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Noi possiamo fare un analisi statica lineare

• analisi dinamica lineare


• Analisi statica non lineare
• Analisi dinamica non lineare

In particolare per i ponti, ma anche per le strutture è ideale e fare due analisi per capire se analisi di livello inferiore sono
sufficienti.
In generale come un ponte come il progetto, regolare ecc.. l’analisi statica lineare è sufficiente, perchè sostanzialmente
analizzando la struttura, perchè poi con l’analisi dinamica andiamo a coinvolgere i modi di vibrare della struttura.

È chiaro che se il ponte ha una forma non regolare ( esempio con curva), vale la pena fare anche un analisi dinamica
lineare per capire se con la statica lineare ho preso in considerazione i modi ecc…
Per quanto riguarda il ponte che abbiamo, lo vincoleremo in modo molto semplice in modo che ogni pila sia isolata dal
resto della struttura.
L’analisi statica non lineare diventa necessario quando andiamo su ponti esistenti, questo perchè quando facciamo un
ponte nuovo, noi per l’analisi statica lineare riusciamo a definire le azioni sismiche in funzione del fattore dis tritura. Quando
andiamo a lavorare su una struttura esistente, non sappiamo il fattore di struttura, perchè non lo abbiamo progettato noi.
Per quanto riguarda la dinamica non lineare, e un analisi in cui noi prendiamo una serie di accelero grammi di riferimento è
li applichiamo alla struttura. Se io volessi applicare la dinamica non lineare non facciamo subito solo quello perchè sono
analisi molto complesse, e prendiamo dei dati a scatola chiusa da subito.. queste analisi più complesse devono essere
dunque accompagnate da analisi meno complesse.

Vediamo l’analisi statica lineare che è quella che applicheremo, e poi vedremo la statica non lineare per capire com’è
l’approccio che porta a un analisi di vulnerabilità.

Analisi statica lineare:


Qui diventa importante capire come è vincolato il nostro impalcato rispetto alle spalle e alle pile.

Quando facciamo l’analisi sismics abbiamo a considerare due direzioni del sisma. Un sisma longitudinale ( lungo il ponte) è
un sisma trasversale( trasversale al ponte). La struttura risulta vincolata in modo differente rispetto a un sisma longitudinale
o trasversale. Rispetto al sisma ,longitudinale la nostra struttura sarà ogni impalcato schematizzato con un sisma di
cerniera carrello. Perchè cerniera carrello? Perchè noi dobbiamo avere la possibilità di una deformazione per le variazioni
termiche. Tra impalcato e impalcato ci deve essere un giunto per far modo che si possano sviluppare le deformazioni
termiche. Ci sono anche ponti che non hanno giunti, e vi è un giunto solo all’estremità. Però tendenzialmente si richiedono
grosse deformazioni a quel giunto finale. Noi guardiamo uno schema di viadotto, in cui le travi sono poggiate sulle pile,però
da un punto di vista degli spostamenti deve essere una cerniera è un carrello.
Dal punto di vista sismico. Dipende da dove c’è il carrello e dove c’è la cerniera. La pila dove c’è il carrello è scarica e dove
c’è la cerniera si prende il sisma. Allora definisco io le pile sismiche ( per sisma longitudinale che normalmente e quello più
gravoso). Scegliamo noi le pile e spalle che si prenderanno le azioni sismiche. In generale uno schema come noi abbiamo
del ponte:

Questo potrebbe essere uno schema del nostro ponte. Con uno schema di questo tipo, io ho dei punti fissi che sono sulla
pila 1 e sulla pila 3 in cui si trasferirà il tutto; sta a me scheggiare comunque lo schema strutturale.
Sostanzialmente se definisco le pile, ho ( potrei) schematizzare la pila come:

Quindi anche sulla pila 2 facciamo una verifica sismica ma sostanzialmente la massa è ridotta. Per il sisma trasversale
invece le mie aste risulteranno sostanzialmente incernierate alle estremità. Non posso pensare di non incernierare alle
estremità perchè sennò si sposta tutto.

Per il sisma trasversale, la massa dell’impalcato la massa a destra e metà dell’impalcato a sinistra viene preso dalla pila 2.
Per il sisma trasversale, sia per la pila 1 che pila 2 che pila 3, schematizziamo il sistema con una massa che è :
L’analisi è molto semplice, perchè è una mensola con la massa in sommità. Perchè il sisma longitudinale è più
dimensionante, perchè in direzione longitudinale l’altezza della pila è l’altezza dell’impalcato.
Il nostro problema in generale è per ciascuna pila di pensare il sistema come una massa m, con una lunghezza della
mensola L, è una rigidezza della mensola EI, che vedremo come sarà definita. Come si procede?

Sostanzialmente devo definire qual’è lo spettro elastico di progetto:

Il quale spettro dipende dal sito in cui c’è il ponte. Devo definire il periodo della struttura e andare a vedere qual’è
l’accelerazione elastica. Il periodo della mia struttura, essendo uno schema a mensola:

La particolarità è definire EI; questo perchè EI va riferito a un elemento che è fessurato, perchè ci aspettiamo che la pila
sotto il sisma si fessuri. Quindi come calcoliamo EI? Quello che si fa è definire quello che è il M-χ , abbiamo uno stadio 1
che è uno stadio non fessurato, uno stadio 2 che è lo stadio fessurato. Questa curvatura ( in figura) la chiamiamo χy, ed è
la curvatura, ed è la curvatura in corrispondenza dello snervamento dell’armatura.

La normativa ci dice di prende ragionevolmente questa rigidezza della struttura ( figura), come:

η=1,2, perchè quando disegno il momento curvatura, io mi sto riferendo alla sezione fessurata, ma io ho una serie di
fessure, e tra una fessura è l’altra c’è del calcestruzzo che è integro. Quando penso alla rigidezza complessiva dell’elemeto
Devo pensare che c’è quel calcestruzzo. Questo effetto irrigidente definito Tension Stiffening.

Noi abbiamo lo spettro elastico, e individuiamo il nostro periodi T1, dobbiamo decide l’accelerazione elastica che ci viene
fuori dallo spettro, per un fattore di struttura q.

Possiamo scegliere di la orare con elementi di duttibilit bassa con q=1,5, oppure in classe di duttilità alta, in cui q= 3,5λ,
dove λ=1 se α>3, o

Capiamo però se metterci in classe di duttilità bassa o alta, perchè attenzione che se noi abbiamo questa forza
orizzontale, dobbiamo capire quanto è lo spostamento un sommità della pila, per due ragione:
1) devo capire se la pila e. In grado di deformarsi e raggiungere quello spostamento in sommità ;
29 devo stare attento, che questa capacità deformazione non mi faccia cadere l’impalcato, perchè se la pila P1 si muove
trove, mi manca l’appoggio, e l’impalcato vs giù.

Uno dei problemi del sisma, è proprio la caduta dell’impalcato dagli appoggi, e l’impalcato cade sul pulvino. Quando io ho
schematizzato la pila come una mensola con la forza F, la d che ricsvo è una d elastica, ma in realtà avendo applicato il
fattore di struttura e come se penso che abbia raggiungo la plastica, quindi:
Io devo amplificare, proprio per il fatto che ho preso l’accelerazione elastica diviso il fattore di struttura q. Quindi devo
vedere se la pila sia in grado di garantirmi questo spostamento d- plastico. Ma come fa a garantirlo? Nella mia pila si
formerà una cerniera plastica alla base, quindi sostanzialmente immaginiamo che tutto lo spostamento sia garantito dalla
rotazione della cerniera plastica, che è :

Osa vuol dire garantire che la pila sia in grado di avere questa deformazione plastica? Vuol dire che la pila alla base deve
avere una rotazione plastica almeno pari a θmax. Se noi abbiamo un Hplastiva, allora abbiamo che:

Se pensiamo al ponte,

Devo stare attento che non vada l’impalcato.

C’è un altro problema, può succedere che anche le basi delle pile si spostano per effetto delle onde di taglio sismico, può
succedere che ci sia una traslazione anche delle fondazioni, della base della pila. ( in giallo in figura) . La normativa ci da
quello che è lo spostamento relativo tra due punti :
Noi dovremo prendere questi spostamenti, sommati e questo devono essere garantiti. In generale la caduta dell’impalcato
dall’appoggio al pulvino viene considerata una situazione limite per lo SLV, la caduta dell’impalcato dal pulvino e SLC.
Riprendendo gli stati limite abbiamo:

SLO: Stato limite di operatività, legato alla chiusura dei giunti, o alla rottura degli appoggi, ossia una situazione in cui il
ponte rimane appoggiato ma non mi gsrantirscono più le deformazioni termiche.
SLD: stato limite di danno, normalmente lo consideriamo associati alla rottura del paraghiaia, o la formazione di una
cerniera plastica alla base della pila.
SLV: stato limite salvaguardia della vita, si fa riferimento ala, caduta degli impalcato dagli appoggi, e il raggiungimento del
50% della rotazione ultima alla base.
SLC: stato limite di collasso, e la. Caduta dell’impalcato dal pulvino, o il raggiungimento del 100% della rotazione ultima
alla base.

Tutti gli stati limite sono correlati alla rotazione della cerniera alla base e dagli spostamenti in sommità della pila. Il
raggiungimento di uno stato limite per noi è associato. A una situazione ultima in termini di deformabilità.
Attenzione che andare in classe di duttilità alta, significa avere spostamenti elevati, allora consideriamo se vale la pena
essere in duttilità alta o bassa.

ANALISI STATICA NON LINEARE:


l’analisi statica non lineare prevede di considerare il comportamento non lineare della struttura, e questo è associato alla
formazione di cerniere plastiche, ma anche la possibilità di modellare correttsmente i giunti e gli appoggi.
Se noi pensiamo a un appoggio che raggiunge la deformazione ultima, e sappiamo che possiamo far cadere l’impalcato al
ponte che può cadere a terra. Dobbiamo definire dei legami non lineare .. generalmente il tutto si fs con una modellazione
a elementi finiti.

Prendiamo un ponte, genericamente:

Faccio l’ele,e ti finito, prendo un punto s e impongo uno spostamento, e questo perchè la risposta del mio ponte potrebbe
avere un comportamento degradante. Imponendo uno spostamento come punto di riferimento io posso portare avanti la
mia analisi fini al collasso. E posso definire una curva forza spostamento.
F, e la somma del,e reazioni in corrisponenza dei vincoli. Quindi la somma dei tagli alla base, e quello è F. Su questa curva
devo andare a prendere dei punti, e quel punto C, è associato al collasso della struttura, ma devo andare a definire altri
punti che sono associati a diversi altri stati limite della struttura.
Questa viene chiamata curva di capacità, e mi definisce la capacità della struttura di raggiungere certe deformazioni. Io
dovrò confrontarla con delle curve di domanda, che saranno quello che mi richiede la normativa per avere un ponte
adeguato. La normativa mi da uno spettro relativo alla zona in cui ci sono, e questo spettro in realtà mi da quattro spettri
associati ai quattro stati limite. Il problema, e che devo definire quella che è una curva di domanda.
Il problema che che arrivano degli spettri che sono degli spettri di accelerazione, in funzione del periodo.

Quello che devo fare è ricondurmi a una curva


Se la struttura non fosse verificata?

Noi dobbiamo valutare anche la vulnerabilità, quindi dire guarda la struttura non è verificata ma ho una vulnerabilità del
80%, e quanto sono lontano da non essere verificata. Se io ho una struttura in cui la differenza tra capacità e domanda è
del 5% è una cosa, se è del 50% è diverso. Quello che facciamo oeorwtivitamente è ridurre lo spettro di domanda finchè
non andiamo a metterlo nella situazione limite, questo spettro limite sarà associata a una ridotta accelerazione è un ridotto
tempo di ritorno, che mi permetterà di definire la vulnerabilità.

La bilinearizzazione difficilmente la riusciamo ad applicare qui, perchè le curva non è così regolare, è molto irregolare.
Quindi si lavora in questo modo.
La cosa ideale è mettere un punto fisso rispetto alla spalla piuttosto che pila, poi chiaro che l’aspetto della sismica dipende
rilevante. Perchè se csrico tutto la sismica sulla pila, è un problema per la sismica.
Noi ora guardiamo Per schemi di ponti più complessi rispetto a quello del progetto che abbiamo.
Noi definiamo con un pallino il vincolo fisso.

Nell’esempio del nostro ponte, in cui abbiamo :

E noi vogliamo realizzare uno schema cerniera carrello, in corrispondenza della cerniera come devono essere vincolate le
travi?

Il vincolo fisso, io devo aver è un elemento che non mi ammette spostamenti in direzione longitudinale. Però devo, in
direzione trasversale riesco a dare un vincolo completo se la larghezza è indicativamente minore di q0m. Perchè ho effetto
delle deformazioni termine anche in direzione trasversale. Quello che si fa è normalmente vincolare in direzione trasversale
solo le travi centrali. Lasciando la possibilità trasversalmente di deformarsi termica mente.
Per quanto riguarda il vincolo 2, bisogna usare lo stesso sistema di vincolo, rilasciando lo spostamento in direzione
longitudinale. E questi disposibtivo di appoggio vanno messi sotto ciascuna trave. Poi chiaro che durante la costruzione
bisogna fare attenzione che il vincolo mobile e fissò possono cambiare, ma quello che ci interessa è sotto quali azioni
dobbiamo andare a dimensionare i vincoli.

Normalmente nel nostro schema di pila, pila pulvino e travi in acciaio,

Un giunto in realtà, e definito come giunto di costruzione, che deve permettere appunto che le due travi non vadano a
toccarsi, e normalmente 5cm sono sufficienti. Il giunto degli corrispondenza dei carrelli invece vs progettare in funzione
delle temperature, ecc..
una volta definita la domanda in termine di spostamento dobbiamo scegliere i vari apparecchi di appoggi fissi e mobili.
Questo perchè ad esempio in direzione trasversale lo spostamento sarà magari minore di quello longitudinale.

Noi facciamo riferimento a una Nrd stiva che è la en1337. Che sostanzialmente ci da le indicazioni sugli appoggi, sui tipi di
appoggi disponibili. Quindi noi sostanzialmente definiremo da catalogo gli appoggi che servono. In funzione dei vincoli che
scegliamo chiaramente devono essere considerate in funzione dell’altezza della pila per arrivare comunque s filo strada.
Su molti ponti esistenti però questa cosa non è stata prefìvista, e sulle pile bisogna andare a realizzare degli elementi, per
poter inserire i martinetti e sollevare il ponte.
Un tipico appoggio molto usate per ponti di luce media, in cui le richieste di spostamento non sono elevate, sono gli
appoggi elastomeri i, sostanzialmente sono in neoprene armato. È un pacchetto in neoprene in cui sono inserite delle lame
in acciaio. Questo sistema permette di avere degli spostamenti per deformazione. L’armatura serve perchè il solo neoprene
si schiaccerebbe con il peso del ponte. Il pacchetto fa che si schiaccia per il peso del ponte, si può deformare a taglio
consentendo traslazioni, e si può deformare anche consentendo rotazioni.

Questi appoggi sono molto usati nel passaggio perchè economico, ma col tempo la gomma dìtende a diventare dura e
quindi diventa un vincolo rigido con meno capacità di deformazione e quindi devono essere sostituiti. Un problema in
generale devo sostituire il vincolo con uno di pari caratteristiche. E adesso noi lo facciamo con dei prodotti marchiati CE.
Se andiamo su ponti esistenti, i vincoli venivano progettati ( c’è un linea guida della c.n.r) e quindi progettavano gli spessori
del neoprene e acciaio. Il problema è che se devo sostuire devo farmi due conti per sostituirlo con quello di pari
caratteristiche. Se io non cambio il vincolo con quello di pari caratteristiche, sto facendo una modifica allo schema statico
della struttura. La NTC dice che se cambio lo schema statico della struttura devo fare una verifica di sicurezza dell’intera
struttura. Allora per questo motivo si cerca di sostuire gli appoggi con stessé caratteristiche. Poi ci sono vincoli che hanno
non solo la possibilità di avere degli spostamenti per deformazioni del pacchetto elastomerico, ma anche degli spostamenti
per scorrimento. Quindi in x mi permette deformazione del neoprene e scorrimento, in y solo spostamento per
deformazioni.
L’appoggio in neoprene funziona oer deformabilità, se abbiamo un appoggio dì in neoprene esistente e vogliamo valutare
la cspscità per vedere uno simile. Sostanzialmente si definisce una deformazione totale come somma dell’effetto dovuto
sl,a compressione, a una somma dovuta alla deformazione a taglio, e questo dovuta alla deformazione per rotazione.

La deformazione deve essere minore di questo numero 7.


Ci sono delle formule per fìvslutsre le deformazioni sopracitate senza entrare nel dettaglio.
L’idea dell’isolatore è quella di sostanzialmente andare ad aumentare il periodo portandosi nel ramo discendente del nostro
spettro, e quindi diminuendo le accelerazioni e quindi diminuendo l’effetto sismico. Sostanzialmente se riesco, rispetto al
periodo iniziale a passare a un periodo della struttura isolata che è 3 volte quella iniziale, io riesco a disaccoppiare
l’impalcato dal pulvino. Quindi ad abbattere notevolmente la forza sismica dell’impalcato sul pulvino. Il problema è che
incrementare il periodo mi porta in termini di spostamento, ad Sun aumenti di spostamento.

Per diminuìre lo spostamento devo introdurre anche unonsmorzamento. Normalmente gli isolatore ci garantiscono un
rapporto di smorzamento di 5%, però cìserfono altri dispositivi per aumentare questo effetto di smorzamento. Quello che mi
interessa è diminuire lo spostamento, riporta menti a livelli di spostamenti paragonabili a ìlla struttura non isolata.

Se voglio tagliare notevolmente l’azione sismica degli impalcati, devo usare questi isolatori che sono molto costosi.
Poi ci sono anche dei sistemi ( isolatori elastomerici) c

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