Sei sulla pagina 1di 2

INTRODUZIONE ALLE STRUTTURE

PORTANTI 1
PRINCIPI FONDAMENTALI
Prof. Dr. Mario Monotti
Assistenti: Arch. João Lourenço dos Santos, Arch. Andrea Panzeri, Arch. Roberto Leggeri, Arch. Lorenzo Autieri

Lezione 6
Le Funi: la stabilità

Come calcoliamo la deformazione di una fune?


In analogia a quanto fatto con l’ascensore, proviamo ad analizzare lo stato limite di servizio di una fune . Risulta
fondamentale capire come calcolarne la deformazione. Immaginiamo una fune tesa tra due appoggi fissi sulla quale
agisce un carico puntuale al centro. La deformazione della fune produce un abbassamento del carico. Conosciamo i
parametri meccanici della fune, possiamo dunque analizzarne il comportamento elastico. Il cavo di un ascensore
viene deformato elasticamente direttamente dal peso della cabina e dal carico variabile delle persone. In questo
caso, per calcolare la deformazione elastica della fune, dobbiamo capire quale sia la forza che agisce sulla fune e ne
genera una deformazione. Abbiamo imparato la correlazione tra geometria e forze nelle strutture funicolari.
Possiamo dunque dire che il carico puntuale viene contrastato dalle sollecitazioni interne ai due tratti di fune.
Utilizzando la proporzione diretta tra la geometria assunta dalla fune e le forze (triangoli simili), troviamo il valore
delle sollecitazioni interne N1 e N2 (trazione) ai due tratti di fune. La fune regge dunque il carico tirandolo verso gli
appoggi, tale forza di trazione N produce un allungamento elastico dei due tratti di fune. Possiamo calcolare tale
allungamento attraverso quanto appreso nelle lezioni sul dimensionamento. Troviamo la tensione σ dividendo la
forza interna N per l’area A della sezione della fune (σ = N/A). Possiamo quindi applicare la legge di Hooke per
trovare la deformazione unitaria ε (σ = E x ε). Data la lunghezza L della fune possiamo trovare l’allungamento di
ogni tratto di fune (ΔL = ε x L). L’abbassamento effettivo del carico (w) è dato dalla deformazione contemporanea
di entrambi i tratti di fune. Si tratta dunque di un problema geometrico che possiamo risolvere nuovamente
sfruttando le proprietà dei triangoli simili. Attraverso tutti questi passaggi siamo in grado, dato un carico agente su
una fune, di calcolare l’abbassamento w della fune nel punto di applicazione del carico. Analizzando la medesima
fune in diverse situazioni, al variare della forza di messa in tensione, è interessante notare come l’abbassamento w
del carico non dipenda solo dal materiale e dalla sezione della fune bensì anche dal rapporto tra la lunghezza L e la
freccia f. Chiamiamo questo rapporto snellezza (L/f). Nel caso di un carico centrale la fune che minimizza lo
spostamento w del carico è la fune che agli appoggi genera un angolo di 45°.

Come varia la deformazione della fune con un carico variabile?


Continuiamo ad immaginare la situazione precedente ovvero una fune con un carico centrale. Immaginiamo di
aggiungere un carico e osservare la deformazione della fune. Se aggiungiamo il carico nella stessa posizione del
primo, ovvero al centro, la deformazione totale della fune aumenterà in modo proporzionale in quanto causata dalla
deformazione elastica a sua volta generata dal fatto che le forze interne alla fune risultano doppie. Se invece
posizioniamo il carico in qualsiasi altro punto, la fune cambia radicalmente la sua geometria. Ciò accade perché la
fune deve trovare un nuovo equilibrio e dunque assume una nuova forma. Con questo semplice esempio abbiamo
capito la problematica principale nello studio dello stato limite di servizio della fune. Le deformazioni maggiori in una
fune non hanno a che vedere con le deformazioni elastiche dei singoli tratti bensì con un problema di stabilità. La
variazione di geometria della fune causata da un carico variabile in un qualsiasi punto ha un’incidenza molto
maggiore rispetto alla deformazione elastica causata da un carico variabile posto in corrispondenza di un carico
permanente esistente. Ciò significa che la stabilità di una fune non dipende tanto dalla sua sezione o dal materiale
di cui è composta bensì dall’equilibrio.
Come ovviare al problema della stabilità?
Dall’analisi svolta risulta fondamentale la ricerca di soluzioni che limitino le variazioni geometriche di una fune al
variare dei carichi. Nei due esempi precedenti risulta chiaro che sia preferibile la situazione in cui le variazioni di
carico avvengono nello stesso punto. Ovvero, se aggiungiamo un carico ad una fune, la sua deformazione risulterà
minima se posizioniamo il carico in un punto sul quale agisce già un carico permanente. Possiamo già intuire una
valida soluzione al problema della stabilità delle funi. Per impedire una variazione geometrica sostanziale della fune
dobbiamo predisporre carico permanente laddove è prevista l’azione del carico variabile . Maggiore sarà il carico
permanente rispetto a quello variabile, minore sarà la variazione geometrica della fune. In termini progettuali significa
che dobbiamo progettare la fune affine alla forma che la fune stessa assumerebbe in presenza dei carichi variabili.
Così facendo evitiamo che la presenza di carichi variabili generi la necessità di un nuovo sistema statico e, di
conseguenza, di una nuova geometria. Al contrario, il sistema statico esistente risulta in grado di adattarsi alle nuove
sollecitazioni. Possiamo dunque riassumere il problema della stabilità nelle funi come segue. Si distinguono due
cause principali di deformazione di una struttura funicolare: l’allungamento elastico della fune causato dai carichi e la
variazione di geometria della fune causata dai carichi variabili. La prima problematica può essere gestita tramite la
scelta accurata del materiale, della sezione e della snellezza della struttura (L/f). Il secondo problema impone che la
fune venga progettata con una forma affine al poligono funicolare corrispondente allo stato di equilibrio del sistema
in presenza dei carichi variabili.

Esempi?
Troviamo un ottimo esempio di quanto descritto nel progetto di Le Corbusier della Maison de la Culture di Firminy
(1953-1965). In questo edificio Le Corbusier progetta una copertura lunga 18 m composta da molte funi affiancate
e ancorate a pareti laterali portanti oblique. Se la copertura fosse stata completata con un materiale leggero a
riempimento degli spazi tra le funi sarebbe risultata molto instabile. Pioggia e vento avrebbero generato movimenti
molto importanti della geometria del tetto. Le Corbusier, dunque, decide di disporre, tra una fune e l’altra, elementi
prefabbricati pesanti in calcestruzzo. Questi pannelli, oltre a chiudere l’edificio, generano sulle funi un carico
permanente uniformemente distribuito. Tale carico stabilizza le funi. La presenza di vento e pioggia, infatti, non
genera più modifiche geometriche importanti bensì predispone il carico laddove è prevista l’azione del carico
variabile.

Possiamo migliorare questo metodo?


Aggiungere massa che grava sulla fune non è il solo modo per stabilizzare la fune. Si può infatti aggiungere carico
alla fune attraverso l’utilizzo di una o più funi di pretensione. Un ottimo esempio è la costruzione dell’ing. Jawerth
per la copertura della pista di ghiaccio di Johannishov (1962). In questo caso la struttura funicolare è copmposta da
una fune portante rivolta verso l’alto che contrasta il carico, una fune di pretensione rivolta verso il basso che genera
carico sulla fune portante (ai fini della stabilità) e delle funi di collegamento che collegano le prime due. Si parla in
questo caso di una trave di funi. La grande novità di questa struttura, oltre ad offrire una costruzione più leggera ed
efficiente da un punto di vista di impiego del materiale, riguarda la capacità di resistere ai carichi variabili. Se nella
copertura di Le Corbusier i carichi variabili si aggiungevano a quelli esistenti, andando a sovraccaricare la fune
portante, nella trave di funi di Jawerth la presenza di carico variabile genera unallentamento della fune di
pretensione e dunque una riduzione del carico permanente sulla fune portante. Ovvero il carico variabile si
sostituisce a parte del carico permanente non andando a caricare ulteriormente la fune portante. Rimandiamo poi
alle dispense del corso dove vengono descritte molte altre soluzioni costruttive adottate dagli ingegneri per
migliorare il problema della stabilità nelle funi.

Potrebbero piacerti anche