e poichè, secondo quanto è stato già notato, w corri- garci: considerando al solito l'equilibrio alla traslazione secondo x di un tratto
sponde al doppio dell'area racchiusa tra il tratto a-i cui si riferisce l'integra- elementare di parete lungo dx, e tenendo presenti i simboli a suo tempo spe-
zione e le congiungenti O-a, O-i, è facile rendersi conto che per essa si pos- cificati, si trova (considerando Lh: concorde con x):
sono avere anche ripetute variazioni di segno (es. 5.3). L'entità degli spo-
stamenti relativi, quindi dell'ingobbimento di una sezione, dipende ovvia- Lh · s dx= -fda., · dA , [5.21]
mente da ff, ossia dalla rotazione di due sezioni distanti dx~ 1; quindi detta A•

entità resta costante se, pensando invariabile la sezione, il momento torcente


e per la [5.17] (essendo C', secondo la [5.20], indipendente da x, avendo sup-
non si modifica lungo l'asse della trave. Se Mt varia, come spesso avviene,
posto invariabile la sezione):
si hanno dilatazioni per le fibre secondo x con conseguenti tensioni normali,
e per la [5.15] si può scrivere, poichè la costante C è da considerare tale
dC dff
Lh:·s~E-d
2
X
I
d'{} w*dA,
A'
[5.22]
per una data sezione ma può variare lungo x, posto C' = - dx : dx '
con dA=s dc, A* area della sezione compresa tra uno dei bordi e il punto i
du d{} d{} generico, w* data dalla [5.18]. Inoltre, come si è detto, la costante C' (rela-
a ~Es ~E-=-E-(w+C')=-E-w* [5.17]
x x dx dx dx zione 5.20) è nulla se la sezione è simmetrica e se si ha l'avvertenza di calco-
con: lare la funzione integranda w ponendo l'origine sul!' asse di simmetria, per
w*=w+C' [5.18] cui w=w*. Nel caso generale, l'origine può essere arbitraria, ed è il valore
della costante C' che provvede a render soddisfatta la condizione [5.19].
e con la costante C' facilmente determinabile: infatti, dovendo risultare b) Osservazioni. Lo scorrimento è stato considerato nullo lungo la linea
(dA~sdc):
media e con tale condizione, unita a quella del contorno indeformabile, è stato
f~x dA~O, quindi E f
~: :;i* dA=O [5.19]
definito lo stato di deformazione e il conseguente ingobbimento delle sezioni
trasversali. Quando il momento torcente è variabile, l'ingobbimento risulta
disuniforme: nascono, per congruenza interna, tensioni normali e, per equi-
(l'integrale è esteso all'intera sezione), deve aversi: librio, ulteriori tensioni tangenziali Ll'f, però, come si è detto, pressochè co-
stanti lungo lo spessore; quindi, essendo le tensioni tangenziali non nulle sulla
linea media, sono non nulli anche gli scorrimenti, contrariamente all'ipotesi
C'= [5.20]

<o.u) Per le due parti simmetriche della sezione il segno di w è evidentemente contrario
e s'intende che, nel caso che la sezione sia simmetrica, se, per valutare la fun- perchè, se in un punto, percorrendo il tratto dc positivo, la rotazione del raggio vettore
zione w, si pone l'origine a dell'intervallo d'integrazione sull'asse di simme- è destrorsa, nel punto simmetrico ba senso, e quindi segno, opposto.
8 - POZZATI, 11-1.
114 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 115

adottata. In generale ciò comporta una tenue influenza, pur avendo casi, ad Esempio 5.3.
esempio quando si hanno sezioni impedite d'ingobbirsi, in cui le Llr possono La trave a parete sottile aperta e di sezione circolare indicata nella fig. 5.20 ha
acquistare sensibile importanza; per cui la teoria precedentemente vista le estremità appoggiate e irrigidite con timpani [par. 5.5] ed è soggetta lungo un
può essere considerata la fase iniziale di un procedimento di calcolo più com- nx
bordo al carico orizzontale distribuito con la legge qx=q cos - - (per x=O, in
plesso, eventualmente iterativo, però di non sempre soddisfacente convergenza. 1
Il fatto di trovare le conseguenze scaturite da una certa ipotesi in disaccordo mezzaria, qx=9_; per x=l/2, qx=O). Determinare gli effetti del momento torcente.
con l'ipotesi stessa non è nuovo nello studio degli stati di tensione: per deter-
minare ad esempio le tensioni tangenziali dovute a uno sforzo tagliante, si
utilizza l'espressione che definisce le tensioni normali con l'ipotesi della
conservazione delle sezioni piane, in contrasto in genere con la presenza
delle stesse tensioni tangenziali.
Inoltre, tanto le tensioni a quanto quelle Llr di membrana frequentemente
presentano, dipendendo dalla funzione w*, ripetuti ca1nbiamenti di segno in Fig. 5.20
una sezione trasversale (fig. 5.21): infatti per i termini elementari dw*=r · dc,
disseminati lungo la linea media da percorrere dall'origine verso i punti
estremi, i segni (positivi se destrorsi) variano a seconda della loro posizione
rispetto al centro di rotazione. a) Il momento torcente, che, nella mezzeria è nullo, alla distanza x dal centro,
indicando con e la distanza della retta d'azione del carico dal centro O di torsione
o di taglio, vale:
e) Proprietà relativa ali' area settoriale (conseguente al fatto che gli sforzi
r - nx
X

normali applicati a una sezione costituiscono un sistema equilibrato). -


Mt= Jqx · e dx=Mt sen - -, con Mt=qel/n. [a]
L'area settoriale w*, per la definizione [5.18] precedentemente data, deve 1
soddisfare la condizione:
Di conseguenza:
f~*dA=O, [5.19, ripetuta] Mt nx
ff= GJ, sen - - [relaz. 5.121 ; J,=cs'/3], [b]
1

spontaneamente rispettata, se la sezione è simmetrica, calcolando w con dff E qe nx


l'origine sull'asse di simmetria. Inoltre il suo polo deve essere il centro di dx GJ, I [relaz . 5.17],
aX =-E-w*=---w*cos- [e]

taglio, quindi per le [5.8], valide qualunque sia l'origine dell'intervallo d'in~ _ 3Mt nx
tegrazione, risulta anche (gli assi y, z sono baricentrici e principali; la co- x = - 2- sen - [relaz. 5.121 ] , [d]
es I
stante C' risulta moltiplicata per fattori nulli):
Llr= - -Efjen
- - sen -nxfw* dA [relaz. 5.22]. [e]
G J, ls I
f~*ydA=O, f~*zdA=O. [5.8, ripetuta] .tli;,

b) Calcolare il valore delle tensioni massime per:


Essendo, in una data sezione, la funzione ro* proporzionale alla tensione a=30°, s=S cm,
normale a [rei. 5.17] e ponendo adA=dN, si ha allora oltre alla condizione v (coeff. Poisson)=0,15,
f,dN=O, dalla quale per l'appunto venne ricavata la [5.19],
1=15 m, q=IOO kg/m=l kg/cm.
Si ottiene:
I:dN=O, [d] R=c0 /2sena=c 0 =5 m,
y, (es. 5.2)=1,02776 R, e=y,-R cos a=0,1617 R=S0,9 cm,
per cui gli sforzi normali dN applicati ad ogni sezione retta della trave costi- M,=1·80,9 · 1500/n=38630 kgcm,
tuiscono, come debbono, un sistema equilibrato. J,=cs'/3=0,34907 s' R.
116 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 117

Essendo la sezione simmetrica, conviene calcolare i valori della funzione ro* Può essere interessante notare che a (max) è indipendente da /; mentre r è
ponendo l'origine a dell'intervallo d'integrazione sull'asse di simmetria. Poichè proporzionale a M, (quindi a /), e LIT (max) dipende da 1//. Pertanto l'importanza
il polo dev'essere il centro di taglio, si ottiene (fig. 5.20): di Ll-r rispetto a i diminuisce con l'aumentare della snellezza della trave.
• • e) Condizioni di carico complesse possono venire vantaggiosamente studiate
ro*(p)~ Jr dc~RJ(y, cos fJ-R) dfJ~R (y sen <p-R<p), 0 [/] impiegando le serie trigonometriche (cap. X).

da cui, per <p=0-10°-20°-300, 5.3.3. Trave a parete sottile aperta soggetta a deformazione di tipo torsio-
2
w*/R =0; 0,00394; 0,00245; -0,00972. nale: equazione differenziale di equilibrio.
Il diagramma ax è simile a quello della funzione w* ed ha l'ordinata massima Si è visto che, quando il momento torcente è variabile, si hanno tensioni
(per x=O, nella mezzeria della trave, v. rel. e) tangenziali del tipo tanto variabile nello spessore, qnanto di membrana:
2(1+v)l · 0,1617 . ,_ , I'uno con valore nullo sulla linea media e valore massimo I r [ sui lembi,
a (max)
0,34907 s' 0,00972 R -5,60 kg/cm . l'altro con valore .dr pressochè costante nello spessore; ovviamente in una
generica sezione ciascuno di essi dà luogo a una correlativa caratteristica di
La tensione tangenziale primaria, diretta conseguenza del momento torcente sollecitazione torcente, la cui somma deve uguagliare l'azione esterna ap-
(rel. d), alle estremità acquista il massimo valore (c=2a R=524 cm)
plicata.
i.' 3 · 38630
524 . 8, 3,46 kgIcm , . Il momento torcente interno conseguente alle tensioni tangenziali di
membrana vale, per la [5.22] e indicando con r la distanza dal centro di tor-
sione,
f d'ff f
M(Lh)=J~Lh; · s dc) r=E dx' J'f' dw*, [5.23J

avendo posto, con i simboli precedentemente significati,

'f=fw* dA.
À~'

\ Ma integrando per parti si ottiene:


'
J:dw*=['Pw*Ji-f~w* dA) w*=-f;n*' dA, [5.24]
"tJ'
\1
\ I
perchè il termine tra parentesi quadre scompare, essendo la quantità 'P nulla
\ tanto nel punto iniziale, in cui A*=O, quanto nel punto terminale per la
Fig. 5.21 relazione [5.19]. Pertanto, se si pone:

Anche la tensione tangenziale di membrana Lfr raggiunge il valore massimo l 00 =f;n*' dA, [5.25J
alle estremità (x~l/2, rei. e); e poichè l'integrale

" l'espressione [5.23] del momento può esser scritta (la dimensione fisica di
f w* dA~R'sf(y0 sen {}-RfJ) dfJ~R's [-yo(cos a-cos<p)- ~ (a'-<p'] • 100 è L 6):
d'ff
A* •
M,(Llr)=-E dx' J00 • [5.26]
per <p~0°-10°-20°-30° vale (a meno di R's) 0,000615; 0,000232; -0,000442;
O (fig. 5.21), si ottiene
Inoltre il momento torcente interno conseguente alle r variabili nello spes-
Lfr (max)~ -2(1 +v) ~,;~9~~!:, ~ 150~. s 0,000615 R's~ sore vale, per la [5.11],
~-0,34 kg/cm' (piccola rispetto a i.'). M, (i)=GJ,ff, [5.27]
118 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 119

e un legame fra i due contributi [5.26], [5.27], di natura elastica, è stato taci- tuno tuttavia notare che, in una sezione in cui si abbia 1J=0, risulta per la
tamente introdotto considerandoli generati l'uno direttamente dalla defor- [5.27] M,(r)=O, per cui il momento torcente esterno viene realizzato sol-
mata {}, l'altro dalla derivata seconda della stessa {}. tanto con tensioni Llr di membrana, in contrasto quindi, nell'intorno della
In conclusione si deve avere, come indicò Weber (v. bibl.) C5 •12J, sezione in questione, con I 'ipotesi inizialmente fatta. Concludiamo osser-
vando che, come mostra I'esempio seguente, la presenza di vincoli Che con-
d'{} trastano con efficacia l 'ingobbhnento di una o più sezioni attenua fortemente
M, (Lh:)+M, (i)=-Elw dx' +GJ,{}=M,; [5.28]
il valore delle tensioni tangenziali 'i nell'intorno di ogni sezione irrigidita.
per cui, posto :
[5.29] Esempio 5.4.
Una trave, a parete sottile aperta, è incastrata a un'estremità ed è soggetta
si ottiene l'equazione (a ha la dimensione fisica dell'inverso di una lunghezza, all'altra estremità, impedita di ingobbirsi, a un 'azione torcente Mt (fìg. 5.22).
ossia L-1),
d 2 {} M, a) Lo stato di deformazione e di sollecitazione è approssimativamente definito
- - - a 2 if=-a 2 -- , [5.30] dall'equazione differenziale [5.30], della quale un integrale particolare ovviamente è
dx' GJ,
r-z12,~----11i--4
che esprime la deformazione {} della trave per un dato momento torcente • I JI
e che quindi, per tramite delle formule precedentemente ricavate, consente Fig. 5.22 it '---x Bfil-c)Mt
di calcolare le sollecitazioni e le tensioni.
La soluzione dell'equazione [5.30], se si indica con {}P un suo integrale #p=MtfGJt. Le costanti C1' C 2, presenti nella soluzione [5.31], sono determinate
particolare, risulta: dalle condizioni che per x= ±l/2 si abbia fr=O, ossia dalle due equazioni, posto
{}={}v+C1 cosh ax+C, senh ax, [5.31] a!/2~À,
C1 cosh A-!-C2 senh A= -{}P
con le costanti e,, e, da determinare mediante le condizioni ai limiti. C1 cosh A-C2 senh À=-{}p,
dalle quali,
5.3.4. Trave a parete sottile aperta, soggetta ad azione torcente, con alcune
sezioni impedite di ingobbirsi. quindi:
coshax).
Quando una sezione è impedita di ingobbirsi, non può aver luogo, lnngo [a]
cosh A
la sua linea media, alcuna variazione dello spostamento u secondo l'asse_
della trave, quindi, per la [5.14], in essa è nulla anche la rotazione unitaria{}. Per le formule [5.27], [5.26], [5.17] si ottiene (1'~al/2, a'=GJtfEJw):
Il fatto che, qualora si pensasse impedito l'ingobbimento di tntte le se-
zioni, {} risulterebbe ovunque nulla, per cui la trave soggetta a momento M. "')
"' ~
M.
'
(l cosh ax ) ,
coshÀ [b]
torcente non si deformerebbe, può a prima vista lasciare perplessi. Invece
la conclusione appare chiara appena si rifletta che la deformazione{}, essendo E fw coshax M coshax
univocamente connessa, nella schematizzazione teorica adottata, con l'inR
M.(Lh)=M,G J;a' cosh,\ t coshJ. ' [e]

gobbimento delle sezioni, risulta nulla quando la mobilità della struttura df} Mta senh ax Mtro* senh ax
a=~E- w*=Ew* 1 [d]
viene limitata con l'ipotesi che l'ingobbimento non sussista. dx GJ, cosh À aJw cosh .lt
Lo studio della trave a parete sottile aperta con alcune sezioni impedite l/2
d'ingobbirsi può essere effettuato impiegando l'equazione [5.30]. È oppor- J M,l ( tgh1')
OA·B~2j"!dx= GJ, 1 - - . - · [e]

~ <5 ·12l L'espressione [5.26], connessa con Ja presenza di tensioni tangenziali Li-r di mem- In definitiva lo stato di sollecitazione risulta identico a quello di mezza trave
brana ripartite pressochè uniformemente nello spessore, è in contraddizione con l'ipotesi avente un'estremità incastrata e l'altra libera soggetta all'azione Mt, come d'al-
dalla quale essa dipende (rel. 14 e seguenti), che gli scorrimenti, quindi le tensioni tangen-
ziali, siano nulli in corrispondenza della linea media di una generica sezione. Ciò nono- tronde dev'essere per evidente condizione d'antimetria; ·l'avremmo quindi potuto
stante, i risultati sono in genere attendibili (un errore abbastanza sensibile può essere com- ottenere imponendo per quest'ultima sezione la condizione ai limiti che siano nulle
piuto nello studio di travi aventi sezioni impedite d'ingobbirsi; par. 5.3.4). le tensioni normali.
120 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 121

b) UD caso numerico. Profilato HEA 300 (fig. 5.23), 1~300 cm, v~0,3. Per e) Per un profilato IPE 300 di uguale lunghezza si ottiene (fra parentesi i valori
il calcolo dell'area polare w* l'origine a dell'intervallo di integrazione viene posta calcolati per HEA 300):
nel baricentro G della sezione (C'=O, par. 5.3.2); anche il polo, che dev'essere a (max)~ 96, 7 · 10-2M, (22, 7 · 10-2) ,
il centro di taglio, coincide con G. La funzione w* è indicata nella fig. 5.23
Ll• (max)~3,2 · 10-2M, (1,3 · 10- 3) ,
[fw•s·dc~4s,(+ b: ~)]:
'i' (rnax)~25,3 · 10-2M, (4,3 · 10-2) ;
b'h 2 bh) s1h'b' ,
J 00 [relaz. 5.25; par. 5.2c]~4s 1 (J6 · 3 4 ~-z;r-~1,1998 · 10' cm , a (rnax)/r (max)~3,8 (5,3),
Ll• (max)/T (max)~0,13 (0,30),
1 1
J, [relaz. 5.11]~
3 Ea, · s, 2 ~
3 (2 · 30 · 1,4'+27,6 · 0,85')~60,53 cm', OA-n~0,252 M,l/GJ, (0,124).
J, Nella fìg. 5.23c sono indicati i diagrammi delle tensioni Ll7: e a: i segni delle
19,404. 10-'' a=4,405 · 10-3 cm~ 1 ,
tensioni Lf-,; sono facilmente controllabili dovendo esse riprodurre, completamente
o in parte, il momento torcente esterno; determinati i segni delle LI-,;, è facile con-
x~al/2~0,661 ' senh x~0,7102, cosh x~ 1,2265,
trollare i segni delle tensioni a (equilibrio dell'elemento 1-2-3-4 della fig. 5.23c),
tgh x~o,5790. deducibili per altro dal diagramma w* [fig. 5.23b; per la a) iJ' è negativa].

JCù s1_14 y
! 5.4. Sistemi equilibrati di forze longitudinali applicati alle estremità di
i una trave a parete sottile aperta. Bimomenti e relativi stati di
IQ)
tensione.
G~P-a1--~z
a) Nel precedente paragrafo si è visto che l'esistenza di una deformazione 1}
a) X
variabile lungo l'asse di una trave a parete sottile aperta comporta la presenza
di tensioni normali:
d{}
<1=-E--w* [5.17, ripetuta]
Fig. 5.23 dx '

In mezzeria (x~O): e che a tali tensioni corrisponde per ogni sezione un sistema di sforzi <1 dA
equilibrato; circostanza, questa, fissata dalle relazioni (par. 5.3.2c):
M,(T) [relaz. b]~M,(1- l, 2; 65 )~o,185 M,,
M,(Ll•)~0,815 M,, f w* dA=O, fw*ydA=O, Jw* zdA=O, [5.32]

a=O (in accordo con la configurazione antimetrica),


nelle quali la funzione w* è l'area settoriale calcolata assumendo come polo
i (max)~M,(i) s1 /J,~4,28 · 10-2M, kg/cm' (M, in kgcm). il centro O di taglio; e i suoi momenti statici w*y, w*z sono da valutare ri-
All'estremità B (x~l/2): spetto agli assi principali baricentrici della sezione.
Inoltre è facile rendersi conto che se, per una data sez!one, si considerano
M,(i)~O (quindi i'~O),
le tensioni normali <1 (conseguenti alle caratteristiche di sollecitazione N,
Mw* M,, My) valutate considerando l'elasticità lineare e la conservazione delle
a (max)=---'---J tgh .1~22,68 · 10-3M,(w* ,,,.,~bh/4) ;
a ro sezioni piane, l'integrale:
il valore massimo della tensione tangenziale di membrana si ha nelle sezioni A, B, [5.33]
e per la [5.22] vale (a'~GJ,/EJ00 ):
M,
Ll• (max)=-J
wS1
Mt S1b 2 h
w* dA=-J
wS1
-
16
f ~l,29 · 10-'M,;
risulta nullo: infatti, perio sforzo normale, u= ~, quindi B= ~ Jw* dA =0,
A•

OA-B [relaz. e]~0,124 M,l/GJ,. in virtù della prima delle relazioni [5.32]; e ad esempio per il momento M,,
122 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 123

rilevare la correlazione formale tra le relazioni [5.36], [5.35], [5.34] e quelle


essendo a=M,y/J,, si ha B= M, fw*y dA=O, nulla anch'essa per la seconda
J, J' relative allo stato fiessionale:
delle stesse relazioni. Diversamente stanno le cose se la tensione a è data dM My
dx =T, a=--,
dalla [5.17], ossia, come si è ricordato, in assenza di N, M,, My; infatti in J
tale caso, ricordando la definizione [5.25] di Jm, si ha:
A proposito del valore del bimomento può essere opportuno notare
B=-E d{} fw* 2 dA=-E d{} J [5.34] anche che, nel caso di carichi longitudinali applicati alla sezione estrema di
dxJ~ dx w' una trave, la tensione a non è nulla soltanto nelle zone di applicazione delle
forze; per cui, nel caso di n carichi addensati su aree molto piccole, l'espres-
certamente non nulla, mantenendosi la funzione integranda ru* 2 sempre po- sione [5.33] diventa, essendo in corrispondenza dell'intorno ±J di ogni ca-
sitiva.
Pertanto l'entità B, alla quale competono le dimensioni fisiche FL 2, gode
rico P, (in cui si può considerare costante il valore di w*) dA=P,. J,a
n
della proprietà di annullarsi quando esistono le caratteristiche di sollecita-
B=E P,w,*, [5.37]
i=l

essendo w,* il valore della funzione w* in corrispondenza del relativo carico P,.
p
p
r ~Mt
( ( /
'' \
'' "'\
''
'' ''
''
''
'' ''
Fig. 5.25 a) ' b) ''
Fig. 5.24 a) b} e) d)
Così, ad esempio, per la trave avente la sezione a corona circolare aperta
zione direttamente produttrici di tensioni normali, e viceversa di potere esi-: della fig. 5.24a (w*=n R 2 , es. 5.2, con <p=n)
stere quando esse sono nulle; e va da sè quindi che, se per nn dato stato di
B=2 Pn R'; [5.37,]
tensione la relazione [5.33] fornisce un certo valore di B non nullo, oppure
B ha un valore assegnato, per le [5.17, 5.34] si ha: e per la sezione a doppio T della fìg. 5.24b (il diagramma w* è riportato nella
[5.35] fig. 5.23):
d·h
B=4P-- [5.37,]
In conseguenza della sua genesi, alla quantità B, dipendente dall'azione 2
simultanea di due coppie di senso opposto e agenti su due piani distinti o soltanto:
e paralleli (fìg. 5.25), è stata data la denominazione di "himomento ". Ma è d·h
opportuno tener presente che con un momento essa nulla ha a che vedere: B=P-- [5.37,]
2
non per dimensioni fisiche, non per la possibilità di esser calcolata utilizzando
condizioni di equilibrio; B è soltanto un'entità analitica di comodo. nel caso di un solo carico, per il quale ovviamente sono da considerare anche
Inoltre, derivando rispetto a x la [5.34], si ottiene la [5.26], per cui risultando: le consuete caratteristiche di sollecitazione.
Lo studio dello stato di deformazione per effetto di bimomenti applicati
dB
dx =M, (Llr) , [5.36] alle sezioni estreme di una trave scaturisce dall'equazione differenziale [5.30],
la quale ovviamente in tale caso è omogenea, essendo nullo il momento tor-
il bimomento è legato al momento torcente come, nella teoria della fles- cente esterno; per cui la soluzione [5.31] diventa:
sione semplice, il momento flettente è legato al taglio; ed è interessante fJ=C1 cosh ax+c2 senh ax. [5.31,]
124 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 125

b) Deformazioni e tensioni si smorzano in genere lentamente per effetto e con sezioni a doppio T (avente ali e anima tra loro uguali), a E e a corona
di un bimomento agente su una trave a parete sottile aperta. circolare tagliata: per avere, ad esempio, soltanto il dimezzamento della e
Pensiamo che una trave a parete sottile aperta, cli lunghezza illimitata, (e delle relative conseguenze), occorre una distanza da1l'estremità caricata pari
abbia la sezione estrema soggetta a un bimomento B0 • Se si pone l'origine h h
in cifra tonda, in ciascuno dei tre stessi casi, a h · 0,23 - ; h · 0,27 - ;
dell'asse x sull'estremità, poichè, per x=co, cosh ax=senh ax e gli effetti si D s s
possono considerare estinti (#=0), nell'equazione [5.31 1] si ha C2 =-C1 , D · 0,55- · Quindi, per una snellezza h/s=D/s=30 (paragonabili ai valori
s
quindi (cosh ax-senh ax=e-•"; a 2 =GJ,/EJw), ricorrenti per i profilati), a distanze pari all'incirca a 7 h; 8 h; 16 D.
D=C1e-~=(·'U') X=O e-•x '·
0
[5.38)
d# Esempio 5.5.
ed essendo B=-E dx Jw, si ottiene, per x=O, B,=-E(-C1 a)J00 ,
Calcolare per alcuni tipi di trave a parete sottile aperta, aventi lunghezza infi-
nita e l'estremità soggetta a un bimomento, l'entità dello smorzamento degli effetti.
C1 =BJaEJ00 • [5.39)

Da1la formula [5.38] risulta d#/dx= -ae, d 2#/dx 2=a 2 #, pertanto, in base
alle relazioni [5.17] [5.22], tutti gli effetti si propagano con lo stesso anda-
mento deUa funzione e. Come vedremo nell'esempio 5.5, il valore del para-
metro a è tale che, per le sezioni a parete sottile aperta, in genere occorrono
notevoli distanze x, molto superiori aUa maggiore delle dimensioni che carat-
terizzano la sezione, per ottenere sensibili smorzamenti; quindi, scaturendo
il bimomento B da un sistema cli forze in equilibrio, per tale tipo di azione
esterna le travi aventi sezione a parete sottile aperta possono comportarsi
diversamente da quelle con sezione compatta, in relazione al principio Fig. 5.26
di De Saint Venant.
Sia l'entità del bimomento conseguente ad assegnate condizioni di carico,
sia lo smorzamento dei relativi effetti dipendono fortemente, come vedremo a) Sezione metallica, a corona circolare interrotta (fig. 5.26).
nell'esempio 5.5, dalla forma deUa sezione e dall'esilità dei suoi spessori in L'area polare vale, considerando come polo il centro di taglio e l'origine del-
relazione aUe altre dimensioni. Nel caso indicato nella fig. 5.25, o in casi l'intervallo d'integrazione sull'asse di simmetria (z0 =2R, v. es. 5.2 e fig. 5.13),
analoghi, è facile rendersi conto, come già abbiamo accennato nella premessa,
che la propagazione degli effetti di norma può spingersi assai lontano dalla w*=R' (2sen<p-<p);
sezione estrema soggetta al disturbo di cui il bimomento fornisce la misura: inoltre:
se le due ali fossero completamente separate l'una dall'altra, evidentemente •
il momento agente su ciascuna ala si propagherebbe conservando immutato
il suo valore. Ma l'anima deve intervenire per mantenere collegate le due
Jw=2fw* 2 dA=2nR 5s(~
2

-2), 1 ' 2nR,


Jt=3s

parti che tenderebbero a subire crescenti spostamenti relativi, essendo sog- G~E/2 (1 +v) (con v~0,3),
gette a momenti di segno opposto; e ovviamente il suo intervento è tanto
a'~GJ,/EJ00 ~0,099394 s'/R', a~0,3153 s/R',
meno efficace quanto meno essa è rigida, ossia quanto più è piccolo il rap-
porto dello spessore con l'altezza. Inoltre può essere utile notare che la defor- Per la [5.38], f>=fr 0 e-1X,'C; quindi la rotazione unitaria f> e le relative conseguenze
mazione è simile a quella provocata da un momento torcente; ossia che il ad esempio si dimezzano, rispetto ai valori iniziali, alla distanza x dalla sezione
bimomento provoca, come Mh una rotazione unitaria {} la quale, penetrando estrema per la quale e-«x=0,5, ossia ax=0,693. Sostituendo il valore di a si ottiene
nella trave, porta con sè una scia di tensioni tangenziali dei due tipi (i, Lh)
x~2R (0,55
2
e cli tensioni normali. Per quanto poi riguarda l'influenza che la forma della :), [a]
sezione può avere su tale fenomeno di forte propagazione degli effetti, può
essere utile citare i tre casi che verranno trattati nell'esempio seguente, riguar- che è notevole per avere soltanto il dimezzamento del disturbo impresso. Secondo
danti travi di grande lunghezza, con bimomento non nullo a un'estremità la [a], lo smorzamento è tanto più fievole quanto più è piccolo s/R.
126 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 127

b) Sezione n1etallica a doppio T, di spessore costante. applicate sulle due facce, avendo come dianzi si è notato senso opposto, si
Le varie quantità si calcolano semplicemente (es. 5.4, fig. 5.23): neutralizzano. Di conseguenza l'azione tangenziale unitaria (dc=!) da con-
siderare agente in un punto generico della stessa striscia vale, ricordando la
lw~h'h's/24, J,~(2b+h) s'/3, a'~GJ,/EJ00 •
relazione [5.1],
Per b~h:
d(-r:s) d(TyS,*/J,)
--dx= dx; [5.40]
a~ 3s/h 2 ; dx dx

e procedendo come in a) si ottiene che il disturbo impresso ad esempio si dimezza • dTy


alla distanza: e poichè la sezione e costante e dx = -qY, ponendo, per il tratto dc= I,
x:;;,h (0,23 h/s). [b] d(r:s) .
7:S=t, - - = t ' SI ottiene:
dx
Per un profilato HEA 300 (es. 5.4) si ottiene invece: S*
t'=-~­ [5.41]
x~ 157 cm-;:;5,7 h; J,
e per un IPE 300,
x~3,5 h.
?',,,
e) Sezione metallica a E con b=h e di spessore costante (fìg. 5.26). \
\
3b's1 _ 3 h
Zo (es. 5.1) 6bS1+ hS2 7 '

w,*~w,*+bh/2~0,2857 h',
Fig. 5.27

Jw~ fw*' dA~2s( i- w,*' ; ) (anima)+2bs [w,*'+(w,*-w,*)'/3+

+w,* (w,*-w,*)] (ali)~0,05952 h's,


A tale punto per la striscia, che per semplicità può essere considerata di
larghezza dx= 1, possono venire calcolati i diagrammi delle sollecitazioni,
J,~hs' (v. punto b), a=2,54 s/h 2 ;
essendo note tutte le forze agenti su di essa: sono sollecitazioni che agiscono
e procedendo come in a), il disturbo impresso ad esempio si dimezza per su sezioni aventi la larghezza dx=! e l'altezza pari allo spessore s della pa-
rete e che possono avere importanza ad esempio per strutture precompresse
x:;;,h (0,27 h/s). longitudinalmente, impiegate per coperture, di tipo analogo a quello indi-
cato nella fig. 5.2.
5.5. Travi a parete sottile aperta: sollecitazioni per le strisce di parete L'espressione dell'azione t', legata a quella delle tensioni "• (par. 5.2),
trasversali; l'importanza degli irrigidimenti alle estremità della trave. vale nell'ipotesi che si possano considerare piane le sezioni, quindi per travi
sufficientemente snelle. È ovvio che la superficie media di traslazione della
a) Per una trave di sezione costante soggetta a lID carico unitario qy siano parete può avere direttrice delle più svariate forme, anche poligonale (fig. 5.2).
note le caratteristiche di sollecitazione Ty, Mz in una generica sezione, di cui I lirniti di attendibilità dei valori delle sollecitazioni trasversali forniti
con y e z si indicano al solito gli assi principali baricentrici. Se immaginiamo dalla [5.41] sono evidenti appena si rifletta, come si è detto, sulle ipotesi che
di isolare una striscia, di larghezza dx (fig. 5.27), sulle due facce che la deli- la legittimano; ad esempio per una trave prismatica soggetta a carico qv
mitano debbono essere applicate le tensioni normali e tangenziali poste in uniforme il diagramma delle azioni tangenziali t' resta costante lungo l'asse
evidenza dai tagli clie si pensa di avere praticato; le tensioni ovviamente in:- della stessa trave, insensibile quindi alle condizioni di vincolo in cui si tro-
vertono il loro senso passando da una faccia all'altra, e si incre1nentano di vano le sezioni estreme.
una quantità piccolissima pari al loro differenziale.
Pertanto la striscia consideratà, che è una struttura piana, si trova in
b) L'importanza degli irrigidimenti alle estremità (timpani).
equilibrio sotto l'azione dei correlativi carichi e dei suddetti sforzi interni,
dei quali però, per quanto concerne lo stato di sollecitazione piano,· interes- Se si considera la striscia sugli appoggi in fregio a una delle testate (fi-
sano soltanto i differenziali delle tensioni tangenziali, poichè le parti finite gura 5.28), per essa si deve tener conto, essendo la faccia 2 esterna, delle
128 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 129

b) Carichi q/2 distribuiti lungo i bordi.


azioni tangenziali t=u=TyS,*/J, applicate alla sezione interna I, oltre, s'in-
tende, alle reazioni degli appoggi e ai carichi esterni agenti direttamente Rispetto al caso precedente, il momento dovuto alle azioni ( non si modi-
sulla striscia stessa. Tale concentrazione di azioni richiede in genere, per fica (basta aver presente ]a rei. 5.41, in cui è da porre qy=q), mentre quello do-
strutture di una certa importanza, l'irrigidimento delle sezioni estreme me- vuto al carico vale (per qJ=O)- ~ R sena; quindi, per a=30°, si ottiene:
diante sottili pareti verticali, o ispessimenti del bordo, o anche semplici tiranti
(fig. 5.2). m.(<p~O)~qRa(-0,47746+0,15738)~ -0,320 qRa~ -0,1676 qR.
S'intende che se la trave è continua sugli appoggi, anche la faccia 2 si
e) Può essere utile confrontare, ad esempio per il caso considerato in a), le
trova soggetta a sforzi che aggravano, rispetto al caso di appoggio semplice,
massime tensioni per mrp (che agisce nel piano z-y) e M,,, (applicato alla sezione
lo stato di sollecitazione della striscia interessata dalle reazioni dei vincoli. della trave), assumendo a=30° (c 0 =R), l=6c 0 , c0 =35 s (fig. 5.27) e considerando il
materiale omogeneo, poichè interessa soltanto l'ordine di grandezza delle tensioni,
m, (max)~-0,0455 qc,, Iii (m,) I ~6m,/s'~ 10 q/s,
M, (max)~ql'/8, a,~M,ym.xfJ,~M, · 0,088904 R/0,0016818 R's~ 238 q/s.

Fig. 5.28

Esempio 5.6.
Una trave a parete sottile aperta, appoggiata alle estremità, ha la sezione ad
arco circolare ed è sottoposta a un carico distribuito uniformemente sulla super-
-i
A
ficie (fig. 5.29b) e a carichi q/2 applicati lungo i bordi rettilinei (fig. 5.29d). 'P
~-o,09qaR
a) Pressione uniforme.
j_
Con i simbo1i indicati nella figura si ha: a <p ) <p_o)
Jz=R 3s (a+sen a cos a-2 sen 2 afa), e)
sen_
Sz*=R 2si:p ( _'P <p sen
__ a_a)
>

qy~q~p 2aR; ~q/2


il momento unitario mrp massimo dovuto, nella sezione di mezzaria (rp=O), al carico Fig. 5.29 d)
e all'azione tangenziale t' vale:
m.(<p~O)~m.(p)+m,(t')~[pR' (cos a-l)l+
Pertanto, per le travi snelle soggette a condizioni di carico correnti, le tensioni
(1-cos a) (1-sen a/a)+0,5 sen' a-0,5 a sena ] normali per le strisce trasversali hanno valori molto minori di quello massimo in
+ [2pR'a' a 2 +a sena cos a-2sen 2 a
· direzione longitudinale; tuttavia esse possono ugualmente interessare quando la
trave sia precompressa soltanto longitudinalmente.
Per a=30° si ottiene:
m,(<p~O)~qRa[-0,24434+0,15738]~-0,08696 qRa~-0,0455 qR; 5.6. Bibliografia.
per a=20°, L'esistenza di azioni torcenti causate da carichi non passanti per il centro di
m,(<p~O)~qRa[-0,24747+0,15673]~-0,09074 qRa~-0,0317 qR; taglio venne sperimentalmente rilevata nella memoria di C. BACH, " Versuche iiber
die tatstichliche Widerstandsftihigkeit von Balken init E fOrmigem Querschnitt ",
con buona approssimazione si ha (per 15°:s;::a:s:;:35°): Zeitschrift des Vereines Deutscher Ingenieure, vo1. LIII, 1909, p. 1790; Bach nelle
sue esperienze scelse con accortezza profilati aventi sezione a [, particolarmente
m,(<p~O)~ -0,09 qRa ; idonea per inettere in luce l'esistenza della torsione anche quando il piano di solle-
il diagramma di m, è indicato nella fig. 5.29c. citazione è baricentrico, e, assegnando posizioni variabili alla retta d'azione del ca-
9 - POZZATI, TTM1.
130 Capitolo quinto Travi a parete sottile aperta 131
rico, individuò sperimentalmente quella che non dava luogo a rotazione per secondo le direzioni principali; inoltre col procedimento di Vlasov il centro di taglio
torsione. scaturisce come proprietà intrinseca della sezione. L'introduzione del concetto di
Il problema fu per la prima volta risolto in un caso part!colare (trave con sezione « area settoriale » e della quantità J w ad essa correlata ha consentito a Vlasov di
semicircolare) da S. P. TIMOSHENKO, «Use of Stress Funct1on to Study Flexure and calcolare, tra l'altro, gli stati di sollecitazione e di deformazione conseguenti a si-
Torsion of Prismatic Bars » (in russo), Politecnico di St. Petersburg, 1913 (si trova stemi di carico equilibrati connessi con l'esistenza di quella particolare entità ana~
notizia di ciò nella bibliografia del volume di S. P. TIMOSHENKO-!. M. GERE, Mecha- litica, indice dell'effetto d)ngobbimento e di penetrazione all'interno della trave,
nics of Materials, Van Nostrand, New ~ork, 1_972).. La so~uz1one g_enerale "."e?TI-e chiamata « bimomento ». E evidente che a un'impostazione così fatta dello studio
chiaramente illustrata da R. MAILLART 1n vari suoi lavori, apparsi sulla r1v1sta delle travi a parete sottile aperta sono state dischiuse le porte a ·una trattazione, in
Schweizerische Bauzeitung, dei quali in particolare ri~ordiamo <1 Zur Frage der parallelo a quella sviluppata con l'ipotesi della conservazione delle sezioni piane,
Biegung », voi. LXXVII, 1921, p. 195 e 'Der Schubm1ttelpunkt », voi. LXXXIII, di molti problemi delle travi a parete sottile aperta. A tali problemi Vlasov dedicò
1924, p. 109, p. 176: fu Maillart a proporre, tra l'altro, l'appropriata denommaz1one un nutrito numero di lavori, pubblicati a partire dal 1936 sino al 1949 circa. I risultati
di «centro di taglio 1>. Interessanti osservazioni si trovano in una breve nota cnttca più significativi si trovano raccolti nel suo volume (del quale la 1a ed. in russo apparve
(riportata sotto forma di una lettera alla riv~sta) di A. EGGENSCH~YLER, Schwe~zeri­ nel 1940, la 2• ed. nel 1958) V. Z. VLASOV, Thin-walled Elastic Beams, tradotto dal
sche Bauzeitung, vol. LXXVI, 1920, p. 206; s1 veda anche, a proposito della tor~1one, russo, Israel Program for Scientific Translations, Jerusalem, 1961. Inoltre sono di
i chiari capitoli XII, p. 219, di H. PARKUS, Mechanik der festen_ Kiirper, ~pr1nger, particolare interesse i seguenti lavori: H. WAGNER, « Verdrehung und Knickung
Wien, 1966 (2a ed.), e p. 200, di W. FLUGGE, Festigkeitslehre, Spnnger, Berhn, 1967. von offenen Profilen », Festschrift 25 Jahre T. Hochschule (Danzic), 1929. - H. WA-
Della posizione del centro di taglio trattano anche i lavori: W. L. ScHWALBE, «-Ober GNER und W. PRESCHER, « Verdrehung und Knickung van offenen Profilen », Luft-
den Schubmittelpunkt in einem durch eine Einzellast gebogenen Balken l>, z.eit: hartforschung, 1934, p. 174 (l'ipotesi adottata è analoga a quella del contorno inde-
schrift filr Angewandte Mathematik und Mechanik, voi. XV, 1935, p. 138 (sez10m I formabile estesamente introdotta nel 1936 da Vlassov). - F. BLEICH und H. BLEICH,
di forma qualunque, non aventi una dimensione piccola rispetto alle altre; le equa- « Biegung, Drillung und Knickung van Sta.ben aus diinnen Wanden », Vorbericht
zioni differenziali esprimenti i legami di equilibrio tra le tensioni e di congruenza Zweiter Kongress Internationale Vereinigung /tir Briickenbau und Hochbau (Berlin),
interna tra dilatazioni e scorrimenti, sono risolte con l'introduzione di due fun- ottobre 1936. - A. R. RzHANITSYN, « Combined Resistance of Thin-walled Profiles
zioni delle tensioni); E. TREFFTZ, «O-ber den Schubmittelpunkt in einem durch eine
with Inflexibible Contour at and Beyond the Elastic Limit », Trudy Laboratorii
Einzellast gebogenen Balken », lbid., voi. XV, 1935, p. 220. .
stroitel'noi mekhaniki, 1941; dello stesso Autore, «The Stability of Thin-walled
La torsione d~. profilati aventi sezione qualunque venne accuratamente studiata
Beams Beyond the Elastic Limit », Ibid., 1949. - H. N. lIILL, 'Torsion of Flaged
da C. WEBER, ' Ubertragung des Drehmornentes in Balken mit doppelflanschigem
Querschnitt », Zeitschrift fiir Angewandte Mathematik und Mechanik, val. VI, 1926, Members with Cross Sections Restrained against Warping », National Advisory
Committee /or Aeronautics, Technical Note, n. 888, 1943. - T. von KARMAN e
p. 85 (dello stesso Autore 'Biegung und Schub in geraden Balken », Ibid., voi. IV,
CH:rusTENSEN, «Methods of Analysis far Torsion with Variable Twist», Journal
1924, p. 334): nel primo dei due lavori cit~ti (1926, p. 93) si trova ricavata, ;;er trave
soggetta a momento torcente var1ab1le, 1 equazione differenziale [5.30] (lì -r: 2&= of the Aeronautica! Sciences, vol. XI, 1944. - S. TIMOSHENKO, « Theory of Bending,
= -a 2 MtfGJt) esprimente la suddivisione dell'azione torcente nelle du~ parti rea-
Torsion and Buckling of Thin-walled Members of Open Cross Section », Journal
lizzate con tensioni tangenziali di membrana o ad andamento intrecciato, deter- of the Franklin Institute, voi. CCXXXIX, 1945, p. 201 e seguenti. - W. J. DuNCAN,
minando le conseguenti tensioni normali a (la presenza e la possibile importanza di «The Flexural Centre or Centre of Shear l>, Journal of the Royal Aeronautica! Society,
queste per profilati a doppio T era stata già rilevata da S. TIMOSHENKO~ Z~itschr. voi. LVII, 1953, p. 594. - M. CAPURSO, ' Sul calcolo delle travi di parete sottile in
far Mathematik und Physik, 1910, p. 361); nel par. 3 della stessa memona Sl. trova presenza di forze e distorsioni (5 note), La Ricerca scientifica, anno 34 (II-A), vol. VI,
rilevata, sostanzialmente impiegando il teor~ma d~l lavoro mutuo, _la co.1nc1~enza 1964, pp. 213-286, voi. VII, pp. 5-106 (accurata trattazione generale dell'equilibrio ela-
(in assenza di sforzo normale) del centro d1 tors1one col centro d1 taglio; In un stico delle travi di parete sottile soggette a carichi e ad ~zioni distorcenti); dello
esempio numerico l'esperienza di Bach è verificata con ottima concordan~a. P~r stesso Autore, Lezioni di Scienza delle costruzioni, Pitagora, Bologna, 1971,
la correlazione tra centro di taglio e di torsione, impiegando il teorema d1 Betti, cap. VII-7. - V. FRANCIOSI, «Le travi a sezione sottile», Rendiconti del Corso di
si veda: J. MANDEL, « Détermination du centre de torsion à l'aide du théorème de Perfezionamento per le costruzioni in c. a., Tamburini, Milano, 1965. - A. MIGLIACCI,
réciprocité », Anna/es des Ponts et Chaussées, voi. CXVIII, 1948, p. 271. Per il bimo- «Sul problema della torsione di travi continue con sezione aperta di piccol~ spes-
mento si veda BESCHKINE, «Théorie de la torsion flexion des poutres prismatiques », sore», Rivista di Ingegneria, ottobre 1965. - H. PARKUS, E. TuNGL, « Der E1nfluss
Anna/es de l'Jnstitut technique du Bdtiment et des Travaux_ Pub/ics, 1947. . . van Eigenspannungen auf die Torsion diinnwandiger offener Profile » [monografia
V. Z. VLAsov ha contribuito notevolmente alla soluzione e alla semphficaztone riportata a p. 135 del voi. H. GREGG, W. PELIKAN, F. REINITZHUBER, Stahbau und
di numerosi problemi riguardanti le lastr~ sottili e. in partic?l.are l~ ~!avi a .parete' Baustatik aktue/le Prableme (in onore di Beer e Sattler), Springer, Wien, 1965]. -
sottile aperta. Per queste da tempo era chiaro che v1 sono casi in cui 1 1ngobbnnento A. PmLLIPS, «The Shear Center in Creep of Beams of Thin-walled Open Cross
delle sezioni acquista grande importanza. yiassov ut!lizzò l'ip?tesi. della .«conserva- Sections l> (contributo riportato a p. 65 degli Atti del Congresso, tenuto nell'Uni-
zione della forma del contorno » della sezione, con 11 vantaggio dt far dipendere lo versità di Stanford, California, Creep in Structures, editi da N. J, HoFF, Springer,
stato di sollecitazione dalla sola deformazione unitaria {} e introdusse il concetto di Berlin, 1962). - J. L. NowINSKI, «Theory of Thin-walled Bars », Applied Mechanics
«area settoriale»; è evidente che l'ipotesi dianzi citata è meno restrittiva di quella della Surveys, ed. Abramson et al., Spartan Books, Washington, 1966, p. 325 (la questione
conservazione delle sezioni piane. Per la determinazione del centro di tagli? O, !:im- del centro di taglio inquadrata nella trattazione generale di travi soggette a flessione
piego delle ?efinizioni rigua:danti l'area s~tto!iale conse~te qualc?e se~phfica~1one e torsione). - S. DEI Pou-G. RAMPI, «Viscoelastic Stress Analysis by Finite Strip
dei calcoli rrnpetto al procedimento, tuttaVIa di gran~e ev1de1?za fisica, di deter~t~are Method », Costruzioni in cemento armato, Corso di perfezionamento Fondaz. Pe-
il punto O (secondo Timoshenko e Maillart) come 1ntersez1one delle rette d azione senti, ed. Tamburini, Milano, 1974, p. 271 (si trovano trattati esempi di travi a pa-
degli sforzi tangenziali conseguenti a due azioni taglianti che conviene fare agire rete sottile aperta). - F. MOLA, «Sul problema della flesso-torsione in fase viscosa
132 Capitolo quinto

lineare di travi in parete sottile a sezione aperta l>, Ist. Scienza e Tecnica delle co-
struzioni, Polit. di Milano, Nota tecnica n. 21, gennaio 1974.
Magistrali capitoli sono contenuti nelle seguenti opere: V. FEODOSYEV, Strength
of Materials, Mir Publishers, Moscow, 1968, cap. Xl. - S. TIMOSHENKo-J. 1':f· GERE,
op. cit., cap. VIII. - J. CouRBON, Résistance des matériaux, Dunod, Fans, 1971,
voi. Il, cap. X.
Per quanto riguarda il calcolo delle sollecitazioni trasversali, il procedimento
«a trave l>, che consente di dedurle dando per buone le tensioni O'z, Txy dedotte dal-
1'ipotesi della conservazione delle sezioni piane, fu suggerito da U. FINSTERWALDER, CAPITOLO VI
« Die Theorie der zylindrischen SchalengewOlbe System Zeiss-Dywidag und i~re
Anwendung auf die Crossmarkthalle in Budapest )>, Intern. Assoc. Bridge and Struct. LA TRAVE SU APPOGGI ELASTICI INFINITAMENTE VICINI
Engineering, 1932, p. 127. Si veda in proposito H. LUNDGREN, Cylindrical Shells,
Danish Technical Press, Copenhagen, 1951 (2a ediz.).

6.1. Osservazioni introduttive. Equazione della liuea elastica e sua


integrazione.
a) Frequentemente si presenta la necessità di conoscere il comportamento
di una trave soggetta a vincoli elastici distribuiti, che applicano in ogni
punto dell'asse una reazione proporzionale allo spostamento trasversale.
Reazione che può essere effettivamente continua, come, ad esempio, per le
travi di fondazione, schematizzando approssimativamente il terreno alla
stregua di una distesa di molle elastiche indipendenti tra loro e vicinissime;
ma che può anche agire in punti distanziati ed esser pensata invece diffusa,
come può supporsi nello studio di certi reticoli di travi. Si comprende quindi
che, per la possibilità di riportare innumerevoli problemi pratici al compor-
tamento della trave su appoggi infinitamente ravvicinati, le soluzioni e i
procedimenti sen1p1ificativi sono stati numerosi, per cui ci dovremo limitare
a trattare l'argomento nelle sue linee di maggior rilievo per i casi che più
interessano le applicazioni.
La natura del sostegno continuo che vincola la trave, o come usualmente
si dice del « suolo elastico alla Winkler », in ricordo di chi diede le prime so-
luzioni (v. bibl.), è caratterizzata dal «modulo del suolo» k, ossia dalla
pressione che si deve applicare al « suolo » per avere lo spostamento v= l
in direzione normale all'asse della trave. Per cui le dimensioni fisiche di k
sono FL- 3 , e k si misura per esempio, in kg/cm3 ; e, se indichiamo con b
la larghezza della sezione della trave in corrispondenza del lembo a contatto
col mezzo vincolante, la reazione su un tratto lungo 1, se lo spostan1ento
è v, vale r=-kbv=-{Jv, con senso opposto a quello di v; e al parametro:

competono le dimensioni fisiche di una pressione (FL- 2).


Quindi se la trave è prismatica, e se si trascurano le eventuali azioni ra-
denti (parallele all'asse) applicate dal suolo, l'equazione della linea elastica,
con le note ipotesi, vale (fig. 6.1):
d4 v
EJ - d• =q-{Jv , [6.1]
X
134 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 135

e ponendo: la rotazione <p della sezione, il momento flettente, lo sforzo tagliante e la rea-
zione r mediante le note relazioni:
(/3=kb) [6.2]
cp=v'' M=-EJv'', T=-EJv'", r=-f3v, (6.6]
(a è l'inverso di una lunghezza), nelle quali le derivate hanno le seguenti espressioni:
vrv +4a'v=q/EJ. [6.3] v'=a[(-A+B)e-•' cosax+(-A-B)e-= sen ax+(C+D) e= cos ax+
+(-C+D) e= senax],
La sua soluzione è data dalla somma di un integrale particolare, che tiene
conto dell'eventuale carico q, e dell'integrale generale dell'equazione resa v"=2a 2 [-B e-r%C cos ax+A e-oci; sen ax+D era cos ax-
omogenea (q=O), col quale si prescrivono le condizioni di vincolo per le -C ea.x senax], [6.7]

v"'=2a3[(A+B) e-"' cos ax+(-A+B) e-"' sen ax+


+(-C+D) e"' cos ax+(-C-D) e= sen ax];

per cui risultano simili le espressioni della v e delle sue derivate; ognuna
delle quali, nota la prima, può essere immediatamente ricavata, per simili-
Fig. 6.1
tudine, dalla precedente.
sezioni estreme. Formulando la [6.3], si pensa inoltre il «suolo» in grado Con notazione matriciale (cap. 1) la scrittura risulta molto semplice: infatti
di reagire indipendentemente dal senso dello spostamento e con il medesimo posto:
modnlo. l J l-1 -1 o
u~ g -1o 1
b) Integrali particolari. Se il carico esterno applicato lungo la trave varia
con la legge q=cxn, con n~ 3, un integrale particolare della [6.1] risulta:
H~[A,

si ha:
B, C, D], X=
e-"" cos ax
e-a.x sen ax
ea.x cos ax
ea.x sen ax
'
o
o 1 -rl [6.8]

v=cxn/{3, [6.4] v=HX, v'=HUX, v'''=HU 3X, [6.9]


come facilmente si verifica constatando che esso rende soddisfatta la stessa ed è facile verificare l'uguaglianza delle [6.7] e delle [6.9].
equazione [6.1]; per cui, essendo r=-f3v=-cxn=-q, il carico si riversa
immutato sul suolo, il quale si deforma come se la trave non esistesse. Se L'integrale generale può essere espresso anche nella seguente seconda
n=O (carico uniforme) o n=l (carico variabile linearmente), la trave è per forma, comoda perchè pone in evidenza le funzioni che hanno carattere di
di più inerte (M= -EJv" =0), e il carico q ha come unica conseguenza simmetria (le prime due) e di antimetria:
quella di caricare il suolo. Se n=2, la superficie caricata s'incurva, e allora v=A cosh ax cos ax+B senh ax sen ax+C senh ax cos ax+
per la trave, costretta a seguirla, risulta costante il momento flettente; se [6.10]
+D cosh ax sen ax;
n=3, è costante lo sforzo di taglio; ma sia il primo (n=2), sia il secondo
stato di sollecitazione possono sussistere senza che la trave riceva alcuna e le derivate, ricavabili, come si è detto, a catena, valgono:
azione esterna ripartita (q, 0 " =q-f3v= -T' =0).
v'=a [(C+D) cosh ax cos ax+(-C+D) senh ax sen ax+
e) L'integrale generale. +(A+B) senh ax cos ax+(-A+B) cosh ax sen ax],

Può essere scritto in due forme che, pur essendo del tutto equivalenti, v =2a 2 [B cosh ax cos ax-A senh ax sen ax+
11

[6.11]
conviene riportare entrambe per qualche vantaggio di ordine applicativo. +D senh ax cos ax-C cosh ax sen ax],
Una prima espressione è: v"'=2a3 [(-C+D) cosh ax cos ax+(-C-D) senh ax sen ax+
v=Ae-•x cos ax+Be-= sen ax+ce= cos ax+De"' sen ax, [6.5] +(-A+B) senh ax cos ax+(-A-B) cosh ax sen ax].

e le costanti A, B, C, D, sono da determinare con le condizioni ai limiti della Inoltre, come per la precedente espressione, risulta sintetica la scrittura
trave (due per ogni sezione estrema). Ottenuta la linea elastica v, si deducono matriciale.
136 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 137

6.2. La trave di luughezza illimitata. Pertanto un qualunque effetto provocato da una forza e da una coppia
in corrispondenza di una generica sezione (che ovviamente può essere anche
La soluzione particolarmente semplice di tale caso è di prammatica, quella dove agiscono P 0 e M,) pressochè si annulla spostandosi della lun-
essendo utile non soltanto perchè per suo mezzo può essere studiata la trave ghezza d'onda À; ossia al di là di À ogni effetto è praticamente smorzato e
di lunghezza finita (par. 6.3), ma anche per le indicazioni che da essa si trag- la trave resta inerte, per cui non ha importanza il fatto che essa prosegua,
gono e per il fatto che in alcuni casi il valore della lunghezza può risultare sia vincolata o cambi forma. In definitiva, se la lunghezza è maggiore di À
trascurabile sullo stato di sollecitazione. Consideriamo la trave illimitata la trave si comporta in pratica come se fosse illimitata; e il tratto attivo, sede
soltanto da una parte, soggetta a un carico P 0 o a una coppia Mo (q=O; di sollecitazioni e movimenti, è evidentemente tanto minore, come indica la
fig. 6.2), applicati nella sezione iniziale; nel punto in cui agiscono le azioni [6.13], quanto più è elevato il parametro {!/El ossia, come d'altronde è ovvio,
esterne viene posta l'origine degli assi coordinati. Dovendo annullarsi la v quanto più è rigido il mezzo vincolante ed è deformabile la trave. Che poi
e la v' per x=oo, è chiaro che nell'espressione [6.5] dell'integrale generale in tale tratto l'andamento della v (quindi di ogni altra conseguenza) sia oscil-
debbono essere nulli quei termini che, per la presenza della funzione e"", latorio, appare chiaro appena si rifletta che, per una trave illimitata da una

}c-,- .. 2n"a.A.4

T \fosax a) /+
l1 '
'8(x) !~
/ 1

>jet:x'r\\, __ / >{ax'r \ /
Fig. 6.2 \,_/

risultano invece crescenti con x; deve quindi aversi C=D=O, mentre le co- Fig. 6,3
stanti A, B sono da determinare mediante le condizioni ai limiti in corrispon-
denza della sezione caricata. sola parte, sottoposta a P, e a M 00 l'equilibrio tra la reazione del suolo
Pertanto sia la linea elastica v, sia le derivate successive, come risulta (r=f!v) e le azioni esterne evidentemente non sussisterebbe se lo smorzamento
dalle relazioni [6.7], sono funzioni del tipo: della v avvenisse con legge assintotica.
[6.12] Quindi, come per altro mostrano le relazioni [6.5], [6.7], nell'espressione
analitica di ogni effetto delle azioni P00 M, figura sempre una delle funzioni:
quindi funzioni oscillatorie smorzate, derivando il primo attributo dalla ·
presenza della f(x), e il secondo dall'intervento della funzione e-""=l/e"", 1J{x)=e-ccv cos ax' 'f(X)=r"" sen ax,
che per l'appunto tende a zero aumentando x indefinitamente. Il valore della [6.15]
funzione trigonometrica f(x) in un generico punto evidentemente si ripete s(x)=il(x)+'P(x), d(x)=il(x)-'P(X),
incrementando l'argomento di 2n, quindi incrementando l'ascissa x di un
intervallo Llx=À, tale che a(x+À)=ax+2n; da cui si ottiene la lunghezza: per le quali la variabile x è da assumere sempre col suo valore assoluto, anche
quando vengono calcolate per ascisse negative.
À= 2n =2n1'/ 4EJ , [6.13] Di tali funzioni, vari valori sono elencati nella tab. 6.1, al termine del
a V f! presente capitolo; il loro andamento è qualitativamente riportato nella fi-
che viene detta «lunghezza d'onda». È interessante anche notare che se F(x) gura 6.3, con l'indicazione in tratteggio di quello che si avrebbe per la pre-
è il valore della nostra funzione in un generico punto x, alla distanza (x+À) senza delle sole componenti oscillatorie, non tenendo conto cioè della fun-
si ha, per la [6.12], zione esponenziale e-a.l:.
F(x+À)=e-•Cx+'>f(x+À)=e-•Cx+>lj(x)=r"' e-•"f(x)= Nelle seguenti formule, la cui validità è legata all'ipotesi che la reazione
[6.14] del suolo agisca nei due sensi, il primo segno vale per la trave a destra del-
=e-•'F(x)c;;F(x)/535,
1'origine degli assi, il secondo per quella a sinistra; sono inoltre assunti po-
essendo, per la [6.13], e-•'=e-'"c;; 1/535. sitivi gli spostamenti verso il basso e le rotazioni destrogire.
138 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 139

a) Trave illimitata da uua sola parte, sottoposta al carico P, in x=O d) Trave illimitata da entrambe le parti, sottoposta alla coppia M, in
(fig. 6.2): x=O (fig. 6.4):
2a + 2a' a'
V= ±M, T '/)(X) ,
a'
T
v==i=P,
73
ff(x), <p=+P, T
s(x), <p=M, d(x),
[6.16] [6.19]
P, M, _M0 a
M=±-'P(x), T=:j=P, d(x); M=± z-D(x), T=-- -s(x);
a 2

2a 2a 2 M,a
per x=O: v==i=P, T' <p=P, T' M=O, T=P,. per x=O: v=O, T=---.
2

e) Trave illimitata da entrambe le parti, con un tratto caricato uniforme-


b) Trave illimitata da una sola parte, sottoposta alla coppia M, in x=O
mente (fig. 6.4b).
(fig. 6.2):
Un carico elementare q · dx, applicato alla distanza x da un generico
2a 2 • 4a3
v==M, T d(x), cp=±M, T
ff(x), punto X (distante a, b dagli estremi del tratto caricato), provoca in X lo spo-
stamento dv e il momento flettente dM forniti dalla prima e dalla terza delle
[6.17]
relazioni [6.18] in cui si ponga P,=q ·dx; integrando quindi da O ad a e da
M==!=M,s(x), T==f2M,a'/)(x) ; O a b si ottiene, in un generico punto del tratto caricato,

per x=O: v= ~ [2-ff(a)-ff(b)] , [6.20]

essendo ad esempio, per le [6.15], ff(a)=e-~ cos aa.


e) Trave illimitata da entrambe le parti, sottoposta al carico P, in x=O
(fig. 6.4a). 6.3. La trave di lunghezza finita.
6.3.1. Condizioni di carico che non inflettono la trave.
In seguito a quanto è stato notato a proposito degli integrali particolari
dell'equazione indefinita di equilibrio (par. 6.lb), per la trave sottoposta a
un generico carico trapezoidale (fig. 6.5) le sollecitazioni sono nulle, essendo

~~,
Fig. 6.5 i---- l ----4
Se ne ottiene la soluzione pensando di praticare un taglio in O (x=O) e
considerando mezza trave con le relative condizioni ai limiti. Risulta quindi:
la reazione del terreno uguale e opposta al carico <6 •1l. Quindi lo sposta-
+
v= +P,
a
/3 s(x) , <p==f P,
a'
73 'J'(X),
mento in un generico punto risulta:
2 q
[6.18] v=p'
+ P, P,
M=+~d(x), T==J=- ff(x) ;
2 essendo q=q,+(q2 -q1 ) x/l e f3=kb.

per x=O: 61
C • > Una trave illimitata, soggetta a un carico variabile linearmente, è inerte; pertanto
nulla accade se pensiamo di isolare, mediante tagli, un suo tratto.
140 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 141

6.3.2. Soluzioni per la trave considerata indeformabile. avendo indicato con 'J!,, s,, d, i valori delle funzioni [6.15] '/!(x), s(x), d(x)
per x=l. Determinati M 0 ' , P 0 ' si ottengono quindi le sollecitazioni e i movi-
Il diagramma delle reazioni kv del suolo evidentemente coincide con quello menti in qualunque sezione; ad esempio, per il caso simmetrico:
delle tensioni di una sezione rettangolare, avente i lati lungi /, b, premuta
eccentricamente secondo la direzione del lato I maggiore; per cui, calcolata P'
0
M(x)=-- ['/!(x)+'f!(x')J+M,' [s(x)+s(x')],
la reazione del suolo, facilmente possono essere calcolati i diagrammi delle a
sollecitazioni. Consideriamo, a titolo di esempio, il caso della trave soggetta [b]
2a 2a 2
ad azioni esterne applicate ad una delle sezioni estreme. v(x)=P/ T [D(x)+D(x')]-M,' T [d(x)+d(x')].

!"--·-- l --~

M,(l'?' ;_ -'- J . . J)M,


ie !<--- x•--->j
At(~w SWV;,&;,1 1 ;,,

so;;vas;~Jyw,:
a) Coppia M 0 applicata a un'estremità (fig. 6.6, ~=x/l).
"' MM
12M,
<p=-ffl'' Fig. 6.7 Fig. 6.8
[6.21]
T= 67, (~-~') . Riportiamo i valori delle azioni T 0 ' , M 0 1 , per alcune condizioni di carico,
essendo, lo ripetiamo,
b) Forza P, applicata a un'estremità (fig. 6.6, ~=x/l).

4P, 2P, Due carichi simmetrici P, (fig. 6.7):


fiv,=-1-, fiv,=--1-'
[6.22] l+s, P'
2
M'=-'-~. [6.23]
M=P,l (-~ +e), P/=P, (1-d,) (l+s,)-2% 2 0
a 1 +s0 '

due carichi antimetrici P, (fig. 6.8):


6.3.3. La trave deformabile sottoposta a forze e a coppie sulle sezioni estreme.
1-s / P'
O 'lfJo •
a) Gli effetti provocati da forze e coppie applicate alle estremità di una M o=-~ 1-so' [6.24]
P,'=P, (l+d,)(l-;,)-2% 2
trave possono venire determinati semplicemente sovrapponendo le due solu-
zioni relative alla stessa trave A-B considerata di lunghezza indefinita da A
due coppie simmetriche M, (fig. 6.7):
verso destra in un primo caso,· e da B verso sinistra in un secondo, con le
estremità A, B sottoposte a una forza e a un momento flettente aventi valore 1-d ' M' 2tpo
tale da rendere soddisfatte le condizioni ai limiti prescritte C6 · 2l. Così, ad esem-. M,'=M, (1-d,)(l+~)-2%'' P o= o a l-d ; [6.25]
pio, per due carichi simmetrici P, (fig. 6.7), sovrapponendo gli effetti dei '
due casi b), e) e impiegando per ciascuno di essi le relazioni [6.16], [6.17], due coppie antimetriche M, (fig. 6.8):
le condizioni relative al taglio e al momento risultano:
,
P o=- M' 2% [6.26]
-P,' +(P,' d,+M/ 2mp,)=-P,, M/+(M,'s,-P/'J!,/a)=O, [a] o a I+do •

{B. ) In genere viene invece assunta, come configurazione principale, la trave illimitata
2
Ovviamente gli effetti di una forza o di una coppia applicata a una sola
nei due sensi (si veda, ad esempio, l'art. di H. BLEICH, cit. nella bibl., e l'op. di I<. BEYER, estremità (fig. 6.9) si possono ottenere scomponendo tali azioni esterne in
p. 144). La trave illimitata in un solo senso è una configurazione di solito più prossima
a quella reale, ed è quindi preferibile. un'azione simmetrica e in una antimetrica. ,
142 Capitolo sesto

b) Gli effetti provocati da coppie e forze simmetriche o antimetriche pos-


sono venire calcolati anche impiegando l'espressione [6.10] dell'integrale
generale.
Consideriamo, ad esempio, la trave soggetta a due carichi simmetrici
(fig. 6.10): le costanti C, D debbono esser nulle, perchè il terzo e il quarto
termine dell'integrale citato (quindi della linea elastica) acquistano valori
uguali ma di segno contrario in sezioni simmetriche. Le condizioni ai limiti
sono:

per cui, utilizzando le relazioni [6.11], si ottiene, posto al/2=y,


cosh y cos y senhy seny
A=B-~--­
senhy seny senh 2y+sen 2y
noti tali valori, utilizzando ancora le stesse [6.10], [6.11], si ottiene qualunque
effetto (r=v', M=-EJv", T=-EJv"').
Le espressioni si trovano riportate in numerosi testi <6• 3),

l;tx~
~(A"'~"':&'-"i!"'="'W-"i>"'k"%&"""'k"'Y"""'"'0"B
.,_--I--~

Fig. 6.9 Fig. 6.10

e) Diagrammi dei momenti flettenti e delle pressioni.


Nelle figure 6.11, 6.12 sono riportati alcuni diagrammi che forniscono,
in funzione di al, i momenti flettenti in varie sezioni della trave per effetto !"'-X --j 1tfsro
di un carico P 0 e di una coppia M 0 applicati ad una sezione estrema. I valori 11 M(o1234s·s1a
Ww~WJsv/hYA%
0
sono raccolti nelle tabelle 6.2 e 6.3, riportate al termine del presente capitolo.
7,0 1--,-!'.x_lff -~ r-·r- ~-

I I M_µ,Af,,
Diagrammi e tabelle forniscono i momenti per al variabile da O a 6. Ma
per al<0,8 i valori dei momenti sono pochissimo diversi da quelli relativi X 2/{s -i--,_
alla trave immaginata indeformabile (relaz. 21, 22); mentre per a/>6 i mo-
0,8 ,.._
'-, -,__
menti uel tratto sensibilmente sollecitato possono essere calcolati conside- l_l1;J
~
' t-
rando la trave di lunghezza illimitata (la lunghezza 1=6/a è poco diversa ',
dalla lunghezza d'onda A=2n/a).
Nelle tabelle 6.4, 6.5 sono elencati i valori delle pressioni in varie sezioni,
0,6
xl4t/s ', ',
provocate dalle forze P,, M, applicate ad uno degli estremi della trave.
0,4
ì+- '' "i---
·-~ ~

,x~~i/s ',
d) Diagrammi dei coefficienti elastici. ' '"'~ I"> '' i'-

I I °' r---, '


'
Anche i movimenti delle sezioni estreme di una trave A-B per effetto di 0,2 ;x_d/a
, I
' '"
"'-i---
una forza P, e di una coppia M, applicate in A possono facilmente essere ~~
I
,X-7/fs
'· 1-
i'-1'- ' '

<5.sJ Si vedano, ad esempio, le opere, citate nella bibliografia, di K. BEYER (vol. 1° Fig. 6.12
0,0
_0,05 I-'-- al
I '
I
,_e-.
- 'e--
"
I'-, ,__ e-,_
e- t -

p. 143), M. HETENYr, P. PozzATI. 2 3 4 5 6


2,8

144 Capitolo sesto SEZIONE A -

2p R p
calcolati come è stato dimostrato nei precedenti punti a), b): i valori, ripor-
tati nelle figg. 6.13, 6.14 e nella tab. 6.6, che si trova al termine del presente
2,4
Moi;f
A' "
I M0~t°
A 1"•
capitolo, sono dati dalle espressioni (positivi gli spostamenti verso il basso ,.________ l ________,. ~1...i
e le rotazioni destrorse): i==
2.2 'kp~c, 21~ Vip=~fo
,rr
movin1enti della sezione A:
2P0 a 2P 0 a
Vap=-{J- (senhal cosha1-senalcosal): D=C, -{!-, 2,0 I I\ <J/ip ~-C2 <J/ip =-6Po
µ12
\ 'lzm~C
\
2Moa'!
p 'lzm=~f,o
2P a'
'Pap=---j- (senh 2 al+sen 2 a1): D=-C,
2P a 2
p' [6.27]
1,8
,\'
2

<J/im =-C3 4Af;m~ </hm=- l"f#o


1,6
'\
" "r-.c; -

'Pam (senhal cosh al+sen al cos al): D=-C3 T;


4Ma3 1,4 " ""G? JJ;J
-
'\: i'--
~ Ì'-
a_
- per al< 0,8 la reazione del terreno
e' con buona approssimazione lzlleare
-----
-
~
-:::::::~ e valgono le espressioni per l==
movinienti della sezione B:
1,2
al
..
"' " e, ~
~

C3
1,0
t

2P,a 2P,a -~

v,v=--{J- (sen al cosh a/-cos al senhal): D=-C1 ' -{!-, -i----···- C2 t -


0,8 --;-~C ----- r--_
2P a'
<p,v=---j-2senalsenha/: D=-C2 '
2P a'
p' [6.28]
1,0 12 14 16 18 2.0 2,2
Fig. 6.13
2# 2(3 2f3 3,0 3,2 3,4

4,0
, 2Moa2
Vbm=-C2 (3 ' -1_,,
E
M0~~
-
SEZIONE B f--'-

'Pbm=---t-
4M a 3
(cosa/ senh al+sen al cosh al): D=-C3 '
4M,a 3
f3
3,6
, 0 1~111v~r. l0
. l ' 1==
con: 3,2 vbp =-c;21;5 a/µ vbp-{fl
_-2Po
D=senh 2 a/-sen 2 al.
2
\I </ip =-c;211, a //i <J!bp =-rii
La tabella 6.6 e i diagrammi delle figure 6.13, 6.14 forniscono i valori 2/3
dei coefficienti correttivi e,, e,, e, delle quantità 2a/{J, 2a 2/{J, 4a3/{J, che sono \ vbm =-c;2M,p /µ 2
vb _-6Mo
m-712
i coefficienti elastici relativi alla sezione iniziale A quando la trave ha la lun-
ghezza illimitata (par. 6.2): per al> 3 tali coefficienti valgono all'incirca 1 2,4 f]!bm=-C;4Moafµ <pbm=-72Mo
~ µ13
per la sezione A e O per la sezione B, per cui la trave si comporta in pratica \

come se fosse illimitata; per al< 0,8 i coefficienti elastici sono dati con buona 2,0 \ \ '\.
approssimazione dalle formule [6.21, 6.22] relative alla trave considerata
indeformabile. '- \ I"\.
1,6
',\ ~ e2
6.3.4. La trave di lunghezza finita caricata in modo generico. \'--- C'3 ---~ I .

\
a) Data la trave di lunghezza finita della fig. 6.15, soggetta per esempio 1,2 ~
al
---- --- i--- r--

tQC' ""'I""
t- ~

ad una serie di carichi concentrati, si può pensarla in una prima fase cari- ~
C'1
cata ma di lunghezza illimitata, ed è allora semplice determinare lo stato
'
1,0 1,4 1,8 2,2 2,6 3,0 3,4 3,8
Fig. 6.14
10 - POZZATI, 11-1.
146 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 147
di sollecitazione e di deformazione, e in particolare gli sforzi di taglio r., ponendo gli effetti dei due carichi; ad esempio nella mezzeria, per k=2(al=3), si
Tb e i momenti flettenti Ma, Mb in corrispondenza delle sezioni estreme A, ottiene (P,/a~37,59 tm)
B (par. 6.2). Essendo però tali sezioni in realtà libere, occorre annullare in M(mezz.)~-2 · 0,2091 · 37,59~-15,72 tm.
esse le sollecitazioni trovate, ossia considerare la trave A-B isolata sottoposta, In modo analogo possono venire facilmente calcolate le pressioni; ad esempio,
in corrispondenza delle sezioni estreme, alle azioni Ta, Ma, Tb, Mb, con segno alle estremità e nella mezzeria della trave si ottiene, utilizzando la tab. 6.4 (k=2,

~, \Pi
r.. f.
AJP,,,,0 !avlB
(~ & t1ì
a/~3):
p(x~O)~(l,007-0,113) P,2a/b~0,317

p(x~l/2)~2 · 0,0163 P,2a/b~0,012


kg/cm',
kg/cm'
(considerando la trave indeformabile si sarebbe ottenuto p~2P,/bl~0,118 kg/cm').
~1)J ! ' ~ ~i)M[ ~
r. 1r. ç) bl1b Esempio 6.2•
Fig. 6.15 .i11;,( .. ,,,;,;.•.,,, .,,,)Mb Per la trave su suolo elastico dell'esempio precedente, però con /=8 m (al=
=0,266 · 8';;;,.2,1), risolvere i casi indicati nella fig. 6.17.
opposto a quello risultato nella prima fase: lo studio della trave A-B iso- M, M,
lata è semplice utilizzando il procedimento e i diagrammi illustrati nel G:@_bh&dYAY~
par. 6.3.3c (o le tabelle riportate al termine del presente capitolo). A a) B

b) Per condizioni di carico complesse, possono essere vantaggiosamente


utilizzate le serie trigonometriche (cap. X, es. 10.3): nel caso della trave libera
da vincoli alle estremità, si può pensarla in una prima fase del calcolo appog-
giata; e occorre poi al solito annullare le reazioni degli appoggi immaginari.
Il calcolo può essere eseguito vantaggiosamente utilizzando anche le linee
di influenza (v. bibl.).

Esempio 6.1.
Calcolare il diagramma dei momenti e delle pressioni per la trave su suolo elasticq
della fig. 6.16. I dati sono: a) Trave con le estremità soggette a due coppie simmetriche Ma=-Mb=10 tm
1~11,3 m, J~750 dm', b~l50cm, (fig. 6.17a). ·
Dovendo essere nullo lo spostamento delle sezioni estreme, dalla tab. 6.6 si
k~2 kg/cm', /3~kb~300 kg/cm', E~2 5
· 10 kg/cm', ottiene
a'~300/ (4 · 2 · 10' · 750 · 10 4
)~50 · 10- cm- 4 ,
15 (-1,0965+0,4499) M,2a'f/3+ (1,1084-0,3634) V2a/f3~0,
V~0,8681 Maa,
a~2,66 · 10-3 cm-1 =0,266 m- 1 , a/';;;,.3,0,
quindi, sovrapponendo gli effetti dei momenti Ma e delle reazioni V, dalla stessa
tabella risulta, ad esempio,
<p,=(1,0519-0,1002) M, 4a'//3+(-l,0965+0,4499) V2a 2//3~
~2,684 Ma a'/<p~l68,4 · 10-•

(senza il suolo elastico, <p.~M.l/2EJ~266,7 · 10-•).


b) Trave con le estremità soggette a due coppie antimetriche Ma=Mb=10 tm
(fig. 6.17b).
Procedendo come in a) si ottiene, ad esempio, V=l,051 Ma/a, <ra=85,2 · 10- 6
Fig. 6.16 o (senza il suolo elastico, <ra=88,9 · I0- 6 ; poco diversa, perchè lo spostamento in
mezzeria è nullo).
Divisa la trave in 8 tratti, la tab. 6.2 (al termine del cap.) o i diagrammi della e) Trave con un'estremità soggetta a una coppia e con l'altra estremità ap-
fig. 6.11 forniscono i valori riportati nella fig. 6.16 per k~2 e k~lO kg/cm', sovrap- poggiata.
148 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 149

Utilizzando .le due soluzioni ricavate nei precedenti punti a), b) (coppie sim- Fig. 6.18
metriche e antimetriche) si ricava
%~(168,4+85,5) · IQ-'/2~ 126,8 · 10-•, <p0 ~ -41,6 • 10-•.

d) Trave con un'estremità soggetta a una coppia e con l'altra estremità inca-
strata (fig. 6.17c).
Per quanto è stato ricavato nel punto e) si ottiene, dalla condizione che sia
nulla la rotazione della sezione B, e tralasciando il fattore 1o~a,
-41,6·Ma+126,8 M0 ~0, M0 ~0,328 Ma,
- -
(senza il suolo elastico M1;=0,5 Ma); quindi, sovrapponendo gli effetti di Ma, Mb,
'Po~ 113,2 · 10-• M 0 (senza il suolo, 133,3).

e) Le estremità della stessa trave si spostano relativamente di V=0,1 cm senza


ruotare (fig. 6.17d).
Le azioni incognite P 0 , M 0 sono determinate dalle condizioni ai limiti qJ1;=0,
v1;=ii. Utilizzando la tab. 6.6, dalla prima condizione si ricava M 0 =0,6711 P 0 /a;
poi, sovrapponendo gli effetti, P,~1,1521 µii/a, quindi M,~0,773 Pv/a'~32,8 tm 40
tm
(senza il suolo, M,~6EJv/l'~l4,l tm).
/) Trave di lunghezza illimitata soggetta a carichi concentrati P equidistanti a) Prima fase (soluzione particolare): trave illimitata.
(fig. 6.17e). Dalle relazioni [6.18] si ha, ad esempio, (v. fig. 6.15)
Si può procedere in due modi diversi. Sovrapponendo gli effetti dei vari carichi
concentrati e utilizzando quindi le formule [6.18] e la tab. 6.1, si ottiene ad esempio, 1 3
M.~- I: P,d(ax),
nelle sezioni A in corrispondenza dei carichi, 4a k=l
p
M0 ~4a [1+2d(ax~2,1)+2d(ax~4,2)+ ...]~ essendo x la distanza di ciascun carico dalla sezione A [vari valori delle funzioni'
d(ax), fJ(ax) sono riportati nella tab. 6.1]. Quindi, poichè risulta: (per x~l m,
p canco P,) ax;;;:0,27, d(ax)~0,5327, fJ(ax)~0,7358; (per x~7 m, carico PJ
~-;;r,;-(1-2 · 0,1675+2 · 0,0057+2 · 0,0018)~0,1700 P/a, ax~l,86, d(ax)~-0,1929, fJ(ax)~~0,0443; (per x~13 m, carico P,) ax~3,46,
d(ax)~-0,0201, fJ(ax)~ -0,0299, Sl ottiene
Pa
v 0 ~2jf [1+2s(ax~2,1)+2s(ax~4,2)+ ... J~l,0507 Pa/2P. 1
Ma . o, (70 · 0,5327-95 · 0,1929- 70 · 0,0201)~ 16,5 tn\ ,
4 266
Si può considerare anche una campata A-A isolata, con le estremità soggette
alle azioni P/2, Ma: il momento Ma è determinato dalla condizione che la rota- 1
P.~-z(70 · 0,7358-95 · 0,0443-70 · 0,0299)~22,6 t.
zione delle sezioni A risultino nulle; e tale condizione viene scritta facilmente
utilizzando la tab. 6.6.
Procedendo in modo analogo,
g) Trave incastrata e caricata uniformemente (fig. 6.17/).
M 1 =44,3 tm, M,~61,1 tm.
La soluzione è ottenuta facilmente utilizzando i risultati del precedente punto/),
ossia imponendo per la trave di lunghezza illimitata (soggetta a un carico unifor-
memente distribuito sull'intera lunghezza e alla serie dei carichi concentrati inco'- b) Seconda fase (soluzione complementare): trave di lunghezza finita con le
gniti P) che le sezioni A non si spostino. Così operando si ottiene (lo spostamento estremità soggette ai carichi Pa=Pb=22,6 t (verso il basso) e ai momenti Ma=
~M,~ -16,5 tm (tese le fibre superiori).
del solo carico uniforme vale q/p)
Per a~0,266 m-', risulta al~0,266 · 14~3,72;:;: 3,8, P0 /a~22,6/0 266~85 tm;
q/µ-1,0507 Pa/2p~o, P~l,9036 q/a, Ma~0,17 P/a~0,0734 ql', quindi, divisa la trave in 8 tronchi, dalle tabelle 6,2, 6,3 si ricava '
(senza il suolo, M0 ~ql'/12~0,0833 ql').
X o 1/8 21/8 31/8 41/8 Fattore
Esempio 6.3. µ(Pa) o 0,2843 0,3143 0,2379 0,1423 P0 /a~85 tm
.·La trave d) fondazione della fig. 6.18, avente la complessiva lunghezza di 14 m, µ(Po) o 0,0038 0,0228 0,0673 0,1423 »
è- soggetta ai carichi P 1 =70 t, P 2 =95 t, P 3 =70 t; i dati per la sezione e per il µ(tot.) o 0,2881 0,3371 0,3052 0,2486 »
terreno sono quelli della trave dell'esempio 6.1, ossia k=2 kg/cm3 , a=0,266 m-1, M(P0 ) o -24,5 -28,6 -25,9 -24,2 tm
P~kb~300 kg/cm'. Calcolare il diagramma dei momenti seguendo il procedimento
del par. 6.3.4. µ(M.) (tot.) 1 0,8294 0,5265 0,2877 0,2004. M.~-16,5 tm
M(Ma) -16,5 -13,9 -8,7 -4,7 -3,3 tm
150 Capitolo sesto Travi su suolo elastico 151

Tracciati i due diagrammi dei momenti relativi alle due fasi del calcolo, si ot- gramma dei momenti comprendente (se si considera nulla la reazione del terreno)
tiene il diagramma definitivo (fig. 6.18). In tratteggio è riportato il diagramma dei una parte costante, dovuta alle eccentricità degli ancoraggi (supposte uguali alle
momenti supponendo la trave indeformabile (reazione del suolo lineare). estremità), e una parte M(prec.) variabile lungo l'asse. Quest'ultima può essere
In modo analogo può venire calcolato il di~gramma delle pressioni. espressa con una serie di seni: se l'andamento è ad esempio parabolico, con ordi-
nata massima M 0 , si può scrivere (cap. X)
Esempio 6.4.
32 M 0 1 nnx
Il reticolo della fig. 6.19 è costituito da un elevato numero di travi appoggiate M(prec.)~--;a--f ll'sen--, (11~!, 3, 5, ...) [a]
1
parallele tra loro,_ collegate da una nervatura longitudinale; nel nodo C è applicato
un carico concentrato, avente direzione normale al piano del reticolo. o anche, arrestando lo sviluppo al primo termine per la forte convergenza della serie,
a) Qualunque sia la condizione di carico agente sulla trave trasversale A-B, nx
lo studio del reticolo può essere sempre riportato al carico concentrato i_n C: M(prec.);;;:M,sen-- · [b]
1
basta infatti considerare in una prima fase un appoggio ausiliario in C e calco-
lare la sua reazione P 0 , poi applicare questa cambiata di segno. Un siffatto re- Gli effetti provocati dalle due coppie estreme si determinano facilmente, im-
ticolo può schematizzare, ad esempio, i vari tra- piegando i diagrammi dati precedentemente (par. 6.3.3c).
1-'i+i->1< i 'i vetti portanti di un solaio con un cordolo di col- Il diagramma [b] dei momenti suscita ulteriori reazioni del terreno e sia
_________ 4 _____ _ legamento centrale; oppure, nell'impalcato di un v~vsennx/l [e]

e 1 l
ponte, la serie dei traversi appoggiati su due travi
principali e collegati da un longherone.
Si considerano le travi trasversali tutte uguali
la linea elastica; il momento complessivo M, dovuto per una parte a1la precom-
pressione [b] e per una parte (M,) alla relativa reazione r del suolo (r~ -Pv~

-='=='========<X=="=-
B
l (con la sezione di momento d'inerzia Jt) e suffi-
cientemente accostate per poter ritenere continuo il
sostegno fornito alla nervatura longitudinale (11)
~-Pvsennx/l), vale (essendo M,"~Pv):
M~(M,-fivl'/n') sen nx/1.

Dovendo poi essere v"~-M/EJ, utilizzando le [e], [d] e posto


[d]

------L------ che le collega; inoltre si pensa per esse trascura-


Fig. 6.19 bile la rigidezza torsionale. Pertanto, se l'interasse i PI'
è sufficientemente piccolo rispetto alla lunghezza L y~ 1 + n'EJ , [e]
(preciseremo in seguito tale condizione), la nervatura longitudinale può essere si ottiene
considerata una trave di lunghezza illimitata su suolo elastico le cui carat-
teristiche sono facilmente determinabili: per provocare lo spostamento 1 della [j]
mezzeria di una delle travi (che qui costituiscono il suolo) occorre la forza in definitiva, dalla [d],
F1 =4SEJtfl 3 ; e poichè con f3 si è indicata la reazione del suolo dovuta allo spo- M,
stamento 1 e agente sul tratto unitario della nervatura, si può assumere, conside- M=-- sen nx/1. [g]
y
rando F 1 ripartita uniformemente sul tratto ;,
La reazione di ciascun appoggio fittizio risulta
P~F,/i~4SEJtfil'.

Il calcolo è allora immediato utilizzando le formule [6.18]: per esempio, il


momento :flettente massimo (x=O) per la nervatura longitudinale risulta M=P0 /4a,
1
R~T
I l
fi
Pv dx~ n'y
M,1'
EJ , [h]
essendo a4 ={3/4EJ; e il carico che si riversa sulla trave A-B trasversale vale Pt=
=!'max. i=/3Vmax. i=Poai/2, essendo Dmax=Poa/2{3. rivolta verso il basso se M 0 è positivo.
Una precisazione può essere opportuna a proposito delle condizioni che legit- Occorre infine eliminare le reazioni R, ossia applicarle alle estremità della trave
timano la schematizzazione adottata: poichè si debbono considerare, come si è cambiate di segno (e si possono utilizzare i soliti diagrammi).
visto, le forze F 1 ripartite uniformemente sui vari tratti i, questi debbono poter b) A titolo indicativo per la trave dell'esempio 6.1 si ha, dalla [e],
essere ritenuti rigidi, per cui (par. 6.3.3c) aiS:::0,8; inoltre la lunghezza L deve
risultare non sensibilmente inferiore alla lunghezza d'onda A=2n/a, per poter y=l+300 · 11,3' · 10 8/(n 4 • 2 · 10 8 • 0,75 · 10 7 )~4,348;
considerare illimitata la nervatura. e per M,~ 10 tm e per la [h],
b) Se le travi trasversali sono continue e le loro estremità si possono conside- 300 10". 11,3'. 10 6
rare incastrate, si ha /3=192EJtfil 3 , quindi, a parità di dimensioni, ainc.=V2 aapp.
2141
R "' · 4,348 2 · 10 5 • 0,75 · 10' kg
(smorzamento più rapido). (rivolte verso il basso). Di conseguenza, applicate le reazioni R rivolte verso l'alto
Esempio 6.5. e utilizzando la tab. 6.2 (a/;;;:3,0), il momento totale nella mezzaria (x~l/2) vale:
Trave su suolo elastico precompressa, libera alle estremità. M, R 10 2,141
M(rnezz.J~y-+-;;- µ~ ,
4 348 + 0, 266 2 · 0,2201~2,30+3,54~5,84 tm;
a) La presenza della reazione del terreno annulla in parte gli effetti della ..P!e-
compressione. Consideriamo la trave (o il suo tratto precompresso pensatd d1v_1so la reazione del terreno provoca una riduzione del momento di precompressione
dalle parti restanti) provvisoriamente appoggiata alle estremità e sogget_ta al- ~ia- pari a circa il 42%.
TABELLA 6.1. Valori delle funzioni l}(x), tp(x), s(x), d(x). TABELLA 6.1 (segue). Valori delle funzioni l}(x), tp(x), s(x), d(x).
- -
ax l}(x) tp(x) s(x) d(x) ax l}(x) tp(x) s(x) d(x)
o 1 o 1 1
0,05 0,95004 0,04754 0,99758 0,90250 2,5 -0,06576 0,04913 -0,01663 -0,11489
0,10 0,90031 0,09033 0,99064 0,80998 2,6 -0,06364 0,03829 -0,02535 -0,10193
0,15 0,85105 0,12862 0,97967 0,72243 2,7 -0,06076 0,02872 -0,03204 -0,08945
0,20 0,80241 0,16265 0,96506 0,63976 2,8 -0,05730 0,02037 -0,03693 -0,07767
0,25 0,75459 0,19267 0,94726 0,56192 2,9 -0,05343 0,01316 -0,04027 -0,06659
3,0 -0,04929 0,00703 -0,04226 -0,05632
0,30 0,70773 0,21893 0,92666 0,48880
0,35 0,66196 0,24164 0,90360 0,42032
0,40 0,61742 0,26104 0,87846 0,35638 3,1 -0,04501 0.00187 -0,04314 -0,04688
-0,04321 0,00000 -0,04321 -0,04321
0,45
0,50
0,57415
0,53228
0,27734
0,29078
0,85149
0,82306
0,29681
0,24150
"
3,2 -0,04069 -0,00238 -0,04307 -0,03831
3,3 -0,03642 -0,00582 -0,04224 -0,03060
0,55 0,49186 0,30157 0,79343 0,19029 3,4 -0,03227 -0,00853 -0,04080 -0,02374
0,60 0,45296 0,30988 0,76284 0,14308 3,5 -0,02828 -0,01059 -0,03887 -0,01769
0,65 0,41559 0,31594 0,73153 0,09965
0,70 0,37981 0,31990 0,69971 0,05991 3,6 -0,02450 -0,01209 -0,03659 -0,01241
0,75 . 0,34562 0,32198 0,66760 . 0,02364 3,7 -0,02097 -0,01310 -0,03407 -0,00787
n/4 0,32240 0,32240 0,64479 0,00000 3,8 -0,01769 -0,01369 -0,03138 -0,00400
0,80 0,31305 0,32233 0,63538 -0,00928 3,9 -0,01469 -0,01392 -0,02861 -0,00077
0,85 0,28208 0,32111 0,60319 -0,03903 4,0 -0,01197 -0,01386 -0,02583 0,00189
0,90 0,25272 0,31848 0,57120 -0,06576
0,95 0,22496 0,31458 0,53954 -0,08962 4,1 -0,00953 -0,01356 -0,02309 0,00403
1,00 0,19878 0,30956 0,50834 -0,11078 4,2 -·0,00735 -0,01307 -0,02042 0,00572
4,3 -0,00544 -0,01243 -0,01787 0,00699
1,05 0,17412 0,30354 0,47766 -0,12942 -0,00377
4,4 -0,01168 -0,01545 0,00791
1,10 0,15099 : 0,29666 0,44765 -0,14567
4,5 -0,00234 -0,01086 -0,01320 0,00852
1,15 0,12934 0,28901 0,41835 --0,15967
1,20 0,10913 0,28072 0,38985 -0,17159
1,25 0,09034 0,27189 0,36223 -0,18155 4,6 -0,00113 -0,00999 -0,01112 0,00886
4,7 -0,00011 -0,00909 -0,00921 0,00898
1,30 0,07290 0,26260 0,33550 -0,18970 3n/2 0,00000 -0,00898 -0,00898 0,00898
1,35 0,05677 0,25295 0,30972 -0,19618 4,8 .
0,00072 -0,00820 -0,00748 0,00892
1,40 0,04191 0,24301 0,28492 -0,20110 4,9 0,00139 -0,00732 -0,00593 0,00871
1,45 0,02827 0,23286 0,26113 -0,20459 5,0 0,00191 -0,00646 -0,00455 0,00837
1,50 0,01578 0,22257 0,23835 -0,20679
1,55 0,00441 0,21220 0,21661 -0,20779 5,1 0,00230 -0,00564 -0,00334 0,00794
n/2 0,00000 0,20788 0,20788 -0,20788 5,2 0,00258 -0,00487 -0,00229 0,00745
1,60 -0,00590 0,20181 0,19591 -0,20771 5,3 0,00277 -0,00415 -0,00138 0,00692
1,65 -0,01519 0,19145 0,17626 -0,20664 5,4 0,00287 -0,00349 -0,00062 0,00636
1,70 -0,02354 0,18116 0,15762 -0,20470 5,5 0,00290 -0,00288 0,00002 0,00578
1,75 -0,03097 0,17099 0,14002 -0,20196
5,6 0,00287 -0,00233 0,00054 0,00520
1,80 -0,03756 0,16099 0,12343 -0,19855 0,00279
5,7 -0,00184 0,00095 0,00463
1,85 -0,04333 . 0,15115 0,10782 -0,19361
5,8 0,00268 -0,00141 0,00127 0,00409
1,90 -0,04835 0,14153 0,09318 -0,18988
5,9 0,00254 -0,00102 0,00152 0,00356
1,95 -0,05267 0,13215 0,07948 -0,18482
6,0 0,00238 -0,00069 0,00169 0,00307
2,00 -0,05632 0,12306 0,06674 -0,17938
2,10 -0,06182 0,10570 0,04388 -0,16752 6,1 0,00221 -0,00041 0,00180 0,00262
2,20 -0,06521 0,08958 0,02437 -0,15479 6,2 0,00202 -0,00017 0,00185 0,00219
2,30 -0,06680 0,07476 0,00796 --0,14156 2n 0,00187 0,00000 0,00187 0,00187
3n/4 -0,06702 0,06702 0,00000 -0,13404 6,3 0,00184 0,00003 0,00187 0,00181
2,40 -0,06689 0,06128 -0,00561 -0,12817 6,4 0,00165 0,00019 0,00184 0,00146
2,50 -0,06576 0,04913 -0,01663 -0,11489 6,5 0,00147 0,00032 0,00179 0,00115
TABELLA 6.2. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler) - Momenti per P 0 TABELLA 6.3. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler) - Momenti per lt-'10
(fig. 6.11) - Valori dei coefficienti µ(M~-µP,/a). (fig. 6.12) - Valori dei coefficienti µ(M~µM,).
·-· -
x~61/8 x~71/8 al x~l/8 x~21/8 x~31/8 x~41/8 x~51/8 x~61/8 x~71/8
al x~l/8 x~21/8 x~31/8 x~41/8 x~5l/8
--
0,0 0,9570 0,8437 0,6836 0,5000 0,3164 0,1562 0,0430
0,6 0,0574 0,0843 0,0878 0,0749 0,0527 0,0281 0,0082

0,0109 0,6 0,9569 0,8433 0,6830 0,4993 0,3159 0,1559 0,0429


0,8 0,0765 0,1122 0,1169 0,0996 0,0700 0,0373

0,0135 0,8 0,9565 0,8424 0,6816 0,4979 0,3147 0,1552 0,0426


1,0 0,0955 0,1400 0,1455 0,1239 0,0870 0,0463

0,0160 1,0 0,9558 0,8405 0,6787 0,4948 0,3122 0,1537 0,0422


1,2 0,1143 0,1671 0,1733 0,1472 0,1032 0,0548

0,0182 1,2 0,9546 0,8370 0,6736 0,4894 0,3077 0,1511 0,0413


1,4 0,1328 0,1934 0,1997 0,1691 0,1181 0,0626

0,0201 1,4 0,9526 0,8313 0,6653 0,4806 0,3005 0,1468 0,0400


1,6 0,1508 0,2183 0,2241 0,1888 0,1312 0,0693

0,0214 1,6 0,9495 0,8229 0,6531 0,4676 0,2899 0,1405 0,0380


1,8 0,1682 0,2413 0,2457 0,2053 0,1418 0,0744

0,0222 1,8 0,9452 0,8113 0,6361 0,4496 0,2753 0,1319 0,0353


2,0 0,1848 0,2620 0,2637 0,2180 0,1491 0,0776

0,0223 2,0 0,9397 0,7959 0,6138 0,4262 0,2564 0,1208 0,0318


2,2 0,2003 0,2798 0,2774 0,2261 0,1526 0,0786

0,0770 0,0215 2,2 0,9326 0,7767 0,5863 0,3975 0,2332 0,1072 0,0276
2,4 0,2148 0,2943 0,2864 0,2291 0,1519

0,0731 0,0201 2,4 0,9241 0,7539 0,5537 0,3638 0,2064 0,0916 0,0228
2,6 0,2280 0,3056 0,2904 0,2270 0,1472

0,0180 2,6 0,9143 0,7278 0,5171 0,3264 0,1768 0,0746 0,0175


2,8 0,2400 0,3135 0,2898 0,2201 0,1388 0,0671

0,0593 0,0154 2,8 0,9033 0,6991 0,4774 0,2865 0,1458 0,0569 0,0121
3,0 0,2508 0,3184 0,2850 0,2091 0,1272

0,0505 0,0125 3,0 0,8913 0,6684 0,4360 0,2458 0,1148 0,0396 0,0069
3,2 0,2606 0,3204 0,2766 0,1948 0,1134

0,0411 0,0095 3,2 0,8786 0,6366 0,3941 0,2057 0,0850 0,0233 0,0022
3,4 0,2693 0,3202 0,2655 0,1784 0,0983

0,0317 0,0065 3,4 0,8653 0,6043 0,3528 0,1675 0,0576 0,0088 -0,0020
3,6 0,2772 0,3180 0,2523 0,1606 0,0827

0,0228 0,0038 3,6 0,8515 0,5718 0,3129 0,1321 0,0334 -0,0034 -0,0053
3,8 0,2843 0,3143 0,2379 0,1423 0,0673

0,0147 0,0014 3,8 0,8373 0,5397 0,2751 0,1002 0,0126 -0,0132 -0,0079
4,0 0,2907 0,3093 0,2226 0,1243 0,0529

0,0018 -0,0022 4,0 0,8229 0,5082 0,2397 0,0720 -0,0043 -0,0206 -0,0096
4,4 0,3014 0,2963 0,1913 0,0906 0,0280

-0,0064 -0,0041 4,4 0,7932 0,4472 0,1765 0,0269 -0,0275 -0,0284 -0,0107
4,8 0,3098 0,2804 0,1607 0,0618 0,0095

-0,0103 -0,0045 4,8 0,7627 0,3895 0,1233 -0,0046 -0,0387 -0,0291 -0,0096
5,2 0,3159 0,2624 0,1319 0,0385 -0,0028

-0,0111 -0,0040 5,2 0,7315 0,3353 0,0794 -0,0250 -0,0413 -0,0253 -0,0074
5,6 0,3199 0,2429 0,1056 0,0204 -0,0099

-0,0100 -0,0031 5,6 0,6997 0,2849 0,0439 -0,0368 -0,0384 -0,0194 -0,0048
6,0 0,3220 0,2225 0,0819 0,0070 -0,0132
6,0 0,6676 0,2384 0,0158 -0,0422 -0,0327 -0,0133 -0,0025
TABELLA 6.4. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler) - Pressioni per P 0 Travi su suolo elastico 157
(jig. 6.9.) - Valori dei coefficienti n[p~n(P,2a/b)].
- TABELLA 6.6. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler), soggetta alle
al x=O x=l/8 X=2/j8 x~31/8 x~41/8 x=5l/8 x=6l/8 x=7l/8 x=l azioni P 0 , M 0 - Movimenti delle sezioni estreme (jig. 6.13; 6.14).
- - --- - - --
0,1530 -0,3128 -0,7779 -1,243 2
2,510 2,035 1,561 1,089 0,6202
0,8
0,9 2,236 1,810 1,387 0,9660 0,5488 0,1342 -0,2782 -0,6897 -1,101 e
1/,m=2p'
2Ma
1,0 2,019 1,631 1,247 0,8666 0,4907 0,1187 -0,2506 -0,6185 -0,9858
1,1 1,843 1,486 1,132 0,7842 0,4422 0,1053 -0,2281 -0.5595 -0,8903
1,2 1,699 1,365 1,036 0,7147 0,4007 0,0933 -0.2094 -0,5096 -0,8091 V - c'2Moa2
-0,1936 -0,4666 bm-- ,__,---,
1,3 1,580 1,264 0,9547 0,6548 0,3645 0,0825 -0,7386
1,4 1,480 1,178 0,8844 0,6023 0,3322 0,0724 -0,1802 -0,4289 -0,6764
1,5 1,395 1,104 0,8230 0,5556 0,3030 0,0627 -0,1686 -0,3953 -0,6205
1,6 1,325 1,041 0,7688 0,5136 0,2761 0,0535 -0,1586 -0,3650 -0,5697
1,7 1,265 0,9859 0,7204 0,4753 0,2510 0,0444 -0,1498 -0,3374 -0,5229 al Chavl C,'(v,p) C,(rap) C,'('P,p) C.C'Paml C,'('P,ml
1,8 1,215 0,9378 0,6769 0,4400 0,2275 0,0356 -0,1420 -0,3119 -0,4793
1,9 1,173 0,8956 0,6375 0,4071 0,2051 0,0268 -0,1350 -0,2881 -0,4385
2,0 1,138 0,8586 0,6015 0,3764 0,1838 0,0181 -0,1288 -0,2659 -0,3999 0,6 3,3374 1,6635 8,3710 8,3110 14,1116 13,8118
2,1 1,108 0,8258 0,5684 0,3475 0,1634 0,0096 -0,1232 -0,2450 -0,3634 0,7 2,8636 1,4236 6,1737 6,0921 9,0061 8,6565
2,2 1,084 0,7967 0,5378 0,3201 0,1437 0,0013 -0,1181 -0,2253 -0,3288 0,8 2,5597 1,2427 4,7543 4,6480 6,1560 5,7569
2,4 1,049 0,7477 0,4827 0,2693 0,1068 -0,0147 -0,1089 -0,1889 -0,2646
2,6 1,027 0,7078 0,4341 0,2234 0,0731 -0,0294 -0,1008 -0,1564 -0,2071 0,9 2,2360 1,1007 3,7882 3,6538 4,4486 4,0002
2,8 1,014 0,6746 0,3908 0,1818 0,0428 -0,0423 -0,0933 -0,1274 -0,1565 1,0 2,0189 0,9858 3,1041 2,9386 3,3699 2,8727
3,0 1,007 0,6459 0,3515 0,1444 0,0163 -0,0529 -0,0861 -0,1021 -0,1130 1,1 1,8432 0,8903 2,6050 2,4054 2,6601 2,1146
3,2 1,003 0,6203 0,3158 0,1110 -0,0062 -0,0610 -0,0790 -0,0802 -0,0767
3,4 1,001 0,5968 0,2829 0,0816 -0,0247 -0,0664 -0,0719 -0,0617 -0,0475 1,2 1,6991 0,8090 2,2323 1,9958 2,1782 1,5850
3,6 1,001 0,5745 0,2525 0,0557 -0,0395 -0,0693 -0,0647 -0,0464 -0,0248 1,3 1,5795 0,7386 1,9493 1,6732 1,8430 1,2031
3,8 1,001 0,5531 0,2242 0,0333 -0,0508 -0,0699 -0,0575 -0,0339 -0,0079 1,4 1,4795 0,6763 1,7314 1,4134 1,6056 0,9201
4,0 1,001 0,5323 0,1979 0,0139 -0,0590 -0,0686 -0,0504 -0,0239 0,0038 1,5 1,3954 0,6205 1,5623 1,2003 1,4353 0,7056
4,2 1,001 0,5119 0,1733 -0,0026 -0,0644 -0,0657 -0,0435 -0,0160 0,0114
4,4 1,001 0,4919 0,1504 -0,0167 -0,0676 -0,0616 -0,0369 -0,0100 0,0158 1,6 1,3247 0,5696 1,4302 1,0225 1,3121 0,5398
4,6 1,001 0,4723 0,1289 -0,0286 -0,0688 -0,0567 -0,0307 -0,0054 0,0177 1,7 1,2650 0,5228 1,3269 0,8722 1,2225 0,4095
4,8 1,000 0,4531 0,1088 -0,0385 -0,0685 -0,0512 -0,0249 -0,0021 0,0178 1,8 1,2148 0,4793 1,2460 0,7434 1,1574 0,3058
5,0 1,000 0,4342 0,0901 -0,0466 -0,0670 -0,0455 -0,0197 0,0002 0,0167
1,9 1,1727 0,4384 1,1830 0,6320 1,1102 0,2225
2,0 1,1375 0,3999 1,1341 0,5350 1,0761 0,1550
2,1 1,1084 0,3634 1,0965 0,4499 1,0519 0,1002
TABELLA 6.5. Trave di lunghezza finita su suolo elastico (Winkler) - Pressioni per M 0 2,2 1,0845 0,3287 1,0680 0,3751 1,0349 0,0557
(fig. 6.9) - Valori dei coefficienti n[p~n(M,2a'/b)]. 2,3 1,0649 0,2958 1,0466 0,3091 1,0232 0,0196
- 2,4 1,0492 0,2645 1,0310 0,2509 1,0154 -0,0094
al x=O x=l/8 x=2l/8 x=3l/8 x=4l/8 x=5l/8 x~61/8 X=7//8 x=l 2,5 1,0368 0,2349 1,0197 0,1997 1,0103 -0,0324
-- - -- - 2,6 1,0270 0,2070 1,0119 0,1549 1,0072 -0,0504
0,8 4,754 3,533 2,331 1,145 -0,0265 -1,189 -2,344 -3,497 -4,648 2,8 1,0138 0,1564 1,0033 0,0819 1,0044 -0,0739
0,9 3,788 2,800 1,836 0,8924 -0,0335 -0,9469 -1,852 -2,754 -3,654 3,0 1,0065 0,1130 1,0004 0,0281 1,0037 -0,0846
1,0 3,104 2,277 1,480 0,7087 -0,0413 -0,7759 -1,501 -2,220 -2,939 3,2 1,0029 0,0767 1,0000 -0,0095 1,0037 -0,0863
1,1 2,605 1,892 1,215 0,5700 -0,0497 -0,6510 -1,240 -1,824 -2,405
1,2 2,232 1,601 1,013 0,4618 -0,0589 -0,5577 -1,042 -1,520 -1,996 3,4 1,0014 0,0475 1,0005 -0,0341 1,0036 -0,0817
1,3 1,949 1,377 0,8538 0,3749 -0,0687 -0,4867 -0,8884 -1,282 -1,673 3,6 1,0008 0,0248 1,0011 -0,0484 1,0032 -0,0733
1,4 1,731 1,200 0,7262 0,3033 -0,0790 -0,4319 -0,7662 -1,091 -1,413 3,8 1,0007 0,0079 1,0015 -0,0548 1,0027 -0,0628
1,5 1,562 1,059 0,6220 0,2429 -0,0898 -0,3891 -0,6675 -0,9355 -'- l,200
1,430 0,9451 0,5353 0,1911 -0,1009 -0,3555 -0,5867 -0,8064 -1,023 4,0 1,0007 -0,0038 1,0015 -0,0555 1,0021 -0,0517
1,6
1,7 1,327 0,8521 0,4622 0,1459 -0,1123 -0,3289 -0,5197 -0,6979 -0,8722 4,2 1,0007 -0,0114 1,0013 -0,0523 1,0015 -0,0408
1,8 1,246 0,7754 0,3997 0,1058 -0,1237 -0,3076 -0,4634 ~0,6055 -0,7434 4,4 1,0006 -0,0158 1,0010 -0,0467 1,0010 -0,0309
1,9 1,183 0,7115 0,3,456 0,0699 -0,1351 -0,2906 -0,4157 -0,5261 -0,6321 4,6 1,0005 -0,0177 -0,0399 -0,0222
0,6579 0,2982 0,0376 -0,1463 -0,2767 -0,3747 -0,4572 -0,5351 1,0008 1,0006
2,0 1,134
2,1 1,097 0,6124 0,2563 0,0082 -0,1571 -0,2653 -0,3393 -0,3970 -0,4500 4,8 1,0004 -0,0178 1,0005 -0,0328 1,0003 -0,0149
2,2 1,068 0,5735 0,2190 -0,0185 -0,1673 -0,2557 -0,3083 -0,3441 -0,3751 5,0 1,0003 -0,0167 1,0003 -0,0258 1,0002 -0,0091
2,4 1,031 0,5105 0,1550 -0,0652 -0,1857 -0,2402 -0,2568 -0,2563 -0,2510 '
2,6 1,012 0,4612 0,1019 -0,1040 -0,2004 -0,2270 -0,2155 -0,1874 -0,1549
2,8 1,003 0,4206 0,0570 -0,1356 -0,2106 -0,2144 -0,1813 -0,1335 ~0,0819
3,0 1,000 0,3854 0,0184 -0,1607 -0,2162 -0,2011 -0,1524 -0,0915 -0,0281 6.4, Cenni bibliografici.
3,2 1,000 0,3534 -0,0151 -0,1799 -0,2171 -0,1866 -0,1273 -0,0594 0,0095
3,4 1,001 0,3235 -0,0445 -0,1939 -0,2138 -0,1709 -0,1053 -0,0354 0,0341
3,6 1,001 0,2950 -0,0704 -0,2035 -0,2071 -0,1543 -0,0859 -0,0178 0,0484 Vengono citate le opere che più particolarmente trattano la trave su suolo ela-
3,8 1,002 0,2675 -0,0933 -0,2092 -0,1975 -0,1372 -0,0688 -0,0052 0,0548 stico secondo Winkler: B. WINKLER, Die Lehre von der Elastizitii.t und Festigkeit,
4,0 1,002 0,2409 -0,1136 -0,2118 -0,1858 -0,1200 -0,0537 0,0033 0,0555 Praha, 1867. - H. ZIMMERMANN, Die Berechnung des Eisenbahnoberbaues, Berlin,
4,2 1,001 0,2152 -0,1314 -0,2117 -0,1727 -0,1032 ...c-0,0406 0,0088 0,0523
-0,0871 -0,0293 . 0,0121 0,0467 1888. - K. HAYASHI, Theorie des Trii.gers auf elastischer Unterlage, Berlin, Springer,
4,4 1,001 0,1903 -0,1470 -0,2094 -0,1588
4,6 1,001 0,1662 -0,1605 -0,2054 -0,1445 -0,0721 -0,0198 0,0137 0,0399 1921. - H. Mfu.LER-BRESLAU, Die graphisce Statik der Baukonstruktionen, B.II,
4,8 1,001 0,1431 -0,1721 -0,1998 -0,1303 -0,0584 -0,0119 0,0142 0,0328 Leipzig, KrOner, 1925 c2a ed.), par. 18. - s. TIMOSHENKO-M. LESSELS, Festigkeitslehre,
5,0 1,000 0,1210 -0,1818 -0,1930 -0,1163 -0,0461 -0,0055 0,0138 0,0258
158 Capitolo sesto

Berlin, Springer, 1928, par. 37. - K. BEYER, Die -Statik ini Eisenbetonbau, Berlin,
Springer, 1933, par. 22. - C. B. BIEZENO-U. GRAMMEL, Technische Dynamik, Berlin,
Springer, 1939, cap. IV, par. 3 e cap. VII, par. 3. - O. BELLUZZI, Scienza delle co-
struzioni, Bologna, Zanichelli, 1944, cap. XII C. - M. HETBNYI, Beams on elasttc
foundation, Ann Arbor, Michigan, University of Michigan Press, 1946. - P. Poz~
ZATI, Metodi per il calcolo delle fondazioni, Bologna, Zanichelli, 1953. - V. Z. VLASOV
e U. N. LEONT'Ev, Beams, Plates and She!ls on elastic Foundations, Israel Program
Scientifìc Translation, Jerusalem, 1966. - J. CoURBON, Résistance des matériaux,
Paris, Dunod, 1971 (2a ed.), voi. Il, cap. II. - R. BALDACCI, Scienza delle costruzioni, CAPITOLO VII
vol. II, UTET, Torino, 1976, par. 32.
Tra gli studi riguardanti la trave su appoggi elastici infinitamente vicini ricor- TRAVI SNELLE SOGGETTE A CARICHI TRASVERSALI
diamo: J. W. SCHWEDLER, «Beitrage sur Theorie des Eisenbahnoberbaues », Zeits.
Bauverw., 1889. -A. FruruNn, <(Theorie der gleichmiissig elastisch gestfitzten KOrper», E A SFORZO ASSIALE
Beton u. Eisen, 1917, 1918. - A. F'REDh'D, « Beitrag zur Berechnung der biegsamen
Gri.i:ndungssohlen )), Z. Bauwes., 1924. - H. CRAEMER, <l Zur Berechnung geschlosse- 7.1. l're!llessa.
ner Kastenrahmen auf elastischem Baugrund », Bauing., 1925. - P. PASTERNACK,
«Die baustatische Theorie biegefester Balken u. Platten auf el~stischer Bettung », Per una trave snella prismatica soggetta a carichi trasversali che la inflet-
Beton u. Eisen, 1926. - K. SANDEN-F. SCHLEICHER, «Zur Theor1e des Balkens auf tono, lo sforzo assiale P può alterare sensibilmente, quando oltrepassi certi
elastischer Unterlage », Beton u. Eisen, 1926. - E. CHWALLA, « Die Stabilitiit eines
elastisch gebetteten Druckstabes », z. angew. Math. Mech., 1927. - W. PRAGER, valori, lo stato di tensione, a causa dell'eccentricità acquisita in seguito al-
« Zur Theorie elastisch gelagerter Konstruktionen », Z. angew. Mat~. Mech., 192?. l'incurvamento. Ovviamente i risultati sono diversi a seconda che p sia di
- P. NEMENYI, « Theorie durchlaufender tragerloser Fundamentstre1fen auf elastt- trazione o di compressione; e infatti nel primo caso I 'inflessione si allevia,
scher Bettung )>, Beton u. Eisen, 1928. - H. FruTZ, << Einfiussftache des biegefesten mentre si aggrava nel secondo, sino a ottenere valori nulli della rigidezza,
Balkens auf elastischer Bettung i>, Beton u. Eisen, 1930. - P. NEMENYI, « Tragwerke ossia l'annullamento delle capacità reattive della trave, qnando si pensi rag-
auf elastischer Unterlage i>, Z. angew. Math. Mech., 1931. - H. BLEICH, « Berech-
nung von Eisenbeton Streifenfundamenten i>, Bautechnik, 1937. - G. MAGNEL, «Le ginnta la soglia dell'instabilità dell'equilibrio. Inoltre, per il calcolo delle
calcul des poutres sur terrain élastique », La Tèchnique des Travaux, 1938. - A. RETI, azioni staticamente indeterminate relative a membrature snelle, può presen-
«Calcul des semelles continues croisées», Travaux, 1949. - A. RAITHEL, «Un metodo tarsi l'opportunità, in pratica fortunatamente non freqnente, di tener conto
di iterazione per la trave su suolo elastico)>, Rend. Ace. Se. Fis. Mat., Napoli, 1951. dell'influenza dello sforzo assiale, che può risultare sensibile anche per valori
- O. ZANABONI, «Soluzione abbreviata della trave su suolo elastico », Ingegneria
ferroviaria, 1955. - V. FRANCIOSI, «Contributo allo studio delle trav~ su mezzo el'.1- di P abbastanza scostati da quelli critici: così, per dare un 'indicazione a titolo
stico »,L'Ingegnere, 1957. - C. RAYMOND!, «Sul problema delle travi con appoggio orientativo in merito alla ripercussione sui movimenti, la rotazione delle
elastico continuo», Atti dell'Ist. di Scienza d. costruz. di Pisa, 1957. - E. FANELLI, sezioni estreme di un 'asta soggetta a due coppie di estremità simmetriche,
«Travi di lunghezza finita su suolo elastico», Giornale Genio Civile, 1957. - B. BAR- che vale rp,~Ml/2EJ quando lo sforzo normale è nullo, diviene rp-:;;; 1,27 rp00
BARITO, <<Calcolo semplificato della trave su mezzo .elasti~o », L~Ingegne~e, 1959; per P di compressione pari a nn quarto del valore critico, e rp:;;; 0,83 rp"' per
dello stesso Autore, « La precompressione nelle travi continue d1 fon~z1one i>, Il
Cemento, 1961; «Linee d'influenza della trave semiinfinita su mezzo elastico l> (note I, ugual valore di P, ma di trazione; e s'intende che, nel caso di aste tese, P
Il, III), Costruzioni metalliche, 1970, 1971; «Le linee d'influenza della trave finita può essere notevolmente superiore, in valore assoluto, a quello critico. Si
su mezzo elastico ... », 5 note, Giorn. Genio Civ., 1972, 1973, 1974. - M. MELE, «Pro- troveranno trattati in seguito alcuni casi, in particolare l'asta compressa
prietà e determinazione dei parametri caratteristici di un nuovo model~o di fon- soggetta a una coppia applicata ad una sezione estrellla, essendo tale schema
dazione», Tecnica italiana, 1966. - F. M. MAZZOLANI, «La progettazione delle
travi di fondazione sul suolo di Winkler )>, Rivista italiana di Geotecnica, 1967. - ntile per studiare iterativamente strutture complesse. Inoltre verrà anche
G. ToNIOLO, « Sul calcolo dei coefficienti elastici delle travi appartenenti ai graticci risolta l'asta tesa soggetta a un carico concentrato nel mezzo; caricamento,
di fondazione», Costruzioni metalliche, 1973. questo, che può essere attuato, ad esempio, per determinare il preesistente
sforzo normale della catena di una volta.
Vedremo che, naturalmente nell'ambito dell'elasticità lineare, lo studio
delle travi soggette a sforzo normale e inflesse è semplificato notevolmente
dalla circostanza che, pensando costante il valore di P, è ancora lineare il
legame tra carichi trasversali e loro conseguenze, per cni è legittima la so-
vrapposizione degli effetti; inoltre una significativa formula consente di otte-
nere ottime approssimazioni quando la configurazione è simmetrica e le
estremità sono articolate.
Nei punti seguenti snpporremo la trave prismatica.
160 Capitolo settimo Travi soggette a sforzo assiale 161

7.2. Compressione e carichi trasversali. 7.2.2. La trave con le estremità articolate.

7.2.1. L'equazione della linea elastica. Se l'origine dell'asse x è in corrispondenza di uno degli appoggi, le co-
stanti C1 , C2 sono determinate dalle condizioni che Io spostamento v sia
Data la trave prismatica soggetta all'azione simultanea di un carico q(x) nullo per x=O e x=l. Nei casi simmetrici, con l'origine di x nel centro della
trasversale e dello sforzo assiale P (fig. 7.la), il complessivo momento flettente trave (fig. 7.lb), nell'espressione della v scompare il termine C2 sen ax che
comprende, volendo considerare l'influenza dovuta allo sforzo assiale e indi- ha carattere di antimetria (poichè cambia il suo segno nelle due metà della
cando con v la linea elastica della trave, la parte Mtr conseguente ai carichi trave). Quindi, ponendo
À=al/2, [b]
q(x)

l'..._.A,g;=i VI i~B
a) 1 --- --i-= -
l'integrale [7.2] diventa, in seguito alla condizione v=O per x= ±1/2, e con
Vv simmetrico,

b) PA_gJl x• f tfl l!~B


·t<r-·--l/2~ In merito all'integrale particolare Vp vedremo alcuni esempi.
[7.3]

Una soluzione approssimata dello stato di sollecitazione e di deforma-


c)PA~B zione può essere ottenuta semplicemente. Esprimendo la funzione inco-
gnita v sotto forma di una serie trigonometrica (cap. X) ed arrestando questa
Fig. 7.1
al primo termine, si può scrivere:
:n:x
V"'fcos - · [7.4]
trasversali e quella Pv dovuta a P. Quindi l'equazione della linea elastica, - l '
nell'ambito delle consuete ipotesi, risulta
le condizioni ai limiti sono rispettate (v=O per x= ±1/2) ed f rappresenta lo
d 2v
EJ dx' =-M,,.-Pv [7.1] spostamento massimo (v=f per x=O). Analogamente, per effetto del solo
carico trasversale,
e in essa Mtr è termine noto, ossia indipendente da v, perchè si considerano
gli spostamenti molto piccoli rispetto alla lunghezza I della trave. Se si pone
a 2 =P/EJ [a] :n: 2 nx
quindi M,,=-EJv;;=EJ /2 f,, cos - - ·
1
(la dimensione fisica di a è l'inverso di una lunghezza), la soluzione dell'equa-
Sostituendo queste relazioni nell'equazione [7.1] si ha allora, essendo
zione vale
n 2EJ/l 2 =P" ed eliminando il fattore comune cos nx/l,
[7.2]

essendo vP una soluzione particolare, e C1 , C2 le costanti d'integrazione da J-__J._,~ [7.5]


p
determinare con le condizioni ai limiti. 1--
Se si pensa di mantenere costante il valore del carico longitudinale P, p"
il legame tra carichi trasversali q(x) e loro conseguenze complessive (ossia
di q e P insieme) risulta lineare: infatti risulta lineare il legame tra la fun- Tale espressione può essere impiegata per varie condizioni di carico
zione v e il complessivo momento poichè, di questo, la parte M,,. è propor- e anche per altre condizioni di vincolo (purchè interpretabili con una
zionale ai carichi trasversali e la parte Pv, quando P resti invariato, è pro- serie trigonometrica), sostituendo, s'intende, a Per il correlativo valore; però
porzionale alla stessa v. l'approssimazione può risultare non soddisfacente quando il carico non è
11 - POZZATI, IIMl.
162 Capitolo settimo Travi soggette a sforzo assiale 163

simmetrico, e non viene quindi rispettato l'andamento simmetrico della v e b) Carico trasversale Q concentrato nella mezzeria. - In tale caso si ha
delle sue conseguenze iutrodotto adottando le relazioni [7.4], [c]. (ponendo ancora l'origine dell'asse x nella mezzeria) M,,=Ql/4-Qx/2, quindi
Poichè M=-EJv'', tenendo conto delle [7.4], [c], si ottiene//f,,=M/M,, un integrale particolare della [7.1] è Vv=-M,,/P. Pertanto risulta (M,,,x~o=
quindi, per la [7.5] , =Q 1/4, f,,=Q l'/48EJ, rp,,=Q f2/16EJ)

M [7.6] tg À 3(tg A-A) 2(1-cos A)


Mmax=Mtr_A_, f=fti ;,s ' <p=<p,, [7.10]
A2 cos A

c) Coppie M, simmetriche applicate alle estremità. - In tale caso si ha


le approssimazioni sono in genere peggiori di quelle che si ottengono per
M,,=M,, v,=-M,,/P. Quindi (f,,=MJ 2/8EJ, rp,,=M, l/2EJ)
la freccia (es. 7.1).
2(1-cos A) tg A
a) Carico ripartito uniformemente. - Con l'origine nel centro, essendo f= f,, A2 cos A <p=<p,,-A-. [7.11]
q/2 qx 2
M,,=---2, un integrale particolare della [7.1] è (P=EJa 2)
8 d) Coppie Ma. antimetriche applicate alle estremità. - Per tale condi-
vp=-M,,/P-EJ q/P 2 =-M,,/EJa 2 -q/EJa 4 , zione di carico trasversale, con l'origine degli assi nella mezzeria, si deve
porre, analogamente alla [7.3],
come si accerta immediatamente constatando che la stessa equazione [7.1] senax
risulta soddisfatta. Quindi, sostituendo nella [7 .3], V= -(v,),~ '·" sen A +vP '

q (cosax M -a'- 1), con vP=-MtrfP, M,,=Man 2x/l. Procedendo come si è visto precedente-
v-
- EJa 4 cos A " q mente, si ottiene (rp,,=Ma.lf6EJ)
2
M=-EJv"=..'L(cosax -l)= q/ 2(cosax -l)· 3(1-A cotg A)
a2 cosA 8 A2 cosA <p=<p,, A2 [7.12]

I valori massimi di v e di M si hanno per x=O: e) Coppia Ma applicata all'estremità A della trave (fig. 7.2). - È stato
accennato nel par. 7.2.1., e d'altronde è evidente dalle varie formule otte-
q ( 1 a'l' ) nute, che è valido il principio della sovrapposizione degli effetti, pensando
Vrrmx=f= EJa 4 COSA --8-- l =
s'intende di tener costante P; quindi, utilizzando le espressioni date nei punti
[7.7]
[e], [d] precedenti, e considerando positive le rotazioni destrogire,
__ 5 tj/4_ [~ (-1__ A'-1)]
- 384 EJ 5A 4 cos A 0, 5 ' Mal 3 Mal
'Paa= EJ 4T (tg A-cotg À+ l/A)= 3EJ Kaa,
M
max
= ql
8
2
[2
).2
1-cos A ] •
cosÀ
[7.8]
3

Mal 3 Mal
[7.13]
2T
' ql' [ 3(tg A-A)
(v )x~z12=<p= 24EJ A'
l [7.9]
rp,.= - GEJ (tg A+cotg A-1/A)= - GEJ K, •.

I diagrammi dei coefficienti Kaa• K,. si trovano rappresentati nella fig. 7.2

(positive le rotazioni destrogire).


in funzione di P/P,,, quindi di A=al/2= ~ VP/EJ= ~ VP/P"; alcuni valori
I fattori posti fra parentesi quadra nelle ultime tre formule costituiscono i sono riportati nella seguente tabella. Da essi, sovrapponendo gli effetti, si
coefficienti di amplificazione dei valori che si avrebbero per effetto del solo possono ricavare immediatamente i valori delle rotazioni delle sezioni estreme,
carico trasversale e tendono al valore 1 per P tendente a zero (es. 7.1); ten- quindi delle rigidezze alla rotazione, per coppie simmetriche o antimetriche;
dono al valore infinito per P tendente al valore P"=n'EJjl2, cui corrisponde e può essere risolto senza alcuna difficoltà il caso della trave con appoggio
l'instabilità della trave (infatti per esso risulta A=al/2=n/2, cos A=O). e incastro.
164 Capitolo settimo

TABELLA 7.1. Trave compressa e soggetta a una coppia Ma (fig. 7.2).


~ r-~- -··
'Pa=Kaa Mal/3EJ, 'l»=K,. Mal/6EJ, (P"=n'EJ/l')
--~- ---·-·· ''
P/P" o 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1,0 Ma __.__ ~- W
1-----

Kaa
K,.
1 1,073 1,162 1,277 1,427 1,636 1,946 2,460 3,480 6,527 <Xl
1 1,128 1,290 1,500 1,782 2,179 2,778 3,781 5,798 11,866 <Xl 3,0
p~
~A 'I!
~b
~,__,_MZ---~$$B
a
t --
-

-
---~

I
Esempio 7.1. - - --·· I
2.5 I (K,,Kz}
Data una trave appoggiata, soggetta a carico uniforme o concentrato nel I ~I I I I I I I I I I I I I
centro, calcolare il momento massimo e la freccia per vari valori del carico P,
3,0 - l',_ J:
I
impiegando anche le formule approssimate [7.5], [7.6]. I I I l I I I I ~\
m-
[
'
[
[ . ,_A- B\,_t
2,0 1-p -
a) Carico uniforme. 1-_._ ~ ! ! ! ! ! ! ! ~
B~
I
, --aa
Per P/P"=0,25; 0,5; 0,75 (7.=n/4; V2
n/4; V3nf4), dalle formule [7.7], [7.8] / ---
~
2,5 ~-A
"'il
si ha: /
f!f.,.= 1,334 ; 2,004 ; 4,011 ; 1,5 /
[
M/M.,.=1,343 ; 2,030; 4,093. / /

Dalle [7.5], [7.6] si ottiene invece


1,0 /-
•/ -
/ 2,0

f/ft,=M/M.,.=1,333; 2; 4, o,o 0,2 0,4 o,sPlf,. )

~~-
Fig. 7.2 1,5
con gli errori massimi di 0,2% per f e di 2,3% per M.

b) Carico Q concentrato in mezzeria.


.... __
,

1,0
Per i medesimi valori di P/P", dalle [7.10] risulta: 0,0 D,5 1,op;: P:d2itJ17?)
ffft,=1,329; 1,986; 3,958 ; Fjg. 7 .3. - Diagrammi dei coefficienti
K 1, K 2 : (trave doppiamente incastrata)
M/M.,.=1,273 ; 1,817; 3,551.
- ql"
MmQ.=-K1 l2•
Dalle [7.5], [7.6] si ottiene invece:
(trave con incastro e appoggio)
ffft,=M/M.,.= 1,333 ; 2 ; 4,
- qP
con gli errori massimi di 1,1% per f e di 16,2% per M. Mme.=-K2g.

25•+--t-+++--t-+~-t-++-Hl-+--t+-I
7.2.3. Trave con le estremità impedite di ruotare. ~~ --1-- 1-1-+++--fc .,_
È stato ripetutamente sottolineato il fatto che, pensando di mantenere
!/
costante il carico longitudinale P, deformazioni e momenti sono proporzio- 2,0
-~-

nali al carico trasversale, per cui può essere applicato il principio della so-
vrapposizione degli effetti.
Ciò consente di risolvere facilmente la trave avente le estremità incastrate 1,5
perfettamente o inserita ·in un insieme di membrature elastiche, utilizzando
in quest'ultimo caso i procedimenti che verranno in seguito sviluppati; e
anche quando lo sforzo normale non rimanga costante al variare del carico 1,0 y
V/
··-- Fig. 7.4. - Diagrammi dei coefficienti Cba• Ka
M C M. M 0 l)
trasversale, può essere facilmente istituito un calcolo per iterazioni. o 0,5 ( ba= ba2• (f>a=K,. 4EJ •
166 Capitolo settimo Travi soggette a sforzo assiale 167

Consideriamo, ad esempio, la trave con entrambe le estremità impedite con K •• , K.,=K,. dati dalle [7.13] e dai diagrammi della fig. 7.2 o della ta-
di ruotare, soggetta a un carico trasversale Q concentrato in mezzeria. Dev'es- bella 7.1; al solito, M, e 'Pa tendono all'infinito per P tendente al valore
sere nulla la rotazione delle sezioni estreme, quindi <p(Q)-<p(M)=O; per cui P,,=2,046 (n'EJ/1 2), che provoca l'instabilità della trave con appoggio e
utilizzando le formule [7.10], [7.11] si ottiene (M.,= -Ql/8) incastro. I diagrammi dei coefficienti e,., Ka sono riportati nella fig. 7.4.

- - 2(1-cos .l.)
Ma=Mtr [7.14] 7.3. Trazione e carichi trasversali.
,,..1 senA1 ;

a) Le soluzioni possono essere dedotte procedendo in modo del tutto


poi, sovrapponendo gli effetti del carico trasversale e dei momenti (/,,= analogo a quanto è stato visto per la compressione. associata a carichi tra..
=Q/3/192 EJ),
12 [ 2(1-cos .l.)'
f=ft,;;s tg.l.-.l.- sen2.l. ·
l [7.15]
sversali. Ma, quando sono noti i casi relativi a tale condizione, conviene
utilizzare le espressioni già ricavate sostituendo -P a P, -a 2 a a 2, ia ad a,
i.l. a .l., essendo i l'unità immaginaria; impiegando poi le formule di corre-
lazione tra funzioni circolari e iperboliche
Per P tendente al valore P"=4n 2EJ/1 2 (.l.=n), M. e la freccia f tendono
al valore infinito; valori approssimati della freccia e del momento si possono cos ix=cosh x , sen ix= i senh x, tg ix= i tgh X.
ottenere anche dalle formule [7.5], [7.6].
Ad esempio, per la trave appoggiata, soggetta a un carico Q concentrato
Può essere interessante a tale proposito un riferimento numerico: ad esempio nella mezzeria, dalle [7.10] si ottiene
per P=0,5 P"=2n'EJ/l' (À=nj/2/2), le [7.14], [7.15] forniscono Ql tgh .l. Ql' 3(.l.-tgh .l.)
f/ft,= 1,986, Mmax=4-.l.~' f= 48EJ .l.3 ;
[7.18]

dalle formule approssimate [7.5], [7.6] si ottiene invece e per la trave ugualmente caricata, però con le estremità impedite di ruotare,
f/ft,=M/M,,.=2, dalle [7.14], [7.15] risulta
con l'errore di 10,1% per il momento d'incastro; per diverse condizioni di carico e - Ql 2(cosh.l.-l)
uguale rapporto P/Pcr l'errore può essere sensibilmente maggiore. M.=-3 .l.senh.l. '
[7.19]
Per la trave con entrambe le estremità impedite di ruotare, soggetta . a Q/
3
12 [ 2(1-cosh .l.)'] ·
un carico distribuito uniformemente, procedendo nello stesso modo si ot- f 192EJ JF .l.-tgh .l. senh 2.l.
tiene per esempio con facilità
b) Anche nel presente caso di una trave soggetta a trazione e a carichi
M=- q/2 3(tg.l.-.l.) K1 (-ql'/12), [7.16] trasversali è applicabile il procedimento che ha ispirato le formnle appros-
12 2
.l. tg.l.
simate [7.5], [7.6], le quali diventano, dovendo cambiare segno al carico P,
e altrettanto facilmente può essere ottenuta l'espressione del momento d'in-
f,, M,,.
castro quando soltanto un'estremità sia incastrata [Mn=K2 (-q/2/8)]. Nella f p M p [7.20]
fig. 7.3 sono riportati i diagrammi che forniscono i coefficienti di amplifi- 1+-
P,,
1+-
P,,
cazione K 2 , K 1 per la trave caricata uniformemente, con una o con entrambe
le estremità incastrate. e forniscono in genere buone approssimazioni per configurazioni simmetriche;
Procedendo in modo analogo, per la trave con appoggio e incastro, sog- approssimazioni, al solito, migliori per le frecce che per i momenti.
getta a una coppia M •• si ottiene È appena il caso di notare il fatto facilmente intuibile che lo sforzo assiale
Ma Kba Ma di trazione gioca nel senso di attenuare l'inflessione che si ha per effetto dei
Mba=2 K=-2- Cba' soli carichi trasversali .
•• [7.17]
I M.Z e) I coefficienti di riduzione delle frecce f per effetto di un carico trasver-
'Pa= EJ (M.K•• -M,.K.,/2)= 4EJ Ka, sale Q concentrato in mezzeria, considerando la trave con le estremità ap-
3
168 Capitolo settimo Travi soggette a sforzo assiale 169

poggiate e incastrate, sono riportati nella fig. 7.5; la conoscenza di tale caso a) Con la formula approssimata [7.20], considerando le estremità incastrate per-
pnò risultare utile ad esempio per determinare, mediante una prova di ca- fettamente.
rico, la trazione preesistente nelle catene degli archi (es. 7.2). È opportuno Il valore teorico della freccia dovuta al solo carico Q=50 kg e il carico critico
risultano (E=2 · 10 6, J=62,88 cm4 ; si assume /=6,2 m)
notare che, se è elevata la prevalenza di P su Pc,, l'influenza dell'incastro
J,,~2Ql'/384 EJ~0,493 cm, P,,~4n'EJ/l'~ 12920 kg.
(K,,K4)
o,o - p - - - --p Utilizzando quindi il valore sperimentale /~0,236 cm della freccia (che tiene

-
_,._LS--
- ~-----
conto di P e Q insieme) si ottiene che lo sforzo assiale esistente vale
.[, _,___,-- •i(, P~( t;-1) Pa~l,089·12920~14070 kg, a(P)~914 kg/cm' ;
Q"25 ,V
V pertanto, dalla seconda delle stesse formule [7.20], si ha anche
\ I K4
y
V
~

Mmaxç;;Q//8: (l+P/P,,)~3875: 2,089~1855 kgcm,


0,5 ~ -
/

"-V quindi amax(M)~103 kg/cm' (dalla formula [7.19], essendo J.~3,28, si ottiene in-
vece Mmax=2191, con la conferma che la [7.20] non fornisce in genere approssi-
11- I/ V ------- --- I KJ! 1à mazioni molto buone per i momenti).

oB p ~ f b) Se, al posto della formula approssimata, si impiega l'espressione [7.19] della


I ----- I9l .{· r· - Fig. 7.5. - Diagrammi dei coefficienti
freccia, operando per tentativi si ricava A.=3,32, quindi P=14430 kg.

1 hPiP*(P:~2Eif,/
1,0 Q/' Ql" ) c) Qualora si considerassero le estremità articolate, si otterrebbe
o 1 2 3 w ' p;p• Ka, K4 ( fa=Ka 48EJ • J,=K. 192EJ ,

(P"~3230 kg, f,,~ 1,97 cm) P~ ( 0~;376 -1) 3230~23730 kg.


è in generale piccola sul valore della freccia: infatti, adottando la formula
[7.20], si può scrivere, per le estremità articolate e incastrate, Tale risultato conferma, anche in questo caso particolare in cui P non è forte-
mente diverso da Per. che il valore dello sforzo assiale P è influenzato molto meno
ftr,i della ftr dalle ipotizzate condizioni di vincolo.

d) Nel caso in cui si disponga, avendo rilevato le dilatazioni alle estremità per
per cui, nel caso del carico concentrato in mezzeria, essendo !tr,i= effetto di Q, del valore del momento d'incastro M,(Q), si ha

!
=!tr,a/4, Pcr,i=4 Pcr,a• si ottiene (quando, come si è detto, sia P>>Pcn ~ 8Ql' 3(7.-tgh J.) M,l' 2(cosh J.-1) .
p 384EJ l.' SEJ .!' cosh J.
quindi p-:Pl; v. fig. 7.5)
poichè l'unica incognita è A, si può ricavare questa (quindi P) per tentativi; resta
" ,. J,,,, ,. sempre significativo il confronto con i risultati relativi a condizioni di vincolo limiti.
,,-;;--~p-~Ja •
1+-
Pcr,i 7.4. Cenni bibliografici.

Esempio 7.2. La trave soggetta a carichi trasversali e a sforzo assiale si trova di solito trattata
nei testi che si occupano della stabilità dell'equilibrio. In particolare ricordiamo le
Determinazione dello sforzo esistente nella catena di un arco. s~guenti opere: H. ZIMMERMANN, Knickfestigkeit der Stabverbindungen, Ernst, Ber-
La catena di un arco di un vecchio edificio ha la luce netta di 6 m e la se-- hn, 1925. - J. RATZERSDORFER, Die Knickfestigkeit von Stiiben und Stabwerken,
zione rettangolare di 7 x 2,2 cm2 (con il lato di 7 cm in direzione verticale). Per Springer, Vienna, 1936, - L. CEsARI, F. CONFORTO, C. MINELLI, Travi continue in-
conoscere lo stato di sollecitazione, viene applicato nella mezzeria un carico concen- flesse e sollecitate assialmente, Ist. per applicaz. del calcolo, C. N. R., Roma, 1941,
trato progressivamente crescente, e per Q=50 kg si rileva la freccia di 0,236 cm; - o. BELLUZZI, Scienza delle costruzioni, Zanichelli, Bologna, cap. XIII e, 1951.
inoltre le dilatazioni sui lembi, lette in prossimità sia del centro sia delle sezioni - R. K. LIVESLEY e D. B. CHANDLER, Stability Functions /or Structural Frameworks,
estreme, risultano, a parte il segno, pressochè uguali tra loro (per cui è buono Manchester University Press, 1956. - M. PAGANO, Strutture, Liguori, Napoli,
il grado d'incastro) e gli estensimetri sulla linea media confermano pressochè nulla parte 2•, 1963 (l'effetto instabilizzante di carichi verticali nel calcolo dei telai piani).
la dilatazione (sono dati che riguardano un'effettiva prova). Deterrrùnare lo sforzo - E. GIANGRECO, Teoria e tecnica delle costruzioni, Liguori, Napoli, vol. II, cap. IV,
assiale esistente della catena. 1966. - V. FRANCIOSI, Scienza delle costruzioni, Liguori, Napoli, vol. V, 1967.
Travi su appoggi obliqui 171

sueto, di rappresentare le coppie mediante il loro asse momento, col senso


stabilito in base al senso giratorio orario; e in modo analogo verranno indi-
cate le rotazioni: così il simbolo MnA starà a significare il momento, in cor-
rispondenza della sezione A, avente n come asse; inoltre i semplici simboli
M, C indicheranno i momenti flettente e torcente. Si suppongono parallele
tra loro le linee dei due appoggi e costante la sezione della trave.

CAPITOLO VIII
TRAVE SU APPOGGI OBLIQUI

8.1. Premessa.
Fig. 8.1
Data una trave su appoggi obliqui, la rotazione di ciascuna sezione
estrema è consentita liberamente nel piano di traccia n normale alla linea di
appoggio, ed è invece impedita secondo l'altra direzione ortogonale (fìg. 8.1); 8.2. Coppie applicate alle sezioni estreme.
per cui appare subito chiaro che la soluzione della trave, anche quando essa
rignarda l'appoggio semplice, si presenta in tale caso di solito staticamente 8.2.1. Coppie M~A applicate alle sezioni estreme.
indeterminata, non essendo più libera di avvenire liberamente la rotazione a) Coppie simmetriche M,A (fig. 8.2).
secondo x; e vedremo che l'obliquità può comportare forti alterazioni dello Come è stato accennato, la reazione lungo ogni appoggio obliquo deve
stato di sollecitazione relativo all'usuale caso della linea d'appoggio ortogo- sviluppare il momento staticamente indeterminato MnA per impedire la rota-
nale all'asse. Lo studio delle travi snelle su appoggi obliqui risulta semplice zione della sezione terminale intorno all'asse n ('!'nA=O); pertanto il momento
procedendo con il metodo dei vincoli ausiliari, ossia considerando le rota~
zioni delle sezioni estreme in un primo tempo bloccate ad opera di fittizi z
vincoli e dei relativi momenti d'incastro (soluzione particolare); poi consen- MZA 2
I
tite, applicando tali momenti cambiati di segno (soluzione complementare). J iO i
Accade infatti che, quando la trave è supposta incastrata perfettamente, AI X
I
' "'-n
I'ipotesi di rotazioni nulle delle sezioni estreme intorno a z e x rende spon~ '" I
' 4
taneamente nulla anche la rotazione intorno all'asse n, per cui l'obliquità
t '
non fa risentire alcun effetto, s'intende ragionando nei termini sintetici e ;M(momjlett.)
imperfetti della conservazione delle sezioni piane: allora le conseguenze ~~--~------------
dell'obliquità si possono riportare tutte al caso semplice di trave soggetta '
soltanto a coppie estreme; caso che verrà considerato subito, anche perchè Fig. 8.2 ;C(mom torc.)
.
esso consente di risolvere facihnente le travi oblique continue. Le ipotesi
saranno al solito quelle relative ai solidi aventi prevalente sviluppo lineare; flettente e quello torcente, considerati positivi se sono concordi coi sensi
però la presenza dell'obliquità, che comporta in prossimità degli appoggi degli assi coordinati, hanno i valori costanti
Ull funzionamento fortemente bidimensionale, rende opportune alcune osser-
C=MnAsena.
vazioni su cui ci soffermeremo a conclusione del presente esame appros-
simativo, che può essere utile per disporre di risultati limiti semplici e per sag- L'equazione dei lavori virtuali, che rende esplicita la condizione di con-
giare le conseguenze derivanti dall'esistenza degli appoggi obliqui. gruenza ('!'nA=O) per tramite dell'azione ausiliaria MnA=Mnn= 1, risulta
Verrà fatto riferimento a una terna di assi cartesiani (fig. 8.1), di cui y (M'=-l·cosa, C'=l·sena)
è verticale e x coincide con l'asse della trave; di una seconda terna t- n -y,
t è diretto lungo la linea dell'appoggio. Inoltre si conviene, come di con- 0=-f;1'1 cosa dx/EJ+Jf sena dx/GJ,,
172 Capitolo ottavo Travi su appoggi obliqui 173

e da essa si ottiene, posto e) Una coppia M,A applicata alla sola sezione A (fig. 8.4).

e=EJ/GJ,, y=l +e tg'a, [8.1]

C=M,A tga/y, [8.2] /

n
X -f b
I
I
I
/B
Le rotazioni delle sezioni estreme e la freccia si hanno immediatamente
I
considerando la trave libera da vincoli, soggetta ai due momenti flettenti M
dati dalla seconda delle [8.2]

'fJ,A=-<p,s= (
1)
1-y M,A/
2EJ ,
[8.3]
Fig. 8.4
Ar u.. }' 132&

Scomponendo questa in due coppie M,A/2 simmetriche e in due ±M,A/2


b) Coppie antimetriche (fig. 8.3). antimetriche, si ottiene
È facile rendersi conto che il momento torcente nella sezione retta di
mezzeria (quindi in ogni altra sezione) è nnllo (voi I, par. 10.5); pertanto
[8.6]
l'obliquità non fa risentire effetti, e si ha
[8.4]
M,A/ ( 3 ) [8.7]
La rotazione 'Pxo della sezione di mezzeria può essere calcolata osservando q;,s=- 6EJ l - 2y '
che, se provvisoriamente non si tiene conto della presenza degli appoggi
M,Alb
MzA MzA
v1 =v,+ 24EJ ctg a,
2 [8.8]
/ I

A/ X IO /B
a)
.I
I
I
-r' I
I
I

d) Effetti di una coppia M,A, essendo l'estremità B incastrata (fig. 8.5).

b) ,/ 1*7(1 7'
X + B

Fig. 8.5

Per quanto è stato visto nel precedente paragrafo, l'equazione di con-


gruenza (q;,s=O), necessaria per calcolare l'incognita M,s staticamente in-
Fig. 8.3
determinata risulta:
obliqui, le rotazioni terminali intorno a z hanno i valori, uguali tra loro,
dati dalla [8.4], rappresentabili con i due vettori %A indicati nella fig. 8.3d;
ad esse dev'essere poi sovrapposta la rotazione di corpo rigido Txo=IJ?zA ctga,
tale che il vettore-rotazione risultante sia diretto secondo l'asse I. Quindi e da essa si ottiene
risulta y-1,5
M,Alb [8.9]
v1 = -v2 =q;,, b/2= EJ ctg a . [8.5] y-0,75 ,
12
174 Capitolo ottavo Travi su appoggi obliqui 175

M,Al ( diretta o iterativa (cap. XIII), sia quello della congruenza (cap. XIV); e
3 )
<p,A= 3EJ l-4y + M,sl
6EJ
( 3 )
l-ly . [8.10]
forse quest'ultimo in tale caso è conveniente, essendo limitato il grado di
indeterminazione statica.
Ad esempio, per e= I e a=45° (y=2),
8.3.2. Trave appoggiata: carico concentrato in un punto qualunque.
Procedendo come è stato indicato nel precedente paragrafo, si ottiene
ad esempio, per un carico concentrato in un generico punto dell'asse, di-
8.2.2. Coppie M..,A applicate alle sezioni estreme (fig. 8.6).
stante a, b dai punti estremi,

Pab'
1
[ Pab
2

1
(
MA=--1-,- (l' fase)+ - -,- 1-2y - --,- y
2
I ) Pa'b I l (2' fase)=
Fig. 8.6 [8.13]
Pab 1
=--1-2y'
Procedendo in modo del tutto analogo a quello visto precedentemente,
si trova
e tga etga
[8.11]
[8.14]
M n A=-MA M=MxA---,
x ycosa ' y Se il carico è eccentrico, per la trave provvisoriamente incastrata debbono
;enir calcolati anche i momenti torcenti MxA' MxB; è facile poi completare
M,Al e tga
%A=-<p,B= 2EJ _y__ . [8.12] il calcolo, quando vengono applicati cambiati di segno, avendo nota la solu-
zione del par. 8.2.2.
Gli effetti delle due coppie MxA possono venire anche determinati, con
riferimento ai relativi vettori, scomponendo questi secondo le direzioni n 8.3.3. Carico ripartito uniformemente.
(tali momenti non danno conseguenze) e z (M,A=MxA · ctg a); e utilizzando
quindi i risultati del par. 8.2.1 a. a) Entrambe le estremità sono appoggiate.
Procedendo come è stato indicato nel precedente paragrafo, si ottiene
ad esempio
8.3. Trave appoggiata soggetta a carichi.
ql'
MA=Ms=-'-u (!' fase)+
8.3.1. La soluzione ottenuta considerando in una prima fase del calcolo la

(i-+) (2' fase, con due coppie simm.)=- i~ 7,


[8.15]
+i~
trave con le estremità incastrate.
Secondo quanto è stato accennato nella premessa, lo studio della trave
su appoggi obliqui è immediato seguendo il procedimento dei vincoli ausi-
liari: quindi alla situazione particolare della trave incastrata in entrambe le ql' ql' ( 1 -1-) ,
M, (nella mezzeria)=+-+- C= q/ tga'
2

sezioni estreme e soggetta ai carichi, per la quale, nell'ambito delle consuete 24 12 y [8.16]
12 y
ipotesi, l'obliquità non produce alcun effetto, occorre aggiungere quella
conseguente ai soli momenti d'incastro cambiati di segno, che è nota per 4
1
2 2

quanto è stato precedentemente visto. In particolare le rotazioni terminali


q/ q/
v,= 384EJ (!' fase)+Ll 8EJ
(
1-yI ) (2' fase)=
sono dovute soltanto a quest'ultima fase; e se una sola estremità è appog- [8.17]
giata, la soluzione complementare correttiva riguarda la trave con incastro
e appoggio (par. 8.2.ld), quivi soggetta, al solito, al momento calcolato nella
prima fase, cambiato di segno.
La soluzione della trave continua su appoggi obliqui è semplice, perchè
nella sostanza nulla cambia applicando sia il metodo dell'equilibrio per via [8.18]
176 Capitolo ottavo Travi su appoggi obliqui 177

b) Un'estremità appoggiata, l'altra incastrata. Per la stessa struttura, considerata con1e trave e con1e piastra, calcolare anche
Ad esempio, utilizzando il caso risolto nel par. 8.2.ld, il momento per la linea d'influenza dello spostamento nel centro.
la sezione B d'incastro vale
a) Carico uniformemente ripartito.
[8.19] Per tale condizione di carico, il calcolo c9rne trave è stato indicato nel par. 8.3.3:
supponendo lo spessore s piccolo rispetto alla larghezza b, risulta Jt~bs 3/3, quindi
(v= 1/6), G=E/2(H->), e=EJ/GJ,=0,5833. Per effettuare i confronti, si considerano
i valori medi dei momenti nella sezione di mezzeria, ossia m=Mnctt.fb, nitore.=
8.4. Osservazioni sull'attendibilità delle formule ottenute. =C/b(p=q/b). Per a=60°, ad es., risulta y=2,75; quindi, dalle [8.16], M,=0,0947 ql',
C=0,0525 ql'.
Può essere opportuno ricordare le semplificazioni introdotte, per rendersi
meglio conto dell'attendibilità delle varie formule precedentemente ricavate.
a=90°) : v,=0,01302 pbl'/EJ, mx=0,1250 pl2 ,
/, al
'
'' X -P '' a=60°) come trave : v,=0,00923 pbl'/EJ, mx=0,0947 pi', mtorc.=0,0525,
' ,!
, I >) ) come piastra (b/1=1/3): v,~0,00859 » , m,=0,0884 >), 111torc. =0,0321
/a ) )) » (b/I~ 1/2): v,=0,00819 mx=0,0845 >),
' !I >) mtorc. =0,0349
l ) >) (b/1=2/3): v,=0,00785 >) mx=0,0808 >), n1torc.=0,0368

a=45°) come trave : v,=0,00658 pbl'/EJ, mx=0,0724 plz, lntorc. =0,0526 .J


l) ) come piastra (b/1=1/3): v,=0,00484 » , mx=0,0556 i> , mtorc. =0,0359
)) ) » » (b/1=1/2): v,~0,00421 m,=0,0464 » , mtorc. =0,0377
» ) » (b/1=2/3): v,=0,00377 » tnx=0,0399 1> , ffltorc. =0,0357

b) Linea d'influenza dello spostamento nel centro.


I dati sono uguali a quelli riportati nel punto a). La linea d'influenza dello
Fig. 8.7. - Linee d'influenza dello spostamento v in O: Vi (come trave); v1 (come lastra). spost~mento nel _centro ~ella soletta coincide con il ~agramma degli spostamenti
dovuti a un carico apphcato nel centro. Effettuando Il calcolo come trave, si ot-
Al solito la struttura dev'essere snella, per poter ragionare in termini di carat- tiene il seguente valore dello spostamento nel centro (relaz. 8.3)
teristiche di sollecitazione; e sussiste anche la circostanza che, per i tratti
estremi della trave, risultano malamente definibili l'andamento dell'asse e la 2PI' .
v,= 384EJ (trave mc.)+
(PI) I' (l--y1) = 3848
8 8EJ PI' (
EJ l - 4y ;
3)
connessa entità delle sezioni rette. Quindi lo stato di sollecitazione è in genere
attendibile al di fuori di tali tratti, tanto meno estesi, rispetto alla luce, quanto quindi per a=60° (y=2,75) e a=45° (y=l,583) il coefficiente di riduzione (l-3/4y)
più b è piccolo rispetto ad essa ed è minore il grado di obliquità della trave. del valore della freccia per a=90° (8 Pl'/384EJ) acquista i valori 0,727; 0,526.
A tale riguardo si troveranno sviluppati, nell'es. 8.1, confronti tra i risul- Le linee d'influenza si ottengono sovrapponendo gli effetti del carico in mez-
tati ottenuti considerando, con il procedimento illustrato, la struttura come zeria e delle coppie (fìg. 8. 7); nella stessa figura sono riportati gli andamenti per
la piastra obliqua e per b/l=l/3 (v. bibl.). Ad esempio, le ordinate massime, a meno
trave, poi anche come piastra obliqua, utilizzando per il calcolo di questa di Pl'/48EJ, valgono:
i numerosi casi già risolti (v. bibl.). Un sintetico giudizio indicativo può
scaturire dall'esame delle varie linee d'influenza dello spostamento del cen- per a=60°) 0,727 (calcolo come trave),
0,687 (calcolo come piastra, b/I= 1/3) ;
tro O riportate nella fig. 8.7 e commentate nello stesso esempio.
per a=45°) 0,526 (calcolo come trave),
Esempio 8.1. 0,400 (calcolo come piastra, b/I= 1/3).
Un ponte è realizzato con una soletta di calcestruzzo armato (v= 1/6) su
appoggi obliqui. Calcolare le sollecitazioni e lo spostamento nel centro per. effett~ 8.5. Cenni bibliografici.
di un carico uniformemente ripartito, ponendo a=60° e a=45°; confron!are 1 valori
che· si ottengono considerando il ponte come trave o come lastra, e In quest'ul- Per il calcolo della trave ad asse rettilineo su appoggi obliqui si veda J. CoURBON,
timo caso per vari valori del rapporto b/a. Résistance des matériaux, Dunod, Paris, vol. Il, cap. VIII, 1971; la trave ad arco è
12 - POZZATI, Il-1.
178 Capitolo ottavo

stata studiata da C. CEccou-M. MERLI, «Volta parabolica con appoggi obliqui


rispetto ali 'asse l}, Inarcos, Bologna, n. 3, 1974.
La bibliografia riguardante la lastra obliqua è molto estesa e interessa poco il
presente paragrafo, dedicato al semplice calcolo come trave. Ricordiamo tuttavia
in particolare, essendo stata utilizzata per i confronti numerici, l'opera di J. BALAS-
A. HANUSKA, Inftuence surfaces far skew plates, Slovenskej Akadémie, Bratislava,
1964, nella quale si trovano accuratamente calcolate le superfici d'influenza degli
spostamenti e dei momenti più significativi per vari valori di a e del rapporto bjl. CAPITOLO IX
TRAVI «MISTE» DI ACCIAIO E CALCESTRUZZO

9.1. Premessa e richiami.


Pensiamo di dover determinare lo stato di tensione di una trave costi-
tuita da un profilato metallico e da una soletta di calcestruzzo (fig. 9.1)
collegate tra loro tanto saldamente da poter supporre che la legge della con-
servazione delle sezioni piane sia soddisfacentemente verificata. Deriva da
ciò che, se s1 ed s2 sono le dilatazioni in due punti distanti y 1 , y, dall'asse
neutro, e se tali due punti giacciono l'uno sulla sezione metallica l'altro su
quella di calcestruzzo, si può scrivere, ammettendo la validità della legge
di Hooke:
(a./E.) (a,/E,)
Y1 Y2
con n=E./E" ma col valore del modulo di elasticità E, del calcestruzzo non
facilmente definibile, perchè esso risente, come accenneremo, di numerose
circostanze.

I'
G 1y
q,
z 1
d

l
a)
Fig. 9.1

Si ritrova quindi che, salvo la presenza del coefficiente n, vale ancora


la relazione per i corpi omogenei, per cni è possibile adottare tutti i risultati
della teoria ad essi relativa: è necessaria la sola avvertenza di fare riferimento
a una sezione ideale comprendente l'area di calcestruzzo effettiva e quella
metallica amplificata secondo il coefficiente n (oppure, ed è la stessa cosa,
la sezione comprendente l'area metallica effettiva e quella di calcestruzzo
ridotta secondo il rapporto n); e ciò vale ovviamente qualunque sia l'azione
180 Capitolo nono Travi <l miste» 181

interna che provoca lo stato di dilatazione, ossia tanto per lo sforzo assiale, dipendendo esso non soltanto dalla qualità del calcestruzzo, dalla sua età
quanto per la flessione semplice o composta. e dall'ambiente in cui avvengono Ia presa e l'indurimento, ma anche, e forte~
È chiaro che le ipotesi e le proprietà dianzi richiamate sono precisamente mente, dalla durata di applicazione dei carichi e dal numero delle loro ripe-
quelle poste alla base dello studio delle travi di calcestruzzo armato; quindi tizioni. Quindi, anche dando per buona l'ipotesi dell'elasticità lineare,
non ci staremo a dilungare, se non per quel tanto che più particolarmente che invece sappian10 essere malamente verificata, resta l'influenza del
interessa le sezioni in cui la parte inetallica, che sopperisce alla carente resi- fluage del calcestruzzo, ossia dell'accrescimento spontaneo della sua defor-
stenza a trazione del calcestruzzo, è costituita, invece che da barre, da un mazione sotto carico. Accontentandosi di esaminare le cose nelle grandi
profilato o da una trave composta di acciaio (fig. 9.1). linee, ossia dell'ordine di grandezza dei risultati, si può assumere, quando
Principalmente per le travi miste di acciaio e calcestruzzo, le deforma- i carichi siano applicati per breve tempo, il valore del modulo di elasticità
zioni lente derivanti dalla viscosità e dal ritiro di quest'ultimo mettono in per compressione (9.l):
gioco delicate questioni per l'evoluzione del valore del rapporto n dei moduli E/ (istantaneo)=2!000 VR,,' (kg/cm 2) , [9.5]
di elasticità; e poichè tali questioni potranno essere in seguito soltanto
accennate a causa del loro carattere specialistico, in merito ad esse si troverà
essendo R,' la resistenza (in kg/cm 2) del calcestruzzo a compressione, ovvia-
riportata una bibliografia abbastanza estesa (saranno trattate in generale nel
mente al tempo in cui comincia ad essere soggetto allo stato di tensione;
cap. I del voi. II parte 2") ..
per i carichi permanenti si può adottare:

9.2. Sezione soggetta a momento flettente. E,' (permanente);;;E,' (istantaneo)/3. [9.6]

Ad esempio, per R/=400 kg/cm 2 si ha E/ (istantaneo)=420000 e


a) Sezione di acciaio e calcestruzzo.
E/ (permanente);;; 140000 kg/cm 2, quindi i due corrispondenti valori, in
Se ammettiamo, come di solito si ha per sezioni comprendenti profilati cifra tonda, n ~ 5 e n ~ 15; valori che, conviene ripeterlo ancora una volta,
metallici, che l'asse neutro si trovi al di sotto della soletta di calcestruzzo, sono da considerare soltanto indicativi.
e che quindi questa risulti interamente compressa dal momento flettente che A tale proposito può essere opportuno tener presente che, a parte altre
supponiamo positivo, le distanze del baricentro G della sezione complessiva incertezze, introdurre nella valutazione di quantità dipendenti dalla deforma-
(di area A) dai baricentri Ga, G, delle sezioni d'acciaio (A,) e di calce- zione viscosa l'ipotesi di un fittizio comportamento elastico lineare, e ispirare
struzzo (A,) valgono (fig. 9.1): a tale assunzione ad esempio il calcolo delle azioni staticamente indeter-
minate, anche se sul piano della concretezza consente utili risultati, in ef-
[9.1] fetti maschera l'essenza dello stesso fenomeno, che al contrario ha nella
con: deformazione differita una componente pressochè irreversibile, di natura
[9.2] tutt'altro che elastica e lineare.

essendo E, il modulo di elasticità del calcestruzzo.


Ricordando allora la teoria della flessione semplice per sezioni omogenee, b) Sezione di calcestruzzo preco1npresso e ordinario.
l'asse neutro passa per G, e le tensioni in corrispondenza di un generico
punto della sezione di calcestruzzo e metallica risultano: Nulla sostanzialmente cambia rispetto al caso precedente della sezione
mista di acciaio e calcestruzzo, per cui valgono le formule ad esso relative.
<5a=nMy/J, [9.3] Si modifica ovviamente il valore del coefficiente n che, corrispondendo al
rapporto dei valori medi dei moduli relativi al calcestruzzo precompresso
ove y è la distanza del punto in cui si calcola la tensione dall'asse neutro, e ordinario, spesso si assume prossimo a 1,4. Ed è prevedibile che un tale
J il momento d'inerzia della sezione ideale trasformata tutta in calcestruzzo: valore abbia piccola ripercussione sul diagramma delle tensioni, avendo
[9.4] presente quel che accade per le sezioni comprendenti acciaio e calcestruzzo
(v. es. 9.1).
Pertanto la posizione del baricentro della sezione omogeneizzata (quindi
anche lo stato di tensione e di deformazione) dipende dal coefficiente n il
cui valore, come abbiamo già accennato, è purtroppo tutt'altro che certo, <9 .ll Secondo le Raccon1andazioni del C.E.B. (Bulletin n. 84, maggio 1972).
182 Capitolo nono Travi «miste» 183

9.3. Sezione soggetta a sforzo tagliante. Notiamo infine che le tensioni tangenziali sono in genere debolmente
influenzate dal valore di n (fig. 9.3c).
Come è noto, la formula di Jourawsky che consente di ricavare la ten-
sione tangenziale è:
9.4. Tensioni conseguenti al ritiro del calcestrnzzo.
[9.7]
Supponiamo la trave, avente sezione mista, appoggiata. Se, considerato
un suo elemento lungo dx= l, si pensa di praticare un taglio che divida il
e tale espressione, essendo dedotta da una condizione di equilibrio alla tra- profilato dalla soletta di calcestruzzo, quest'ultima per effetto del ritiro su-
slazione nella quale interviene il differenziale delle tensioni normali a eredita
bisce l'accorciamento sr per cui, risultando non rispettata la congruenza
le ipotesi e le conseguenti limitazioni che vengono introdotte per 'ricavare
interna, è inevitabile l'instaurarsi di autotensioni che, se si ammettono an-
le stesse tensioni normali. In essa 7: è il valor medio delle tensioni tangen-
cora le consuete ipotesi, e in p~rticolare la conservazione delle sezioni piane,
ziali 7:xy su tutti i punti della generica fibra trasversale i parallela all'asse possono essere calcolate semplrcemente.
neutro, b è la larghezza della sezione in corrispondenza della stessa fibra,
A~e~d~ praticato il taglio di cui dianzi si è detto, pensiamo dapprima,
J il momento d'inerzia rispetto all'asse neutro della sezione ideale reagente,
per npnstmare la congruenza, di applicare uno sforzo normale N 1 alla sola
S* il momento statico, rispetto allo stesso asse neutro, dell'area che pre- soletta (fig. 9.lb); se E, è il modulo di elasticità del calcestruzzo, il cui valore
cede (o di quella che segue) la medesima fibra; ed è chiaro che occorre molti- come si è detto è influenzato da numerose circostanze (si veda in proposito
plicare per il coefficiente n le aree metalliche presenti nelle espressioni di S* anche la nota 9.4) risulta:
e di J. Il valore massimo della tensione tangenziale si ha dunque in corri-
spondenza della corda per la quale è massimo il rapporto S* /b. Quindi, se, [9.10]
come di solito avviene, l'asse neutro interseca l'anima della trave metallica
di spessore sa, si ha: Si avrebbe tale stato di tensione se la trave fosse perfettamente inca-
strata alle estremità: gli incastri ovviamente fornirebbero lo sforzo N 1 di
[9.8] trazione, e la trave non manifesterebbe alcun palese movimento; ma gli in-
castri non esistono, quindi si deve applicare lo sforzo N 1 cambiato di segno
poichè si ha S*max=S. * quando la fibra i coincide con n, e J/Sn * corrisponde ad entrambi gli estremi, dando cosi luogo a un diagramma dei momenti
d'altronde al braccio h, della coppia interna. Spesso, in pratica, lo sforzo di costante. Pertanto, in quest'ultima fase del calcolo, l'intera sezione della
taglio è assorbito pressochè interamente dall'anima (di altezza ha) della ner- trave (di area A e momento d'inerzia J) si trova soggetta allo sforzo assiale N 1
vatura metallica; e lungo l'anima, se le ali sono consistenti rispetto ad essa, e al momento N 1 d, (fig. 9.lc). In corrispondenza dell'asse neutro deve es-
varia poco s. *, quindi anche la 7: (fig. 9.3.c). Pertanto è lecito porre: sere nulla la tensione quindi, se si indica con YG la sua distanza dal bari-
centro, si può scrivere:
t'max~'fmedia (anima trave)=T/hasa. [9.8]
o,
Inoltre, se si pratica un taglio verticale della soletta di calcestruzzo di
da cui:
spessore s" a filo con l'ala della trave metallica, la tensione tangenziale oriz-
zontale risulta dalla stessa formula [9.7] e vale: [9.11]
ove [rei. 9.4] :
[9.9]
J=J,+A,d/+n (J.+Aada'), [9.12]
essendo S* il momento statico dell'area indicata con tratteggio nella fig. 9.la.
Lo sforzo di scorrimento unitario tra la parte metallica e quella di calce- n=Ea/E,. [9.13]
struzzo vale F 1 =7:1 b,, essendo 7:1 il valore della tensione tangenziale all'estra- Se si indica con:
dosso dell'ala superiore del profilato e b1 la larghezza della stessa ala.
Lo sforzo di scorrimento F,, che per tramite della 7:1 dipende dal taglio, deve [9.14]
essere fronteggiato con adeguata armatura (fig. 9.4); esso acquista in genere
i valori massimi nei tratti estremi della trave, dove agisce anche l'influenza la tensione media in corrispoudenza del baricentro G della sezione totale
del ritiro del calcestruzzo (par. 9.4). (che certamente cade nella parte metallica), in due generici punti apparte-
184 Capitolo nono Travi « miste » 185
nenti rispettivamente alle sezioni metallica e di calcestruzzo si ha, tenendo (di trazione) o all'altra (di compressione) e valere quindi (per la 9.15):
conto della tensione applicata alla soletta nella prima fase del calcolo e
pensando il calcestruzzo non fessurato: f <la
F=J<1• · dA= ~s., [9.16]
Aa Yc
[9 .15]
essendo Sa il momento statico, dell'area dell'acciaio rispetto all'asse neutro
(v. fig. 9.ld).
essendo, come si è detto, Y la distanza dall'asse neutro. È appena il caso di osservare che si è fatto riferimento a una trave ap-
Per quanto riguarda il valore del modulo E, di elasticità del calcestruzzo, poggiata, ma nulla sostanzialmente cambia, per quanto riguarda lo stato
si deve in particolare tener conto che, relativamente al ritiro, si ha a che di tensione, se la trave, anzichè appoggiata, è a sbalzo.
fare con uno stato di tensione per1nanente.

9.5. Deformazioni.
Il calcolo di un generico movimento di una qualunque sezione può essere
effettuato facilmente impiegando il principio dei lavori virtuali, e conside-
rando quindi, come sistema di forze equilibrato, l'azione unitaria (con il
suo corredo di conseguenze) correlativa al movimento incognito.
Per le travi a sezione mista isostatiche, venendo i calcoli spesso ricon-
dotti agli schemi semplificati precedentemente detti, il momento d'inerzia J
dev'essere determinato cercando di attribuire al coefficiente n il valore ade-
guato alle varie circostanze alle quali si è fatto ripetutamente cenno. Poichè
si tratta di calcolare le deformazioni, occorre considerare reagente l'intera
sezione, anche quando la soletta di calcestruzzo armato risulta moderata-
mente tesa ed è pressochè inevitabile la formazione di fessure capillari: in
Fig. 9.2 tale caso si adotta, s'intende, nt=Ea/Ect al posto di n=Ea/Ec', essendo Ec'
ed E" i valori dei moduli di elasticità del calcestruzzo compresso e teso;
ed è chiaro che la presenza cli nna permanente e sensibile tensione di tra-
zione comporta in genere, con armature ben proporzionate e distribuite,
Il diagramma delle tensioni è indicato nella fìg. 9.ld; ad esso evidente- diffuse microfessure, delle quali si può in qualche modo tener conto adot-
mente non corrisponde alcuna caratteristica di sollecitazione, essendo il tando per n, un limitato valore (si veda la nota 9.4).
risultato di due sforzi N1 uguali e contrari; inoltre la congruenza è certa- In particolare notiamo che, in conseguenza del ritiro del calcestruzzo,
mente soddisfatta, poichè cosi avviene in entrambe le due fasi del calcolo. per una trave prismatica, ad esempio semplicemente appoggiata, la rota-
Infine può essere opportuno osservare che la soluzione ottenuta comporta zione delle sezioni estreme e la freccia valgono (ammesso che E, possa es-
la presenza delle tensioni [9.15] anche alle estremità della trave, per cui, sere ritenuto costante):
avendo supposto questa appoggiata, occorre annullarle, ossia applicarle alle <p=Ml/2E,J, [a]
sezioni estreme cambiate di segno (fig. 9.2). Però non corrispondendo ad
esse alcuna caratteristica ,di sollecitazione, come è stato dianzi ricordato, con M=N1d, (rei. 9.10); e relativamente al valore da attribuire al modulo
i loro effetti non si fan risentire oltre i tratti terminali lunghi quanto la mag- di elasticità E, del calcestruzzo, occorre fare riferimento all'entità della ten-
gior dimensione della sezione della trave, per cui sulla sezione B-B1 (fìg. 9.2), sione alla quale la soletta è sottoposta a causa sia del ritiro, sia dei carichi
le tensioni possono essere ritenute smorzate, beninteso per effetto delle azioni pern1anenti.
applicate alle sezioni estreme nella situazione correttiva considerata per Per il calcolo delle incognite staticamente indeterminate si ha anche la
rispettare le condizioni ai limiti. In detti tratti ha particolare importanza complicazione di non conoscere a priori quale sia l'ampiezza dei tratti aventi
Io sforzo longitudinale di scorrimento tra calcestruzzo e acciaio che, per la soletta tesa o compressa e quale sia quindi il momento d'inerzia da attri-
l'equilibrio alla traslazione di ciascun tronco terminale di nervatura o di buire ad essi. In genere conviene procedere iterativamente, considerando
soletta, deve eguagliare il complessivo sforzo normale applicato all'una dapprima costante il rapporto n dei moduli d'elasticità; poi, determinati
186 Capitolo nono Travi «miste» 187
i tratti soggetti a momento negativo, si ripete il calcolo del diagramma dei Il diagramma a per n~15 e n~5 è riportato nella fig. 9.3b: dal valore di n è
momenti tenendo conto questa volta della variazione del momento d'inerzia maggiormente influenzato il valore massimo della tensione del calcestruzzo (passa
e determinando un nuovo valore della lunghezza degli stessi tratti. E cosi da 7,1 a 9,2 kg/cm') che quello dell'acciaio (da 165 a 154).
si prosegue;: in genere la convergenza è rapida e non conviene, per le nume- b) Tensioni tangenziali conseguenti a T ~ 100 t.
rose incertezze, affinare molto i risultati. Si riportano in vari punti della sezione i valori deile tensioni per n= 15, indi-
cando tra parentesi queIIi per n=5:
Esempio 9.1.
•(all'intradosso dell'ala metallica super.)~383 kg/cm' (392),
Per la trave avente la sezione mista acciaio-calcestruzzo indicata nella fig. 9.3 cal-
colare i diagrammi delle tensioni per effetto del momento M= 100 tm, del taglio •max~392 (392),
T~ 100 t e del ritiro.
• (ali 'estradosso dell'ala infer.)~ 300 (282) ;

r'"
la tensione tangenziale media per la sola anima vale

20·3,2 n=(/ •m~431 kg/cm'.


183 a) b)/ Le tensioni tangenziali sono poco influenzate dal coefficiente n (fìg. 9.3c).
/ / " n=15 All'estradosso dell'ala superiore del profilato (dove l'acciaio è a contatto col

1 145
1 <{;=r
T

'=P134·2)
kg/cm'
50 o o 100
kg/cm'
300 100
kg/cm'
300
calcestruzzo) si hanno le tensioni tangenziali e i conseguenti sforzi di scorrimento:
per n~ 15) •~ 13,8, F~552 kg/cm,
per n~5) T=15,6, F~624;
cr(M=100tm) 7:( T=10ot) cr(ritiro cak.)
Fig. 9.3 agli sforzi di scorrimento (compresi quelli dovuti al ritiro) debbono resistere ade-
guate armature (fig. 9.4).
a) Tensioni normali conseguenti a M= 100 tm.
Per la sola tra ve metallica si ha
Aa=655 cm 2 , Ja=229 · 104 cm4 , da'=54 cm.
Per la trave intera, considerando n= 15 e la sezione ideale omogeneizzata (ri-
dotta tutta a calcestruzzo) <11 •2>
A~450 · 20+n · 655~ 18.825 cm' ;
dG' =distanza del barie. dal lembo infer. = 111 cm ,

J~[450 · 203/12+9000 · 62'] (cale.)+


Fig. 9.4
+n [229 · 10'+655 (111-54)'] (acciaio)~ 10.117 · 10' cm',
aa (lembo infer.)~n · 100 · 105 • 111/10.117 · 10'~164,6 kg/cm',
e) Tensioni conseguenti al ritiro del calcestruzzo.
a,ai,. (lembo super.)~-100 · 10 5 • 72/10.117 · 10'~-7,1 kg/cm'. Si assume, a titolo esemplificativo,
e,=30 · lQ-5 ( 9•3), E,1 =100.000 kg/cm' (M),
(9.2) Ovviamente il risultato non cambia considerando la fittizia sezione omogenea di
calcestruzzo o di acciaio: nel primo caso si ha: 9 3
< • l Il ritiro si aggira sul valore 40 · 10-5 ; ma si può assumere un valore ridotto per
a~=My/Jc, a,.=nMy/Jc ; [a] tener conto che una parte del ritiro avviene quando il calcestruzzo possiede un limitato
nel secondo: grado d'indurimento.
9 4
I C • > La trazione del calcestruzzo provocata dal ritiro può prevalere o no rispetto a
a,.=My/Ja, a,~ - (My/J,) , [b]
n un precedente stato di compressione: nel secondo caso (pensando la trave appoggiata
una parte dei carichi permanenti in generale agisce sulla sezione completa) la trazione pro~
con n=E,,/Ec; e le tensioni ottenute nel secondo sono identiche a quelle del primo, essendo voca una decompressione, e il modulo di elasticità è quindi praticamente quello all'origine
J,,=Jcfn, del diagramma a-e (ma, essendo le azioni di lunga durata, dev'essere poi ridotto, secondo
188 Capitolo nono Travi « miste )) 189

riportando tra parentesi, per utili confronti, anche i risultati relativi a Ect= lata dai valori dei rispettivi moduli di elasticità e dalla deformazione a lenta evolu~
=50.000 kg/cm'. zione propria del calcestruzzo.
Per la sezione omogeneizzata (ridotta tutta a calcestruzzo): Si comprende quindi che il comportamento delle strutture «miste)), cosi come
è stato trattato nel precedente paragrafo, schematizza rozzamente un fenomeno
A.=655 cm', A,=450 · 20=9000, A=9000+20 · 655=22.100 cm' (35.200),
complesso che è già stato oggetto di estese indagini teoriche e sperimentali.
d=119 cm, a. (rei. 9.1)=48,5 (30,4)' d,=70,5 cm (88,6),
b) Le strutture «miste)> e le questioni ad esse relative sono state particolar-
J=(450 · 20'/12+9000 · 70,5 2) (calc.)+20 (229 · 10 4 +655 · 48,5') (acciaio)= mente trattate nelle seguenti opere: E. M6RSCH, Statik der GewOlbe und Rahmen,
Stuttgart, Wittwer, 1947, parte A, p. 442. - K. SATTLER, Theorie der Verbund-
= 121,6 · 10' cm' (186,8 · 10'), konstruktionen, Ernst, Berlin, 1953. - F. SCHLEICHER, Taschenbuch fiir Bauinge-
nieure, cap. «Stahlbau », p. 715, Springer, Berlin, 1955 (con ampia bibliografia). -
]G (rei. 9.11)=78 cm (59,9), aG(rel. 9.14)=-244 kg/cm' (-153), I. M. VIEST, R. S. FoUNTAIN, R. C. SINGLETON, Composite Construction in Steel
244 and Concrete for Bridges and Buildings, McGraw-Hill, New York, 1958. - B. FRITZ,
a. (lembo infer.; rei. 9.15)=73 24,5=77 (63), Verbundtrllger, Springer, Berlin, 1961. - H. WIPPEL, Berechnung von Verbund-
konstruktionen aus Stahl u. Beton, Springer, 1963. - I. M. VIEST, «Composite
244 Construction l>, cap. XIV del Structural Engineering Handbook, ed. da E. e C. Gaylord,
a. (lembo super.)=-
78 · 120,5=-377 (-308), McGraw-Hill, New York, 1968 (un breve par. anche sul calcolo limite). - S. I. Co-
LOMBINI, Le strutture miste acciaio-calcestruzzo, Roma, Cavalletto, 1975.
a"'1,, (lembo super.; rei. 9.15)=30 (1-0,827)=5,2 kg/cm' (4,9).
e) Tra le numerose memorie ricordiamo per il loro particolare interesse: F. STt.iSSI,
Lo sforzo di scorrimento (rei. 9.16): « Profiltriiger, kombiniert mit Beton, auf Biegung beansprucht » (esperienze), IVBH,
s.=655 (54-24,5)=19.320 cm'' Kongress Paris, 1932. - H. WoLF, « Stahlskelett u. Eisenbeton als kombinierte
Bauweise », Beton u. Eisen, 1932. - M. L. BAES, « Poutrelles métalliques enrobées l>,
F=244 · 19.320/78=60,4 t (49,4). Ossature metallique, Bruxelles, 1933. - H. MEIER-LEIBNITZ, << Versuche iiber das
Zusammenwirken von I Triigern mit Eisenbetondecken )}, Bautechnik, 1941, p. 265.
- A. ALBRECHT, « Der Verbundtriiger », Sch-weiz. Bauzeitung, 1945, nn. 2, 4 (esper.
9.6. Bibliografia. statiche e dinamiche in laboratori Svizzeri e di altri Paesi su travi «miste l>, con
particolare riferimento a diversi tipi di collegamenti; citati i primi lavori su travi
a) Il calcestruzzo quando viene sottop~sto a _uno stato di tensione, prolu;ngato «miste»). - H. FROHLICH, « Einfluss des Kriechens auf Verbundtriiger 1>, Bauing.,
nel tempo, manifesta, dopo una deformaz~one «1stant_anea » (pressoche ela~tica s_e 1949, p. 300; 1950, p. 80 (« Theorie der Stahlverbund-Tragwerke »; confronto dei
la tensione ha valore moderato), un ulteriore accresc1mento spontaneo de1 moVI- calcoli eseguiti con vari metodi su 3 diversi tipi di sezione; cenno allo stato limite). -
menti: tale deformazione, detta «viscosa», tanto più sensibile quanto più il calce: F. DrsCIDNGER, << Stahlbrilcken im Verbund mit Stahlbetondruclcplatten ... l), Bauing.,
struzzo è giovane, ossia di recente costituzione, raggiunge valor~ che normalmente s1 1949, p. 321. - W. KLINGENBERG, « Schubsicherungen », Bauingenieure, 1950, p. 77,
aggirano sul doppio di quello istantaneo, con _andan:ento assa.1 lent~, ave?te carat: [analisi critica di vari tipi di collegamenti (« connectors )) in inglese), con riferimento
tere asintotico, simile al decorso del ritiro. L'1mped1mento dei. mov1ment1 naturah anche a risultati sperimentali eseguiti in America (Proc. ASCE, 74, 1948, p. 287)
conseguenti in un corpo alla viscosità e al ritiro dà lu~go ovviamente a uno s~a~o e in Svizzera (Schweiz. Bauz. 125, 1945, nn. 2-4; cit. in seguito). Il fascic, 3 dell'an-
di tensione: così accade, ad esempio, per le strutture in conglomerato cement1z10 nata 1950 della rivista Bauingenieur è dedicato al convegno sulle «Stahlverbund-
armato o precompresso, e segnatamente per quelle ~ette «com~os~e », o anche Bauweise i> tenutosi nel dicembre 1949 in Hannover; il fascicolo si conclude con
«miste» («Verbundtriiger)} in lingua tedesca, « Compos.1te ~eams » 1n 1ngle:se) com- varie relazioni su ponti realizzati]. - K. ZENDLER, «Beitrag zur Entwicklungsge-
prendenti una soletta di calcestruzzo, ad armatura ord1n~r1a o pr~tesa, sol~dale con schichte der Verbund-Trligerdecke », Bauing., 1950, p. 88 (dedicato alle coperture;
una trave metallica; ed è ovvio che, per la n~tura. stat1cai_nent~ 1ndet~rt?1~ata del esiti di prove su modelli). - B. FRITZ, « Vorschliige fiir die Berechnung durchlau~
problema, la collaborazione delle parti costituite dai due diversi mater1ah sta rego- fender Triiger in Verbund-Bauweise )}, Bauing., 1950, p. 271. - F. LEONHARDT,
«Gedanken zur Baulichen Durchbildung von Durchlauftriigern in Verbund-Bau-
weise », Bauing., 1950, p. 284. - D. FucHs, « Versuche mit Spannbeton Verbund-
quanto è stato accennato nel par. 9.2a). Nel primo caso le cose sono più incerte: la resi- triigern l), Bauing., 1950, p. 289 (prove spinte a rottura su un modello con soletta
stenza a trazione del calcestruzzo può essere calcolata con la formula Rc1;;;8+0,06 R/ precompressa). - O. GRAF, « Versuche iiber den Verschiebewiderstand von Diibeln
(in kg/cm 2, indicando con R/ la resistenza a compressione; "."· bolle~tino ~it. nella nota 9.1, filr Verbundtrliger », Bauing., 1950, p. 297 (prove su modelli per saggiare il compor-
p, 77); per il modulo di elasticità E01 del calcestruzzo teso si ve~a 11 cap1t<;ilo.I del vol. II, tamento di vari tipi di collegamento). - R. BusEMANN, «Kriechberechnung von Ver-
parte 2a. Relativamente al calcolo delle deformazioni di elei;t1-e~t1 st~utturah d~ calcestr.uzzo bundtriigern unter Benutzung von zwei Kriechfasern l), Bauing., 1950, p. 418. -
permanentemente e sensibilmente tesi (par. 9.5), o delle azioni stati~mente. 1n~etenmnate G. KRALL, «Armature metalliche, centine per ponti in c. a. e nuovi metodi d'im-
dipendenti da tali deformazioni, si è soliti adottare un valore ~asso (a titolo d1 one~tam~nto
Ec =50.000 kg/cm 11) per tener conto in modo approssimativo ~ella ~rest:nza d1 m1c:o- piego informati alla viscosità dei calcestruzzi », Ingegneria ferroviaria, Roma, maggio
fe~surazioni, la cui entità è fortemente condizionata dal tempo d1 applicazione del ~anco 1950. - W. KLlNGENBERG, « Verbundbauweise im Strassenbriickenbau gegenwiir-
e dalla tensione delle barre di acciaio, alle quali deve essere com1:1-nque affidat.o l '~ntero tiger Stand und uberblick tiber laufende Versuche », Bauing., 1952, p. 186 (citate le
sforzo di trazione. In seguito a tutto ciò appare evidente quantm siano notevoli le incer- esperienze di vari ricercatori; in particolare una di O. GRAF riguardante una trave
tezze e le approssimazioni. «mista)) sottoposta a vibrazioni). - R. HfilLIG, « Zur Theorie des starren Verbunds »,
190 Capitolo nono

Stahlbau, 1953, p. 85. - K. SATTLER, «Die Fliessichereit von Vollwand-Verbund-


konstruktionen », Bautechnik,, 1953, p. 153; 1954, p. 72 (« Ein einfache Naherungs-
berechnung fiir statisch unbestinunte vollwandige Stahltriigem-Verbundkonstru-
ktionen »); Beton u. Stahlbetonbau, 1954, p. 8 (« Kriecken u. Schwinden bei Vor-
gespannten Verbund - Stahlbeton Konstruktionen u. beliebigen Stahltragem -
Verbundkonstruktionen (procedimenti di calcolo anche approssimati per l'analisi
di strutture «miste» staticamente determ. e indeterm., con o senza precompr., sog-
gette a viscosità e ritiro). - K. KLOPPEL-H. WEIHBRMULLER, «Versuche mit Verbund-
tragern », Stahlbau, 1954, p. 121 (accurate esperienze con diversi tipi di collega- CAPITOLO X
mento). - E. MuLLER, « Beitrage zur Ermittlung der Kriechabhiingigen Spannungen
von Verbundtrtigern 1>, Bautechnik, 1955, p. 145. - F. DE MIRANDA, «Le distorsioni L'IMPIEGO DELLE SERIE DI FOURIER
elastiche impresse nei ponti a travata continua in sistema misto acciaio-calce- NELLO STUDIO DELLE TRAVI (PRISMATICHE E ANULARI)
struzzo », Costruzioni metalliche, 1960, n. 4. - P. MATILDI, «Influenza della visco-
sità e del ritiro dei calcestruzzi giovani sul comportamento delle strutture miste in
acciaio-calcestruzzo», Rendiconti (1962) del Corso di perfezionamento per le costru-
zioni in cemento armato, Tamburini, Milano, 1964, p. 96 (ampia, chiara trattazione, 10.1. Premessa.
con analisi critica dei principali metodi di calcolo). - R. G. SLUITER e G. C. Dru-
scoLL, « Flexural Strength of Steel-Concrete Composite Beams )), Proc. ASCE, aprile
1965. - R. G. SLUTTER e J. W. FISHER, «Fatigue Strength of Shear Connectors" 10.1.1. Serie e coefficienti di Fourier.
Highway Research Board, 1965. - F. DE MIRANDA-M. MELE, «Travate da ponte
presollecitate in acciaio e cemento armato collaborante l>, Costruzioni metalliche, a) Si definisce serie trigonometrica una somma del tipo
1972, n. 3.

d) Il sistema misto acciaio-calcestruzzo si presentò come soluzione naturale b,+t;a. sen nz+f;bn cos nz, (10.1]
n=l n=l
nella realizzazione dei ponti in acciaio, e sono numerosi gli articoli che ne hanno
descritto le caratteristiche. Vari esempi di impalcati di ponti (oltre a quelli riportati, in cui ogni termine comprende una costante moltiplicata per il seno o il co-
come si è detto, nel fase. 3, 1950, della rivista Bauingenieur) sono stati riportati da
F. Sri.issi, «Trager in Verbundbauweise », EMPA -Bericht n. 149, Ziirich, 1944. - seno del multiplo, secondo il numero intero n, dell'argomento z; la costante
Un notevole esempio, per quel tempo, di un ponte a travate continue di 4 campate è detta an1piezza, e coincide col massimo valore che può acquisire il relativo
a Zagabria Umax~55 m) venne descritto da J. EREGA, Bauing., 1941, p. I; per la termine. Se i coefficienti b, e bn sono nulli, la [IO.I] è detta serie di seni; se
stessa opera un interessante confronto tra i valori sperimentali e teorici (n=6) è sono nulli i coefficienti an, è detta serie di coseni e la costante b0 può essere
stato presentato da F. ScHLEICHER, Bauing., 1950, p. 101. Numerosi anche i riferi- riguardata come il suo primo termine, ottenuto ponendo n=O.
menti riguardanti le ossature degli edifici (si veda, per esempio l'art. cit. di ZENDLER).
Accurate esperienze con sollecitazioni ripetute (500.000 cicli) su un viadotto di Una serie trigonometrica, quando converge, evidentemente rappresenta
acciaio-calcestruzzo comprendente campate appoggiate di 20 m di luce sono state una funzione f(z) periodica di periodo 2n, essendo periodici tutti i suoi ter-
accuratamente illustrate da L. DONATO, L. SANPAOLESI, E. LEPORATI, «Esperienze mini; per cui è sufficiente esaminarla in un qualunque intervallo di am-
a fatica e misure dinamiche su un viadotto di acciaio-calcestruzzo l>, Atti dell'Isti- piezza 2n, quindi, ad esempio, da ~n a n, da O a 2n. Viceversa, una funzione
tuto di Scienza delle costruzioni dell'Università di Pisa, vol. XIII, 1973.
f(z) definita in un intervallo O:o;;z<2n può essere rappresentata, sotto certe
condizioni, con una serie trigonometrica e venire quindi scritta

f(z)=b,+Lan sen nz+t;bn cos nz. (10.2]


n=l n=l

Si dice allora che laf(z) è sviluppata in serie cli Fourier; e le costanti b"'
an, bn vengono chiamate coefficienti di Fourier.
Infatti fu Jean Baptiste Fourier, in una sua memoria presentata nel 1807
all'Accademia di Francia, dopo le soluzioni in forma sinusoidale di Taylor
e di Bernoulli relative al problema delle corde vibranti, a indicare per primo
la possibilità di rappresentare una funzione nella forma 10.2. La sua idea
segnò uno storico passo nell'evoluzione del pensiero matematico e fornì un
potente mezzo di risoluzione delle equazioni differenziali, ancora pienamente
attuale, che dallo stesso Fourier venne impiegato per i suoi fondamentali
192 Capitolo decimo Serie di Fourìer nello studio delle travi 193

studi sulla trasmissione del calore; e che soprattutto consente, s'intende sotto In modo ai:a!ogo si r!cavano i valori degli altri coefficienti: quelli hn, moltipli-
determinate condizioni, d'interpretare ogni funzione, di conseguenza ogni cando ~ntramb11 membn della.[10.2]_per co~nz·dz,_anzichè per sennz·dz, e inte-
gra;ido, la costante h0 , con diretta 1ntegraz1one de1 termini della serie moltipli-
fenomeno ad essa collegato, come somma di infinite funzioni elementari cati per dz.
opportunamente ordinate e dosate, con l'evidente vantaggio di potere uti-
lizzare su scala generalizzata le loro semplicissime proprietà. Si ritenne quindi, Le espressioni dei coefficienti [10.3] sono state ottenute dando però per
sotto certi aspetti con giusta ragione, di aver detern1inato l'elemento pri- sco~tata la rapi:resentabilità di una funzione con una serie trigonometrica,
migenio delle funzioni, così come è stato per l'infinita gamma dei colori e ossia no~ considerando sotto_ quali condizioni la rappresentabilità possa
dei suoni, riconducibili sempre a componenti fondamentali. In particolare il essere legittimata: Per quanto nguarda tali condizioni, definite principalmente
confronto si poneva con i suoni realizzati con strumenti a corda che, per per merito d1 D1r1chlet e di Riemann, ci limitiamo ad osservare che assai
quanto complessi ed elaborati, comprendono i suoni puri corrispondenti ai frequentemente esse sono rispettate nei problemi ricorrenti nell'analisi delle
più semplici andamenti assunti dalla corda; andamenti che per l'appunto strutt~re; e che se la funzione è discontinua in un punto, la serie di Fourier
hanno forma sinusoidale. E in riferimento a tale «modello musicale », i ter- associata ad essa fornisce, se converge, la media aritmetica dei valori che
mini delle serie di Fourier vennero chiamati «armoniche». la /(z) acquista immediatamente alla sinistra e alla destra dello stesso punto.

b) Lo stesso Fourier definì quale dev'essere l'espressione dei coefficienti e) Le serie di Fourier definibili nei problemi riguardanti le strutture pre-
b,, an, bn affinchè la serie trigonometrica rappresenti una funzione f(z) asse- s~n~ano convergenza in genere buona, non di rado tanto rapida da poter
gnata. Ammessa la convergenza della serie ad essa e considerate lecite certe !mutare la somma al solo primo termine (oltre s'intende ab,), il quale viene
integrazioni termine a termine, egli ottenne: spesso chiamato «armonica fondamentale», mentre sono denominati «armo-
niche superiori » i rimanenti termini; e si dice che viene fatta «l'analisi armo-
1 2n
b,= Zn { f(z) dz, a.=-
I
n
'"J, f(z) sen nz dz, nica» di una funzione quando si determinano i coefficienti della serie di Fou-
rier associata.
[10.3] Ricordiamo inoltre, sempre in tema di proprietà generali, che qualora
bn=-
1
n
'"J f(z) cos nz dz,
o
la funz10ne f(z) sia periodica con periodo 2n, la serie di Fourier associata,
se converge, è uguale ad essa per qualunque valore di z ossia anche fuori
dell'interva!lo 0-2n. Se la /(z) non è periodica e ci inte;essa rappresentarla
con la costante b, che evidentemente corrisponde al valor medio della fun- In un solo intervallo, la serie di Fourier corrisponde a una funzione periodica
zione data. che può coincidere con la funzione data soltanto in quell'intervallo: qnindi
Fourier adottò un metodo già indicato da Eulero alcuni anni prima per un caso nell'espressione [10.2] non è lecito usare il segno di uguaglianza; o se per
particolare. Volendo, ad esempio, esplicitare an, egli notò che basta moltiplicare c~mod1tà lo si mantiene, dev'essere chiaro che la rappresentabilità si rife-
nella relazione [10.2] tanto la /(z) quanto tutti i termini della serie per sen nz · dz, poi risce solamente allo stesso intervallo.
integrarli nei limiti 0-2n: allora è facile constatare che i termini si annullano tutti, S~ una serie di Fourier associata a una funzione f(z) diverge, la serie otte-
eccettuato quello contenente an, che risulta pertanto definito. Infatti, avendosi
nuta mte!';'.andola t~rmine a te:mine converge e rappresenta l'integrale di/(z),
2n 2n
q~alora s mtende sia mtegrab1le la stessa f(z); e poichè l'integrazione «mi-
f sen nz dz=O, fcos mz · sen nz dz=O, gliora>> la convergenza di una serie di Fourier, è chiaro che la derivazione
o la peggiora; fatto, questo, che frequentemente avremo occasione di con-
per qualsiasi n, m si annullano h0 e tutti i termini della serie dei coseni; ed essendo statare. Quando si impiegano le serie di Fourier nella soluzione delle equa-
l'integrale zioni diffe:enziali, è opportuno aver presente che a ognuna delle due classi
2n

f
o
sen mz · sennz dz
di funz1on1 componenti la stessa serie Q'una di seni, l'altra di coseni) com-
pete un proprio corredo di condizioni ai limiti che occorre confrontare con
le condizioni connesse col problema in esame.
nullo per m=l=n ed uguale a n per m=n, vengono eliminati anche tutti i termini con- Per quanto concerne l'impiego delle serie di Fourier nel calcolo delle
tenenti am, per qualunque m, ad eccezione di quello avente I'ampiezza an. Per cui travi prismatiche e anulari, ricordiamo che notevoli vantaggi si possono otte-
rimane nere nello studio di casi aventi iperstaticità diffuse, ma è principalmente per
2n 2n

f
o
f
f(z) sen nzdz=an sen 2 nzdz=ann.
la soluzione delle lastre caricate nel piano o inflesse che l'utilità può essere
di grande rilevanza.
13 - POZZATI, ll-1.
194 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 195
10.1.2. Osservazioni. Proprietà dei termini delle serie.

a) Simmetrie e antimetrie presentate dai termini della serie.


Il riconoscimento di alcune proprietà dei termini di una serie trigonome-
trica può essere utile sia per rendersi conto delle ragioni che dan luogo a
certi frequenti risultati dell'analisi armonica, sia perchè le funzioni da rap-
presentare godono spesso di particolari caratteri di simmetria o di antimetria
che possono esser messi in relazione con quelli dei termini della serie.
Cominciamo con i termini an sen nz, per alcuni dei quali la fig. IO.la
riporta l'andamento, con l'origine degli assi in O. Dalla stessa figura è quindi
immediato constatare che l'ordine n corrisponde al numero delle semionde
nel mezzo intervallo e che tutti i termini sono antimetrici rispetto ai punti
di ascissa O, n, 2n, per cui frequentemente si dice che essi hanno carattere
d'antimetria; pur essendo opportuno in sottordine osservare che altri ana~ Fig. 10.1
loghi rilievi sarebbero possibili, e che ad esempio i termini a denominazione
dispari (n=l, 3, 5, ...) presentano, contrariamente agli altri pari, simmetria
rispetto a n/2. È evidente che tali proprietà si presentano completamente
rovesciate per i termini bn cos nz (fig. 10.lb), per i quali si dice invece che !
hanno carattere di simmetria. I
Deriva da ciò che, in definitiva, ogni funzione f(z) risulta espressa dalla
sovrapposizione di termini simmetrici e antimetrici, per cui, a seconda delle rt
sue caratteristiche, spesso possono senz'altro venire esclusi o. gli uni o gli
altri; inoltre la costante b0 , facente parte dell'insieme dei termini simmetrici,
è evidentemente nulla, per la prima delle relazioni [I0.3], se la funzione data
ha ordinata media nulla, come ad esempio avviene quando essa rappresenti
un sistema di forze equilibrato. Volendo chiarire con un esempio quanto
è stato detto, consideriamo la funzione periodica a gradino della fig. I0.2:
utilizzando le espressioni [I0.3] si trova facilmente b,=0, bn=O,
ì µ. •
b) j! Fµ
I
! 1 t::---1 . '
1
a,=-
n
'"J f(z) sennz dz=-f,
0
2 "J sennz dz=---'
n 0
2J; (cos nz),";
nn
[I0.4] 1~1~ I_........

ma (cos nz ): si annulla per n pari ed è uguale a - 2 per n dispari, per cui

4[,
an=--, (n= l, 3, 5, ... ) [10.5]
n:n:

4[, sennz Fig. 10.2


f(z)=J;a, seu n z = - J ; - - . (n= I, 3, 5, ... ) [10.6] Fig. 10.3
n=l n n n
si attua il graduale avvicinamento alla funzione data al crescere di n: con
Ma l'annullarsi di una parte dei suoi termini può essere rilevata immedia- la prima sinusoide (n= I) si ottiene dalla [I0.6], nel centro (z=:n:/2), il valore
tamente notando che l'ordinata media è nulla per l'intervallo 0-2n (quindi J;=4[?/:n:;;:..1,273 [, (fig. I0.2b); il secondo termine (n=3) comincia a correg-
b,=0); che, essendo l'andamento antimetrico rispetto agli estremi, risulta gere il precedente andamento, e insieme col primo fornisce, nel centro
bn=O; ed essendo simmetrico rispetto a n/2 si annullano i termini sen nz
di indice n pari (fig. IO.la). Lo stesso esempio consente di rendersi conto come (fig. I0.2c), ~ (1-+)=0,849[,; e così di seguito.
196 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 197
Notiamo inoltre che, ponendo l'origine nel centro di nn gradino (fi- È chiaro a colpo d'occhio che lo sviluppo di una funzione impulsiva non
gura I0.2d), si ottiene analogamente, dalle [I0.3], b,=0, an=O, converge; ma possono convergere, come vedremo in seguito a proposito di

I
h.=-
n
'"f
0
4
/(z) cos nz dz=-f,
:n;
"''f
0
4J; (sen nz),"i';
cos nz dz=--'
nn
un carico concentrato, le sue conseguenze (e son quelle che interessa cono-
scere), d'accordo con quanto è stato detto sul miglioramento della conver-
genza connesso con l'operazione d'integrazione (par. IO.I.I).
n-I
nn - - Inoltre si è già accennato alla possibilità di ottenere l'espressione del
ma (sen nz),"12 si annulla per n pari, e per n dispari vale sen 2=(-I) 2 ' coefficiente di una funzione continua utilizzando la [IO.li] relativa a una
quindi funzione impulsiva. Ad esempio per il caso della fig. I0.3c, si ha dF=
4J; n- I cos nz
f(z)=J::b.cosnz=-' L; (-!) 2 - - ; [10.7] =f(z) dz=f,z dz, e quindi, dalla [IO.IO],
:n; ~~··· n
n
"
ed è facile constatare che tale serie fornisce risultati coincidenti con quelli "f
2dF 2J;
an= --sennz=~
011:
"f:
nz· sennz· d(nz)=
nn
dell'espressione [I0.6]: infatti, ad esempio nel centro (z=O), come con la 0

[10.6] si ottiene [10.12]


2/, 2/,
f, ~ (1-+++-.. )=1,. [I0.8]
=---cos nn=-(-I)n+I.
nn n11:

Se la funzione impulsiva ha carattere di simmetria (fig. I0.3d) si ottiene,


b) Il caso della funzione impulsiva. procedendo in modo analogo

I valori dei coefficienti di Fourier relativi a varie funzioni ricorrenti si 2F


hn=-cosne. [I0.13]
troveranno raccolti nelle tabelle IO.I, 10.2 al termine del presente capitolo.
Una citazione particolare può essere opportuna per la rappresentazione di "
una funzione impulsiva essendo possibile dedurre da essa, per integrazione, e) Cambiamento di denominazioni.
altri casi.
Volendo esprimere con una serie trigonometrica la funzione indicata Se il mezzo periodo viene indicato con a anzichè con n, e se si indica con
nella fig. I0.3a, si ha evidentemente, per la sua natura antimetrica, b,=0, x la corrispondente variabile, si deve porre nella relazione [I0.2] z=nx/a;
b.=O, come d'altronde si ottiene impiegando le relazioni [10.3]. quindi Io sviluppo in serie può essere scritto
Da queste risulta inoltre
f(x)=b,+f; an senanx+f bn cos a.x, [10.14]
'"f
na.= f(z) sen nz dz=
o
'+'f e-d
/, sen nz dz+ dove
I I

[I0.9]
(2•-,+')I 4j,
+ f 0 sen nz dz=---;- sen ne sen nO .
e le espressioni di b,, a., bn sono ancora date dalle [I0.3], che diventano
(2n-e-<'J)
pertanto
Quindi il coefficiente della funzione impulsiva della fig. I0.3b può essere
dedotto dalla precedente espressione ponendo F=/, 2b, e facendo tendere b 1
b,=-
2a
"Jt<X'J dx,
-a
a.=-
a -a
"J
I /Cx) sen a.x dx,
sennb) . [I0.15)
a zero ( nO -+ 1 ; per cui si ottiene
I ].f(X)cosa.xdx.
h.=-
2F a -a
an=-- senne, [IO.IO]
" Negli integrali definiti [10.15] la variabile è stata indicata con x per
evitare di confonderla con x quando le stesse relazioni [I0.15] vengano so-
oo 2F w
f(z)=J:: a. seu nz=-J:: senne sen nz. [IO.li] stituite nell'espressione [I0.14]; ma s'intende che, se tale possibilità di equivoco
I n I non sussiste, può essere impiegato il medesimo simbolo.
198 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 199

Quando una funzione periodica si sviluppa lungo una circonferenza di Nella tabella 10.1 sono riportati i valori dei coefficienti di Fourier per
raggio r, e il suo periodo interessa una parte 2ff,r dello sviluppo della stessa alcuni casi ricorrenti.
circonferenza (con 2,, multiplo di 2ff,), la sua rappresentazione con serie di Quindi la funzione carico è nota e può venire espressa con lo sviluppo
Fourier è ancora possibile, purchè nella [10.14] si ponga in serie
x={}r; q(x)=fq. sena. x; (an=n,,/l) [10.17]
n=l

n" n"
pertanto l'argomento an x=---;;- X diviene a. ff=Tff. In particolare, per la linea elastica, mantenendo il carattere di antimetria della causa dalla quale
' è prodotta, è anch'essa esprimibile con una serie di seni
{}
0
=;n;, nelle relazioni [10.15] è da porre
a=nr, x=1Jr, [10.16] v(x)= f
n=I
Vn sen an X, (a.=n,,/l) [10.18]

ma ha le ampiezze "• incognite. Il legame tra le due funzioni è fornito dal-


10.2. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi prismatiche. l'equazione differenziale EJ v'v=q; per cui, derivata l'espressione [10.18],
per il principio di identità delle serie sussiste la relazione
10.2.1. La trave appoggiata.
(a.=n,,/l) [10.19]
a) Condizione di carico qualunque.
dalla quale risulta
Evidentemente nulla cambia se si considera la trave appoggiata quale
tratto di una trave comprendente infinite campate caricate antimetricamente [10.20]

Una volta nota l'ampiezza Vn, risulta determinata la linea elastica e ogm
altro effetto (q;=v', M=-EJv", T=-EJv'"); per cui si ottiene (a.= n;)
3
v( )=-1_•_ Eoo q. sen a. X - / Eoo q. cos a. X
x n 4E'J 1 n4 ' <p(x)- :n'E'J 1 n' '
[10.21]
12 Eoo q. sen a. x I !f. q. cos a. x
t M(x)= -
2 2
, T(x) =-"'-' ·
~,4 2t " ' n " ' n
e) i i In definitiva la prima cosa da farsi è il calcolo dell'ampiezza qn dipen-
i t i
i
I
i
dente dal dato del problema, che è il carico (tab. IO.I). Da essa si ottiene poi
ogni altra quantità sviluppando la relativa somma, la cui convergenza è alle
p~,J.,,.i i p~',[ volte tanto notevole (specialmente per gli spostamenti) che è possibile otte-
nere buone approssimazioni anche limitandosi al solo primo termine, ossia
.LSO
u :A
all'armonica fondamentale (es. IO.I): naturalmente, per un dato carico, la
convergenza dello sviluppo è più rapida per lo spostamento v di una sezione
Fig. 10.4 d) ~·'1t che per la sua rotazione <p=v', e più per <p che per M = -EJ v''; ciò in ac-
cordo con quanto è stato accennato sull'effetto frenante della convergenza
l'una rispetto alle adiacenti (fig. I 0.4): infatti essendo antimetrica la condizione dovuto all'operazione di derivazione (par. IO.I.le).
di carico (quindi ogni sua conseguenza) rispetto ai punti x=O, x=l, in tali Infine può convenire osservare che un carico rappresentabile con una
punti, poichè risultano nulle le quantità che hanno carattere di simmetria sola armonica di ordine n provoca una linea elastica e un diagramma dei
(v=O, M=O), vengono rispettate le condizioni di vincolo della trave ap- momenti affini, ossia rappresentabili anch'essi con un'armonica del mede-
poggiata. simo ordine.
200 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 201

b) Effetti di una coppia concentrata in un punto generico. La trave è appoggiata alle estremità: il carico e la linea elastica possono essere
rappresentati con le sole serie di seni, secondo quanto è stato visto nel par. 10.2.la;
La linea elastica v (quindi ogni altra conseguenza) dovuta a una coppia M= 1, quindi si ottiene, operando sull'equazione [a] e tralasciando il fattore comune
concentrata alla distanza generica e da un appoggio, può essere dedotta derivando, sen an x,
rispetto alla variabile e, l'espressione della v relativa a un carico P= 1 concentrato
nel medesimo punto (es. 10,1). Si può infatti pensare di realizzare la coppia di mo-
mento unitario mediante due carichi normali all'asse, agenti con un braccio L1e pic- e in definitiva
1
colissimo (fig. 10.4), aventi i valori (tra loro uguali e opposti) ±Te; allora se i;(e) è
l'effetto di un carico P=l concentrato alla distanza e, entrambi i carichi producono
1/Lle [i;(e+Lle)-i;(e)], quindi, passando al limite, lo stesso effetto provocato dalla [I0.25]
coppia risulta di;/de (v. es. IO.le).

e) Carico radente lungo uno dei lembi (fig. I0.5).


Ad esempio sia applicato, lungo l'estradosso, il carico parallelo all'asse e) Trave inflessa e soggetta a sforzo normale, vincolata a un suolo elastico (appog-
giata alle estremità).
t(x)=l: fn cos Un x; (u.=n n/l) [10.22]
n L'equazione differenziale è quella vista nel cap. VII.
tale condizione di carico può essere utile per studiare insiemi di travi giacenti anche EJv"=-Mtr-Pv, [b]
in piani diversi e collegate lungo i lembi.
t(x)~ff tn cosanx e al solito, essendo la trave semplicemente appoggiata, tanto la linea elastica v quanto
-t- ~..L--··---- il carico (che interviene nella definizione di Mtr) possono essere rappresentati con

Fig. 10.5
1Fx
t l
l sole serie di seni. Però Mtn che è il momento provocato dai carichi trasversali,
in questo caso è conseguente tanto alle azioni esterne quanto alla reazione del
suolo, ed è quindi esprimibile con la terza delle relazioni [10.25]. Pertanto, sosti-
tuendo nell'equazione [b] ed eliminando il fattore comune sen anx, si ottiene

Pvn, [10.26]
In una generica sezione alta h si ha (le azioni t · dx hanno, lungo l'intero lembo a.'+kb/EJ
della trave, risultante nulla, e sono quindi nulle le reazioni degli appoggi)
da cui si ricava vn e in definitiva
fn
N(x)= } t(x) dx=l:- son un x,
X
n Un v=J: Vn sen an X,
1
M(x)=EJ J:1 an 2 Vn sen an X. [I0.27]
[10.23]

Esempio 10.1.
Trave appoggiata agli estremi, soggetta a varie condizioni di carico, studiata
quindi, essendo M = - EJ v", ed esprimendo al solito anche la v con una serie di impiegando le serie di Fourier.
seni, si ottiene
v=Evnsenanx, Vn= [10.24] a) Carico ripartito uniformemente:
n
4q
qn (tab. IO.I)=- ;
nn
d) Trave appoggiata alle estremità, su suolo elastico.
freccia (rei. I0.21, x=l/2):
Nel cap. VI abbiamo visto che per una trave prismatica posata su vincoli elastici
tra loro vicinissimi vale l'equazione differenziale
d'v [a]
EJ dx' =q(x)-kbv,
e tenendo conto soltanto del primo termine, il coefficiente vale:
indicando con k il modulo del " suolo " ideale al quale può venire assimilata l'azione
dei vincoli, e con b la larghezza della sezione a contatto con lo stesso suolo. -4,= 0,01307 (invece di 0,01302, con l'errore di 0,38%);
"
202 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 203

momento nel centro [rei. 10.21, x=l/2]: Coppia applicata alla sezione estrema A (e=O); rotazione 'PA (x=O):

Mo=:, ql' (1- 31' + 51' - .. .). 'PA(M)= -


dx (dv) .-r=O
=-
2
-
2Ml ~ 1
J; - .
n EJ 1 n 2
(n=l, 2, 3, ...). [e]

e arrestando lo sviluppo al. primo termine, il coefficiente risulta:


La somma ha una lenta convergenza: tenendo per esempio conto dei primi
_±_=O 129 (invece di 1/8=0,125; errore di 3,2%); 5 termini, la rotazione risulta, a meno di Ml/EJ, 0,2966 (invece di 0,333; errore
"' ' di 11%).
Coppia applicata alla sezione estrema A (e=O); rotazione <rn:
rotazione di un'estremità [re!. 10.21, x=O]:
4 ql' ( 1 1 ) 2Ml J: cos nn
'Pa=7 EJ 1+3'+5'+ ... ' <fB(M ) = n 2EJ 1 -n-,-; (n=l, 2, 3, ...); [d]

e arrestando lo sviluppo al primo termine: tenendo conto per esempio dei primi 5 termini, la rotazione risulta, a meno
0,04106 (invece di 1/24=0,04167; errore di 1,5%). di Ml/EJ:
2 ( -1+22-3'+
~ 1 1 ... ) =-0,1699
b) Carico concentrato nel centro:
2P nn 2P~
q. (tab. 10.1)=-- sen = - --(-1) 2 (invece di O, 1666; errore di 2%).
1 2 1

freccia [re!. 10.21, x=l/2]:


d) Due coppie simmetriche applicate alle estremità.
Sovrapponendo le linee elastiche [re!. b] provocate dalle due coppie ±M ap-
plicate alle ascisse e, (l-e), si ottiene:
e con il solo primo termine: (M)= 4Ml' J; cos an e· sen a0 x
v n;SEJ n ns ' (n= 1, 3, 5, ...) [e]
2=0 02053 (invece di 1/48=0,02083; errore di 1,5%);
"' ' quindi:
momento nel centro [re!. 10.21, x=l/2]:
[/]
2
M 0 =7Pl ( 1+3'+5'+
1 1 ... ) '

e con il solo primo termine: 10.2.2. La trave doppiamente incastrata.

..2__=0,2026 (invece di 0,25; errore di 19%). a) Come per la trave appoggiata, nulla cambia se al posto della trave
"' incastrata si considera un tratto I di una trave comprendente infinite campate
caricate simmetricamente (fìg. 10.6). Lo sviluppo in serie di Fourier [10.14]
e) Coppia applicata a una sezione estrema. . comprende i soli termini aventi carattere di simmetria; per cui interessa
La linea elastica per effetto di un carico P concentrato alla distanza e dal-
l'appoggio A, dove si pensa collocata l'origine degli assi coordinati, vale (re!. 10.21 soltanto il calcolo dei coefficienti b., b., dei quali la tab. 10.2 riporta i valori
e tab. 10.1): per alcuni casi rilevanti.
2Pl3 ~ sen an e · sen an x Può essere opportuna qualche osservazione sulla costante b0 : se, ad
V (p ) = - - " - • [a]
n4EJ 1 n4 esempio, per la trave la configurazione è simmetrica (ossia simmetrica ri-
spetto alla sezione di mezzeria), b0 è evidentemente nullo per la funzione
La linea elastica per effetto di una coppia di mom~nto uni~ario, applicata ~n 1;lll che, comprendendo insieme i carichi e le reazioni, rappresenta un sistema
generico punto di ascissa e, può essere ottenuta der1va:id? rispetto alla. var1ab1le necessariamente equilibrato, quindi di ordinata media nulla. La linea ela-
e l'espressione precedente con P=l (par. 10.2.lb), qumd1 (figura 10.4). stica, invece, contiene il termine costante incognito v0 , da calcolare con la
_ 2Ml2 _E cos ane · sen anx . condizione che lo spostamento delle sezioni estreme sia nullo (es. 10.2),
[b]
v(M)- n'EJ. 1 n' d'accordo con la circostanza che il caso è staticamente indeterminato.
204 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 205

In genere il procedimento di calcolo è del tutto analogo a quello già Inoltre risulta:
visto per la trave appoggiata: si rappresenta con serie di Fourier il carico e qza e.o cosa X
M=-EJv''=---2 L: n · (n= 1, 2, 3, ...)
2n 1 n2 '
le reazioni, poi, mediante la solita equazione differenziale (EJv'v=q), si
determinano le ampiezze Vn. Anche per la trave su suolo elastico le cose
f Jl2=- f !ì2=6
00
ql' 1 ql' 1 "')
12 , ·
00

sostanzialmente non cambiano, a parte il fatto che v, è da determinare con ( ad es., per x=O, M=- 2n 2 essendo
una condizione di equilibrio.
b) Carico concentrato P nella mezzeria.
Sovrapponendo i due casi (2, 4) riportati nella tab. 10.2 (il valore medio è al
solito nullo, essendo il complessivo carico equilibrato; 2a=l, an=2nn/l):
P e.o 2P r.t>
q(x)=- L: [-l+(-1)"] cos a.x= - - L;cos "n x, (n= 1, 3, 5, ... )
a 1 a i
4P
q.=--,-.

Procedendo come si è visto per il caso precedente, si ottiene:

V =~ '"'
4n4EJ -;i
(1-cos an x)
n4 (n= 1, 3, 5, ...)

Fig. 10.6 (il coefficiente relativo alla freccia f risulta, con il solo primo termine 1/2n 4 =
=1/194,8, invece di 1/192);
M=-Pl Ecosanx (n= 1, 3, 5, ...)
Esempio 10.2. n2 n n2
Soluzione, in serie di Fourier, della trave incastrata soggetta a un carico uni-
forme e a un carico concentrato nel centro. [ad es., all'incastro (x=O) e per n= 1 si ottiene M= -Pl/9,87 invece di -Pl/8].
a) Carico uniformemente ripartito.
Il termine costante b0 della serie che rappresenta le reazioni concentrate Esempio 10.3.
P=ql (caso 2 della tab. 10.2) insieme con l'azione esterna q uniformemente di- Studiare, impiegando le serie trigonometriche, una trave di lunghezza illimi-
stribuita è evidentemente nullo, essendo il complessivo carico equilibrato. Pertanto tata, appoggiata su suolo elastico e soggetta a una serie di carichi equidistanti.
si ha (2a=l): La soluzione della trave su suolo elastico è già stata trattata nel cap. VI: in
2P oo
q(x)= - --
1
f
COS an X, a=~=
• a (I
2mt) generale l'impiego delle serie trigometriche non offre particolari vantaggi; alle
volte può essere utile per ricavare integrali particolari relativi a condizioni di
2P carico complesse.
q.=--1-=-2q· Venendo al caso in esame, poichè i carichi e la reazione del suolo di mo-
dulo k (r=kbv) costituiscono un sistema equilibrato, si ha b,=0 quindi (caso 2
Linea elastica: 00
della tab. 10.2; 2a=l, an=2nn/l):
V=v 0 +.E Vn COS an X•
1 q(x)= L: (qn-kbvn) COS an X, (n=l, 2, 3, ...)
n
Dall'equazione EJ v1v =q si ottiene: con
EJan 4 Vn=qn; q.=2P/l.
la costante v0 è determinata dalla condizione che per x=O sia v=O, quindi: Linea elastica:
00 ql'
v=---L:
00
(1-cos "n x)
; v=v0 + Evn cos an X, (n=l, 2, 3, ...)
V0 =-l.:vn, n
1 81-éEJ i n4

ql' ( 1 1 )
dove (par. 10.2.ld) EJa.'v.=qn-kbv., quindi, posto:
f=v(x=l/2)= 8n'EJ 2 l+34+s<+ ...
kbl' q.
4
(con un solo termine, il coefficiente numerico vale 2/8n =1/389,6 invece di 1/384). e 16n 4EJ' "• EJa.'(l+efn')
206 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 207
La costante v0 è determinata dalla condizione che la risultante delle reazioni del periodo (fig. 10. 7), valgono ancora sia l'espressione dello sviluppo [10.14],
del terreno relative a una campata eguagli P: sia le tabelle IO.I, 10.2, purchè in esse si ponga (par. IO.le):

f' r · dx=P, da cui, essendo r=kbv, kv 0 bl=P, a=nr, x=fJr, [10.28]

Una volta definita la funzione carico, si passa al calcolo delle sne conse-
(n= I, 2,3, ... ) guenze (rappresentate anch'esse con serie trigonometriche), utilizzando. le
formule che legano la prima alle seconde: per l'anello circolare tali formule
dove il primo termine rappresenta Io spostamento che si avrebbe se la trave fosse
indeformabile;
2
M=-EJv''=_!!_E n cosanx.
2
2:ri: n n4 +e
Ad esempio, per P=IOO t, J=IOOO dm'=l07 cm', 1=8 m, b=120 cm,
k=5 kg/cm', E=2 · 10' kg/cm', si ottiene:
5 • 120 · 0,8' · IO" PI' 100. 10'. 0,8'. 10'
0,07884, 0,0329cm,
16n' · 2 · 105 • 10 7 8n'EJ 8·n'·2· I0'· 107 a)
p 10' PI Fig. 10.7
kbl 5. 120. 800 0,2083 cm, 2n 2 =40,53 tm ;

quindi lo spostamento e il momento per x=O (dove agisce il carico) valgono, furono ricavate nel par. 4.2; e pertanto dovremo anche qui supporre che
arrestando lo sviluppo ai primi 5 termini: le dimensioni della sua sezione retta siano piccole in confronto al raggio e
v(x=0)=0,2083+0,0329 (0,9270+0,0622+0,0123+0,0039+0,0016)=0,241 cm ; che un asse principale d'inerzia della sezione giaccia nel piano dell'anello.
Il riferimento cartesiano (fig. 10. 7) sarà ancora quello indicato nello stesso
M(x=0)=40,53 (0,9270+0,2487+0,lll0+0,0625+0,0400)= cap. IV.
=40,53 · 1,3893=56,3 tm.
10.3.1. Carichi radiali (fig. 10.8).
Per quanto riguarda il momento flettente può essere opportuno notare che
il resto della somma, pressochè indipendente da e, vale 0,1813 (I l/n'=n'/6 per
n=l, 2, 3, ... ); quindi il valore effettivo è:
M(x=0)=40,53 (1,3893+0,!813)=63,7 tm.
Considerando il carico ripartito uniformemente si sarebbe ottenuto:
M=Pl/12=66,7 tm.

Fig. 10.8
10.3. L'impiego delle serie di Fourier nello studio delle travi ad anello.
È già stato accennato che, volendo rappresentare una funzione con serie Pensiamo il carico rappresentabile con nna serie di coseni e che quindi
trigonometriche, nulla camhia se essa si sviluppa con andamento periodico il suo generico termine:
lungo una circonferenza anzichè lungo una retta. Nel nostro caso, al solito, [a]
la funzione primaria da rappresentare è il carico con le relative eventuali
reazioni dei vincoli, e debbono essere impiegate le serie di coseni o di seni sia simmetrico rispetto all'origine {}~O (in seguito ai sensi adottati per
a seconda del loro carattere di simmetria o di antimetria. Non staremo a l'asse y, si ritiene positivo il carico rivolto verso l'interno). Considereremo
ripetere le osservazioni già fatte, ancora tutte valide; ricordiamo soltanto inoltre le conseguenze dovqte alla generica armonica [a], potendo poi da
che, se r è il raggio della circonferenza caricata, e se 2fJ,r~2nr è la lunghezza esse passare alle somme e quindi ai valori globali. È evidente che le varie
208 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 209

formule servono anche quando il carico sia rappresentabile, per propria q r' [ r
2
1 ]
natura antimetrica, con una serie di seni, essendo sufficiente, per i relativi u= un sen nfJ , u.= n~".._1 n 2 (n 2 -l)EJ, + EA ·
suoi effetti, scambiare cos nfJ con sen n{} e viceversa. Mostriamo per questa
prima condizione di carico i passaggi, essendo poi possibile trattare gli altri Il caso n= 1 è privo di significato, poichè la corrispondente condizione di
casi in modo del tutto analogo. carico non è equilibrata.
Dalla prima e dalla seconda delle relazioni [4.1] si ottiene (ds=r · d{};
l'ordine di derivazione rispetto a {} viene indicato con un corrispondente
numero di punti) N+N=-qyr, quindi:
qyn I'
N=N. cos n{}, N = --·
n n2-J

Dalla prima delle citate relazioni (Ty=N):


Fig. 10.9

dalla quarta (M,= T"r): 10.3.3. Carichi normali al piano dell'anello (fig. 10.10).
Il generico termine del carico, pensato agente verso il basso, sia
qz=-qzn cos nfJ
.. Mzr 2
Infine, essendo v+v=-EJ [form. 4.4], risulta:
' (senso opposto a quello dell'asse z, fig. 10.7)
V=Vn cos n{} , qzn r2
EJ,(n'-1)' Myn=-.--I,
EA . n-
ed essendo N=-- (u-v) [form. 4.4]:
r Mvn
Mxn=--,
u= un sen n{} , qyn r' ( r' 1 ) n
u. n(n'-1) EJ,(n'-1) + EA ·
cos nfJ, w- q,. r< [ 1 1 ]
Le precedenti formule non valgono per n=O, n= 1. Nel primo caso si W=Wn n
(n 2 -1) 2 EJ" + n GJ,
2 ·
ha N=-qr, M,=0; nel secondo la condizione di carico non è equilibrata.
i
10.3.2. Carichi radenti (fig. 10.9).
Il generico termine del carico sia I
Fig. 10.10

I casi n=O, n= 1 sono privi di significato, poichè le corrispondenti condi-


I zioni di carico non sono equilibrate.
qxn r2
I

n(n'-1) 10.3.4. Momenti esterni m., (fig. 10.11).
Il generico termine del momento esterno sia
V=Vn cos nfJ,
n(n'-1) 2EJ,' [a]
14 - POZZATI, ll-1.
210 Capitolo decimo
TABELLA 10.J.
mxnr
Mvn=--,-1,
n-
Carichi a:ntimetrici mjJjJresentati con serie di Fourier_
q(x)=] q senan x ltfa,,= nati\
n=t n a I
3 n
mxn r ( I I )
W=Wn cos nff, Wn (n'-1)' EJy + GJ, .

Il caso n~ I è privo di significato, poichè la condizione di carico [a] non


è equilibrata.

~ .

Fig. IO.Il
~
4.({Jj '2

Esempio 10.4.
Studiare, impiegando la serie trigonometriche, l'anello della fig. 10.12 (#0 =n,
IJ1 =n/8). 3
a) Valgono le formule ricavate nel par. 10.3.l con (condizioni 1 e 3 della
tab. 10.2; a=nr, anx=nff, c=nr/8, ·ana=nn)
4q 1 nn (n=2, 4, 6, ... )
qy(IJ)=qo+-X:- sen - cosnlJ. sq senan c.senan e 13
1 ,s, ...
n n n 8 4 a an
! illJl~q--- ~e~ ~<sJ
!>l2cl< >l2cl< i I
5
!
I
i lp
· !
P1
I
iI t,J,s, ...
Fig. 10.12

6
Il carico radiale uniforme q0 =q/4 provoca N=-qo r; i vari coefficienti della
somma che rappresenta il carico valgono (per n=2, 4, ... , 10, e a meno di q)
0,4502; 0,3183; 0,1500; O; -0,0900. Quindi, ad esempio per IJ=O,
M,(IJ=O)=qr' (0,1501 +o,0212+0,0043+0-0,0009)=0,175 qr'. n+1
7 2q (_7)
b) Considerando l'anello soggetto a due forze P uguali ed opposte: a an
qyn=2Pjnr;

1 1 Bq n-1
M,(IJ=O)=l-_ Pr (2._+- + - + · · ·), 8 ~~(-1) 2, qs, ...
" 3 15 35 ri.n a2
e arrestando ad esempio il calcolo a n=lO si ottiene 0,909 Pr/n (invece di Pr/n).
212 Capitolo decimo Serie di Fourier nello studio delle travi 213
10.4. Cenni bibliografici.
TABELLA 10.2.
Tra i numerosi testi che trattano le serie di Fourier, ricordiamo L. TONELLI,
Serie trigonometriche, Zanichelli, Bologna, 1928; G. MoRIDTI, Analisi matemati'ca,
Carichi· simmetrici mppresentati con serie di Fourier,, . cap. XXI, Hoepli, Milano, 1953; T. v. KARMÀN-M. BroT, Mathematical Methods
= f. n:rr)
q(x)~q + 1: qn cosanx \CXn~--a- in Engineering, cap. VIII, McGraw, 1940; H. LEBESGUE, Leçons sur !es séries trigo-
0 n.. 1 . nométriques, Paris, 1906; valori delle ampiezze per vari casi di carico si trovano
raccolti, ad esempio, nel 2° vol. del Beton-Kalender, 1963, p. 437.
~. qn n Numerose applicazioni allo studio delle travi prismatiche furono effettuate da
S. TIMOSHENKO, « Application of general coordinates in solution of problems on
j«---a '
a--?f a,,-ncf bending of bars and plates », Boli. Ist. Po/it., Kiew, 1908; G. ALBENGA, «Su di al-
x., cune applicazioni di serie trigonometriche alla determinazione di linee elastiche i>,
Atti R. Ist. Veneto, 1913. Per l'impiego delle serie di Fourier nella soluzione delle
'
I
lfITiq '
I travi anulari si veda: W. FLUGGE, Stresses in Shells, Springer, Berlin, 1960 (appen-
1 I I qc 2q sena,, e
I a a- -a;;- 1,2,3, ... dice, p. 478); gli anelli su suolo elastico sono stati studiati da R. ALEss1 e A. CmA-
I
I
-?>12c\<'- '
I
I
RUGI, ((Travi anulari su suolo elastico sottoposte a condizioni di carico qualsiasi»,
Inarcos, Bologna, 1974.
I
I
'
'p '
I'

2
I
I
I
I
I
t
I
I
I
I
I !a _E_
a 1,2,3, ...
I
I I I
I I I

3 rrtw I
I
I
I
l{_ffiTI
-a a
n
qc -2qfi)-senan
--
an
e ~213, ...
?o12c~ I 42c~
I I I
I
'P p'
4 i'
.I

I
I
I
I

I
I
t
I
I
p
2a
p (-i)
a
n
1,2,3, ...

42c~ i ""\2c~
I I
I I
I I

5
I
'
I {[Ilj] i [)IlJJ I
I 2qc 4q senan c.cosan e 1,2,q ...
I a a a,,
I· -fEe*e;.I I
I
I I
I I
I
I I I
tp pi
6
I
I

'
I
I
I
I
a-
p 2f cosan.e 1,2,3, ....
~e*e"'i
I
I I
I I
I I I

:~: 4q 1
~
7 '.l::- ! . Ia 1,3,5,. .•
I
I
I
I
I (;!~
I
I I q I

8 ~I~ ~ - a2
4q
a;1 1,3;5, .••
Differenze finite nello studio delle travi 215

della soluzione per via numerica approssimata delle equazioni differenziali,


verrà premesso un brevissimo richiamo di alcune proprietà relative alle dif-
ferenze finite; l'impiego riguardante le travi è un caso particolare, nel quale,
per altro, l'efficacia del procedimento trova limitata evidenza; vantaggi di
ben maggiore utilità si ottengono, ad esempio, nello studio delle lastre
piane e curve.

CAPITOLO Xl b) Di una funzione continua f(x) siano noti i valori in corrispondenza


L'IMPIEGO DELLE DIFFERENZE FINITE di una serie di pnnti equidistanti di ascisse x+kh, essendo Llx=h la lnnghezza
NELLO STUDIO DELLE TRAVI j(x)

11.1. Differenze finite. Premessa.


a) Lo studio di numerosi problemi ricorrenti nell'ingegneria richiede
frequentemente la soluzione di equazioni differenziali, ma non di rado le
difficoltà sono tali da dover ricorrere a metodi numerici approssimati. Di
questi, uno dei più efficaci è il metodo delle differenze finite, la cui idea ispi-
ratrice, assai semplice e di vecchia data <11•1 ), consiste nel sostituire alle equa~ X

zioni differenziali le corrispondenti equazioni alle differenze, riconducendosi 1h 2h


alla soluzione di tm sistema di equazioni algebriche: si ha quindi che l'espres- Fig. 11.1 >i I<
sione continua dell'equazione differenziale viene spezzata in condizioni da h=/J.x
attuare in un adeguato numero di punti, pagando l'evidente prezzo dell'ap-
prossimazione e della perdita di utili indicazioni qualitative frequentemente di ogni intervallo tra due valori consecutivi di x, e k un numero intero. La
fornite dalla soluzione generale, ma rendendo semplice la deduzione dei fig. I I.I mostra la curva f(x): per il valore che essa assume in un punto
risultati che alla fin fine, purchè attendibili, sono quel che più importa all'in- (x+kh) adotteremo per semplicità la scrittura
gegnere. Resta, è vero, la verifica del grado di approssimazione: ma frequen- [I I.I]
temente esso può essere saggiato con facilità, specialmente con l'ausilio di
un elaboratore, confrontando gli esiti di calcoli relativi a differenze di diversa quindi in un generico punto O, di ascissa x=x,, e nei punti che da O distano
ampiezza; inoltre, come accenneremo in seguito, spesso è possibile, senza ad esempio h, -h, indicheremo con f,, fin, f-in i corrispondenti valori della
alterare le caratteristiche del metodo, affinare le approssimazioni sia diret- funzione.
tamente, ricorrendo a particolari legami polinomiali, sia per estrapolazione, Pensiamo di sostituire all'effettivo andamento della f(x) una poligonale
una volta esaminati dne o più casi relativi a diverse lunghezze degli intervalli. avente le ordinate coincidenti con quelle della stessa funzione in corrispon-
Per l'importanza dell'argomento, che riguarda quindi il problema generale denza degli estremi degli intervalli; se h è sufficientemente piccolo, nel punto O
è lecito scrivere
1
<11 · l La prima trattazione organica delle equazioni alle differenze finite venne data
df) ~f1n-fo LIJ [J 1.2]
da BROOKS TAYLOR, The Method of Increments (ricordata nel vol. in seguito cit. di ( ax , h T'
v. KiirmRn); nun1erosi contributi furono forniti da lSAAC NEWTON. Per un ampio e appro~
fondito esame, in merito alle differenze finite, si veda il vol. di L. CoLLATZ, The Numerica/
Treatment of Dijferential Equations, Springer, Berlin, 1960, 3a ediz. (Band 60 della collana ove Llf è detta prima differenza (a destra) della funzione in O, e Llf/h rapporto
«Die Grundlehren der Mathematischen Wissenschaften in Einzeldarstellungen J)). incrementale o delle differenze prime. Avremmo potuto esprimere, sempre
Chiare e sintetiche esposizioni si trovano, ad esempio, in capitoli delle seguenti opere:
K. BEYER, op. cit. (v. bibl.), 1933 (za ediz.), vol. 1°, p. 129; T. v. KARMAN e M. A. BroT, in modo approssimativo, la prima derivata con il rapporto incrementale
Mathematical Methods in Engineering, McGraw, 1940 (9" ediz.), cap. 11; C. T. WANG, a sinistra
Applied Elasticity, McGraw, 1953, cap. 6. Per impieghi pruticolari relativamente al calcolo
delle strutture di fondazione: P. PozZATI, Metodi per il calcolo delle fondazioni, Zanichelli, df) ~f,-J_... [J 1.3]
Bologna, 1953 (capp. 6 e 7). ( dx , h '
216 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 217

e s'intende che, per la derivata prima, una migliore approssimazione può Tali «differenze a destra » possono venire facilmente dedotte a catena in
essere ottenuta mediando i due precedenti valori, ossia scrivendo forma tabellare; così ad esempio per la funzione f=2(x/h)3

(dxdf) , -f,,,-f-1n,
x/h I iJf iJ'f iJ'f iJ'f
[11.4]
2h o o
2
e facendo pertanto riferimento al coefficiente angolare della corda BC. I 2 12
La derivata seconda in O della funzione può essere approssimativamente 14 12
calcolata dividendo per h la differenza tra i coefficienti angolari dei due lati 2 16 24 o
della poligonale sostitutiva, posti alla destra e alla sinistra del punto O, e 38 12
scrivendo quindi 3 54 36
74
d'f) "'(/,,,-/, [11.5] 4 128
( dx 2 0 - h
Cose del tutto analoghe possono esser dette per le «differenze a sinistra».
In modo analogo possono essere ricavati i valori delle successive derivate. Può essere interessante notare che un errore relativo al valore in O della
Cosi, se per brevità poniamo s=d'f/dx', si ottiene funzione fa risentire effetti in genere crescenti aumentando l'ordine delle
differenze. Ciò, ad esempio, trova conferma nella sequenza delle differenze
d'f) =(~)
( dx', dx,- 2h
-
Srn-S-rn - (f,-2f,,,+f,,,)-(f_27,-2f_,,,+f,) -
2h3
segnate nella seguente tabella, che mostra la propagazione di un errore loca-
lizzato unitario:
[11.6] o
-[_,,, +2f-11,-2J;,,+J,. o
2h3 o o
o 1
[11. 7]
o 1 -4
1 -3 IO
1 -2 6 -20
e) Le precedenti ospressioni [11.4], ... , [11.7] vengono dette rapporti «delle -1 3 -10
differenze centrali », per sottolineare il fatto che in esse compaiono le ordinate o 1 -4
della funzione in punti posti a cavallo di O. Ma è possibile esprimere le deri- o -1
vate in O, seppure in genere con peggiore approssimazione, mediante valori o o
(oltre a/,) posti soltanto alla destra o alla sinistra del punto O: abbiamo già o
visto che la differenza prima a destra della/(x) può essere definita come l'in- o
cremento (f,,-f,) che la funzione acquisisce spostandosi dal punto O al punto
lh; analogamente la differenza seconda può essere calcolata come differenza 11.2. Applicazioni allo studio delle travi.
delle differenze prime negli stessi punti, e così di seguito; per cui: a) Travi prismatiche. - Divisa la trave in tratti lunghi h, l'equazione fon-
damentale indefinita EJv•v=q (ove al solito si indica con v la linea elastica)
iJf,=J;.-f,'
può essere scritta, mediante la [11.7] alle differenze finite, ricavando quindi,
iJ'f,=iJJ;,-iJf,=f,-2J;,,+f21,' in corrispondenza di un generico punto O:

[11.8] 6v,-4 (v,. +v_11,) +v 21, +v_,.=q,h4/ EJ. [11.9]


iJ'f,=-f.+3frn-3J,,+f,,,
Analogamente è possibile scrivere, per le sollecitazioni in O,
,, EJ
M,=-EJv, -;;;"fii" (2v,-v_,.-v,,,), [Il.IO]
218 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 219

e se il carico è ripartito con una generica legge (o agiscono carichi concentrati


[11.11] tra nodo e nodo), si applicano in O le reazioni, cambiate di segno, calcolate
per i tratti h considerati indipendenti l'uno dall'altro appoggiati in corri-
È interessante notare che la relazione [11.9] può essere ricavata anche spondenza degli stessi nodi. Pertanto, nel caso di un carico variabile linear-
scrivendo l'equazione di equilibrio del nodo O alla traslazione verticale, com'è mente (fig. 11.3), si può assumere
d'altronde da attendersi appena si rifletta alla genesi della stessa equazione h
(dT/dx=-q). Basta isolare i due tratti lunghi h e applicare le azioni interne P,=6 (q_ 1n+4q,+q1a). [11.13]
rese esplicite in conseguenza dei tagli effettuati (fig. 11.2): espressi allora i
momenti in funzione degli spostamenti, poi (mediante le condizioni di equi- Vediamo ora il modo di procedere. Divisa la trave in tratti di uguale lun-
librio alla rotazione) gli sforzi taglianti in funzione dei momenti, la condi- ghezza, si scrivono le equazioni di equilibrio alla traslazione [11.9] in corri-
zione di equilibrio alla traslazione per il tratto infinitesimo collegato alla spondenza delle varie sezioni (nodi) che delimitano gli intervalli, ma limitata-
mente a qnelle che sono suscettibili di traslare; ciò perchè, se lo spostamento
di nn nodo k è nullo per la presenza di un vincolo, non è incognito v,, e
d'altronde non ha senso imporre nna condizione di equilibrio che la rea-
zione del vincolo è sempre in grado di soddisfare. Il numero delle incognite
risnlta però più elevato di quello dei nodi e quindi delle stesse equa-
zioni [11.9]. Infatti, se la sezione estrema O di una trave (e ad esempio quella
di sinistra) può spostarsi, accade che nella relativa equazione compaiono
due incognite v_11,,, v_ 21i relative a nodi giacenti sull'ideale prolungamento
Fig. 11.2 della trave, d'accordo col carattere della stessa equazione indefinita di equi-
librio, la quale è stata ricavata per l'appunto prescindendo dalle condizioni
sezione O fornisce immediatamente l'equazione [11.9] (ll.zJ. Pertanto l'equa- di vincolo, ossia considerando la trave di lunghezza illimitata; ma le cose
zione [11.9] garantisce, se i carichi sono concentrati nei nodi, l'esattezza si sistemano, perchè alle due incognite supplementari (ausiliarie) che si sono
degli incrementi L1 T degli sforzi taglianti; e, se in una sezione viene prescritto aggiunte fanno riscontro le due correlative condizioni ai limiti. Osservazioni
il valore esatto del taglio, degli stessi sforzi taglianti T e degli incrementi
L'.JM=TLix; infine l'esattezza anche dei momenti, se di questi è noto e viene
imposto in una sezione il valore esatto (ad esempio valore nullo all'estremità
di una trave appoggiata, o all'estremità libera di una mensola, esem-
pio Il.la, b) (ll. 3J. Comunque, anche nei casi staticamente indeterminati
per i quali lo stato di sollecitazione, dipendendo da quello di deformazione,
Fig. 11.3
risulta inevitabilmente approssimato, spesso si ottengono approssimazioni
soddisfacenti anche con un numero limitato di intervalli.
Inoltre, per quanto è stato osservato nella nota 11.2, è chiaro che, se agisce
analoghe possono esser fatte quando l'estremità k è appoggiata o incastrata:
in O il carico concentrato P 0 , il termine noto da introdurre nella [11.9] al
in tale caso l'equazione deve venire scritta per il nodo adiacente a k, es-
posto di q,h 4/EJ vale
sendo vk=O, per cui interviene una sola incognita ausiliaria, d'accordo col
P,h'/EJ; [11.12]
fatto che, essendo già stato imposto vk=O, resta una sola condizione riguar-
dante il momento o. la rotazione. Si ha quindi in conclusione che il numero
(ll.lll Facendo riferimento alla :fig.11.2, Mb=(2vb-va-v0 ) EJ/h , M 0 =(2v,,-vb-vJ EJ/h"',
2 delle incognite, comprese quelle ausiliarie, è nguale a quello complessivo
M =(lv -v -va) EJ/h 2 • Per l'equilibrio alla rotazione dei due tronchi h collegati al nodo O delle equazioni di equilibrio e ai limiti. Ma può essere opportuno scrivere
de~e es;ere" T0 b=(M0 -Mb): h, T0 c=(Mc-M,,): h; per l'equilibrio alla trasl~zione de~ esplicitamente queste ultime per alcuni casi ricorrenti.
nodo O si deve avere P0 -T0 b+T0 c=O, da cui (2M0 -M0 -Mc): h=P0 • Sostituendo fil
momenti le relative espressioni segnate ali 'inizio della nota, si ottiene la rei. [11.9] con Per l'estremità O appoggiata le due condizioni sono:
qh~P,. d . . fl . (p . h" EJ
{n. 3> S'intende che si ottiene il diagramma esatto e1 momenti ettenti er cane I
concentrati nei nodi) anche se vengono imposti, essendo noti, i valori del momento in M, e;;; hz (2v,-v_ 1.-v1n)=O -+ V-Ili= -Vlli ; [11.14]
due sezioni (ad es., momenti nulli per entrambe le estremità di una ti·ave appoggiata). (deformata antimetrica)
220 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 221

per l'estremità O incastrata: Esempio 11.1.


Studiare, impiegando le differenze, travi prismatiche variamente vincolate.
0 --+ V-1n=V11t ; [11.15]
(deformata simmetrica) a) Trave appoggiata e caricata uniformemente.
Divisa la trave in 4 tratti (h""'.1/4; fi~. 11.4a), l'equazione [11.9] scritta per i
per l'estremità O soggetta a nn momento M, e a un taglio T, positivi: nodi 1, 2,, te;riendo conto della simmetria e delle condizioni di vincolo [vA=O;
MA=O qu1nd1 v3 =-V 2 , rei. 11.14], fornisce il sistema:

[11.16] 6v1 -8v,=qh'/EJ,


6v,-4v1 =qh'/EJ.
14
qh'/EJ, v,=4 qh'/EJ=0,0137 ql'/EJ (il valore rigoroso
b) Travi di sezione variabile. - Le relazioni differenziali che restano valide,
perchè non dipendono dalla variazione della sezione, sono
T'=-q. [11.17]
a) fltfttfOOff'ftttOfft b) qh 1111/lom
M=-EJv", M'=T, < h jqh jqh tqh 2+ yqh
!--- I I -I t---1-- I I ~--i
Quindi si ottiene, posto EJ=B, 3=-zt 2 I 2 A 4 3 I 2 A 5
!<------- l -----4 1<--l __,,
B'
T=-Bv"'-B' v,,=-Bv' 11 +-M, [11.18] Fig. 11.4
B
è 0,0130). D_alla [Il.IO] si ottiene M1 =(2v1 -2v2) EJ/h'=2qh'=ql'/8, che coincide
Bvrv+2B' v'"+B" v"=q. [11.19] col valore rigoroso [par. 11.2a; tener conto della simmetria comporta imporre
T1 =0].
Le quantità B, B', B" sono note, essendo assegnata la sezione della trave b) Trave a sbalzo caricata uniformemente.
in ogni punto. Quindi, mediante le relazioni [ll.4], ... , [11.7] l'equazione L'e.9-uazione [11.9] scritta per i nodi 1, 2, fornisce (nella prima il termine
[11.19] in ogni nodo può essere espressa alle differenze. noto e posto uguale a zero, perchè di qh/2 si terrà conto nelle condizioni ai
Per quanto concerne le condizioni ai limiti, nulla cambia, rispetto a quanto limiti, fig. 11.46)
è stato visto per la trave prismatica, se esse chiamano in causa lo sposta-
[a]
mento, o la rotazione o il momento all'estremità. Ma anche la condizione che 6v,-4v1 +v,+v,=qh'/EJ.
riguarda il taglio, la cui espressione è ora data dalla [11.18], coincide con Condizioni ai limiti:
quella valida per la trave prismatica qnando nella sezione in esame si ha </)A=O -+ Vr;=V2,
M=O, oppure B'=O.
Mi=O -+ V3 =2v1 -v 2 ,

e) Trave su suolo elastico secondo Winkler. - Lo studio alle differenze T, =-qh/2 _,. v4 -2v,+2v,=- q: ~~.
non presenta alcuna difficoltà, bastando considerare nell'equazione [11.9]
La soluzione è:
[o nella 11.19, se la sezione è variabile] il carico (q,-kbv,) al posto del solo v,=qh'/EJ,
carico q,, essendo k il modulo del suolo (cap. VI) che può essere anche varia-
bile. Approssimazioni migliori si ottengono, secondo la [ll.13], considerando, v,=2,5 qh'/EJ=0,156ql'/EJ (valore esatto O' 125·' errore 24' 8%)·
o '
come termine noto, MA=-2v,EJ/h'=-2qh'=-ql'/2 (coincidente col valore esatto, par. 11.2a).
Si ottiene lo stesso risultato uguagliando a qh'/EJ la prima delle equazioni [a]
[11.20] e ponendo T1 =0.
c) Trave doppiamente incastrata, caricata uniformemente.
In modo semplice possono essere risolti altri problemi che presentano Divisa· la trave in 4 tratti (fig. 11.4c), le condizioni di vincolo forniscono
iperstaticità diffusa. VA=O, Va=V2.
222 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 223

Equazione [11.9] scritta per i nodi 1,2: valori che si possono anche ottenere direttamente per analogia con quelli
precedenti.
6v1 -8v,=qh'/EJ,
È chiaro che, con tale modo di procedere, la funzione viene rappresentata
8v,-4v1 =qh'/EJ; mediante uno sviluppo polinomiale limitato ai soli addendi con esponenti
La soluzione è: compresi tra O e 3 <11 •4!.
5
v =- qh'/EJ
' 8 ' b) Ovviamente anche il procedimento ordinario alle differenze può essere
v1 =qh'/EJ=ql'/256 EJ (val. esatto 1/384, errore 50%). visto nel quadro della rappresentazione di una funzione mediante sviluppi
polinomiali. E a tale proposito può essere opportuno osservare che, consi-
Di conseguenza, dalla [11.l O]:
derato un polinomio di secondo grado
10
MA=-2v 2 EJ/h'=-3 qh'=0,937 (-ql'/12),
v(x)=C,+c,x+C,x 2 ,
6
M, =g qh'= 1,125 (ql'/24) ; se si vuole che esso assuma i valori v_1h, v0 , v1n in corrispondenza di una terna
di punti -lh, O, lh (con l'originale delle ascisse in O), le costanti debbono
[MA[+ [M1 [=2qh'=ql'/8 valere
(coincidente col valore esatto per l'equilibrio giratorio della trave, par. 11.2a). e, e,
11.3. Affinamento delle approssimazioni operando sulle condizioni ai limiti per cui le derivate prima e seconda in O
mediante svilnppi polinomiali.
a) Approssimazioni migliori di quelle ottenute precedentemente nello
studio di travi aventi sezioni estreme incastrate o libere si possono ottenere coincidono con le espressioni [11.4], [11.5] del procedimento ordinario. Ma
attribuendo l'andamento di una parabola cubida la derivata seconda coincide anche con la seconda delle relazioni [11.23];
quindi per la trave semplicemente appoggiata nulla cambia se si utilizzano,
v(x)=C,+c,x+C,x'+C,x' [11.21]
per esprimere le condizioni di vincolo, polinomi di secondo o di terzo grado.
al tratto della linea elastica interessato da due incognite ausiliarie e da altret-
tanti spostamenti incogniti effettivi. Posta l'origine delle x in O, imponendo Esempio 11.2.
le condizioni che in corrispondenza dei punti -2h, - Ih, O, Ih la funzione Studiare, esprimendo le condizioni di vincolo mediante un polinomio di terzo
acquisti i valori v_ 2h, v_1 11., v 0 , v11"' per le costanti si ottengono i valori grado, la trave a sbalzo caricata uniformemente, già risolta nell'es. 11.lb con il pro-
cedimento alle differenze ordinario.
Soluzione.
[11.22] L'equazione fondamentale [11.9], scritta per i nodi 1, 2, fornisce (fig. 11.4b):
1
e, C3 = h' (-v_,.+3v_'"-3v,+v11,).
6
6v 1 -4v 2 -4v3 +v4 =0
6v,-4v1 +v,+v,=qh'/EJ,
Le derivate in O (x=O) valgono
quindi sin qui nulla di nuovo rispetto al procedimento solito. Risultano invece
[11.23] modificate le condizioni ai limiti, a parte quella riguardante il momento:
Volendo invece che, sempre con l'origine delle x in O, la parabola cubica <fA=vA'=O'
acquisti i valori v_1n, v 0 , v1h, v 2h (e correlando quindi una sola incognita ausi-
liaria con tre valori interni al dominio della funzione), i valori delle costanti <11 A> Procedendo come si è detto, non si modifica la semplice espressione [11.9] del-
sono: }'equazione differenziale del 4° ordine, e si opera soltanto sulle condizioni ai limiti.
1 Migliori affinamenti, con espressioni più elaborate, si trovano esposti nel vol. di CoLLATZ
C1 = -611 (2v_11,+3v,-6v11,+v,.) ,. .. [11.24] citato nella nota 11.1. Interessante è il par. 6.6 del vol. di WANG, citato nella stessa nota.
224 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 225

quindi per le [11.23], [!J.24], ma con riferimento all'estremità destra, 11.4. Affinamento delle approssimazioni per estrapolazione.
2va+3vA-6v2+V1=0' V5=3V2-0,5 Vi; Data una funzione f(x) continua insieme con le sue derivate negli intervalli
e per le [11.22], [! J.23], ±h, posti alla destra e alla sinistra di un punto O in cui si considera posta
M 1 =-EJvi''=0 -+ v3 =2v1 -V2; l'origine delle ascisse, sono leciti gli sviluppi di Taylor:
EJ h2 h3 h4
T1 =-EJv1 "'=-qh/2 -+ li' (-v,+3v,-3v1 +v,)=qh/2. hn=f,+hlo'+-2 f,"+3! /,"'+ 41 Jr+ ...
Effettuate le sostituzioni, si ottiene il sistema [11.25]
v1 -2v,=qh'/2EJ
-2,5 v1 +8v,=qh'/EJ.
La soluzione è Sottraendo membro a membro tali espressioni divise per 2h si ottiene:
v1 =2 qh'/EJ (coincidente col valore esatto), J,.-f_,. LI/,
v,=0,15 qh'/EJ (valore esatto 0,7083), [11.26]
2h Lix
v5 = 1,25 qh'/EJ.
per cui l'errore che si compie esprimendo la derivata prima della funzione
Di conseguenza, per la [11.1 O] , con il rapporto delle differenze prime vale
EJ
MA=-h' (v,+v,)=-2qh' (coincidente col valore esatto), E _,., _ Li'"
_1_,, - - h' h4 rv
- ,.,,, __ .
01-10 h - 3! Jo 5! Jo - ••• ' [11.27]
M 2 =-0,5 qh 2 (coincidente col valore esatto).
e sommando invece membro a membro le medesime espressioni divise per h 2,
Esempio 11.3.
si trova che, quando la derivata seconda in O viene espressa con .il rapporto
Studiare, esprimendo le condizioni di vincolo mediante un polinomio di terzo Ll 2/,,/h 2 delle differenze seconde, l'errore risulta
grado, la trave incastrata e caricata uniformemente, già risolta nell'es. 11.lc con
il procedimento alle differenze ordinario.
[11.28]
Soluzione.
L'equazione fondamentale [11.9] al solito fornisce (fig. 1J.4c; vA=O):
È facile quindi, procedendo in modo analogo, ottenere la rilevante pro-
6v1 -8v,=qh'/EJ prietà che l'errore conseguente al fatto di esprimere la derivata di ordine n
6v,-4v1 +v,+v,=qh'/EJ. di una funzione con il rapporto delle corrispondenti differenze può essere
scritto nella forma <11 .5)
Dovendo aversi 'PA=vA'=O, per le [11.23], [11.24], risulta LI•/,,
V3=3V2-Ù,5 V1; ,,.
E,n=lo•--~,=(h/l)'A,+(h/l)'B,+(h/[) 6 C,+ ... , [11.29]
quindi
v1=0,75 qh'/EJ=0,00293 ql'/EJ (valore esatto 0,00260, errore 12,7%; col procedi- essendo / l'ampiezza del dominio in c1ù si considera la funzione, e Am B0 ,
mento ordinario l'errore è stato invece del 50%, v. es. 11.lc), e,, ... quantità che, dipendendo soltanto dai valori delle derivate della f(x)
v,=0,4375 qh'/EJ, in O, non risultano infinenzate dall'ampiezza dell'intervallo h, ossia manten-
gono (s'intende relativamente al punto O) il medesimo valore Ìl)dipendente-
v,=0,9375 qh'/EJ; mente dal rapporto h/l; ovviamente esse sono invece funzioni dix (o dix, y
EJ nel caso di un dominio bidimensionale). L'errore è quindi influenzato dalle
MA= li' (-v,-v,)= -1,375qh'=1,031 · (-ql'/12),
M 1=0,625 qh.'=0,937 · (ql'/24);
cn.nJ W._ F. SHEPPARD, «Central Differences l>, Proc. London Jv[ath. Soç·., vol;· 31; 1899.
IMAI + IM11=2 qh'=ql'/8 (coincidente col valore esatto). Si veda, ad es., il chiaro par. 6.7 del voi. di WANG citato nella. nota ll.l.
15 - PozzATI, Il~1.
226 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 227

sole potenze con esponente pari di h, e la serie dei termini da cui esso dipende Soluzione.
si smorza rapidamente, se h è piccolo rispetto a I. Ma, nella soluzione di a) Adottati due soli intervalli (h~ 1/2), il consueto calcolo alle differenze for-
un problema definito da un'equazione differenziale lineare e da condizioni nisce (es. 11.lc)
ai limiti pure esse lineari, la proprietà [11.29] riguardante la derivata di or- v,~0,0078125 ql'/EJ, MA~-ql'/16~-0,0625 ql', M,~0,0625 ql'.
dine n della funzione vale anche per la funzione stessa; ossia anche l'errore
nel valutare questa dipende soltanto dalle potenze pari di h C11 •6l, Adottati 4 intervalli (h~l/4) si ottiene invece (es. 11.lc)
Pertanto, quando, relativamente a un'equazione alle differenze, siano stati v,~0,00390625 ql'/EJ, MA~-0,078125 ql', M,~0,046875 ql'.
calcolati in un punto O più valori/,, della funzione che si vuole determinare,
avendo adottato ogni volta un diverso numero di intervalli h, lo sviluppo b) Valore affinato di v., arrestando al solo primo termine lo sviluppo [11.29)
[11.29] consente di istituire un sistema di equazioni in cui figurano come inco- (applicato alla funzione anzichè alla derivata):
gnite, oltre al valore più affinato f 0 * della funzione, le costanti A 0 , B 0 , ••• , e E1 (h~tf2)~v 1 *-0,0078125 ql'/EJ~(l/2)' A,
come termini noti i vari ..foi· S'intende che, quanto più questi sono numerosi,
E 1 (h~l/4)~v 1 *-0,00390625 ql'/EJ~(l/4)' A,;
tanto maggiore può essere l'affinamento, ma in genere la velocità della con~
vergenza è notevole, ed è sufficiente un numero molto limitato di equazioni; risulta v,*~0,002604167 ql'/EJ, coincidente col valore esatto.
se per f,, * si ottiene il valore rigoroso, ciò significa che le derivate al di là del-
! 'ordine considerato non hanno influenza. e) Valore affinato di MA*:
MA*+0,0625 ql'~(l/2)' A,
Esempio 11.4.
MA *+0,078125 ql'~(l/4) 2 A, ;
Col metodo dell'estrapolazione affinare il calcolo della freccia e dei momenti
per una trave incastrata, soggetta a un carico uniformemente distribuito (fìg. 11.5). risulta MA*= -0,0833 ql 2 , coincidente col valore esatto.
Anche per M 1 * si ottiene il valore esatto.
a) b)
h=l/4 11.5. Soluzione di nn sistema di equazioni alle differenze espressa me-
q I< h=l/21 I< 'i
~ nunhnnnn1uu ~ ~ 2I ~
diante un'equazione algebrica Cll.7J •
~ I
1 ~ 1
I I
2 .
!<----- l ________,, Per quanto si è visto, un'equazione alle differenze relativa a un punto di
Fig. 11.5 ascissa x può essere scritta nella forma
[11.30]
<11· 6 > Ad esempio, data l'equazione differenziale dnf =0, se / 1 e / 2 sono rispettivamente
dx"
la sua soluzione esatta e quella di una corrispondente equazione alle differenze, si ha Per tale equazione resa omogenea (b,=0), se si adotta la soluzione
[a], [b]
f,=Cq;•, [11.31]
Per la [11.29], applicata alla funzione / 2, è lecito scrivere:
essendo C una costante arbitraria, risulta, effettuate le sostituzioni,
d"/, Ll"f, (h)'
dx':-y= T A.,+ (h)'
T B.,+ ... ; [cl
e <f' [a.q;•+a._, q;•- +. .. +a, q;+a,]=0'
1
[11.32]
quindi, tenendo presente la [b], e sottraendo la [e] dalla [a] si ottiene
per cui deve aversi
::;, (/1 -/,)~- (4)'A,- (4)'B,... [d] [11.33]

Ma l'operatore differenziale dd'l è indipendente da h, come le costanti A 0 , B 0 , ••• ; e ottenendo quindi, se le n radici <p1, ••• , 'Pn sono distinte,
x"
allora l'errore E=fi-/2 riguardante la funzione è esprimibile anch'esso nella forma: n
f,= E e, q;,• , [11.34]
[e] i=l

Evidentemente, se lo sviluppo al secondo membro della relazione [e] viene troncato~


la valutazione dell'errore risulta approssimata. cii.7 > Si veda, ad es., il chiaro cap. XI dell'op. di KARMAN e B1or citato nella nota 11.1 •.
228 Capitolo undicesimo Differenze finite nello studio delle travi 229
con le costanti e, da determinare mediante le condizioni ai limiti che la fun- Adottata la soluzione particolare M,= C sostituendo nella [/] si ricava
zione J-i: deve soddisfare; esse, come abbiamo visto, vengono inevitabilmente C= -ql'/12. La s?luzio'.'e generale dell'equ~zione [/] è data dalla somma
chiamate in causa nella scrittura del sistema delle equazioni alle differenze. d~lla soluzione dell associata omogenea (al solito con C2 =0 per la ragione
vtsta nel punto a) e di una soluzione particolare:
In definitiva, la soluzione dell'equazione [11.30] può essere ottenuta (con-
tinuando a utilizzare la corrispondenza tra le proprietà delle equazioni dif- M,=C, (-0,26795)x-ql'/12, [g]
ferenziali e alle differenze) sommando alla soluzione [11.34] dell'omogenea e imponendo la condizione che per x=O sia Mx=O, si ottiene
associata una soluzione « particolare», che tiene conto del termine noto hx.
ql'
Mx= - JT [1-(-J)X (0,26795)']. [h]
Esempio 11.5.
Risolvere, sostituendo al sistema di equazioni alle differenze la corrispondente :r:a1~ risultato può essere ottenuto immediatamente con il metodo dei vincoli
equazione algebrica, una trave prismatica continua a campate uguali, variamente aus11Iar1, come conseguenza del caso trattato nell 'es. a): pensando, in una prima
caricata.
a) Trave di infinite campate, con la sezione iniziale soggetta a un momento M a) b) e)
M, (fig. 11.6a) (il.8)_ ·
Rese indipendenti le campate mediante tagli praticati sugli appoggi, ed espli-
. oc; z:: z:: :zs: - J!1 tf';)f' !UJ!I ti '!R ~:zs:
citati i momenti Mi (i=l, 2, ... , x, ...), l'equazione ricorrente di congruenza è O I 2 3 O I 2 3 O I 2 X
(«equazione dei tre momenti», par. 14.2.1) Fig. 11.6
[a]
che, evidentemente, è un'equazione del tipo [11.30]. Posto Mx=C<px, la corrispon~ fase pr?vvisoria, ~a sezi<?ne O iniziale incastrata perfettamente, i momenti su li
dente equazione algebrica [11.33] risulta, moltiplicando tutti i termini per <p, ~ppogg1 .sono t,uttt ugualI a -q/2/12; occorre poi allentare il vincolo provvisor~o
In O, oss1a considerare la trave scarica, soggetta a Mo= +q/2/12.
'1''+4g+l=0<11.0J. [b]
Le radici sono c) T;ave di n campate, soggetta a un carico variabile linearmente (figura
<p,=-2+V3 =-0,26795, <p,=-3,73205, [e] ll.6c) (s1 veda la nota 11.8).

e la soluzione della [a] vale, secondo la [11.34], L'equazione dei tre momenti in questo caso è (form. 14.4)
Mx=C, (-0,26795)"+C, (-3,73205)'. [d] qn/2
Mx-1+4Mx+Mx+1=- ----z;:;- X=-ax. [i]
Le costanti Ci, C 2 sono da deterniinare·con le condizioni ai limiti: i momenti
si debbono estinguere facendo tendere x. all'infinito, pertanto dev'essere C 2 =0;
Adottata la soluzione particolare Mx,p=Cx, sostituendo nella [i] si ricava
inoltre per x=O si deve avere Mx=M0 , quindi C1 =M0 • In definitiva la soluzione
risulta [(-0,26795)x=(-J)x (0,26795)x] C(x-1)+4C · x+C(x+l)=-ax,
Mx=M, (-1)" (0,26795)". [e] [I]
C=-a/6, Mx,p=-ax/6.
b)' 'trrave di infinite campate cariccite uniformemente (fig. 11.6b). . La soluzione generale dell'equazione [i] si ottiene come somma della solu-
L 'equazion~ dei tr~ momenti in questo caso è (form. 14.3; <p,,=2 ql'/24 EJ): ztone [d] dell'associata omogenea (ora C 2 è diversa da zero perchè le campate
non sono infinite) e della soluzione particolare [/] '
.(\(,_, +4M,+.M:x+,= -ql'/2. [/]
Mx~C, (-0,26795)"+C, (-3,73205)'-ax/6. [m]

Si veda, ad es., il par. 3 del cap. citato nella nota 11.7.


(ll.s)
. Dovendo aversi Mx=O per x=O, risulta C 2 = -C1 ; si ha inoltre l'ulteriore condi-
, Tale equazione [b] puç, essere ·ottenuta direttamente. Infatti, avendo la trave
.(11 .9 > zione Mx=O per x=n. La soluzione è quindi definita.
infinite campate uguali, si ha:
Mx Mx+l
Mx-1 = Mx :;
;per e~~· detto <p questo rapporto, si ha:
Mz.i.1 Mx.r1 Mx 2
M,_, = M, M,_, = 'P
,e.sostituendo nen•e(iuaziùne [a] si ottiene subito là [b].
C)

SISTEMI DI TRAVI IPERSTATICI


L'INTERPRETAZIONE ELASTICA
CAPITOLO XII
PREMESSE E RICHIAMI

12.1. Condizioni di equilibrio di una struttura espresse con coefficienti


di rigidezza.

12.1.1. Strutture caricate in corrispondenza dei nodi.


a) Una struttura è costituita in genere da più elementi (o membrature)
connessi l'uno all'altro in corrispondenza dei nodi, nei quali si pensano agenti
le azioni esterne; spesso, per semplicità, chiameremo tali azioni genericamente
«forze" F, indipendentemente dal fatto che si tratti di forze vere e proprie
o di coppie. Analogamente, saranno indicati con la denominazione sintetica
di «movimenti >> tanto gli spostamenti, quanto le rotazioni delle sezioni _o
dei nodi; e in generale verranno presi in considerazione i movimenti a tra
loro indipendenti, ossia necessari e sufficienti per rendere definita la confi-
gurazione deformata della struttura. Così, volendo citare un esempio, per
il telaio della fig. 12.l gli spostamenti orizzontali dei nodi B e C debbono

" E "
F

Fig. 12.1

essere uguali a quello del nodo A, se si omette, come è in genere lecito, la


deformazione per lo sforzo assiale; per cui i movimenti effettivamente in-
dipendenti sono complessivamente nove, ossia le rotazioni dei sei nodi e le
traslazioni delle due travate e del montante. Inoltre un movimento che in-
terviene interamente nel far compiere lavoro a una data forza viene detto
ad essa correlativo; e naturalmente vale la definizione inversa. S'intende che
agli n movimenti indipendenti dei nodi (a1 , a 2 , ••• , an) corrispondono in ge-
nere n correlative forze (F1 , F 2 , ... , Fn); e che in pratica alcune di esse pos-
234 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 235

sono esser nulle, pur sussistendo i correlativi movimenti, e viceversa. In Per quanto riguarda le convenzioni sui segni da attribuire alle varie azioni
merito ai simboli che verranno più frequentemente impiegati, delle forze F presenti nelle equazioni di equilibrio, riteniamo positivi i momenti destro-
si indicheranno con P i carichi e con M i momenti; e se sarà opportuna giri, le forze orizzontali verso destra, quelle verticali verso il basso; e analoghe
una maggiore specificazione, con X, Y, Z e Mx, My, Mz le relative com- convenzioni vengono adottate per i movimenti (voi. I, par. 8.3).
ponenti secondo gli assi di un riferimento cartesiano; però con X si indi- Qualche chiarimento può essere opportuno anche in merito ai segni at-
cheranno anche le forze incognite agenti su una struttura. Analogamente, tribniti ai termini presenti nel sistema [12.1], per il quale la generica equazione
per quanto riguarda i movimenti, o saranno gli spostamenti (u, v, w le com- può venire in breve scritta
ponenti secondo x, y, z, se sarà necessario specificarle), <p le rotazioni. Infine n
il simbolo S potrà significare una qualunque caratteristica di sollecitazione - J: k,! · a;+F,=0, [12.l ']
f=l
e fJ il correlativo movimento specifico.
mettendo così in risalto le dne essenziali presenze della forza esterna e del
b) Se pensiamo di imprimere ad un qualunque nodo di una struttura un complesso delle azioni interne, queste ultime conseguenti ai vari movimenti
movimento a;= 1 considerando tutti gli altri movimenti indipendenti nulli, è indipendenti a. Che le azioni interne debbano figurare col segno negativo, è
in generale semplice ricavare le conseguenti sollecitazioni S e le forze F che facile rendersi conto per la definizione data dei coefficienti di rigidezza, i
si manifestano in corrispondenza sia del nodo direttamente interessato, sia
dei nodi circostanti; tali forze vengono dette coefficienti di rigidezza k, per
cui, con il consueto significato degli indici, k,J è la forza F, dovuta al movi- I
k11
,,-" Cf,=1
•,' ,li,__
' I
,--,
I
k,2 fl':z =1 :

mento isolato a!= I. Data una struttura caricata nei nodi, se pensiamo di
\
A B,.! \
'A 'B --
M;,b ' I k,2 : ~=1
~r:: q;-1
~è:
conoscere tutti i suoi movimenti effettivi a, risulta definita, per il significato
attribuito agli stessi a e per l'unicità della soluzione elastica, la sua configu-
razione deformata che, essendo l'effettiva, deve risultare in equilibrio; per- e
\..!:;(.LS'(
~A
Bf
e A
A ~
tanto dev'essere in equilibrio anche ogni suo nodo, e la somma delle forze F A Ate
di una certa natura, che un qualunque nodo riceve dalle membrature ad esso
collegate, deve equilibrare la corrispondente forza esterna. Di conseguenza, Ikll =A'{,,,+~ I a)
avendo presente la definizione data di coefficiente di rigidezza, le equazioni e
di equilibrio (dei nodi o di elementi della struttura) corrispondenti ai movi-
menti a possono venire scritte nella forma
k 11a 1 +k12 a 2 + ... +k,!aJ+··· +k,.a.=F1
k21a 1 +k22a 2 + ... +k,JaJ+··· +k,.a.=F2
[12.l]

kn 1a,+k.2a2 + ... +k.!a!+ ... +knnan=Fn,


ed è evidente che in tali equazioni, che sono lineari avendo supposta lecita
Fig. 12.2
la sovrapposizione degli effetti, per il teorema di reciprocità (o di Betti) ri-
sulta kiJ=Jç1i <12•1 ).
cui segni, per le convenzioni adottate, sono concordi con quelli dei correla-
12 1
tivi movimenti a. Infatti, riferendoci per maggiore concretezza al semplice
< · > Per effetto di un generico movimento <1J=l isolato (ossia con tutti gli altri movi-
menti indipendenti nulli) si abbia il sistema di forze [Fri]=[k11 , k 21 , ... , kn11; per un secondo
esempio della fig. 12.2a, è chiaro che il coefficiente di rigidezza k 11 =M•• +M.,
movimento isolato a 1=1 si abbia il sistema {Fr;]=[kli, k 21 , ... , kn;]. Il lavoro esterno è il fittizio momento che sarebbe necessario applicare al nodo A (o più pre-
mutuo che il primo sistema di forze [Fr;l compie per i movimenti correlativi (che si ridu~ cisamente alle estremità A delle aste A-B, A-C) per fare avvenire la sola ro-
cono al solo a 1=1) dovuti al secondo sistema vale L1 z=k;j · 1; il lavoro esterno del
secondo sistema [Fr;] causato dai movimenti (a1=1) dOvuti al primo vale L 2 , 1 =ki 1 • 1. tazione a1 =1; momento considerato positivo, quindi con senso orario, con1e
Quindi per il teorema di Betti risulta k,i=ki•· la stessa a 1 • Analogamente, per fare avvenire la sola rotazione a 2 =1 del
236 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 237

nodo B, occorre l'intervento di un vincolo ausiliario nel nodo A (o più pre- zione può venire espressa nella forma
cisamente all'estremità A dell'asta A-B) in grado di impedirne la rotazione S1,=hì1a1+hi 2a 2 + ... +f41a1+ ... +hinan, [12.2]
e di fornire il momento fittizio k 12 ; e s'intende che anche questo va slip•
posto positivo, quiudi destrorso. Ma nell'equazione figurano le azioni in- avendo indicato con hii il valore della stessa sollecitazione Si per a1= 1; ed è chiaro
che, in genere, non tutti i movimenti interverranno nell'espressione [12.2].
terne (in questo caso i momenti) trasmesse al nodo in esame dalle varie
membrature; e allora, secondo quanto è indicato nella figura, tali azioni
hanno senso opposto a quello dei momenti k, che come si è detto si pen• 12.1.2. Strutture genericamente caricate. Il ricorso a vincoli ausiliari.
sano applicati alle estremità delle aste. a) In genere è conveniente suddividere il calcolo nelle seguenti due fasi:
Incidentalmente notiamo che i coefficienti di rigidezza per la trave prisma- I. Si considera la struttura soggetta ai carichi e fornita nei nodi di vincoli
tica della fig. 12.2b, avente l'estremità destra suscettibile di subire i due movi- ausiliari, ossia fittizi, atti a rendere nulli i movimenti indipendenti (vol. I,
menti indipendenti a1 , a 2, valgono (i sensi delle «forze » F1 , F2 sono assunti cap. 9); in generale tutti i movimenti indipendenti, alle volte in parte, come
secondo la citata convenzione; R=EJ/l) vedremo, ma è chiaro che si fa ricorso a vincoli fittizi soltanto quando la
loro applicazione risulta conveniente. li calcolo da effettuare è in generale
k 11 =4R, [a]
semplice, perchè per ora non viene coinvolto il comportamento dell'intera
struttura; nelle sezioni estreme delle membrature incastrate si hanno le solle-
e) In qualche caso può essere opportuno determinare i coefficienti k per effetto citazioni S d'incastro perfetto; in corrispondenza dei nodi, le reazioni F dei
di un movimento a1= 1 considerando non tutti nulli i rimanenti movimenti indipen- vincoli ausiliari. In tale soluzione particolare la congruenza è rispettata,
denti; ossia, ad esemp~o, se a1 è uno spostamento, supporre nulli tutti gli altri spo-
pèrchè la presenza dei vincoli ausiliari non provoca discontinuità delle defor-
stamenti e invece libere di avvenire -le rotazioni (par. 13.5).
mate; e ad esempio un morsetto, che impedisca la rotazione di un nodo, rende
tutte nulle, quindi non diverse tra loro, le rotazioni delle sezioni delle aste
d) Se l'elemento strutturale è complesso, per il calcolo dei coefficienti di rigidezza che si collegano nello stesso nodo. Però la struttura non è in genere equili-
può essere conveniente l'impiego del principio dei lavori virtuali: consid~riamo. ad
esempio l'arco della fig. !2.2c per il quale si voglìa determinare lo stato d1 sollec1ta- brata, essendo i nodi soggetti alle reazioni immaginarie dei vincoli fittizi.
zione conseguente alla sola traslazioiie a1 =Ua=1 secondo l'asse x. Dette Xa, Ya, 2. I vincoli ausiliari in realtà no:ti esistono, quindi debbono essere soppressi;
Ma le incognite staticamente indeterminate presenti nella sezione A, si fanno inter- ciò che equivale ad applìcare le loro reazioni F cambiate di segno, ossia a
venire una per volta le azioni ausiliarie Xa= 1, Ya= 1, Ma.= 1, da associare ai movi- considerare la struttura soggetta, soltanto in corrispondenza dei nodi, alle
menti prescritti per la sezione A (ua=l, Va= O, IPa=O); quindi, se. con M'(Xa), M'C!a)~ forze
M'(Ma) indichiamo i momenti in una generica sezione dovuti alle suddette az1oru
unitarie, le equazioni che esprimono il principio dei lavori virtuali sono, ?met;tendo~ F=F,-F, [12.3]
come è di solito lecito per una struttura del genere, i lavati interni relativi aglr sforzi
taglianti e ·assiali, · avendo indicato con F0 le azioni esterne. E così si ricade nel caso, esaminato
nel punto precedente, per il quale le condizioni di equilibrio possono essere
1· l =J M · M'(Xa) ds/EJ, f
0= M · M'(Yal dsjEJ, espresse nell'utile forma [12.l] C12• 2>; non staremo a insistere, perchè per
quanto ci sarà necessario può bastare il cenno fatto, e anche perchè il metodo
[b] dei vincoli ausiliari venne già precedentemente illustrato. Ci limitiamo a
f
0= M · M'(Ma) ds/EJ, ricordare· che, se una quantità è nulla nella pri:ffia fase, il suo valore ovvia~
mente coincide con quello che si ricava nella seconda: ciò per l'appunto
accade per i movimenti dei nodi provvisoriamente vincolati; quindi, ad esem-
essendo M (momento effettivo)=Xa · M'(Xa)+Ya · M'(Y.)+Ma · M'(M.). pio per la struttura della fig. 12.3, a tale effetto. le condizioni di carico a), e)
Dalle equazioni [b], esprimenti la compatibilità coi vincoli, si ricavano Xa=k11 , sono equivalenti (proprietà dell'equivalenza; voi. I, par. 9.2.3).
Ya=k 21 , Ma=k3i. che sono i coefficienti di rigidezza in A; e dalle condizioni di
equilibrio per l'arco si ottengono X1;, Y 1"' M1;, coefficienti di rigidezza in B.
<12 · 2 > Con riferimento alla fig. 12.3, si ha, ad es. ne1Ia prima fase (nodi bloccati) pen-
sando le aste prismatiche: Mb,,=q1 a 2/12 (destrors_o),_ Mh 0 =-q1bz/12 (sinistrorso), M 0 b=
e) Ricavati i movimenti ai dal sistema di equazioni [12.1], lo stato di sollee;ita.:. .:o=q1 b~/12. Quindi, nella seconda fase, si debbono applicare, ad es., in corrispondenza
zione può essere determinato utilizzando il lavoro preliminare svolto per la defi- del' nbdo B, le <1 forze» F 4 = -(q1 a 2/12-q1 b 2/12), F 3 =q1 (a+b)/2; e nel nodo C,
nizione dei coefficienti di rigidezza (es. 13.1); in particolare una qualunque sollecita- F,~M,.-(q,b'/12).
238 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 239

S'intende che per ottenere il valore totale di una qualunque sollecita- Per l'arco parabolico avente la sezione variabile con la legge J=Jofcos {}
zione S, occorre poi sovrapporre gli effetti ricavati nelle due suddette fasi, (fig. 12.4), nei quattro casi già citati per la trave prismatica si ha (par. 4.5)
ossia sommare al valore [12.2] quello d'incastro perfetto della prima, scri-
vendo in definitiva [12.7]
S, (totale)=S,+S,{a)=S,+E h,1a1 • [12.4] essendo R,=EJ,jl; e quando l'arco è abbastanza ribassato (freccia non
grande rispetto alla luce), tali rigidezze differiscono non molto da quelle
q, q, lj, lj, relative all'arco circolare di sezione costante, per il quale, ad esempio, la
_,_ n E F
-
"' E "'
F rigidezza alla rotazione vale, se l'estremità B è incastrata e f=l/5,
W.=7,79R (v. es. 4.8).
'I,
_,_
B e )M,, Tmve prismatica (RJJ/l}
_,_ _,_ a) b) M e) M M d)

G
a~h
a)
t A B ~GA "Te;. :dG
B A
_;;,M
B
Tf-3R Tf-2R Jll{.6R
" 1Tf-4RI
Fig. 12.3

12.1.3. Casi particolari dei coefficienti di rigidezza: rigidezze alla rotazione


e alla traslazione.
a) Rigidezza alla rotazione. - Alcuni valori dei coefficienti di rigidezza
definiti precedentemente (par. 12.1.1) hanno particolare importanza in rela-
zione ai procedimenti di calcolo che verranno in seguito illustrati, e in par-
ticolare a quelli atti a fornire facilmente valutazioni approssimate delle solle-
citazioni; di tali coefficienti si è già precedentemente parlato (voi I, par. 8.7), trave prismatica (R.Ej!l}
ma può essere utile un loro rapido richiamo, unitamente con alcune relat.ive
proprietà. 0~ 1 6Rll p r'-
PI
_p/ _, 3R//.
Ò
Data una trave A-B, pensiamo di imprimere alla sua sezione terminale A
la rotazione op.=l, considerando gli altri movimenti di entrambe le estre-
T A,q_~, A 3R
I'
mità nulli: definiamo rigidezza alla rotazione w. il correlativo momento, I b)

l
che può esser pensato indifferentemente causa o effetto di detta rotazione.
Evidentemente w., lo abbiamo detto, non è altro che uno dei coefficienti
di rigidezza definiti nel par. 12.1 e, come è stato accennato per essi, in certi _F//2
casi può esser conveniente non impedire tutti i movimenti. Citiamo alcuni arco po,mbolico (J.J/cos{},]\.Ej/l} Pc
casi di particolare interesse: per la trave A-B prismatica con le estremità
aventi nullo lo spostamento relativo, se la sezione B è incastrata (fig. 12.4a)
~~1'5~
~-./<i~-l,\y ~:f ~!L d)
Ma 4EJ
W.=--=--=4R ; [12.5]
'7'a I Fig. 12.5 ~:'.~ I

nei casi in cui la sezione B sia lasciata libera di ruotare, o si abbiano confi- b) Rigidezza alla traslazione. - Data una trave A-B, pensiamo di impri-
gurazioni simmetrica o antimetrica (fig. 12.4b, e, d), mere alla sua sezione terminale A la traslazione o.= 1 lungo una data dire-
Wa=3R, W.=2R (per coppie simmetriche), zione, considerando gli altri movimenti cli entrambe le estremità di solito nulli:
[12.6] definiamo rigidezza alla traslazione u. la correlativa forza, che può essere pen-
Wa=6R (per coppie antimetriche). sata causa o effetto, indifferentemente. Citiamo alcuni casi ricorrenti: per
240 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 241

l'asta A-B prismatica, con l'estremità A soggetta allo spostamento normale Allora per una qualunque asta s risulta, utilizzando la relativa espres-
al suo asse o= 1 e con l'altra estremità B impedita di ruotare {fig. 12.5a), sione M;,= W,, 'Pi [relaz. 12.11],
12EJ 12R
Ua=-,-=--p:-; [12.8] [12.14]
1

e se la sezione B è invece libera di ruotare,


ossia il momento esterno si ripartisce tra le varie aste in modo proporzionale
3EJ alle rispettive rigidezze alla rotazione; e e è il coefficiente di ripartizione. Può
u.=-1-,-. [12.9]
essere opportuno notare che le espressioni [12.5 e 12.6] delle rigidezze (relative
ad aste prismatiche) potranno essere impiegate soltanto quando i nodi ruo-
Nel caso dell'arco parabolico simmetrico (fig. 12.5), avente le rotazioni tano senza traslare; ed è chlaro che se la sezione di un'asta è variabile, pos-
delle sezioni estreme bloccate o consentite (par. 4.5), le rigidezze alla tra-
slazione lungo la corda valgono: A ,.

[12.10] a)

12.1.4. Distribuzione di un momento tra piu aste aventi rigidezza alla rota-
zione nota.
A un nodo J in cui si collegano n aste per le quali è nota la rigidezza alla
B
rotazione, sia applicato un momento M; (fig. 12.6); è allora utile, in relazione
anche allo studio di strutture complesse, conoscere come M 1 si ripartisce Fig. 12.6
tra i vari elementi strutturali. Se il collegamento è rigido, la rotazione 'Pi
del nodo dev'essere uguale, per congruenza, alla rotazione delle sezioni sono essere utilizzate le tabelle date nel par. 3.2. Un esempio molto semplice
estreme delle aste che si saldano in J; per cui esse ricevono i momenti, ricor- di ripartizione di un momento tra due aste aventi uguale rigidità R=EJ/I,
dando la definizione di rigidezza alla rotazione, ma diversamente vincolate, è riportato nella stessa fig. 12.6b:
M 1a= YV1a ffi
Mi,= Wio'PJ [12.11]
3R 3
M,, =M _3_R_+_4~R- 7 M,

Se il momento Mi è destrogiro, debbono esser tali sia la rotazione 'Pi•


sia i momenti applicati alle estremità delle varie aste; quindi il nodo riceve, 12.1.5. Distribuzione di una forza trn piu aste aventi rigidezza alla trasla-
oltre al momento esterno, i momenti sinistrogiri Mi•• ... , Mi• (fig. 12.6), zione nota.
e per il suo equilibfio giratorio si deve avere
a) S'intende che tanto la forza quanto le rigidezze debbono essere corre-
n
[12.12] lative al medesimo movimento. Tutto è analogo a quanto è stato visto rela-
Mi-}; Mi,=0.
i=l tivamente alla ripartizione di un momento: consideriamo una trave j inde-
formabile, che collega più aste ad essa ortogonali aventi rigidezza alla tra-
Sommando allora membro a membro le relazioni [12.11], si ottiene slazione nota, soggetta a nna forza P1 assiale {fig. 12.7). Lo spostamento b;
E Mi,=M;='Pi E
i
w,,, della trave dev'essere uguale, per congruenza, allo spostamento relativo delle
[12.13] estremità delle varie aste; qnindi per ciascuna di esse, ricordando la defini-
zione di rigidezza alla traslazione, la parte assorbita del carico, ossia lo
16 - PozzATI, II-1.
242 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 243

sforzo tagliante, vale cendo riferimento alla struttura indicata nella fig. 12.8, le colonne di un
Pja='U;a /!Jj medesimo piano j hanno le sezioni estreme che subiscono un uguale spo-
P,,=[fiv ~, stamento relativo; quindi la forza applicata alla travata j di tale piano (che
[12.15] coincide con lo sforzo di taglio complessivo in una ideale sezione che in-
tersechi tutte le colonne inferiori), vale, facendo riferimento al caso indicato,
T1=P1 +P,+P3 . La forza T1 dev'essere ripartita, secondo la [12.17], pro-
Ma per l'equilibrio della trave j alla traslazione si deve avere porzionalmente alle rigidezze alla traslazione delle colonne; ma nell'espres-
n
sione che definisce le rigidezze sono comuni i valori di E, di i=h1 e del
P1-L; P1,=0, [a] coefficiente numerico, quindi la ripartizione può essere eseguita in parti
i=I
P,
quindi, sommando membro a membro le relazioni [12.15], si ottiene ~ ..-~~..,,_~~~--.,

[12.16]
traVataj
e per una qualunque asta s, utilizzando la relativa espressione [12.15],

[12.17]

ossia il carico esterno si ripartisce tra le varie aste proporzionalmente alle


Fig. 12.8
rispettive rigidezze alla traslazione. Un esempio è riportato nella stessa fig. 12.7
, proporzionali ai momenti d'inerzia J1 delle sezioni dei vari ritti del mede-
D a) simo piano; e, ad esempio, per l'asta a risulta

p 8· 8·
"1Jr <J [12.18]
2-. J
essendo la somma estesa a tutte le aste dello stesso piano j.
A B Ovviamente l'osservazione fatta vale anche quando il telaio sia soggetto
e l a forze orizzontali agenti anche non in corrispondenza dei nodi, essendo
sufficiente, per applicare le cose dette, ricorrere ad appoggi ausiliari che prov-
p pd
Lo- ....J.
_l visoriamente blocchino gli spostamenti orizzontali.
Fig. 12.7 lJa ljb l}c Utilizzando le rigidezze alla traslazione è immediato il calcolo della defor-
mata del telaio che ha i nodi liberi di traslare ma non di ruotare; infatti lo
riguardante tre aste uguali ma diversamente vincolate: le rigidezze alla tra- spostamento relativo di una travata j rispetto alla sottostante j-1 vale, per
slazione, posto c=EJ/l', valgono U31 =3c, U42 =12c, U35 =12c; e ad esem- la [12.16],
pio per l'asta 4-2 risulta [12.19]
12 essendo T, lo sforzo tagliante « del piano » in questione.
T 42 =PTI'

b) Può essere opportuno osservare che i diagrammi degli sforzi taglianti 12.1.6. Osservazioni.
e dei momenti flettenti dei ritti di un telaio comprendente più piani sono La validità delle equazioni di equilibrio [12.1], del tutto generale nell'am-
calcolabili con semplicità quando i nodi possono soltanto traslare e sono bito delle ipotesi fatte, è indipendente dall'essere la struttura isostatica o
note tutte le forze orizzontali applicate in corrispondenza delle travate. Fa- iperstatica. Dal grado di iperstaticità dipende il numero dei movimenti indi-
244 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 245

pendenti che intervengono quali incognite uelle stesse equazioni [12.l]; quindi il momento nulli cedimenti dei vincoli e distorsioni):
si verifica la singolare circostanza che se, aumentando il numero dei vincoli,
anX1 +a12X2 + ... +awY,+ ... +a1.x.+a10 =0
diminuiscono i movimenti, diminuisce il nu1nero delle incognite da deter-
minare.
In conclusione, dalle equazioni [12. l] scaturisce il procedimento, detto [12.20]
«dell'equilibrio» (voi. I, cap. 8), che tende a semplificarsi aumentando il
numero dei vincoli, e viceversa a complicarsi via via che la struttura si appros- an1X1 +an2X2+ ... +anjXi+··· +annXn +an 0 =0 ;
sima all'assetto isostatico; ciò fa intravedere, come più estesamente vedremo e sono sostanzialmente le equazioni di Miiller Breslau, che con espressiva
nel par. 12.3, la dualità di tale metodo rispetto a quello «della congruenza», sintesi risolvono il problema staticamente indeterminato.
col quale, considerando come incognite le azioni staticamente indeterminate, I coefficienti ~t e i termini noti aio possono essere calcolati applicando
le difficoltà crescono invece con l'aumentare del grado d'indeterminazione il principio dei lavori virtuali. Le loro espressioni valgono, omettendo la
statica. Dualità d'altronde già chiaramente insita nelle equazioni [12.1] e deformazione per gli sforzi taglianti,
in quelle [12.20], che vedremo a proposito del secondo metodo: infatti i coef-
ficienti di rigidezza comportano per loro definizione il rispetto della con- a"=E{f M'"'M"" ds/EJu+f M',,M,, ds/EJ,+
gruenza, perchè quando s'imprime a un nodo j un movimento isolato ai=l, m ' '
[12.21]
e se ne trovano i riflessi su una qualunque parte o sezione i della struttura,
al movimento del nodo .i partecipano uguahnente tutte le sezioni ad esso colle-
+f,M',,M,, ds/GJ,+f,N,'N, ds/EA},
gate; quindi con le equazioni [12.I] si determina l'unica soluzione che, tra le
infinite congruenti, ha la prerogativa di essere equilibrata. II discorso si rove- a,1=E{f My,'My( ds/EJ"+f M,,'M,( ds/EJ,+
scia per il metodo della congruenza col quale, introducendo sin dall'inizio m ' '
[12.22]
la condizione dell'equilibrio, si determina l'unica soluzione che, tra infinite
equilibrate, ha la prerogativa della congruenza.
avendo indicato con (My1', .•• , N1') le componenti dell'azione interna in una
12.2. Condizioni di congruenza per una struttura staticamente indeter- generica sezione riferite a una terna di assi ortogonali (di cui y, z sono da
minata. Coefficienti di deformabilità. assumere paralleli agli assi principali della stessa sezione), per effetto del-
l'azione virtuale X,=l correlativa al movimento a,; (M"" ... , N,) le analoghe
a) Le equazioni di congruenza espresse con i coefficienti di deformabilità. sollecitazioni provocate dalle azioni esterne; (My/, ... , N/) le sollecitazioni
provocate da una generica azione Xi= 1 agente in i. Gli integrali sono evi-
Una struttura iperstatica che presenta n gradi di indeterminazione statica dentemente da calcolare per l'intero sviluppo s di ciascun elemento strutturale.
può essere resa isostatica sopprimendo un corrispondente numero di vincoli Le somme debbono essere estese alle m membrature componenti la struttura
esterni e interni, ed applicando al loro posto le relative reazioni incognite X,, principale isostatica, con l'avvertenza, quando si calcola ~1 , di includere
da determinare con le condizioni di dar luogo a una deformazione della nella somma anche la stessa membratura j, se essa (ad esempio un'asta di
stessa struttura congruente e compatibile con la presenza dei vincoli eliminati. un traliccio) è stata resa inattiva per ottenere la configurazione principale.
In una generica posizione della struttura principale isostatica (soggetta alle Fatto questo che appare chiaro appena si rifletta a come viene dedotta l'equa-
azioni esterne e a quelle incognite X,), dove è stato praticato uno dei tagli zione [12.22] applicando il principio dei lavori virtuali (par. 12.3); ossia te-
nendo presente che una forza X 1=1 (considerata sulla struttura principale
per rimuovere la connessione iperstatica, indichiamo con a10 il movimento,
per calcolare a1,) non sollecita, tanto per rifarsi all'esempio citato del traliccio,
per effetto dei carichi, correlativo all'azione X; messa in evidenza dallo stesso
l'asta .i recisa perchè sovrabbondante; ma che la stessa asta è sollecitata
taglio; con a1i il movimento ~ conseguente a una generica altra azione Xi= 1; invece dalla X,= I considerata per ricavare a;1.
movimenti che sono ritenuti positivi se hanno segno concorde con quello Nel caso che gli effetti esterni provochino auto tensioni (ossia uno stato
assunto per l'azione X;. Allora le condizioni di congruenza sono esprimibili di tensione indipendente dai carichi e dovuto, ad esempio, a variazioni di
nella forma (gli indici, come per il sistema [12.l], non significano più una temperatura o a cedimenti di vincoli), rimane inalter~to il calc:olo dei vari ai1;
posizione, ma una diretta dipendenza tra azioni e movimenti; si pensano per mentre al posto delle deformazioni conseguenti ai carichi e relative a tratti
246 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 247

di lunghezza unitaria (My,/EJ", .. ., N,/EA) sono da porre i corrispondenti In tutte le valutazioni precedenti, riguardanti distorsioni o cedimenti dei
movimenti provocati dal disturbo agente (ad es., nel caso di una variazione vincoli, particolare attenzione è da porre nell'attribuzione dei segni (nota 12.3).
uniforme di temperatura su una membratura, a N 0 /EA dev'essere sosti- In casi incerti, conviene rifarsi alla formulazione diretta del principio che,
tuito a,t,'); e se si hanno distorsioni piu alcuni punti delle varie membrature come vedremo (par. 12.3), comporta in genere operazioni pratiche identiche
a quelle espresse sinteticamente dalle equazioni [12.20].
[12.23]
b) S'intende che coefficienti di deformabilità per elementi strutturali costi-
essendo S/ la caratteristica di sollecitazione correlativa a {3, conseguente tuiti da travi prismatiche possono essere frequentemente dedotti da formule
all'azione unitaria X,=l, correlativa ad a, (es. 14.1) <12• 3l. note. A tale proposito si ricorda che la rotazione dell'estremità A di una
S'intende che, se il vincolo in corrispondenza del quale si scrive una delle trave prismatica AB appoggiata può venire calcolata con l'espressione
condizioni di congruenza [12.20] subisce un movimento di valore prescritto a,
o di natura elastica (caratterizzata dal coefficiente a,.), al secondo membro
della stessa equazione si deve porre, anzichè zero, ai oppure xi . Utv· E se
è la stessa configurazione principale a possedere vincoli cedevoli (es. 14.2),
si deve allora considerare, per quanto riguarda il contributo dato dalla ce- avendo indicato con M., M. i momenti d'incastro perfetto supposti destro-
devolezza del vincolo (si veda la nota 12.3) giri (v. tab. 3.5) e applicati alla trave cambiati di segno, quindi sinistrogiri.
E per la trave con un'estremità A appoggiata e l'altra B incastrata,
[12.24]

[12.25]

dove L1v,, è il movimento (del generico vincolo cedevole s) impresso, o ela- e) Il sistema dei movimenti indipendenti espresso in funzione delle forze
stico per effetto delle azioni esterne agenti sulla struttura principale; R,,' è esterne.
la reazione dello stesso vincolo, correlativa a Av 08 , per effetto dell'azione
virtuale Xi=!. Definizioni analoghe possono essere date a proposito della Data una struttura iperstatica, dopo aver risolto il problema staticamente
[12.25], essendo L1v,1 il movimento elastico provocato dalla generica azione indeterminato, si è in grado di calcolare, applicando ancora per esempio il
x,=L principio dei lavori virtuali (i diagrammi delle sollecitazioni effettive sono
ora noti), gli n movimenti indipendenti dei nodi che definiscono la deformata
di una struttura. E se con F 1, ... , Fn si indicano le forze correlative a tali mo-
<12 · 3 > Il termine a10 si ricava in questo caso adottando come sistema di forze equilibrate vimenti, si può scrivere, pensando la struttura caricata soltanto nei nodi,
l'azione Xi=l e le sue conseguenze, e come sistema di movimenti, piccolissimi e con-
gruenti, le distorsioni 'fi; pertanto, per il principio dei lavori virtuali: a1 =c11F1 +c12F2 + ... +c1;F1 + ... +c,nFn
I· a,.+2: S/p~o, [a]
e il segno di un generico termine della sommatoria è positivo se il senso della sollecita- [12.26]
zione S/ coincide con quello della correlativa distorsione "jj. Per esempio, nel caso di una
asta riscaldata di una travatura reticolare, se l'asta è tesa da S;', i due sforzi uguali e con-
trari applicati ai nodi che delimitano l'asta («si allontanano» dai nodi) compiono lavoro
virtuale negativo (quindi a 1" è positivo), perchè, per effetto dell'accresciuta lunghezza del-
l'asta, il senso del loro spostamento relativo è contrario al loro segno (es. 14.1)..
Altrettanto può essere detto per il cedimento Lfv0 di un vincolo s [rel. 12.24, 12.25]; avendo indicato con c1i il generico coefficiente di deformabilità, ossia il mo-
e il segno è da assumere positivo (pensando, come nella [aJ, tutti i termini portati al primo vimento j prodotto dalla forza unitaria correlativa a un altro qualunque
membro), se il senso della correlativa R 81 ' (reazione del vincolo provocata da Xi=l) è lo
stesso del cedimento (es. 14.2). movimento i. Tale sistema corrisponde a quello [12.1]; vedremo nel cap. XV
Per il calcolo di a;o dato dalla [12.21} [uguale osservazione vale per la 12.22], nel- le proprietà, in termini matriciali, che legano i due sistemi, i quali stabili-
l'equazione dei lavori virtuali il segno di ogni contributo infinitesimo [ad es., N/(Nads/EA)]
è negativo (pensando, come nella [a], tutti i termini portati al primo membro) se N/, N 9 scono in veste duale la dipendenza tra cause e relativi effetti.
hanno uguale segno (entrambi di trazione o di compressione), come si riconosce facilmente Quando i carichi non agiscono soltanto nei nodi, basta al solito, per cal-
constatando che le due azioni mutue N/ (per es. di trazione), applicate alle due sezioni
della struttura privata del tronco ds, compiono lavoro negativo per un allungamento colare i movimenti degli stessi nodi, considerare le forze F,-F [rei. 12.3],
dello stesso tronco (si veda, in proposito, il par. 5.4 del vol. I). al posto delle sole F.
248 Capitolo dodicesimo Premesse e richiami 249

12.3. Metodo dell'equilibrio e metodo della congruenza: due modi di per cui l'equazione [a] può venire scritta
applicare il principio dei lavori virtuali.
F,~;;f[M(a,) M'(a1) ds/EJ+ ... +M(a,) M'(a1) ds/EJ+ ...
[b]
È già stato accennato che le equazioni di equilibrio [12.I] relative a una ... +M(an) M'(a;) ds/EJ]+ ...
struttura staticamente indeter1ninata individuano I'unica soluzione equili-
A questo punto è facile constatare, ricordando la definizione di coefficiente di
brata tra le infinite configurazioni congruenti possibili, essendo le condizioni rigidezza, che, ad esempio,
di congruenza introdotte indicando, ad esempio, con Io stesso simbolo <p1
le rotazioni delle varie sezioni saldate al medesimo nodo J; e che per ;;JM(a,) M'(a1) ds/EJ~(k!ia,) · 1 (•'-'),
contro le condizioni di congruenza [12.20] determinano l'unica soluzione
congruente tra le infinite configurazioni equilibrate, venendo le condizioni di per cui, sostituendo nell'equazione [b], si ottiene
equilibrio immesse nel rendere esplicito il numero delle incognite. È fa- Fj=k11 a1+ ... +k1i at+ ... +k1n an'
cile rendersi conto del fatto, precedentemente soltanto accennato (voi. I,
par. 8.2 b), che i due citati sistemi di equazioni, dai quali derivano i due che coincide con la corrispondente equazione del sistema [12.1].
. La conclusione è quindi che il sistema di equazioni [12.1] non è altro che l'espres-
metodi «dell'equilibrio» e «della congruenza», con tutti i possibili modi di sione intrinseca del principio dei lavori virtuali, applicato associando al sisteina di
venire applicati, possono esser dedotti dal principio dei lavori virtuali; e azioni effettive quei certi sistemi fittizi di movimenti elementari a1 =1, ... , an=l,
che anzi di tale principio essi non sono altro che due espressioni sintetiche e ognuno considerato con la relativa parte di struttura deformata.
dirette, tra loro legate da una corrispondenza pienamente duale. Per l'impor-
tanza che i due metodi hanno può essere opportuno fissare brevemente l'at- b) Le equazioni di congruenza [12.20} ottenute impiegando il principio dei lavori
virtuali.
tenzione sulla derivazione di cui si è detto; s'intende che la soluzione del
problema dell'equilibrio elastico può essere conseguita esprimendo simulta- Resa libera, mediante opportuni tagli, una struttura staticamente indeterminata
neamente, ossia con metodo diretto, sia le equazioni di equilibrio, sia quelle dai '7ncoli iperstatici, di essa può essere considerata la corrispondente confi-
gurazione isostatica soggetta alle azioni esterne e a quelle interne incognite Xi.
di congruenza; ma così operando si verrebbero a perdere in genere sensibili ... , Xn; queste ultime, poste in evidenza in seguito ai tagli praticati, debbono
vantaggi, avere valore tale che le singole parti deformate possano venire composte in-
sieme, in modo da ricostituire I 'integrità della struttura data. La condizione di con-
gruenza riguardante il movimento a1 (correlativo a una qualunque Xj) può venire
a) Le equazioni di equilibrio [12.1] ottenute impiegando il principio dei lavori vir- e~pressa co~s!derando ~p:elicato alla co~gurazione principale il sistema ausiliario
tuali. d1 forze equ1hbrate cost1tu1to dalla sola azione Xj= 1 (con tutte le altre azioni nulle)
Consideriamo un generico nodo di una struttura sede di un certo movimento a1• e dai relativi suoi effetti. Associando a tale sistema di forze il sistema di movimenti
Volendo esprimere la condizione di equilibrio dello stesso nodo (considerato quale effettivi, si ottiene, se si indica per brevità di scrittura una sola componente (:tìes-
elemento strutturale) nei confronti del citato movimento, associamo al sistema sionale) dell'azione interna complessiva,
delle forze (che supponiamo applicate nei nodi) e a quello delle sollecitazioni ef-
fettivo il movimento :fittizio elementare a1= 1, con tutti gli altri movimenti indipen- 1. o~;: J [M'(X;) M ds/EJ+ ... ], [a]
denti nulli e con la deformata ad esso conseguente. Allora l'unica azione esterna a
compiere lavoro è la Fj correlativa al movimento virtuale impresso; per cui se si es~endo M il momento flettente effettivo, M'(Xj) il momento dovuto alla Xj= 1;
indica, per brevità di scrittura, una sola componente (ftessionale) dell'azione interna e intendendo la somma estesa a tutte le membrature m che si deformano per effetto
complessiva, si ha della stessa azione virtuale. Ma il momento effettivo può venire espresso come somma
dei momenti provocati dalle azioni esterne e interne
[a]
M~M,+M(X,) + ... +M(X,) + ... -1- M(Xn); [b]

essendo al solito M il momento flettente effettivo ed M'(a1) il momento conseguente 112


.4> Il coefficiente di rigidezza kit è la forza (correlativa al movimento ai) conse-
ad a1= 1; e intendendo la somma estesa a tutte le membrature m che si deformano guente al solo movimento unitario a;,. Per calcolare k 1, adottiamo come sisten1a di forze
per effetto dello stesso movimento virtuale. Ma, poichè si è supposto che le azioni (e di sollecitazioni) quello che provoca il solo a 1=1; e come sistema di movimenti quello
esterne siano applicate nei nodi (ciò che non toglie generalità alle nostre osservazioni, el~mentare t4=1, con la conseguente deformazione. Delle «forze», compie lavoro la sola
par. 12.1.2), il momento effettivo può venire espresso come somma dei momenti azione che si trova associata all'unico movimento (virtuale) che avviene nei nodi: tale
provocati dagli n movimenti indipendenti, fatti avvenire uno per volta, azione è, per definizione, il coefficiente di rigidezza k 11 , e il suo lavoro virtuale vale quindi
Le=k1, • 1. Il corrispondente lavoro interno risulta Li= -.f,j[M'(ctt) · M'(a1) ds/EJ+ ... ];
M~M(a,)+ ... +M(a,)+ ... +M(an), e se si indica M(a1)=a1M'(a1), è verificato quanto è stato detto.
250 Capitolo dodicesimo

e poichè è facile constatare, ricordando la definizione di coefficiente di deformabilità,


che, ad esempio,
IJ[M'(X;) M(X,) ds/EJ+ ... J~aJiX, (12.5J,

'"
e
!;' J[M'(X;)M, ds/EJ+ ...J~a1 0 ,
CAPITOLO XIII
sostituendo nell'equazione [a] si ottiene
a1o+a11X1+ ... +a1nXn=O
IL METODO DELL'EQUILIBRIO (O DELLE DEFORMAZIONI)

che coincide con la corrispondente equazione del sistema [12.20].


La nota conclusione è quindi che il sistema di equazioni [12.20] non è altro che
l'espressione intrinseca del principio dei lavori virtuali applicato associando al 13.1. Equazioni risolventi.
sistema di movimenti effettivi quei certi sistemi di azioni elementari X1 =1, .. .,
Xn= 1,_ ognuno considerato con la relativa parte di struttura deformata.
e) E appena il caso di rilevare la completa dualità dei ragionamenti fatti in questi a) Equazioni «dei movimenti equilibranti>>.
due ultimi punti del presente capitolo. E una dualità radicata nei due modi di appli-
care il principio dei lavori virtuali, diversi nel fatto che ciascuno pone a premessa Il metodo di calcolo delle strutture fondato sulla soluzione del sistema di
quel che l'altro persegue come fine; ed è una dualità che accompagna indissolubil- equazioni [12.l], e che quindi si attua esprimendo le condizioni di equilibrio
mente i due procedimenti di calcolo in tutte le loro molteplici derivazioni. relative a una configurazione assunta congruente, è detto «metodo dell'equi-
librio» (par. 12.1.6); esso viene applicato seguendo in genere, secondo quanto
<12 · 6 > Il coefficiente di deforn1abilità aii è il movimento a 1 conseguente alla forza X,;= 1.
è indicato nella fig. 13.1, alcune fasi tipiche di operazioni che conviene distin-
Per calcolare ai1 adottiamo co1ne sistema di movimenti (e di deformazioni) quello provocato tamente ricordare.
dalla sola X,;=1; e come sistema di forze, quello elementare X1=1 (e relative sollecitazioni). 1. Si pensano nulli, in virtù dell'applicazione di vincoli ausiliari, i 1novi-
Nel lavoro esterno figura il contributo dato dall'unica forza virtuale esistente (Xj=l)
per il correlativo movilnento che, per definizione, è a1,. Il corrispondente lavoro interno menti indipendenti dei nodi a 1 , a 2 , ••• , a1' ... , an (fig. 13,lb), e si calcolano le
vale L,=-Jij[M'CX;)M'(,Xi)ds/EJ+ ... ]; ma M(Xj)=X;M'(X1), per cui è verificato quanto sollecitazioni S (alle estremità degli elementi strutturali) e le conseguenti
è stato detto. «forze » F (nei nodi); S ed F sono dunque le reazioni degli incastri immagi-
nari che impediscono i movimenti a.

_,_ D E F 'f D D E F
h

--·~AI:I:o:'.:Btr:IIO:::~C t É
A '1,-1 B
>i 1 f< e
a) h, d)
1tiql G
"

_,... b) e) f)

Fig. 13.1
252 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 253

2. Si considera la struttura soggetta, soltanto in corrispondenza dei nodi, nella fase 3: precisamente si applica a ciascun nodo, libero al solito di effettuare un
solo movimento aio quindi con tutti gli altri movimenti impediti, la correlativa forza
alle forze F=(F,-F) (rei. 12.3), correlative ai movimenti a. Fj= 1 e si determinano i coefficienti d'induzione fiJ, ossia le forze indotte in tutti i
3. Si calcolano i coefficienti delle equazioni di equilibrio del sistema [12.1]. nodi, compreso quello sul quale si opera; nella fìg. 13.le,/ sono indicate, ad esempio,
A tal fine si imprime un movimento a; unitario per volta, ossia considerando le deformate per effetto delle azioni unitarie Ma=1, Pa=1 correlative ai due movi-
tutti i rimanenti a nulli, e si determinano le sollecitazioni S(a;) che interessano menti indipendenti che può compiere il nodo A. Pertanto 1'equazione di equilibrio
i coefficienti di rigidezza k,; (par. 12.1), ossia le forze necessarie per realiz- corrispondente al movimento ai può esser scritta
zare la configurazione deformata impressa: nella fig. 13.lc,d sono raffigu-
rate le deformate per i movimenti possibili (trascurando la deformazione [13.3]
per effetto dello sforzo assiale) impressi al solo nodo A, ma ovviamente deb-
bono essere considerati isolatamente tutti i movimenti indipendenti dei nodi. essendo Fi* le forze equilibranti incognite. L'equazione [13.3] differisce solo formal-
4. Sovrapponendo gli effetti, si è allora in grado di scrivere le n equazioni mente dalla [13.1]: uguale è il concetto ispiratore, uguale il numero delle incognite,
di equilibrio corrispondenti agli n movimenti a; e ad esempio, nei confronti uguale 1'accorgimento nel lavoro preparatorio
(fase 3) di fare avvenire un movimento per ~1 =4R·
del generico movimento ah l'equazione, come si è visto, è del tipo (13·1 ) volta; però può presentare il vantaggio di far /l"':i C/},=1
comparire, nelle equazioni risolventi, grandezze (~
n
J; kjia1,=F01-FJ,
-
[13.1] incognite (F*) omogenee con le grandezze note t
i=l (F, - FJ, trattandosi, per le une e per le altre, k,,~ 5RJt
essendo F01 l'azione correlativa esterna, e -Fj quella derivante dalle rea- sen1pre di «forze)). Però vedremo che fre- ~=V'/[ Bu.. . .
zioni, cambiate di segno, dei vincoli ausiliari.
quentemente conviene assumere come incognite ( -4----- ~ }ht'"~
i movimenti a. V ':;ts.
5. Dal sistema di equazioni [13.1] si ottengono i valori dei movimenti a. È cosa immediata determinare il legame tra '.!;1=!7
6. Si risale dai movimenti alle corrispondenti sollecitazioni S(a), utiliz- i coefficienti d'induzione f e quelli k di rigi-
Fig. 13.2
zando, totalmente o in parte, il calcolo eseguito nella fase 3. dezza: infatti la forza Fi da applicare a un
nodo per il suo solo movimento diretto ai vale
7. Le sollecitazioni complessive si ottengono sommando i valori ottenuti kiiai; d'altronde una generica forza Fj per effetto di !4, risulta Fj=k1ta,,, e per
nelle fasi 1 e 6 kjiai . d.
effetto della forza Jii=l, Fj=fji= k··a· , qu1n 1
s,0 ,. =S +s (a) . [13.2]
" '
Il metodo dell'equilibrio, basato evidentemente sull'applicabilità del [13.4]
principio della sovrapposizione degli effetti, scaturisce quindi dal ripetuto
impiego di vincoli ausiliari, utilizzati nella fase l, quando si tiene conto dei Ad esempio, per la trave con appoggio e incastro della fìg. 13.2 si ha k 11 ~4R
carichi con tutti i movimenti a nulli, e nella fase 3, ogni volta che si determi- (par. 12.1.3), k,,~2R, k,,~6Rfl (con R~EJ/l); quindi (ed è immediato constatare
nano gli effetti provocati da uno solo dei vari movimenti a. la correttezza dei risultati) f21 ~k2 i/k11 ~1/2, f31 ~k 31 /k11 ~3/2/.
Il calcolo dei coefficienti k;; e la soluzione del sistema delle equazioni S'intende che, determinate le forze F*, è facile risalire, utilizzando i risultati
[13.l] costituiscono le fasi essenziali del procedimento; e poichè l'equilibra- calcolati nella fase 3 preparatoria, ai valori complessivi delle sollecitazioni
mento dei nodi avviene in virtù dei movimenti provvisoriamente bloccati S, 0 ,. = S +S(F*) ; [13.5]
nella fase 1, le stesse equazioni [13.1] possono essere dette «dei movimenti
equilibranti». relazione che evidentemente corrisponde alla [13.2].

b) Equazioni «delle azioni equilibranti».


È possibile scrivere le equazioni di equilibrio [13.1] facendo comparire, al posto
13.2. Osservazioni.
dei movimenti incogniti a, le forze F* ad essi conseguenti, Volendo operare in tale a) Nell'applicazione del metodo dell'equilibrio, che come è noto risale a una
maniera, è opportuno adattare alle nuove esigenze il calcolo preparatorio eseguito idea di Navier C13 • 2), il numero delle incognite dipende dai movimenti dei nodi, non

(1 3 •11 Nell'equazione [13.1] l'indicej distingue il movimento relativamente al quale viene


scritta la condizione di equilibrio; l'indice i (i= 1, 2, .. ., j, ... , n) tutti i possibili movimenti. <19 · 2 > Loms M. II. NAVIER (1785-1836) nella sua classica opera Résumé des lecons de
Il significato degli indici è quindi rovesciato rispetto all'equazione [12.1']. Ciò perchè si Mécanique (1826) trattò col metodo dell'equilibrio (o «delle deformazioni))) proprio il pro-
indicherà in seguito con J il generico nodo (o la generica parte) della struttura per il quale blema (per l'appunto detto <(di Navier ))) deU'insieme di aste aventi un comune nodo «a
verranno imposte le condizioni di equilibrio. cerniera>) (voi. I, par. 8.2). Anche l'accorgimento di scrivere le equazioni di equilibrio con-
254 Capitolo tredicesimo Metodo del! 'equilibrio 255

dal numero delle aste che si collegano negli stessi nodi; così, ad esempio, le incognite una innaturale condizione di vincolo; procedimenti che ovviamente trovano un
restano due per entrambe le strutture a), b) della fìg. 13.3, indipendentemente dal preciso riflesso nella risoluzione per via iterativa dei sistemi di equazioni risolventi.
fatto che la prima di esse è isostatica e non la seconda. Quindi, in relazione al numero A proposito di tali sistemi di equazioni che si ottengono applicando il metodo
delle incognite, il metodo dell'equilibrio, come è già stato accennato nel precedente dell'equilibrio, può essere opportuno notare che essi sono in generale fortemente
capitolo (par. 12.1.6), è tanto più vantaggioso rispetto a quello della congruenza (col stabili nel senso che venne precisato nel par. 2.5d: ossia le matrici dei loro coefficienti
quale si assumono incognite le azioni staticamente indeterminate) quanto più è elevato presentano di solito una forte prevalenza dei coefficienti della diagonale principale.
il grado di iperstaticità; e può allora risultare non conveniente per strutture a basso Inoltre esse hanno spesso configurazione a banda molto addensata lungo detta dia-
grado di indeterminazione statica o addirittura isostatiche (cosi, ad esempio, per la gonale, con conseguenti facilitazioni dei calcoli, risultando ogni incognita diretta-
struttura della fìg. 13.3c, quattro volte statican1ente indeterminata, i movimenti mente sensibile a un ristretto numero di altre incognite; addensamento dipendente
incogniti sono 17, e restano tali anche quando si abbia un semplice ordine di diago- dal fatto che, nell'equazione che esprime l'equilibrio di un nodo nei confronti di
nali, ossia quando la struttura sia isostatica). Proprio per questa circostanza il un certo movimento, interviene in genere la ripercussione dei movimenti dei soli
metodo dell'equilibrio è rimasto a lungo in ombra, finchè gli ingegneri furono co- nodi più vicini.
Infine è chiaro che, se un movimento ai è nullo per la presenza di un vincolo, e
ugualmente si scrive la corrispondente equazione di equilibrio, in questa compare in-
cognita la correlativa forza Fj, che è la reazione dello stesso vincolo.

a) b) Stati coattivi. Un richiamo particolare può essere opportuno quando le sol-


lecitazioni sono dovute a cause estranee ai carichi, ad esempio a cedimenti dei vin-
coli e a variazioni termiche.
La sostanza di quanto è stato detto nel par. a) resta immutata, perchè anche in
questi casi i vincoli ausiliari applicati nella fase 1 hanno la funzione di rendere il
più possibile semplice il calcolo delle conseguenze dei «disturbi», adottando una
configurazione congruente ma non equilibrata. Consideriamo ad esempio il solito
telaio (fig. 13.4): se la sezione d'incastro H subisce una prescritta rotazione qi, nella
fase 1 si realizza tale rotazione mantenendo nulli tutti gli altri movimenti indipen-
Fig. 13.3 denti (fi.g. l3.4a) (13 «1); se la stessa sezione subisce un cedimento verticale V, si im-
stretti, per le difficoltà operative connesse con procedimenti laboriosi, a non scostarsi u, li
>1 r 'r
da schemi strutturali moderatamente iperstatici. Però, come vedremo, esso presenta
anche il notevole vantaggio di poter scrivere le equazioni risolventi di solito in modo
più facile che col metodo della congruenza (cap. XIV), tra l'altro senza doversi preoc-
~r----Tg-----FI 1---- E -----.J;TLD
~ , ,E t'
1
F,

!_____w_____ cJ;
I I I h
cupare di come scegliere la struttura principale; vantaggio che si è rivelato decisivo :
1
I j I iI I
!
I
I
a mano a mano che, con il perfezionamento delle macchine calcolatrici, emerse quale
impegno primario proprio la scrittura delle citate equazioni. E anzi, come vedremo
~-----/ B _____ ç l 1-----'-------C
: I I
nel cap. XV, quando si usi un elaboratore elettronico, è possibile, essendo poco preoc- k-a b [ I
I
cupati della mole dei calcoli, ridurre questi a un vero e proprio algoritmo (cap. I),
ossia a un complesso di operazioni basate su criteri automatici di esecuzione che
:
_!G
a)
H,
ip I I
_L
b! L H
:
-1_
e) :
_J,__
nulla o ben poco lasciano all'intervento soggettivo. Ma esiste anche l'altra esigenza, iJ
fondamentale per l'ingegnere, di poter disporre di metodi rapidi che consentano 7\ "
valutazioni approssimate delle sollecitazioni, necessarie per le progettazioni di mas- Fig. 13.4
sima e per il controllo dei risultati di calcoli più approfonditi; e il metodo del-
l'equilibrio può risultare anche a tale fine molto vantaggioso, presentando tra l'altro
quel suo utile requisito dell'evidente significato fisico attribuibile alle operazioni prime tale movimento alla stilata determinando le conseguenti azioni S alle-estremità
analitiche. E con tutta probabilità è stato proprio tale requisito a far nascere l'idea, delle aste B-C, E-F (fig. 13.4b) <13 •4 ); se, infine, la travata superiore è soggetta a una
come dettagliatamente vedremo in seguito, di allentare i vincoli ausiliari in modo variazione termica t/ uniforme (fìg. 13.4c), posto un appoggio fisso ausiliario per
progressivo, e a far proporre, per conseguire maggiore semplicità o convergenza, esempio nel nodo E, sono noti i movimenti U1 , U2 delle estremità delle due aste D-E,
vari modi di procedere 1n tale operazione di rilassamento della struttura posta in E-F (se si omette al solito la deformazione per effetto dello sforzo assiale), per cui
si calcolano semplicemente le conseguenti azioni S alle estremità delle aste A-D,
sentendo un movimento per volta è di vecchia data (si veda ad es., in proposito, la bibl.
e in particolare il cap. 38 dell'opera di K. Beyer, 1933, za ediz.). 13 3
< • l Se l'asta è prismatica si ha ad esempio, Mhc=4R"',(j), Mch=2R"';tf;; nelle fasi suc-
Chiare esposizioni dei metodi dell'equilibrio (o delle deformazioni) e della congruenza cessive la sezione H (che è già ruotata dell'angolo 'iji) dev'essere considerata incastrata.
(o delle forze) si trovano in numerose opere. Tra queste ricordiamo, oltre a quella di I(. BE- 3 4
(i • J Per esempio, se l'asta B-C è prismatica, Mb 0 =M0 b=-6RhtV/b; la reazione verticale
YER dianzi citata: o. BELLUZZI (vol. II, par. 445, v. bibl.); J. GRAHAM-W. G. GODDEN,
«Structural Analysis », Section 1 del manuale Structural Engineering Handbook, edito da d eli 'appoggio
. tn
. B vaIe Yb=-fj2
12 ii (Rb +Ret,
0
) con-R=EJ//.
E. GAYLORD-C. GAYLORD, McGraw, 1968. Per varie altre citazioni si veda la bibliografia.
256 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 257
C-F (1a.5). In modo analogo possono essere introdotte nella fase 1 altre cause di camente applicate le sole azioni verticale ql/2 e orizzontale qF·/Sf, relative all'arco a
sollecitazione; mentre le fasi successive non differiscono da quelle già illustrate. tre cerniere; inoltre, quando la struttura è snella, se le imposte sono collegate da
un tirante, spesso ha scarsa importanza il loro spostamento relativo.
e) Più volte, per nodi situati su travate rettilinee, e allineati quindi lungo un
asse x, abbiamo ammesso uguali i loro spostamenti Oz, considerando trascurabile, /) Può essere opportuna qualche ulteriore osservazione in merito a casi parti-
come in generale è lecito per le strutture inflesse, la deformazione per effetto dello colari, per i quali però non si modifica in nulla l'essenza del metodo dell'equilibrio.
sforzo assiale. In caso contrario, al posto dell'unico spostamento indipendente Per le travi a traliccio con nodi a cerniera e caricate in corrispondenza degli
secondo x, abbiamo tanti spostamenti Dx quanti sono i nodi; per cui occorre ~mpri: stessi nodi (fig. 13.3c), le equazioni di equilibrio riguardano soltanto i possibili spo~
mere, in corrispondenza di ogni nodo, uno spostamento Ox= 1 considerando i nodi stamenti O, che sono due nei problemi piani e tre in quelli spaziali; e se i collega-
adiacenti fermi, e scrivere poi la corrispondente equazione di equilibrio. menti anzichè a cerniera sono rigidi, e se le aste sono snelle, le tensioni dovute ai
momenti staticamente indeterminati hanno di solito scarsa importanza rispetto alle
tensioni conseguenti agli sforzi normali (par. 13.4.7). Nel caso di carichi agenti fuori
I J
dei nodi, lo stato flessionale e le condizioni di continuità angolare per le varie aste
ovviamente non sono più trascurabili, e possono alle volte essere influenzati dalla
presenza dello sforzo N (cap. VID.
Quando i ritti che si collegano a una trave sono diversamente inclinati tra loro
(fig. 13.6a), la sola traslazione orizzontale impressa alla trave comporta anche una
sua inflessione, a causa di uno spostamento relativo (non indipendente) in direzione
verticale. Ad esempio, per la struttura indicata nella citata figura si ha, omettendo la
Fig. 13.5
deformazione per sforzo assiale, A-A 2 =~ (quindi, perii ritto, Mac= - E:1
6
1 12EJ1 1 ) sen "1 11
d) Se la sezione estrema di un elemento strutturale è incernierata, come ad esem- sen 81 ' Tac=~ sen 01 •
pio la sezione G della struttura della fig. 13.1, il modo di procedere resta inalterato: Se i ritti sono paralleli tra loro e la trave è inclinata rispetto ad essi (fìg. 13.6b),
al solito nella fase 1 si considerano nulli tutti i movimenti indipendenti (compresa la loro inflessione non cambia, in confronto al caso .di elementi ortogonali,
la rotazione q; 0 ); e ovviamente occorre calcolare anche i coefficienti di rigidezz~ quando si pensa di imprimere una sola traslazione O alla stessa trave pensata inde-
relativi alla sola rotazione unitaria di tale sezione e scrivere in corrispondenza d1 formabile; per cui, ad esempio, alle estremità di un ritto generico prismatico di lun-
essa una delle equazioni di equilibrio (riguardante la rotazione) [13.1] o [133]. Ana-
loghe osservazioni valgono per altre condizioni di vincolo diverse dall '1ncastro.

e) Se ad un nodo si collega l'estremità di un arco, quando nella preparazione


dei coefficienti di rigidezza, si imprime un moviment~ ~solato (che può .essere una
rotazione o uno spostamento), occorre conoscere la r1g1dezza alla rotazione o alla
traslazione relative all'arco: il calcolo di tali grandezze è semplice, se l'asse è :eara- A
bolico e la sezione varia con la legge J=Jc/cos (}(par. 4.4b); e può essere. conven1ente
ricordare che i valori di tali rigidezze si modificano poco se l'arco ha invece la se-
zione costante e l'asse circolare, purchè sia sufficientemente ribassato . (f < !/5).
Ed è chiaro che, se nel nodo confluisce anche un tirante, come ad esempio avviene Fig, 13.6
per il nodo A della struttura della fig. 13.5, nell'equazione di equilibrio alla trasfa-
zione dello stesso nodo secondo la direzione x del tirante, interviene anche Il contri-
buto di questo pari a E: Oa, purchè il suo sforzo finale risulti di trazione. ghezza lt si hanno le sollecitazioni Ti,=12EJi0//i 3 , Mab=Mba=-Tili/2'. In partico-
lare, per la trave a doppio ginocchio della fig. 13.6c, se si omette la deformazione
A proposito di strutture per le quali esiste una configurazione principa~e isosta- per effetto dello sforzo assiale e se le estremità A, D non sono cedevoli orizzontal-
tica in cui i carichi provocano soltanto sforzo assiale, le grandezze staticamente mente, non può aversi uno spostamento relativo verticale delle sezioni B, C; di con-
indeterminate hanno spesso scarsa importanza sotto certe condizioni (voi. I, cap. VI), seguenza una traslazione verticale v in B· comporta un eguale spostamento in C e,
delle quali soprattutto contano la rigidezza dei vincoli e la snellezza della str:uttur~. se si considerano i nodi impediti di ruotare, un carico Pb si ripartisce proporzional-
Così, facendo ancora una volta riferimento alla fig. 13.5, se l'arco è parabolico e Il mente alle rigidezze alla traslazione dei due elementi orizzontali (par. 12.1.5).
carico q è uniforme sull'orizzontale, nella fase 1 possono essere frequentement_e Per le str4tture simmetriche, condizioni di carico simmetriche o antimetriche si
trascurati i momenti d'incastro perfetto, e al nodo A, ad esempio, vengono prati- riflettono in cOrrispondenti condizioni per i movimenti, sicchè' il numeto delle inco-
gnite risulta in genere sensibilmente diminuito rispetto a quello relatiyo a una condi-
zione di carico generica.
<13 •5 ) Per esempio, Mad=6R,,,;ii1/h; l'appoggio ausiliario in E fornisce la forza X.= Infine nessuna complicazione interviene nella scrittura delle ·equa,zioni [13.1] o
12 (-Ra.1ll1
- + Rrtllz
-) • [13.3], se una o· più aste dell'insieme sono vincolate a «un suolo elastico »: in tale
=Ji2 caso sono utili i diagrammi ricavati nel cap. VI.
17 - PozzATI, 11-1.
258 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 259
Esempio 13.1. la cui soluzione è
Risolvere il telaio della fig. 13.7 con il metodo dell'equilibrio, adottando come '1'1 =0,07936 · 10'/R, '1'2 =0,30159 · 10'/R,
incognite i movimenti o le azioni equilibranti; le aste hanno uguale rigidità R=EJ/l.
S_i hanno tre incognite. y= J/h=0,42857 · 10'/R.

1. Equazioni «dei movimenti equilibranti)). Utilizzando i valori calcolati in a), ... , d) si ottiene ad esempio:
a) I nodi sono impediti di ruotare (positivi i momenti destrorsi e le forze oriz- M 13 = l,333+4R'f'1 -6R~/h= -0,921 tm,
zontali verso destra)
e analogamente
M,,=1·4'/12=1,33·10' kgcm, M,,=-1,33 tm, X,,=-2000 kg;
M12=0,921, M 21 =1,365, M 24 =-1,365, M 31 =-3,746, M 42 =-1,968 tm.

»t r-:) 1"' ~· .'. Y r


8=1 8et

~~
2. Equazioni «delle forze equilibranti» (momenti in tm, forze in t).
a) I nodi sono bloccati (risultati uguali a quelli del punto precedente):
·! d) Mrn=-M31 =1,33 tm.

1 (,:; M, 4 " M,= 7 P=I b) effetti del momento M,* (fig. 13.7e; si veda il par. 12.1.4)

·lnr:i.n
3
Fig. 13.7
X13 =-(M13 +M,,)/h=-0,1875 M,*;

e) effetti del momento M 2 *:

b) viene impressa la sola rotazione rp1 :


X 13 = -(M,,+ M,,)/h= -6R'f'1fh ;
d) effetti della forza X* (si veda il par. 12.1.5):
e) viene impressa la sola rotazione rp 2 :
M13=M31 =-Xi 3 h/2=-1X*,

d) viene impresso il solo spostamento J [Jl (N)=O]:


12EJ , Le tre equazioni di equilibrio (alla rotazione dei nodi 1, 2 e alla traslazione deila
X,,=X,.=~ J=l2RJ/h , trave) risultano
I M,*+0,25 M,*-1 X*=-1,33
Mu=M,,= -X,,h/2=-6RJ/h,
0,25 M,*+I M,*-1 X*=O
Ad esempio l'equazione di equilibrio della trave 1-2 alla traslazione risulta:
-(-6R'P1/h-6R'Pafh+2 · 12RJjh'-2000)=0; -0,1875 M,*-0,1875 M,*+ I X*-2=0

e quella di equilibrio alla rotazione del nodo 1: e la loro soluzione è:


-(M,,+M,,)=0--.. -(4R'f',+2R'P 2)-(1,33 · 10'+4R'P1 -6Ry)=O. M 1*=0,6349 tm, X*=2,5714 t.
Si ottiene quindi il sistema di equazioni (posto y=J/h): Utilizzando i valori calcolati in a), ... , d) si ottiene ad esempio
8R'f'1 +2R'f',-6Ry =-1,33 · 10', 2R'f'1 +8R'P2 -6Ry=O, M 13 =l,333+0,5 M,*-X*=-0,921 tm,
6R'f'1 +6R'f'2 -24Ry=-8 ·IO' M 12 =0,5 M 1*+0,25 M 2*=0,921 tm.
260 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 261

Esempio 13.2. I:a matrice ~ei co_efficienti del sistema di_ ~quazio~i è apparentemente non sim-
metr~ca; basta 1nfattl, essendo y=O/h, esphc1tare l'incognita IJ correlativa all'itl-
Risolvere il telaio di acciaio della fig. 13.8: la tr'ave e le colonne sono realizzate cogmta X.
con HE 240 A (!=7763 cm', A=76,8 cm'); le diagonali con profilati U 40 (A= Quindi, dai valori riportati nei punti a), ... , d), si ricava ad esempio:
=6,21 cm2), posti di schiena l'uno all'altro; si tiene conto della deformazione con-
seguente allo sforzo normale soltanto per le aste diagonali (pensando che anche M,,=l,33 · 10'+77,63 E<p,-116,446 Ey=31,5 · 10' kgcm=0,315 tm,
quella compressa possa reagire). M 31 =-1,33 .10'+38,815 Er.-116,446 Ey=-2,028 tm,
1. Equazioni dei movimenti equilibranti, X,,=2,38514 Ey=0,759 t.
a) I nodi sono bloccati: 2. Equazioni delle forze equilibranti.
Mrn=-M31 =1,3J trn, a) I nodi sono bloccati:
M13=-M31 =1,33 tm,

b) effetti del momento M 1 *=1 tm (par. 12.1.4):


M 13 =0,60, M 12 =0,40, M 31 =0,30, M 21 =0,20 tm, X1a= -0,225 t ;
e) effetti del momento M 2*=1 tm:
Fig. 13.8 M 12.=0,20, X 24 = -0,225 t ;
d) effetti della forza X*= 1 t (par. 12.1.5):
b) viene impressa la· s·ola rotazione q;1 (E in kg/çm 2 , M in kgcm, X in kg): Rigidezza alla traslazione delle colonne 1-3, 2-4 (E=2 · 10' kg/cm')
M 12 =4R12q;1 =51,752 E<p1, U,,= U,,= 12EJ/h'=2911 kg/cm ;
M 21 =25,876 E<p1 , rigidezza alla traslazione delle aste 2-3, 1-4 (1=721 cm, cos il=0,8321)
X13 =(M13 +M31)/h=-0,29111 Ep,;
U,,= U.,= (E:),, cos' il= 11.926 kg/cm
e) viene impressa la sola rotazione <p 2 :
(è prevalente la rigidezza delle diagonali, sollecitate a sforzo assiale, nonostante
M 12 =25,876 Eq; 2 , la loro piccola sezione).
La forza X*=! t si ripartisce quindi nelle parti (EU=2 · 2911 +2 · 11926=
=29674)
X13 =X,.=2911/29674=0,0981 t, X,,=X14 =0,4019 t;
d) viene impresso il solo spostamento o (y=o/h):
e provoca i momenti
EA)'
X,,=X14 = ( - M13 =M31 =M,.~M.,=-0,0981
. 1
~ o· cos' il=2,38514 Ey, h/2=-0,1962 tm.
~3

Le equazioni di equilibrio risultano quindi:


l M 1 *+0,20 M 2*-0,1962X*=-l,3J
Le equazioni di equil.ibrio. alla r9tazione per i. nodi 1, 2 e alla traslazione per la
0,20 M 1 *+l M,*-0,1962 X*=O
trave risultano (E in kg/cin', M in kgcm, X in kg):
-0,225 M,*-0,225 M,*+X*=2
-129,382 Elp1 -25,876 E<p,+116,446 Ey-1,33 · 105 =0
e la loro soluzione è
-25;876 Elp,-129,382Ep,+116,446 Ey=O
M 1 *=1,0800 tm, M,*=0,5866 tm, X*=l,8890 t.
,,·0,2911 Ep1 +0,2911 E<p,-5,9347 Er+2 -10•~0,
Utilizzando i valori calcolati in a), ... , d) si ottiene
e da esse si ottiene (E'lri kgÌcm') ·· M 13 =0,315 tn1, Mu.=-0,315, M 21 =0,019,

Ey=0,3183 · 103 •
Ma1 =-2,028, M 42 =-0,195 tm, X,,~0,4019 X*=0,759 t.
262 Capitolo tredicesimo Metodo dell 'equìlibr10 263

13.3. Applicazioni del metodo dell'equilibrio: equazioni tipiche per strut- 3. Per la sola rotazione cpa:
ture ricorrenti.
Nei casi particolari che ci apprestiamo a prendere in esame il modo di
procedere generale non viene per nulla modificato, e tutto si riduce a speci- 4. Per lo spostamento relativo ~ia· Al posto di tale movimento conviene
ficare le equazioni di equilibrio [13.1] o [13.3] che, riguardando strutture considerare il rapporto
tipiche, possono venire scritte una volta per tutte. Vedremo nel cap. XV che, [13.6]
utilizzando l'analisi matriciale (cap. I), il calcolo può essere organizzato
per consentire lo sviluppo pressochè automatico delle operazioni, quando ossia la rotazione che la trave dovrebbe effettuare, quale corpo rigido, per
si impieghi un elaboratore elettronico. dar luogo allo stesso spostamento relativo delle sue sezioni estreme· ritenen-
dola al solito positiva se destrogira, si ha allora '

13.3.1. Telai piani con i nodi che ruotano e che traslano. M1a=Mai=~6Ry1 a, Ti.=-Ta;=-l2Ry1./l.
Le equazioni ricorrenti relative al presente caso possono essere scritte In totale:
nelle due forme, sostanzialmente coincidenti, dei movimenti o delle azioni [13.7]
6R
'I'ia=T;.+--(ip,+tpa-2Y;a). [13.8]
1
2
-6E}8.·
~ p/'
1.
b) Le equazioni.
Consideriamo un telaio comunque caricato, costituito da ritti verticali
e travi orizzontali, con i nodi liberi (tutti o in parte) cli ruotare e di traslare,
alcuni orizzontalmente, altri verti-
Fig. 13.9
calmente (fig. 13.10). f d
Per l'equilibrio alla rotazione
equilibranti. Ricaveremo tali equazioni nella prima delle due forme a titolo
di esempio, e per certi impieghi che ne faremo in seguito; nella seconda forma di un generico nodo J, contornato --r--~-tn-~-~---+----1---h
D
dai nodi A, .. ., D e soggetto al
vedremo alcuni casi particolari.
momento esterno M1, si deve avere !f.___.~c:::.rIIIr(rtj\,id___J__,A4----l---(j)
(ritenendo al solito positivi i mo-
a) Momenti e sj'orzi taglianti alle sezioni estreme di una trave, in funzione
dei movimenti delle stesse sezioni. menti destrogiri alle estremità delle _,_f----~B(ijllllilllilmm~llilm:uj
aste)
Pensiamo che per le sezioni estreme di una trave J-A (fig. 13.9) siano noti
o
Io spostamento relativo 1• (positivo, indipendentemente dalla giacitura della M1 -E~,=0, (i=A,B,C,D) [a] f e
trave, se risulta destrogira la rotazione della congiungente j-a) e le rotazioni
<p1, <pa· Per ricavare le conseguenti azioni facciamo avvenire, con la consueta per cui, tenendo conto della rela- e
procedura, le loro cause, ossia i movimenti, una per volta, e per semplicità zione [13.7], l'equazione di equi-
supponiamo la sezione costante. librio alla rotazione dello stesso Fig. 13.10
I. Per effetto dei carichi considerando le estremità incastrate: nodo J risulta [le varie sezioni
collegate al nodo J ruotano del medesimo
1fa=1fa ·
[13.9]
2. Per la sola rotazione tp1 (R=EJ/l):
ove le somme sono da estendere a tutte le aste collegate al nodo, escludendo
ovviamente quegli ele1nenti il cui contributo nella relativa so1nma non esiste
r,. (rivolto verso il basso)=-T.1=(M1.+M.1)/1=6Rip1/l. essendo nulli i carichi, o la rotazione tp,, o lo spostamento 011 (quindi y 1,)'.
264 Capitolo tredicesimo Metodo del! 'equilibrio 265
Prendiamo ora in esame, trascurando al solito la deformazione per sforzo la quarta somma, vale per le strutture i cui nodi ruotano soltanto (par. 13.3.3);
assiale, una travata j del telaio suscettibile di spostamenti relativi rispetto e che un'osservazione analoga può esser fatta in merito all'equazione [13.10],
alle travate vicine a, b. Per l'equilibrio alla traslazione lungo il suo asse se i nodi traslano senza ruotare (par. 13.3.4).
dev'essere (ritenendo positivi gli sforzi taglianti verso destra per le estremità
degli elementi collegati alla trave) d) Una semplificazione.per lo studio approssimato dei telai soggetti a forze
[b]
orizzontali applicate nei nodi.
L'esame di un caso particolare consente di rendersi conto dei limiti di
con la somma estesa a tutti gli elementi compresi tra la travata j e le due con- una rilevante semplificazione apportabile alle equazioni risolventi del metodo
tigue a, b. Tenendo conto della formula [13.8] e dei segni degli sforzi taglianti
espressi in funzione delle rotazioni (positivi, se la travata li riceve rivolti
verso destra; i tagli ~i sono considerati positivi, se applicati verso destra
alle relative sezioni) si ottiene lequazione di equilibrio alla traslazione della
travata j
P -l: -'Zj,+61: - R!i ~'
1
i aji 1
-(rp +rp,-2y ,)-6};--(rp +rp,-2y ,)~0,
1 1 bjì 1 1 1 [13.10]

ove la prima somma è da estendere a tutti gli elementi che si collegano alla
travata j; la seconda a quelli compresi tra le due travate j, a (con y 1, uguale
per tutti gli elementi della medesima lunghezza); la terza a quelli tra j e b.
Ovviamente l'equazione [13.10] vale anche per una trave verticale quale
la f (fig. 13.10), con l'intesa però di ritenere positivi tanto l'eventuale carico
applicato alla stessa trave f, quanto gli sforzi taglianti T" agenti alle estre- Fig. 13.11
mità delle membrature collegate alla f, se essi sono rivolti verso il basso;
inoltre la seconda somma è da intendere estesa aUe travi a sinistra e la terza
a quelle a destra. dell'equilibrio [13.9] [13.10], quando esse riguardano un telaio soggetto a
forze orizzontali agenti in corrispondenza delle travate. Riferiamoci alla
e) Di equazioni del tipo [13.9], ne debbono essere scritte tante quanti struttura della fig. 13.11, per la quale supponiamo il numero delle campate
sono i nodi liberi di ruotare (quindi anche in corrispondenza di eventuali pari, gli elementi di ogni travata uguali tra loro e, tra due travate consecutive,
sezioni articolate, da considerare alla stregua di un nodo comprendente una i momenti d'inerzia J, delle sezioni dei ritti interni doppi di quelli J, relativi ai
sola membratura); del tipo [13.10], quante sono le travate libere di traslare ritti esterni; in tale caso è facile constatare che, nell'ambito delle consuete
(orizzontalmente o verticalmente). Non stiamo a dilungarci su osservazioni ipotesi, tutti i nodi appartenenti a una stessa travata ruotano ugualmente (val. I,
che già facemmo a proposito del modo di procedere generale; ci limitiamo a par. 10.4), per cui il numero delle incognite si riduce, e diviene doppio di
rilevare l'unica lieve variante di aver considerato gli spostamenti relativi f51i quello dei piani.
(e le corrispondenti y1,) anzichè quelli totali. Deriva da ciò che, se una tra- Si comprende allora che, per i telai soggetti ad azioni orizzontali, può
vata, quale ad esempio la d del telaio della fig. 13.10, è impedita di spostarsi, spesso essere introdotta la semplificazione di considerare uguali /e rota-
ovviamente si deve porre, per congruenza, òb4=-(!Jb1+01a+òae-l-òce), con zioni dei nodi appartenenti a un medesimo piano, con risultati tanto meglio ap-
l'evidente passaggio alle corrispondenti rotazioni y, dovendo risultare nullo prossimati quanto più ci si trova vicini alle citate condizioni del telaio della
lo spostamento relativo tra livello di fondazione e appoggio. Ed è chiaro che fig. 13.11. Sommando allora le equazioni di equilibrio alla rotazione relative
altrettanto può essere osservato per la travata verticale f
Le equazioni [13.9], [13.10] furono ricavate in forma un po' diversa da
Drehwinkel », Otto Mohr zun1 achtzigsten Geburtstage, Berlin, Ernst, 1916; il suo procedi-
GEHLER <13 · 6!. È appena il caso di osservare che l'equazione [13.9], escludendo mento venne illustrato anche nel suo volume Der Rahn1en, Berlin, Ernst, 1913, 1919. Lin1itata-
mente ai telai coi nodi che ruotano soltanto, l'equazione di equilibrio alla rotazione di un
nodo con incognite le rotazioni venne ricavata, però a proposito di un caso particolare, da
<13 • 6 > L'equazione di equilibrio alla traslazione venne scritta, anzichè per una travata, O. MoHR, «Die Berechnung des Fachwerks mit starren Knotenverbindungen )), Zivilinge-
per l'intera parte del telaio posta al di sopra di una sezione orizzontale; ciò che richiede la nieur, 1892, 1893; poi, in forma generale, da A. BENDIXSEN, «Die Methode der Alpha-Glei-
conoscenza dello sforzo tagliante totale: W. GEHLER, «Rahmenberechnung mittels der chungen... )), Berlin, Springe1\ 1914. Per altre citazioni si veda la bibliografia.
266 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 267

a tutti i nodi di una medesima travata, ossia a tutti i nodi che, per l'ipotesi Poichè <p5 =<p, si ottiene (Ph'/EJ=c)
~
fatta, subiscono uguale rotazione (es. 13.3), si ha ovviamente che, ricavati i <p, =0,05208 e, <p 2 =0,02083 e , y=h=0,07639 e .
movimenti e calcolati i momenti alle estremità delle varie aste, le condizioni
di equilibrio alla rotazione in corrispondenza di ciascun nodo risultano non Inoltre è immediato constatare che le equazioni [a] coincidono con quelle relative
esattamente soddisfatte. Ma, relativamente ai valori degli spostamenti, gli al telaio della :fig. 13,12b; e si trova così conferma di una proprietà rilevata preceden-
errori sono in genere lievi finchè, oltre alla poco diversa rigidità degli ele- temente (voi. I, par. 10.4).
Si ottengono infine, applicando le rei. [13.7], [13.8], i momenti alle estremità delle
menti di ciascuna travata, si ha anche, citiamo ciò a titolo puramente orien- aste:
tativo, J,<J,<4J, (es. 13.3); e tale rilievo è interessante, perchè vi sono M 13 =4R<p,-6Ry=-0,25 Ph, M,,=4R<p,+2R<p,=0,25 Ph,
casi in cui sono per l'appunto i valori degli spostamenti ad avere dominante
M,,=0,1875 Ph, M 31 = -0,3542 Ph, M.,=-0,2083 Ph.
importanza (par. 13.3.2) <''·'l.
È chiaro che le osservazioni fatte sono valide anche se le travi spostabili b) Supponendo uguali le rotazioni dei nodi.
sono verticali; e che, se i carichi hanno direzione e posizione qualunque, Sommando le due prime equazioni [a] di equilibrio alla rotazione, scritte nel
valgono per quella fase del calcolo in cui si considerano le forze applicate punto precedente per i nodi 1 e 2, e ponendo <p1 =<p2 =rp, si ottiene
soltanto nei nodi. 26<p-12y=O

Esempio 13.3. 9<p-18y= -e,


quindi
Studiare il telaio della fig. 13.12a con il metodo dell'equilibrio, scrivendo le
equazioni dei movimenti equilibranti (Gehler); le rigidità R=EJ/l dei vari elementi <p=0,03333 e, y=0,07222 e (invece di 0,07639 e; errore di 5,4%) ;
vengono supposte uguali. Confrontare i risultati con quelli approssimativi che si [inoltre, ad es., M,,= -0,3 Ph (invece di -0,25 Ph); M,,=0,2 Ph (invece di 0,25 Ph);
ottengono supponendo o uguali le rotazioni dei nodi (13.3.ld) o indeformabile la come già si è osservato, l'equilibrio del nodo non è soddisfatto e gli errori sono sen-
travata (par. 12.1.5). Considerare anche lo stesso telaio avente il solo ritto interno sibilmente più elevati per le rotazioni e le sollecitazioni che per lo spostamento].
con sezione di momento d'inerzia 4J.
e) Considerando la trave indeformabile rispetto ai ritti risulta

:} ©} Ir'M
2P (i) 0
R R &=2P/EU,=2P/(3 · 12EJ/h')=0,05556 eh,
invece di 0,07639 eh, con l'errore di 27,3%; inoltre

a) ,
1@ , b)
©
" e)
2P h - h ('invece d'1 -0,25 Ph).
M13=-3z=-0,33P

Fig. 13.12 d) Lo stesso telaio ba tutte le aste di eguale rigidità R, salvo il ritto centrale di
rigidità 4R.
Soluzione. La soluzione esatta è (c=Ph'/EJ)
a) Le equazioni [13.9], [13.10] di equilibrio alla rotazione dei nodi 1, 2 e alla y=0,04563 e, tp1 =tp6 =0,02381 e, <p,=0,04167 e.
traslazione della travata 1-5 risultano:
Supponendo le rotazioni uguali, si ottiene invece y=0,04589 e (errore 0,6%);
4<p, · 2R+2R<p2 -6Ry=0 <p=0,03623 c.
4<p, · 3R+2R<p,+2R<p 5 -6Ry=O [a]
Esempio 13.4.
R
2P+6 h [(<p,-2y)-l-(<p,-2y)+(<p 5 -2y)]=0. Studiare il telaio della fig. 13.13 con il metodo dell'equilibrio: le rigidità R=EJ/l
degli elementi sono supposte uguali.

<13 • 7 > In definitiva, procedendo in tale modo semplificato, si ottiene per le rotazioni una
Soluzione.
specie di valor medio; il procedimento trova la sua giustificazione soltanto in riferimento Equazioni di equilibrio alla rotazione [13.9] per i nodi 1, 2, 3 (il nodo 3 è una
al caso della fig. 13.11. cerniera):
Semplificazioni sono illustrate anche nella memoria di C. CEccoLr, «Sistemi di telai qh'/12+4<p, · 2R+2R<p,+2R<p,-6Ry=O
multipli connessi con elementi di elevata rigidezza e soggetti a carichi orizzontali»,
Giornale del Genio Civile, sett. ott. 1969: considerando per ogni nodo uguali le rotazioni 6R<p,+2R<p,-6 (R/2) y=O
dei due nodi adiacenti appartenenti aUa medesima travata, nel calcolo intervengono matrici
d'ordine mai superiore al numero dei piani. -qh'/12+4R<p,+2R<p,-6Ry=O;
268 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 269
equazione di equilibrio alla traslazione [13.10] per la trave 1-2: Passando poi al telaio, rimangono immutate le equazioni [13.9] per i vari
R 0,5R nodi, mentre le equazioni di equilibrio alla traslazione per le sue travate
qh/2+6 h (q>,+<p,-2y)+6 -h-(q>,-2y)~O.
sono ancora date dalla [13.10], nella quale però al posto di P1 si deve porre
Dal sistema di equazioni si ottiene (a meno di qh3/EJ) (P1-X;), con X1 dato dalla relazione [13.11]. In definitiva il numero delle
incognite aumenta per la presenza delle rotazioni Cf!m, che sono tante quanti
'1'1 ~0,00718' q>,~0,04023' q>,~0,14511 ' y~0,08525.
sono i piani (es. 13.5).
Le sollecitazioni della mensola possono venire poi calcolate in funzione
q nR( i @
) delle azioni X1, oppure con le solite relazioni [13.7], [13.8]. ·

R R/2
ìh Poichè i valori delle azioni X; dipendono dalle condizioni di congruenza
per gli spostamenti orizzontali del telaio e della mensola (condizioni che
Fig. 13.13 0 FI> l vengono introdotte assu1nendo per l'una e per l'altro uguale ciascun oji),
gli errori sono spesso modesti se, nell'ambito delle ipotesi indicate nel pa-
ragrafo 13.3. ld, si considerano uguali tra loro le rotazioni di tutti i nodi
Mediante la [13.7] si calcolano i momenti alle estremità delle aste; nella fig. 13.13 appartenenti a una medesima travata del telaio. E se le rigidità R~EJ/l dei
è riportato il diagramma dei momenti.
ritti sono inferiori a quelle delle travi che li collegano, dette rotazioni possono

13.3.2. Sistemi di telai e mensole soggetti ad azioni orizzontali <13 •8>.


a) Sisten1i piani comprendenti telai e mensole.
Spesso i vani riservati alle scale e agli ascensori degli edifici sono delimi-
tati da pareti di calcestruzzo che possono avere un ruolo notevole nella resi-
stenza alle azioni orizzontali.
In genere è lecito ritenere che le pareti funzionino come mensole iD;ca- lJ
strate alla loro base. Inoltre i solai hanno rigidezza molto elevata nei con-
fronti di azioni agenti nel loro piano medio, e sono quindi in grado di fornire
un vincolo ·assai efficace per quanto riguarda gli spostamenti orizzontali;
per cui questi verranno considerati uguali in corrispondenza degli stessi solai.
Nella fig. 13.14 è indicato un telaio collegato, mediante bielle poste alle
quote dei vari piani, a una mensola; J, A, B siano le sezioni della stessa men-
sola ai livelli di tre piani consecutivi, e sia X1 l'azione mutua incognita agente
in J. Considerando un brevissimo tronco comprendente la stessa sezione J
alla stregua di un nodo isolato, per esso l'equazione di equilibrio [13.10] Fig. 13.14
risulta, se si pensa prismatico ogni tratto lungo li(Rim=EmJmtfli; l'indice m
distingue le quantità relative alla mensola), essere con modesti errori considerate nulle (par. 16.3), semplificando quindi
notevolmente la scrittura delle equazioni, nelle quali figurano, relativamente
al telaio, le sole rigidezze alla traslazione.
[13.11]
b) Sistemi spaziali di telai e mensole.
'
Un edificio comprende in genere più telai e mensole:, e se si hanno sensibili dissi-
metrie in pianta O- irregolarità di forma e- di caricamento (ci si riferisce sempre ad
azioni orizzontali), la citata presenza_ dei solai, considerati alla stregua di. lastre
(rn,sJ Per utili considerazioni e criteri semplificativi sulla ripartizione dei carichi tra indeformabili nel loro piano, fa si :che, tra gli spostamenti dei nodi appartenenti
telai e controventamenti si veda C. CECCOLI, memoria citata nella nota 13.7; F. M. MAzzo- ad uno stesso piano_, si stabiliscano dipendenze di tipo lineare;
LANr-R. RAMAsco, <! Statica dei sistemi intelaiati spaziali con irrigidimenti di forma qual~ Pensiamo che, in corrispondenza dei piani, gli sforzi taglianti Tx esterni, immagi-
siasi », Giornale del Genio Civile, 1971, 3; R. ALESSI-A. CHIARUGI, «Sistemi di telai i>, Inarcos, riahdo di praticare varie. sezioni orizzontali, ·agiscano lungo una· direzione princi-
Bologna, aprile-maggio 1972.
pale x; e che_ siano quindi tali, omett~ndo per ora. la presenza di eventuali azioni
270 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 271

torcenti, da provocare soltanto spostamenti secondo la medesima loro direzione. citazione della parte superiore del telaio si trova aggravato anzichè alleviato dalla pre-
Il. calc~lo può allo.ra ess~re svo~to come si è_ visto nel punt<;> precedente, ed è possi- senza della mensola. Occorre però aver presente, in merito al grado di attendibilità
bile qu1nd1 determtn~re, in_cornspondenza d1 un generico piano, la retta d'azione rx di tali risultati teorici che, nello sche1na strutturale adottato nei calcoli, spesso è pro-
della risultante degli sforzi taglianti applicati ai vari elementi verticali dello stesso blematico tener conto di irrigidimenti che invece possono alterare sensibilmente le
d.'
piano; retta azione, e;he _in genere TIOI_l coincide_ con quella dell '.azione tagliante condizioni di congruenza: basta a tale proposito riflettere sull'influenza derivante
esterna, per cui, se ey e Il d1sassamento, s1 ha un'azione torcente pari a Tx · ey. Ripe- dai tramezzi e dalle pareti di tamponamento. Inoltre anche i cedimenti delle fonda-
tendo il medesimo calc<_'lo per l'altra direzione principale y, si ottiene l'analoga zioni possono avere notevole importanza (cap. VII del val. II parte za).
retta d'azione ry della risultante degli sforzi taglianti secondo y, quindi il relativo Terminiamo osservando che, quando il numero dei piani è elevato, è possibile
centro O, punto d'intersezione delle due rette rx, ry. ottenere notevoli vantaggi trasferendo la soluzione dal discreto al continuo (para-
Si conosce quindi, per ogni piano, il momento torcente Mt e il centro di tor- grafo 16.5). Cosi facendo, si ritrova, per certe condizioni di carico e di vincolo,
sione, che come è noto coincide col centro di taglio (par. 5.2c); per cui non resta
ora che determinare gli effetti dei soli momenti torcenti noti. Per costruire il
sistema di equazioni riguardanti tali effetti, si percorre il solito tipico it~r del @
metodo dell'equilibrio: si pensa di fare avvenire un movimento per volta, ossia
in questo caso, le rotazio~i relative 1f intorno all'asse verticale z, di un solaio rispett~
a quello sottostante (con i conseguenti spostamenti orizzontali), e le rotazioni tp dei
nodi (che spesso, in via approssimativa, possono essere considerate nulle); espresse
quindi le azioni interne in funzione dei vari movimenti possibili, si pone la condi-
zione che la somma dei momenti rispetto all'asse z per il centro O, ad esse conse-
guenti, eguagli il momento noto Mt; e s'intende che nell'equazione possono inter-
p
~

ffR.
.
a)
(J)

.
b)
Fig. 13.15
venire anche le azioni torcenti, espresse in funzione di {}, relative alle membrature
dotate di sensibile rigidezza torsionale.
È evidente che tale calcolo coinvolge in genere equazioni in numero elevato e di evidente quell'azione di sostentamento alla sommità della mensola di cui prece-
scrittura laboriosa, per cui è quanto mai utile i 'ausilio delle matrici e di un elabo- dentemente si è parlato; inoltre viene implicitamente introdotta la semplificazione di
ratore elettronico; vedremo P.er l'appunto nel cap. XV come si impieghino le matrici considerare uguali le rotazioni di tutti i nodi appartenenti a una medesima travata
nel calcolo delle strutture,.pm nel cap. VII (voi. II, parte 2') 'luestioni specifiche ine- (par. 13.3.ld).
renti alla statica degll alti edifici e un esempio concreto dt ripartizione delle azioni
esterne in sistemi comprendenti vari telai e setti. Per ora può essere opportuno ancora
una volta accennare al fatto che, essendo il basilare problema della ripartizione dei ca- Esempio 13.5.
richi esterni. orizzontali strettamente connesso con le deformabilità nei confronti degli Il telaio simmetrico della fig. 13.16 ha ritti e travi di eguale rigidità R~EJ/l,
spostamenti per le strutture tra loro collegate, è spesso lecito adottare l'ipotesi che ed è collegato a una mensola avente rigidità Rm=lOOR. Confrontare le soluzioni
siano uguali le analoghe rotazioni dei nodi appartenenti ad una medesima travata; considerando la situazione effettiva, oppure indeformabili le travi del telaio rispetto
e alle volte, se i ritti hanno rigidità non superiore a quella delle relative travi, che ai ritti.
dette rotazioni siano. nulle. Ipotesi semplifìcatrici che, se legittime, sono quanto mai
opportune, per snelhre e meglio comprendere le linee di un calcolo greve, inevita- Soluzione.
bilmente affetto da molte incertezze sui dati di partenza.
Un calcolo approssimativo molto semplice verrà esposto nel par. 16.6. Indichiamo con gli indici e, i le stilate esterne e interne (il telaio è simmetrico);
quindi, ad es., <p4i è la rotazione del nodo appartenente al piano 4 e alla stilata i.
e) Osservazioni.
a) Travi e ritti del telaio di eguale rigidità R~EJ/l (rigidità della mensola
Le mensole presentano in genere deformabilità molto limitata nel tratto infe- Rm~lOO R).
riore, ma fortemente crescente verso l'alto per cui, a causa di tale comportamento
sensibilmente diverso da quello dei telai, si possono avere risultati non sempre pre- Le equazioni. Scriviamo a titolo d'esempio tre equazioni tipiche.
vedibili nella ripartizione delle forze esterne. Equazione di equilibrio alla traslazione per la travata 4 del telaio [form. 13.10]:
Consideriamo, a tale proposito, il semplice sistema della fìg. 13.15, compren-
dente una mensola c?nnessa con un telaio avente le due travate indeformabili, sog·
getta a una forza orizzontale P a livello del primo piano. Qualora pensassimo di
effettuare la ripartizione dell'azione esterna stabilendo le condizioni di congruenza
in corrispondenza della sola travata inferiore, avremmo t5:u= 01 t per il telaio, ma
62m sensibilmente maggiore di 61m per la mensola (fig. 13.15b). Ed è allora evidente
che, quando s1 rende completa la congruenza, il telaio deve fornire alla mensola, in
corrispondenza della travata 2, una forza di segno opposto a quello della forza P con X, dato dalla [13.11]
(fig. 13.15c).
Questo particolare comportamento si riscontra di frequente nello studio dei
sistemi costituiti da mensole e telai (es. 13.5), per cui accade che lo stato di solle-
272 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 273

equazione di equilibrio alla rotazione per il nodo 4-i [13.9]: Momento alla base della mensola (h~3,5 m):
6R
4'p" · 4R+2R ('P«+P,,+'P«+<P")-T [(o,-a,J+(o,- o,)J . M,m~Rm[o+29'1m-6 (o,~O) ]~-10,64Ph (sinistrogiro)

Le equazioni sono complessivamente 28. (se la mensola assorbisse l'intero carico, il momento varrebbe Mtot.=-24,5 Ph;
I valori delle incognite. quindi M 0 m=0,434Mtot.; si veda in proposito la fig. 13.17. Pertanto la presenza del
Spostamenti a,, ..., o, (a meno di Ph'/R): telaio influenza sensibilmente più il momento che lo sforzo tagliante della mensola;
0,04413; 0,14365; 0,26360; 0,38300; 0,49065; 0,58293; 0,66338. ciò a causa della forte azione, di sostentamento per la mensola, applicata in som-
mità; par. 13.3.2c).
Momento alla base del ritto della pilastrata interna i, compreso tra·i piani O, 1.
'"h (o,-OJ]
6-f (M,,),~R [0+2<p,,-6 h ~-0,193Ph

h
s-f (se il telaio assorbisse l'intero carico e le travate fossero indeformabili rispetto ai
h . . . bb 1 . - 6,5 p h
ritti, SI avre e, per a stessa sezione, M=--4- z=-0,8125 Ph; quindi
4-f
h (M,,) 1 ~0,237 M. Si veda in proposito la fìg. 13.18).
3-f
h b) Travi del telaio considerate indeforn1abili rispetto alle colonne.

2 "*
h
I ritti (o colonne) sono considerati tutti di uguale rigidità R; rigidità della men-
sola Rm=100 R. Il numero delle equazioni scende da 28 a 14, essendo nulle le rota-
I -'!· zioni dei nodi del telaio. Le incognite acquistano i seguenti valori.
h Spostamenti 0'1 , ••• , 0' 7 (a meno di Ph 2 /R; per ogni valore è segnata la differenza
percentuale rispetto al caso di travi e ritti di uguale rigidità R):
Fig. 13.16 , :7- , :i_
e e 0,03091 (23%); 0,09450 (34%); 0,16410 (38%); 0,22709 (41%);
0,27824 (43%); 0,31701 (46%); 0,34729 (48%).
Rotazioni cp 1 m, ... , rp 7m delle sezioni 1, ... , 7 della mensola (a meno di Ph/R):
Rotazioni <p1 m, ... , rp 7m (a meno di Ph/R):
0,07917; 0,11424; 0,12223; 0,11471; 0,10002; 0,08500; 0,07819.
0,05347; 0,06961; 0,06767; 0,05751; 0,04470; 0,03344; 0,02870.
Rotazioni <p1 e, ... , q; 7 e dei nodi della stilata esterna e (a meno di Ph/R):
Per esempio, ]o sforzo tagliante e il momento alla base della mensola valgono
0,05284; 0,07798; 0,08383; 0,07899; 0,06863; 0,06126; 0,07819.
(tra parentesi i valori ottenuti per travi e ritti di eguale R)
Rotazioni Cf1i• ••• , 'P1i: T,m=-5,01 P (-5,45 P; differ. 8,1%),
0,03602; 0,05401; 0,05836; 0,05509; 0,04816; 0,04291; 0,02273. M,m~-1,85 Ph (-10,64 Ph; differ. 26%).

I carichi X1 , .. , X 7 agenti sulla mensola (a meno di P). Per interessanti confronti, si vedano le figure 13.17, 13.18. Come si è detto,
Si calcolano con la [13.11]. nella fig. 13.18 sono indicati, per i valori dei momenti agli estremi dei piedritti, i
loro rapporti con i valori che si avrebbero considerando il telaio isolato e le sue
2,078; 1,352; 0,943; 0,776; 0,614; 1,096;. -1,370. travate indeformabili.
In sommità la mensola riceve quindi il notevole carico verso sinistra (X1=
e) Possono interessare i valori dei momenti flettenti della mensola al variare
~-1,370 P), secondo quanto è stato detto nel par. J3,3.2c. . .
Le sollecitazioni. Vengono calcolate con le formule [13.7], [13.8]; nporllamo al- del rapporto RmfRp (considerando indeformabili le travate del telaio).
Per Rm/Rp= 100; 1000; 10.000, i valori M 0 m, ... , M 6 m sono, rispetto a quelli che
cuni esempi. si avrebbero per la mensola isolata:
Taglio alla base della mensola (Rm~lOO R):
6Rm[rp m-2
T 0 m=-h- 1
(o,-0)]
h =-5,45 P (verso s1n1s
··t )
~~
Sez. o 1 2 3 4 5 6
Rm/Rp~lOO 0,320 0,172 0,044 -0,084 -0,236 -0,622 -1,75
(se la mensola assorbisse l'intero carico, lo sforzo tagµante Varrebbe Ttot. = _:6,5 P; Rm/Rp~lOOO 0,706 0,621 0,521 0,390 0,192 -0,181 -1,24
quindi Tom=0,838 Ttot.·- -Ovviamen~e T0 m·deve. risultare ugual~ alla somma delle Xi, Rm/Rp=l0.000 0,952 0,938 0,920 0,896 0,859 0,789 0,60
che infatti risulta poco diversa; precisamente EXi~ 5,49 P).
18 - PoZZATI, IIML
Metodo dell'equilibrio 275

13.3.3. Telai piani aventi i nodi che ruotano e non traslano.


iljl È un caso particolare rilevante della soluzione dei telai trattata nel par. 13.3.1.
Vedremo che i telai con i nodi liberi soltanto di ruotare possono in pratica venir
,,1' studiati vantaggiosamente impiegando il procedimento iterativo di Cross, deri-
vante pure esso dal metodo dell'equilibrio; utile anche per l'evidente significato
fisico insito nelle sue operazioni (par. 13.4.2). Tuttavia può essere istruttivo e in qual-
che caso conveniente lo studio attraverso la scrittura delle equazioni di equilibrio,
))
r---~ :a----,.--
1 I
I l!Jj L._
A(
I
I I B I
--r-- i---y, ,---1-
I 1 1 I I
J_ -L
I
-L
I I
-L
I
-L
a) b) e) d).
Fig. 13.19

~~ot.inc. 0,7 0,6 5 0.4 0,3 0,2 0,1 o


che in forma tipica possono essere ricavate nelle due forme, nella sostanza coinci-
denti, dei movimenti o delle azioni equilibranti (par. 13.1).
Fig. 13.17

a) Equazione dei 111ovimenti equilibranti.


; 'Rt

'
2 896

I I
4, 888
.,çc::·::.:_~~~~~,~~-!-~~,r7,~~~~~lil
3,236 a,5p
p ,, Rp
7
6
Dall'equazione generale [13,9], considerando nulli gli spostamenti ~ (quindi i
corrispondenti y), si ottiene <13 . 9)
p
5 Mt==EAft,+4'P1ER;,+2ER;i'Pt (i==A, .,., D; fig. 13.19a) [13,12]
p i i i
4
p Di tali equazioni se ne debbono scrivere tante quanti sono i nodi della struttura
3
p che possono ruotare, comprese quindi le estremità articolate, da considerare quali
2
p nodi comprendenti una sola asta (es. 13.4): ognuna di esse contiene al massimo
1 5 incognite (<p1, <fa, ••• , <rdJ ed è pertanto frequentemente detta «delle 5 rotazioni»;
il loro sistema presenta caratteristiche favorevoli per venir risolto iterativamente
' "':"
e
~??.
i "
i '
~~
e (par. 2-4),
_ _ telaio isolato· Ricavate ]e rotazioni <p dei nodi, si calcolano i momenti alle estremità delle varie
aste mediante la formula [13.7], in cui è da porre ancora y=O.
_____ Rm/Rrroo b) Equazione delle azioni equilibranti.
NB. i ritti hanrio lutti Volendo scrivere l'equazione di equilibrio per un generico nodo J della struttura,
eguale rigidito:Rp=Elpfa non si fa altro che ripetere il ragionamento generale (par. 13.1), facendo avvenire un
movimento per volta. Il nodo J si trova soggetto al movimento esterno M, (fig, 13.19)
e ai momenti (cambiati di segno trattandosi di azioni mutue) che le sezioni estreme
delle varie travi J-A, ... , J-C ricevono per le seguenti circostanze (fig. 13.19):
I) Per i carichi in assenza delle rotazioni dei nodi: a una sezione generica è
applicato il momento· d'incastro perfetto ~i supposto positivo, ossia destrogiro;
il nodo riceve -};~i (i=a, b, e, d).
i

Fig. 13.18 (lS, 9) BENDIXSEN, v. nota 13.6.


276 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 277

Il) Per la sola rotazione destrogira q;1 : deriva da essa il momento ~:r.,
somma Momenti d'incastro perfetto.
dei momenti destrogiri applicati, per effetto di rp1, alle varie sezioni collegate in J;
i1 nodo riceve - M 1*.
III) Per le rotazioni, una alla volta, dei nodi circostanti A, ... , D, i cui effetti
si ripercuotono sull'equilibrio del nodo J: se, ad esempio, indichiamo con _fja il mo- M 78 =-33,6 tm;
mento applicato alla sezione J della trave J-A per effetto di Ma*= 1 (essendo Ma*,
al solito, il momento che deriva dalla sola rotazione Cfa) il nodo riceve -fjaMa* dalla al nodo 7 è applicato il momento sinistrogiro di -5,2 tm.
trave J-A, e dai vari nodi circostanti -EhiMi*· Equazioni di equilibrio [13.12].
i
In definitiva, l'equazione di equilibrio alla rotazione del generico nodo J ri- I
sulta C1a.10)'
M,~EMJi+M,*+Efi,M;*; (i~a, b, e, d) [13.13] 9
~.2pt1m
....
i i 7565
(j)
q:S.ot.4n, . ~,oo qA;O ®
e se le aste sono prismatiche evidentemente si ha (par. 12.1.4) . I I lt lf I ·ttftll.f

© ® I 40l.J5 ,6)
fi,~e,1 /2. [13.14]
L'equazione [13.14] dev'essere scritta per tutti i nodi che possono ruotare: per ~ 40/Js % '30{,5 4fYJ5
::i
un nodo interno, essa presenta in generale le cinque incognite M 1*, Ma*, ... , Mri*;
i coefficienti ht delle incognite Ma* ... , Ma* sono di solito molto minori del coeffi-
(j) @ ®
z
i
t
:::; o/, 7,; ~ '?7, - -
ciente (uguale a 1) di M 1*, e ciò è conveniente per la risoluzione del sistema di equa- tc---7.50 6,00---;.f-- 6,00~ 7,50 --+
zioni per via iterativa (cap. 2; secondo la [13.14], nel caso di quattro travi uguali
Fig. 13.20
[i,~ 1/8).
Se la struttura ha un'estremità E incernierata (fig. 13.19), l'equazione dev'essere
scritta anche per tale sezione; tuttavia essa può essere evitata tenendo conto della Scriviamo ad esempio l'equazione per il nodo 7 (qi8=-<p7 ; M in kgcm):
presenza della cerniera nel calcolo sia del momento d'incastro in F, sia della rigi-
dezza, sia dei coefficienti di ripartizione (13 .n). -5,2. 10'=-33,6. 10'+
Calcolate le azioni M*, si risale facilmente, sovrapponendo gli effetti, ai momenti + 10'[4<p,(2,0517+0,7957)+2<p, 2,0517+2% 0,7957]~0 ;
agenti alle estremità delle varie travi. Infatti per una generica membratura i-i risulta
l'equ~zioi:e per i~·«~~do;> 1 fornisce, essendÙ l'asta 1-4 scarica, <p 1 =-rP~./2.
Af,,~M,,+M,*e;<+M,*f.1, [13.15] 81 ottiene qmnd1 11 sIStema (nodi 4, 5, 7):
e se la trave ha sezione costante, per la [13.14] si ottiene 10,2108 <p,+4,272<p,-14,06. 10-•~o

M,,~M1,+ M/eii+ M,*e,,/2. [13.16] 4,272<p,+25,7312<p,+1,5914<p,+2,06. 10-•~o


Esempio 13.6. l,5914<p,+ 7,2862<p,-28,40. 10-'=0,
Determinare lo stato di sollecitazione per la struttura della fig. 13.20. la cui soluzione è
1. Equazioni dei movimenti equilibranti (E=2 · 105 kg/cm 2). <p,~ 1,6278. 10-•' <p5= -0,5995. 10-3' <p,~4,0287. 10-•.
Asta Sezione J I (EJ/l) · 10-s I momenti flettenti alle estremità delle aste vengono calcolati con la [13.7] po-
(h/b) (dm') dm (kgcm) nendo r=O; per es. '
1-4 35/35 12,5 45 0,5556 M,.~M.,+4R.,<p,+2R"<p 4 ~15,89 · 105 kgcm.
2-5 40/35 18,7 45 0,8311
4-5 65/35 80,1 75 2,1360 2. Equazioni delle forze equilibranti.
5-6 65/35 80,1 60 2,6700
5-7 40/35 18,7 47 0,7957 Le incognite sono M4*• M5*, M?*; l'incognita M 1* può essere evitata avendo pre-
sente la nota 13.11.
7-8 75/35 123,1 120 2,0517
Rigi~ez~.e all~ rotazione. W ~necessarie per il calcolo dei coefficienti e; par. 12.1.4;
momenti d inerzia delle sezioni e lunghezze delle aste si trovano riportate nel punto
(la.io> F. TAKABEJA, «Nouvelle méthode de calcul des ossatures ... », L'ossature métalli-
precedente).
que, 1935, 5; dello stesso A., ((Nuovo metodo di calcolo dei telai irregolari a nodi rigidi»,
Acciaio, 1962, 1; V. DI BERARDINO, «Il metodo delle deformazioni a una svolta... », Inge- asta 1-4 2-5 4-5 5-6 5-7 7-8
gneria ferroviaria, 1962, 1; V. DI BERARDINO e altri A.: «Nuovo metodo di calcolo: le strut-
ture a telaio risolte con i momenti non equilibrati di nodo e di piano l}, Ingegneria ferro- e 3 4 4 4 4
~
2
viaria, 1971, 10. w~cJ/l 0,833 1,662 4,272 5,340
13
t .n> Se l'asta è prismatica, ed è caricata uniformemente, si ha M 1e=---ql2/8, Wfa=3R.
1,591 2,052
278 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 279
Coefficienti di ripartizione e. sp?ndenza di sezioni che intersecano tutti i ritti di un piano), lo studio è molto sem-
Nodo 4) L'W;,~ W46 + W.,~5,105, q.,~4,272/5,105~0,837, e.. ~o,163 ; pltce (par. 12.1.5): lo.sforzo tagliante Ti di un generico ritto viene ottenuto ripar-
tendo lo sforzo taghante complessivo proporzionalmente ai momenti d'inerzia
Nodo 5)
'
e 56 ~0,415, eirn=0,129' delle ~e~ioni dei vari ritti. appartenenti a un medesimo piano (o proporzionalmente
alle r1g1dezze alla traslazione, nel caso di aste di diversa altezza); poi i momenti
Nodo 7) q,.~0,563, e75 =0,437. aUe estren1ità dei ritti vengono ottenuti moltiplicando i relativi tagli per la mezza
lunghezza ?elle ~ste (o per I~intera lunghezza se sono incernierati alla base) .
I momenti d'incastro perfetto sono stati riportati nel punto precedente; al nodo 7 . ~a.se I1.t.el<l:10 ha f?rma trreg?lare, può essere conveniente il ricorso alle equa-
è applicato il momento sinistrogiro di -5,2 tm. zioni d1 equtl1br1?. o scnve~dole ~1retta~~nte, .~om~ si mostrò in via generale (para-
Equazioni di equilibrio [13.13]. g_rafo 13.1), o utt~izzando 1. equazione t1p1ca g1a scntta una volta per tutte. E ripor-
Scriviamo ad esempio l'equazione per il nodo 7 (e 57 =0,124): tiamo tale equa~~on~, a titolo sempre di esempio delle possibili applicazioni del
metodo dell 'equ1hbr10, nelle due forme dei movimenti e delle azioni equilibranti.
0,124
-5,2~-33,6+M,*+--M,*.
2 a) Equazione dei movimenti equilibranti.
Si ottiene quindi il sistema:
Dall'equazione [13.10], considerando nulle le rotazioni <p dei nodi, si ottiene
M,*+0,166 M,*-14,06~0 (si pensano le aste prismatiche)

Ms*+0,4185 M,*+0,2185 M,*+2,06~0 - R1i Rii


P,-x:ri,-12L'-1-r"+12 L'--r"~o,
b j1ì
[13.17]
i ajl
M,*+0,062 Ms*-28,4~0
co~ il significato dei simboli a suo tempo iUustrato. Di tali equazioni se ne debbono
la cui soluzione è (il procedimento iterativo del par. 2.4.ta ha forte convergenza, scnvere tante quante sono le travate che possono spostarsi.
come è mostrato nel punto seguente; altrimenti conviene il metodo di Gauss) Ricavate le incognite y, ossia gli spostamenti, si calcolano le azioni alle estre-
M 5 *= -15,43, M 7 *=29,36 tm. mità delle varie aste mediante le [13.7], [13.8], in cui sono da porre ancora nulle le
rotazioni <p.
Momenti flettenti alle estremità delle aste.
Vengono calcolati con la [13.16]; per es. b) Equazione delle azioni equilibranti.
M45 ~M45 +M,*e 45 +Ms*e"/2~-14,06+ 13,91-2,56~ -2,71 tm. Consideriamo una travata generica j della struttura, soggetta alla forza esterna p.
e agl~ sforz~ taglianti, cam?iati di segno, delle estremità dei ritti ad essa collegate;
È riportato il diagramma dei momenti. sforzi che dipendono al sohto, trascurando la deformazione per sforzo assiale dalle
seguenti circostanze (fig. 13.21): . '
b) Soluzione per iterazione continua del sistema di equazioni. _!) Dai carichi in assenza degli spostamenti delle travate; e se indichiamo
Seguendo il procedimento illustrato nel par. 2.4.la si ottiene: con Tjì Io ~orzo di taglio (positivo verso destra) per una generica sezione, la trave
1° ciclo) M 4*=14,06, M 6*=-7,94, M 7 *=28,89; riceve -.J;Jjh essendo la somma da estendere a tutti i ritti collegati ad essa.
II) 'Per la sola traslazione 01 positiva (verso destra) della trave j: agisce su di
2° » ) M 4*=15,38, M 5 *=-14,81, .M7*=29,32 ; essa la forza -PJ*• somma (cambiate di segno) degli sforzi di taglio applicati aIIe
sezioni dei ritti in conseguenza di tale movimento.
3° )) ) M 4*=16,52, M 5 *=-15,38, M,*~29,35.
III) Per la sola traslazione Oa della trave inferiore a: alla trave j viene applicata
la forza -f-Pa*L}i·ai• essendo la somma da estendere a tutti i ritti A-J, ed essendo raJ
a
13.3.4. Telai piani aventi i nodi che traslano senza ruotare. il coefficiente di ripartizione per ogni ritto A-J quando avviene Io spostamento Oa
(par. 12.1.5).
· · Atiche qu~to è un caso particolare della soluzione dei telai trattata nel para- IV) ;er la sola traslazione 00 : la trave j riceve, analogamente al pC1.nto III, la
grafo 13.3.1. E interessante considerarlo perchè in pratica, quando i carichi agi- forza +Pb· }}r:bJ·
scono nei nodi e hanno la direzione delle travate libere di spostarsi lungo il loro asse, b
frequentemente lo stato di sollecitazione è poco influenzato dalle rotazioni dei nodi In definitiva l'equazione di equilibrio è
ed è dominato dagli spostamenti; gli errori che si ottengono sono in genere non
gravi, finchè le rigidita R dei ritti non superano quelle delle travi. E l'osservazione P1-J;~i-P1*-l-Pa*J: -r:n1+Pb* J: -r:v1=0. [13.18]
' a b
acquista particolare importanza, essendo sempre possibile, mediante operazioni
preliminari con vincoli ausiliari, riportarsi al caso in cui i carichi agiscono nei nodi. Tal~ equazione, in cui le f~rze P* sono le incognite, dev'essere scritta per tutte le
Può essere opportuno ricordare che per i telai di forma regolare, per i quali le travi che possono traslare; 111 essa la seconda somma è da estendere a tutti gli ele~
travate non sono interrotte e sono noti gli sforzi taglianti dei piani (ossia in corri- menti che collegano j con a, e la terza a quelli tra j e· b.
280 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 281

· Calcolate le forze P*, è semplice il calcolo delle sollecitazioni per un generico e quindi si ottiene (c~Ph'/R~Ph 3/EJ)
ritto J-A, lungo la, compreso tra le due travi j, a; e ad esempio, se il -ritto è pri- o, ~0,03947 e, o,~0,03509 e.
smatico·:
1Ja* (per le forze P*)=Pi*Tja-Pa*-raf, I momenti flettenti si calcolano con la relazione [13.7] e si ricava ad es.:
[13.19]
M1a=M1a--:-T1a*la/2, Maj=Ma1-T1a*la/2; M.,~-6Ry,.~ -0,2368 Ph, M56 ~-6Ry'"~0,0263 Ph,
M,,~ -6Ry 37 ~ -0,0526 Ph.
IB, 1B2
b
T1, Nella figura è indicato il diagramma dei momenti.
2. Forze equilibranti.

1J J, .{ .{
t
I,,
a) Coefficienti di ripartizione delle forze (,,~
Considerando spostabile la sola travata 1:
T41=T52=T56=1/3 ;
u,: EU,, par. 12.1.5).

A, À3
l considerando lo spostamento della sola trave 2 (U65 =8U73),
T65=8/9, 7: 73 =1/9,

Equazioni di equilibrio [13.18] per le travi I, 2:


P-P,*+ P,*8/9~0,
-P,*+P,*1/3~0,
>16'1"

--- t 1-
>16; i" ,
-,-
I
I
I
I
I
~
I
I
I
I
I R•
~----i
~ ?
6

ì
r lS 1\
•,_ •$,

IJ'[
•$,
2 I iI
I I 2h

E ì
I I I I I
I I

l
I
I
I
...L
I
...L
'I
...L h
A,
>Ìò"'
a

Fig. 13.21
l @ "
Fig. 13.22
e per un piedritto J- B,
e da esse si ottiene
[13.20] 27
P,*~19P,

Esempio 13.7. Quindi dalle relazioni [19.20] risulta, ad es.:

Per il telaio della fig. 13.22 si considerano i nodi liberi soltanto di traslare, T 41 *- * _ 27 I _ 9
-P1 T41-19P3-19P,
essendo prevalente la rigidità (R~EJ/l) delle travi rispetto a quella delle colonne.
Le colonne hanno uguale sezione. ,, 9
Mu~M,.~-T.,* 2~-
38 Ph~-0,2368Ph.
1. Movimenti equilibranti (t5i, i52 traslazioni delle travi 1, 2).
b) Ogni forza P*, come è stato detto, è la forza che provoca il definitivo spo-
Essendo y 14 =y 25 =81/h, y56 =(62 -t51)/h, y37 =fl 2/2h, l'equazione di equilibrio stamento correlativo, essendo i rimanenti spostamenti interdetti. Quindi, posto
13.17 fornisce per le travi 1, 2: c=EJ/h3 , si ottiene, ad es.:
P-12R · 2ò,/h'+ 12R (6,- o,)/h'~O, 27 I
o, ~P,*/EU,~19 P 3 . 12 e 0,03947 Ph'/EJ.
-12 [R (o,-o,)/h'+(R/2) (l/2h) 6,1 ,,,J~o,
282 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 283

Esempio 13.8. e in particolare con procedimenti iterativi, 1nediante i quali, se convergono,


Risolvere il telaio della fig. 13.23, i cui nodi traslano soltanto; tutti i ritti hanno
si tende alla soluzione ripetendo più volte un determinato ciclo di calcoli
la medesima sezione (la colonna 4-1 è articolata alla base). sino a raggiungere la voluta accuratezza. Le operazioni che vengono effet~
tuate con tali procedimenti possono avere una corrispondente interpreta-
Soluzione. zione fisica utile agli ingegneri, sia per la comprensione dell'effettivo signi-
Equazione dei movimenti equilibranti. , . . .. . ficato delle operazioni stesse, sia per le indicazioni che se ne possono trarre
In questo caso la sezione 1 è libera di ruotare. L equa~1one d1 equ1hbr10 all~
rotazione [13.9] scritta per <1 il nodo» 1, e quelle alla traslazione [13.10] per ,le travi ai fini della progettazione delle strutture. In pratica i metodi iterativi sono
1,2 forniscono (y14=y25): convenienti se soddisfano due esigenze non sempre concordanti tra loro:
da un lato quella di dar luogo alla ripetizione di semplici operazioni; dal-
l'altro di ottenere la soluzione, o meglio un sufficiente livello di approssi-
mazione, con soddisfacente velocità del processo iterativo. In qualche caso,
come per il procedimento di Cross che vedremo nel paragrafo seguente,
qh ( 2R
- + 6 ---y'"
)-o
2 · 0,5R
2h·y37-,
entrainbi tali requisiti si trovano· soddisfatti; in altri occorre cercare· una
2 h giusta via di mezzo. È opportuno aver presente che l'impiego degli elabora-
tori elettronici ha sconvolto la scala d'importanza di molti metodi matema-
e da esse si ottiene [c~qh'/EJ, y,,~JJ2h~(y 06 +y,.)/2]
tici risolutivi, ma di ciò parleremo a suo tempo (cap. XV); giova però osser-
cp1 =0,16497 e, y 14 =0,09609 e, y"=0,02636 e. vare che i metodi iterativi possono essere molto vantaggiosi nell'essenziale
6 lavoro di tentativi e di verifiche che accompagna la scelta di una soluzione
strutturale.

ì
2
q

13.4.2. Telai con nodi che ruotano ma non si spostano: il metodo di Cross (13,l2).
2h
1
l
a) Il procedimento.
h

l rj)
Con tale procedimento tutti i nodi sono considerati all'inizio provviso-
riamente bloccati e si calcolano, per effetto delle azioni esterne, i momenti
d'incastro perfetto alle estremità delle varie aste, ottenendo al solito una
Fig. 13.23 soluzione congruente ma non equilibrata. Poi i nodi vengono allentati (quindi
equilibrati) uno per volta, considerando impediti di ruotare i nodi intorno
Dalla [13.7] si ricava ad es.: a quello sul quale si opera; ed è proprio questa idea del provvisorio incastro
M 52 =-6Ry14 =-0,5765 qh 2 , dei nodi circostanti che costituisce la chiave del procedimento, poichè sono
M.,~qh'/12+2Rg>,-6Ry 14 ~-0,1633 qh'; allora note le rigidezze alla rotazione delle aste, ed è possibile applicare la
semplice operazione di equilibramento illustrata nel par. 12.1.4. Equilibrato
e analogamente, un nodo e calcolati i momenti di trasmissione (ossia i disturbi) nei nodi cir-
M00 ~-0,2415 qh', M,,~ -0,1837 qh'. costanti, si passa a un altro nodo e si ripete la medesima operazione sino ad
Il diagramma dei momenti è indicato nella figura.
ottenere lo smorzamento dei momenti trasmessi; smorzamento che, come
vedremo, è in generale rapido, sicchè bastano pochi cicli di operazioni per
ottenere il risultato voluto, ossia la soluzione equilibrata.
13.4. Applicazioni del metodo dell'equilibrio: procedimenti iterativi per Il procedimento richiede i seguenti calcoli preparatori:
l'equilibramento dei momenti. I. Momenti d'incastro perfetto. Al solito tali momenti sono considerati
positivi quando essi hanno senso destrorso (ossia orario) alle estremità delle
13.4.1. Osservazioni sui metodi iterativi. travi; se per una trave AB un'estremità è incernierata, non è necessario appli-
I sistemi di equazioni risolventi [13.l] o [13.3], tipici del metodo d')ll'e~ui:
librio contengono quali incognite i movimenti a o le corrispondenti az1on1 (13 ·12l H. CROSS, «Analysìs of continuous frames by distrìbuting fixed-end moments »,
equilibranti F*; le incognite possono essere calcolate in vari modi (cap. ID, Proceedings ASCE, 1930. Per altre citazioni si veda la bibliografia.
284 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 285
care in corrispondenza di essa l'incastro provvisorio, e naturalmente il. mo- (=-8 · 0,364); -2,9; -2,2, indicati con il numero II e scritti in colonna
mento d'incastro in B deve tener conto che l'estremità A è considerata hbera con quelli I; tali momenti II provocano nelle estremità opposte C, E i mo-
di ruotare. I loro valori per alcuni casi rilevanti sono riportati nella tab. 3.5. menti trasmessi III=-2,9/2;;::-1,5 tm. Per ricordare che il nodo B è equi-
2. Rigidezze alla rotazione. Vennero definite nel par. 12.1.3. Se, per librato, si traccia una linea dopo i momenti IL _
una trave prismatica, l'estremità opposta a quella in cui si considera la rota- Si blocca il nodo Be si passa al nodo C: si calcola L'M=+l6,0-l,5=
zione è incastrata (vedremo che tale caso è fondamentale) si ha = + 14,5 tm, tenendo quindi conto anche del momento III trasmesso da B.
W=4R, (R=EJ/l);
se è incernierata,
W=3R.
E se la trave si trova in condizione di simmetria o di antirnetria D

W (configurazione simmetrica)=2R, W (configurazione antimetrica)=6R.

Relativamente alla trave di sezione variabile, si veda il cap. 3.2.


3. Coefficienti di ripartizione e. Sono stati definiti nel par. 12.1.4, a
proposito della distribuzione di un momento M; applicato a ':1n nod~ in cui
si uniscono più travi di rigidezza nota; per una qualunque dt esse s1 ha
M 1a=M1e1a, con e1a= W1a/EW1,.
i
+22,4 -5,0 ·-2,5
4. Coefficiente di trasmissione c. Data una trave AB, tale coefficiente Il+ 0,6 1/-0,2 11!-0,1
definisce il momento d'incastro in B per una coppia agente in A, e vale 1/2 Il- 2,2 11-4,8 ///-2,4
se la trave è prismatica, ossia
1+24,0 B 1"3641 lo=I e I o I O
A
1 +mo 0 ~1:;,<1~}
///- 1,5 I ! I
--:::: ::::
Ovviamente il coefficiente di trasmissione è nullo se l'estremità B è sem- ~
11-4,8
fil
plicemente appoggiata; se la trave è di sezione variabile, si veda il par. 3.2.
11/+0,5
li -Oi2
+[0,0
j
L'illustrazione del metodo è semplice seguendo l'esempio della fig. 13.24,
per il quale si è supposto che tutte le aste abbiano la medesima rigidità F
R=EJ/l; può essere comodo disporre i dati come è indicato. nella stessa Fig. 13.24
figura. Si calcolano dapprima i momenti d'incastro alle estrem~tà delle as:e
caricate, e si scrivono i loro valori in corrispondenza delle relative estrennta, Si cambia segno a .EM e si ripartisce -14,5 in parti proporzionali alle rigi-
sopra o sotto l'asse della trave, indicandoli col numero romano I (M"= dezze delle travi che si collegano in B(W,a=W,1 =W,,=4R; e=4/12;;::
=-3 · 8'/12=-16,0 tm, M,,=+16,0 tm; inoltre, essendo l'estremità A ;;::0,333); si ottengono così i momenti II=-14,5 · 0,333;;::-4,8, e i mo-
incernierata, M,.= +3 · 8 2/8= +24 tm). Si comincia a equilibrare un nodo menti III=-4,8/2=-2,4 tm. Per ricordare che il nodo C è equilibrato, si
qualunque, per esempio B, mantenendo i nodi vicini bloccati (in questo caso traccia una linea dopo i momenti IL
Si blocca il nodo Ce si torna al nodo B, che non è più equilibrato, avendo
il solo nodo C): si calcola il momento non equilibrato.EM=-16+24=+8 tm,
ricevuto il momento III=-2,4 causato dalla rotazione del nodo C. Si ripar-
che è fornito dal vincolo ausiliario; poichè tale vincolo non esiste, occorre
tisce pertanto il momento III cambiato di segno, ossia lo si moltiplica per
annullare la sna reazione, ossia aggiungerla cambiata di segno. Quindi si
i soliti coefficienti di ripartizione, ottenendo i nuovi momenti II (0,9= +
ripartisce -.EM=-8 tm in parti proporzionali alle rigidezze delle travi che +2,4 · 0,364; 0,9; 0,6) e i corrispondenti III=0,9/2;;::0,5 tm. E così si pro-
si uniscono in B (W,,=4R, W,,=4R, W,a=3R; e,,=4/11=0,364, e,,=0,3~4, segue, sino ad avere trascurabili momenti di trasmissione.
e,.=3/11=0,272; i coefficienti di ripartizione e sono riquadr.ati i~ ~orrispon­ Si sommano infine i momenti I, II, III in ogni estremità, e si ottengono i
denza delle relative aste): si ottengono così i momenti di npartiz10ne -2,9 momenti definitivi; la loro somma, per le estremità facenti capo a l-Ìno stesso
286 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 287

nodo, dev'essere uguale all'eventuale momento esterno, quindi il più delle b) Rigidezze e coefficienti di ripartizione. Per esempio:
volte nulla. Il diagramma dei momenti flettenti può quindi essere trac-
ciato facilmente, portando le ordinate dalla parte dei lembi tesi delle travi aste J(dm') /(dm) w
(fìg. 13.24).
Se le aste hanno rigidità R diversa non si ha alcuna complicazione, come 4-5 80,1 75 4J/l=4,272 0,837
Nodo 4 4-1 12,5 45 3J/1=0,833 0,163
è mostrato nell'esempio seguente.
1,000
Esempio 13.9.
La rigidezza dell'asta 7-8 vale 2R; quella dello sbalzo collegato al nodo 7 è nulla.
Studiare con il metodo di Cross la struttura della fig. 13.25, già esaminata con
diverso procedimento nell'es. 13.6.
e) Si comincia, per es., ad equilibrare il nodo 4 ottenendo i momenti II:
+14,06·0,837=+11,77; 14,06·0,163=+2,29 tm; all'estremità 5 viene trasmesso
' i i i j' i i" i il momento III=ll,77/2=5,89 tm. Si passa al nodo 5: l.'M=-12+14,06+5,89=
® =+7,95; si ottengono i relativi momenti II e III. Si passa al nodo 7, ove si ripar-

®
q~3,Qtlm ~.oo 0
® 4%s
iiillliiii
75,&,j

6
.. ...
q_4,0l0{J! tisce la somma, cambiata di segno, dei momenti I e III -(-33,6-0,49+5,20)=28,89;
poi si torna al nodo 4, e così si prosegue sino a raggiungere l'approssimazione vo-
luta. Si sommano infine, in ogni estremità, i momenti I, II, III; ad es., M 4 r,= -2,71 tm.
651J5 65.$ Il nodo 6 è da considerare incastrato, perchè esso non ruota in virtù della con-
figurazione simmetrica.
35/:)5 4065 i 30.$ 4o/Js 35/Js
(i)
--
~7,50'
0
' " 6,00
~.7- 6,00 ' "' 7,50-+
-- b) Osservazioni.
I -17,07 Si è già accennato che, terminato il procedimento, la somma dei momenti rela-
Il+ 0,02 tivi alle estremità di uno stesso nodo dev'essere uguale all'eventuale momento
Il+ 0,24 esterno: ad esempio, nel nodo 7 della struttura studiata nell'es. 13.9 si ha -17,07+
ll+-76,27
+11,87=-5,2 tm, uguale al momento sinistrogiro applicato allo stesso nodo (a
I +5.20
7.
·1 -33,60
.~ --® sua volta uguale e contrario al momento d'incastro per lo sbalzo). .
lf ~ ~;~ +15,87 ~ ~I ~1~+I +I++~1g g1~- In corrispondenza dell'estremità J di una generica trave J-A, ogni momento ha
un chiaro significato fisico: quello I è il momento d'incastro perfetto; la somma
llf- 0,09 --------- Il - 0,19 2:::::::: ~""" 2::"""
I 11 I j
dei II fornisce il momento che provoca la rotazione della sezione J con l'altra estre-
Il +0,95 lll+0,48 mità A incastrata; la somma dei III è conseguente alla rotazione della sezione A
111-·1,u w-2,2a I
::,~ ~~2 ::'~= ~ §1~ ~1g-~1~-+
con quella J bloccata. Si ha pertanto che, per la definizione di rigidezza alla rota-
zione, <r1a=rp1=(1.: II)1a!W;;a; per cui si può scrivere anche rp1=EI"Iji/E w;;h essendo
// +11,17 /!/+5,89 I +I +I
E 111i la somma di tutti i momenti II scritti intorno al nodo J.
'11oi4 loB37I
}-1_-;==U~06=·,--~~-'-c+~U~06~-( 5 \-~---~-~~~=~==~~~~B(§)-- Volendo rendersi conto degli aspetti comuni dei procedimenti esaminati, che

~
lo,332! lo,4t5I fanno parte tutti del metodo dell'equilibrio, è chiaro allora che il momento M1*
~ ga. ~
C:ì ' I -12,00 I +12,00 I
definito nel par. 13.3.3 coincide con EI~ì: basta infatti pensare al loro significato;
+ :t I:t1 ~
;t ,;i; @) ~1~1~12 f§l 1!-3,30 ------- 111- 1,65 I
I I I I ~ /!-2,85 ___________. /!{- 1,42 I
e si ha d'altronde conferma di ciò dai risultati degli esempi 13.6 e 13.9 [ad es., M 4 *=
""= ""- ""' · J/-0,24 - - - - 1//-0,12 I =16,62 tm, (l.'II)4 =16,61]. Pertanto il metodo di Cross corrisponde nella sostanza
-JB,39 +.B,81 I alla risoluzione iterativa del sistema di equazioni in cui sono incognite le azioni
I equilibranti Mi*; e precisamente all'iterazione condotta operando sugli incrementi
I
W,, delle incognite (par. 2.4.lc).
La velocità della convergenza, in genere notevole, risiede nel fatto che, come
(j) @ abbiamo già accennato, i momenti trasmessi III, dai quali dipende il proseguimento
Fig. 13.25 del processo iterativo, sono piccoli rispetto al momento che Ii genera: un mo-
mento M applicato a un nodo, in cui sì saldano quattro travi uguali aventi l'estre-
mità opposta incastrata, si ripartisce in quattro parti uguali; e ogni momento ripar-
Soluzione. tito si trasmette dimezzato, quindi si ha III=M/8. In genere non ha grande impor-
a) Si calcolano i momenti d'incastro perfetto I: ad es., M,,=-3 · 7,5'/127" tanza l'ordine col quale si sbloccano i nodi; tuttavia è chiaro che conviene dar la
= -14,06 tm. Il momento applicato dallo sbalzo al nodo 7 è sinistrogiro; quindi precedenza a quelli in cui la I:AfJt è più elevata.
è destrogiro quello applicato all'estremità incastrata dello stesso sbalzo (2,6 · 2'/2= Come è indicato nella fig. 13.26, la quale si riferisce a sistemi di travi uguali, è
=+5,2 tm). sufficiente una sola ripartizione quando con i vincoli ausiliari è impedita una sola
288 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 289
rotazione e le travi hanno rigidezza nota; il momento applicato a un'estremità di i disturbi sono i momenti III e il termine noto è la EM;;. Pertanto ogni
una trave (fig. 13.26c) dev'essere considerato, per il calcolo del momento I, .alla operazione di ripartizione in un nodo corrisponde :fisicamente alla rotazione
stregua di una qualunque condizior.ie ~i carico :elativa .a. una trave con appoggio e
incastro, alla quale dev'essere attr1bu1ta al solito la rigidezza 3R. (non all'incremento di rotazione) dello stesso nodo, la quale raggiunge il suo
Poichè le rigidezze alla rotazione sono relative a travi aventi le estremità impedite valore finale al termine del processo iterativo. Il vantaggio, già illustrato
di spostarsi, col metodo di Cross si studiano telai aventi i nodi liberi. soltanto di nel par. 2.4.lb, è che il procedimento risulta autocorrettivo, per cui, se si
ruotare. Ma in certi casi è possibile tener conto anche degli spostamenti, adottando compie un errore, questo può venire automaticamente eliminato nelle ope-
valori adeguati delle rigidezze (par. 13.4.4).

~:~.
' __I
+V20
_ ,'
11-(;24)"'51 llc(l/24}2;5 !l-~/12)
0,4! -1/20
q . '
~liIJIJ!Llllli3!._ .!_+1,18 x-1,112 -- rm,-:1!±c ~ 1+1/12 :~
À 3R @ 2R B' A' 13§] @ [Zj;J i; 4R @ liR D' é' lilli $ l?l§J
al, momenti a rneno di qf._ b) momenti a m&w di' qf - 2;11
Il +13,91• +15,87
_::_1/!!!______
lii- 2,56• •Il -5,11.
q' ff+(l/12) 1/3

M
Il +13,83 •111+6,92
M 1-1/12 lff-2,46 // -4,92
. R
Il +12,87 Ì//+6,44 ~
C: "® r BI®~-
A3RB4R~ @]
lii- 1,32 ll-2{i4
'
. "f1~ /I+ 11,77
I -14,06•
//{+5,89
•I +14,06 lo41s I
e)
Fig. 13.26
dbwm,enti__g,JI1ff!1Q_di_gl= "'' -14-.06
I +12,00 1·®--
I
I
e) Il metodo di Cross operando sui valori totali dei momenti ripartiti e 111-3,19 I
+B,81 I
trasmessi (anzichè sui loro incrementi): Il procedimento diviene autocorrettivo. I
I
Se, in corrispondenza di ogni nodo, ogni volta viene ripartito il comples- 8l

I
I
sivo momento squilibrato somma dei momenti III e dei momenti d'incastro I

perfetto, si ottengono i momenti II e III totali, anzichè i rispettivi incrementi. (j) "" ® @i
Tale modo di procedere, che sostanzialmente non differisce dal procedi- Fig, 13.27
" =
mento originale già illustrato, è indicato nella fig. 13.27, nella quale è trattata
la stessa struttura dell'es. 13.9: segnata in ogni nodo la J.:M;, (riquadrata), razioni successive; in particolare, se viene cambiato il dimensionamento della
il primo ciclo coincide con quello solito; poi, nel secondo ciclo, si ripartisce, struttura, e modificati di conseguenza i coefficienti di ripartizione, il proce- .
ad esempio per il nodo 4, la somma cambiata di segno dei momenti trasmessi dimento può essere proseguito adottaudo i valori dei momenti già ottenuti
(in questo caso il solo -1,32) e dei momenti d'incastro (EM=-14,06) e come valori approssimati.
si ottengono i momenti totali, ovviamente approssimati, II ( +12,87, +2,51)
e III ( +6,44). E così si prosegue sino a far coincidere i valori consecutivi dei 13.4.3. Telai con nodi che ruotano e si spostano. Metodo di Cross generalizzato.
momenti ripartiti. I momenti complessivi vengono ottenuti in ogni sezione È possibile tener conto anche degli spostamenti dei nodi e mantenere
estrema sommando al momento I gli ultimi II e III segnati nella figura con buona la convergenza del processo iterativo aggiungendo alcune operazioni
asterischi. a quelle del metodo di Cross, che, come si è accennato, è applicabile quando
La giustificazione di tale modo di procedere può esser riportata al fatto i nodi non si spostano; con il procedimento che verrà esposto è possibile
che, per quanto è stato osservato nel paragrafo b) precedente, il metodo di studiare telai che abbiano, come si ha nella maggioranza dei casi, noto lo
Cross coincide con la risoluzione iterativa del sistema di equazioni in cui sforzo tagliante per ogni sezione generale che interessi tutti i ritti di un mede-
figurano le azioni equilibranti incognite M,*=J.: lit,. Con l'iterazione con- simo piano, ossia telai soggetti a qualunque condizione di carico, ma vinco-
tinua vedemmo (par. 2.4.la) che per determinare, ad ogni fase, un valore lati soltanto alla loro base (fig. 13.28) (lB.rnJ.
più approssimato del valore di un'incognita, si deve sommare ai disturbi
dovuti alle altre incognite il termine noto; ed è chiaro che nel nostro caso <
13 13
· > Per alcune citazioni si veda la bibliografia.
19 - POZZATI, 11~1.
290 Capitolo tredicesin10 Metodo dell'equilibrio 291
a) Consideriamo il telaio della fig. 13.28, costituito da elementi prismatici, ritti del piano comprendente quello i in esame. Analogamente, agli estremi
con il generico nodo J soggetto a un momento M positivo. Immaginiamo, di un generico ritto s del piano superiore sono applicati i momenti
in una prima fase, di impedire provvisoriamente mediante vincoli ausiliari,
ossia con morsetti e appoggi, le rotazioni dei nodi (ad eccezione naturalmente [e]
del nodo J) e gli spostamenti delle travi: il momento può quindi essere ripar-
tito nel modo consueto proporzionalmente alle rigidezze alla rotazione W= e) Per la presenza dei momenti IV in corrispondenza delle estremità
=4EJ/l; e se indichiamo al solito con e i coefficienti di ripartizione e con J-A e J-B, il nodo J non è equilibrato, per cni occorre applicare al nodo J
l'ulteriore momento

F4 [d]

Hi, che provocherà, come si è visto per Mi, il momento M/'=cM1'=c 2M1 ;
questo, a sua volta, il momento M'"=c 3Mb e così di seguito, sino a rag-
Itr giungere l'equilibrarnento del nodo. Gli effetti totali sono provocati quindi
dal momento
11, M,
M,*=M,(l +c+c 2 +. .. )= - - = k1M1 [e]
1 -e
~"'
7,b,

Fig. 13.28
""' essendo, per la [d],
1
i numeri II e III i momenti ripartiti e trasmessi, si ottiene, ad esempio per il k1-·~----­ [13.22]
l-e1aSa-(!jbSb
ritto JA inferiore,
[a] I momenti complessivi, corrispondenti all'equilibramento alla rotazione
del nodo J (che ruota e si sposta) e dei piani (avendo eliminato le azioni degli
b) Gli appoggi provvisori hanno dovuto fornire le azioni orizzontali appoggi ausiliari) dipendono da M,*, e sono dati dalle relazioni [a], [b], [e]
3 3 moltiplicate per k 1• Pertanto, relativamente alle sezioni facenti capo a un
H a =-II·1aa'/h H,=- 2rr.,
J'
/h , con 1. sensi. m
. d"1cati. nelia lì gura. p er el'1m1nare
.
2 nodo, per ottenere i momenti II1i si può ripartire il momento originario M1
la presenza di tali appoggi, applichiamo le loro reazioni cambiate di segno, per i coefficienti cli ripartizione
considerando ora tutti i nodi liberi di traslare ma non di ruotare (compreso
[13.23]
il nodo J): allora le travi si spostano come è indicato nella stessa figura, e si
inflettono soltanto i ritti collegati alla travata comprendente il nodo J, essendo mentre l'equilibrio del nodo J è ricomposto dai momenti di spostamento
infatti nullo lo sforzo di taglio complessivo ovviamente per i piani superiori
(ai vari ritti collegati alla travata comprendente J), ma anche per i piani infe- IV, 0 =-IJ.iasa, [13.24]
riori, poichè le azioni H a due a due si annullano. I momenti relativi a tal~
che verranno indicati tra parentesi.
seconda fase, nella quale i nodi si spostano soltanto, possono essere calcolati
semplicemente (par. 12.1.5): per un piedritto i del piano inferiore, essi sono
sinistrogiri e uguali ad entrambe le estremità, e valgono d) Inoltre si hanno momenti cli spostamento anche per le altre estremità
dei ritti che si collegano alla trave comprendente il nodo J; essi si ottengono
IV,= -(H0 J,jL:J) h./2= -s,II1, , [b] facilmente, ad esempio per un piedritto i del piano inferiore, dalla rela-
zione [b], ossia moltiplicando -II10 per s,; e per un piedritto s del piano
essendo
superiore, dalla relazione [e], ossia moltiplicando II,, per s,.
[13.21] Ecco allora giustificato un punto saliente del procedimento: quando si
vuole avere ad entrambe le estremità X cli un generico ritto x il momento IV,
\ (dovuto allo spostamento relativo delle due travate alle quali si collega lo
il coefficiente di spostamento, J, il momento d'inerzia della sezione del ritto stesso ritto), si moltiplica per il coefficiente s, la somma, cambiata di segno,
per il quale viene calcolato il momento IV cli spostamento, e L:J relativa ai dei momenti II presenti in tutte le estremità dei ritti del piano, esclusa l'estre-
292 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 293
11
mità X stessa, perchè di II, si è già tenuto conto nell'eqnilibramento del nodo
® R ® _,._ ® R ®
(punto e).
R R
T
4m R Rh

® i=
e) In conclnsione il procedimento si svolge attraverso le seguenti fasi: 41 21

I --- ®
1. Si calcolano, per effetto dei carichi sia verticali, sia orizzontali, i ---@ R R R @)
momenti alle estremità pensate impedite di ruotare.
5m
2. Si calcolano, in corrispondenza di ciascun nodo, i soliti coefficienti R~E]!l R R R Rh
di ripartizione e=W/J.:W (con la somma estesa a tutte le aste del nodo);
poi, per i ritti di ogni piano, i coefficienti di spostamento
3
s=4 Jfl.:J (con
a) l b)
@
la somma estesa a tutti i ritti del piano). Si è allora iu grado di determinare,
per i vari nodi, i coefficienti correttivi k [relaz. 13.22]; quindi i definitivi coef-
ficienti di ripartizione e*=ke.
3. Prima di effettuare l'equilibramento dei momenti in corrispondenza
di un qualunque nodo, si calcolano, per le sezioni estreme dei ritti (due o un~)
collegate allo stesso nodo, i momenti di spostamento IV, seguendo la sem-
plice operazione indicata nel punto d).
È chiaro che, all'avvio del procedimento, tali momenti IV sono nnlli,
poichè dipendono dai momenti ripartiti II presenti agli estremi dei ritti. ·
4. Conviene applicare il metodo di Cross nella forma modificata, ope-
rando sul valore globale dei momenti (par. 13.4.2c).
Quindi, in corrispondenza del nodo sul quale si intende operare, si molti-
plica la somma, cambiata di segno, dei momenti I e degli ultimi III, IV (se
vi sono) per i coefficienti di ripartizione, ottenendo i vari momenti II. Poi
si moltiplicano i momenti II (cambiati di segno) delle sole sezioni estreme
dei ritti collegate allo stesso nodo per i relativi coefficienti di spostamento;
i prodotti vengono segnati tra parentesi. Il nodo è ora equilibrato.
5. Le stesse operazioni, indicate nei due punti precedenti, vengono effet-
tuate per i vari nodi.
Il calcolo ha termine quando i momenti ricavati in una fase dell'iterazione
sono pressochè uguali a quelli della fase precedente. e)
6. I momenti definitivi vengono dedotti sommando i momenti I con Fig. 13,29
gli ultimi II, III, IV (indicati negli esempi con asterischi).
Come si è accennato, la convergenza è veloce, anche quando la rigidità Soluzione.
dei ritti è superiore a quella delle travi. 1. Momenti d'incastro perfetto I. Si sono considerate azioni esterne orizzontali,
Il procedimento può facilmente venire adottato, con qualche leggera ma nulla cambierebbe se agissero anche carichi verticali e coppie; nel presente caso
modificazione, ai casi non consueti di telai aventi colonne articolate alla base si ha (par. 12.1.5)
o di diversa altezza, o elementi strutturali di sezione variabile.

Esempio 13.10. I 5
13 , 1 =11 , 3 =-3 l+0, ;r=-5,00 tm,
5
Studiare, con il metodo di Cross generalizzato, il telaio simmetrico a due cam-
pate della fig. 13.29, costituito da travi e ritti di eguale rigidità R e soggetto a forze l4,i=I2,4=-2,5 tm.
orizzontali. Come è noto (vol. I, par. 10.4b), può essere considerato mezzo telaio
con i momenti d'inerzia delle sezioni dei ritti centrali dimezzati e soggetto alla metà In corrispondenza di ogni nodo vengono segnate le relative somme dei momenti
delle azioni orizzontali; per cui il telaio che rimane da studiare non è più simmetrico. d'incastro perfetto,
294 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 295
2. Coefficienti di ripartizione e. s~mma degli sforzi .di taglio ~ei ritti appartene!1ti ad uno stesso piano deve egua-
Per il nodo 3: es,4=e3,1=es,r;=l/3. glr~re lo_ sforzo taglrante del piano. Per l'esemp10 trattato si Ira: T(2o piano)=! t,
0,5 e mfatt1 (-0,32-l,44-1,26-0,97)/4=0,998; T (1° piano)= 3 t, e infatti
Nod o 4: Q4,2=e4,6 O,S+l+O,S 0,25, e4,s=0,5. (-5,46-3,83-2,58-3,07)/5=2,99 t.
Nodo 5: e5 , 6 =e 5 , 3 =0,5.
Nodo 6: e6 , 4 =0,333, e6, 6 =0,667. Esempio 13.11.

3. Coefficienti di spostamento s (form. 13.21). Studiare !l telaio si~etrico della fig: 13.30, avente travi e ritti di uguale rigidità
R=EJ/l. Puo essere studiato mezzo telaio soggetto ad azioni orizzontali dimezzate.
Per il primo piano: s 3 , 1 = ! l;O,S =0,5, s4 ,2=0,25.
Secondo piano: S 3, 5 =0,5, s 6,4-=0,25.
I coefficienti s vengono segnati lateralmente.

4. Coefficienti k (form. 13.22).


i
Nodo 3: k,=~-----­
1 1 i
1 -es,1Ss,1-ea,1>sa,s 1-0,333. 0,5-0,333. 0,5 -J,S. 1t s.o,~I
Nodo 5: k,=1,333.
1
Nodo 4 ' k,- 1-0,25 · 0,25-0,25 · 0,25 1,143. --~---~~
.® ® T I

I
Nodo 6: k 6 = 1,091.

5. Coefficienti definitivi di ripartizione e*=ke.


Nodo 3: ea,4*=ea,1*=ea,i;*=l,5 • 1/3=0,5.
Nodo 4: Q4,2*=e4,6*= 1,143 · 0,25=0,286; e4 , 3*=0,571, ecc.
~1-o@~-~@=-1 t
4,Qm
i

I coefficienti q* vengono segnati intorno ai rispettivi nodi. I


6. Può quindi venire iniziato il procedimento. Nodo 3: il momento IV è nullo,
perchè non si hanno ancora momenti ripartiti; si moltiplica -2 I= +6,33 tm per
@ l i
IS-o,751
I
i coefficienti e*=0,5 ottenendo i momenti ripartiti 11=+3,16 e quelli 111=+1,58;
si moltiplicano i momenti II cambiati di segno dei ritti (-3,16) per i coefficienti di
I
spostamento (0,5; 0,5), ottenendo i momenti -1,58; -1,58, scritti tra parentesi di
fianco ai relativi II; ora il nodo 3 è equilibrato. Nodo 4: si calcola il momento «di 0 I
spostamento» moltiplicando -EII (relativa alle estremità dei ritti del piano, in Fig. 13.30
"
questo caso -3,16) per il coefficiente di spostamento del ritto (0,25), per cui si
ottiene IV4 , 2 =-0,79, e analogamente IV4 , 6 =-0,79; quindi -EM=-E(I, III, Soluzione.
IVJ=-(-3,11+1,58-0,79-0,79)=+3,17, u.,,=II.,,=3,17 · 0,286=0,91, rr.,,=
=+1,82 con i relativi III uguali ai II dimezzati; i momenti Il, cambiati di segno, 1. Momenti d'incastro perfetto:
dei piedritti moltiplicati per i relativi s forniscono i momenti scritti tra parentesi
(-0,23; -0,23). Il nodo 4 è equilibrato. Nodo 5: IV5 , 3 =-(3,16+0,91) 0,5=-2,04; I,,,=-0,5. 4/2=-1,0 tm; I,,,=-1,5. 5/2=-3,75 tm.
-1.'(I, III, IV)=-(-l,33+1,58-2,04)=+1,79; II,,,=II,,,=+l,79·0,667=
=+1,19; si pone tra parentesi il prodotto -1,19 · 0,5=-0,60. Nodo 6: IV,,,= 2. Coefficienti di ripartizione e (la rigidezza delle travi vale 6R):
=-(+0,91+3,16+1,19)0,25=-1,32; -1.'(I, III, IV)=-(-0,67+0,46-1,32+
+0,6)=+0,93; II,,.=+0,34, II,,,=+0,68; si pone tra parentesi il prodotto 4
0,286, Q,,,=6/14=0,428; es,a=0,6.
-0,34 · 0,25=-0,08. Si torna al nodo 3: IV,,i=-0,91·0,5=-0,46; IV,,,= 4+4+6
=-(1,19+0,91+0,34)0,5= -1,22; -1.'(I, III, IV)= -(-6,33+0,91-0,46+0,60-
- l,22)=+6,50; II,,.=II,, 1 =Il 30 =+6,5 · 0,5=+3,25; si pone tra parentesi il 3. Coefficienti di spostamento (si considera mezzo telaio): s (lo piano)=s (20 pia-
prodotto -3,25 · 0,5=-1,62. E 'cosi si prosegue, sino ad ottenere uguali i valori no)=3/4=0,75.
dei momenti II per due iterazioni consecutive. La convergenza è ottima; bastano
due iterazioni. 4. Coefficienti k:
7. Controlli: Oltre ad avere nulla (o uguale all'eventuale momento esterno) 1 1
la somma dei momenti delle sezioni collegate a ciascun nodo, si deve avere che la k, 1-2 (0,286. 0,75) 1,751' k, 1,429.
1-0,4. 0,75
296 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 297

5. Coefficienti di ripartizione definitivi e*=ke: tanto, se immaginiamo soltanto i nodi J liberi di ruotare, i ritti J-A, J-B, impediti
1]3 , 4 *=0,75, es,3*=0,571, di ruotare in A e in B, si trovano esattamente nelle condizioni della mensola dianzi
citata; le rigidezze alla rotazione delle aste collegate in J valgono:
Lo sviluppo del solito procedimento è indicato nella figura.
[13.27]

13.4.4. Telai con nodi spostabili: il caso del telaio simmetrico a una sola e il momento esterno ~ può essere ripartito proporzionalmente ad esse.
campata (le torri) <13. 14J. Il passaggio al caso generale è allora facile: consideriamo lo stesso telaio sog-
getto ad azioni orizzontali; condizione di carico, questa, alla quale con appoggi
Un cenno al caso particolare di un telaio a due stilate uguali può essere interes- ausiliari può essere riportata ogni altra condizione. Se immaginiamo al solito in una
sante, per completare il quadro dello studio iterativo delle strutture a nodi spost~­ prima fase i nodi liberi soltanto di traslare, sappiamo facilmente calcolare i mo-
bili, e come utile premessa all'esame della trave Vierendeel; ovviamente lo studio menti d'incastro M alle estremità dei ritti; poi pensiamo di equilibrare due nodi
f simmetrici per volta, ripartendo la -E~i proporzionalmente alle rigidezze [13.27],
~
e tenendo presente che i momenti trasmessi sono uguali e contrari ai momenti ripar-
titi, ossia che, secondo la [13.26], i coefficienti di trasmissione sono_ uguali a -1.
E chiaro quindi che si riJ_Jete tale operazione di equilibramento per ogni coppia di
nodi, e che la velocità d1 convergenza è molto forte perchè, pensando ad esempio
travi e ritti di uguale rigidità R, ad ogni ripartizione un ritto assorbe soltanto 1/8
B del momento squilibrato. Essendo la situazione antimetrica, il calcolo viene svolto
operando su metà struttura.
Yl;);.R.Jb È facile rendersi conto che tale procedimento coincide in sostanza con quello
generale: basta confrontare i risultati degli esempi 13.12 e 13.11, e constatare che i

1~
momenti ripartiti delle travi sono uguali. Mentre le apparenti diversità nel ricavare
J 1 i momenti dei ritti dipendono dal fatto che con le rigidezze W=R si tiene conto
simultaneamente dei due movimenti di sola rotazione e solo spostamento, mante-
fff,;.~ nuti invece disgiunti nel procedimento generale (momenti II e IV).
Notiamo infine che, se alla base le estremità sono incernierate, i pilastri inferiori
...... A A hanno rigidezza alla rotazione nulla.
A ::,M
a) b) e) Esempio 13.12.
Studiare il telaio della fig. 13.32, avente travi e ritti di uguale rigidità, già, risolto
:m
*" '"m
Fig. 13.31 w,
nell'es. 13.11 con il procedimento generale.

può essere effettuato con il procedimento generale (es. 13.11), ma qualche osserva- Soluzione.
zione può risultare opportuna e istruttiva.
Per una mensola J-A incastrata in A e con I 'estremità J libera da vincoli e sog- 1. Momenti d'incastro perfetto (v. es. 13.11).
getta a un solo momento M, si ha la rotazione rp1=M/R, quindi la rigidezza alla ro-
tazione (fig. 13,31a) 2. Coefficienti definitivi di ripartizione:
W=R, [13.25]
R
ea,1=Q3,5 0,125' e,,,~6/8~0,75,
e il coefficiente di trasmissione, essendo Ma= -M, R+R+6R
c~-1. [13.26] R
0,143' e,,,~6/7~0,857.
R+6R
Tale richiamo è utile per l'esame del telaio simmetrico della fig. 13.31b, sotto-
posto a due coppie antimetriche ~: evidentemente sono nulle le azioni oriz~ontali Lo sviluppo del procedimento è indicato nella fig. 13.32.
alla base, perchè se esistessero dovrebbero essere antimetriche, ma sarebbero incom-
patibili con l'equilibrio della struttura; e sono nulli anche gli sforzi taglianti d~i ritti, Nelle iterazioni, come si è visto per il metodo di Cross (par. 13.4.2c), conviene
per ognuno dei quali è quindi costante, se esiste, il diagramma dei momentt. Per- operare sui valori globali dei momenti, ciò che richiede l'avvertenza di ripartire, ad
ogni ciclo, la somma cambiata di segno degli ultimi momenti III e dei momenti
iniziali I.
(1 3 .1 41 p. PozzATI, «Una notevole semplificazione nello studio dei telai a due piedritti Conviene iniziare il procedimento dal nodo 3, più fortemente squilibrato del
uguali, sottoposti a condizione di carico antisimmetrica», Il Ce1nento, 1946, 9. nodo 1: moltiplicando la somma, cambiata di segno, dei momenti d'incastro per-
298 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 299

fotto -(-3,75-1)~4,75 per i coefficienti di ripartizione, si ottengono i momenti II e) Telaio con i ritti caricati; la condizione di carico è antimetrica (fig. 13.33c).
ripartiti 3,56; 0,59; 0,59; questi ultimi due danno luogo ai momenti (III) -0,59. Si In questo caso può essere evitata l'applicazione di un appoggio ausiliario, poichè
blocca il nodo 3, che è ora equilibrato. Si passa al nodo 5: il momento -E(I +III)~ i ritti, quando si considerano i nodi B, C impediti di ruotare, deformandosi egual-
~1,59 dà luogo ai momenti (II) 1,36; 0,23, e al momento (III) -0,23. Bloccato mente non si trasmettono uno sforzo tagliante mutuo. Il momento d'incastro si
il nodo 5, si torna al nodo 3: la somma dei momenti I (-4,75) e degli ultimi III calcola con la condizione che la sezione di sommità di ciascun ritto, soggetto al
(in questo caso il solo -0,23), cambiata di segno, viene ripartita; e così si prosegue, relativo carico, non ruoti; quindi si ottiene
sino ad ottenere la stabilità dei valori II. I momenti definitivi si ottengono sommando
M,.~ -qh'/6,
11+1,39•
11+{36 Rigidezze e coefficienti hanno i valori calcolati in a); nella figura sono riportati
i valori dei momenti.

·~ 9
·n r1
q

1t W6R q
--~----~ W=R
® ®
A, D,
_Af/7
11+6M/7
t-M
,!!•~·&=___,
I~
+ "
"",':::;:,
(j)
Fig. 13.32
IM~qf/321

Fig. 13.33

al momento I gli ultimi II, III segnati con asterisco (se avessimo operato sugli incre- 13.4.5. Travi Vierendeel.
menti dei momenti, sarebbe invece stato necessario sommare tutti i momenti inco-
lonnati). a) Sono travi costituite da due correnti in genere rettilinei, collegati da aste verti-
cali, comunemente dette montanti (fig. 13.34). L'unione rigida delle aste nei nodi è
Esempio 13.13. condizione indispensabile .rer l'equilibrio, quindi non potendo questo risultare sod-
disfatto dalla presenza dei soli sforzi assiali, le travi Vierendeel sono sensibilmente
Casi per i quali è sufficiente una sola ripartizione. Per semplicità si considerano più onerose delle corrispondenti travature reticolari, e vengono di solito impiegate
trave e ritti di eguale rigidità R. quando non può essere accettato l'ingo1nbro determinato dalla presenza delle aste
diagonali.
a) Telaio soggetto a una forza orizzontale (fig. 13.33a). Se i correnti sono paralleli e i vincoli esterni sono appoggi semplici, poco resta da
È il caso più semplice del procedimento esposto nel presente paragrafo. aggiungere, per la soluzione della trave Vierendeel, a quanto è stato detto a propo-
Momenti di incastro per le estremità dei ritti: M=-Ph/4. sito dello studio dei telai, essendo chiaro che, calcolate le reazioni degli appoggi
Rigidezze e coefficienti di ripartizione: e ruotata la trave di 90° (fig. 13.34d), essa diviene un normale telaio per il quale le
due stilate sono i correnti e le travi sono costituite dai montanti (le reazioni H alla
eoa~ 1/7,
base sono ovviamente nulle, essendo il carico nel suo complesso equilibrato). Pro-
nella stessa figura sono riportati i valori dei momenti. prio per la banale osservazione fatta e per quanto è stato detto a proposito dei telai
a due stilate (par. 13.4.4), è facile rendersi conto che, se i due correnti sono uguali,
b) Telaio con la trave soggetta a carico verticale antimetrico (fig. 13.33b). l'ipotesi dei nodi che traslano soltanto, ossia dei montanti indeformabili rispetto
. - q(l/2)' alle relative aste dei correnti, può dar luogo in genere ad errori non elevati, almeno
Momento d'incastro perfetto Mbc= - - -- ·
8 finchè la rigidità Rm~EJmfh dei primi non è inferiore a quella R,~Elc/). delle se-
Rigidezza e coefficienti di ripartizione hanno i valori ricavati in a); nella figura conde; infatti le rigidezze dei montanti (ossia delle travi) valgono 6Rm, mentre quelle
sono riportati i valori dei momenti. nelle aste dei correnti (ossia dei ritti) valgono Re. In ogni caso, e specialmente
300 Capitolo tredicesimo Metodo del! 'equilibrio 301

quando i correnti sono eguali (es. 13.12), il perfezionamento del calcolo è semplice. tera trave (accennammo già ad esso nel punto precedente) si ripartisce proporzional-
Ciò purchè non si debba mettere in conto la deformazione per effetto dello sforzo mente ai momenti d'inerzia delle sezioni delle coppie di aste dei correnti, per cui
assiale, cosa, come sappiamo, in genere lecita, purchè la trave Vierendeel non sia
molto snella; o non sia, ad esempio, incastrata alle estremità, perchè allora l'inde~ T.,~ T, J. +J.
J., , Ta,~T, J. +J. [13.28]
terminazione statica riguardante il diagramma dei momenti relativo alla trave Vie~ ab de ab de
rendeel considerata nel suo complesso (che, come vedremo, interviene nel calcolo
delle azioni interne) deve passare attraverso particolari condizioni di congruenza. e se Mt è il momento flettente dell'intera trave (in corrispondenza della mezzeria
del campo considerato), gli sforzi assiali dei correnti valgono
N.,~-N.,~-Mtfh. [13.29]

!{
r----,\.-- ,\b

®
p T@
k a)
©
d)
l @ ® ®

e)
Fig. 13,34

i;
,..<.....>.... ...<......>...

tH !H
In ogni caso lo sforzo (non la deformazione) assiale gioca un ruolo rilevante
nello stato di sollecitazione dei correnti; mentre per i montanti acquista in genere
importanza lo sforzo tagliante, oltre, s'intende, all'azione ftessionale.
Sempre in tema di questioni preliminari, notiamo infine che per una trave Vieren-
deel semplicemente appoggiata è immediato il calcolo dei diagrammi dello sforzo
tagliante T, e del momento flettente M, per l'intera trave (fig. 13.34b,c); diagrammi
che saranno utili per quanto verrà esposto.

b) Soluzione approssimata considerando i 1nontanti indeformabili rispetto alle


aste dei correnti (spostamenti dei nodi senza rotazioni).
Questo calcolo, che, come si è detto, in genere non dà luogo a forti errori fìnchè
Rm :;;::: Re, è in ogni caso utile premessa per successivi affinamenti; esso ricalca com- S'intende che, in conseguenza degli sforzi taglianti [13.28], alle estremità delle
pletamente quanto già è stato detto a proposito dei telai con nodi che traslano sol- aste dei correnti si hanno i momenti
tanto (par. 12.1.Sb).
Possiamo pensare che i carichi agiscano in corrispondenza dei nodi, essendo in
ogni caso facile ricondursi a tale schema con il solito ricorso ad appoggi ausiliari.
Allora le maglie si deformano nel modo indicato nella fig. 13.35b, e le due aste çriz- entrambi sinistrogiri (se Tt è positivo), quindi negativi; e poichè lo stesso calcolo
zontali di una stessa maglia hanno, per l'ipotesi fatta, le estremità che non ruotano può esser fatto per l'adiacente campo Ab, alle estremità del montante si ha
e si spostano ugualmente, per cui hanno un flesso nelle mezzerie.
Quindi, se immaginiamo di praticare un taglio a metà di un generico campo A M,0 =-(M,a+M,1),
(fig. 13.35c), le azioni interne si riducono ai soli sforzi taglianti e assiali facilmente
calcolabili. Infatti, per quanto sappiamo (par. 12.1.5), lo sforzo di taglio T, dell'io- T,,~T,,~(M,,+M,b)/h.
302 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 303

Il calcolo è quindi molto semplice. Consideriamo ad esempio la trave Vieren- infine gli sforzi assiali per i correnti valgono
deel della fig. 13.36, per la quale il momento d'inerzia del corrente superiore è dop- 3 p). 1 p).
pio di quello relativo al corrente inferiore. Gli sforzi taglianti e i momei:ti flettenti N12=-N5s=-MAfh=-- - - , N2s=-- - - ,
complessivi (ossia per l'intera trave) nelle mezzerie A, B, C delle tre maghe valgono ' • 8 h . 2 h
3 p p Anche il calcolo della deformata è semplice, ricordando che (poichè~ secondo
TA=4P, Ts=-4, Tc=-4' l'ipotesi fatta, i nodi traslano senza ruotare) lo spostamento relativo delle sezioni
estreme di una generica asta i orizzontale vale Vt= TiJ.;, 3/12EJi. Occorre però avere
1 presente che, una volta sommati gli spostamenti vi delle varie aste di un corrente, le
M e =-Pk
8 ' sezioni in corrispondenza degli appoggi di solito presentano uno spostamento rela"
tivo Ll, e non risultano quindi a livello (fig. l3.36a); per cui occorre imprimere alla
["-- I.~-- 2!. ---~ !. ~ trave una rotazione rigida Ll/L e valutare i conseguenti movimenti.
Tornando al caso dianzi svolto (fig. 13.36)
!A P
@
!B 'e
i
CD
I 4 PJ.' ( 1 8 1 ) PJ.3
'2]! I '2] ® i '1=vo.,+v,,,+v,,,= !2EJ 4-12-12 = - 24EJ '
a) I I i
;
® rli ® I 8 quindi, ad es. sotto il carico risulta
5
!
'
j 07 I -- P J.' '1 n.'
4 IA IB ic v, (totale)=4 12EJ --y; ).= 32EJ .

r
.:IPI
4

b)
!" ., , , ' I""',," , "1111 ' I I
e) Montanti defor1nabili (i casi in cui le rotazioni dei nodi hanno sensibile in"
fiuenza) (la.1t>).
Quando la rigidità Rm=EJm/h dei montanti è inferiore a quella delle aste dei
correnti, l'ipotesi dei nodi che traslano soltanto può dar luogo a sensibili errori. Però
11 11 I
111111111111111111+111111111 i 'affinamento del calcolo è molto semplice se i correnti sono uguali, e quanto è stato
esposto nel punto b precedente costituisce la fase preliminare necessaria per la deter"
minazione dei momenti d'incastro perfetto. Calcolati questi, può poi essere appliM
cato il procedimento iterativo esposto nel par. 13.4.4, a proposito dei telai aventi
due stilate uguali e soggetti a carichi orizzontali: l 'identita dei due tipi di strutture
è al solito evidente quando si consideri la trave Vierendeel ruotata dt 90°, soggetta
oltrechè ai carichi alle reazioni degli appoggi (fig. l 3,34d) e tenendo presente che,
come osserveremo in seguito, i due correnti non subiscono spostamenti relativi a
Fig. 13.36
causa della deformazione dei montanti. Quindi le rigidezze valgono Wm=6EJm/h
per i montanti, W0 =EJ0 /A 0 per le aste dei correnti; e i coefficienti di trasmissione
valgono -1; occorre l'unica avvertenza, per altro ovvia, di effettuare le operazioni
quindi, per le aste dei correnti si ha di ripartizione anche in corrispondenza dei nodi estremi. Ma non è il caso di dilun"
3 2J garsi, perchè nulla cambia rispetto a quanto venne illustrato a suo tempo, ed essendo
T,,,=4P3J=P/2 T 6 , 5 =P/4, il calcolo mostrato con evidenza nell'es. 13.14.
Lo studio della trave Vierendeel, considerando i nodi liberi di ruotare oltrechè
T2,a=Ta,4=-P/6, T,,,= T,, 6 = -P/12, di spostarsi, resta abbastanza semplice anche quando i correnti sono diversi, potendo
). 2). applicare il metodo di Cross generalizzato (par. 13.4.3), del quale venne mostrata
M 2 , 1 =M1,2=-T2,1 z=-PÀ/4, M,,,=M,,,=-T,,, 2=+PA/6, un'applicazione proprio per un telaio avente due stilate diverse (es. 13.11).

M,,,=M,,,=+PA/12, M" 6 =M,,.=-P)./8, Esempio 13.14.


Mo. 7 =M,,,=+PA/12, M,,,=M,,,= +PJ./24 ; Studiare la trave Vìerendeel della fig. 13.37 (avente i due correnti uguali), tenendo
conto sia degli spostamenti, sia delle rotazioni dei nodi.
e per i montanti, ad es.,
M,, 6 =-(M,,,+M,,,)=+PA/12, M 6 , 2 =+PA/24,
C13•10 > P. PozzATI, «Sul calcolo delle travi Vierendeel », Giornale del Genio civile, 1947, 2;
1 p). Bollettino Ingegneri Costruttori, Bologna, 1948, 10. Un ampio capitolo dedicato allo studio
T,,.=(M,,,+M,,,)/h=g h; de11e travi Vìerendeel (anche continue) si trova nel vol. di l(LouCEK citato nella bibl. finale.
304 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 305

Soluzione: = AM1ot.; ma, essendo la trave appoggiata, si ha L'(AM, 01 ,.)~0 [infatti 2(- 7,89+
a) Momenti d'incastro perfetto (nodi liberi soltanto di traslare): +2,63+2,90+2,37)= ~01.
È nulla anche la somma dei momenti definitivi in tutte le estremità delle aste
M,,,=M,,,=-V,J1,,/4=-7,89 tm, dei correnti, perchè le operazioni di ripartizione non hanno comportato modifica-
zioni dello sforzo tagliante delle aste dei correnti [infatti: -6,76-9,04+4,34+
M,,,=M,,,=(-7,89+10) 5/4=+2,63 tm, ecc.; +o,91 +2,67+3,13+2,32+2,41 = ~01.
È nulla anche la somma dei momenti alle estremità dei montanti, dovendo essa
b) Rigidezze e coefficienti di ripartizione: eguagliare (per l'equilibrio dei nodi) la precedente somma. E allora è nulla la somma
asta 1-2) J (sez. a T)=230,9 dm', 1=40 dm,
W (a meno di E)=lJ//=5,77 dm';
a)
i' t' I' (' i' b) ,,.
asta 1-6) J (sez. 70/40)=114,3, I
I I I I I l/F~~ l rI t' tI rI
W=6J/l=18,05;
quindi, in corrispondenza del nodo 1,
'1i J.<.A=4m
N.B. tulle le aste hanno la sezione 70140
~=4m
I I l
Q1,,= 18,05/(18,05+5, 77)=0,758' lh,z=0,242.
In modo analogo vengono calcolati gli altri coefficienti di ripartizione. C} diagramma dei momenti flettenti: - - - senza, ~efonµazione jler iforzo assiale

- r~ ·[.. ,jr::
-----· ron dç/ormm:ùme per fforzo assiale
t"'' >I 80 f<

L~ --~~ - m~
l
~
1-·-·-·-·2-.--·-·-·-3-·-·-·-·--4-------·5 4, 1
80
>I f< -------,,
=-----
~ 400 500 ~-- 550 450 ----'4 40

1f=?89t lrf=2,11t
d} liriee elasticlie ;___ senza deformazione per efor;:o assiale
. ------· con defarmazione per iforzo assiale .
fl-2.41•
Q 1/-2,35 o Q2
1-l=H t ,,
0.3an 1conE=250000kg/cm21
[@j® QI
+2 7

I -7,89• ., -7,89 f +2,53• •I +2,63 I +2,90• •I +2,90 I +2,37• •! +2,37


___ _____ _
..:. -----
Il +!,91 111-1,st !!+Q89 11/-0,89 11-0.72 lii +0,72 Il -0,65 !//+Ofi5
111-1,1! I!+ 1.11 111+0,80 {f -0.80 111+0.53 IL~ llt+0.67 Il -o,67

------------ ------------
lll+0,82 ff -0.73. •fll+0,73
Il +2,18
111-1,03*
111-2,18 Il +0,82
Il +1.03 111+0,90•
flf-0,82 Il -0,82
/{ -0.90 ffl +0,60• Il -060 ffl +0.60'• •li -D,68 --- ------· ~

Il +2J6• •iiT-2,16 !I +0;81• •111-081 /I -083• •lll+0,83 ff -073• +2,4!


Fig. 13.38
-ti76 '11/ +1,01 +4,34 •11-0,9! ~ •Il -0,50 +2,32
-9,04- +0,91 +3,t3

Fig. 13.37
degli sforzi di taglio dei montanti; per cui se avessimo pensato di impedire gli spo-
stamenti orizzontali dei correnti con appoggi ausiliari, le reazioni di questi sareb-
bero in definitiva nulle.
e) Il calcolo è indicato nella fig. 13.37: le varie operazioni d~ ripartizione sono In conclusione, per la deformazione fl.essionale delle aste, i correnti non mani-
state iniziate nel nodo 1; quando, dopo esser giunti ~l nod? 5 SI .tor~a al nod<? l,_ festano uno spostamento relativo orizzontale.
si debbono ripartire (volendo procedere calcolando I ~alor1 totah dei i;iom~ntl Il
e III; v. par. 13.4.4) gli ultimi momenti trasmessi. III (m questo caso s1 ha 1! solo d) Osservazioni.
-1,11) associati di nuovo alla somma dei momenti d'incastro I (-7,89). !~pro.cedi- 1 Nei procedimenti di calcolo precedentemente illustrati non si è tenuto conto,
mento viene protratto sino a ottenere valori dei momenti II e III stab11Izzat1. Le per le aste dei correnti, della deformazione per effetto dello sforzo assiale. Nella
somme dei momenti indicati con asterisco forniscono i momenti definitivi. fig. 13.38 sono riportati i diagrammi dei momenti flettenti ottenliti mettendo o no
in conto l'influenza di tale deformazione per una trave Vierendeel a maglie uguali,
d) La somma dei momenti I è nulla, perchè per ogni maglia di luce Ji. la somma con correnti e montanti di eguale sezione, per due diversi valori del rapporto h/J.;
dei quattro momenti alle estremità delle due aste dei correnti è uguale a Ttot.A= e si ha quindi conferma che I 'influenza è modesta anche per sensibile snellezza della
20 - POZZATT, 11-1.
306 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 307
trave. Tuttavia, come è già stato accennato, vi sono c~si (ad e~empio la !!ave dop- mente alla precompressione (fig. 13.41). Si comprende che, in tali casi ibridi, il com-
piamente incastrata) in cui per la natura staticamente 1ndeterm1nata del diagramma portamento «a trave Vierendeel » resta limitato alla parte della struttura compren-
dei momenti il calcolo dev'essere completo. . dente le maglie quadrangolari. Ricordiamo infine che i correnti delle travi Vierendeel,
La trave Vierendeel continua (fig. 13.39) può essere .studiata adotta;:ido .co':"e
configurazione principale la trave semplicemente appogg1a~a ~ogget~a ai ca~i~h1 e - ~·--· ~·--- ~·-·
-
alle reaz1om degh appoggi iper-
statici, da determinare con le re-
lative condizioni di congruenza;
e a tale proposito può essere
utile quanto è stato osservato
nel precedente punto b in me-
rito alla deformata di una trave
Vierendeel. Un valore approssi-
mato di dette reazioni può es-
sere ottenuto adottando per esse
i valori relativi alla trave conti-
nua prismatica.
ì:SJDJZI
La trave Vierendeel viene im-
piegata abbastanza frequente- Fig. 13.41
mente negli edifi~i _ad .1:so 17bi:
tazione, quando a1 p1an1 inferiori
occorre eliminare qualche pila- e in particolare quello compresso, debbono essere adeguatamente controventati,
stro e, per l'utilizzazione degli onde impedire sbandamenti laterali.
spazi, non è possibile far ricorso
a travi reticolari con aste dia-
gonali (o «di paret~»):_fatrave 13.4.6. Strutture i cui nodi subiscono spostamenti noti.
Fig. 13.39
può comprendere più p1an1, r~a­
lizzando una specie di Vierendeel multipla (fig. 13.40 e fig. 16.4); _oppure es~ere m~ a) Telai soggetti a variazioni della temperatura media. In tale caso gli
trodotta in corrispondenza di un solo piano, preferendo cosi localizzare le difficolta spostamenti dei nodi sono noti se la struttura e gli effetti termici sono simme-
HE400R trici, e se si omette al solito la deformazione per effetto dello sforzo assiale.
I I ! \ I \ I ' '
·,
I
i
ì I l 71
I

i
I
o I i
I
!1
I,
' i
o
! I I ~ Lit,
I i

;: l
1!1
o ,I, I I òb Òa
I I
-- ".:r"

_HE340§- i i
-- --
1

o 11 I
-~ -- --
-:I
HE450A '''""5Qt1I' I
, I
, I ,r13E45QA

I i Fig. 13.42 fE---- lb f.-- {,


600 600 i 600
o
HE200B
r---· l/H/0450M Così, ad esempio, per il telaio della fig. 13.42 si ha Oa=a1laL1t1 (essendo a,
Fig. 13.40 il coefficiente di dilatazione termico), o,=a,l,Llt1 ; quindi, se le aste sono pri-
~% %ii?ì J % r ~ smatiche, calcolati i momenti d'incastro perfetto con l'espressione Mi=
costruttive. In questo caso è possibile alle volte far r~corso a una configurazione mista =6EJ,!J,/h,', si diffondono poi gli effetti procedendo ad esempio col metodo
comprendente maglie quadrangolari e triangolate, ciò che co-1~se11;te la presenza delle di Cross; e se le travate hanno rigidità R sensibilmente superiore a quella
aste di parete dove sono più elevati gli sforzi taglianti totalt, ricorrendo eventualw dei ritti, il calcolo può essere arrestato alla prima fase. S'intende che il segno
Capitolo tredicesimo
Metodo dell'equilibrio 309
308
e) Osservazioni.
del momento d'incastro è conseguente al senso dello spostamento; e che,
È opportuno aver presente che gli stati di sollecitazione considerati in questo
quando la colonna ha un'estremità articolata, si ha M,~3EJ,b,jh, 2 • paragrafo derivano dafl'ipotesi del comportamento elastico, spesso poco credibile
Se la struttura non è sirmnetrica, lo studio può essere effettuato ricor- quando si tratta di strutture di calcestruzzo armato: infatti, se tali effetti ma-
rendo al solito ad appoggi ausiliari, da applicare preferibilmente in corri- turano molto lentamente, le strutture iperstatiche trovano la possibilità di at-
spondenza dei nodi destinati a subire i minori spostamenti, per avere una tuare i movimenti impressi con notevoli capacità di adattamento per tramite di
situazione statica iniziale il più possibile prossima a quella definitiva. Dunque, fessurazioni del calcestruzzo, delle attitudini plastiche e viscose dello stesso calce-
struzzo e dei vincoli. E evidente che queste complesse vicende, rese ancor più in-
una volta applicati gli appoggi ausiliari, si pensa la struttura soggetta agli certe quando le azioni sono ripetute, non possono venire interpretate dall'ipotesi
elastica, facendo ricorso a un :fittizio valore da assegnare al modulo di elasticità.
I risultati che si ottengono operando in tale modo sono da considerare soltanto
indicativi, per cui in genere non vale la pena di affinare molto i calcoli che si fondano
su basi poco attendibili. Su tale argomento, che già molto brevemente considerammo
(vol. I, cap. VII), torneremo in seguito a proposito delle questioni pratiche da tener
presenti nella progettazione (vol. II, parte za, par. 4.2.2c).

Fig. 13.43 13.4.7. Sollecitazioni secondarie per tralicci aventi le aste collegate rigi-
damente e caricati in corrispondenza dei nodi.
effetti termici; e allora gli spostamenti sono noti e le sollecitazioni possono
a) Osservazioni preliminari. All'esame di strutture iperstatiche per le quali i
essere calcolate facilmente. Poi si considera la stessa struttura soggetta alle valori degli spostamenti dei nodi sono praticamente indipendenti dalle incognite
reazioni degli appoggi fittizi cambiate di segno, ricadendo in procedimenti staticamente indeterminate, può essere come vedremo ascritto il calcolo dei mo-
di calcolo noti. Nella fig. 13.43 è riportato sinteticamente il calcolo relativo menti flettenti per le travature triangolate (o tralicci) aventi le aste collegate tra loro
a un caso elementare, per il quale si suppone la trave indeformabile rispetto rigidamente. Infatti considerata, per un traliccio a nodi rigidi, la struttura principale
ai ritti. ottenuta pensando che i nodi siano cerniere, si debbono introdurre alle estremità
di ogni asta i momenti conseguenti agli svincolamenti praticati. Ma i carichi agenti
Gli effetti del ritiro del calcestruzzo sono approssimativamente riporta- sulla struttura principale inducono soltanto sforzi assiali, quindi è noto che, se le
bili, per quanto riguarda il calcolo delle caratteristiche di sollecitazione, a aste sono snelle, i momenti provocano variazioni molto tenui degli stessi sforzi
assiali (voi. I, par. 6.2), per cui gli spostamenti dei nodi sono da ritenere pratica-
J<'-l l __,, mente dipendenti dalle sollecitazioni del solo regime isostatico. Inoltre, se le aste
A B CW, - C30/) + C30/7 sono snelle, i momenti danno in genere un contributo poco rilevante anche allo
efil
~"
A 2S: stato tensionale; tuttavia può essere utile vedere come il calcolo possa venire effet-
A B "o
-""'- _:;; 11-3C 3/7! "-3C 4/7 tuato nel caso in cui interessi conoscere gli effetti derivanti dalla connessione ri-
36c 1-3C I l.+6C gida nei nodi.
'7 Mba=-3E]ojt';,,-3C Il metodo dell'equilibrio consente di scrivere le equazioni risolventi nelle forme
;JQC
2
Mbc =+6EJ8/z =+6c. ® [13.1] o [13.3], con incogniti i movimenti indipendenti a o le corrispondenti azioni F*;
ed è chiaro che, per le travature reticolari piane a nodi rigidi, le incognite sono tre
7
Fig. 13,44 per ogni nodo (due spostamenti e una rotazione). Ma in pratica è lecito supporre,
come abbiamo ricordato, che gli spostamenti dei nodi siano in genere pochissimo
nn 'equivalente diminuzione della temperatura. A tale classe di effetti conse- influenzati dalle azioni flessionali, per cui essi possono venire dedotti facilmente
pensando la travatura con gli stessi nodi a cerniera C13 •16); quindi è facile cal-
guenti a valori prescritti degli spostamenti dei nodi sono riferibili anche quelli colare i momenti d'incastro perfetto che annullano alle estremità dei vari elementi
dovuti a deformazioni di natura viscosa (voi. II, parte 2", par. 1.2.4), par- le rotazioni, rendendo però in genere non soddisfatto l'equilibrio dei nodi alla rota-
ticolarmente importanti per strutture precompresse. zione. L'equilibrio può essere poi ricomposto scrivendo le relative equazioni «dei
movimenti equilibranti l>, o distribuendo i momenti secondo il metodo di Cross;
e non s'incontra alcuna difficoltà, perchè in tale fase del calcolo gli spostamenti
b) Effetti per cedimenti noti dei vinco/i. Lo stato di coazione può derivare dei nodi possono essere considerati nulli.
anche da cedimenti dei vincoli di entità prescritta. I loro effetti si calcolano Per la determinazione delle rotazioni delle aste e dei conseguenti momenti d 'in-
nel modo consueto: ossia facendo avvenire i movimenti considerando i nodi ) castro perfetto, 1'applicazione del principio dei lavori virtuali comporta calcoli
impediti di ruotare (non necessariamente dove le estremità sono articolate);
poi, determinati i momenti d'incastro perfetto, si completa il calcolo proce- <13·16 l Nella memoria di MOHR citata nella nota 13.6 le equazioni di equilibrio de.i nodi
dendo come si è visto precedentemente. Un semplice esempio è riportato con incognite le rotazioni vennero utilizzate per il calcolo dei momenti alle estremità delle
nella fig. 13 .44. aste dei tralicci.
310 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 311

spesso laboriosi, dovendo far ricorso a vari sistemi di forze ausiliarie (v. par. b); congiungente AC, indipendentemente dalla direzione della tras]azione del carrello),
per cui può risultare conveniente il metodo grafico di Williot che ricordiamo brevew si costruisce facilmente proprio sulla base e'a, come è indicato nella stessa
mente, anche per l'utilità del suo impiego nel calcolo della deformata di una travaw fig. 13.46b. In definitiva, sovrapposti i due diagrammi, lo spostamento del punto e
tura reticolare.
,c~'_.,___,c
b) La deformata di una travatura triangolata con i nodi a cerniera. Come è stato /1
detto, è utile il metodo grafico di Williot (13·17\ Nella fig. 13.45 è indicata una sem- / I
plice travatura per la quale il nodo A è fisso e l'asta AB mantiene la sua direzione / I
// I
orizzontale; procedendo per via grafica col metodo di Cremona, o per via analitica 'b~t/ I
con più sezioni di Ritter, si calcolano le variazioni di ·1unghezza .,'.li di ogni asta. e' /. I
Nel diagramma della stessa figura gli spostamenti sono riferiti all'origine O coin- / I
cidente col punto A che è fisso: il punto B, che non si sposta essendo l'asta 1 inerte, X e I
1(+) BtP. 2(+! I! I
E:_Cf-'cf-_,3.,I-"'!:;;::;;;;DL,d ,,
a ·1 a) [olb
I
1'
I ", ', I
I '-
d' ',vg I
I '-
' I
o,;b] ~·. 0--1 ', I
1 O[LI fi a11 llO\'. I
I
M"a "'"'
1
I ! ;?'.
Fig. 13.45 I I LI, ( · Ll1 b L12
iL...Y"obd
Ll b uda \')'!>
1
e) caso simmetricoi origine in O b) diagramma degli spostamenti
assumendo la direzione A ~B
coincide anch'esso con il punto O; il segmento .J 5 è, nella scala prefissata, lo sposta- arbitrariamente fissa (origine inA)
Fig. 13.46
mento dell'estremità D (considerata appartenente all'asta 5) per l'allungamento
della stessa asta 5; il segmento L1 4 è lo spostamento della sezione D (considerata
appartenente all'asta 4) per l'accorciamento dell'asta 4. Le rette ortogonali ai seg- rispetto ad A è dato dal segment? e'e (rispettando così la condiz~one che tra A e C
menti L1 5, L1 4 rappresentano le traiettorie che le estremità D delle aste 5 e 4 de_b- si abbia uno spostamento relativo soltanto secondo la traslazione del carrello);
bono percorrere per tornare a congiungersi; e pertanto il loro punto d'intersezione d e lo spostamento di un generico punto R è dato dal v~ttc:>re .r'r.
fornisce lo spostamento del nodo D rispetto ad A. E così si prosegue ricavando Ricordiamo infine che la scelta tanto del punto di riferimento, quanto della
la posizione di un nodo, una volta determinata quella di due nodi vicini. direzione dell'asta considerata fissa è arbitraria, e che pertanto una scelta felice può
Se non esiste un'asta che mantiene la sua giacitura fissa, non si hanno complica-
zioni. Riferendoci ad esempio alla travatura della :fìg. 13.46, basta supporre provvi-
soriamente che una qualunque asta, quale ad esempio la 1, mantenga la sua dire-
zione originaria; per cui, procedendo come è stato ricordato precedentemente, è
facile ricavare il diagramma degli spostamenti. È chiaro però che, così procedendo,
f'VSVSVl a)
il movimento del punto C non soddisfa la condizione che non debba aversi uno 1, J
spostamento verticale relativo tra le due sezioni A, C; quindi è necessario sovrap-
porre agli spostamenti già determinati quelli che risultano da una rotazione rp
Rf ;. IS
dell'intera travatura intorno .ad A. Tale aggiuntivo diagramma di spostamenti si
ottiene molto facilmente per via analitica o anche graficamente, come suggeri Mohr:
basta osservare che, adottato un riferimento cartesiano con l'origine in A, se (x,.,
1SIZSJ7~1/l
Yr) sono le coordinate di un generico punto R, nella rotazione da imprimere all 'in- Fig. 13.47
tera travatura gli spostamenti di R (rispetto ad A) valgono Llxr='PYn Ayr='PXr· b)
Per cui il diagramma dei movimenti aggiuntivi dei nodi (rispetto ad A) è dato da
una figura simile allo schema del traliccio, disegnata a partire dal punto A e-ruotata semplificare il diagramma; cosi, ad esempio, se il traliccio simmetrico della fig. 13.46
di 90° rispetto allo stesso schema; figura che, essendo noto dal diagramma già trac- è soggetto a condizione di carico simmetrica, conviene considerare fiss? il punto O
ciato Io spostamento e'a da imprimere al nodo C (~postamento ortogonale alla / .di mezzo dell'asta DE superiore, e tener conto che questa resta orizzontale (:fi-
gura 13.46c).
Lo spostamentc:' relativo brs d~lle estr.e~ità. di .una gen~rica. as~~ R-s. può e~se~e
<13 ·17 > M. WILLIOT, «Notions pratiques sur la statique graphiqUe», Anna/es du Génie civil, determinato semphcemente per vta anahtica zmpzegando_ il pr1ncp10 dei lavori vir-
1877. Si vedano ad es., per una chiara esposizione del procedimento, le opere citate nella tuali: si applicano nei nodi R e S due forze 1:nitarie di_ segno. oppos~o, entramb~
bìbl. di o. BELLUZZI (vol. I, par. 312) e di s. 'T:rMOSHENKO (par. 6.3). dirette normalmente all'asta (fi.g. 13.47); se S sono gh sforzi ass1alt conseguenti
312 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 313

a tali carichi ausiliari e S quelli effettivi, dere più concrete le idee, il seguente sistema

/ç11a1 +ku.a2+k13a3+/ç14a4=Fo1-F1
k21a1 +k22a2+k23a3+k24CT4=Fo2-F2
Tale modo di pro~e~e~e può essere conveniente quando è limitato il numero [a]
delle aste per le qualI s1 intende calcolare gli effetti derivanti dalla connessione, k 31a 1 +k32a 2 +k33a 3 +/ç34a 4 =0
quindi gli spostamenti Or.~· k41a1 +k42a2-l-k4aaa+k44CT4=0'

e), Ji;Ion1enti flettenti per le aste (carichi agenti nei nodi). Per il calcolo dei mo- con omogenee le due ultime equazioni di equilibrio relative ai movimenti
menti intere~sa .soltanto con<?sc~re, pe_r. ogi:i asta RS, lo spostamento relativo Ors a 3 , a 4 • È possibile esprimere a 3 , a 4 in funzione di av a 2 ponendo prima a 1 = J,
del!e sue sez.1on1 es.tren1~: qu1nd1, se s1 1mp1ega il procedimento grafico di Williot, az=O, poi a 1 =0, a 2 = 1: si ottiene a 3 =c31a 1 +c32a 2 , a 4 =c4l.a1 +c42 a 2 e, in defi-
puo essere r1sparm1ato il d1segno del movimento rigido finale da imprimere all 'in- nitiva, sostituendo nelle prime due equazioni, un sistema di sole due equa-
t~ra tr~va~ura;. ment~e, procedendo nel modo accennato con il principio dei lavori
vntuah, s1 ott1ene ~irettan1ente Ors: Calcolato il quale, i momenti d'incastro per- zioni nelle incognite primarie a 1 , a 2 • I valori così ottenuti di a 3 , a 4 rendono
fetto valgono al sohto, se l'asta (d1 lunghezza le con sezione di momento d'iner- verificate le due equazioni di equilibrio riguardanti tali movimenti, qualun-
zia J) ha compiuto per effetto dei carichi una rotazione Orsi! destrogira, que siano i valori di av a 2 • Ed è chiaro l'aspetto sostanziale delle operazioni
descritte: alcuni movimenti ai vengono impressi uno per volta, e in funzione
Mrs=Msr=-6EJ0rs/l 2 ;
di ciascuno di essi si determinano i valori che altri movimenti debbono acqui-
stare per rendere soddisfatte le correlative condizioni di equilibrio; impiegare
poi, se come si è già detto si procede ad esempio con il metodo di Cross (par. 13.4.2),
i mo1nenti possono venire facilmente equilibrati. il metodo dell'equilibrio operando su una struttura già in parte equilibrata
Frequentemente le .aste d~l c?rrente che sostiene direttamente l'impalcato di un corrisponde, quando si impieghi invece il metodo della congruenza, ad adot-
ponte o la copertura d1 un ed1fic10 ~ono i;10lto più rigide delle altre aste (fig. B.47); tare una struttura principale iperstatica, per la quale qnindi una parte delle
e allora per queste ultime gli effeti1 ffess1onali possono essere tralasciati. condizioni di congruenza è stata preliminarmente introdotta.
Il modo di procedere illustrato può essere detto «dei movimenti primari
. d) ,ca_richi agenti a_nche sulle aste. Con l'applicazione di vincoli ausiliari la solu- impressi» per sottolineare l'operazione preparatoria con la quale, come si
z1c:ine e ricondotta facilmente al caso precedente: basta al solito considerare in una è visto, si riesce ad elin1inare una parte dei Inovimenti incogniti: frequen-
p~1~a fa~c la struttur~ .soggct~a al.le az~oni e~terne con g~i sros.tan1~nti <lei ~odi impe- temente con1e movimenti primari è possibile adottare gli spostan1enti, essendo
d~tl mediante appoggi 1mmaginar1, poi applicare le reaz1on1 d1 tali appoggi cambiate
dt segno. nulle le coppie applicate nei nodi (es. 13.15); il calcolo può venire program-
È opport~;io os~ervare che le azioni ftessionali, trascurabili spesso nella seconda mato per l'impiego di un elaboratore elettronico (par. 15.2.5) C13.l 8).
f~se, come g1a a?b1amo osservato nel punto precedente, possono avere importanza Ovviamente la stessa riduzione può essere operata sul sistema di equa-
~llevante .nella prr~na; ma esse sono facilmente determinabili, applicando ad esempio zioni << delle azioni equilibranti ».
il proce~1mento d1 Cross, av~ndo a che fare con una struttura i cui nodi non possono
spostarsi: P_er~anto lo stu~io de!la travatura reticolare è spesso scomponibile in
due parti distinte: nella prima SI hanno rilevanti i momenti flettenti e trascurabili b) È appena il caso di osservare che il medesimo procedimento può essere adot-
gli .sf?rzi assiali; ~ella seconda, vi~eversa; hanno pratica importanza soltanto questi tato, però con operazioni un po' più complesse, anche quando nel sistema non si
ultimi; ma s~ cosi non. fosse, abbi~rno v~sto nel punto e) come le azioni ftessionali abbiano equazioni omogenee. Riferendoci ancora al preceden~ caso di quattro
P?ssono v~n~re .de~ermtnate anche in casi complessi, mentre in casi semplici imme- equazioni, e indicando per brevità con vi i termini noti (F0 i-Fi), è possibile, ad
diate cond1~1on1 d.1 co~gruenza ?e pennettono la determinazione (voi. I, es. 6.4). esempio, eliminare a 3 , a 4 dalle prime due equazioni considerando ordinatamente
Alle. volte. 1 v~lo~1 dei momenti flettenti possono essere sensibiln1ente influenzati nelle ultime due: a 1 =1, a 2 =v 3 =V 4 =0; a 2 =1, a1 =v3 =v4 =0; v3 , v4 , a1 =a 2 =0; e
dagli sforzi ass1ah a causa della defornrazione dell'asta (cap. VII). ricavando ogni volta i corrispondenti valori di x 3 , x 4 che vanno poi sostituiti nelle
prime due equazioni, nelle quali compaiono quindi soltanto a1 , a 2 •

13.5. Riduzione del numero dei movimenti incogniti e delle relative con- (rn.ia) Si veda ad es: P. PozzATI, «Il metodo delle deformazioni impresse: strutture spa-

dizioni di equilibrio. Procedimento «dei movimenti primari impressi». ziali - reticoli di travi ad asse rettilineo e curvilineo)), Costruzioni metalliche, 1959, 4. L'ap-
plicazione del n1etodo (con alcune oppurtune modificazioni) al calcolo delle dighe è illustrata
nella nota di M. FANELLI, <1 Il calcolo approssimato delle lastre curve mediante funzioni d'in-
a) Il numero delle equazioni risolventi [13.l] o [13.3] può essere ridotto; e fluenza di una speciale classe di travi continue i>, Energia elettrica, 1967, 9.
le operazioni sono abbastanza semplici eliminando i movimenti incogniti a Per applicazioni a graticci, si veda per es. R. ALESSI, ((Reticoli di travi ortogonali ed
obliqui)), Costruz;oni in c. a. (corso di perfezionamento presso il Politecnico di Milano),
per i quali sono nulle le correlative azioni (F,-F). Consideriamo, per ren- 1964.
314 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 315
È evidente che tale modo di procedere (in genere non conveniente per la riso- b) Si imprime il solo spostamento 0b=1 cm (c5a=O), e si consentono le rotazioni
luzione di un sistema di equazioni) si basa sul carattere lineare delle equazioni stesse dei nodi (fig. 13.48d). Applicando ad es. ancora il metodo di Cross si ottiene:
e sulla possibilità quindi di sovrapporre gli effetti. Può essere alle volte adottato,
ad esempio, nello studio delle strutture con i nodi spostabili, per isolare, come M5,a=-2,532 Ob, M 3 , 5 =-3,037 Oo, M 3 , 1 =1,519 60 , M 1 , 3 =0,760 00 ,
è stato già accennato, le sole equazioni di equilibrio correlative agli spostamenti,
A tali momenti corrispondono le azioni orizzontali:
la cui scrittura risulta facilitata anche per il chiaro significato fisico delle opera-
zioni, riportabili in definitiva alle seguenti fasi: H,~2,785 J,, Ha~ -3,924 J,.
1) si pensano tutti i nodi impediti di spostarsi e, per effetto dei carichi, si
consentono le rotazioni; ad es~pio per l'appoggio fittizio che impedisce lo spo-
stamento ai si ha la reazione R1 ;
-
2t 5 b 6 "-
ì
~t
2) si imprime uno spostamento ai= 1 per volta, consentendo ogni volta le
rotazioni; per cui, in corrispondenza dell'appoggio fittizio che impedisce lo spo-
stamento flj, si trovano le reazioni l:R'1iai, essendo R'1i la reazione in j per effetto 4m
di ai=l; i
\.'.,-
3) si scrivono le equazioni di equilibrio relative agli spostamenti. Ad esempio.
per quanto riguarda il generico spostamento a1 risulta: -
4t
3
_!!:
r.-
(i=l, 2, ... ,j, .. ., n) a)
4m

dove i vari R'1i possono essere considerati ancora coefficienti di rigidezza, però {}
con significato più generale; 2l
4) determinati gli spostamenti primari °i si ricavano i vari effetti utilizzando I<- l"6m
_,,, X

v_-
il lavoro svolto nella fase 2. r,
Quindi, in sostanza, non si ha nulla di diverso dal procedimento originale;
Ob,,,fcm
-, __!J
il vantaggio di avere un numero ridotto di equazioni richiede il prezzo del lavoro
preparatorio.

Esempio 13.15.
Studiare il telaio della fìg. 13.48 con il procedimento «dei movimenti primari
impressi)). I ritti e le travi sono realizzati tutti con REA 240 (J=7763 cm4); le dia-
gonali con U 40 (A~6,21 cm'). d)
a) Si imprime il solo spostamento Oa=l cm (Ob=O) consentendo le rotazioni dei·
nodi (fig. 13.48b): come abbiamo visto (par. l;l.4.6), questo caso può essere risolto
molto semplicemente ad esempio col metodo di Cross perchè, una volta impresso
lo spostamento prescritto (Oa=l cm), i nodi debbono esser poi mantenuti fissi (ed è Fig. 13.48
in tale modo rispettata la condizione per l'applicabilità dello stesso metodo). Si
ottengono così i seguenti momenti (fig. 13.48c; Oa in cm, M in tm)
. Inoltre? a causa del movimento impresso, le diagonali danno luogo alle azioni
M5,3= 3,038 Oa, Ma,6= 4,809 (ja, or1zzontah
Ma,1=-5,316 t5a, Mi. 3 =-5,569 Oa, H,~23,851 J,, H.~-23,851 o,.

M 6 , 6 =-3,038 Oa, M 3 , 4 = 0,506 aa.


e) Le equazioni di equilibrio. Gli spostamenti Oa, 00 debbono aver valori tali da
A tali momenti corrispondono le azioni orizzontali: rendere le somme delle azioni Ha, Hb (calcolate precedentemente come loro funzioni)
uguali ai carichi esterni, quindi:
Hb=-2(M6 , 3 -'t-M3 , 6)/h=-3,924 Oa (in t con Oa in cm; rivolta verso sinistÌa),
(47,703 J.-23,851 J,)+(9,367 J.-3,924 J,)~4
Ha~2(M,,,+M,,,)/h-2(M,,.+M.,,)Jh~+3,924+5,443~9,367 Ja. [a]
(-23,851 J.+23,851 J,)+(-3,924 a.+Z,785 a,)~2;
Inoltre, a causa del movimento impresso, le diagonali 4-5 e 4-1 (lunghe e si ottiene
la=7,21 m) risultano tese, le altre due compresse; quindi danno luogo alle azioni c5a=0,216 cm, J,~0,301 cm.
orizzontali (E~2 · 10')
EA L'~n~uenza delle diagon.a~i, deri';'ante ~elle equazio?-i d~~ primi t~rmini tra pa-
Ha=4z;;cos 2 f>· 0a=47,703 Oa (in t con Oa in cm), rentesi, e molto forte. Noti 1 valori degh spostamenti, utilizzando l calcoli svolti
316 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 317

nei punti a, b, si calcolano i valori delle sollecitazioni; ad esempio fittizi. E s'intende che, se gli spostamenti di due (o più) nodi j, j' debbono avere
M,,,=+3,038 v.-2,532 o,=-0,104 tm,
ugual valore e senso concorde od opposto per condizione di simmetria o d'anti-
metria, conviene pensare simultanea l'applicazione dei loro spostamenti. Nel caso
di un nodo sul bordo del reticolo (o interno) connesso elasticamente con un vin-
N (asta diagonale 4-1)= ~: cose· v.=3104 kg, colo, nulla cambia rispetto al procedimento consueto: quando si imprime il movi-
mento che deforma il vincolo, si deve mettere in conto la correlativa forza esterna
N(asta diagonale 6-3)=~: cosO(-a.+o,)=1210 kg;
provocata dallo stesso movimento. Infine, se la sezione di una trave è variabile,
occorre valutare tale circostanza nel calcolo preparatorio relativo al reticolo soggetto
e analogamente si ottiene
M 3 , 5 =0,127, M 3 , 1 =-0,694, M,,,= -0,977 tm . 7 8

f :1 '
I
I
I
d) I coefficienti calcolati consentono di risolvere anche il telaio senza aste dia~ l I
gonali. Nelle equazioni [a] basta omettere i primi termini che per l'appunto dipen~
dono dalla presenza di tali aste, e si ottengono gli spostamenti
16' I
I
I
} I 2
I
I

'
I
I
aa=l,778 cm,
5 :1 4 3

~
che sono molto superiori a quelli calcolati precedentemente. Dai risultati del lI
punto e) si ha inoltre conferma della limitata importanza che, per le strutture snelle II
(vol. I, cap. VI), hanno in genere i momenti flettenti, dipendenti da condizioni di M ~ w,w
Il
w,>7/m,
72
iperstaticità, quando esiste una configurazione isostatica per la quale i carichi indu- ' i a)
cono soltanto sforzi assiali. MX X
Utilizzando ancora i coefficienti ricavati nei punti a, b, si ottiene
M5,a=3,038 Oa-2,533 <Jb=-2,77 tm, M 3 ,5=-1,24,
Ma, 1 =-4,56, M 1 , 3 =-7,45 tm.

Esempio 13.16.
a) Per lo studio di un reticolo piano di travi caricato normalmente al suo piano
medio (x, y) si hanno, procedendo col metodo dell'equilibrio, 3 movimenti inco-
gniti per ciascun nodo (lo spostamento Oz= w e le due rotazioni fPx, rpy), e può essere
Fig. 13.49
facilmente scritta la corrispondente equazione tipica facendo avvenire un movi-
mento per volta, come si è visto ad esempio per ricavare l'equazione di Gehler
(par. 13.3.1). ai movimenti elementari, utilizzando per esempio quanto è stato esposto nel par. 3.2
Impiegando il procedimento «dei movimenti primari impressi» le incognite si o in testi più ampiamente dedicati all'argomento (v. nota 3.1).
riducono ai soli movimenti w. Al solito si pensa di imprimere lo spostamento w=l Nel successivo capitolo (par. 14.2.3) vedremo che, in particolare per reticoli a
a un nodo j per volta, immaginando quindi tutti gli altri nodi impediti di spostarsi maglie regolari con la possibilità (in pratica frequente) di omettere la rigidezza tor-
per la presenza di appoggi fittizi, ma liberi di ruotare; per cui le condizioni di equi- sionale, il metodo della congruenza può venire utilmente impiegato.
librio riguardanti i momenti risultano soddisfatte. I coefficienti di rigidezza, ossia
le sollecitazioni (e in particolare le reazioni degli appoggi, compreso quello in j, b) A titolo di esempio, consideriamo il graticcio della fig. 13.49, costituito da
necessario per mantenere immutato lo spostamento unitario ivi impresso) possono quattro travi della medesima sezione (due incastrate e due appoggiate alle estremità),
essere determinati applicando il metodo di Cross, mettendo eventualmente in conto soggetto a un carico P (normale al piano medio x, y) agente nel nodo 1. Pensiamo
anche le rigidezze torsionali delle travi, ammesso che valga la pena di computarle trascurabile la rigidezza torsionale, che d'altronde può essere introdotta facilmente
(punto e). Allora le equazioni di equilibrio [13.1] riguardano le sole traslazioni, per (v. punto e). Imprimiamo ad es. lo spostamento unitario al nodo 1: procedendo
cui se con "Vj/ indichiamo la reazione nel nodo j per lo spostamento 1 impresso come si è visto nel par. 13.4.6 vengono facilmente determinati i diagrammi dei mo~
in i, i vari spostamenti w debbono acquistare valore tale che, ad esempio nel nodo j, menti (si considerano positivi quelli che comprimono l'estradosso), indicati nelle
[a]
figure 13.49c,d; quindi, considerate le varie campate disgiunte e soggette alle estre-
mità ai relativi momenti, si calcolano le reazioni degli appoggi fittizi. Le stesse
operazioni vengono poi effettuate anche per i restanti nodi; in questo caso sem-
essendo i 'indice i esteso a tutti i nodi, quello j compreso. plici, essendo uguale la «geometria » dei quattro nodi, quando sono soggetti
Tutto ciò vale se i carichi F agiscono nei nodi. Se agiscono fuori di essi, gli accor- allo spostamento 1. Riuniamo i risultati di tali calcoli preliminari nello specchietto
gimenti sono i soliti: basta in una prima fase impedire gli spostamenti con appoggi a pagina seguente.
318 Capitolo tredicesimo Metodo dell'equilibrio 319

Per lo spostamento w1 (si indicano con Mx, My i momenti aventi come asse mo- Quindi, in corrispondenza del nodo 1, i coefficienti di ripartizione valgono
menti x e y; si pone c=EJ/l'): e,,,=4/7,667=0,522, e,,,=0,043, e,,.=0,392, e,,,=0.043
trave 6-1-2-9) M 1 y=3,6cw1 , M 2y= -2,4cw1 ,
e già indicano la tenue importanza della rigidezza alla torsione delle travi 1-4, 1-7.
V1 =9,6cw1 /l, V2 = -S,4cw1/l; In tale caso, eseguiti i semplici calcoli preliminari, la matrice dei coefficienti è
trave 7-1-4-12) M1x= -5,6cw1 , J
l
Mix=5,2CW1, 29,62 -8,80 0,05 -13,21
M4X= -3,2cw1 , M 1 2x= l,6cw1 , -8,80 29,62 -13,21 0,05
0,05 -13,21 29,62 -8,80
V,=19,2cw,/l, V.= -13,2cw,/l. -13,21 0,05 -8,80 29,62
Per lo spostamento w2 : poco diversa da q_uella trovata nel punto precedente omettendo la rigidezza alla
M 2y=3,6cw2 , M 1y=-2,4cw2 , torsione. In definitiva, i valori degli spostamenti, tenendo conto della rigidezza alla
torsione, valgono (a meno di Pl'/EJ)
V2 =9,6cw2 /l, V1 =-8,4cw2/l;
W1~0,0548, Wa=0,0202, w,=0,0304
Max= -5,6cw2 , Mzx=5,2CWz,
M3x= -3,?cw2 , M 11 x= 1,6cw2, e non tenendone conto, come si è visto,
V2 =19,2cw2 /l, V,= -13,2cw,/l. W1=0,0573, w,=0,0267, w,=0,0217,
Analogamente per i nodi 3, 4. Le equazioni [a] riportate nel presente esempio Noti gli spostamenti si risale, utilizzando i calcoli preliminari, alle sollecitazioni.
valgono quindi (c=EJ/l')

r
__2~;!
-13,2
2~:: -1~,2 -l6'
o -13,2 28,8 -8,4
o -8,4
2

28,8
j {: :,'
"
}={ p~~)c} Esempio 13.17.
Il procedimento dei .movimenti primari impressi può venire utilmente impie-
gato anche per lo studio approssimato di strutture a volta schematizzabili come un
e la soluzione è (a meno di Pl/c=Pl'/EJ)
W1=0,0573, w,=0,0267, w3 =0,0217, w,=0,0326
(considerando la trave 7-1-4 isolata, incastrata in 7 e in 4, si ottiene w1 =0,0417Pl3/EJ).
Utilizzando infine i· precedenti calcoli preliminari risulta ad esempio: z
M 7 x=-5,6 cw1 +1,6 cw4 =-0,269 PI,
M1y=3,6 CW1-2,4 CW2=0,142PI'
M 1 x=5,2 CW1 -3,2 CW4 =0,193 PI J

(considerando la trave 7-1~4 isolata, incastrata in 7 e in 4, si ottiene M 1x=-M1x=


=-0,25 PI). Fig. 13.50

e) Per Io stesso reticolo studiato in b) mettere in conto la rigidezza torsionale. reticolo di elementi a prevalente sviluppo lineare <13 ·19J. Un esempio significativo è
Tale affinamento è semplice: nella ripartizione dei momenti in corrispondenza di quello di una diga realizzata con una lastra curva, vincolata al terreno lungo il con-
un generico nodo, basta tener conto cfella rigidezza a torsione delle travi calcolando torno, salvo il bordo superiore ovviamente libero.
i corrispondenti coefficienti di ripartizione e. Calcoliamo ad es. i coefficienti e per il Immaginiamo la superficie media della lastra solcata da due famiglie di linee
nodo 1 (valgono anche per i restanti nodi) relativi alla rotazione nel piano x; z. tra loro ortogonali che per le loro caratteristiche possono e~ser dette «archi», aventi
Le rigidezze valgono: curvatura sensibile, e« travi» o« mensole», con curvatura piccola o nulla (fig. 13.50).
w,,,=4EJ/l, w,,,=GJt!l, w,,,=3EJ/I, w,,,=GJtfl; In un nodo generico j sia l'origine dei tre assi coordinati z, y, x diretti rispettiva-
mente secondo la normale e le tangenti alle due curve suddette che si incrociano nel
se le travi sono di calcestruzzo armato e la loro sezione è rettangolare con l'al-
tezza h doppia della larghezza b, risulta
<13 ·19 > Vedi nota (13.18). Per lo studio delle strutture bidimensionali sono preferibili i
EJ 1,3 EJ 1 metodi «alle differenze» e ((degli elementi finiti», quando non siano possibili, s'intende,
GJ,/l"' -l- (h/b)' "'-!- 3 . soluzioni <(esatte».
320 Capitolo tredicesimo

nodo: quando si imprime lo spostamento elementare az unitario si hanno per I 'arco


le distorsioni angolari
<r1a=-1 cos ff1a/11a (sinistrogira),
e analoghe distorsioni per le mensole; in ciò nulla è diverso da quanto è stato visto
nell'esempio precedente e i momenti vengono diffusi procedendo ad es. col metodo
di Cross, tenendo conto della rigidezza torsionale e de11 'eventuale variazione della
sezione, e calcolando infine le reazioni degli appoggi fittizi. Però lo spostamento CAPITOLO XIV
bz=l impresso ha provocato anche una diminuzione LII della lunghezza delle due
tratte dell'arco IL METODO DELLA CONGRUENZA (O DELLE FORZE)
L1l1a= -1 sen 01a,

con conseguenti loro sforzi assiali, e azioni assiali (in genere trascurabili) per le 14.1. Il modo di procedere.
due aste della mensola.
Osservazioni analoghe sono possibili per lo spostamento by= 1 impresso allo a) Il metodo di risoluzione delle strutture staticamente indeterminate
stesso nodo j: si hanno le variazioni di lunghezza che si attua esprimendo le condizioni di congruenza relative alla prescelta
struttura principale, soggetta alle azioni esterne e a quelle staticamente inde-
terminate, può esser detto «della congruenza» (par. 12.3); esso viene appli-
con conseguenti sforzi assiali per le due aste dell'arco e sforzi tangenziali (di mem-

n _n
brana, ossia nel piano x, y) per quelle della mensola; e s'intende che by provoca
anche le distorsioni angolari
Cfja = -1 sen (}ja/ lja '
che però sono in genere trascurabili.
In funzione della terna di spostamenti unitari impressi in ogni nodo si otten-
gono le sollecitazioni degli elementi strutturali e le componenti delle azioni lungo I'X,-1 X,-1
ciascuno dei tre assi di riferimento; e gli spostamenti debbono acquistare valori
Fig. 14.1
tali da rendere tali azioni eguali alle corrispondenti azioni esterne. Quindi tre inco-
gnite per nodo; ma spesso gli spostamenti bz sono prevalenti.
In corrispondenza dei nodi le funzioni sollecitazioni presentano le discontinuità cato seguendo in genere alcune operazioni tipiche che conviene distintamente
conseguenti all'aver considerato la lastra come un reticolo; conviene pertanto fare ricordare (fig. 14.1):
riferimento ai valori a metà dei tratti tra i nodi. I. Data una struttura iperstatica, si immagina di effettuare su di essa
un certo numero di tagli sufficienti a liberarla dai vincoli sovrabbondanti
mettendo in evidenza le conseguenti azioni Xi, X 2, ••• , Xn staticamente inde~
terminate. La struttura con le X, tutte nulle viene chiamata «principale».
2. Per i vari elementi della struttura principale si calcolano le solle-
citazioni conseguenti alle azioni esterne e alle azioni staticamente indeter-
minate; queste ultime considerate una per volta e di valore unitario.
3. Si scrivono le equazioni di congruenza [12.20]; per il movimento
correlativo alla generica incognita X1 si può scrivere quindi (si veda in pro-
posito la nota 13.1):
Ea1,X,+a1,=0.
i

4. Si calcolano per la struttura principale i coefficienti a; e i vari a;


utilizzando le relazioni [12.21], [12.22], convenientemente adat;~te, come sl
è detto, qualora sussistano autotensioni.
5. Si determinano le incognite X,.
6. Utilizzando il calcolo svolto nel punto 2 si determina infine lo stato
di sollecitazione.
322 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 323
b) La scelta della struttura principale è importante per ottenere un si- a) La struttura è soggetta ~i carichi. Adottata la configurazione principale della
stema di equazioni «stabile» (par. 2.5d), che ammetta scrittura e soluzione fìg. 14.2b, nella tabella a pagina seguente vengono raccolti i dati necessari al cal-
semplici. Ci limitiamo a ricordare che per la definizione della più oppor- colo delle espressioni [12.21], [12.22] dei coefficienti di deformabilità.
tuna configurazione principale esistono i seguenti criteri di scelta orientativi: Ea1 •0 = l: N 0 N 1 l/A=442,8 t/cm, Ea2 , 0 =819,4,
1. È opportuno che per la struttura principale le sollecitazioni dovute
ai carichi non siano molto maggiori di quelle definitive; perchè altrimenti Ea1 •1 =l:N1 'l/A=193,1 , Ea,,,= 193,1 .
nell'eseguire la differenza tra le sollecitazioni S, dei carichi e quelle S(X) Equazioni [12.20] di congruenza:
delle azioni staticamente indeterminate il risultato dipende dalle ultime cifre
che sono le più incerte. 193,1 x 1 +20 x,+442,S=O, 20 X1 +193,1 X,+814,4=0,
2. È opportuno che i coefficienti della diagonale principale del sistema X,=-4,049 t.
delle equazioni di congruenza [12.20] siano prevalenti sugli altri coefficienti,
ossia che in ogni equazione di congruenza il movimento a11 conseguente al-
l'azione correlativa unitaria sia maggiore dei 1novimenti dovuti alle altre
azioni Xi poste anch'esse uguali ad 1; ciò influenza favorevolmente la « stabi ..
lità » del sistema di equazioni e la velocità della convergenza dei procedimenti
di risoluzione iterativa. In alcuni casi è possibile rendere nulli gli altri coef-
ficienti, ossia separare le incognite entro iLsistema risolvente (voi. I, par. 9.3.2).
3. Alle volte conviene scegliere una configurazione principale ipersta-
tica, e allora i vari a10 , a1i debbono venire calcolati tenendo conto delle inco-
gnite staticamente indeterminate mantenute implicite; con tale lavoro pre-
paratorio, che corrisponde dualmente a quello del par. 13.5, il numero delle
Fig. 14.2
equazioni risolventi risulta ridotto. ~400~
4. Se per nna struttura principale snella i carichi provocano soltanto
sforzi assiali, e le incognite staticamente indeterminate xi provocano invece
anche momenti, allora le Xi> sotto certe condizioni, sono inessenziali, per cui Quindi, utilizzando i dati della tabella, si calcolano le sollecitazioni per le varie
aste; ad es.
lo stato di tensione conseguente ai soli carichi è dominante (voi. I, cap. VI).'
N,_.=2J/2+I·X1+0·X,=0,955 t, N 1•5 =6J/2 +o· X1 +1 · X,=4,437 t.
e) Per le strutture piane simmetriche, una qualunque condizione di carico
può essere scomposta in una simmetrica e in una antimetrica, col vantaggio b) L'asta 2-3 è soggetta a 10 '=15° (coefficiente termico a~ I 1 · lQ-5 E=2 1.
· 103 t/cm2). t- ' • '
che le incognite staticamente indeterminate si presentano parzialmente sepa-
rate. In corrispondenza dei tagli effettuati sull'asse di simmetria le sollecita- Ea1.o=E(N1).,a,at0 '=-2,1·10' VI_ 1,1·l0-5 400 · 15=-98
. 2 '
zioni debbono mantenere il carattere di simmetria o di antimetria delle azioni
esterne (voi. I, cap. X): pertanto, se il nnmero delle campate è dispari, pos- (si veda, in merito al segno, la nota 12.3);
sono sussistere soltanto in genere, nella sezione di mezzeria, momento flet-
tente e sforzo assiale nel primo caso (quello simmetrico), soltanto sforzo
tagliante nel secondo; azioni interne che, se sono staticamente indeterminate, Equazioni di congruenza:
vengono poi calcolate con le correlative condizioni di congruenza. Il metodo
della congruenza si presenta quindi particolarmente conveniente per strutture 193,1 X,+20 X,-98=0,
simmetriche, a numero di campate dispari, caricate antimetricamente. Criteri 20X,+193,l X,=0,
analoghi valgono per le strutture sollecitate in modo spaziale.
X1 =0,5129 t, X,=-0,0531 t.
Esempio 14.1. Quindi ad es. (gli sforzi N, sono nulli)
Studiare la trave reticolare della fig. 14.2, avente tutte le aste di uguale sezione.
Tenere conto in un primo caso dei carichi segnati nella stessa figura, e in un secondo 1
N,,,=- J/2 X,=-0,3627 t.
caso della variazione termica uniforme t 0 ' = 15° per la sola asta 2-3.
324 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 325
Esempio 14.2.
~
~
o o o o Risolvere la trave reticolare simmetrica e continua della fig. 14.3, avente l'ap-
'il o o o o o o o
~ "' poggio centrale cedevole elasticamente (Io spostamento dell'appoggio per effetto
di una forza pari a 1 t vale c'=0,1 cm/t).

~ Soluzione.
o o lf!. I~
~ fl fl
o o o o o
"' "' .,,.
o
? a) Struttura principale isostatica ottenuta sopprimendo l'asta centrale 4-5 (fi-
gura 14.3b). Essendo cedevoli elasticamente i vincoli della struttura principale, oc-

~ IM 5
~
o o o
fl o fl o -;,..
.,,. o o lf!.
~
o
"' "' ?
6

I~ f*--6Pm-i>! C' l<-6,om_,.j


~ 1...,
-;,.. lf!. o00
j~\l~\Z-\2\/\/\_ j\/\Z\{\1\7\
~
I
'il o- o o o
~
o o .,,. o o

00
I
~
"' "'
N ~ ~ 1• .
~
lf!. lf!. lf!.
""~
~
o o
o- o-
00 00
o
~
"'
o
-
fil o o o Fig. 14.3

corre tener presente quanto è stato detto in proposito nel par. 12.2a. I dati necessari
sono raccolti nella seguente tabella.

'il - ~-
~

li
~
~ I
o o o
lf!.
:::e
I - ~-
!~
I I
o
- - o
Aste I A N, N, N,N1 1/A N1 '//A
(cm) (cm') (t) (X1 ~1)

~ -d'.
~

li o ~ ~
- - -
I I
IM
-;,..
~

I
o
lf!.
-
~

I
o
- o o
-
1-6
6-7
7-8
600
o
50
50
50
5,20
10,39
5,20
-0,1667
-0,5
-0,8333
-10,39
-62,36
-51,96
0,33
3
8,33
2-3 ,,' 20 -10,39 0,3333 -103,93 3,33
3-4 ,, 20 -10,39 0,6667 -207,86 13,33
s I~ lf!.

"' o "'I "'I 00
I "'I o o o 1-2
',, 20 -10,39 0,3333 -103,93 3,33
"' "' 2-6 20 10,39 -0,3333 -103,93 3,33
6-3 ,, 20 o 0,3333 o 3,33
3-7
'o 20 o -0,3333 o 3,33
"'<:
i -
o
* * * * * * * * * * 7-4
4-8 o
20
20
10,39
-10,39
0,3333
-0,3333
103,93
103,93
3,33
3,33
4-5 o 20 o 1 o 30/2

-! ~ * * * * * *
lf!.
o
?
* * *
~-2.
Eai, 0 ~(J.:N,N1 1/A)+ER 1 (R,c')~

436,5+2,1·10'. 0,57773 (3. 9. 0,1)~2400,5;

il secondo addendo è assunto col segnò positivo perchè R 1 (reazione dell'appoggio


~ -
';'
"'
N
""' "'
..;. "?
"'
"'
N
-
"? ;!;
-"'' "'N "'"'' centrale per effetto della X1 =1) è rivolta verso l'alto, mentre il cedimento corre-
lativo dei vincolo (per effetto di R 0 ) avviene verso il basso, per cui il lavoro virtuale
è negativo. quindi a 1 , 0 positivo [si veda, a proposito di ciò, la nota 12.3]; il primo
326 Capitolo quattordicesimo Metodo della .congruenza 327

addendo è raddoppiato poichè la somma è stata calcolata per mezza trave. Inoltre per la trave considerata prismatica risulta invece
Ea 1 , 1 ~EN,'l/A+ ER1 (R 1 c')~2 · 63,30+2,1 · 103 • 0,57733' · 0,1~ 196,6, Ve=33 t,
con la differenza di 6,5%.
e a proposito del segno vale quanto è stato dianzi osservato in merito ad a1 , 0 •
Si ottiene quindi
X1 ~ -12,2 t (di compressione). 14.2. Applicazioni del metodo della congmenza: eqnazioni tipiche per
Considerando l'appoggio centrale rigido si ottiene invece (c'=O):
strutture ricorrenti.
Ea 1 , 0 =~2 · 436,5, Ea 1 ,1 =2 · 63,30, X 1 =6,9 t (di trazione). Analogamente a quanto si è visto .a proposito del metodo dell'equilibrio, anche
procedendo con quello della congruenza si possono ricavare equazioni tipiche per
strutture che frequentemente si presentano nella pratica del progettista; sebbene
b) Struttura principale ottenuta sopprimendo l'appoggio centrale (fig. 14.3c). presentino in genere, rispetto alle precedenti, impiego meno fertile di applicazioni,
può essere opportuna la loro citazione, perchè in alcuni casi possono risultare utili;
I A No N, come ad esempio nello studio della trave continua su appoggi cedevoli in modo
Aste N 0 N 11/A N 1 •1/A
elastico, per la quale l'equazione risolvente risulterebbe più complessa impiegando
(cm) (cm•) (t) (X1 ~1)
il metodo dell'equilibrio.
1-6 600 50 12,99 0,2887 45,9 1,000
6-7 ,, 50 33,78 0,8661 351,0 9,002 14.2.1. Trave continua su appoggi rigidi o soggetti a spostamenti di valore
7-8 ,, 50 44,17 1,4434 765,1 25,001
2-3 ,, 20 -25,98 -0,5774 450,0 10,002 prescritto: equazione clei tre inomenti <14•1).
3-4 ,, 20 -41,57 -1,1547 1440,0 40 a) Data una trave continua caricata in modo qualunque, conviene scegliere
4-5 >) 20 -46,77 -1,7321 2430/2 90,005/2
1-2 ,, 20 -25,98 -0,5773 449,9 9,998
come struttura principale quella che si ottiene sopprimendo la solidarietà angolare
sugli appoggi e considerando cosi le singole campate semplicemente appoggiate,
2-6 >) 20 25.98 0,5773 449,9 >)
soggette ai carichi e ai momenti incogniti alle loro sezioni estreme (fig. 14.4). Se
6-3 >) 20 -15,59 -0,5773 270,0 >)

. 3-7 ,, 20 15,59 0,5773 270,0 ,, assumiamo come positivi i momenti aventi il senso indicato nella figura, l'equilibrio
alla rotazione di un generico nodo interno j è soddisfatto avendo posto Ma=Mb=
7-4 >) 20 -5,19 -0,5773 89,9 >)
=~;e tra gli infiniti valori che M 1 può acquistare rendendo rispettato l'equilibrio,
4-8 >) 20 5,19 0,5773 89,9 >)
uno solo è possibile, ed è quello che assicura, unitamente con gli altri momenti

b~~-
Ea 1 , 0 ~EN1N,l/A~2 · 5885,7, a)
-:Z!:*DIIIDBIBD\~!}P'I'!!:lfc..,,,.,.--_J_~---,A"
Ea 1 , 1 ~EN1 'l/A+ER 1 (R 1 c')~2 · 189,996+2,1·103 • 1·0,1~589,992, a JJ 1 Jb T a j b
,....___ & - - - t, -->i
(per quanto riguarda i segni si veda la nota 12.3); M·
e)
a 1 , 1 X1 +a1 , 0 =0, X1 =-19,95 t.
~·J ~-
~b •
Utilizzando i dati della tabella si ottengono i valori degli sforzi delle varie aste, Fig. 14.4
è per es.
N,,,~-46,77-1,7321 X,~-12,2 t,
staticamente indeterminati, la continuità elastica dove sono stati praticati i tagli.
che coincide col valore ottenuto nel punto a). L'equazione che esprime tale continuità ((P1_a=W1_b), ossia la circostanza che deve
Considerando l'appoggio centrale rigido (c'~O) risulta: essere nulla la rotazione relativa di due sezioni j contrapposte, risulta (positive le
x1 ~-5886/189,996~-30,98 t, rotazioni destrogire)
-'P1aMa-('PiJ)j-a • M,-('P1a)j·a~('P11lJ-b • M,+'PjbM,+('Pja)j-b;
quindi, ad es., utilizzando i soliti dati della tabella,
N,,,~-46,77-1,7321 x,~6,90 t. quindi, posto
[14.1]
e) Reazione dell'appoggio centrale rigido: confronto tra i valori per la trave reti~
colare e per la trave considerata ,prismatica. Per la trave reticolare si è ottenuto
(v. ad es. punto b)
V,=30,98 t (verso l'alto) ; <14·1> B. P. CLAPEYRON, Comptes rendus, 1857.
328 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 329

e in essa i simboli hanno il consueto senso, d'altronde indicato nella stessa figura: 14.2.2. Travi continue su appoggi cedevoli elasticamente: equazione dei cinque
cp10 è la rotazione relativa conseguente ai carichi; rp11 quella per .il ~olo .effett<? d~
~= 1; rp1a, <fJb, le rotazioni della stessa sezione per Ma 7d Mb un1tar1. I?1. relazic:i~1
momenti.
del tipo [14.1], in ciascuna delle qu~Ii figura?-o al m~s~1rno tre. mon:ent1 1ncogn1b, Eliminata la solidarietà angolare in corrispondenza degli appoggi si hanno, come
ne possono essere scritte tante quanti sono gh appoggi 1ntermed1, ossia quante sono nel caso precedente, tanti momenti incogniti quanti sono gli appoggi intermedi (col
le incognite del problema. metodo dell'equilibrio il numero delle incognite risulterebbe doppio); ovviamente
Se ogni campata mantiene costante la sezione, la [14.1] diviene (<r11 ~11/3E.f;+ nelle condizioni di congruenza alla rotazione intervengono gli effetti dei cedimenti
+l,/3EJ,, 'Pia~ '1/6E.f;) degli appoggi.

(t )M.+2( t + ;, )M1+ ( ;, )M,+6E<p,,~o. [14.2]


La soluzione può essere resa più compatta ricorrendo a vincoli ausiliari C14 ·3):
si immaginano dapprima gli appoggi rigidi e si calcolano le loro reazioni Pi
(fig. 14.6); poi si considera la travata soggetta alle -Pi, quindi caricata soltanto
Infine, se per le campate sono uguali la lunghezza e la sezione, si ottiene in corrispondenza degli appoggi. La condizione di congruenza ('1\-a=tJ>1_b) risulta,
èìa ~· ob
M,+4M1 +M,+6EJ<p1 ,/l~O; [14.3]
-~ ~''.f'~t
4~
o 1
f.- l -~ a)
2 i n
go 11 o':2s.:
b) lIIIl[.i :ililll.
-
=!
i{'
t :zs:
A
i_t;
l
:~

:i,:
i-1 . i+t
Fig. 14.5

specificando i vari suoi ternlini, e considerando positivi gli spostamenti verso il


e a proposito di un cas? particolare ma sign~cativ<?, ~oti~o che per la trave ~On· basso, positive le rotazioni destrogire e prismatica ogni campata,
tinua a campate uguali, soggetta a un carico variabile ltnearmente e null.o in O
01-0a 11 1 0 - Ob lb
1-,-+ 6EJ,
(fig. 14.5), le due condizioni di carico b), c) riproducono, per due campate adiacenti! - - + 6EJi (-2111;-Ma)=-- (2M1+M,). [14.6]
la condizione effettiva; ma quella c) provoca una deformata congruente, per cui 11
resta il solo contributo del carico uniforme qi. Si può allora scrivere, se numeriamo
progressivamente i vari appoggi, e se q1, è il valore del carico sull'appoggio j, Indichiamo con k; il coefficiente di rigidezza dell'appoggio j (ossia la forza che
si deve applicare a un generico appoggio per provocare lo spostamento 1) e con Jij
6EJ 6EJ ( q,l' ) q.i I' la sua effettiva reazione. Allora evidentemente si ha, esprimendo fj in funzione
-1-'P1a=-1- 2 24EJ ~q,l'f 2 =n T · [14.4] del carico P1 e degli sforzi taglianti (a loro volta espressi in funzione dei momenti
incogniti), ( M a- M 1 M b- M 1 ) ,
Le relazioni precedenti valgono naturalmente anche nel caso che lo stato di J;~ V,/k1~ P,+--- -+ z, . k;,
11
sollecitazione della travata sia dovuto a spostamenti degli appoggi di valore asse-
gnato; se 01a, 01b sono gli spostamenti, rivolti verso il basso, di j rispetto ad a e b, M,-Ma 111;-Ma)
si deve porre (6 6 )
Oa= ( Pa+ la + 11 : ka' [14. 7]
'P;.~ - :,· + :: . [14.5]

b) In modo analogo possono essere scritte le equazioni di congruenza quando


i nodi di una trave continua sono contrastati elasticamente nelle loro rotazioni quindi sostituendo nella [14.6], si ottiene la relazione risolvente.
da vincoli di note caratteristiche: s'indende che, in corrispondenza di ciascun ap- Nel caso in cui siano costanti le luci l, la sezione e i coefficienti di rigidezza k
poggio, al posto dell'unica incognita ~ si hanno i due momenti incogniti ~a' dei vincoli, posto
M·b, con due corrispondenti condizioni di congruenza (uguaglianza della rotazione e~6EJ/kl', [14.8]
delta sezione j-a con quella del vincolo elastico in j; e analogamente per la se-
zione j-b). L'equazione ricorrente, che contiene al massimo quattro incognite, è (e è un numero puro), l'equazione di congruenza [14.6] diventa Ct 4 .4 J
detta «dei quattro momenti» <14 •2).
(4+6e) Mj-1-(l-4e) (Ma+M,)+e (M,+ Mà)~el (2P1-Pa-P,). [14.9]

{1 4. 2J F. BLEICH, Die Berechnung statisch unbestimmter Tragwerke nach der Methode


(14•3 > Si trova illustrata nelia nota: P. PozzATI, <(Reticoli di travi l>, Giornale del Genio
des Viermomentensatzes, Berlin, Springer, 1925; A. GIANNELLI, Lezioni sui telai elastici Civile, 1958, 1.
piani, Roma, Tipogr. del Senato, 1932. <1 .iAJ Si veda, per es., la pubblicazione citata nella nota 14.3.
330 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 331

Pi Nella fig. 14.7 sono riportati, a titolo esemplificativo, i diagrammi che forni-
scono, in funzione di k, i momenti incogniti (quindi, con la rel. 14. 7, anche i carichi
sui sostegni cedevoli) per la trave su quattro appoggi, soggetta a un carico Pisolato;
si possono così trarre indicazioni, per un numero di sostegni limitato, sui valori di k
che rendono sensibile l'influenza dei cedimenti sullo stato di sollecitazione della
trave (14.s)_
Il caso della trave di lunghezza illimitata, quindi su infiniti appoggi, può essere
studiato risolvendo l'equazione alle differenze finite [14.9] (v. par. 11.5) <1'-'l.

Esempio 14.3.
Le equazioni [14.6], [14.9] possono essere utilmente impiegate, e citiamo una
loro applicazione, soprattutto per avere l'opportunità di osservare che, non essendo
sempre facile definire i coefficienti di rigfrfezza k, in alcuni casi può essere op-
portuno fare riferimento a due situazioni limiti che comprendono la soluzione
richiesta.
Nella fig. 14.8 è riportata la sezione di un edificio industriale <14 •7J comprendente
due telai longitudinali di calcestruzzo armato aventi i pilastri distanti 9 e 4,5 m,
con la copertura a volta di laterizi armati e a spinta ebminata, irrigidita da archi.
I pilastri, essendo sottoposti a un certo loro livello alle azioni orizzontali dovute
a una gru a ponte e all'attacco di conduttori elettrici, sono collegati longitudinal-
mente da una trave piatta, di elevata rigidezza nel piano orizzontale, indicata con
la lettera a nella fig. 14.8; per la deformabilità dei pilastri, possiamo considerare
tale trave, agij effetti delle azioni orizzontali, come continua su appoggi cedevoli.
Fig. 14.7

80<35

_J/_
1,15
" 65 5 25 catena 1ca:vo 12
==f=.40
Le due situazwni limiti di vincolo
Fig. 14.9

135
t
4,25 Ma la determinazione del coefficiente di rigidezza k è problematica, essendo ogni

t
pilastro collegato, per mezzo delle volte e degli archi, all'altro telaio longitudinale.
Pertanto conviene considerare le due situazioni limiti di vincolo indicate nella fi-
gura 14.9, certamente comprendenti il comportamento molto complesso derivante
j..-3,:60ltHI-- S,30 dall'interazione dei telai: nella prima di esse la sommità del pilastro è pensata libera,
135 90<30 nella seconda appoggiata rigidamente.

<1 4-. 5 > Tabe1le per la trave continua su 3, 4, 5 e 6 appoggi si trovano nell'opera cit. nella
bibl. di J. CoURBON, tomo 2, cap. IX, par. D.
23,50 <14· 6 > Op. cit. nella nota 14.5.
(14-.?J Della centrale termoelettrica ENEL a Porto Corsini (Ravenna); progetto del-
Fig. 14.8 l'Autore. Si può vedere la pubblic. cit. nella nota 14.3.
332 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 333

Per l'esempio citato, nelle due situazioni limiti si trova k' = 1700 kg/cm, k" =9400; Trave semplicemente appoggiata.
nella fig. 14.10 sono riportati i diagrammi dei momenti e i valori delle reazioni Posto (fig. 14.11)
per una condizione di carico. a=a/l, i;=x/I, [14.10]
per un carico concentrato la linea elastica vale
PI'
per t;,;,a: v= EJ /ll;[a(l+fi)-1; 2] ,
6
[14.11]
PI'
per t;;o,a: v= 6EJ a(l-1;) [1;(2-1;)-a'].

A X-si B
j
Fig. 14.11

. Se il .re~ic_olo ~a 111:aglie. iden!iche, i Eunti j (in ~ui si ca~co~ano ~li spostamenti)


e i punti z (1n cui agisce il carico) capitano negh estremi di vari tratti uguali.
P~rtanto divisa la lunghezza I della trave in n segmenti uguali e indicata con O l 'estre~
m1tà A e di conseguenza con n l'altra sezione estrema B, risulta (fìg. 14.11)
i;=j/n, a=i/n, fi=(n-i)/n, [14.12]
e la prima delle .equazioni [14.11] diventa (facendo figurare al denominatore n' per
ottenere una scrittura 9rnogenea con altri casi che verranno esaminati) (i 4 .s)

V1=(6~J ~,)fj, (14.13]


1,29 1,54 4,70 7,92 : 9,13 : 1-- con jS::.i,
: 555,5 5555 jj=P,n'[j(n-i) (2ni-j'-i')],
1 le reazioni ~ella Ila situazione limite
[14.14]

qo3 6,60 12,95 ed è sufficiente la scrittura della prima delle [14.11] relativa a t;,;,a(j$;i), perchè,
3152
essendo fji=fi1, è sempre possibile riportarsi a tale caso.
Fig. 14.10 Alcuni valori dei coefficienti fj :
n=2) f,=8P1 ;
14.2.3. Reticoli di travi.
a) Nello studio dei reticoli di travi il metodo della congruenza è spesso più
vantaggioso di quello dell'equilibrio, specialmente se, come di solito avviene in
n=3) (!1f, )=[7263 63
72
l (;: )
pratica, le travi sono prismatiche ed ha scarsa importanza la rigidezza torsionale,
che interviene per la solidarietà giratoria delle stesse travi nei loro punti d'incrocio n=4) f'}
f, = [288
352
352
512 224]
352
{~:}
(es. 13.16). Infatti, trascurando tale connessione, è chiaro che le incognite si ridu-
cono alle sole forze mutue agenti nei nodi e dirette normalmente al piano medio
del reticolo; e vi sono casi in cui, per simmetrie geometriche e per simmetrie o anti-
metrie dei carichi è possibile conoscere a priori il valore dì alcune delle azioni n=5)
r, 1 [
f.
f, -
f. -
224

800
1125
1000
352
1125
1800
1700
288
1000
1700
1800
575]
1000
1125
{fjl
[14.15]

n[·~
incognite o i legami tra loro intercedenti. Inoltre frequentemente, per ragioni est~­
tiche e costruttive, le travi sono mantenute ugualmente distanziate e allora, come f, 575 1000 1125 800
vedremo nel punto successivo, è possibile rendere automatica la scrittura del sistema

·~i
2736 2808 2232
di equazioni risolvente. f, 2736 4608 4968 4032 2232
E opportuno aver presente che le travi del reticolo sono in genere solidali con la n=6) f, = 2808 4968 5832 4968 2808
soletta che costituisce il piano del solaio o dell'impalcato, ed hanno quindi la seM
zione a T; evidentemente anche la presenta della soletta influenza le condizioni di
congruenza, per cui al di là di un certo numero di scomparti, il comportamento del
reticolo si avvicina a quello di una lastra. 14 8
f,
f,
2232
1224
4032
2232
4968
2808
4608
2736
2736
1800 rn1
< • ) A. DANUSSO, «Contributo al calcolo pratico delle piastre appoggiate al contorno», Il
b) La linea elastica di travi prismatiche variamente vincolate, soggette a un ca- Cemento, 1911, 1-10; Il cemento armato, 1925 (7-12), 1926 (1-8). Numerosi esempi di reticoli
rico concentrato in un qualunque punto. di travi appoggiate sono riportati nell'op. di O. BELLUZZI, cit. nella bibl. cap. 26, par. 645.
334 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 335
Trave con appoggio e incastro (fig. 14.12). Trave con entrambe le sezioni estreme incastrate (fig. 14.13).
La linea elastica per un carico concentrato è: La linea elastica per un carico concentrato vale:
PI' P'ò PI'
per ò:-S:a) v= 6EJ 2 [3a-(2+a) ò'], per ò:-S:a) v= 6EJ P'ò'[3a-(1+2a)li],
[14.16] [14.21]
per {;:2-a) v= :~~ a(l~ò)' [-2a'+(2+P+ap)I;]; per {;:2-a)
PI'
v= EJ a'(l-<)' [3P-(1+2P) (1-"l];
6
si ha inoltre: si ha inoltre
Ma=-Pla(J 2 , M,=-Pla'P. [14.22]
[14.17]

A . x.sl
.LS... r
r
""'---1-1--11~~~1-;.~~~n~
o 1 2 J
~o j

Fig. 14.13
Fig. 14.12
Se la trave è divisa in n tratti/ uguali, con le solite posizioni [14.12] si ottiene:
Se la trave è divisa in n tratti uguali, con le solite posizioni [14.12] si ottiene: I' 1)
v,= ( 6EJ fi' f1 ' [14.23]
[14.18] con
con f;=P,i' (n-j)' [n (3j-i)-2ji] [14.24]

' p j (n-i)' [3 ,. "(2 I-')] e con j~i; ma la [14.24] può essere impiegata anche quando j~i, scambiando
11= i 2 n i-; n- z. [14.19]
j con i.
Alcuni valori di jj:
e conj:::;: i; ma la [14.19rpuò essere usata anche quando j ~i, scambiando j ~~osi­ n=2) f 1 =2 P, ;
zione della sezione, della quale si vuol conoscere lo spostamento) con i (pos1z1one
del carico).
Alcuni valori di fj:
(!1)=[16
f, 11 11
16 l (~:)
n=4) {!'}
f,
f,
= [54
64
64
128 26]
64
{~:}
(Pi)
rl 1 l
26 64 54
n=3) h)-[40
( f, 23]
- 23

rl} [
38. P,
189 136
f, - 128
189 432 368 136
47 J [14.25]
n=4) f, 175,5
172 66,5]
{~:}
n=5)
f, - 136 368 432 189
{ft}
n[~
= 172 224 100 f, 47 136 189 128
f, 66,5 100 67,5

n=5)
rl 1 l
f, -
f, -
f,
512
621
424
143
621
918
692
244
424
692
648
261
143
244
261
152
J
{f J [14.20] n=6)
f,
f,
f,
f,
=
416
378
232
74
416
1024
1080
704
232
378
1080
1458
1080
378
232
704
1080
1024
416 "1 rJ
232
378
416
250.
P,
P, ·
P,
P,

n=6)
nl""''
f,
f,
f,
f,
=
1616
1390,5
832
261,5
1616
2560
2376
1472
472
1390,5
2376
2551,5
1728
580,5
832
1472
1728
1408
536
472

™'1
580,5
536
287,5 . ml
Esempio 14.4.
Il solaio quadrato della fig. 14.14, caricato uniformemente, ha due Iati adia~
centi incastrati e due appoggiati, ed è realizzato con un reticolo di sei travi uguali
(16 scomparti); si trascura la rigidezza alla torsione.
336 Capitolo quattordicesimo Metodo della congruenza 337

Soluzione. Soluzione:
Con buona approssimazione si può considerare il reticolo soggetto nei nodi ai I carichi nei nodi valgono (!.~1V2/6):
carichi P~p!.'~pl'/16. Nei nodi e, f, h ogni carico si ripartisce ugualmente, per
simmetria, tra le due travi che in essi si incrociano; si hanno quindi le sole azioni Pa~O,SP, pb"' 0,9 p.
mutue incognite Xa, Xb, Xe, determinate dalle condizioni che i due ordini di ner-
vature abbiano, nei nodi corrispondenti, uguali spostamenti. ..In .qu~sto caso le lunghezz~ delle travi SOJ?-0 di_verse, quindi nello scrivere le con-
Le condizioni di congruenza si scrivono facilmente utilizzando i coefficienti d!Zlom di congruenza non puo essere tralasciato 11 fattore l'/6EJn' [rei. 14.13]. Uti-
[14.20] ricavati per la trave con appoggio e incastro e tralasciando il fattore comune,

, d f1;-+x,,){t;. +X,)' P/,


i

ì
l
I
,,
I

'
I
I
I
,@

0
@

J
,/
_/b
/ i~~

~
@

i
J 0f
(J;.+x,,) Ph
t
f
h
{i;--x,)
t
A

L'.S:b e bA
./ g @ j e A
t"
1
I
hl/ e a %.· .x;,t x,t tx; tx;,
l
I

f
I
,,. /
I @ © d e a

I
'' l Fig. 14.15
Fig. 14,14

l~zzando i coefficienti [14.15] già calcolati, le azioni mutue incognite nei nodi a~ e
che figura nella [14.18], l'/6EJn'; così nel punto a si ottiene ad esempio la seguente nsultano dalle due equazioni (negli altri nodi i carichi si ripartiscono in parti ugualì):
equazione (fig. 14.14):
1 1 '
175,5 (;'-x.)+112(;'-x,)+66,5 ;' ~ Z, 8 (Pa-Xa)~6'(1800Xa+2736 X,+2808 P/2+2232X,+1224Xa),

1
43 [352 P,/2+512 (P-XJ+352 P,/2]~
~ 66,5 ;' +100 ( ;' +x,)+67,5 ( ;' +x.),
1
=@ (2736 Xa+4608 X,+4968 P/2+4032 X,+2232 XJ.
e in modo analogo si ricavano le altre due. Il sistema risulta
243 172 Si ottiene Xa= -1,607 P, Xe=0,800 P, e di conseguenza, ad esen1pio per la
172 291,5 100 ]
-66,5 x. }~P{ 131
{ X, 90 } trave a-c-d e per l= 15 m, p= 1 t/n1 2, . · ,
[ 100 -66,5 399,5 X, -41
M.~-0,557 PÀ~-0,00729 pl'~-24,6 tm,
e la soluzione è x.~0,1838 p, x,~0,3192 p, x,~ -0,0955 p. Ma~0,743 PA~0,00973 pi'~ 32,8 tm.
Note le X si calcolano, mediante la [14.17], i momenti d'incastro, e di conse-
guenza ogni altra sollecitazione; ad esempio, per la nervatura e, f, b, g, si ottiene . Se. il momento ~1el cen~r~ viene. calcolate? considerando 3:Pprossimati".aménte
M,~-0,298 PI, M,~0,151 PI, M1 ~0,l53 PI. il solaio come una piastra, s1 ricava (Il valore tiene conto della ngidezza torsionale):
pi'
Ma~ - À~29,4 tm.
Esempio 14.5. 27,1
Il solaio quadrato della fig. 14.15, caricato uniformemente e appoggiato al con-
torno, è realizzato con un reticolo di travi parallele alle diagonali e di uguale sezione;
si trascura la rigidezza alla torsione <14 •9).

<14. 9 > Tale tipo di reticolo si trova studiato, con procedimento un po' diverso, nell'op.
cit. nella bibl., di K. BEYER, vol. II, par. 65.
22 - POZZATI, ll-1.
Matrici nell'analisi delle strutture 339

15.1.2. Simboli e numerazione dei nodi.


a) È evidente che nell'organizzazione di un calcolo automatico, che tende
quindi a limitare al massimo ogni intervento soggettivo, acqnista decisiva
importanza la simbologia atta a stabilire il necessario collegamento tra il
pensiero umano e il linguaggio formalizzato e inerte di un elaboratore.
Già indicammo nel cap. XII il significato generale che attribuiamo ai ter-
CAPITOLO XV mini« forza» e« movimento»; e quand'è che essi vengono detti «correlativi»
tra di loro, e possono venire allora contraddistinti col medesimo indice (<1J, Fj;
L'IMPIEGO DELLE MATRICI NELL'ANALISI DELLE STRUTTURE
fig. 15.1). Pertanto uu vettore starà a indicare indifferentemente un movi-

15.1. Premessa.

15.1.1. Generalità.
L'impiego delle matrici e della relativa analisi (cap. I) consente, anche
per il calcolo delle strutture, di rappresentare sequenze complesse di ope-
razioni in modo conciso e chiaro. Tale impiego non comporta per se
stesso la fomulazione di nuovi metodi, ma fornisce una stenografia operativa
quanto mai utile; molto idonea, tra l'altro, per redigere, con sintetiche istru-
zioni, un programma di calcoli da far svolgere da un elaboratore elettronico. Fig. 15.1
In seguito, per illustrare le possibili applicazioni, verrà fatto riferimento
ad esempi elementari. Tuttavia è evidente che della potenza dell'uso di un mento o una forza <1 5·1); e l'indice significherà in genere non la pos1z1one
calcolatore e delle matrici che lo servono si può aver misura tanto più signi- di una certa grandezza, bensl la distinzione in un ordine nnmerico presta-
ficativa quanto più è complesso il problema da risolvere: infatti i modi di bilito, consentendo così il legame tra quantità che stanno tra loro nel rapporto
procedere adatti per un elaboratore appaiono macchinosi per i casi semplici, di cause e di relativi effetti.
ma costituiscono vie idonee a risolvere quelli complicati; mantenendo l'ela-
boratore quella sua caratteristica di poter dare risposte straordinariamente b) Dei vantaggi insiti in tale simbologia ci si può render conto facilmente riflet-
rapide e vaste servendosi di un linguaggio elementare, ma per nulla conge- tendo sulla difficoltà per indicare, mediante i consueti simboli, un certo movimento
niale all'uomo (par. 1.1. nota 1.6). in un dato nodo, per effetto delle varie possibili componenti (tre forze e tre momenti)
Ai fini della programmazione dei calcoli, vedremo i motivi che rendono agenti in un altro nodo; mentre un coefficiente di rigidezza kt1, ad esempio, col
il metodo «dell'equilibrio» ancora, in genere, nettamente più conveniente doppio indice risulta perfettamente definito. S'intende che non è immediata l'iden-
tificazione della natura e della sede di un certo movimento (o forza), ma esistono
di quello «della congruenza». Ci dilungheremo quindi più sul primo che sul accorgimenti per facilitare tale identificazione. Ad esempio, si può assegnare a cia-
secondo; e un cenno verrà dato anche a quello, in alcuni casi utile, che può scuno dei nodi progressivamente numerati un determinato corredo di movimenti
esser detto « globale », perchè si attna scrivendo simultaneamente tanto le (o forze), anch'essi distinti con ordinata progressione numerica: cosi, per la strut-
equazioni di congruenza quanto quelle di equilibrio, ossia rinunciando a tura della fig. 15.1, se il suo stato di sollecitazione è piano, ad ogni nodo si assegna
una terna di movimenti (o forze) numerati rispettando sia l'ordine seguito per i
ottenere una diminuzione del numero delle incognite mediante l'utilizzazione nodi, sia, per ciascuna terna, una prestabilita successione (a1, a1+i. a1+2 possono rap-
delle prime nel formulare le seconde, o viceversa. presentare gli spostamenti seconcfo x, y e la rotazione di un nodo). Pertanto, ad
Relativamente al metodo dell'equilibrio, può essere opportuno accen- esempio, il movimento a14 è subito individuabile: poichè appartiene alla quinta
nare sin da ora che verrà esaminato dapprima il caso dei sistemi di travi terna, è relativo al nodo 5; e poichè occupa nella terna la seconda posizione è Io
caricati nei nodi, in quanto che, come sappiamo (cap. XII), ad esso si può spostamento secondo y. E se, per lo stesso telaio, lo stato di sollecitazione è invece
sempre ricondurre lo studio di una struttura genericamente caricata.
Altre osservazioni saranno riportate al termine del presente capitolo; {ID.I) Le convenzioni sui segni sono quelle solite del metodo dell'equilibrio (par. 12.1.lb);

e le citazioni si troveranno inserite nella bibliografia conclusiva. unica differenza è che, per uniformità con la maggior parte delle opere interamente dedicate
a tali questioni, assumeremo positivi gli spostamenti e le forze verticali verso l'alto.
340 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 341

spaziale, occorre assegnare un insieme di 6 movimenti (o forze) ad og~i nodo: allora nate», ossia segnare sul suo contorno la sequenza delle forze e dei movi-
in questo caso lo stesso a14, poichè appartiene al terzo insieme, è r~lat1vo al nodo 3; 1nenti; così, ad esempio :
e se per ogni insieme si conviene di riportare prima gli spostamenti secondo x, y, z,
poi le rotazioni intorno agli stessi assi, si tratta dello spostamento ~econdo y. ~nalo­ a1 a, .. . a•
gamente, per la travatura reticolare della fig. 15.2, avente le aste articolate, ogni nodo
è sede di due movimenti (o forze); di tre se il traliccio è spaziale. E s'intende che, km F1

~

nel caso di una sola incognita per sede (ad esemp~o 1:1Il te-
laio piano avente i nodi che ruotano soltanto), 1'1nd1ce fa
riferimento anche alla posizione.
' 21
l'"
kn1
k,,

Jçn2
'"1
k,.

knn_
F,

Fn
e) A proposito di tali questioni riguardanti i sim-
bolismi, può essere opportuno a questo punto accen- La matrice delle rigidezze, che consente quindi la rappresentazione ordi-
nare che negli esempi che seguiranno si manterrà alle nata dei coefficienti delle equazioni [15.l], è l'elemento chiave del calcolo
volte la vecchia convenzione di fare riferimento con delle strutture risolte impiegando il metodo dell'equilibrio.
gli indici alla sede, per di più cambiando il simbolo a
seconda della natura del movimento o della forza; ma b) Determinato lo stato di sollecitazione di nna struttura, i movimenti
ciò verrà fatto soltanto per rendere più immediata la indipendenti dei suoi nodi possono essere espressi in funzione delle forze
comprensione degli stessi esempi. correlative, e il legame può venire espresso mediante il sistema di equazioni
[12.26], che in forma matriciale può essere scritto:
15.2. Matrice delle rigidezze e matrice delle defor-
mabilità.
a) Il sistema di equazioni risolvente [12.1] del me-
C12
e,, C1n
C2n 1- I [ F
1
F2
.
-

=
a,
a2
.
-
[15.3]
todo dell'equilibrio, che lega, per tramite dei coeffi- . .
Fig. 15.2 Cnn _ _ Fn _Un_
cienti di rigidezza, il vettore incognito {a} dei movimenti
indipendenti a quello noto {F} delle forze esterne correlative applicate nei o più brevemente
nodi della struttura, in forma matriciale può venire scritto [C] {F}={a}, CF=a. [15.4]
a1 -
a2
[F,F2 - La matrice quadrata C dei coefficienti di deformabilità può essere detta
«matrice delle deformabilità», e gode delle proprietà rilevate per quella pre-
. = . [15.l]
cedente K; ossia è simmetrica ed ha gli elementi della diagonale principale
[ . . tutti positivi.
an_ _Fn
Per definizione di matrice inversa (par. 1.3.4), la [15.2] può venire scritta
o più brevemente a=K-1F, [15.5]
[K] {a}={F}, Ka=F. [15.2]
e allora, confrontando quest'ultima con la [15.4], si ottiene
La matrice quadrata K dei coefficienti di rigidezza è detta «matrice delle
rigidezze»: poichè, secondo quanto già osservammo (par. 12.1.1), k,;=k;,, C=K-1 , [15.6]
essa è simmetrica; inoltre ha gli elementi della diagonale principale tutti
positivi (15. 2). Gli indici consentono di riconoscere senza incertezze i coeffi- per cui si ha che, per una .data strnttnra, la matrice C delle deformabilità
cienti: kiJ è la «forza)> correlativa al movimento ai, dovuta al solo movi: coincide con l'inversa della matrice delle rigidezze; analogamente si ottiene
mento a;= 1; tuttavia può essere alle volte opportuno, quando al posto de1 K=C-1, e si ha inoltre
simboli si abbiano valori numerici, corredare la matrice delle sue «coordi- KC=l, [15.7]
essendo I la matrice unità.
(15.2) Imprimendo il solo n1ovimento a 1=1, la forza corr~lativa è per definizione kh,
per cui il lavoro esterno vale (k1i • 1)/2. Essendo L~=L1 , e il lavoro interno al secondo e) Un'o.sservazione può essere opportuna a proposito dei vincoli. Un
membro sempre positivo, anche k;; risulta sempre positivo. movimento da essi impedito ovviamente non compare nel sistema [15.1],
342 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 343

e la corrispondente condizione di equilibrio può essere tralasciata; se viene 1) Asta soggetta soltanto a sforzo assiale (fig. 15.3).
scritta, serve per determinare la correlativa forza incognita, che è la reazione I vettori movimenti e azioni interne sono
del vincolo.
S=[S1 S,]'.
Il calcolo dei coefficienti di rigidezza si effettua, come a suo tempo mo-
strammo (cap. XIII), immaginando che avvenga un movimento per volta, e I coefficienti di rigidezza si calcolano al solito con facilità. Impresso ad esempio
calcolando le corrispondenti forze; così si tiene automaticamente conto della il solo spostamento f/1 =1 (dell'estremo A, nella direzione dell'asse e verso destra),
presenza dei vincoli rigidi per il fatto che, quando si fa avvenire un movi- si ha ki1=EA/l, k 21 =-EA/l (col segno meno, essendo per equilibrio rivolta verso
sinistra); analogamente per f/ 2 • Pertanto la matrice delle rigidezze vale
mento di un nodo interno, tutti gli altri movimenti, compresi quelli dei vin-
coli, vengono impediti. Alle volte può essere utile, per organizzare un calcolo (!, (!,
automatico e per utilizzare in ogni caso la medesima matrice di un elemento
della struttura indipendentemente dalle condizioni di vincolo in cui possono
EA/l
k= [ -EA/l
-EA!l] S, [ 1
EA/l s,=EA/l -1 i
-11 . [15.9]

trovarsi le sue sezioni estreme, considerare anche i nodi esterni suscettibili {3,,s,
di muoversi, intervenendo in un tempo successivo con le condizioni ai limiti 0.
(esempio 15.3b). .LS:

15.3. L'impiego delle matrici nel metodo dell'equilibrio.


Fig. 15.3 Fig. 15.4
15.3.1. La matrice delle rigidezze per I'elemeuto strutturale isolato.

a) La matrice delle rigidezze può essere definita per la struttura consi-


derata nel suo complesso, ma anche per un suo elemento strutturale, e ve-
dremo che tale particolare matrice è essenziale per ricavare quella comples-
siva. Pertanto, isolata mediante ideali tagli uua qualunque membratura r
compresa tra due nodi vicini, occorre applicare alle sue sezioni estreme le
azioni interne S (15 •3J messe in evidenza dai tagli che si sono praticati; oltre
alle azioni S non agiscono altre forze, poichè in tale fase si è supposta la
Fig. 15.5
struttura caricata soltanto nei nodi.
Se si indicano con {J i movimenti delle sezioni estreme correlativi alle 2) Asta inflessa con gli estremi liberi soltanto di ruotare (fig. 15.4).
azioni S, per la membratura r generica può esser scritta. una relazione del
tutto analoga alla [15.2] I vettori movimenti e azioni interne sono
f!=[fl, (!,]'' S=[S1 S,]'.
[kJ,{fJ},={S},, o più brevemente k,{J,=S,, [15.8]
Per il calcolo dei coefficienti di rigidezza, si imprime ad esempio la sola rota-
e k,, matrice delle rigidezze della membratura r, ha prerogative analoghe a zione (!1 =1 (con (J,=O) e si ricava l<,1 =4EJ/l, k 21 =k11 /2=2EJ/l; analogamente
quelle della matrice K, ossia è quadrata ed è simmetrica; i suoi elementi sono per (!,. Pertanto la matrice delle rigidezze vale
i coefficienti di rigidezza, relativi, s'intende, all'elemento, e vengono calcolati
al solito facendo avvenire un movimento per volta. k= ~J [i ~ l· [15.10]
Essa in genere può essere calcolata facilmente, ed è ormai vasto il reper-
torio di casi già risolti. Ne riportiamo alcuni relativi all'asta prismatica, utili 3) Asta inflessa, a sbalzo (fig. 15.5).
anche per gli esempi che seguiranno. Vettori movimenti e azioni interne:
f!=[fl, (!,]'' S=[S, S,]';
<15•5>Le (( azioni interne » possono non coincidere con le caratteristiche di sollecitazione matrice delle rigidezze:
(così, ad es., due forze S,,,, Sv possono essere non coincidenti con gli sforzi assiale e tagliante); k- EJ [ 12/I' -6/1] [15.11]
tuttavia verranno alle volte chiamate in breve anche «sollecitazioni». - l -6/l 4 .
344 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 345
4) Asta inflessa con gli estremi liberi di spostarsi e di ruotare (fig. 15.6). sformazione sia delle componenti dei vettori, sia delle matrici delle rigidezze;
Vettori movimenti e azioni interne: trasformazione che, secondo quanto venne indicato nel par. 2.8.3, può essere
S~ [S, S 2 S, S,]' ; effettuata mediante la matrice R dei coseni direttori c;he, proprio per la
funzione che è chiamata a svolgere, venne chiamata «matrice rotazione>).

. l
11Ìa,trice delle rigidezzé:

EJ
k~-1- -12/l'
12/I'
-6/l
-6/l
-6/1
4
6/1
2
-12/1 2
6/1
12/I'
6/1
. -6/l]
2
6/1 .
4
[15.12]
Pertanto, se si indicano con i simboli p,
S, k le matrici di un elemento riferite al
proprio sistema di assi coordinati, le stesse
matrici riferite al nuovo sistema di assi ri-
sultano

[15.14]
k=R'kR.
' .
Fig. 15.6 Fig. 15.7 La matrice [R] ha, come è già stato ri-
cordato, quale suo generico elemento aii il (x,y,z) sist. di riJerim. locale
5) Asta soggetta a flessione ed estensione (fig. 15.7). coseno dell'angolo che l'asse i del primo ri- (x,y,z}sist di rifirim. generale
I due vettori movimenti- e . azioni interne contano 6 componenti ciascuno,_ per- ferimento forma con l'asse .i del secondo; Fig. 15.8
tanto sono 36 gli elementi della matrice delle rigidezze (e'~J/A): · ed essendo essa rnrtogonale» (R'=R-'; pa-
ragrafo 2.8), si ha anche, quando si voglia passare dal nuovo riferimento
/!1 /!, /3, /!, /!, /!, al vecchio,
1/e' o o -1/e' o o ] s, fl=R/3, S=RS, k=RkR'. [15.15]
o 12/1' -6/1 o -12/1' -6/1 s,
o -6/l 4 o 6/1 2 s, - -
[15.13] Come vedremo (es. 15.1), le relazioni tra i vettori S, S (o, (3, /3) possono
-1/e' o o 1/e' o o s, · essere ricavate direttamente.· E anche la matrice k pnò essere ottenuta per
O -12/1' 6/1 O 12/I' 6/1 S,
o -~ 2 o ~ 4_~ via ordinaria, facendo avvenire un movimento· [3 per volta, e tenendo conto
dei legami di equilibrio tra le componenti del vettore { S}; si evita in tale
Le matrici delle rigidezze dei vari casi precedentemente visti possono essere modo il calcolo delle matrici· [R], però il procedimento richiede un lavoro pre-
subito dedotte dalla [15.13] cancellando le colonne e le righe relative ai movimenti /3
e alle azioni interne S che sono nulli. paratorio maggiore, perdendo quindi una parte dell'((automaticità» del calcolo.
Esempio 15.1.
b) È chiaro che quando l'asta si trova sottoposta a uno stato di solle- ----
L'astà della fig. 15.9 è soggetta al vettore «forze» S~[S, s, s, S,]' riferito
citazione spaziale, i due vettori azioni interne e movimenti possono c~m­
prendere al massimo 12 componenti ciascuno; per cui il numero degli agli assi X,y ; calcola'.re la'traSformazione del vetto!e Se della matrice delle rigidezze
quando Si pa~sa al sistema di riferimento x, y. .
elementi della matrice dèlle rigidezze salé a 144.
· .Se si vuole che i coefficienti di rigidezza dell'elemento strutturale abbiano
·gli stessi indici, di quelli della struttura, evidentemente deve essere uguale
la numerazione delle analoghe azioni e degli analoghi movimenti.

'e) Trasformazione della mcìtrice delle. rigidezze, cambiando il sistema di Fig. 15.9
riferimento. Di solito tanto le grandezze geometriche, quanto quelle statiche
dell'elemento strutturale (di conseguenza anche la sua matrice delle rigidezze)
vengono riferite a un sistema di assi cartesiani locale, proprio dello stesso a) È semplice constatare che, in corrispondenza della sezione estrema A,
elemento. Ma passando, allo. studio dell,'intera struttura, occorre adottare
[a]
un unico sistema di riferimento «generale» (fig. 15.8), .al quale le varie gran-
dezze particolari debbono essere rapportate, allorchè si deve passare da un e che analoghe relazioni valgono per le azioni applicate in B. Se si pone
'sistema di riferimento all'altro. Tale passaggio comporta in genere una tra- cos a=À, sen a=ft,
346 Capitolo quindicesimo Matrici nell~analisi delle strutture 347

è semplice constatare che le precedenti espressioni possono venire scritte in forma (la traslazione lungo Y non interessa, avendo supposto che l'asta si deformi soltanto
matriciale per sforzo assiale). Quindi (EA/l~e):

[~]~[-1 l Jl l~J '" S1 ~N~p1EA/l~(p 1 e) J.;

e scomponendo S1 lungo i nuovi assi x, y:


S1=S1 cos a=f11eA 2, S2=S1 sen a=(fJ1e) Aµ;
o, più brevemente, infine per l'equilibrio dell'asta si ha 8 3 =-Si,
[e] S4=-S2 •
Vengono così ricavati gli elementi della
L'espressione [e] conferma la seconda delle [15.15], poichè la R non è altro che prima colonna della matrice k. In modo ana-
la matrice di coseni direttori, ossia la matrice «rotazione 1>: infatti logo si ottengono gli altri elementi.
a 11 =cos (X, x)=cos a, a 12 =cos (X,y)=cos (270°+a)=sen a, Esempio 15.2.
a22=cos (j,y)=cos a. Calcolare per un'asta prismatica inflessa la
a 21 =cos (j, x)=cos (90°+a)=-sen a, trasformazione della matrice delle rigidezze
cambiando gli assi di riferimento come è in- Fig. 15.10
Quindi, per la seconda delle [15.14], s~R'S.
dicato nella fig. 15.10.
Dovendo essere, per l'equilibrio dell'asta, S,~o, dalla [b] si ha O~-µS1 +J.S,,
ossia S 2 =S1 tg a; e, analogamente, S 4 =S3 tg a. Soluzione.
a) La matrice delle rigidezze k riferita agli assi X, ji è già stata indicata nel para-
b) Asta soggetta soltanto a sforzo assiale: trasformazione della matrice delle
grafo 15.3.1 (caso 5); se pensiamo lo sforzo assiale nullo e si vuole rendere k com-
rigidezze k. _ _ patibile, come vedremo, con la R, dovendo effettuare il loro prodotto, si ha
Se l'asta è soggetta soltanto a sforzo assiale, si ha S2 =S,~O. Gli elementi della
matrice rigidezze k si ricavano facilmente facendo avvenire un movimento per volta: p, p, p, p, p, p,
p, p, p,
o o o o o o s,
P1 o 12//3 -6/l o -12//2 -6/l ;s;.
o
k~ ~ o]~·
-1 - El o o
k=-1-
-6/l 4 6/l 2 ~3. [a]
o o o s, o o o o o o s,
I o s,.
EA [ [d]
I -I O o -12//2 6/1 o 12//3 6/1 §.s
o o o o s, o -6/l 2 o 6/l 4 s,
La matrice [R] è data dalla [b]; si ottiene allora La matrice «rotazione » può essere facilmente scritta tenendo presente, oltre a
quant~ è _stato fatto per l'asta dell'esempio precedente, l'insensibilità delle rota-

R'~l~ -~ ! -~J, R'k=~A l=~


o
o
o
o


À
µ
zioni {J3 , {J 6 al sistema di riferimento:


O
À µ
À
O
o
o
I
o o o-
0 o o
o o o
[b]
e per la terza delle [15.14],

k=R'kR~ E: r_1;
Àµ -À'
µ' -Àµ -ÀµJ
-µ'
Àµ • [e]
-˵ ).'
l-Àµ -µ• Àµ µ' Procedendo come nell'esempio precedente, si ottiene
e) Come è stato accennato nel punto e) del par. 15.3.l, la matrice k (riferita P1 p, p, p,
al nuovo sistema di assi) può essere ricavata per via ordinaria facendo avvenire ogni 12µ 2// 3 ;
movimento (riferito anch'esso al nuovo sistema di assi) uno alla volta, quindi senza -12˵/l' 12J.'//' ! simm.
ricorrere alla matrice [R]. - El 6µ/l -6).jl 4 i
Imprimiamo ad es., relativamente al caso trattato in b), lo spostamento f31 se- k~R'kR=- ············---------------------·--··---··----------·-:---·········----·--·-····················· [e]
condo il nuovo asse x; lungo il primitivo asse X (coincidente con l'asse dell'asta)
,,
1 -12µ'/l' 12Àµ/l' -6µ/l i, 12µ'/l' s,
si ha (cos a~J.): 12J.µ/l' -12).'/l' 6)./1 -12J.µ/l' 12J. 2// 2 s,
p,~LJ1~p, cos a~p,;. 6µ/l -6).jl 2 ! -6µ/l 6)./1 4 s,

i
348 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 349

b) Come è stato mostrato nel punto e) dell'es. precedente, la matrice k può es- Esempio 15.3.
sere ricavata per via ordinaria. -
Per il telaio della fig. 15.11, costituito da dUe travi uguali, determinare la matrice
delle rigidezze procedendo per addizione dei coefficienti di rigidezza.
15.3.2. Insiemi di travi: matrice delle rigidezze e matrice delle sollecitazioni.
Soluzione.
a) Procedimento ordinario. Abbiamo già accennato che la determina-
zione della matrice delle rigidezze costituisce una fase importante del metodo a) Le matrici rigidezze kab' "f0ic delle due aste isolate, riferite agli assi «locali )}
dell'eqnilibrio perchè, essendo gli elementi k,1 i coefficienti delle equazioni (fig. 15.llb), coincidono con la [15.13].
risolventi, il successivo calcolo confluisce nel problema generale della solu-
zione di un sistema 'di equazioni lineari. S'intende. che i coefficienti k<; pos-
sono essere calcolati come vedemmo nei capitoli 12 e 13, ossia immaginando
che avvenga un movimento indipendente unitario per volta e determinando
le relative conseguenze. Diremo pertanto tale procedimento «ordinario »; e
nulla dovremmo aggiungere rispetto a quanto esponemmo a suo tempo,
se esso, che appare sotto il punto di vista concettuale tanto semplice, non
presentasse lo svantaggio di adattarsi malamente a un calcolo da tradurre
in un programma per l'impiego di un elaboratore. Ma tale inconveniente
può. essere aggirato con i due seguenti procedimenti.

b) Addizione (o assemblaggio) dei coefficienti di rigidezza. Tale modo di


procedere, nella sostanza per nulla diverso da qnello ordinario, deriva da Fig. 15.11
un'osservazione semplice, già altre volte tacitamente utilizzata: pensiamo
Per l'asta A-B il sistema di riferimento locale coincide con quello globale; mentre
che l'estremità di una membratura riceva, a causa di un movimento isolato {J1 per l'asta B-C occorre intervenire con la matrice rotazione (v. es. 15.2):
una determinata· azione S,1 (s'intende di solito associata ad altre azioni);
nel caso che si abbiano più sezioni collegate in corrispondenza di nn nodo, au a,, o o o o -o -I o ! o o o
jn ciascuna di esse, a ca-Usa dello stesso movimento', si può manifestare
a,, a,, o o o o 1 o o ! o o o
o o 1 o o o o o 1 i o o o
un 'azione analoga, ossia distinta dai medesimi indici, ricordando il signi- R~ ·······-----------------------------------------------------· ------------------------------------------------- [a]
ficato dato a questi. Pertanto l'azione risultante evocata dal movimento è o o o au a,, o o o o ; o -1 o
la somma delle singole analoghe « forze»; e ciò equivale a dire che il generico o o o ll21 a,, o o o o ! 1 o o
elemento klJ della matrice K complessiva può essere ottenuto sommando
o o o o o 1 o o o j o o 1
gli elementi di eguale indice calcolati per le membrature isolate; gli indici Quindi, effettuate le operazioni di trasposizione e prodOtto richieste dalla terza
svolgono pertanto un ruolo fondamentale. delle (15.14], la matrice rigidezze dell'asta B-C, riferita al sistema di riferimento
Però, se si vuole· rendere auton1atica questa operazione di somma vet- generale, risulta (convenepdo di adottare, per i movimenti e per le azioni corre·
lative, la rappresentazione indicata nel par. 15.1.2b)
toriale, occorre riferire gli elementi della matrice k di ogni membratura ad
un medesimo sistema «generale}> di assi cartesiani, in modo che, volendo ad {3, {3, {3, {3, {3, f!,
- s,
k,,~R'k,,R~ ~J l-~20~;;: :;/~·o
esempio un coefficiente di rigidezza che corrisponde a una forza secondo
un asse x, si sommino forze aventi tutte eguale direzione. È chiaro allora che, s,
essendo invece ogni matrice-k riferita a un proprio sistema «locale» di assi coR lr 6;1 s, [b]
S,"
ordinati, occorrerà effettuare quell'operazione di trasformazione che abbiamo -1/e' o 1/e' s,
illustrato nel paragrafo precedente, resa sistematica dall'impiego della matrice -6/l o 2 6/1 o 4 s,
di rotazione R (oppure ricavando la matrice k per via ordinaria; es. 15.lc).
Le matrici kab' kbc possono essere addizionate per ottenere la matrice K del telaio.
Tuttavia l'operazione di trasformazione è meno semplice di quanto possa Naturalmente la matrice k può essere ottenuta per via ordinaria (v. es. 15.2b).
' apparire dal puntò di vista concettuale; se la struttura è complessa, per il
calcolo della matrice delle rigidezze può convenire il procedimento «diretto » b) Nel costituire le matrici kab• kl!c avremmo potuto_tener conto delle condizioni
che verrà esposto nel successivo punto e). di vincolo considerando nulle le- componenti dei movimenti impedite di esplicarsi.


350 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 351

Tuttavia, volendo organizzare un calcolo automatico, può convenire di prescindere ove fln, .. ., {J,. sono gli elementi della riga i della matrice A, e {J,1 rappre-
da tali condizioni nel lavoro preparatorio, introducendole alla fine, dopo avere rica- senta il contributo allo stesso movimento {J, dovuto al movimento indipen-
vata la matrice generale K: per fare ciò si eliminano evidentemente le colonne riguar-
danti i movimenti nulli; e si omettono anche le righe intestate alle sollecitazioni cor- dente a;=!. La matrice [A]"., per la condizione di continuità che essa
relative, perchè non interessa scrivere le corrispondenti equazioni di equilibrio se esplica tra nodi ed estremi delle aste, può essere detta «della congruenza»,
non per ricavare le reazioni incognite dei vincoli (cap. 15.2c). e può essere facilmente calcolata facendo avvenire un movimento indipen-
Si ottiene in definitiva: dente per volta e determinando i conseguenti {J; e poichè tali movimenti si
a, a, a, a, esplicano a spese dei lavori di deformazione, per questi dev'essere eventual-
(1/e'+ 12/I') o -6/IJ F, . mente deciso se certi apporti possono o no venire omessi (ad esempio la

l
-6/l
EJ O O F,
F,
12/1'+ I/e' 6/1 deformazione per effetto dello sforzo assiale per le membrature inflesse).
K~-,- -6/l 6/1 8 2
Per ogni membratura r, la relazione matriciale [15.8] {S},=[k],{fJ}, con-
-6/l o 2 4 F,
sente di esprimere il legame tra le sollecitazioni e i correlativi movimenti.
Pensiamo il telaio soggetto soltanto a ima coppia in B (F,~M, fig. 15.11) e omet- S'intende che può essere definito il vettore, correlativo a quello [15.16] dei
tiamo la deformazione per effetto dello sforzo assiale (a 4 =0, a5 =0). Le equazioni movimenti {J, comprendente tutte le s sollecitazioni presenti nelle sezioni
di equilibrio risultano (F,~O) estreme delle aste
(8 a,+2 a,) EJ/l~M S1 s, ]' ; [15.20]
(2 a.+4 a,) EJ/Z~O,
e allora il legame tra i vettori S, {J può venire scritto
da cui si ottiene a,~ -a,/2, a,~M/(7R), essendo R~EJ/l. Risultato che potevamo
ottenere immediatamente per la proprietà [12.12] (W,.~4R, W,,~3R) {S}=[k,] {fJ}, oppure S=k,{J, [15.21]
M
<p~ EW =M/(7R).
ove la matrice k,, evidentemente di ordine s, riunisce le matrici delle rigi-
dezze delle membrature singole, e viene detta «matrice delle rigidezze disso-
ciate». Essa pnò essere rappresentata con semplicità per sottomatrici, ripor-
c) «Procedimento diretto» per il calcolo delle matrici rigidezze. Movimenti
tando le matrici delle rigidezze delle membrature isolate a, b, .. ., m in forma
indipendenti (a1 , a,, .. ., a.) e movimenti delle sezioni estreme delle aste ({11 ,
diagonale
{J,, .. ., {J,) vengono posti in relazione mediante le condizioni di congruenza. - ka o
Quindi, data una struttura comprendente le membrature a, b, .. ., m, definito
o
il vettore dei movimenti {J degli estremi delle stesse membrature
o k, o
k,= [15.22]
{fJ}=[{J, {J, ... {J,]'' [15.16]
o o
il legame tra i vettori {a} e {fJ} può essere espresso in forma matriciale
ed è allora facile riconoscere che, essendo nulli tutti gli elementi sopra e
f11 - - fln f112 ••• f111 ••• f11n - a,
sotto la diagonale principale, dalla relazione [15.21] si ritrovano le varie
relazioni S,=k,{J, relative ai diversi elementi strutturali.
Sostituendo l'espressione [15.18] fJ=Aa nella [15.21], si ottiene
{J, fln {J,, fln ... {J,. a! [15.17]
S=k,Aa. [15.23]
{J, {J,, {J,, ... {J,, {J,. a•
Inoltre è facile constatare che tra i vettori delle n forze esterne e delle s sollecita-
o più brevemente: zioni sussiste il legame
F~A'S, [15.24]
{fJ}=[A] {a}, {J=Aa. [15.18]
ove At è la trasposta della matrice A di congruenza precedentemente definita.
Pertanto l'espressione del generico movimento {J, risnlta Infatti imprimiamo un movimento virtuale a1= 1; la colonna j della matrice
rettangolare presente nella [15.17], che è la matrice A, riporta i corrispondenti mo-
[15.19] vimenti {{J/h ove l'indice j sta a ricordare quale movimento fittizio è stata la causa,


352 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 353
e l'apice che esso è unitario. Per il principio dei l~vt;>ri virtuali, s~ si indica co:° Si
e si ottengono da essa, come accennammo per la [15J3], tutti i casi particolari piani
la generica componente del vettore delle s azioni interne effettive [15.20], s1 ha aventi mobilità limitate. Ad esempio, nel caso di a~te soggette soltanto a sforzo
assiale,
I · Fj~E' (P/),S,. [15.25] p,
i=l f!1
La somma dei prodotti al secondo membro può essere espressa in. forma matriciale
k~ EA
I
[II 1I] S
84' '
1
[15,31]
come prodotto della matrice riga dei movimenti fJ/ per la matrice c?lonna delle
azioni S.,,, ossia, i_ndicando la matrice riga come trasposta della matr1_ce colonna, per cui, esserido S 1 =S4 , si può far riferimento, anzichè 8.gli sforzi applicati alle estre-
mità, allo sforzo S dell'asta per la correlativa defor1nazione specifica /3= 1; e la ma-
[15.26]
trice diventa E: · I (es. 15.4).
e allora la [15.25] diventa
FJ~{fi/}' {s}. [15.27]
ll2·li
Scrivendo n volte la relazione; cioè passando all'int~ro v~ttore ~elle fo~ze esterne,
si ottiene infine, ricordando che, nella [15.27], la matnce riga {fi11t non e altro che
t"i~A~_~a~-~B71t __9\.F,
la generica colonna della_matrice A ~ella congruenza, la relazione [15.24]
{F}~[A]' {s}.
T
l
d
b

1a"~·
8
Ma, per la [15.23], s~k 0 Aa; quindi la [15.24] puÒ' essere scritta
Fig. 15.12 '.Fig. 15;13 ;,---"c__ _,,fl.E!3·lf
[15.28]
~ z_ ____,,,t, F
~''1
per cm .1n definitiva, confrontando quest'ultima con la relazione [15.2]
F=Ka, si ottiene Esempio 15.4.
[15.29]
Ricavare la matrice delle rigidezze e delle soll,ecitazioni per il traliccio iperstatico
della fig. 15.13; le aste hanno uguale sezione.
ossia si può ricavare la matrice delle rigidezze dell'intera struttura, una volta
note la matrice della congruenza A e le singole matrici delle rigidezze disso- a) Procedimento ordinario.
ciate ka, kb, ..., km. .
Quindi con questo procedimento si può evitare il ricorso alla matrice Ad esempio, impresso nel nodo B lo spostamento a 1 =1, si ha: f3a=1,
I EA
«rotazione}), poichè della conversione dei sistemi locali di riferimento in s.=(EAfl) ·I; Pa= ,,,, , s.~ ,,,, fJ.~o,5 EAfl; ku~s.+safVz =1,3536 EAfl,
quello generale tiene implicitamente conto la matrice A. y2 y2/
k"~s.fVz ~o,3536EAf1.
Quindi si ottiene:
Per svincolarsi anche dai versi da attribuire ai sistemi locali di_ riferimento con- a, a, a, a,
viene, per le membrature isolate soggette a stato piano di tensione, .to?side:fl:r~
positi~i i m_ovi~e~ti e I~ azioni c?rrelativ~ i~dicat~ ne~a fig: .15.12: qu~nd1 pos1tiv1
i mov1ment1 assiali corr1spondenti a sforzi d1 trazione, positive, al solito, le rota-
zioni destrogire; e positivi i movimenti -in dirèzione normale all'asse, se dan .Iuog?
K~ E: [ 1,3536
0,3f6
0,3536
1,3536
o
-1
o
o
1,3536
-0,3536
· -IO ] F,
F
1

-0,3536 F, ·
1,3536 F,
a una rotazione destrogira di corpo rigido (come nel par_. 13.3:1a). La matrice ri-
sulta, per un'asta prismatica, identica alla [15.13], a parte 1 segm (e'~JfA):
b) Procedimento diretto.
P1 jJ, p, p, p, p,

·r
a,

, I. ~~" [l
- Ife' ' o o Ife' o "1 a, a,

EJ
k=-1-
o

o
o
o
Ife'
12fl'
-6fl
o
12fl'
-6fl
-6fl
4
o
-6fl
2
o
o
Ife'
o
o
l2fl'
-6fl
o
12fl'
-6fl
-6fl
2
o
-6fl
4
s,
S3
s,
s,
s,.
,
[15.30]
A~[</~>
o

o
I
o
1fV2
lfVz
o
o
I
o
-I
O
o
-lfVz
p,
flc,
Pa
{!,
I O
o
o
I
o
o
o
o
o
I
o 1fV2
o
o
o
o

o 1fv2
"o
o
] ,

• 23 ~ PozzATI, II~l.
354 Capitolo quindicesimo

. l
Matrici nell'analisi delle strutture 355
o o 0,5
EA
A'k,=-1-
O
1
g 1 o
o 1
0,5
o o0,5 J '
o

, EA
K=A k,A=--
l 1
1,3536
O,:i536
o
o
-1 o
0,3536
1,3536
-1
o
o

1,3536
-0,3536
o
o
-0,5

-1
J
o .
-0,3536
1,3536 M,,
T,,
Esempio 15.5. 2
-6/l o o 12/1'
El [ 12/1 -6/1]
Ricavare la matrice delle rigidezze per il telaio della fig., 15.14. Le aste sono A'k,=-1- -~Il 4 4 2 o o '
uguali; si omette la deformazione per effetto dello sforzo assiale (aa=a1). o 2 4 -6/l 4

a,JJ a;,..f a, a, a,
r-.. ,.---... EJ[ 24/l' -6/1 -6/l] F,
ì a;-:F; 1 2 ~E; K=A'k,A=-- -6/1
l -6/l
8
2
2
8
F,
F,
h.l

Fig. 15.14
lyl! X
l
c) Procedimento diretto, ma con una diversa formulazione della matrice A di
congruenza.
Per i due ritti si considerano, al posto degli spostamenti relativi u 14 =uz3 =ah le
rotazioni di corpo rigido y14 =yz 3=a1/h; poichè si pensa che ogni movimento
avvenga isolatamente, le rotazioni y debbono essere annullate, e le sezioni supe-
riori degli stessi ritti debbono ruotare, a causa di ah delle quantità cp14=-y14 =
a) Procedimento ordinario. = -a1 /h, <p 23 = -a1 /h. Pertanto:
Al solito, imprimendo un movimento per volta risulta facilmente: <f14 (/Jra <pz1 <pz3
a, a, a, -4 O O ! o- M,.
El[
~' ~: T:::I.:::~:::::I:::·i. ~::.
24/1' -6/1 -6/l] F,
K=- -6/l 8 2 F,.
I -6/l 2 8· F, "·(per h=I)= ....
: :
Infatti, impresso ad_ esempio il solo spostamento a1' i tagli ~eri due ri.tti coinci- O i O O i 4_ M 23
dono con la rigidezza alla traslazione {T14 =T23 =12EJ/l3); 1 momenti valgono e si ritrova, con le solite operazioni di trasposizione e di prodotto,
-Tl/2,
EJ [ 24/l' -6/l -6/l]
b) Procedbnento diretto. K=A'k,A=- -6/l 8 2 .
l -6/1 2 8
Le condizioni di congruenza sono, indicando con u Io spostamento parallelo a x:

15.3.3. L'impiego delle matrici nel metodo dell'equilibrio. La conclusione


Ai ritti 1~4 2-3 debbono essere attribuite le matrici ricavate dalla [15,30] consi- del calcolo.
derando solta~to fJ 2 , /33 diversi da zero; alla trave 1-2, considerando i sol~ !11-ovi-
menti p,, p, (fig. 15.7). Pertanto le matrici A (della congruenza) e k, (delle rigidezze a) Strutture caricate nei nodi. Come già abbiamo accennato, la deter-
dissociate) risultano: minazione della matrice K dei coefficienti di rigidezza dell'intera struttura
a, a, a,

T.
costituisce la fase fondamentale dell'intero calcolo perchè, nota K, si cono-
-1 o scono i coefficienti del sistema delle equazioni [15.1], in cui figurano incogniti
o 1 o (/)14
i movimenti indipendenti a.
A=
o 1 o (/)12
o o 1 (/)21 '
A questo punto può essere opportuno osservare che le varie fasi del cal-
1 o 0 U23 colo - consistenti nel determinare K, ricavare dalle equazioni [15.l] i movi-
o o 1 (/)23 menti a e infine, mediante questi, risalire alle sollecitazioni - nella sostanza
356 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 357

non differiscono in nulla da quanto venne fatto nell'applicazione consueta luogo, in ogni sezione i incastrata, alle sollecitazioni si d'incastro perfetto;
del metodo dell'equilibrio (par. 13.1); la sola differenza è nella scrittura con- poi considerare la struttura soggetta alle stesse S, cambiate di segno, e queste
cisa dei passaggi operativi impiegando le matrici, e nel codificare tali pas- costituiscono, associate alle corrispondenti eventuali azioni esterne, le «forze »
saggi, con appropriato corredo di indici, in schemi e fasi adatti per la pro- genericamente indicate con F. In definitiva, complessivamente si ha
grammazione dei calcoli da fare sviluppare da un elaboratore. Può anche
{S}=S+k,Aa=S+[k,AK-1 ] {F}, [15.36]
essere opportuno chiedersi se, per la determinazione della matrice K, con-
venga adottare il procedimento «per addizione dei coefficienti di rigidezza» essendo F=F,-F.
o quello «diretto». A prima vista il procedimento «per addizione» - nella
sostanza in nulla diverso da quello «ordinario», a parte l'automazione del e) Stati di sollecitazione coattivi. Se lo stato di sollecitazione di una strut-
calcolo mediante l'impiego della « matrice rotazione» - può apparire con- tura staticamente indeterminata dipende non dalle forze ma da altri disturbi
veniente per l'immediatezza del concetto che lo ispira; ma in effetti, e ciò (quali, ad esempio, variazioni termiche e cedimenti dei vincoli) nulla cambia
già traspare dal banale esempio 15.3, esso si complica quando la struttura è in sostanza nella procedura di calcolo illustrata. Basta pensare che avvengano
complessa; per cui non di rado si ricava direttamente la matrice K (es. 15.lc). tali disturbi, ma con i movimenti dei nodi provvisoriamente bloccati mediante
In generale viene considerato preferibile il procedimento «diretto», che d'al- vincoli ausiliari; per cui l'unica differenza è che nella relazione [15.36] i]
tronde è stato escogitato per sfruttare al massimo le prestazioni di un cal- vettore F non comprende componenti esterne.
colatore elettronico.
La matrice delle rigidezze K presenta frequentemente, adottando un'ade- Esempio 15.6.
guata successione dei suoi elementi, per altro in genere spontanea, una con-
Risolvere, impiegando il procedimento« diretto», il telaio della fìg. 15.15 avente
formazione « a banda» (ossia con i coefficienti addensati lungo la diagonale le aste uguali.
principale; v. par. 13.2a) utile per la risoluzione, da parte dell'elaboratore,
del sistema di equazioni (cap. II). Risoluzione che viene effettuata adottando Soluzione.
in genere procedimenti di calcolo numerico che introducono varianti ai me- Per tale telaio è già stata ricavata, nell'es. 15.5, la matrice delle rigidezze:
todi matematici generali, in considerazione anche degli importanti problemi a, a, a,
connessi con la memorizzazione dei coefficienti nell'elaboratore e con il con-
EJ [ 24/1' -6/1 -6/1] F,
trollo del grado di precisione dei risultati ottenuti. K = - -6// 8 2 F,.
Determinati i movimenti a, è quindi facile il passaggio al calcolo delle I -6/1 2 8 F,
sollecitazioni mediante la relazione
. (j) ~"11/m @
S=k,Aa; [15.32] 3,D( g' ' e• ' 1-ru ')3.otm
. . . ~. ----r..-'
per cui la matrice H delle sollecitazioni, che lega i vettori S e a, 3,0f'I.. T'---3,0lm
{S}=[H] {a} [15.33] 1r0 0
risulta definita, per confronto con la [15.32], dalla relazione h"6m
H=k,A. [15.34] @
%' './.
l
Fig. 15.15
f<..- [ 5m
0
~
Influe, essendo per la [15.2] a=K-1F, il vettore S può essere scritto nella
forma esplicita Pertanto le equazioni risolventi risultano:
[15.35]
• -EJ (24 6 6 )
1- pa1-ya2-ya4 =1,0·10a,
b) Strutture caricate in modo qualunque. Le sollecitazioni fomite dalla
[15.32] sono quelle definitive soltanto se la struttura è caricata nei suoi nodi;
ma sappiamo (par. 13.2) cbe è facile ricondurre a tale schema le condizioni
di carico più generali: Basta pensare, in una prima fase, applicati i carichi e
impediti i movimenti indipendenti n1ediante vincoli ausiliari, dando coSì
358 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 359
A titolo esemplificativo mostriamo come le sollecitazioni possono essere ricaN essendo
vate con l'inversione della matrice K, secondo la relazione [15.36]. [15.41]
L'inversa della matrice K risulta (par. 1.3.4):

K- 1=
/ [ 0,11905 I'
EJ 0,07143 l
0,07143 l
0,30952
0,07143
-0,02381
I] .
la matrice delle rigidezze ridotta.
2 0,07143 l -0,02381 0,30952 b) Le sottomatrici presenti nella [15.37] possono essere calcolate ad esempio
con il procedimento diretto, ossia per tramite della matrice A di congruenza. SuddiN
Nell'es. 15.5c si trova riportata la matrice A della congruenza e quella ko delle visa questa nelle due sottomatrici Aa, Ab corrispondenti ad aa, a1.1 si ha (rel. 15.18)
rigidezze dissociate. Poichè il vettore delle forze vale
F=[ 1,0 · 10' 3,0 · 10' -3,0 ·IO']', {P}=[A 0 i A•]{--~;-}; [15.42]

dalla [15.36] si ottiene


e applicando ancora il principio dei lavori virtuali, come si è fatto per ricavare la

l
0,7143 tmJ M 14
S-J 0 AK-'F- 2,2857 » M,. [15.29], si ottiene (15-')
- ' . - 0,2857 !) Mz1 '
. -3,2857 )} Mas
[15.43]
quindi Utilizzeremo tale modo di procedere, a titolo di esempio, nello studio della ri-
M11~=-3,0 tm, M 12 (totale)=-3,0+2,2857=-0,7143 tm (=-M,.), partizione di azioni orizzontali per sistemi spaziali complessi comprendenti pareti e
telai collegati dai solai dei vari piani (voi. II, parte 2•, cap. VII).
M 21 = 3,0 tm, M 21 (totale)= 3,0+0,2857= 3,2857 tm (=-M,;).
15.4. L'impiego delle matrici nel metodo della congruenza.
15.3.4. Le equazioni risolventi hanno una parte dei termini noti nulli.
15.4.1. Strutture isostatiche: relazioni tra azioni interne, movimenti e forze.
a) Nel par. 13.5 si considerò la convenienza, quando alcune delle forze F appli-
cate ai nodi sono nulle, di esprimere una parte dei movimenti indipendenti in fun- a) Definito, per una struttura isostatica, il_ vettore. delle azioni interne
zione dei restanti, con il vantaggio di ridurre il numero delle equazioni; chiamammo relative alle sezioni estreme delle varie membrature che compongono la
tale modo di procedere, tipico del metodo dell'equilibrio, «dei movimenti primari
impressi)), per dar rilievo alle operazioni preparatorie. L'impiego delle matrici con- stessa struttura
sente anche in questo caso una sintetica rappresentazione delle operazioni necessarie. S=[S1 S, ... S, ... S,]t, [15.44]
Consideriamo i movimenti indipendenti divisi in due insiemi di valori aa, aò
correlativi alle forze Fa, Fb, e supponiamo Fb=O (io. 4), Pertanto l'equazione matri- il legame tra qnest'ultimo e le n forze esterne può essere scritto nella forma
ciale [15.2] (F=Ka) può venire scritta semplicemente per sottomatrici
{S}=[B] {F}, o semplicemente S=BF; [15.45]

[15.37] e per le azioni S i sensi sono considerati positivi secondo quanto si specificò
a proposito del metodo della congruenza (cap. XIV).
per cui Quindi, da tale relazione matriciale, la generica azione interna risulta
data nella forma
[15.38]
[15.46]
Da tali relazioni risulta
• [15.39] (15 • 5) Ad es., pensiamo i movimenti alt nulli e indichiamo con S1.,, {Jb i vettori dovuti ai
movimenti ab; (Fa)1 sia una delle forze correlative ai movimenti aa. Se si adotta, come si-
e, sostituendo nella prima delle equazioni [15.38], si ottiene il sistema di equazioni stema di movimenti virtuali, a;=l e le relative conseguenze fJ;i' (i= 1, 2, '. .. ), in virtù del
con le sole incognite aa: principio dei lavori virtuali si può scrivere
[15.40] (F,)1 · 1 ~E, (S,)1 (p/),~(p/}' {S,}.

Effettuando la stessa operazione per tutti i movimenti alt considerati uguali a 1, si ottiene
(15 • 4) Ovviamente i movimenti a,, possono esistere pur essendo il vettore F,,=0. Ad es., Fa=A1t1 S,,=A~ k 0 {J,,=(A,/ k 0 A,,)a,,.
1

relativamente al telaio della fi.g. 15.15 soggetto alla sola forza X, quindi con F 2 ed F 4 nulli
(fi.g. 15.14), a 2 e a 4 sono diversi da zero. Avendo anche Fa=Ka,,a,,, risulta K~,,=A,/k0 Ab.
360 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 361

essendo i coefficienti bn ... b,n i vari elementi della riga i della matrice B, e membrature dissociate»; essa può essere rappresentata con semplicità per
bu il contributo alla «sollecitazione» S, da parte della forza Fj= !. La ma- sottomatrici, distribuendo le varie matrici [e] delle membrature a, b, ..., m
trice B, che è la diretta e sintetica espressione delle condizioni di equilibrio lungo la diagonale principale
dalle quali scaturiscono le sollecitazioui della struttura isostatica, è evidente- o o
mente di ordine s x ne viene detta« matrice delle sollecitazioni» (v. nota 15.3). e, o
Se si immagina isolata la generica membratura r tra due nodi adiacenti, [15.51]
la relazione esistente tra il vettore delle azioni interne S (applicate alle
F,.a, lf.a, o
r: tF,
::\ F;( Essendo allora fi=c,S, e per la [15.45] S=BF, risulta
A B "
1~ ~
<;, 4(~ ~
fi=c,BF. [15.52]

Volendo ricavare i movimenti a di alcune sezioni (o· di alcuni nodi) è


a)
b):r!(~
S2..,_ .
facile verificare che, detta [B"] la matrice delle sollecitazioni precedentemente
Fig.'· 15.16 ~ ~
?
f:3;j ~ definita, ma relativa al vettore delle forze unitarie correlative agli stessi mo-
vimenti a, vale la relazione
sezioni estreme dell'asta r) e quello dei correlativi movhnenti può venire
{a}=[B.J'{/I}, [15.53]
scritta come è facile constatare, applicando ad esempio il principio dei lavori virtuali.
[c],{S},={fl},, o semplicemente c,S,=fl,, [15.47]
Infatti, volendo ottenere il movimento effettivo ai, applicata la forza virtuale
ove [e], è, per la membratura r, la matrice delle deformabilità definita più Fj= 1, dalla colonna j della matrice Ba si hanno le sollecitazioni {S/}, ove, al solito,
generalmente nel par. 15.2b e corrisponde quindi alla [15.4]. Cosi, ad esempio, l'indice sta a ricordare la forza dalla quale sono prodotte, e l'apice che detta forza
per una trave A-B appoggiata soggetta ai due momenti Si. S 2 (fig. 15.16a), è unitaria. Per il principio dei lavori virtuali, se si indica con fli la generica compo-
nente del vettore degli s movimenti effettivi, si ha
si ha
S1 s, [15.54]
[c],=[Cn
C21
C12]
c 22 =
[
6 EJ
[21
.l]/11.
2 /12 '
[15.48]
Tale relazione, per quanto è stato indicato nel precedente par. 15.3.2c, può
essere posta sotto la forma
e se la trave è a sbalzo (fig. 15.16b), [15.55]

. l[t'/3 [15.49] scrivendola n volte (ossia tante quante sono le forze), e ricordando che la riga {S/}t
[e],= EJ 1/2 coincide con la colonna j della matrice BIZ., si ottiene:
{a}= [B"]' {P} .
S'intende che per la struttura complessiva, costituita come si è detto da m
·me.mbrature, possono ess_er considerati due vettori comprendenti l'uno le
Ma per la [15.52] fi=c,BF, quindi la [15.53] può venire scritta
.s azioni interne applicate alle varie sezioni estreme, l'altro i correlativi movi-
menti: a=(Bjc,B)F, [15.56]

S=[ S1 S, ... S,]', /I=[ /11 /12 ... fi, ]' ;
e a proposito di tale relazione si può notare che essendo, per definizione di
·e allora, analogamente a quanto è stato fatto per le matrici rigidezze, il legame matrice deformabilità dell'intera struttura [rei. 15.4]
tra fi e S può venire scritto ·
a=CF,
{/l}=[c,] {S}, o semplicemente fi=c,S, [15.50]
si ha (va ricordato eh~ la struttura è isostatica)
avendo riunito nella matrice [e,] tutte le matrici deformabilità e,. La [e,],
evidentemente di ordine s, viene detta « matrice delle deformabilità delle . C=B,;/c 0 B. [15.57]
362 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 363

b) Può essere utile mettere a diretto confronto le relazioni che si sono Quindi, se per le condizioni di congruenza i movimenti a complessivi
ottenute nel precedente paragrafo (relativo al metodo dell'equilibrio) e in debbono essere nulli, si ottiene il sistema di equazioni
quello presente, nel quale si sono poste le premesse per l'applicazione del
metodo della congruenza. Precedentemente si sono ricavate le relazioni:
[D1] {X}+[D] {F}=O, [15.63]

[a]
dal quale si ricavano le incognite X; e mediante la [15.58] si risale infine alle
fl=Aa, S=(k,A)a, (A'k,A)a=F, K=A'k,A,
sollecitazioni.
dopo aver definito la matrice A della congruenza e quella k, (diagonale) Le incognite X possono essere rappresentate nella forma esplicita
delle rigidezze dissociate. X=-D,-1 DF. [15.64]
In questo paragrafo si è ottenuto
Condudiamo ripetendo che la scelta della struttura principale, derivante
S=BF, fl=(c,B)F, (Bjc,B)F=a, C=Bjc,B, [b] dal modo di praticare i tagli per togliere di mezzo i vincoli sovrabbondanti,
è importante per la risoluzione del sistema di equazioni, ossia per evitare che
dopo aver definito la matrice B delle sollecitazioni (imponendo implicita-
si ottengano matrici sparse e malamente condizionate nel senso specificato
mente le condizioni di equilibrio) e quella c0 (diagonale) delle deformabilità
nel par. 2.5d. Essendo la scelta della struttura principale affidata all'iniziativa
dissociate. È un confronto significativo che mette in risalto le possibilità di
dell'operatore, l'avvio dei calcoli seguendo il metodo .della congruenza non
sintesi offerte dalle matrici e la corrispondenza duale sulla quale si fondano
risulta automatico.
i due procedimenti.
b) Se la struttura staticamente indeterminata è soggetta a uno stato di auto-
tensioni (provocato ad esempio da variazioni termiche o cedimenti dei vincoli)
15.4.2. Strutture iperstatiche: calcolo delle incognite staticamente indeter- è possibile definire per la struttura principale isostatica il vettore
minate. {!~ [ {!, {!, {!, l [15.65]
a) Eliminati i vincoli iperstatici, la struttura «principale» isostatica che dei movimenti degli estremi delle membrature per effetto del disturbo esterno ..
si ottiene può essere considerata soggetta alle forze esterne e alle n reazioni Quindi il sistema delle equazioni risolventi è ancora dato dall'espressione [15.63],
staticamente indeterminate X messe in evidenza dai tagli che si sono praticati nella quale al posto del termine noto [ {J,' e, B] {F} va posto [ B,'] {/)}, ottenendo
per rimuovere, come si è detto, i vincoli sovrabbondanti. Si ricade pertanto quindi
nella proprietà precedentemente illustrata per le strutture isostatiche. Il vet- [ D, l {X}H B,' l {iì}=O ; [15.66]
tore delle azioni interne relative agli estremi delle varie membrature compo- ricavato il vettore {X}, le sollecitazioni S sono fornite dalla relazione [15.58]
nenti la struttura può essere scritto
{s}~[B,J {x}.
{S}=[B] {F}+[B1] {X}, [15.58]
Esempio 15.7.
essendo la matrice [B] quella definita nel punto precedente la [B1] la matrice
Per il telaio isostatico della fig. 15.17 calcolare i movimenti a1' a 2 per le «forze)>
delle sollecitazioni relativa, anzichè al vettore delle forze, a quello delle in- correlative F1' F 2 •
cognite X.
Per effetto delle varie azioni X, (i= 1, 2, ... , n), il vettore dei correlativi
movimenti a, risulta, per la [15.57]
{a'}=[B,'c,B,] {X}=[D1] {X}, [15.59]
avendo posto •
[15.60] Fig. 15.17
[DJ=[B,'c,B1 ] ;

per effetto delle forze esterne, i movimenti a (correlativi alle X) risultano Soluzione.
{a"}=[B,'c,B] {F}=[D] {F}, [15.61] F, F, M,, M,, M,, M,.
1 o
oJ </)21
12
OJ o
essendo B la matrice delle sollecitazioni dovute alle forze F e avendo posto
[D]=B,'c,B . [15.62] B=U 1
O
M 1
O M2
M2s'
Ms2
e,= l
6EJ [2
1
g 2
o
o
4
2
2
4
'P12
1P2s '
'Ps2
364 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 365
F, F, Il sistema delle equazioni di congruenza risulta [re!. 15.63]
C -B'
-
B-B'CoB
o::Co -
1
- --[ 64/I'
-6EJ
4/la
4 a2
1 ,
D 1X=-DF,

per cui, tralasciando il fattore comune l: (y/2EA), si ottiene (F1 =2 t,- F 2 =_3 t)

a 1 =F1 l'/EJ+4F,l'/6EJ, a,=4F1 l'/6EJ+4F,l/6EJ. o


2+V2 oo J
Esempio 15.8.
o 4+j/2

Studiare il traliccio della fig. 15.18, tre volte staticamente indeterminato. e da tale sistema di equazioni risulta
X 5 =0, X6 =-1,7574 t, X,=-0,7388 t.
11;'
-
F, (]) X, X QJ
X
5
2 3
X, 4
Infine, dalla [15.58], S=BF+ B 1 X, si ricavano le sollecitazioni
S 1 = 1,4142-0,5224=0,8918 t,
S,=-2,1213+1,7651=-0,3562, S,=-2,1213+0,7203=-1,4010 t.

" V,
"
Fig. 15.18
15.5. Tralicci piani e spaziali: procedimento di calcolo «globale » im-
piegando le matrici.
Soluzione.
a) Nello studio delle strutture staticamente indeterminate può venire scritto
Si sceglie la configurazione principale indicata nella figura; Xs, X6, X1 sono le simultanean1ente il sistema di equazioni comprendente tanto le condizioni di equi-
incognite staticamente indeterminate. librio, quanto quelle di congruenza, e ciò comporta in genere, rispetto ai due metodi
F, F, X5 X6 X7 che abbiamo dianzi illustrato, un notevole aumento del numero delle incognite.
1 o 1
--1 o 1-1 Tuttavia in alcuni casi, e segnatamente nello studio delle strutture reticolari spaziali
-1 o 2 -1 o -1 2 (le citazioni verranno riportate nella bibliografia conclusiva), la semplicità della
o -1 3 o -1 -1 3 formulazione delle relazioni di equilibrio, scritte per così dire allo stato puro, e la
1
o -1 4, 1 o -1 1 4 possibilità immediata di dedurre da esse quelle di congruenza possono rendere inte-
B= j/2
o o 5 B,= V2 V2 o o 5 ressante questo modo di procedere qualora, s'intende, si disponga di un elaboratore
o o 6 elettronico.
o o 7
o 6 V2 In quest'ordine di idee, pensiamo quindi di dover studiare una struttura a tra-
o o 7 liccio spaziale esternamente isostatica ma staticamente indeterminata internamente,
con le connessioni delle aste prive di rigidezza ftessionale. Ipotesi questa in generale
1 2 3 4 5 6 7 lecita anche se il co11egamento è rigido, purchè, tra l'altro, le forze esterne agiscano
-v2 o o o o o o nei nodi (par. 13.4.7); e d'altronde sappiamo che anche se agissero in punti qual-
o V2 o o o o o siasi, è sempre possibile riportarsi alla sopraddetta co-;-idizione semplificata, appli-
cando e poi rimuovendo appoggi ausiliari.
I o V2 o o o o Adottato un riferimento generale di assi ortogonali, la deformazione della strut-
Co= EA o
o
o
o
o
o
V2o o
1
o
o
o
o tura risulta definita se sono noti gli spostamenti dei nodi, quindi note le loro com-
ponenti a lungo gli assi coordinati. Ogni nodo si trova soggetto alle eventuali azioni
o o o o o 1 o • esterne F correlative agli spostamenti a (effettive o provenienti dalla presenza dei
o o o o o o 1 vincoli) e agli sforzi assiali X trasmessi dalle varie aste, considerati al solito positivi
se sono di trazione; e per ciascuno dei nodi debbono esser soddisfatte le tre condi~
D=B1tc0 B t [O
~ ~] , zioni di equilibrio alla traslazione· secondo gli stessi assi coordinati. Pertanto, nei
confronti della traslazione in direzione del generico spostamento ai, l'equazione di

l
f2EA
equilibrio sarà del tipo

(2~j/2) o [15.67]
D1 =B1tc 0 B1 I
V2EA o
(2+j/2)
o (4+V2)
o J .
essendo au ... ais i coseni direttori, ossia i coseni degli angoli che gli assi delle s
aste formano con la prescelta direzione dello spostamento a~. Scrivendo tali equa~
366 Capitolo quindicesimo Matrici nell'analisi delle strutture 367

zioni per tutte le possibili traslazioni, che sono tante quanti sono gli n spostamenti a, gnite {X). Il sistema [15.68] com.Prende n equazioni (quanti sono gli spostamenti a);
si ottiene quindi il sistema quello [15.71] s equazioni (quanti sono gli sforzi X); numero di equazioni e numero
[A] {X}+{ F }~o, [15.68] di incognite sono quindi ovviamente uguali. I due sistemi possono venire concisa-
mente rappresentati per sottomatrici:
in cui A, evidentemente di ordine n x s, è la matrice dei coefficienti, dei quali la
relazione [15.67] mostra la generica riga i.
Passiamo ora alle condizioni di congruenza: le estremità delle aste debbono re- [15.72]
stare collegate ai nodi anche quando sono avvenuti i movimenti a; quindi una qua-
lunque asta ha la sua deformazione definita dalla differenza delle proiezioni, lungo il
suo asse, degli spostamenti dei due nodi ai quali essa si collega. Ma la scrittura delle Può essere opportuno notare infine, per potere utilizzare la proprietà della ma-
equazioni esprimenti la condizione di continuità dianzi detta è resa immediata dalla trice trasposta, che l'ordine di scrittura delle equazioni di equilibrio nei confronti
circostanza che le matrici dei due sistemi di equazioni - il primo relativo all'equili- delle varie traslazioni, deve coincidere con l'ordine adottato per la successione degli
brio dei nodi, il secondo al loro assetto congruente - sono l'una la trasposta del- spostamenti incogniti a (viceversa, l'ordine di scrittura delle equazioni di congruenza
l'altra (si veda la bibl.); per cui in pratica basta scrivere soltanto o le equazioni di relative alle varie aste deve rispettare l'ordine adottato per la successione delle inco~
equilibrio o quelle di congruenza. , gnite X); attenendosi a ciò si ha che, come dev'essere, se nel sistema di equazioni di
b) Tale proprietà può venire dimostrata utilizzando il principio dei lavori vir- equilibrio l'incognita Xj occupa la colonna j, l'equazione di congruenza relativa
tuali. Come sistema di forze equilibrato adottiamo gli sforzi virtuali X tutti uguali alla stessa asta deve occupare la riga j nel secondo gruppo di equazioni <16 •6>.
ad 1 e positivi (aste tese), unitamente alle forze virtuali esterne applicate ai nodi per
assicurarne l'equilibrio. E a tale proposito può essere opportuno notare che alla
Esempio 15.9.
generica azione fittizia Xj= 1 fa riscontro un insieme di forze il quale, essendo dato
dalla [15.68], coincide, a parte il segno, con la corrispondente colonna C1 della Studiare col «metodo globale» il traliccio della fig. 15.19: le aste hanno la mede-
matrice A sima sezione; agisce la sola forza F 1 •
{ F';}~-C;. [a]

Come sistema di spostamenti assumiamo quelli effettivi ai dei nodi. Pertanto


le forze conseguenti all'azione Xj=l compiono il lavoro virtuale .E(F'1)iah espri-
mibile, come più volte abbiamo notato, nella forma matriciale { F 11 }t' { a} , prodotto
di una matrice riga con una matrice colonna; e allora le forze conseguenti a tutte
le X unitarie compiono il lavoro virtuale esterno complessivo, tenendo presente
la relazione [a], L 8 = - [ At] { a} . Per quanto riguarda il lavoro interno, ogni azione
virtuale Xj= 1 , posto
[b]

fornisce il contributo, associando la X1 alla deformazione reale, -1 (Xje1 ) (per


' XiC!i esprimibile, con nota- Fig. 15.19
il segno si veda la nota 12.3); quindi, in totale, Li=-.E X
i=l
zione matriciale, nella forma -[ c0 ] {X} , essendo c0 la matrice diagonale dei coef-

[
ficienti di deformabilità e,: Soluzione.

,, o
ez
a) Adottato il riferimento cartesiano indicato nella figura, si hanno 6 sforzi
incogniti Xa, ... , X 1 (sono infatti 6 le aste) e 5 spostamenti (ai, ... , a 6). Pertanto le
e,~ equazioni di equilibrio sono 5 (tante quanti sono i movimenti possibili dei nodi);
:
o .'.l
e) Di conseguenza, per il principio dei lavori virtuali, si può scrivere
[15.69]


quelle di congruenza 6 (tante quante sono le aste).
Ad es. per il nodo B, l'equazione di equilibrio alla traslazione secondo x risulta,
supponendo al solito positivi gli sforzi X di trazione (si allontanano dal nodo)
x,+x,: ~ +F1 ~0,
[A'J{a}+[c,J{x}~o; [15.70]

e se esistono aste soggette a variazioni termiche uniformi positive, si ha, posto crn.oi Infatti nel sistema delle equazioni di equilibrio [15.68}, l'elemento a;i (della riga i
e della colonna /) della matrice [A] rappresenta, come si è detto, la componente della
X1= 1 lungo la direzione dello spostamento a 1• Quindi la numerazione delle righe (ossia
[A' l {a }+[e,] { x}+{/i}~o. [15.71] delle equazioni di equilibrio) coincide con quella degli spostamenti; e la numerazione delle
colonne coincide con quella delle azioni X. Se si vuole che la proprietà delle matrici tra-
Risulta quindi, come si era accennato, che la matrice associata agli· spostamenti Sposte sussista, la successione delle righe del secondo sistema delle equazioni di congruenza
incogniti {a} è la trasposta della matrice A associata, nella [15.68], alle inco- deve coincidere con quella delle colonne del primo, ossia con quella delle azioni X.
Matrici nell'analisi delle strutture 369
368 Capitolo quindicesimo
elaboratore. Con tali programmi si mira, almeno per certi tipi ricorrenti di
quindi il sistema delle equazioni di equilibrio risulta
strutture, a concepire l'intero calcolo come un vero e proprio algoritmo,
o o o ossia come un complesso di operazioni che una volta per tutte possono essere
111V2 o stabilite e programmate. S'intende che occorre, come prima cosa, fornire i
o -1 o
o -1/j/2 o
o o -1 o o -1/j/2 dati relativi alla geometria della struttura e alle sue condizioni di carico e di
o o o -1 vincolo. Ma poi l'elaboratore, una volta dedotti i «valori ausiliari» (ad esem-
o -11Vf pio le aree e i momenti d'inerzia delle sezioni delle aste, le rigidezze fiessio-
-1 o o o -11Vz o nali), provvede al calcolo automaticamente, eseguendo gli ordini impartiti
Il sistema delle equazioni di congruenza è (e=l/EA): dal programma: ossia deduce i termini noti e i coefficienti del sistema; i valori
delle incognite, le varie azioni interne e i movimenti richiesti. Ed effettua,
o o o o -1 a, volendo, le verifiche delle sezioni; giungendo anche - con l'impiego di un
o -1 o o o
1
o
11Vz -11Vz
o
o
-1
o
o
-1
o
o -1/Vf
o
o j a,
a, +e
a,
=0.
plotter, ossia di un tecnigrafo operante per punti - a fornire diagrammi
riproducenti gli schemi della struttura e dei carichi, gli andamenti delle solle-
citazioni, particolari costruttivi, quali le armature di aste di calcestruzzo
o o -11vr -11v2 o [ a, armato.
È chiaro che questi «blocchi » di operazioni, tanto sinteticamente citati, in
I due sistemi possono essere raggruppati in quello unico riportato nella fig. 15.20, realtà si frammentano in programmi e sottoprogrammi complessi e articolati.
corrispondente al sistema [15.72]. Inoltre, di fronte alle esigenze poste da tale notevole automazione, si presen-
- o .o 1 o Y12 o
-

a, E1
tano diversamente i vari metodi di calcolo: il metodo «dell'equilibrio» è
in genere nettamente preferibile perchè, oltre alla forte diminuzione del
o -1 o o -y,12 o °'2 o numero delle incognite messe in gioco da altri procedimenti proprio nei casi
o o -1 o o Y12 a3 o che si prospettano più ardui per il loro elevato grado d'indeterminazione
statica, non si richiedono scelte della configurazione principale, che è sempre
o o o -1 o % a;, o
quella, per strutture sia isostatiche sia iperstatiche, con tutti i movimenti
~1 o o o -y,12 o a5 o
indipendenti bloccati; inoltre di solito i sistemi di equazioni hanno le matrici
o o o o -1 ~
.x;, + o =O dei coefficienti «a banda» e risultano bene condizionati per cui, già lo accen-
o -1 o o o p ~ o nammo a suo tempo (par. 2.5d), gli esiti dei calcoli poco risentono degli arro-
·-- ~

1 o -1 o o p X,, o tondamenti numerici, inevitabili nel concatenamento delle operazioni. Per


p contro, con il metodo « della congruenza», la scelta della configurazione
o o o -1 o xd o
-x
y., -12 o o -1k_ p X,, o
principale, che è la struttura priva dei vincoli iperstatici, non è automatica,
a causa degli infiniti modi di rendere isostatica la medesima struttura; per
o o -y,,"2 "2 o
-
-x p
~
X;- o di più essa è spesso fortemente influente sul favorevole condizionamento del
sistema di equazioni. In quanto al procedimento che abbiamo detto « glo-
Fig. 15,20 bale», perchè conduce sul medesimo fronte le condizioni di equilibrio e di
congruenza, il numero delle equazioni è in genere fortemente superiore a
La soluzione è quello che si ottiene con gli altri due modi di procedere; tuttavia può offrire
{ X}=F,[ 0,5 0,5 -0,5 -0,5 -1/]/2 1/J/21' ; il vantaggio di un lavoro preparatorio particolarmente semplice nello studio
{a }=F,e [ 2,4142 0,5 1,9142 -0,5 0,5 ]'. delle travature reticolari spaziali.
Può essere opportuno riflettere un momento su questa tendenza ali 'au-
tomazione assoluta dei calcoli ed accennare alle conseguenze non tutte favo-
15.6. Qualche osservazione conclusiva. L'impiego degli elaboratori elet- revoli che da essa possono derivare.
tronici nel calcolo delle strutture.
b) L'impiego del calcolatore ha profondamente modificato il modo di
a) Come si è visto, l'impiego delle matrici è utile per esprimere in modo
impostare le tecniche e i metodi di calcolo, perchè con esso quel che più
chiaro e conciso sia le linee concettuali dei metodi, sia le operazioni, che pos~
conta non è la quantità delle operazioni, ma la possibilità di renderle auto-
sono venire oganizzate in programmi di calcoli da sviluppare mediante un
24 - PozzATI, 11-1.
370 Capitolo quindicesimo
Matrici nell'analisi delle strutture 371
matiche. Pertanto un gran numero cli procedimenti escogitati nel passato
sufficientemente «veloce» e « stabile», già ne parlammo a proposito della
per risparmiare tempo nell'esecuzione manuale dei calcoli, ma che per altro
soluzione dei sistemi di equazioni e poi, in particolare, del metodo della
richiedono giudizi e scelte dell'operatore non facihnente traducibili in algo-
congruenza. Inoltre, per quanto riguarda il pericolo della suggestione di cui
ritmi matematici, si sono rivelati non più utili, con il vantaggio di vedere
d1auz1 s1 accennava, occorre aver presente che il progetto di una struttura
selezionato un ristretto numero di metodi essenziali. Viceversa, sono risultati
n_on. si identifica col calcolo: permangono fondamentali le scelte delle solu-
vantaggiosi alcuni procedimenti che erano stati abbandonati a causa del-
z1?n1 s~rutturali,. non. rip_o:tabili, se non in campi ristretti, a processi di otti-
l'eccessiva loro laboriosità; e un chiaro esempio è dato da certe soluzioni
m1zzaz1one; le s1ntes1 cr1t1che, una volta ottenuti i risultati numerici· il tra-
iterative a convergenza lenta, per le quali l'uso del calcolatore può superare
vaso dei risultati teorici nel progetto esecutivo, che è quello che ve;amente
senza confronti ogni immaginabile possibilità dell'uomo.
importa: Per cui resta fondamentale, non ci stancheremo di ripeterlo l 'im-
Inoltre il calcolatore consente di studiare schemi strutturali più completi,
piego . d1 procedimenti agili, aderenti ai fatti fisici, espressione im~ediata
essendo non sempre essenziale la differenza, in termini di costi, di calcoli delle idee creative.
miranti a un diverso affinamento; e consente anche di mettere a punto, una
volta per tutte, le soluzioni di alcuni problemi ricorrenti. Si è così a mano
a mano costituita una vera e propria biblioteca di grossi programmi, ognuno
con un proprio settore di utilizzazione preferenziale, corredato di manuali
in cui si trovano raccolte le istruzioni per la preparazione delle relative schede
di funzionamento del calcolatore a seconda dei «linguaggi» adottati C1 '·'!;
programmi che, se presentano il vantaggio del lavoro effettuato una volta
per tutte da specialisti, hanno l'inconveniente cli risolvere anche il problema
semplice come caso particolare di quello più complesso, mettendo spesso
in gioco grosse elaborazioni e lasciando in uno stato di mortificante e peri-
colosa passività l'utente che, costretto ad accettare i risultati «a scatola
chiusa », non facihnente può effettuare controlli, e si abitua spesso a consi-
derare inappellabili i risultati. Certamente però, con il diffondersi dell'uso
dei calcolatori, i progettisti potranno acquisire più autonome posizioni, im-
parando ad effettuare con l'elaboratore un «dialogo» diretto e quanto mai •
proficuo.
Ma non soltanto snl piano pratico la comparsa e lo sviluppo dei calco-
latori hanno provocato e provocheranno profonde ripercussioni. Anche le
matematiche sono restate coinvolte, soprattutto dalla richiesta di finalità
strettamente connesse con il funzionamento dei calcolatori: il concetto di
H soluzione}), non più identificato con l'acquisizione di una verità, tende a
spostarsi verso l'obiettivo del risultato sufficientemente approssimato, ossia
non troppo contaminato dagli errori che l'esecuzione del calcolo comporta.
In definitiva l'essenziale sta nel valore; e questa visione utilitaristica della
ricerca potrà comportare profonde conseguenze, corrompendo I'illuminante
esigenza interiore del rigore.
È naturale che le straordinarie prestazioni degli elaboratori elettronici,
ai quali si legano storiche imprese dell'uomo, abbiano creato una profonda
suggestione, che facilmente ha potuto indurre a magnificazioni. Invece, ovvia-
mente, i calcolatori hanno i loro limiti. Tra l'altro occorre che il calcolo sia

<ts.n Tra notevoli programmi attuali ricordiamo, per esempio: lo STRESS, il NASTRAN
(Nasa Stress Analysis), lo STRUDL (Structural Design Language), il FRAN (Frames
Analysis).
Procedimenti semplificativi 373

ziale il calcolo delle incognite staticamente indeterminate. Proprietà questa


da fare risalire al fatto che le tensioni dovute ai momenti sono in grado di
soddisfare con limitati valori le condizioni di congruenza scomposte ad opera
dello stato di tensione per puro sforzo assiale provocato dalle azioni esterne.

16.2. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco influenzato dagli spo-


CAPITOLO XVI stamenti dei nodi.
PROCEDIMENTI SEMPLIFICATIVI Quanto verrà accennato riguarda il caso frequente di telai con numero
abbastanza elevato di colonne e con campate di luci poco diverse, soggetti
a carichi verticali di paragonabile intensità massima.
16.1. Premessa.
Più volte, illustrando i vari metodi di calcolo, abbiamo avuto occasione
di accennare al fatto che, per le ipotesi poste alla base della teoria, e in parti- ~~ ~~ .- •µ

colare per quella di perfetta continuità tra i vari elementi strutturali, le


soluzioni relative ai casi staticamente indeterminati sono inevitabilmente
approssimate; inoltre sono necessariamente semplificati gli schemi struttu-
rali, e sono in genere convenzionali e molto numerose le condizioni di carico
I 1 , , , . z
accidentali da considerare per dar luogo alle più gravose sollecitazioni, sep- '
pure limitatamente alla rosa delle sezioni maggiormente significative. Quindi , .. , .. ,.,. . ,,,
il progettista ha la necessità di disporre di procedimenti di calcolo sbrigativi
ed essenziali, per potere rapidamente prima di tutto saggiare l'accettabilità
e la convenienza della soluzione strutturale adottata, poi controllare gli
ordini di grandezza dei risultati forniti da una macchina calcolatrice o da
metodi di calcolo complessi. In definitiva è necessario evitare che la mente, • ., % , .. , '·
,
nel correr dietro ai particolari, perda di vista l'essenziale; e si abbia la possi-
bilità di eseguire tutte quelle sintetiche verifiche che un progettista avveduto
~~ Ùi ,,~
non deve mai mancare di mettere in opera.
e) ·~
Pertanto, nell'ambito delle strutture staticamente indeterminate, essendo,
come si è ricordato, tutte le nostre soluzioni approssimative, evidentemente Fig. 16.1
il presente capitolo si riferisce a procedimenti per i quali vengono aggiunte
ulteriori semplificazioni a quelle poste alla base dei metodi di calcolo classici. Per le ipotesi fatte, anche se la struttura non è simmetrica e non sono
Ed è chiaro che si può ricavare una gran varietà di tali modi di procedere; simmetriche le condizioni di carico, lo stato di sollecitazione è in genere
per cui ne citeremo pochissimi, più che altro per mostrare alcuni esempi, poco influenzato dagli spostamenti dei nodi. Inoltre, poichè i momenti flet-
rinviando maggiori particolari alla parte in cui verranno trattati gli aspetti tenti delle travi sono di solito debolmente influenzati dai carichi agenti sui
che più interessano la pratica della progettazione. piani vicini <16 •1), per il piano superiore e per quelli intermedi è lecito adot-
Inoltre può essere opportuno ricordare anche che un intervento sempli- tare rispettivamente gli schemi indicati nelle figure 16.la, b. Per di più, avendo
ficativo di particolare importanza è già stato illustrato in precedenza (voi. I, supposto i carichi poco diversi tra loro (ovviamente a parte quelli della
cap. VI): esso riguarda le strutture iperstatiche inflesse, per le quali, adottata copertura), le sollecitazioni relative ad un piano variano in genere limitata-
tma configurazione principale isostatica, i carichi provocano puro sforzo mente rispetto a quelle dei piani vicini, e possono allora essere ritenute valide
assiale e sono quindi soltanto le incognite staticamente indeterminate a gene- per una terna di travate consecutive, estraendo dalla struttura complessiva
rare momenti flettenti. Allora per tali strutture si ha, sotto certe condizioni
frequentemente verificate, che il semplice stato di sollecitazione dovuto ai ~16 • 1} ~ facile constatare che, nell'ambito delle ipotesi fatte, le condizioni di vincolo
carichi per la configurazione isostatica è dominante, ossia diviene inessen- e. d1 carico delle campate poste al di là di queUa in esame hanno limitata importanza.
S1 veda vol. II, parte 2a, cap. V.
374 Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi 375
i telai ridotti indicati con tratto ingrossato {fig. 16.lc), e considerando poi rendendo quindi soddisfatto l'equilibrio del nodo [ma non l'uguaglianza delle
per essi le più severe condizioni di carico accidentale (voi. II, parte 2', cap. V). rotazioni delle sezioni estreme delle varie aste; nel caso indicato nella figura,
Ed è chiaro che nella parte inferiore di telai aventi munerosi piani i pilastri - 15,6 3,6 - -
diventano tanto rigidi da rendere le varie travi pressochè incastrate. Mab= - - 4 - 2 = - 7,02 tm, Maa= -5,94 tm, Ma,= -(- 7,02-5,94) 0,56=
I diagrammi dei momenti dedotti con tale procedimento semplificato
sono in genere accettabili per i valori negativi, mentre è opportuno incre- =7,26, Ma,=5,70 tm].
mentarli nei tratti di ordinate positive, per tener conto delle cause che pos- Per farsi un'idea dei limiti della validità del procedimento, ossia della
sono indebolire le condizioni di perfetta continuità presupposte nei calcoli. _;igidità che gli elementi ritenuti indeformabili debbono avere rispetto agli
S'intende che alle rigidezze dei vari elementi possono non di rado essere i, 2 t f<-- 5.5 -··+-
7,0 5, 5 ~ altri ad essi collega!~ per po-
attribuiti valori che rispecchiano in modo più accurato anche le condizioni _._ · 'f tere ancora ritenere 1 risultati
dei nodi appartenenti ai piani vicini: così, per esempio, per la ricerca dei ~~ significativi, può essere oppor-
momenti flettenti dei pilastri esterni può essere adottato lo schema ridotto 2,1!,_'!rn---'li----=.,,,____"!, -f luno considerare il semplice
della fig. 16.ld, attribuendo ai ritti le rigidezze 6R (con R=EJ/l), corrispon- g esempio del portale, soggetto
denti all'ipotesi che le rotazioni dei nodi J, B, C siano uguali. Per cui, ad a una forza orizzontale (esem-
esempio, se la trave è soggetta a un carico uniforme, si ottiene facilmente, Wll="~"'W==--4--"111"1'1 i <>ì
pio 13.13a). Nella fig. 16.3
sono riportati i diagramn1i dei
in base alle solite notazioni: 11

q/2 6R1, ·'i<l=-'"""''W=--=u:i,,,,,.-""'=llb l momenti relativi ai dne casi di


M,,= ~ --12- -4-R-,-.+-6-R~,,-+-6-R-,, f1 trave con rigidità R, di valore
l,', sia infinito, sia uguale rispetto a
Tali modi di procedere su parti ridotte della struttura verranno illustrati 9ll'l11T!JP"""°''lmi:=-"""=k_,1l.ll.ll.ltj"" f quella RP dei due piedritti: nel
nel cap. V della parte 2' del voi. II (dedicata alle applicazioni), mostrando
in particolare le varie condizioni di carico da considerare.
·'=!mnnu~-----~il11.1.lllE6t
g
16.3. Telai aventi lo stato di sollecitazione poco inllnenzato dalle ro- E'f
tazioni dei nodi. g
a) Le forze dovute al vento e alle azioni sismiche agenti su un telaio "'
possono essere frequentemente concentrate in corrispondenza delle travate;
e comunque si pnò sempre giungere a tale schema di carico mediante il pre-
liminare ricorso ad appoggi ausiliari. Le sollecitazioni sono calcolabili con ____ diagr. Mper R,/Rp~=
semplicità considerando i nodi liberi soltanto di traslare, ossia ritenendo ......... _ _ diagr: MJ;erR,~Rp
indeformabili le travate rispetto ai ritti; ipotesi questa che è d'altronde un 10tm
passaggio obbligato anche per più precise valutazioni, volendo procedere Fig. 16.2 Fig. 16.3
col metodo dell'equilibrio. Come vedemmo nel par. 12.1.5, per ottenere i
momenti flettenti agli estremi di nn generico ritto A-B (fig. 16.2), basta ripar- primo caso si ha dunque M 21
' =M1 ' 2=-Ph/4=-}_
28 Ph·' nel secondo M 2,1-
-
tire lo sforzo di taglio del relativo piano proporzionalmente alle rigidezze 6 8
alla traslazione dei vari ritti appartenenti al piano (quindi proporzionalmente =--23.Ph, M,,2=-23Ph, con una differenza massima di 14,3%, destinata
ai momenti d'inerzia delle sezioni, se tutti i ritti hanno uguale lunghezza h), evidentemente a diminuire per valori di R,> RP, ma già non grave per
e si ricava cosi lo sforzo tagliante singolo T,,, dal quale si ottiene subito, per R,=Rp. Dato questo che può essere utile per rendersi conto dell'entità
elementi prismatici, M.,=M,a= -T,,h/2 (sinistrogiri se le forze sono rivolte degli errori in cui si può incorrere considerando nulle le rotazioni dei
verso destra). I momenti flettenti per le estremità AC, AE delle travi possono nodi.
infine essere valutati approssimativamente ripartendo la somma dei mo- Qnanto è stato osservato per i telai che hanno i nodi traslabili orizzontal-
menti dei ritti, cambiata di segno, proporzionalmente alla rigidità R delle mente vale anche per i casi in cui le traslazioni sono verticali: un'applica-

stesse travi: si ottiene così, ad esempio, Mac=-(Mab+Maa) R ~~ae '


aa
zione venne fatta a proposito della trave Vierendeel (par. 13.4.5b), e nel-
l'esempio i momenti indicati col numero romano I sono per l'appunto quelli
376 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 377

che corrispondono all'ipotesi dei nodi liberi soltanto di traslare; gli errori, 16.4. Telai aventi Io stato di sollecitazione influenzato sia dalle rota-
nei limiti precedentemente specificati, non sono in genere grandi, e ciò è zioni, sia dagli spostamenti dei nodi.
confermato anche dai diagrammi della fig. 16.4 nella quale sono riportati
a) L'ipotesi delle travate indeformabili rispetto ai ritti (ossia di nodi che
i momenti calcolati per la trave Vierendeel multipla della fig. 13.40, consi-
traslano soltanto) può essere utile anche in quei casi in cui gli spostamenti
derando i nodi liberi o no di ruotare.
dei nodi sono influenti pnr essendo i carichi verticali: è evidente infatti che
diagramma M
1,51/m
'10'30
'10 30 ~
-- li
~ ~
_JS
~
J==
4=
1t rn
·'10/30 --
H,+ H,
~
li==

'
k350,i._ 700 -.J
~
qp+tf.
qp+tfa
" ' Fig. 16.5 a) e)
qp+0.9q '
qp+QB~
"
I
+ si ricade nel procedimento ricordato nel paragrafo precedente dopo avere,
in una prima fase del calcolo, impedite le traslazioni mediante vincoli ausi-
qp+0.7q

,, ,, T1
" liari, ma consentite le rotazioni dei nodi.
:R •
a) . Si c~nsideri, a titolo d'ese!llpio, il semplice telaio della :fig. 16.5a, con le travate
SCALA DEI MQWENTI FLEITEN'11
O 50 100 150/Jn libere di spostarsi; le dimens1oni delle varie aste, tutte prismatiche, sono indicate,
con la condizione di carico, nella stessa figura. Come è stato detto, si può pensare
di seguire il procedimento di calcolo ap-
_ _ i nodi tmslano e ru_olano prossimato consistente nel sommare gli 0,136 0118 -0494
____ i Mdi ruotano ndla situa:done'll;: ,,
e traslano soltanto nella situazione .'b
stati di sollecitazione conseguenti a due
fasi d1st1nte: una, per la struttura con i T r,(
\. t /\..f'";( 'r:t
'-.I
(7}-,
\tJ
l}}§!:_t
Fig. 16.4 nodi impediti di spostarsi, ma liberi di e
ruotare (fig. 16.5b); e la soluzione può ~· .
essere ottenuta facilmente procedendo' J_ (L l"I ([ 03641
b) L'ipotesi dell'indeformabilità delle travate consente, qualora essa sia ad esempio con il metodo di Cross. \....:: \..: \..: (J) ---
ammissibile per la disparità di rigidezze tra piedritti e travi, di calcolare con L'altra, viceversa, per la stessa strut- -0,166 0898 -1,694
tura con i nodi che si spostano ma non -0,378 1,708 -2,684
~~fi~a~;~v~te~gfi~!tie!~i~~fr;pc~:~~~: T (( 2
semplicità le sollecitazioni anche per effetto di variazioni termiche (fig. 13.42):
Se esiste una condizione di simmetria, si calcolano, a partire dai punti che
di segno (fig. 16.5c); queste ultime !il
G( (j( (]) l},§.§ !_
sono fissi, le deformazioni per effetto termico; quindi sono noti gli sposta-
menti relativi il degli estremi delle varie membrature che vengono trascinate, esercitate dai vincoli ausiliari che si "'>
sono pensati precedentemente applicati j_ (~ l"I ([ 0,5801
e si ha che i relativi momenti valgono, se esse sono prismatiche e se la rota" per impedire gli spostamenti dei nodi. \...:': \_: \...: -----
zione y=il/l è positiva: Le reazioni H dei vincoli ausiliari -0,189 0,854 -1,342
M=-6 EJo/l'. si possono facilmente ricavare dal cal-
cofo sviluppato nella prima fase (figu- Fig. 16.6
ra 16.5b): come mostra a titolo di
Se i punti di riferimento non sono noti, basta far ricorso in una prima esempi~ la fig. 16.6, per le estremità superiori dei piedritti le forze H (che occor"

fase ad appoggi ausiliari, e sovrapporre ai momenti che si ottengono in tale rer.à poi applicare cambiate di segno) sono uguali alla somma dei momenti calco-
lati alle estremità di ciascun pie~ritto divisa per l'altezza del piano corrispondente,
situazione quelli dovuti alle reazioni degli appoggi cambiate di segno, Ma e sono negative (rivolte verso sinistra), se la somma dei momenti è positiva (cioè
non stiamo ad insistere su cose ripetutamente dette (par. 13.4.6). destrogira); in particolare, per i tre piedritti del piano terreno risulta (i momenti
378 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 379

flettenti sono espressi in tm e le lunghezze in metri): b) Chiaramente nulla cambia, iu sostanza, anche se sui ritti agiscono
azioni orizzontali, e si ritengono influenti tanto le rotazioni quanto gli spo-
~-[-0,378-0,189+1,708+0,854 -2,684-1,342]~058
H, ,
35 ,
35 + ,
35 ' t. stamenti dei nodi; ovviamente è necessario tener conto dei carichi nel
calcolare le reazioni H dei vincoli ausiliari. Altrettanto può essere detto
S'intende che per le estremità inferiori dei piedritti valgono le stesse considera- per coppie agenti fuori o in corrispondenza dei nodi.
zioni precedenti, ma con il risultato che le forze H non vanno cambiate di segno; Tale modo di procedere corrisponde al troncamento del metodo di Grinter
alle prime due fasi (si veda la bibliografia).

16.5. Il comportamento delle strutture " a telaio " interpretato con fittizi
schemi continni.
16.5.1. Premessa.
Per le strutture iperstatiche complesse frequentemente può essere utile
pensare le azioni concentrate di un certo numero di vincoli sostituite con

M&mJ'ì...
2
h6 1 h •

*h

*h

_____ procedimento
*h

semplificato
Fig. 16.7
_ _ procedimento
'èsatto''
a) *-tH
h

h
quindi si dovrà scrivere, ad esempio, per le estremità inferiori dei piedritti del piano
compreso fra la prima e la seconda travata: *h

H,
0,136-0,166 + 0,118+0,898 + -0,494-1,694
3,30 3,30 3,30
0,364 t.
*h

La reazione complessiva del vincolo della prima travata vale pertanto:


*h

rivolta verso sinistra.


H,~0,580-0,364~0,216 t,
rivolta verso destra, ed è quindi da applicare, nella fase indicata nella fig. 16.Sc,

La fig. 16.7 mostra, per utili confronti, i diagrammi dei momenti flettenti otte-
l
o y
_
*h
~7i?iW!i?!??l?!??i?!??i0'~-:'.;300fm
v (sposi seam.dii Y) 100tm o 60t 20

_ _ senza la deformazione ~dei ritti per N


10t o

nuti sia con il procedimento semRlifìcato cui dianzi si è fatto cenno (curve in Fig. 16.8
tratteggio), sia tenendo conto dell effettiva deformabilità delle travi, a parte l'in- ............. con la defarmamme ~ ilei ritti per N
fluenza degli sforzi taglianti e assiali. Nel caso esaminato, le massime sollecitazioni
differiscono, a conti fatti, al massimo dell'ordine del 10%; ciò che conferma l'atten- una corrispondente loro azione diffusa: è chiaro allora che, al posto dei
dibilità dei risultati ottenibili mediante il procedimento semplificato, nell'ambito, sistemi di equazioni alle differenze esprimenti condizioni di congruenza o
s'intende, delle limitazioni specificate nel precedente par. 16.3, in merito all'ipotesi di equilibrio, si hanno equazioni differenziali, e che le quantità incognite
della trascurabilità degli eftétti dovuti alle rotazioni dei nodi quando si studiano
telai soggetti a forze orizzontali. si trasformano in funzioni, con il vantaggio, come vedremo, di ottenere solu-
380 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 381

zioni rapide e sintetiche, dalle quali possono emergere con utile evidenza chiameremo ancora «ritti» (o mensole), aventi le sezioni appiattite e co-
aspetti qualitativi, ottenendo risultati che in vari casi possono essere suffi- stanti a 1 • s, a2 • s; ossia pensiamo distribuite le sollecitazioni che ad essi
cientemente precisi (es. 16.3), con approssimazioni evidentemente tanto mi- vengono applicate dai traversi aventi la luce netta a e la sezione di momento
gliori quanto più la condizione di vincolo reale si avvicina a quella ipotizzata. d'inerzia J,,: risultano allora uguali le linee elastiche dei due ritti (v1 =v2 =v),
Di tale modo di procedere vedemmo già un'applicazione utilizzando la le rotazioni delle sezioni rette (cp1 =cp2 =dv/dx) e le curvature; per cui tra i
teoria della trave su suolo elastico nello studio dei graticci di travi (es. 6.4), momenti flettenti dei ritti sussiste la relazione:
ma è evidente che i problemi offerti dalla pratica, per la cui soluzione è pos-
sibile e conveniente passare dal discreto al continuo, sono innumerevoli. [16.l]
In seguito ci limiteremo ad esaminare alcuni esempi particolarmente signi- con J 1 =S · a1 3/12, J 2=s · a 23/12. Inoltre per i traversi, che supponiamo tutti
ficativi, rinviando l'illustrazione di altri casi al cap. VII (alti edifici) della uguali tra loro, il momento flettente è nullo in mezzeria (fig. 16.9), e le solle-
2' parte dello stesso voi. IL
l
16.5.2. Pareti irrigidenti con una o più serie di fori allineati verticalmente <16 •2>.
a) Relazioni di base. Per la parete irrigidente indicata nella fig. 16.8,
pensiamo continua la connessione tra i due elementi verticali, che in breve

(lG.ll) Nello studio dei telai, lo schema dei traversi collegati con continuità ai ritti è
stato introdotto da LETITIA Cm.rry, «On the Cantiliver Composed of a Number of Pa-
rallel Beams Interconnected by Cross Bars », Phil. .Mag., LXXVID, p, 685, ottobre 1947.
In tale memoria, che mi è stata gentilmente segnalata dal prof. A. CHIAR.uor, si trova parti-
colarmente trattato il telaio (soggetto a carico uniforme) costituito da due mensole uguali
collegate da traversi equidistanti: tenendo anche conto della deformazione dei ritti per
effetto dello sforzo assiale, viene ricavata e risolta l'equazione di base:
m"-A 2m+qa 2x/2=0,
essendo m il momento applicato con continuità alle mensole dai traversi, a 2 =6J,,rf(Jhl) citazioni negli estremi B, C valgono, trascurando per ora la deformazione
(corrispondente alla rei. 16.24), Ji. 2 =a 2 (l +4J/Al2) (corrispondente alla rei. 16.25); è trat- dei ritti per effetto dello sforzo assiale (16 •3):
tato anche il caso del telaio con mensole diverse e di numero qualunque. Il lavoro della
CHITI'Y è esposto anche nell'interessante volume di A. J. S. PIPPARD, Studies in Elastic 2M,, 12EJ,,l
Structures, ed. Edward Arnold, London, 1952, cap. 8. 'P. [16.2]
I telai «a connessione continua» sono stati studiati a fondo, pressochè contemporanea- a a'
mente, da R. RosMAN e da H. BECK, considerando in particolare il caso frequente nella
pratica dei ritti aventi Ia dimensione nel piano del telaio non più piccola rispetto alla Pensando diffusa la presenza dei traversi, alla sezione di una lamella
lunghezza netta a dei trasversi, ossia nel caso in cui I non può essere considerato pressochè
uguale ad a: R. RosMAN, (( Beitrag zur statische Berechnung waagrecht beJasteter Querwande alta dx compete il momento d'inerzia J,,. dx/h e, per la [16.2], lo sforzo
bei Hochbauten », Der Bauingenieur, 1960, 4 (la prima nota, indicata nel lavoro cit., apparve tagliante:
sulla stampa tecnica iugoslava nell'aprile 1959); H. BECK, «Ein Beitrag zur Berilcksichtigung l2EJ,,l k
der Dehnungsverformungen bei Rahmen mit schlanken u. gedrungenen Konstruktions- t ·dx a'h cp dx=-1- cp · dx , [16.3]
gliedern », Der Bauingenieur, 1959, 5. Entrambi gli Autori hanno proceduto col metodo
della congruenza operando su una funzione incognita «sollecitazione» (lo sforzo assiale N avendo posto:
dei ritti per RosMAN; lo sforzo di taglio t dei trasversi per BECK). Vedremo questo proce-
dimento nel punto 16.4.2e.
l2EJ1,l2
Qui si procede col metodo dell'equilibrio e si ha come funzione incognita la linea ela-
k [16.4]
a'h
stica v dei ritti. Tale procedimento, non diverso nella sostanza da quello di RosMAN-BECK,
può offrire qualche vantaggio nel caso di pareti con più serie di aperture (o in genere dei
telai con più campate o di sistemi comprendenti più strutture), poichè la funzione inco- (k ha la dimensione fisica di una forza).
gnita resta la sola v. Esso si complica volendo introdurre la deformazione dei ritti per effetto
dello sforzo assiale, per altro spesso poco influente (es. 16.2; :fig. 16.8); di tale deforma-
zione si può tenere conto con facilità adottando il procedimento di RosMAN-BECK che, <16 •3> Le sezioni estreme di un generico traverso ruotano entrambe dell'angolo <p e si
come è stato accennato, assume come funzione incognita lo sforzo assiale (o la funzione spostano relativamente di u=<p (a1 +a2)/2=<p (I-a); quindi nella mezzeria si ha soltanto
taglio dei traversi direttamente legata a N). sforzo tagliante e sforzo normale, e agli estremi (fig. 16.9):
Un'esposizione panoramica di vati procedimenti si trova nella nota di G. MENDIIT0-
1. RuscoNI CLERICI, (!Introduzione allo studio delle pareti di controventamento », Tecnica
Italiana, 1973, 7-9.
Mb=M0=Nfir=
6
~Jtr (qi+: )=6EJ,,,hp/a 2

382 Capitolo sedicesimo Procedimenti sen1plificativi 383

Pertanto, considerati i due ritti divisi in corrispondenza delle mezzerie b) Integrali particolari. Carico q distribuito uniformemente (rivolto se-
dei traversi, è facile constatare che, neutralizzandosi il contributo degli sforzi condo y positivo; fig. 16.10):
mutui orizzontali, l'espressione del momento flettente per l'intera mensola q(H-x)'
M,(x)=- ,
costituita dai due ritti vale [per la 16.3, con <p=dv/dx] (16 · 4l: 2
H H
[16.13]
M,(x) qEltot.
M(x)=Mo(x)+J~tdx)l=Mo(x)+kJ~v=Mo(x)+k [v(H)-v(x)], [16.5] Vp(X)=v(H)+ k
k'
tenendo conto, s'intende, delle convenzioni sui segni (fig. 16.8), e indicando e si verifica con facilità che, sostituendo l'espressione di vp(x) nella [16.9],
con M,(x) il momento per effetto dei carichi esterni (positivo se il centro questa risulta identicamente soddisfatta.
p
di curvatura è dalla parte degli spostamenti v negativi). Carico P in sommità :
Tra la linea elastica v(x) e il momento flettente totale sussiste la relazione:
M,(x)=-P(H-x),
d 2v
Eltot. dx' =-M(x), [16.6] M,(x) [16.14]
Vp(X)=v(H)+-k-
con: q
Carico triangolare:
[16.7]
q 0 (H-x)'
Posto: M,(x)=
6H
a. 2 =k/Eltot. [16.8] [16.15]
M,(x) q,(H-x) Eltot.
vp(x)=v(H)+ k
(a. ha la dimensione fisica dell'inverso di una lunghezza), tenendo conto H k2
della [16.5], l'equazione [16.6] diventa: Fig. 16.10

d 2v e) Le sollecitazioni. Nota la linea elastica, si risale facilmente alle solle-


dx' -a. 2 v=-[M0(x)+kv(H)]/Elwt., [16.9] citazioni sia dei ritti, sia dei traversi. Ad esempio, nel caso del carico uni·
forme, si ha per uno dei ritti [dalle relaz. 16.10 e 16.13]:
e ammette l'integrale generale, somma di un integrale particolare vp(x) con M,(x)=-EJ,v"=-El,a. 2 (A cosh a.x+B senh a.x)+EJ,q/k; [16.16]
quello dell'omogenea associata:
e per la [16.3] (<p=dv/dx, dN=t · dx):
v(x)=A cosh a.x+B senh a.x+vp(x), [16.10]
Hf
N,= dN,=-
fçHf dv=-

[v(H)-v(x)] .
essendo le costanti A, B da determinare con le condizioni ai limiti. 1
[16.17]
X X 1
Se, ad esempio, la mensola è incastrata alla base, dovendo essere all'in-
castro (x=O) nulla la rotazione dv/dx e nullo lo spostamento v, si ottiene: Per un traverso [per la prima delle 16.2]:
6EJ,,l dv
Ba.+v'p(x=O)=O,
[16.11] Mtr=~ dx [16.18]
A+vp(x=O)=O.
d) Osservazioni. Il procedimento può essere applicato ovviamente anche
Vedremo che nell'espressione di vp(x=O) figura v(x=H) dato dalla [16.10], ai telai consueti, i cui ritti hanno in genere le dimensioni ai sensibihnente
ossia dalla: minori dell'altezza h dei piani <'"'l: diventa allora insignificante la defor-
v(H)=A cosh a.H+B senh a.H+vv(H). [16.12]
<u.o) La soluzione a connessione continua comporta anche la conseguenza (lo abbiamo
t16.4)Con i segni adottati per il taglio T (:fig. 1-6.13b), il ritto a sinistra riceve da un già rilevato) che le rotazioni dei nodi di un medesimo piano siano uguali; quindi il risultato
generico traversg il momento positivo T(a+a 1)/2, e quello di destra T(a+aJ/2; in totale, è tanto più aderente allo stato di cose effettivo quanto più la struttura è vicina alle condi-
T· l. Al momento M 0 (x) verrà attribuito segno negativo [rel. 16.13] per la condizione di zioni ricordate nel par. 13.3.le. A proposito di ciò si veda anche: J. CoURBON, op. cit.
carico indicata nella fi.g. 16.8. nella bibl., vol. II, cap. m, par. 14, p. 190.
384 Capitolo sedicesimo
Procedimenti semplificativi 385
mazione dei ritti per sforzo assiale; deformazione sinora trascurata, e che
comunque verrà presa in considerazione nel punto seguente. in cui la parete si salda ai pilastri (es. 16.3); ma s'intende che alle cause di
S'intende che le azioni applicate dai traversi ai ritti provocano effetti approssimazione precedentemente accennate si aggiunge quella della pre-
localizzati i quali non possono venire espressi nè dal fittizio schema continuo senza delle sollecitazioni concentrate dai pilastri stessi. Per tramite delle
condizioni ai limiti possono essere esaminate
considerato, nè, comunque, da una trattazione che attribuisca ai vari ele~
altre interessanti situazioni. pmmm?mM )( S '''"'""'"''T
menti la conservazione delle sezioni piane. Inoltre, se i traversi hanno sezione
Notiamo infine che, considerando, come è ' I

.~ =rrrraJ]J
stato fatto, i traversi dotati di rigidezza fles-
f
sionale, si ha uno stato di tensione e di defor- I -
I
mazione intermedio a due stati limite (fig. 16.12): I
l'uno corrispondente alla mensola costituita dai f ujJer traversi i'ndeJormahili /
fR ==\.I
due ritti funzionante come un'unica trave (tra- 1 ·\· lr 'J I
versi indeformabili); l'altro relativo ai ritti colle- i
I
gati da semplici bielle (traversi di rigidezza nulla). I
I

e) Il procedimento di Rosman-Beck (v. nota I


I
16.2). Influenza della deformazione dei ritti per \
\
sforzo assiale. Come si è già notato, per l'ipo- \
\
tesi dell'azione diffusa dei collegamenti, e \
\
trascurando ovviamente la deformazione di \
questi per sforzo assiale, le linee elastiche dei _ _ a per traversi effettivi
ritti sono uguali; quindi nella mezzeria di cia- ,.... -.- _ a per traversi come bielle
scun traverso, a causa delle rotazioni uguali e
(R1,=o}
.b=o=r='!d,,"F9F--,c: dello spostamento verticale relativo delle sue Fig. 16.12
sezioni estreme, il momento flettente è nullo.
:{, J; h,, Adottati gli assi di riferimento indicati nella fig. 16.13 (in questo caso
7,«::;;;7'!~)Y?.07,7,<!?7,il~7'<~/.'L conviene porre l'origine in sommità), consideriamo due traversi adiacenti,

a) b)

t~ 4
Fig. 16.11

. aj.I oj

~
q{x
tozza rispetto alla loro lunghezza a, la stessa ipotesi diviene anche per essi
inattendibile e si manifesta un comportamento di lastra con fori, mala-
t~ o G

mente inter;retabile dallo schema di un insieme di travi. 000


Secondo quanto è stato accennato nella nota 16.2, il procedimento non D - H
presenta difficoltà se la parete irrigidente ha più file di aperture (fig. 16.lla),
o se il telaio comprende più campate, poichè la funzione incognita rimane
D -

ancora e soltanto la linea elastica (16.o); e ciò può essere utile soprattutto D - N
per le applicazioni nella dinamica. Più complesso è il caso indicato nella a) D - b) e)
fig. 16.llb per il quale, se i carichi sono orizzontali, la soluzione può es.sere
ottenuta imponendo le condizioni ai limiti in corrispondenza della sezione R Fig. 16.13

UG.Gl La soluzione può essere ottenuta anche con il procedime~to di 1:lOSMAN-BEcK, distanti Llx=h. È evidente che lo spostamento verticale relativo Llu delle due
mettendo però in gioco tante funzioni incognite quanti ~?no le fil~ de1 traversi: R ..RosMAN, sezioni C, C' comprende, ragionando ad esempio per il ritto 1 (fig. 16.13c):
Die statische Berechnung van Hochhauswiinden ntit Offi1ungsre1hen, Ernst, Berlrn, 1965.
la parte 0-1 (verso il basso, considerando il momento flettente positivo) per
25 - POZZATI, ll-1.
Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 387
386
!'inflessione del tronco compreso tra i due traversi; l'aggiunta 1-2 (ancora ove Nv(x) è nn integrale particolare che, ad esempio nel caso del carico
verso il basso considerando lo sforzo normale positivo) per l'allungamento uniforme, vale:
del tronco; i~fine la parte corrispondente alla differenza d'inflessione dei [16.27]
due traversi consecutivi. Quest'ultima evidentemente vale L1 T · a'/(24EJ,,) ed
ha senso contrario alle precedenti; pertanto, pensando diffusa la presenza
dei traversi, poichè alla sezione di una generica lamella alta. d~ c~mpete lo e A, B sono le costanti da determinare con le condizioni ai limiti.
sforzo tagliante t ·dx e il momento d'inerzia J,,dx/h, e p01che. (md1cando Noto lo sforzo assiale N(x), ogni altra sollecitazione viene determinata
con N lo sforzo assiale del ritto) dN=t ·dx, essa m defimtiva nsulta: facilmente (es. 16.3; relaz. f, g); diagrammi per facilitare i calcoli si trove-
ranno riportati nel par. 7.3.2a della parte 2' del vol. II.
d'N [16.19] Evidentemente ponendo À2 =a' si omette l'influenza della deformazione
dt · d'h/(24EJ,,)= dx' a3h • dx/(24EJ,,) . conseguente allo sforzo assiale dei ritti.

Inoltre il momento flettente, sempre per il ritto 1, vale [re!. 16.5; Esempio 16.1.

N=~'J,t·dx]=
Studiare, col procedimento esposto nel par. 16.5.2a, la parete d'irrigidimento
della fig .. 16.8, alta H=31 m e dello spessore costante s=20 cm, è soggetta al
M 1 (x)=[M,(x)+N(x)/] ei, [16.20] canco umforme q=l t/m=lO kg/cm. Inoltre:
a=l,O m, a2=3,0 m,
ove Mo(x) è il momento totale dei carichi (per i segni si veda la nota 16.4) e: l=a+(a1 +a,)/2=4,25 m, h=3,l m,
e =J,/(J,+J,)
1
[16.21] J1 =s · a1 /12=0,7146 m'=7146 · 10' cm',
3
J 2 =4500 · 104 cm' ,
J,,,, =J,+J,=11.646 • 10', J,,=20'/12=1,33 · 10' cm',
è il coefficiente di ripartizione.
5
Pertanto lo spostamento relativo du delle sezioni C, C', pensate distanti dx, E=3 · 10 kg/cm'.
risulta: Soluzione.
M 1 (x)dx (a+a,) + N(x)dx N''a 3h ·dx
du. [16.22] a) Con i dati si ottiene:
EJ1 2 EA 1 24EJ,,
k=279,7 · 105 kg [re!. 16.4],
Un'analoga relazione può essere scritta riferendosi al ritto 2, e, per con- a 2 =80,056 · 10-s cm- 2 [rei. 16.8],
gruenza, il relativo spostamento du dev'essere uguale al valore d~to dalla a=S,947 · 10- 4 cm-1 , aH=2,774,
[16.22]; per cui, uguagliando le due espressioni, e per la [16.20], s1 otuene:
cosh aH=8,0425, senh aH=7,9801 .
d 2N a' [16.23]
dx 2 -}.'N=-1- M,, Dalla re!. [16.13] si ottiene [Mo(x=0)=-1 ·31 2/2=-480,5 tm]:
Vp(x=O)=v(H)-1,7179-0,4466=v(H)-2,1645 cm,
ove a' ha la solita espressione [16.8]: Vp(x=H)=v(H)-0,4466 cm,
vp'(x=O)=qH/k=10 • 3100/279,7 · 10'=11,083 ·lo-•.
a' [16.24]
Costanti d'integrazione:

e: B[rel. 16.ll]=-vp'(x=O)/a=-1,2387 cm,


[16.25] v(H) [re!. 16.lO]=A · 8,0425-f-B · 7,9801 +v(H)-0,4466,
da cui A= 1,2846 cm,
L'integrale generale della [16.23] può venire scritto: e utilizzando la seconda delle condizioni [16.11], si ottiene A+v(H)-2,1645=0,
quindi:
N=A cosh .l.x+B senh .<x+Nv(x), [16.26] v(H)=0,88 cm.
388 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 389

Si calcolano quindi facilmente le sollecitazioni. Per ese1npio, il momento flet~ Soluzione.


tenie alla base dei ritti:
a) Nulla la defarmazione fi(N) dei ritti per N (come nell'es. 16.1). In tale caso
M,(x=O) [rei. 16.16]= -EJ,(a'A-q/k)= si ha (v. es. precedente):
À 2=a 2=80,056 · 10-s cm-2.
= -3 · 105 • 7146 · 10' (80,056 · IO-'· 1,2846-10/279,7 · 10')= -143,8 tm,
M,(x=O)=M,J,/J,=-90,6 tm; Poichè l'origine è stata posta in sommità (fìg. 16.13):

considerando i traversi incernierati agli estremi si sarebbe ottenuto: M,(x)= -qx'/2,


q qx'
J,
M,=Mtot. J,+J, =-480,5·0,6136=-295 tm. Np(x) [rei. 16.27]=·a'I +;u,

Lo sforzo assiale alla base dei ritti vale: Condizioni ai limiti (origine degli assi in sommità).
In sommità (x=O) dev'essere N=O, quindi dalle [16.26], [16.27]:
N(x=O) [rei. 16.17]=k · v(H)/1=279,7 · 10' · 0,88/0,25=57.900 kg;
ovviamente deve risultare: A+ a~l=O.
[a]

e infatti -143,8-90,6-57,9 · 4,25=-480,5 tm.


All'incastro (x=H) si deve avere dN/dx=O, perchè si ha ':J.: =t (sforzo ta-
I momenti alle estremità dei traversi possono essere dedotti dalla [16.2]. Natu- g~iant~ speci~co. dei traversi), 7alla ba~e l'ideale. element? dei collegamenti trasversali
ralmente occorre calcolare prima la rotazione, che per la [16.1 O] vale: d1ffus1 non r1ch1ede alcuna azione statican1ente indeterminata per ricomporre la con-
gruenza; pertanto, sempre dalle [16.26], [16.27]:
g;=v'=a (A senh ax+Bcosh ax)+q (H-x)/k;
À(AsenhÀH+BcoshÀH)+ qf =O.
per cui, ad esempio, per x=12,4 m si ottiene (ax=l,109; coshax=l,6806,
senh ax= 1,3507): Ma À= a, quindi (v. es. precedente):
v'(x= 12,4)=8,947 · 10' (1,2846 · 1,3507-1,2387 · 1,6806)+ cosh ÀH=8,0425, senh ÀH=7,9801 ;
+IO· 1860/279,7 · 10'=3,5485 · 10-• rad, per cui, sostituendo nelle due equazioni precedenti, si ottiene:
Mtrnv. [rei. 16.2]=3,62 tm ; A=-2,9391·10', B=l,9026 • 10',
spesso i traversi sono fortemente sollecitati, e occorre aumentarne la sezione resi- e dalla [16.26], ad esempio all'incastro (x=H):
stente con la partecipazione di una parte dei solai.
Nella fig. 16.8 sono riportati i diagrammi delle sollecitazioni più significative; N(x=H)=AcoshÀH+BsenhÀH+-'L, + qH' =
conviene calcolare N(x) con la precedente rel. [a]. a1 21
=(-236,38+ 151,83+29,39+ 113,06) 103 =57,90. 10' kg'
b) L'andamento dei diagrammi dei momenti. L'andamento di tali diagrammi
può a prima vista apparire un po' singolare (fig. 16.Sb), ma è facile rendersi conto coincidente con il valore ottenuto nell'esempio precedente.
che l'esistenza e il segno concordante delle derivate alla sommità di entrambi i ritti
dipendono dai momenti mi applicati dai traversi. Consideriamo infatti uno dei
due ritti: esso riceve una parte dei carichi esterni e le coppie m1,. Per l'equilibrio b) Si tiene conto della deformazione dei ritti per N:
alla rotazione di un suo generico tronco elementare si deve avere: a 2 =80,056 · 10-s cm-2,
T,=dMddx+m,, f1=7146 · 10 4 cm 4 , J,=4500. 10'' J,,,.=11.646· IO',
ed m1,, che dipende dalla rotazione dv/dx, in sommità è in genere diverso da zero. A,=350 · 20=7000 cm', A,=6000, 1=425 cm,
Quindi, anche se T.,, fosse nullo, può esistere la derivata del momento flettente; e le
derivate per i due ritti sono concordanti, avendo le coppie mi uguale senso. ftot. A1+A2
["' A,A, 0,19957,
Esempio 16.2. À 2/a'= 1,19957, À2 =96,032 · 10-5 ,
Studiare con il procedimento di Rosman la stessa parete d'irrigidimento consi- !.=9,7996 · 10-• cm-', ÀH=3,0379,
derata nell'esempio precedente, tenendo conto o no della deformazione dei ritti
per lo sforzo assiale. cosh ÀH=I0,457, senh ÀH=l0,4067.
390 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 391

Dalle solite condizioni (v. punto a; però ora A2 #;a 2) N=O per x=O, N'=O e per l'equilibrio giratorio dell'intera parete:
per x=H si ha:
qH'
A +qa'/!.'1=0, ,l (A senh .lH+B cosh .lH)+qHa'/.l'l=O, - -+2M,-N(H)l,=0; [e]
2
da cui: per cui, dalle citate formule [16.26], [16.27] si ottiene:
A=-2,0425·10 4 kg, B=l,4396 · 10 4 kg,
A=-qa'/.l'l, [d]
e dalla [16.26], ad esempio per x=H (all'incastro):
qH' qHh,
qa2 a2qH2 - -+-- -Al, cosh .lH-BI, senh .lH-Np(H) l,=O . [e]
N(x=H)=Acoshlli+Bsenh.lH+ m+zw=
2 2

=(-213,54+149,82+20,36+94,25) 10'=50,89 · 10' kg.


M,0 ,.(x=H)=Mo,tot.+N(x=H)l=-l · 31'/2+50,89 ·4,25=-264,2 tm,
M 1 (x=H)=Mtot.g 1 = -162,1 tm. X

Non tenendo conto della deformazione per N si è invece ottenuto N=57,9 t


(errore 13,6%), M, = 143,8 tm (errore 11,3%) .
. D~ll~ rei. [16.26], ed essendo M 1 (x)=[M,(x)-N(x)l]e,, si ottiene per x/h=lO;
9, ... , 2.
N=50,9; 49,2; 44,9; 39,2; 32,8; 26,3; 20,1; 14,4; 9,1 t;
M 1 =-162,1; -110,6; -71,6; -42,3; -20,6; -5,0; 5,3; 10,9; 12,0 tm.
Nella fig. 16.8 sono riportati i diagrammi.

Esempio 16.3.
50,13t
. ~tudiare, con il procedimento di Rosman (par. 16.5.2e), la parete con aperture
1nd1cata nella fìg. 16.14, sostenuta da due pilastri e soggetta al carico orizzontale "';,3,5
uniforme q= 1 t/m. I dati sono:
parete: a1=a2=5,0 m, a=l,1 m, 1=6,1 m, s=0,16 m,
h=3,1 m, H=24,8 m;
traversi: sezione 70x 16; Fig. 16.14

pilastri: sezione 150/25, Con i dati:


Soluzione: k [rei. 16.4]=148,476 · 10' kg, a' [rei. 16.8]=0,148476 · 10- 4 cm-•,
a) Lo studio della struttura si semplifica ponendo approssimativamente: .l' [rei. 16.25]=a' · 1,22395=0,181728 · 10- 4 cm-', .lH=l0,5721,
cosh ÀH~senh .lH= 19.515,3,
M,= qH }!i,_,
2 2 [a]
M, [rei. a]=21,7 · 10' kgcm,
ossia considerando trascurabile l'effetto della rotazione della sezione di sommità A [rei. d]= - 737,027 kg,
dei pilastri; ipotesi, questa, che può in ogni caso fornire un'utile situazione limite
(essendo l'altra supposizione estrema, Mb=O, più distanziata dalla realtà). È chiaro Np(H) [rei. 16.27]=419,258 · 10' kg,
che, come verrà accennato in seguito, la soluzione può essere ottenuta considerando
il legame tra le funzioni N, v, e imponendo le effettive condizioni ai limiti; ma è e dall'equazione [e] risulta:
opp?rtuno tener presenti, specialmente in questo caso, le varie cause di approssi~ B=737,447 kg.
mazione.
. Pertanto: .per l'equazione [16.26], in cui Nv ha l'espressione [16.27], le condi- Quindi dalla solita relaz. [16.26] si ricava N(x). Ad esempio, per x=O; 2h; 4h;
z1on1 a1 ltnut1 sono : 6h; 8h (v. fig. 16.14) e per il ritto a sinistra (teso):
N(x)=O in sommità (x=O); [b] N=O; 3,26; 11,07; 24,40; 50,13 t (alla base della parete).
392 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 393
Nota l'espressione dello sforzo assiale N(x), può essere ottenuta qualunque 16.5.3. Parete irrigidente collegata a un telaio soggetta a carichi orizzon-
altra sollecitazione. Così il momento flettente per un ritto si calcola con la [16.20]; tali (16, 7).
e lo sforzo di taglio e il momento flettente massimo di un traverso posto alla
distanza x valgono (ponendo x,=x-h/2, x,=x+h/2; fig. 16.14): a) Tale sistema (fig. 16.16), che venne risolto nel par. 13.3.2, può essere
studiato approssimativamente passando dal discreto al continuo. Per il telaio
T,,=J'dN=N(x,)-N(x,), [/] adottiamo l'ipotesi, frequentemente accettabile (par. 16.3), che i nodi tra-
slino senza ruotare, e supponiamo inoltre che i ritti di una medesima stilata
M,,(max)= T,, · a/2 . [g] siano tutti uguali e di uguale altezza: se si indica con T, lo sforzo tagliante
Ad esempio, per il traverso x=6h {x1 =17,05, x 2 =20,15 m), si ottiene dalla
[16.26] N(x,)=20,21 t, N(x,)=27,93 t, T,,.(x=6h)=7,72 t, M,,(x=6h)=4,25 tm.

Fig. 16.16

in corrispondenza di un generico piano del telaio, lo spostamento relativo degli


estremi dei ritti appartenenti al piano vale L1v=T,h3/(12EEJ,), ove la somma
Fig. 16.1 è estesa ai momenti d'inerzia delle sezioni degli stessi ritti.

Poichè il momento complessivo per l'intera parete (due ritti) vale: Passando allora dal discreto al continuo (dv=~ ~v dx), e posto (con gli
M(x)=M,(x)+N(x)l, [h] indici t, m verranno distinte le quantità relative al telaio e alla parete a
con N(x) dato dalla [16.26], l'equazione della linea elastica risulta (J,, ..=J,+J,): sbalzo, o «mensola »):

d'v 12E
EJ,01 • dx' = -M(x) ; [i] k,=-h, J;J, [16.28]
'
ed è per tramite di essa che si possono imporre, se ne vale la pena, le condizioni
ai limiti in casi più complessi [la rei. h è la 16.20]. (k, ha la dimensione fisica di una forza), si ottiene:
Trascurando per i ritti la deformazione per sforzo assiale, alle quote già prece-
dentemente considerate si sarebbe ottenuto:
[16.29]
N=O; 4,15; 13,69; 29,33; 50,13 t.
Ai motivi di a_pprossimazione precedentemente illustrati si aggiungono in questo
caso quelli dovuti alla conformazione dei traversi, che sono tozzi, e alla concentra- Ora, al posto del telaio, si ha a che fare con un ideale elemento struttu-
zione delle reazioni dei pilastri. rale prismatico, per cui, indicando con M,(x) il momento flettente corrente
b) Considerando i due ritti totalmente indeformabili (fig. 16.15), i tagli per
i traversi risultano uguali e acquistano il valore medio (considerando sempre
C •7 l R. ROSMAN, «Laterally loaded Systems consisting of Walls and Frames », Tall
16
M 0 =21,7 tm): Buildings (Proceedings of Symposium in Univ. of Southampton, April 1966), Pergamon,
Ti,=50,13/9=5,57 t. 1967. - M. LAREoo, «Théorie générale du comportement mecanique des grandes structures
dans l'espace », Travaux, 1967, 6. - A. CmARUGI, «Indagine sulla ripartizione delle azioni
Con Mb=O (ossia trascurando la rigidezza fiessionale dei pilastri) si ottiene orizzontali in telai irrigiditi da pareti», Giornale del Genio Civile, 1970, 2. - R. ALESSI-
N(lf)=43,93 t, T,,=4,88 t. A. CmARuGI, «Sistemi di telai», Inarcos, Bologna, 1972·, 4 e 5.
394 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 395

e sussistendo il legame di equilibrio dM,fdx= Tt(x), la relazione [16.29] può b) Le sollecitazioni. Viene fatto riferimento al carico uniforme.
venire scritta: Per la mensola:
dv2 1 d'M, [16.30] Mm(x)=M,-M,=-À cosh ax-B senh ax+q/a 2 ,
dx 2 =k, dx' · [16.38]
Tm(x)=T,-T,=T,-dM,/dx=-a(A senhax+Bcoshax);
La mensola è sottoposta al carico esterno che provoca le sollecita-
per il telaio:
zioni M,, T,, e alla reazione del telaio, che provoca (a parte il segno) dM,
le stesse sollecitazioni precedentemente definite M,, T,. Av~ndo s_uppo~to T,(x)=--.
il contatto continuo tra la parete e l'elemento strutturale che simula 11 tela10, dx
(! _ _ _ __
debbono essere uguali sia le linee elastiche, sia le cnrvatnre [v" (parete)=
~.
=v" (telaio)]; per cui, dalla relazione [16.30], e indicando con Jm il mome_uto
d'inerzia della sezione della mensola, l'uguaglianza delle curvature formsce ~/ \

[16.31]
r--1-
i
Posto: ~
a 2 =k,/EJm [16.32] L
f
i
L
(a ha la dimensione fisica dell'inverso di una lunghezza), l'equazione [16.31]
Fig. 16.17 ,j_
z
può venire scritta: '
[16.33] e) Osservazioni. In sommità (x=H) è in genere non nulla la rotazione
dv/dx quindi, per la [16.29], il telaio deve ricevere dalla parete un'azione
e il suo integrale generale, somma di un integrale particolare M,P e di quello concentrata; inoltre alla base, avendo supposto la parete incastrata, la rota-
zione non deve esistere, quindi, ancora per la stessa [16.29], dovendo essere
dell'omogenea associata, vale:
uguale a zero il taglio, il carico che si riversa sul telaio ha risultante nulla. Per-
M,=A cosh ax+B senh ax+Mtp, [16.34] tanto il sistema del telaio e della mensola soggetta a carichi orizzontali tende
a manifestare un comportamento particolare, per altro già rilevato quando
con le costanti da determinare per mezzo delle condizi~ni ai limiti. . . la stessa struttura venne studiata tenendo conto delle connessioni puntuali
Alla base del telaio (x=O) dev'essere nulla la rotaz10ne dv/dx, qumd1, (par. 13.3.2): infatti nella sua parte alta la mensola viene sostenuta dal telaio,
per la [16.29], essendo T,=dM,fdx, si deve avere dM,/dx=O, per cm: per c1ù tende a perdere la sua funzione di elemento strutturale irrigidente
(fig. 16.17); funzione che inoltre può sensibilmente risentire di cedimenti
1 dM," . [16.35] angolari alla base.
B= - - - - (x=O) ,
a dx Il modo di comportarsi del telaio espresso approssimativamente dalla
relazione [16.29] può essere assimilato a quello conseguente agli scorrimenti
in sommità (x=H), M, dev'essere nullo, quindi: subiti da una trave sottoposta a pnro sforzo tagliante; per questa ragione
il telaio viene spesso indicato come struttura dotata di «rigidezza a taglio ».
A coshaH+B senh aH+M,p(x=H)=O · [16.36]
È bene aver presente che il procedimento di calcolo è stato limitato a strutture
che presentano rigidità uniforme <16• 8l.
Gli integrali particolari possono essere facilmente defi~iti. Ad esempio'.
per il carico uuiforme q è immediato verificare che la [16.34] e soddisfatta cou.
(tG.sJ Per tener conto della variazione delle sezioni dei pilastri si veda ad esempio l'arti-
[16.37] colo di A. CmA.RUGI citato nella nota 16. 7. Il passaggio al continuo può essere ancora
conveniente dividendo in pochi blocchi, ciascuno dei quali comprende piani uguali· altri-
menti il metodo tende a perdere la sua peculiare caratteristica di poter fornire ~apide
essendo M,=-q(H-x)2/2. indicazioni qualitative.
396 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 397
Come funzione incognita può essere assunto il taglio mutuo T, al posto Mediante la relaz. [16.38] è semplice calcolare i diagrammi delle sollecitazioni;
del momento Mh ma la sostanza del procedimento non cambia: ciò verrà tra parentesi sono riportati i valori calcolati per le effettive connessioni <16 •10),
mostrato nel par. 7.3.2d della parte 2" del voi. II, trattando anche il caso
in cui al posto della parete piena irrigidente si abbia una trave reticolare; X 0 h 2h 3h 4h 5h 6h 7h
si troveranno riportati diagrammi per facilitare i calcoli, e verrà mostrata
l'influenza che la cedevolezza della fondazione della parete può avere sullo
Mm: Ph -8,05 -3,01 -0,51 0,69 1,20 1,27 0,92 o
(-7,86) (-2,84) (-0,39) (0,77) (1,26) (1,31) (0,95) o
stato di sollecitazione. Tm :P 7 3,49 1,71 0,79 0,27 -0,13 -0,59 -1,33
Infine è opportuno notare che non è sempre legittima l'ipotesi delle tra-
vate del telaio indeformabili rispetto ai ritti e che allora, alle volte, è pos-
sibile definire un'attendibile rigidezza alla traslazione per calcolare il coef-
ficiente k, (1•.•J. X h/2 3h/2 5h/2 7h/2 9h/2 llh/2 13h/2
Il ricorso a continui strutturali equivalenti può essere vantaggioso nella T,: p 3,05 3,32
1,56 3,0 2,45 1,85 1,41
soluzione di numerosi altri problemi.

,,''
I I
Esempio 16.4. I
I
,,'' I
I
I
I ,r I
I

Il sistema mensola-telaio indicato nella fig. 16.18 è gia stato risolto tenendo I '
,
I
conto delle effettive connessioni (es. 13.5); lo stesso sistema viene ora studiato I '
I '
I
considerando le connessioni diffuse. Si suppongono le travate indeformabili rispetto ,,,;I ' ,''
ai ritti (par. 16.3), e si fa riferimento, per i confronti con i risultati già ottenuti per '
.,,,/
il sistema discreto, al rapporto RmfRv= 100, essendo Rm=Elmfh la rigidità della
mensola Rp=Elvfh quella dei pilastri del telaio pensati tutti uguali.
/1 I
Soluzione. /1 I
/ /'{(telaio) I
Il carico orizzontale uniformemente ripartito corrispondente ai carichi appli- /' :..-/ /
cati vale q=P/h. ! ;-'- - - + ,--;
Con i dati risulta inoltre: ,I
' ,
14/mensola)
a2 [rei. 16.32] 0,48/h', a=0,6928/h ,
') /
T''"q I
! ~/
(schema cont',;nuo) \ /1
'---t' \ //
H=7h, aH=4,8496, / \
I ,·~'~'-----
cosh aH=63,8486, senh aH=63,8407, X
/ ,,. .....,;·
,/ ,
M,p(x=H) [rei. 16.37]= -qfa'= -2,0835 Ph, /

M'tv(x=O)=qH=7 P. aPh sPh 2Ph o


--sP
/ ..., .......
o
Dalle relaz. [16.35], [16.36]: -----Mm(sistema contùzuo)
B=-7 P/a=-10,1039 Ph, A= 10,1353 Ph. ___ Mm(sistema effettivo)
Fig. 16.18
Per esempio, il momento flettente alla base della mensola (x=O) risulta [rei. 16.38]:
Mm(x=O)= -A+q/a'=(-10,1353+2,0835) Ph= -8,052 Ph, Nella fig. 16.18 sono riportati i diagrammi: le approssimazioni ottenute sono
ottime.
mentre per il sistema effettivo si trovò (es. 13.5) -7,855 Ph (differenza di 2,5%).
Considerando la mensola isolata si sarebbe ottenuto Mm=-24,5 Ph.
(16 ·10> Ai fini della valutazione dei momenti flettenti delle colonne conviene calcolare
il taglio T; a metà fra piano e piano perchè tali valori meglio corrispondono a quelli che
si avrebbero nel telaio effettivo caricato in corrispondenza delle travate. Le sollecitazioni Mm,
(16.D) A. CHIARuGI, art. cit. nella nota 16.7. Tm della mensola sono invece calcolate in corrispondenza dei piani.
398 Capitolo sedicesimo Procedimentti semplificativi 399

16.6. Sistemi strutturali soggetti a comportamento spaziale per carichi in teoria. Per cui tutto ciò conferma quanto è stato detto sull'opportunità
orizzontali. - Le azioni sulle varie strutture componenti. Un pro- di adottare frequentemente procedimenti approssimativi, mediante i quali,
cedimento di calcolo semplificativo. specialmente in sede di progettazione di massima, si possono ottenere orien·
!amenti rapidi e tuttavia di solito abbastanza attendibili.
a) Nel precedente par. 16.5.3 abbiamo visto come possono venire atten-
dibilmente risolte strutture piane costituite dall'associazione cli pareti e telai. b) Consideriamo quindi, per render più chiare le cose, il caso già risolto
Però non cli rado gli edifici comprendono numerose strutture e, per man- nel precedente paragrafo della parete solidale con un telaio (fig. 16.18), e
canza di simmetrie delle loro piante, possono dar luogo a funzionamenti pensiamo che il carico esterno uniforme q si ripartisca tra le due strutture
spaziali complessi. Già ne demmo cenno nel par. 13.3.2b, a proposito di in due parti q1' q2 anch'esse uniformi (o in genere ripartite con la stessa legge
sistemi «discreti »; e sempre in tale ambito vedremo, nel cap. VII della
2a parte, come il calcolo possa venire impostato mediante le matrici, princi-
palmente in vista dell'impiego cli un elaboratore. Ma, pnr adottando il .....
metodo dell'equilibrio, e pur ricorrendo a matrici delle rigidezze « addensate»,
l'impostazione resta in genere tediosa; per di più non di rado si ha la remora
che dallo schema statico adottato, benchè denso di connessioni iperstatiche,
]l i
non si possa ottenere null'altro che rappresentazioni molto approssimative 0 i
della realtà, non riuscendo a tener conto cli numerose circostanze (basta q2 H I
i
pensare alla presenza di tramezzature e di pareti di tamponamento) che
vi.
tem~
possono influenzare notevolmente Io stato di defor-
a)
4 "h
'" b) /;
mazione, e quindi di sollecitazione generale.
Pertanto per tale problema appare conveniente /I-
I'ipotesi di connessioni continue, specialmente in
vista di risposte nel campo dinamico; giungendo
Fig. 16.20
- -- --
così a considerare le strutture alla stregua di « men- M(pa:rete) T(telaio)
sole» verticali, deformabili per flessione, o per taglio -·-·-cale. approssimativo·
(telai), o per l'una e l'altro insieme (parete con fori).
Ed è opportuno aver presente, sempre a proposito del carico); sappiamo inoltre che telaio e mensola si trasmettono in sommità
dei risultati dei nostri calcoli, che tali mensole pos- un'azione mutua T* concentrata (fig. 16.20).
sono presentare, isolate e per carichi uguali, an- Per equilibrio, dev'essere ovviamente q2 =q-q1 ; e le incognite q1' T*
damenti degli spostamenti profondamente dissimili, possono venire determinate con le condizioni che siano uguali gli sposta-
... come risulta chiaro mettendo a confronto la de- menti orizzontali presentati dalle due «mensole» in sommità (x=O) e a metà
formata di una trave a sbalzo con quella di un altezza (x= H/2) (16.ll).
Fig. 16.19 telaio (fig. 16.19a, b): infatti, mentre la prima di-
pende in larghissima misura dal diagramma del mo- Per il caso in questione si ha evidentemente (posto r;=H3 /EJ1 , essendo J 1
il momento d'inerzia della sezione della mensola 1):
mento flettente, la seconda, stando alla [16.29], è legata invece all'azione mensola 1)
tagliante, per cui - facendo riferimento, a titolo esemplificativo, a un
carico orizzontale uniforme, con l'origine de1l'asse x in sommità - si ha x~O) vi(q1)~n · q1H/S, v 1 (T*)~n · T*/3;
dv x~H/2) v 1 (q1)~0,35417 (nq 1H/S), v 1 (T*)~0,3125 (nT*/3);
dx =-qx/k,, v=q (H2 -x 2)/2k,; e la rotazione della tangente alla linea eia-
stica risulta nulla in sommità e massima alla base. <16 •11l Per convenienza di calcolo, l'origine degli assi viene posta in sommità, al con~

Di conseguenza le connessioni operate dai solai hanno in genere grande trario di quanto è stato fatto in altri casi. Con tali condizioni resta non soddisfatta quella
che, per «la mensola» simulante il telaio, sia nullo lo sforzo di taglio alla base (essendo
importanza; e dai calcoli, per le ipotesi schematiche che si debbono intro- tale mensola collegata con continuità all'altra deformabile per flessione e incastrata in
durre, si possono ottenere distribuzioni poco rispondenti a quel che avviene fondo). Quest'ulteriore condizione potrebbe venire introdotta considerando, ad esempio,
realmente, in virtù degli accomodamenti consentiti dai materiali e dai vincoli, un aggiuntivo carico triangolare ripartito dalla base al primo piano (infatti I 'influenza
di tale condizione è risentita soprattutto in corrispondenza di un breve tratto; vedi
e dall'esser questi di solito ben più complessi e diffusi di quelli adottabili fig. 16.20c).
400 Capitolo sedicesimo Procedimenti semplificativi 401
mensola 2 (telaio; Jp=J1 /IOO; h=H/7): valutazioni. Inoltre, sia per i telai, sia per le mensole a sezione piena è possi-
per la relazione [16.28]:
bile, volendo, tener conto anche della variazione della sezione che in genere
k,= 12EEJJh'= 12E4Jp/h'=23,52 EJ1 /H'=23,52 H/n, i pilastri presentano passando da un piano all'altro; e tener conto anche
i
di eventuali cedimenti delle fondazioni.
e per la [16.29], essendo T,=-q,x:
q,(H'-x') d) Il comportamento spaziale di un sistema comprendente n strutture e
X=O) v,(qJ 2 k, n · q,H/47,04, soggetto, ad esempio, a un carico uniformemente distribuito, può agevol-
mente venire sondato con il calcolo precedentemente esposto.
T*(H-x)
v,(T*) ~ · T*/23,52; In generale ogni «mensola» i può presentare rigidezza alla deformazione
k,
in due piani verticali tra loro ortogonali, e anche rigidezza torsionale.
3
X=H/2) v,(q,)= (n · q,H/47,04),
4
1
v,(T*)=-z (n • T*/23,52).

Quindi le due condizioni di congruenza sono:


q,H/8-T* /3=(q-q1) H/47,04+ T* /23,52,
3 1
0,35417 · q 1H/8-0,3125 T*/3=4 (q-q,) H/47,04+-z T*/23,52;

da cui (P=qh, H=7h): Fig. 16.21


T*=0,245 qH=l,72P (invece di 1,33 P, errore 29%);

e ad esempio il momento aUa base della mensola risulta:


M,=-0,776 qH'/2+T*H=-0,143 qH'=-7,01 Ph Adottando un riferimento cartesiano con l'origine nel centro di torsione,
l'asse z verticale e gli assi x, y coincidenti con le direzioni principali, proce-
(invece di -8,05 Ph, errore 13%). dendo ad esempio col metodo della congruenza sono incognite le azioni,
supposte distribuite uniformemente, qxi, qyf,, mti, e le forze, concentrate
Nelle figure 16.20b, e sono riportati i diagrammi dei momenti flettenti in sommità, T* ,,, T* "'' M*., (fig. 16.21).
per la parete e degli sforzi taglianti per il telaio. Per quanto riguarda qnesti Se si considerano gli impalcati indeformabili nel loro piano, per gli spo-
ultimi, il primo tratto del diagramma prossimo alla base è ovviamente non stamenti u, v lungo x, y, valgono le dipendenze lineari [indicando con fJ(z),
significativo, non avendo introdotto la condizione ai limiti riguardante per u(z), v(z) i movimenti del piano posto al livello z]:
l'appunto la base della mensola simulante il telaio (nota 16.11); per cui con-
viene adottare, al posto del segmento A-1 del diagramma, compreso tra a) u,=u(z)+ff(z)y,, b) v,=v(z)+ff(z)x,, e) ff,=ff(z).
il terreno e il primo piano, il tratto 0-1 {fig. 16.20c). I diagrammi tracciati
con segno continuo e tratteggiato corrispondono ai calcoli eseguiti tenendo Alle 6n incoguite corrispondono: 3 (n-1) equazioni di congruenza, rela-
conto della congruenza con continuità, o seguendo il presente procedimento tive ai 3 movimenti a), b), e) considerati in sommità (16.l'J; altrettante ana-
approssimativo. loghe equazioni a metà altezza; 3 equazioni di equilibrio generale nei confronti
delle azioni esterne e interne (nelle quali evidentemente non sono presenti
e) Rispetto al calcolo precedente nulla in sostanza cambia quando, al le azioni concentrate in sommità, che costituiscono un sistema di forze
posto di una mensola a sezione piena, si ha uua parete con fori. Evidente-
mente i coefficienti elastici, necess·ari per imprimere le condizioni di con·
gruenza alle due quote x=O, x=H/2, possono essere calcolati con la [16.10] <u.1 2> Ad esempio, per due generiche mensole r, s, dalle relaz. [a], [e] si ottiene:
o con la soluzione di Rosman; e nel cap. VIT della 2" parte (applicazioni) Ur-frYr=Ua-frY8 ;
si troveranno riportati vari diagrammi atti a rendere molto semplici tali ed esprimendo ciascun movimento in funzione delle azioni interne si esplicitano le incognite.
26 - POZZATI, ll-J,
402 Capitolo sedicesimo

equilibrato); infine 3 equazioni di equilibrio per quest'ultimo sistema di forze.


Ed è chiaro che, frequentemente, varie azioni interne sono nulle; e non sono
da scrivere le correlative condizioni di congruenza.
Nel cap. VII della 2' parte mostreremo, con vari diagrammi, un esempio
numerico. Ovvia1nente la soluzione può essere ottenuta anche col 1netodo
del!' equilibrio, dando luogo, qualunque sia il numero delle mensole, al mas-
simo a 6 incognite (3 movimenti U, V, f} in sommità; altrettanti a metà
altezza). NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE E STORICHE
Può essere opportuno ripetere che da tale calcolo sono da attendersi
soltanto dati orientativi, utili se si ha presente la complessità di soluzioni In merito agli argomenti trattati nei capitoli XII, ... , XVI la bibliografia è este-
più affinate. Esso, in sostanza, può essere considerato a cavallo tra le due sissima; quindi, essendo purtroppo inevitabili numerose omissioni, si troveranno
classi dei sistemi discreti e continui, e giudicato quindi, in un certo senso, anche alcuni commenti su1 contributi citati, ritenendo ciò utile per meglio realizzare
eterogeneo: è infatti da ascrivere alla prima, per quanto riguarda le con- uno sguardo d'insieme al cammino percorso.
dizioni di congruenza; e alla seconda, per avere supposto carichi e reazioni
ripartiti lungo l'intero sviluppo delle strutture. In definitiva i vari casi illu- a) Innanzi tutto mi preme ricordare le opere che ho tenuto più presenti nel
strati costituiscono soltanto alcuni esempi, tra gli innumerevoli offerti dalla redigere i suddetti capitoli (quelle riguardanti specificatamente il cap. XV, ossia
I 'impiego delle matrici, le citerò nel seguente punto g); altre sono state ricordate
pratica, della fertilità che per noi ingegneri hanno questi modi di procedere, in note inserite nel testo): O. BELLuzzr, Scienza delle costruzioni,· Zanichelli,
con i quali si trasferiscono dal discreto al continuo le soluzioni di strutture Bologna, 1950, val. Il. - K. BEYER, Die Statik im Eisenbetonbau, Berlin, Springer,
che presentano dense connessioni. 1° val., 1933 (2a ediz.), (la ediz. 1927). - B. DALL'AGLIO, Lezioni sulla scienza
delle costruzioni, vol. I, parte 2a («I sistemi di travi 1>), ed. CEDAM, Padova, 1956. -
V. FRANCIOSI, Scienza delle costruzioni, Liguori, Napoli, 1971, vol. III, due tomi
(« Teoria delle strutture})). - E. G1ANCRECO, Teoria e tecnica delle costruzioni,
Liguori, Napoli, voi. Il, 1966. - R. GuLDAN, Rahmentragwerke und Durchlauftriiger,
Springer, Wien, 1949 (4a ediz.; I• ediz. 1940). - S. P. T!MOSHENKO e D. H. YouNG,
Theory of Structures, McGraw-Hill, 1965 (2• ediz.; 1• ediz. 1945).
È inoltre doverosa la citazione delle seguenti opere, molto utili, anche se im-
prontate a un'impostazione più generale della materia (oltre a quelle classiche di
O. MoHR, Abhandlungen aus dem Gebiete der technischen Mechanik, e di H. MDLLER
BRESLAU, Die graphisce Statik der Baukonstruktionen): R. BALDACCI, Scienza delle
costruzioni, U.T.E.T., Torino, 1976, voi. II («Fondamenti di meccanica delle
strutture»). - J. CouRBoN, Résistance des materiaux, Dunod, Paris, 1971 (2a ediz.),
vol. II. - K. HmscHFELD, Baustatik, Springer, Berlin, 1959. - R. V. SOU1HWELL,
Relaxation Methods in Engineering Science, Oxford, 1940.

b) Nelle note bibliografiche e storiche riportate al termine del vol. I vennero


già accennate le ragioni che tennero per lungo tempo in ombra il metodo del-
l'equilibrio (o delle deformazioni). Cosl accadde che, in un primo tempo, lo" studio
dei sistemi di travi iperstatici fu affrontato impiegando in genere il metodo della
congruenza (o delle forze); e con la scelta di opportune strutture principali vennero
ricavate equazioni di congruenza tipiche, come, ad es., quelle (ricordate nel par. 14.2)
di Clapeyron (1857), per la trave continua, e di Bleich (1925), per la trave a nodi
non spostabili connessa con piedritti. Però lo scoglio maggiore per ottenere. tali
equazioni consisteva proprio nel fatto di non potere fare riferimento a una ~celta
della configurazione principale di tipo generale, collie invece era possibile impie""
gand_O il metodo dell'equilibrio. Infatti con questo, essendo ogni consegllenza .delle
azioni esterne espressa in funzione dei movimenti indipendenti a dei nodi, si pre-
senta spontanea e ricorrente I'idea di spezzare. lo ~tudio in due. fasi, cOnsiderandò
dapprima gli effetti di dette azioni con tutti i movimenti a nulli, poi .le C()rrez.~o:n.i
derivanti dai movi_mepti stessi: ossia di assumere co_me configì.rrazi?ne pr;ncipale
qµella con ]e varie membrature incastrate perfe~ta:nlente agli i!$trem_i, s~_ggette a.i
404 Notizie bibliografiche e storiche Notizie bibliografiche e storiche 405

carichi o ai disturbi agenti sulla struttura; configurazione che si è confermata assai (3° vol.). - E. SUTER, Die Methode der Festpunkte, Springer, Berlin, 1923. -
utile anche per una comoda scrittura delle equazioni risolventi (tra 1'altro idonea A. S1:RASSNER, Berechnung statisch unbestimmter Systeme, Ernst, Berlin, 1929
(2a ed1z.); Neuere Methoden, id., 1925 (3a ediz.; 5a ediz. 1951). - N. MAYER, Neue
a soluzioni iterative) e per la scrittura di programmi di calcolo da far sviluppare
da un elaboratore elettronico. Statik .der Tragw~rke aus biegesteifen Stàben, Bauwelt-Verlag, Berlin, 1938. Inoltre
Come è stato ricordato anche nelle note 13.6 e 13.16, fu MOHR (1892), dopo esso s1 trova chiaramente esposto, ad esempio, nelle opere citate di BELLUZZI
(par. 456, .. ., 460) e di GIANCRECO (par. 2.7).
le indicazioni a lungo non utilizzate di NAVIER e di CLEBSCH (bibl. vol. I), a impie-
gare per primo il metodo dell'equilibrio in un caso significativo, e precisamente
nello studio delle sollecitazioni secondarie (ossia dei momenti) nelle travate a tra~ d) Equilibramento iterativo dei momenti per telai con nodi liberi soltanto di
liccio caricate nei nodi, considerando le aste collegate rigidamente tra loro; ed è ruotare.
sintomatico il fatto che emergesse la necessità del metodo dell'equilibrio in un caso Il procedimento iterativo proposto da Gauss-Seidel (1874; v. bibl. al termine
in cui la sostituzione delle incognite rotazioni dei nodi ai momenti (agli estremi del cap. II) per la risoluzione dei sistemi di equazioni lineari, e le caratteristiche
delle aste) comportava una drastica diminuzione del numero delle stesse incognite. de!le equ~io~i del m~todo dell'e~ui.librio (c~e, in genere, con la forte prevalenza
Ma, sia per le ragioni generali a suo tempo accennate, sia per la secondarietà del dei coeffic1ent1 della diagonale pr1nc1pale assicurano una notevole velocità di con-
tema strutturale, nonostante la grande autorità dell'Autore, dovettero passare vergenza) avevano reso possibile l'analisi di molte strutture senza dover ricorrere alla
ancora vari anni prima che la portata generale e i limiti di convenienza del metodo sol~ione diretta di .sis!em~ di equazioni. E un decisivo passo, evitando la stessa
dell'equilibrio venissero esplicitamente messi a fuoco in un esauriente confronto scnttura delle equaz1on1 e introducendo un semplicissimo meccanismo di iterazioni
col metodo della congruenza. W. GEHLER nel suo volume Der Rahmen (Ernst, per di p~ù dotato di un palese e facile significato fisico, fu introdotto da H. CR.oss:
Berlin, 1913; poi anche nella successiva ediz. del 1919), dopo una chiarissima pre- «Analys1s of Continuous Frames by Distributing Fixed-End Moments », Proc. ASCE,
messa, non spinse le applicazioni oltre quelle del telaio a un solo piano o a una 1930 (voi. 56), p. 919 e Trans. ASCE, 1932 (si veda anche H. CRoss e N. D. MoRGAN,
sola maglia; e l'ingegnere danese A. BENDIXSEN (1914), citato nella nota 13.6, C,ontinuous Frames of Reinforced Concrete, Wiley, New York, 1932). La memoria
utilizzò il metodo restando pressochè nell'ambito dei telai con nodi non spostabili. d1 c;ros~ solle':ò una v~stissima eco, come è testimoniato dalla copiosa letteratura
Fu lo stesso GEHLER, con la memoria (nota 13.6) presentata nel 1916 nella tecmca. imperniata su di esso (punto /) e dai numerosi e spesso rilevanti interventi
celebrazione degli 80 anni di Mohr, a ritornare sull'argomento, e a dare alle apparsi sulle « Discussions » operate sulla rivista in cui era apparso il lavoro
equazioni di equilibrio un'esplicita forma, volta alla soluzione generale dei telai (Proc. 1930, p. 1747, 1913, 2039; Proc. 1931, p. 119, 313, 369, 725, 1059, 1354;
a nodi spostabili. Ma forse il primo chlaro inquadramento si trova nell'aureo Proc. 1932, p. 95, 409, 559, 914).
volumetto Die Deformationsmethode (Springer, Berlin, 1926) di A. OsTENFELD, Con una sua not~ pubblicata alcuni anni dopo, A. CALrSEV rese noto (« Die
professore nell'Università di Kopenhagen: nella premessa egli chiamò (credo per Metho~e der sukzess1ven Annftherung I;>ei der Berechnung von vielfach statisch
primo) i due metodi di risoluzione delle strutture « Kraftmethode> (metodo delle unbesti~mten. Syst.emen i>, A.I.1:.C., Zlinch, 1936, p. 199) di avere già proposto,
forze) e «Deformationsmethode », e ne illustrò le correlazioni duali; inoltre citò numerosi anni addietro (Technicki List N. I, 2, 1922; N. 17, ... , 21, 1923), un me:.
esempi chiaramente propri al secondo metodo, quali telai multipiani, sistemi con- to~o m~Ito si~ile ~ia ~quello di Cross, sia all'estensione data da GRINTER (v. punto e),
tenenti travi ad arco, travi Vierendeel ad elementi anche non ortogonali tra loro. e riporto apphcazioTI,I al calcolo tanto delle sollecitazioni secondarie delle travature
Un anno dopo, nel 1927, venne pubblicata la magistrale opera, già citata, di BEYER, a tr~ccic:', quar~to di telai con nodi anche spostabili; citò inoltre una precedente
nella quale i due metodi venivano presentati con le loro specifiche proprietà proce- p;ibbhcaz;1one .di J. A. L .. WADDELL (Bridge Engineering, 1916), in cui, con proceN
durali: «il calcolo attraverso l'eliminazione delle componenti di deformazione», dtmento iterativo molto simile, era stato risolto il problema degli sforzi secondari.
l'uno; «il calcolo attraverso l'eliminazione delle azioni interne», l'altro. Certe In effetti il mecca?ismo opera~vo mostrato da èaiiSev aveva molti punti di
caratteristiche delle matrici dei coefficienti delle equazioni di Gehler vennero illu- c?ntatto .con 9uello di Cross, ma in sostanza assumeva più la veste di un proce-
strate da F. TAKABEYA nel suo volume Rahmentafeln (Springer, Berlin, 1930). dimento iterativo per la soluzione dell'equazione« delle 5 rotazioni» scritta in forma
e) Mohr nel 1881 aveva indicato la possibilità di studiare l'arco o il portale opportu~a (par. 13.3.3a; equaz. [13] della mem. cit. di Calisev). Cross ha il notevole
doppiamente incastrati facendo figurare separate, nelle equazioni di congruenza, mento di ay~re. introdc:'tt~ il c?ncetto ~i rigidezza. all~ rotazione, e di aver presentato
le componenti staticamente indeterminate della reazione di uno dei due incastri q~~l semphc1ss1?10 art1fì.c10 di co?sent1re le rotaziom una per volta, dando la possiN
(voi. I, par. 9.3). Forse anche questo precedente favori la ricerca più generale, per b1htà, ~o~e ~gh stesso. indicò, di seguire Io sviluppo analitico con corrispondenti
le strutture, di loro proprietà indipendenti dai carichi, determinabili una volta operaz1om d1 bloccaggio e allentamento di morsetti, applicati idealmente ai nodi
per tutte. della struttura.
Si può definire « punto fisso a sinistra » di una trave vincolata in modo qua- Può .essere opportuno not~re .che. Cross. ebbe ~en presente anche l'importanza
lunque ai suoi estremi appoggiati, il punto in corrispondenza del quale il momento e la dehcate.zza delle. convenz1on1 sui segru, tant'e vero che nel suo testo citato,
è nullo quando la stessa trave è considerata nelle condizioni effettive all'estremo ~ pag; .92, SI trova g1usta~ente det~o «una delle più frequenti fonti di errori neIN
sinistro, ed è invece appoggiata e soggetta a un momento all'estremo destro; 1 anahs1. (de11e s~rutture~ dipende dai segni»; tuttavia non impiegò la regola tanto
analoga definizione ovviamente vale per il punto a destra. La conoscenza di tali vantaggiosa (nei metodi che operano sulle equazioni di equilibrio) di ç:onsiderare
due punti per ogni campata consente di calcolare, per i soli carichl agenti su di con lo stesso segno i momenti aventi uguale senso.
essa, i momenti incogniti agli estremi (quindi l'intero diagramma), sia scrivendo . Un metodo che ha riscosso notevole interesse è stato anche quello di G. KANI,
due equazioni di congruenza, sia ripartendo i momenti d'incastro perfetto pro- Die Berechnung mehrstOcktger Rahmen, Wittwer, Stuttgart, 1949, 1956 (Sa ediz.);
porzionalmente a rigidezze d'insieme. In merito a tale metodo detto <i dei :eunti Le, calcul d~s po~tiques à etages multiples, Dunod, Paris, 1958; per cui su di esso
fissi 1>, che abbiamo citato soltanto per darne un'idea a titolo d'informazione, puo con"."en.1re d~ s?ffermar~ bre"."emente I:attenzione, considerando per semplicità
ricordiamo: W. RrITER, Anwendungen der graphiscen Statik, Zurich, 1888, ... , 1906 Il caso di s1stem1 di aste prismatiche con i nodi che subiscono soltanto rotazioni.
406 Notizie bibliografiche e storiche Notizie bibliografiche e storiche 407

Il momento all'estremo di una trave J-A, secondo la [13.7] può venire scritto: of Continuous Frames by Balancing Angle Changes », Trans. ASCE, vol. 102,
1937; si veda inoltre la sua op. cit. in seguito). Di tale procedimento, arrestato
1 però alla prima fase, abbiamo già visto un'applicazione nel par. 16.4: immaginando
MJa=MJa+ WJa/P1+2 Waj<fa, [a]
inizialmente i nodi impediti di spostarsi mediante appoggi ausiliari, si trovano
e ponendo: (applicando ad es. il metodo di Cross) i momenti agli estremi delle varie aste e le
M' aj = Wajf/J a/2, [b] reazioni degli stessi appoggi; poi, applicate tali reazioni cambiate di segno, si pen-
sano i nodi (bloccati con morsetti) liberi soltanto di traslare, e si trovano aggiuntivi
~a=~a+2M'1a+M aj; momenti d'incastro agli estrenù delle aste che hanno subìto gli spostamenti relativi;
1
[c]
si riapplicano quindi gli appoggi ausiliari, permettendo nuove rotazioni dei nodi
per cui, sommando i momenti relativi alle varie sezioni collegate al nodo J, se a senza spostamenti, e così si prosegue. Il procedimento si trova illustrato, ad es.,
questo non è applicata una coppia esterna, si ricava l'equazione di equilibrio nell'op. cit. di BELLUZZI.
(EAfi,~O): Nelle fasi in cui avvengono le traslazioni, si considerano i nodi impediti di
i ruotare; ed è chiaro che tale configurazione è tanto più prossima alla realtà, e la
EM'1,~-+ (EM1,+EM',1). [d] convergenza tanto più marcata, quanto meno rilevante è l'azione dei morsetti,
' ' ' ossia quanto più le travi sono rigide rispetto ai ritti. Ossia la velocità della con-
vergenza tende a cadere (e il lavoro può essere molto tedioso) proprio quando
Il momento l.:M'1, è la metà di quello che provoca la rotazione effettiva del - ad es. per il consueto caso di carichi verticali e spostamenti dei nodi oriz-
' tutti i nodi circostanti incastrati. Di esso la generica trave J-A
nodo J considerando zontali - gli spostamenti possono avere maggiore influenza sui risultati finali.
assorbe la parte (e,.~ Wial EW,;): Fu possibile accelerarla sensibilmente, pur lasciando intatte la semplicità e la so-
stanza del procedimento originario, non attendendo a rimuovere gli appoggi fittizi
M'1a~- e1" (EM;,+EM';;). [e] (necessari per impedire gli spostamenti laterali) dopo avere esaurito completamente
2 i i il metodo di Cross, ma permettendo lo spostamento dopo aver operato alla Ctoss
per ogni piano (P. PozzATI, «Il metodo di Cross generalizzato», L'Ingegnere,
Pertanto il procedimento si svolge per approssimazioni successive ripartendo aprile 1947); ma, nei casi di travi di rigidezza debole rispetto ai pilastri (circostanza
tra le aste di ogni nodo la somma, cambiata di segno, dei momenti d'incastro questa che può presentarsi per telai con travi in spessore di solaio, o per i piani
perfetto e dei vari momenti M' relativi agli estremi circostanti; nella prima opera- inferiori di telai multipiano), anche procedendo in tale modo la convergenza è in
zione i momenti M' (intorno al nodo nel quale si inizia ad operare) sono nulli, gent.:::re non rapida.
poi acquistano grandezze sempre più prossime alle definitive, che vengono raggiunte E stato possibile accelerarla sensibilmente quando si è pensato di calcolare
quando in due cicli consecutivi -si ottengono risultati pressochè uguali; infine, la rigidezza alla rotazione di un 'asta consentendo agli estremi di questa di spo-
determinati i momenti M', si risale ai momenti effettivi utilizzando la relazione [c]. starsi relativamente. Per il caso particolare di telai a due ritti uguali, soggetti a
È chiaro che, nella sostanza, il procedimento di Kani non si differenzia dal metodo carichi antimetrici, tale rigidezza è semplice (W=EJ/l) e il metodo di Cross può
di Cross; infatti si consente la rotazione (ossia l'equilibramento) di un nodo alla essere applicato considerando, per le aste prismatiche, il coefficiente di trasmissione
volta, mantenendo tutti i nodi circostanti impediti di ruotare; e i momenti M'1i uguale a -1 anzichè a 0,5 (P. PozzATI, « Una notevole semplificazione nello studio
sono la metà dei momenti ripartiti secondo Cross. Presenta però il vantaggio di dei telai con due piedritti uguali, sottoposti a condizioni di carico antisimmetrica )),
risparnùare la scrittura dei momenti di trasmissione III e di operare sul valore Il Cemento, 1946. n. 9). Il procedimento, che è illustrato al par. 13.4.4, può esserP.
totale dei momenti, risultando in tal modo autocorrettivo; proprietà, quest'ultima, vantaggiosamente impiegato anche nel calcolo delle travi Vierendeel a due correnti
che si è ottenuta facilmente anche per lo stesso metodo di Cross, introducendo uguali (par. 13.4.5 e nota 13.15). E a proposito della trave Vierendeel con numerosi
la semplice variante di sommare sempre ai momenti trasmessi III anche i momenti traversi, C. MINELLI mostrò, con notevole anticipazione rispetto ai procedimenti
d'incastro perfetto I (par. 13.4.2c). Un piccolo svantaggio è quello di dovere risalire, «al continuo 1> per i telai, gli ottimi risultati che si possono ottenere pensando la
terminate le iterazioni, dai momenti M' a quelli definitivi, che nel metodo di Cross rigidezza dei traversi diffusa (« Metodo di calcolo per travi Vierendeel con grande
sono ottenuti direttamente; inoltre, per le varie operazioni, è più riposto il signi- numero di traversi i>, C.N.R., Roma, Pubblicaz. dell'Ist. per le applicaz. del calcolo,
ficato fisico. n. 49, 1939).
Una chiara esposizione del procedimento di Kani si trova nell'op. cit. di FRAN- La rigidezza generalizzata di un 'asta può essere ricavata anche per telai con
c1os1 (tomo II del vol. III) e in quella di GIANCRECO. Il volume di Franciosi è numero qualunque di colonne e di piani, potendo così applicare il metodo di Cross
corredato anche di estese tabelle di coefficienti per il calcolo di travi di sezione con notevole convergenza: G. CoccHI, « Estensione del metodo di Cross ai telai
variabile. con nodi spostabili l), Giorn. Genio Civ., luglio-agosto 1946 (in tale memoria, nella
quale si assumono come quantità incognite i movimenti, la form. [8] fornisce la
e) Telai con nodi liberi di ruotare e di spostarsi. rigidezza generalizzata). - B. DALL'AGLIO, «Di una generalizzazione del metodo
Dopo la pubblicazione del metodo di Cross, l'attenzione si polarizzò sulla di Cross », Giorn. Genio Civ., giugno, luglio, agosto 1949 (in tale memoria si opera
possibilità di superarne la limitazione applicando gli stessi criteri a telai con nodi sui momenti, quindi in modo più aderente al metodo di Cross). - V. FRANcrosr,
spostabili; e le proposte furono numerose, per la difficoltà di escogitare un com- «Un metodo di rapida convergenza per il calcolo dei telai a nodi spostabili J>,
pletamento che mantenesse i requisiti di semplicità, soddisfacente velocità di con- L'Industria italiana del cemento, settembre 1949 (si opera sui momenti). Tali gene-
vergenza ed evidente significato fisico delle operazioni analitiche. L. E. GRINTER ralizzazioni comportano, nel caso di telai con più di due colonne, accanto al citato
indicò per primo la soluzione iterativa considerando l'intera struttura alternativa- vantaggio di una forte convergenza, qualche complicazione nello schema operativo
mente con i nodi liberi soltanto di ruotare o liberi soltanto di tr~slare (« Analysis e nel calcolo dei coefficienti di trasmissione e d'induzione.
408 Notizie bibliografiche e storiche Notizie bibliografiche e storiche 409

Relativamente alla presente opera, per il calcolo dei telai a nodi spostabili è HALASZ, Anschauliche Verfahren zur Berechnung von ... Rahmen, Ernst, Berlin, 1951. -
stato esposto (par. 13.4.3) un modo di procedere che, pur coincidendo nella sostanza J. JoHANNSON e G. RAczAT, Das Cross Verfahren, Springer, Berlin, 1955. - C. V.
con quello di Cocchi, Dall'Aglio e Franciosi, mantiene caratteristiche ope:ative IUouèEIC, Distribution of Deformation, Artia, Prague, 1955, 3a ediz. ingl. -
che poco si scostano dal proc~di~en~o generalizzato ~1947) preceden~eme~~e c1t~~o: V. KUPFERSCHMID, Ebene und riiumliche Rahmentragwerke, Springer, Wien, 1952. -
infatti le rigidezze e i coefficienh d1 spostamento rimangono quelh sohh, e i in- E. LIGHTFOOT, Moment Distribution, Spon, London, 1961. - O. LUETKENS, Die
fluenza dello spostamento viene apportata mediante un coefficiente che è il limite Methoden der Rahmenstatik, Springer, Berlin, 1949. - G. RAczAT, Das vervoll-
di una serie; utilizzando cosi una vecchia indicazione (P. PozzATr, «Il calcolo stiindigte Cross Verfahren in der Rahmenberechnung, Springer, Berlin, 1962 (3a ediz.).
semplificato ed esatto dei telai se!llplicement~, connessi aventi i_ I_Iodi che si spo- - F. TAKABEYA, Multy-story Frames, Ernst, Berlin, 1965. - S. ZAYTZEFF, La methode
stano )), Giorn. Genio Civ., febbraio 1948), p1u recentemente utthzzata anche nel de Cross et ses simplifications, Dunod, Paris, 1957.
testo (par. 39) di Blaszkowiak in seguito citato. . . . Una chiara esposizione dei principali metodi di calcolo delle strutture intelaiate
Ovviamente anche il metodo di Kani può essere adottato per l~ stu~10 dei telai è data da P. MATILDI, Lezioni di Scienza delle costruzioni, Adriatica Editrice, Bari
con i nodi spostabili, seguendo, nella sostanza, la stessa generahzzaz1one (1947) (cap. III della parte III).
precedentemente menzionata.
Per accelerare la convergenza del metodo di Cross o d~ Kani s<?no _stat~ s1:1-ggeriti g) Il calcolo delle strutture con l'impiego delle matrici venne introdotto prin-
vari altri metodi di procedere, alcuni· dei quali veramente ingegnosi; di essi ricor"do: cipalmente per lo studio delle costruzioni aeronautiche. Delle numerose memorie
L. CONTRI, «Il metodo di Cross accelerato», Giorn. Genio Civ., 1952. - V. DAsEK, ricordo: S. B. BENSCOTER, Trans. ASCE, 1947, p. 1109, sul calcolo matriciale delle
« Das abgekfirzte und verallgemeinerte Momentenverteilungsverfahren l>, Beton und travi continue col metodo della congruenza. - A. L. LANG e R. L. BrsPLINGHOFF,
Eisen, 1940. - F. M. MAZZOLANI, «Metodi di calcolo a rapida convergei:za » J. Aeronautica! Science, novembre 1951, che trattarono con le matrici il metodo
(2 parti), Giorn. Genio Civ., gennaio-marzo 1967. - G. MoRABITO, «Una modifica della congruenza. - M. J. 'fuRNER, R. W. QouoH, H. C. MARTIN, L. J. ToPP,
al procedimento di Kani », Giorn. Genio Civ., giugno 1965. - M. PAG~N?, «Sul J. Aeron. Sci., settembre 1956, che illustrarono il «procedimento diretto » per
calcolo dei telai a nodi spostabili», Giorn. Genio Civ., ottob~e 1957-. Tut~ 1 pr?ce: l'impiego del metodo dell'equilibrio. - Un'accurata disamina sull'uso delle matrici,
dimenti iterativi possono trovare una loro corrispondenza in modi particola~ d: con bibliografia, è stata svolta da J. H. ARavrus, ' On the Analysis of Complex
risolvere iterativamente le equazioni alla Gehler: F. MATTIAZZO, «I metodi di Blastic Structures », Appl. Mech. Rev., 1958, 7.
calcolo dei telai piani per successive approssimazioni dedotti dal met?do ~elle Relativamente al cap. XV sono state particolarmente utili le seguenti opere:
deformazioni », Rivista di Ingegneria, ottobre 1953. - R. SPARAGIO, «La risoluzione J. H. ARoYRis, Recent advances in Matrix Methods of Structural Analysis, Macmillan,
per iterazione su schema delle equazioni dei nodi e dei piani », Giorn. Genio Civ., New York, 1964. - R. H. GALLANGHER, A Correlation Study of Methods of Matrix
giugno 1960. . . . Structural Analysis, Macmillan, New York, 1964. - J. GRAHAM e W. G. GonDEN,
Significativi confronti tra le caratteristiche e la velocità d1 convergenza di vari 'Structural Analysis », Section 1 dell'op. cli B. H. GAYLORD e C. N. GAYLORD
procedimenti sono stati sviluppati nella nota citata ~i M~zzoL~I. e. nel. corso (Structural Engineering Handbook). - A. S. HALL e R. W. WoonHEAD, Frame
tenuto da M. PAGANO, «L'evoluzione del calcolo dei telai l>, leztom 1nser1te nel Ana!ysis, Wiley, New York, 1967 (2" ediz.). - R. K. LIVESLEY, Matrix Methods
testo Jo Corso di teoria e tecnica delle strutture, Liguori, Napoli, 1961 (si ved~ o/ Structural Analysis, Oxford, 1969. - H. C. MARTIN, Introduction to Matrix
anche Progetti di strutture in cem. arm., Liguori, Napoli, V?l. I e ~I) .. lnteressant~ Methods of Structural Analysis, McGraw (Intern. Student Bclition), 1966. - J. S.
osservazioni si trovano nei lavori: D. BONVICINI, « Su alcuni metodi di calcolo dei l'RzEMIENIECKI, Theory of Matrix Structural Analysis, McGraw-Hill, 1968. -
telai piani)>, Tecnica Italiana, settembre 1941. - G. CERADINI, «Alcune con~iderazioni M. F. RUBINSTEIN, Matrix Computer Analysis o/ Structures, Prentice-Hall, N. J.,
sui metodi di calcolo per iterazione dei telai», Giorn. Ger;io Ci~., lu~ho 195?. - 1966. - G. ToNIOLO, Analisi strutturale con l'elaboratore elettronico, Tamburini,
V. SCHADOURSKY, « Berechnung der mehrstOckigen Rahmen In schr1ttwe1ser Annahe- Milano, 1975. - J. J. TUMA e R. K. MUNSHI, Theory and Problems of Advanced
rung », Bauingenieur, 1952. . . . . . Structural Analysis, Schaum's Outline Series, McGraw~HiH, 1971. - C. K. WANG,
Relativamente allo stato di sollecitazione causato dalla torsione indotta dal Matrix Methods o/ Structural Analysis, Intern. Textbook, Scranton, Pennsylv.,
collegamento delle travi dei telai con i solai si veda: M. SALVATI, «Sul calcolo 1970, za ecliz.
delle sollecitazioni trasversali nelle ossature... », L'Ingegnere, 1953. - P: MATIL~I, Il metodo che venne chiamato «globale» (par. 15.5) è stato chiaramente illu-
« Sul calcolo spaziale delle strutture intelaiate», Giorn. Genio Civ., gennaio-fe~braio strato, per i tralicci spaziali, da S. Dr PASQUALE, Metodi di calcolo per le strutture
1957. - M. CAPURSO, <t Sull'influenza della deformabilità torsionale delle travi por- spaziali (Collana« Progettare acciaio», Italsider, Genova), Tamburini, Milano, 1971,
tanti i solai. .. », Il Cemento, 1965, 4. Su tale argomento un chiaro capitolo si trova con un ampio esame della correlazione esistente tra tralicci considerati con la loro
svolto nell 'op. cit. di GIANGRECO. effettiva configurazione «discreta », o come strutture costituite da materiale continuo.
Infine, in merito al problema dei rapporti uomo-calcolatore si veda in partiM
/) Applicazioni ed esempi di metodi di calcolo iterativi per va~i tipi di. strutture colare: E. GAGLIARDO, L'automazione dell'intelligenza, Zanichelli, Bologna, 1968. -
si trovano trattati in numerose opere, delle quali hanno particolare interesse: J. SINGH, Linguaggio e cibernetica, Mondadori, Milano, 1969.
S. BLASZKOWIAK e z. KAczKOWSKI, Iterative Methods in Structural Analysis,
Butterworths, London, 1968. - C. e J. L. FllRNANDEZ CASADO, Ca/cui des grandes
ossatures réticulaires à noeuds rigides (traduz. frane.), Dunod, Paris, 1954. -
P. CHARON, La méthode de Cross ... , Eyrolles, Paris, 1955. - W. DERNEDDE e
R. BARBRÉ, Das Cross'sche Verfahren, Emst, Berlin, 1961 (4a ediz.). - J. M. GERE,
Moment Distribution, Van Nostrand, Princeton, N. J., 1963. - L. E. GRINTER,
Theory of Modern Steel Structures, Macmillan, New York, 1962, 2° voi. (3a ediz.;
1a ediz. 1936). - R. GULDAN, Die Cross Methode, Springer, Wien, 1955. - R. v.
INDICE DEGLI AUTORI

A. c. A!TKEN, 48. L. 0rrITY, 380.


G. ALBENGA, 213. _ A. L. CHOLESKY, 24, 49.
A. ALBRECHT, 189. CHRISTENSEN, 131.
R. ALESSI, 213, 268, 313, 393. E. CHWALLA, 158.
G. ALLEN, 50. F. CrAMPOLINI, 22, 49.
J. H. ARGYRIS, 409. B. P. CLAPEYRON, 327, 403,
C. BACH, 129. A. CLEBSCH, 404.
M. L. BAES, 189. R. W. CLOUGH, 409.
J. BALAS, 178. G. COCCHI, 407, 408.
R. BALDACCI, 158, 403. E. CoLERus, 48.
T. BANACHIEWICZ, 24, 49. L. CoLLATz, 214, 223.
B. BARBARITO, 158. C. B. McCoLLOUGH, 82.
R. BARBRÈ, 408. S. I. CoLOMBINI, 189.
M. L. BARON, 49. F. CONFORTO, 169.
H. BECK, 380. L. Comru, 408.
E. F. BECKENBACH, 50, 51. J. CouRBON, 132, 158, 177, 331, 383, 403.
R. BELLMAN, 49. H. CRAE:MER, 158.
0. BELLUZZI, 38, 50, 75, 158, 169, 254, 310, G. CRAMER, 19, 20, 48.
333, 403, 405, 407. H. CRoss, 283, 405.
A. BENDIXSEN, 265, 275, 404. P. D. CRouT, 24, 49.
S. B. BENSCOTER, 409. B. DALL'AGLIO, 403, 407, 408.
BESCHKINE, 130, A. DANUSSO, 333.
K. BEYER, 50, 92, 140, 158, 214, 254, V. DASEK, 408.
336, 403, 404. S. DEI POLI, 131.
C. B. BIEZENO, 158. F. DE MIRANDA, 190.
M. BmT, 213, 214, 227. W. DERNEDDE, 408.
R. L. B.ISPLINGHOFF, 409. V. DI BERARDINO, 276.
s. BLÀSZKOWIAK, 408. 'DIOPHANTUS, 3.
F. BLEICH, 131, 328. s. DI PASQUALE, 409.
H. BLEICH, 131, 140, 142, 158, 403. F. DISCHINGER, 189.
D. BONVICINI, 408. L. DONATO, 190.
G. BOOLE, 5. M. H. DOOUITLE, 24, 49.
R. BusEMANN, 189. G. C. DRISCOLL, 190.
A. CALISEV, 405. W. J, DUNCAN, 131.
M. CAPURSO, 131, 408. A. EGGENSCHWYLER, 130.
A. L. CAUCHY, 48. F. ENRIQUES, 48.
A. CAYLEY, 48. J. EREGA, 190.
C. CEccou, 178, 266, 268. E. FANELLI, 158.
G. CERADINI, 408. M. FANELLI, 313.
L. CESAIO, 169. V. FEODOSYEV, 97, 132.
D. B. CHANDLER, 169. C. e J, L. FERNANDEZ CASADO, 408.
P. CHARON, 61, 408. M. F'rLONENKO~BORODICH, 97.
A. CHIARUGI, 213, 268, 380, 393, 395, 396. U. F':rNSTERWALDER, 132.
412 Indice degli Autori Indice degli Autori 413

J. W. FrsHER, 190. F. LEONHARDT, 189. G. RACZAT, 409. F. TAKABEYA, 276, 404, 409.
w. FLUGGE, 50, 130, 213. u. N. LEONT'EV, 158. A. RAITIIBL, 158. B. TAYLOR, 214.
G. E. FoRSYTHE, 49, 50. E. LEPORATI, 190. R. RAMAsco, 268. E. S. THAYER, 82.
R. S. FoVNTAIN, 189. M. LESSELS, 157. G. RAMPI, 131. S. 'fIMOSHENKO, 51, 130, 131, 132, 157, 213,
J. B. FOURIER, 191. E. LIGHTFOOT, 409. J. RATZERSDORFER, 169. 310, 403.
L. Fox, 34, 49. R. K. LIVESLEY, 169, 409. C. RAYMOND!, 158. L. TONELLI, 213.
V, F'RANCIOSI, 131, 158, 169, 403, 406, 407, o. LUJITKENS, 409. M. REDHEFFER, 49. G. TONIOLO, 158, 409.
408. H. LUNDGREN, 132. F. REINITZHUBER, 131. L. J. ToPP, 409.
A. Fru!UND, 158. G. MAGNEL, 158. A. RETI, 158. E. ThEFFTZ, 130.
B. FRrrz, 189. R. MAILLART, 130. w. RITTER, 404. R. TROILI, 49.
H. FRITZ, 158. J, MANDEL, 130~ R. RosMAN, 380, 384, 388, 390, 393. J. J. TUMA, 409.
H. F'R6HLICH, 189. H. C. MARTIN, 51, 409. M. F. RUBINSTEIN, 51, 409. E. TuNGL, 131.
D. FuCHS, 189. P. MATILDI, 190, 408, 409. I. RUSCONI CLERICI, 380, 384. M. J. TvRNER, 409.
E. GAGUARDO, 409. F. MATTIAZZO, 408. A. R. RzHANrrsYN, 131. I. M. VIEST, 189.
R. H. GALLANGHER, 409. N. MAYER, 405. M. G. SALVADOR!, 49. V. Z. VLASOV, 97, 130, 131, 158.
c. F. GAUSS, 21, 25, 48, 49, 405. F. M. MAZZOLANI, 158, 268, 408. M. SALVATI, 408. J. A. L. W ADDEL, 405.
c. N. GAYLORD, 254, 409. H. MEIER-LEIBNITZ, 189. K. SANDEN, 158. H. WAGNER, 131.
E. H. GAYLORD, 254, 409. M. MELE, 158, 190. L. SANPAOLESI, 190. F. W AISMANN, 48.
W. GEHLER, 264, 404. R. MEMKE, 48. K. SATI'LER, 189, 190. C. K. WANG, 409.
J. M. GERE, 61, 130, 132, 408. G. MENDTITO, 380. V. ScHADOURSKY, 408. C. T. WANG, 214, 223, 225.
E. GIANGRECO, 169, 403, 405, 406, 408. M. MERLI, 178. F. SCHEID, 34, 49. P. C. WANG, 51.
A. GIANNELLI, 328. C. MEYER, 51. F. SCHLEICHER, 158, 189, 190. C. WEBER, 130.
G. GODDEN, 254, 409. A. MIGLIACCI, 131. W. L. ScHWALBE, 130. H. WEIHERMilLLER, 190.
0. GRAF, 189. W. E. MILNE, 49, 50. J, W. SCHWEDLER, 158. C. S. WHITNEY, 82.
J. GRAHAM, 254, 409. C. MlNELLI, 169, 407. P. L. SEIDEL, 26, 49, 405. M. WILLIOT, 310.
U. GRAMMEL, 158. O. MoHR, 76, 265, 309, 403, 404. W. F. SHEPPARD, 225. E. WINKLER, 157.
H. GREGG, 131. F. MOLA, 131. J. H. SIMPSON, 60. H. WIPPEL, 189.
L. E. GRINTER, 379, 405, 406, 408. B. MooRMAN, 87' 92. J. SINGH, 409. H. WoLF, 189.
R. GULDAN, 61, 403, 408. G. MoRABITO, 408. C. SINGLETON, 189. R. W. WOODHBAD, 409.
R. v. HALASZ, 409. G. MORETII, 48, 213. R. G. SLUITER, 190. G. WoRcH, 48.
A. s. HALL, 409. N. D. MORGAN, 405. G. N. SMITH, 51. L. T. WRIGHT, 50.
A. HANUSKA, 178. C. E. MoRREY, 50. I. S. SoKOLNIKOFF, 49. D. H. YoUNG, 51, 403.
K. HAYASHI, 157. E. M6RSCH, 83, 189. R. V. SoUTHWELL, 50, 403. 0. ZANABONI, 158.
R. FIEILIG, 189. MUHAMMAD IBN MUSA', 4. R. SPARACIO, 408. S. ZAYTZEFF, 409.
M. HETENYI, 142, 158. E. MDLLER, 190. A. STRASSNER, 61, 405. K. ZENDLER, 189, 190.
H. N. HILL, 131. H. Mi.iLLER BRESLAU, 50, 157, 403. F. STi.issI, 189, 190. H. ZIMMERMANN, 157, 169.
K. HrRscHFEW, 403. R. K. MUNSHI, 409. E. SUTER, 405,
N. J. HOFF, 131. L. NAVIBR, 253, 404.
K. G. JACOBI, 48, 49. P. NEMENYI, 158.
J, JOHANNSON, 409. I. NEWTON, 214.
W. JORDAN, 48. J. L. NoWINSKY, 131.
Z. KACZKOWSKY, 408. A. ÙSTENFELD, 404.
G. KANI, 405, 408. M. PAGANO, 169, 408.
T. VON IURMAN, 131, 213, 214, 227. J, PARCEL, 87, 92.
W. KLINGENBERG, 189. H. PARCUS, 130.
J(. KL6PPEL, 190. P. PASTERNACK, 158.
C. V. KLouCEK, 303, 409. W, PELIKAN, 131.
G. KRALL, 189. A. PmLLIPS, 131.
V. KUPFERSCHMID, 409. L. A. PIPES, 49, 51.
C. LANCZOS, 49. A. Y. s. Pn>PARD, 380.
A. L. LANG, 409. P. PozzATI, 142, 158, 214, 296, 303, 313,
P. S. (DE) LAPLACE, 4, 48. 329, 407, 408.
M. LAREDO, 393. W. PRAGER, 158.
H. LEBESGUE, 213. W. PRESCHER, 131.
G. W. LEmNiz, 5, 48. J, S. PRZEMIENIECKf, 409.
I
I

Potrebbero piacerti anche