Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
verifica di resistenza
verifica rispetto a varie situazioni di malfunzionamento
Operativamente....
Saper verificare/dimensionare una struttura sottoposta a sollecitazioni SEMPLICI
La verifica di resistenza
Approccio Sperimentale
Si sottopone il pezzo (cioè un campione preso
Aumento progressivo dei carichi
dal lotto a cui appartiene il pezzo) che si vuole mantenendo invariate le altre condizioni, fino a
verificare ad una prova di carico e se ne portare al cedimento l’elemento o la struttura
osserva il comportamento
In un procedimento puramente sperimentale occorre eseguire una prova per ogni elemento, per ogni
materiale, per ogni condizione di funzionamento. Il tutto è estremamente costoso e giustificabile solo per
strutture di notevole rilevanza (es. protesi)
La verifica di resistenza
Carico
Vincolo
La verifica di resistenza
Approccio Teorico
Si impiegano tecniche derivate dalla scienza Determinazione delle sollecitazioni massime
delle costruzioni, o approcci numerici (ad es. Alle quali il componente può essere sottoposto sulla
base dei compiti che ad esso sono affidati
FEM)
8:9N
BD =
8OP:
per le tensioni tangenziali:
R:9N
BDQ = 8OP:, ROP: = DSOC=PO= OP:=O9<=, calcolate in assenza
ROP: di discontinuità geometrica
Fattore di concentrazione delle tensioni
Il fattore di concentrazione delle tensioni, kt (detto anche coefficiente di intaglio)
dipende esclusivamente dalla geometria e non dal materiale utilizzato.
8:9N
BD =
8OP:
Nel caso di stati di tensione pluriassiali, è possibile definire un fattore di
concentrazione equivalente (es: Von Mises, Tresca, per materiali duttili)
8:9N, S
BDS =
8OP:, S
Fattore di concentrazione delle tensioni
Per la determinazione del fattore di concentrazione delle tensioni si possono seguire
tre vie:
• approccio teorico (es: teoria dell’elasticità);
• approccio numerico (es: FEM)
• approccio sperimentale (es: fotoelasticità)
Normalmente il progettista può avvalersi di ampia letteratura che riporta i valori del
fattore di concentrazione delle tensioni in forma di tabelle o formule teoriche o semi-
empiriche.
8:9N 9
BD = =1+2
8OP: W
\2
W= (raggio di raccordo)
9
Fonte: Petrucci, «Lezioni di Costruzione di Macchine»
Fattore di concentrazione delle tensioni
Per la maggior parte dei casi sono disponibili dei diagrammi che forniscono il fattore
della concentrazione delle tensioni. Il coefficiente è riferito ad una specifica geometria
(es: sezione circolare, rettangolare, etc) ed uno specifico stato tensionale (es: trazione,
flessione, etc) che sono riportate sul diagramma stesso. Inoltre, il diagramma fornisce
il valore di kt riferito ai parametri geometrici che caratterizzano la discontinuità.
Esempio:
provino circolare con
riduzione di diametro,
soggetto a momento
flettente
Trazione
Fonte: Juvinall, «Machine component design»
Fattore di concentrazione delle tensioni
Torsione
Fonte: Juvinall, «Machine component design»
Fattore di concentrazione delle tensioni
Materiale duttile
Si ipotizzi di sottoporre a trazione un provino realizzato con un materiale duttile
con comportamento ideale elastico-perfettamente plastico. Se il provino presenta
un intaglio, la distribuzione delle tensioni sarà del tipo rappresentato in figura.
8:9N = BD80
Comportamento del materiale
Se la forza applicata F cresce, il diagramma delle tensioni cresce proporzionalmente
fino a quando il valore di σmax non raggiunge il limite si snervamento Sy.
Se F cresce ulteriormente il diagramma delle tensioni si modifica, la zona vicina
all’intaglio entra in campo plastico e σ = Sy; La zona lontana resta in campo elastico,
ma si riduce al crescere del carico applicato.
Fonte: http://www2.ing.unipi.it/~a008077/Materiale_didattico/CM_LMEN/CM_3b_Fattori%20di%20concentrazione%20delle%20tensioni_2019.pdf
Sovrapposizione di intagli
Fonte: http://www2.ing.unipi.it/~a008077/Materiale_didattico/CM_LMEN/CM_3b_Fattori%20di%20concentrazione%20delle%20tensioni_2019.pdf
Sovrapposizione di intagli
Fonte: http://www2.ing.unipi.it/~a008077/Materiale_didattico/CM_LMEN/CM_3b_Fattori%20di%20concentrazione%20delle%20tensioni_2019.pdf
Il coefficiente di sicurezza
η= fattore di incertezza
F = F1 · F 2 · F3 · F4
η1 fattore che tiene conto della presenza di eventuali difetti del materiale e di valori
non precisi delle sue caratteristiche (assume valori compresi tra 1 e 1.15)
η3 comprende gli errori dovuti alle semplificazioni di calcolo degli sforzi, per
esempio nella schematizzazione ideale dei vincoli (assenza di attrito) può variare tra
1 e 1.5 (materiali fragili) e 1-1.1 (materiali duttili)
Qe
8<=: >
8:9N = =
> Qf
>
Lo sforzo limite è rappresentato (nel caso dei materiali duttili) dal limite di
snervamento, mentre il valore del coefficiente di sicurezza è generalmente imposto
dalla normativa tecnica in funzione del campo di impiego del componente
Da un punto di vista più strettamente operativo:
1. Si impone l’equilibrio della struttura e si ricavano le reazioni vincolari
2. Si tracciano i diagrammi delle azioni interne
3. Si calcolano le sollecitazioni (se è nota la sezione, verifica) oppure si risale alla
sezione per procedimento inverso (dimensionamento)
4. Si esegue la verifica di resistenza: calcolo del coefficiente di sicurezza
Esempio
Si deve dimensionare una barra a sezione circolare sapendo che questa deve
sopportare un momento flettente pari a 50 Nm e che il materiale con cui deve essere
realizzato è una acciaio C40 avente le seguenti caratteristiche:
Su = 700 MPa Sy = 490 MPa
Il nostro vincolo di progetto è che in tutti i punti del componente la sollecitazione di
lavoro sia INFERIORE a quella massima ammissibile per il materiale (opportunamente
scalata mediante il coefficiente di sicurezza che assumeremo pari a 2)
8<=: = Qp materiale duttile
j·e m · n4 n
8jk = l= e=
l 64 2
Esempio
E dunque:
32 · j Qe
8jk = 3
≤
m·n >
r 32 · jk · > r 32 · 50 · 2
n≥ = = 12.8::
m · 8e m · 490 · 106
jtD
GGL =
jS
Il Coefficiente di Collaborazione a Flessione dipende unicamente dalla geometria della
sezione. È una misura della capacità residua della sezione di resistere ad incrementi di
carico rispetto alle condizioni di prima plasticizzazione
In maniera analoga si definisce il Coefficiente di Collaborazione a Torsione CCT
Coefficiente di collaborazione a flessione
j = 2 L1 · \1 U L2 · \2
u 1 u 1 2
j;2 Qe · \ · w et · et U w et U · Qe · \ · et · et
2 2 2 2 3
1 u u 1
j;2 Qe · \ · w et · U et U · Qe · \ · exy
2 2 2 3
1 u2 1
j ; 2 Qe · \ · w exy U · Qe · \ · exy
2 4 3
u2 exy
j ; 2 Qe · \ w
8 6
u2 exy u2
j ; Qe · \ w jtD ; Qe \
4 3 4
u 1 u
L1 ; Qe · \ · w et \1 ; et U w et
2 2 2
1 2
L2 ; · Qe · \ · et \2 ; et
2 3
Coefficiente di collaborazione a flessione
Riassumendo…
Qe · vN \u3 2 \u2 u2
jS ; ; Qe · ; Qe · jtD ; Qe · \ ·
e:9N 12 u 6 4
u2
jtD Qe · \ · 4
GGL ; GGL ;
jS Qe · vN
e:9N
u2
Qe · \ · 4 3
GGL ; ;
u2 2
Qe · \ · 6
u 1 u
L1 ; Qe · \ · w et \1 ; et U w et
2 2 2
1 2
L2 ; · Qe · \ · et \2 ; et
2 3
Coefficiente di collaborazione a flessione
CCF: coefficiente di collaborazione a snervamento plastico totale per flessione
Tipo di
sezione