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METODI DI AFFIDABILITA’
Requisiti di base
Una struttura deve essere progettata e realizzata in maniera tale che, durante la vita
prevista per essa, con adeguati livelli di affidabilità ed in modo economicamente
conveniente:
resistenza strutturale
funzionalità in esercizio
durabilità.
Gestione dell’affidabilità
esecuzione appropriata
resistenza strutturale
esercizio.
Gestione dell’affidabilità
La scelta dei livelli di affidabilità per una struttura specifica dovrebbe tenere conto dei
fattori significativi, tra cui:
le possibili conseguenze del collasso in termini di rischio alla vita umana, di danni alle
persone, e di potenziali perdite economiche
misure intese a ridurre gli errori nella progettazione e nell’esecuzione della struttura, e
errori umani grossolani
Gestione dell’affidabilità
esecuzione efficiente
ispezione e manutenzione adeguate, secondo le procedure specificate nella
documentazione di progetto.
Differenziazione dell’affidabilità, classi di conseguenze
Ai fini della differenziazione dell’affidabilità, sono introdotte delle classi, basate sulle
conseguenze ipotizzate del collasso o del malfunzionamento e sulla esposizione al rischio
della costruzione.
Tre classi di affidabilità RC1, RC2 e RC3 associate alle tre classi di conseguenze CC1,
CC2 e CC3.
Un progetto che impiega i coefficienti parziali si considera generalmente che porti ad una
struttura con un valore di β maggiore di 3.8 per un periodo di riferimento di 50 anni.
Metodi di affidabilità
Nelle procedure di Livello II, una misura alternativa dell’affidabilità è definita in modo
convenzionale dall’indice di affidabilità β che è correlato a Pf dalla relazione:
Pf = Φ ( -β )
dove:
Φ (βn) = [Φ (β1) ]n
dove:
βn è l’indice di affidabilità per un periodo di riferimento di n anni;
β1 è l’indice di affidabilità per un anno.
Indice di affidabilità
Per uno stato limite dato, siano E e R due variabili aleatorie che rappresentano
rispettivamente l’effetto delle azioni e la resistenza.
Con “effetto delle azioni” si intende qualsiasi effetto prodotto negli elementi strutturali
dalle azioni applicate o da qualsiasi altro fenomeno, come fessurazione, deformazioni o
corrosione delle armature. Con “resistenza”, invece, si intende la capacità della struttura
di sopportare una qualsiasi sollecitazione.
Una valutazione rigorosa della sicurezza strutturale può essere espressa attraverso una
funzione di prestazione g tale che la struttura è considerata sopravvivere se g > 0 e
collassare se g ≤ 0
g=R–E
g è anche una variabile aleatoria, la cui distribuzione dipende da quella delle variabili di
partenza.
Metodi di livello III, completamente probabilistici
Pf = Prob (g ≤ 0)
Tali metodi forniscono, in via di principio, soluzioni corrette ai problemi di affidabilità così
come formulati. Sono raramente impiegati nella calibrazione dei codici di progetto a causa
della frequente mancanza di dati statistici.
Metodi di livello II
I metodi di livello II impiegano alcune approssimazioni ben definite e portano a risultati che possono
essere considerati sufficientemente accurati nella maggior parte delle applicazioni strutturali.
Consistono nel calcolo, all’interno del dominio di riferimento, del seguente integrale:
𝑃 𝑃𝑟𝑜𝑏 𝑔 𝑿 0 𝑓𝑿 𝑿 𝑑𝑿 𝑖𝑛 𝑔 𝑿 0
L’idea alla base di questi metodi è basata sull’osservazione secondo la quale, nel caso in cui la funzione di stato limite
𝑔 𝑿 sia espressa come combinazione lineare delle 𝑋 (i=1,...,n) e che 𝑿 sia congiuntamente una variabile gaussiana,
allora la variabile 𝒁 𝑔 𝑿 sarà distribuita normalmente e caratterizzata da media e deviazione standard facilmente
calcolabili: l’obiettivo, dunque, consiste nel trasformare il problema originale in uno equivalente in uno spazio Gaussiano
e nell’effettuare un’approssimazione al primo o al secondo ordine della funzione di stato limite.
Lo spazio normale standard equivalente viene chiamato U : è lo spazio a cui si arriva a partire da quello n-dimensionale
delle variabili contenute in 𝑿 mediante una trasformazione isoprobabilistica T , in seguito alla quale il problema può
essere riformulato nel seguente modo.
𝑃 𝑃𝑟𝑜𝑏 𝐺 𝑼 0 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝑖𝑛 𝐺 𝑼 0
dove:
𝑼 𝑻 𝑿 ;
𝐺 𝑼 𝑔𝑻 𝟏 𝑼 ;
𝜑𝒏 è la funzione densità di probabilità normale standard.
𝑻 è rappresentata dalla trasformazione Nataf, che descrive la funzione densità di probabilità congiunta sulla base delle
distribuzioni marginali delle singole variabili e di indici di correlazione usando una copula Gaussiana. Si assume che le
variabili casuali trasformate in normali standard seguano una distribuzione normale multivariata (generalizzazione della
distribuzione normale a dimensioni più elevate). Un vettore di variabili aleatorie ha una distribuzione normale multivariata
se ogni combinazione lineare delle sue componenti ha distribuzioni normale.
Metodi di livello II: FORM e SORM
Si considerino n variabili aleatorie correlate 𝑿 𝑋𝟏 , ⋯ , 𝑋𝒏 , di cui siano note le funzioni di probabilità cumulata
(CDF) marginali e la matrice di correlazione R. Gli elementi che compongono R sono:
𝑋 𝜇 𝑋 𝜇
𝜌 𝐸
𝜎 𝜎
𝑇 𝑇 °𝑇
Nel caso in cui la funzione di stato limite sia una funzione lineare di variabili aleatorie congiuntamente normali, la
probabilità che si verifichi l’evento indesiderato può essere calcolata come:
𝑃 𝛷 𝛽
Qualora la funzione di stato limite sia lineare, allora si ritorna al caso precedente.
Metodi di livello II: FORM
In generale, quando 𝑔 𝑿 non è lineare e 𝑿 è un vettore di variabili non Gaussiane, l’indice di affidabilità può essere
calcolato come la norma euclidea del cosiddetto punto di progetto 𝒖∗ , definito come:
1
𝒖∗ 𝑎𝑟𝑔𝑚𝑖𝑛 𝒖 𝒖𝐺 𝒖 0
2
Nei casi in cui la superficie limite 𝐺 𝒖 0 è fortemente non lineare, l’approssimazione del FORM della probabilità
dell’evento indesiderato usando la linearizzazione 𝐺 𝒖 nel punto di progetto può portare ad errori considerevoli. Si
utilizza, pertanto, il Second Order Reliability Method, che prevede un’approssimazione del secondo ordine della
funzione di stato limite nel punto di progetto.
Si considera l’espansione in serie di Taylor al secondo ordine in 𝒖∗ :
1
𝐺 𝒖 ∇𝐺 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗ ∇ 𝐺 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗
2
Metodi di livello II: Montecarlo
Costituisce un metodo di integrazione alternativo. Appartiene alla categoria dei metodi di simulazione, basati sul
campionamento casuale dello spazio di base delle variabili. All’aumentare del numero di campioni la stima della
probabilità dell’evento indesiderato ottenuta migliora, fino, al limite, a tendere al valore esatto. Il problema è che, allo
stesso tempo, il numero di campioni richiesto aumenta quanto più la probabilità dell’evento indesiderato è piccola.
La probabilità che si verifichi l’evento indesiderato può essere
riscritta nel seguente modo:
𝑃 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝐼 𝒖 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝑠𝑢 𝐷 𝐸𝐼 𝒖
• 𝐷 𝑅 ;
• 𝐸 … è l’operatore che indica il valore atteso (media);
• 𝐼 𝒖 è una funzione indicatrice, definita come 𝐼 𝒖
1, 𝐺 𝒖 0
0, 𝐺 𝒖 0
Dunque, la probabilità dell’evento indesiderato può essere stimata
mediante la generazione di N campioni indipendenti 𝑢 𝑘 1, … , 𝑁
di 𝜑𝒏 𝒖 e prendendo il valore medio di 𝐼 𝒖 , cioè:
1
𝑃 𝐸𝐼 𝒖 𝐼 𝑢 𝑃 𝐸𝑃
𝑁
Metodi di livello I: Analisi semi‐probabilistica
Il metodo semi-probabilistico, anche detto metodo dei coefficienti parziali, si basa sul rispetto di una serie di prescrizioni
che assicurano il livello di affidabilità richiesto tramite l’uso di “valori caratteristici” delle variabili del problema e di
coefficienti parziali di sicurezza γ, nei quali sono concentrate le indeterminatezze delle azioni, dei materiali e della
geometria.
Questo metodo non necessita di alcuna conoscenza in termini probabilistici, poiché questa è implicitamente considerata
nel processo di calibrazione, cioè nella determinazione dei coefficienti parziali, che sono fissati dalla normativa.
Si basa sulle seguenti ipotesi:
R ed E sono variabili aleatorie indipendenti;
I valori caratteristici di R ed E sono ottenuti come frattili ad una percentuale fissata delle rispettive distribuzioni di
probabilità;
Le altre incertezze vengono considerate trasformando i valori caratteristici in valori di progetto mediante
l’applicazione dei coefficienti parziali;
La valutazione della sicurezza ha esito positivo se R>E.
Si deve osservare, però, che i valori caratteristici delle azioni vengono ottenuti direttamente con il calcolo dei frattili
solamente quando si hanno a disposizione dati statistici: qualora non sia così, essi vengono determinati sulla base delle
indicazioni presenti nella normativa.