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INTRODUZIONE ALLE STRUTTURE PORTANTI 1

PRINCIPI FONDAMENTALI
Prof. Dr. Mario Mono
Assisten : Arch. João Lourenço dos Santos, Arch. Andrea Panzeri, Arch. Roberto Leggeri, Arch. Lorenzo Au eri

Lezione 5
Il Dimensionamento

Appresi gli strumen fondamentali per lo studio della sta ca, possiamo rivolgerci alle stru ure e al loro
dimensionamento.

Cos’è una stru ura?


Possiamo riassumere il conce o di stru ura definendola come un insieme di elemen che raccoglie dei carichi e li
trasme e a degli appoggi. Il compito di una stru ura, quindi, è quello di garan re il flusso del carico agente su di essa
fino agli appoggi. Tale compito non dipende dalla forma della stru ura: da due appoggi A e B e un carico Q, sono
infinite le possibili stru ure che possono svolgere lo stesso compito ovvero quello di raccogliere il carico Q e
ridistribuirlo ai due appoggi.

Quali criteri influenzano il proge o di una stru ura?


Se tu e le stru ure adempiono allo stesso compito, ovvero il flusso del carico, è necessario stabilire dei criteri, delle
regole, che ci aiu no a proge are le stru ure portan . Introduciamo dunque il conce o di dimensionamento.
Dimensionare una stru ura significa scegliere i criteri necessari ad impiegare corre amente i materiali da costruzione.
Seguendo ques criteri siamo in grado di costruire stru ure non solo sicure ma anche efficien . Il dimensionamento,
infa , ci perme e di valutare ogni situazione e definirne i limi in modo tale da poter u lizzare il quan ta vo di
materiale opportuno. Dimensionare dunque significa dare una misura agli elemen che assicurano il flusso del carico.

Quali limi impongono le forze sui materiali?


Per definire i criteri di dimensionamento è necessario dunque capire quali situazioni limite vogliamo evitare di
raggiungere. Per fare questo dobbiamo capire come valutare l’effe o delle forze sui materiali. Se ci immaginiamo una
stru ura sogge a ad un carico possiamo intuire che le situazioni da evitare siano sostanzialmente due: da un lato
vogliamo evitare che la stru ura si rompa, dall’altro vogliamo evitare che si deformi al punto da generare problemi di
cara ere este co e funzionale.

Come definiamo i criteri di dimensionamento?


Prendiamo l’esempio di un ascensore composto da una cabina che ha un certo peso (G) e che può ospitare un certo
numero di persone (Q). La cabina è collegata ad un motore a raverso una fune di acciaio. Dobbiamo dunque capire
che dimensione deve avere la fune affinché l’ascensore funzioni corre amente. Piu specificatamente dobbiamo capire
l’influenza del diametro della fune sul comportamento della stru ura. Procediamo con ordine. Individuiamo il modello
sta co. La stru ura, ovvero la fune, garan sce il flusso del carico ver cale, ovvero il peso della cabina con o senza
persone (G+Q), ad un appoggio in corrispondenza del motore. La fune funziona come una molla, dunque per verificare
che non si rompa dobbiamo garan re che rimanga nel dominio elas co. La fune è sogge a ad una tensione σ data dal
rapporto tra lo sforzo N e l’area A della fune (σ = N/A). La tensione ci indica quanta forza viene presa da ogni singola
fibra della fune. Affinché la fune rimanga nel dominio elas co la tensione σ dovrà essere inferiore alla tensione di
snervamento del materiale fy (σ < fy). Oltre ad evitare la ro ura dobbiamo monitorare anche le deformazioni affinché
non risul no eccessive. Come visto nella lezione dei materiali, l’allungamento ΔL è dato dal prodo o tra la
deformazione unitaria ε e la lunghezza iniziale L0 (ΔL = ε * L0) dove ε è a sua volta data dal rapporto tra la tensione σ e
il modulo di elas cità E (ε = σ/E). Dobbiamo ora capire su quali fasi di servizio dell’ascensore dobbiamo concentrarci
per il dimensionamento. Individuiamo le fasi. (a) L’ascensore è ferma al piano can na, il cavo nella sua massima
lunghezza subisce una deformazione dovuta al peso della cabina. (b) Entrano alcune persone nella cabina, il cavo
subisce un’ulteriore deformazione dovuta al peso aggiun vo. Le persone percepiranno solo la deformazione generata
dal loro peso e non quella generata dalla cabina. (c) L’ascensore parte. L’accelerazione generata dal motore aumenta il
peso agganciato alla fune generando una deformazione ulteriore percepita come un’oscillazione dalle persone nella
cabina. (d) L’ascensore si muove a velocità costante. La deformazione del cavo rimane costante e le persone non
percepiscono alcun movimento. (e) L’ascensore rallenta fino a fermarsi. Come nel caso della partenza anche all’arresto
le persone percepiscono una deformazione so o forma di oscillazione a causa della decelerazione della cabina. (f) Le
persone escono dalla cabina. La riduzione del peso agente sulla fune genera un accorciamento della stessa. Dall’analisi
delle singole situazioni no amo come sforzo e deformazione risultano massimi nella fase di partenza dell’ascensore (c).
Mentre le persone all’interno percepiscono la massima deformazione entrando nell’ascensore (b) e la massima
oscillazione nella fase di partenza (c). Queste sono dunque le fasi limite sulle quali ci concentriamo per dimensionare la
stru ura.

Come classifichiamo gli sta limite di dimensionamento?


Possiamo generalizzare la scelta degli sta limite individuando due criteri fondamentali: da un lato vi sono gli sta
limite ineren le sollecitazioni, dall’altro gli sta limite ineren le deformazioni.
Nel primo caso parliamo di Stato Limite Ul mo (SLU) ovvero il limite che indica le sollecitazioni massime ammissibili
per evitare il collasso di una stru ura. Lo SLU ci perme e dunque di assicurare la sicurezza di una stru ura.
Nel secondo caso parliamo di Stato Limite di Servizio (SLS) ovvero il limite che indica le deformazioni massime
ammissibili. Lo SLS ci perme e di valutare la rigidezza di una stru ura al fine di garan rne este ca, comfort e
funzionalità.
Per garan re la totale sicurezza, lo SLU deve far fronte alle possibili incertezze rela ve ai carichi, ai materiali e alle
geometrie degli elemen . Per questo mo vo la norma introduce una serie di coefficien che ci perme ono di
modificare le grandezze agen per evitare errori di valutazione. Vi sono dunque coefficien per incrementare i carichi
agen nel processo di dimensionamento: i carichi permanen (peso della cabina) vengono mol plica per 1.35, i
carichi variabili (peso delle persone) per 1,5 se predominan e 0,6-0,7 se concomitan . Il carico maggiorato viene
chiamato carico di dimensionamento Qd. Le sollecitazioni della stru ura derivan dai carichi maggiora vengono de e
sollecitazioni di dimensionamento Nd. Vi sono poi coefficien che riducono i valori di resistenza dei materiali. Ad ogni
materiale viene affidato un fa ore di riduzione diverso in base alle probabilità di incertezza del materiale: l’acciaio da
costruzione ha generalmente meno dife del legno. La resistenza del materiale diminuita del rela vo coefficiente
viene de a resistenza di dimensionamento fsd. Vi sono infine le possibili incertezze geometriche che hanno perlopiù a
che vedere con l’usura. L’usura degli elemen stru urali può influenzarne l’affidabilità. In ques casi si valuta
sogge vamente una diminuzione delle dimensioni geometriche in previsione della possibile usura. Si definisce
resistenza di dimensionamento Nrd di un componente stru urale la resistenza calcolata osservando la geometria di
dimensionamento ad (quindi diminuita in previsione dell’usura) e la resistenza di dimensionamento fsd del materiale.
Per riassumere, ai fini del dimensionamento allo SLU, la resistenza di dimensionamento Nrd deve essere maggiore
della sollecitazione di dimensionamento Nd ( Nrd > Nd ).
La mancata verifica dello SLS, invece, non determina una situazione di pericolo per cui nella fase di verifica non si
applicano coefficien di sicurezza.

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