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Corso di

COSTRUZIONI IN C.A. ESISTENTI

METODI DI AFFIDABILITA’
Requisiti di base

Una struttura deve essere progettata e realizzata in maniera tale che, durante la vita
prevista per essa, con adeguati livelli di affidabilità ed in modo economicamente
conveniente:

 sostenga tutte le azioni e le influenze che è possibile si verifichino durante


l’esecuzione e l’esercizio

 rimanga idonea all’uso ad essa richiesto.

Una struttura deve essere progettata in modo da avere adeguate:

 resistenza strutturale

 funzionalità in esercizio

 durabilità.
Gestione dell’affidabilità

L’affidabilità richiesta per le strutture nell’ambito dello scopo e campo di applicazione


della EN 1990 deve essere conseguita attraverso:

 progettazione eseguita in accordo con le EN dalla EN 1990 alla EN 1999

 esecuzione appropriata

 misure di gestione per la qualità.

Differenti livelli di affidabilità possono essere adottati per:

 resistenza strutturale

 esercizio.
Gestione dell’affidabilità

La scelta dei livelli di affidabilità per una struttura specifica dovrebbe tenere conto dei
fattori significativi, tra cui:

 la possibile causa e/o il modo di raggiungere uno stato limite

 le possibili conseguenze del collasso in termini di rischio alla vita umana, di danni alle
persone, e di potenziali perdite economiche

 l’avversione del pubblico al verificarsi di collassi strutturali

 la spesa e le procedure necessarie per ridurre il rischio di collasso.


Gestione dell’affidabilità

I livelli di affidabilità (resistenza strutturale ed esercizio) possono essere raggiunti


attraverso idonee combinazioni di:

 misure preventive e di protezione (messa in opera di barriere di sicurezza, misure di


protezione dall’incendio di tipo attivo e passivo, protezione contro i rischi di
corrosione come la pitturazione o la protezione catodica)

 misure relative ai calcoli di progetto, in termini di:


 valori rappresentativi delle azioni
 scelta dei coefficienti parziali

 misure relative alla gestione per la qualità

 misure intese a ridurre gli errori nella progettazione e nell’esecuzione della struttura, e
errori umani grossolani
Gestione dell’affidabilità

I livelli di affidabilità (resistenza strutturale ed esercizio) possono essere raggiunti


attraverso idonee combinazioni di:

 altre misure relative ai seguenti ulteriori aspetti del progetto:


 requisiti di base
 grado di robustezza (integrità strutturale)
 durabilità, inclusa la scelta della vita utile di progetto
 quantità e qualità delle indagini preliminari sui terreni e sulle possibili influenze
ambientali
 accuratezza dei modelli meccanici impiegati
 regole di dettaglio;

 esecuzione efficiente
 ispezione e manutenzione adeguate, secondo le procedure specificate nella
documentazione di progetto.
Differenziazione dell’affidabilità, classi di conseguenze

Ai fini della differenziazione dell’affidabilità, sono introdotte delle classi, basate sulle
conseguenze ipotizzate del collasso o del malfunzionamento e sulla esposizione al rischio
della costruzione.

Il criterio per la classificazione delle conseguenze è l’importanza, in termini di


conseguenze del collasso, della struttura o dell’elemento strutturale considerati.
Indice di affidabilità

Le classi di affidabilità (RC) possono essere definite attraverso il concetto di indice di


affidabilità β.

Tre classi di affidabilità RC1, RC2 e RC3 associate alle tre classi di conseguenze CC1,
CC2 e CC3.

Un progetto che impiega i coefficienti parziali si considera generalmente che porti ad una
struttura con un valore di β maggiore di 3.8 per un periodo di riferimento di 50 anni.
Metodi di affidabilità

In entrambi i metodi di Livello II e Livello III, la misura dell’affidabilità dovrebbe essere


identificata con la probabilità di sopravvivenza Ps = (1 - Pf), dove Pf è la probabilità di
collasso per la modalità di collasso considerata e nell’ambito di un periodo di riferimento
adeguato. Se la probabilità di collasso calcolata è maggiore di un valore di riferimento
prestabilito P0, allora la struttura dovrebbe essere considerata non sicura.
Indice di affidabilità

Nelle procedure di Livello II, una misura alternativa dell’affidabilità è definita in modo
convenzionale dall’indice di affidabilità β che è correlato a Pf dalla relazione:

Pf = Φ ( -β )

dove:

Φ è la funzione di distribuzione cumulativa della distribuzione normale normalizzata.


Valori di riferimento per l’indice di affidabilità

I valori di β per un periodo di riferimento differente possono essere calcolati impiegando


la seguente espressione:

Φ (βn) = [Φ (β1) ]n

dove:
βn è l’indice di affidabilità per un periodo di riferimento di n anni;
β1 è l’indice di affidabilità per un anno.
Indice di affidabilità

Per uno stato limite dato, siano E e R due variabili aleatorie che rappresentano
rispettivamente l’effetto delle azioni e la resistenza.

Con “effetto delle azioni” si intende qualsiasi effetto prodotto negli elementi strutturali
dalle azioni applicate o da qualsiasi altro fenomeno, come fessurazione, deformazioni o
corrosione delle armature. Con “resistenza”, invece, si intende la capacità della struttura
di sopportare una qualsiasi sollecitazione.

Una valutazione rigorosa della sicurezza strutturale può essere espressa attraverso una
funzione di prestazione g tale che la struttura è considerata sopravvivere se g > 0 e
collassare se g ≤ 0

g=R–E

g è anche una variabile aleatoria, la cui distribuzione dipende da quella delle variabili di
partenza.
Metodi di livello III, completamente probabilistici

La probabilità di collasso o di accadimento dell’evento indesiderato nel periodo di


riferimento può essere espressa come:

Pf = Prob (g ≤ 0)

Se la probabilità che si verifichi l’evento indesiderato è maggiore di un valore di


riferimento prestabilito 𝑃0, allora la struttura dovrebbe essere considerata non sicura.

Tali metodi forniscono, in via di principio, soluzioni corrette ai problemi di affidabilità così
come formulati. Sono raramente impiegati nella calibrazione dei codici di progetto a causa
della frequente mancanza di dati statistici.
Metodi di livello II

I metodi di livello II impiegano alcune approssimazioni ben definite e portano a risultati che possono
essere considerati sufficientemente accurati nella maggior parte delle applicazioni strutturali.
Consistono nel calcolo, all’interno del dominio di riferimento, del seguente integrale:

𝑃 𝑃𝑟𝑜𝑏 𝑔 𝑿 0 𝑓𝑿 𝑿 𝑑𝑿 𝑖𝑛 𝑔 𝑿 0

𝑿 è il vettore delle variabili aleatorie che rappresentano l’incertezza


𝑔 𝑿 è la funzione di stato limite, anche detta “funzione di prestazione”
𝑓𝑿 𝑿 è la funzione densità di probabilità congiunta delle variabili contenute in 𝑿.
A causa della natura complessa del problema, questo integrale in generale non può essere risolto
analiticamente, dunque sono stati sviluppati dei metodi specifici per la risoluzione di questo tipo di
problemi.

Metodi approssimati: Metodi di campionamento:


FORM, “First Order Reliability Method” Montecarlo
SORM, “Second Order Reliability Method”
Metodi di livello II: FORM e SORM

L’idea alla base di questi metodi è basata sull’osservazione secondo la quale, nel caso in cui la funzione di stato limite
𝑔 𝑿 sia espressa come combinazione lineare delle 𝑋 (i=1,...,n) e che 𝑿 sia congiuntamente una variabile gaussiana,
allora la variabile 𝒁 𝑔 𝑿 sarà distribuita normalmente e caratterizzata da media e deviazione standard facilmente
calcolabili: l’obiettivo, dunque, consiste nel trasformare il problema originale in uno equivalente in uno spazio Gaussiano
e nell’effettuare un’approssimazione al primo o al secondo ordine della funzione di stato limite.

Lo spazio normale standard equivalente viene chiamato U : è lo spazio a cui si arriva a partire da quello n-dimensionale
delle variabili contenute in 𝑿 mediante una trasformazione isoprobabilistica T , in seguito alla quale il problema può
essere riformulato nel seguente modo.

𝑃 𝑃𝑟𝑜𝑏 𝐺 𝑼 0 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝑖𝑛 𝐺 𝑼 0
dove:
 𝑼 𝑻 𝑿 ;
 𝐺 𝑼 𝑔𝑻 𝟏 𝑼 ;
 𝜑𝒏 è la funzione densità di probabilità normale standard.

𝑻 è rappresentata dalla trasformazione Nataf, che descrive la funzione densità di probabilità congiunta sulla base delle
distribuzioni marginali delle singole variabili e di indici di correlazione usando una copula Gaussiana. Si assume che le
variabili casuali trasformate in normali standard seguano una distribuzione normale multivariata (generalizzazione della
distribuzione normale a dimensioni più elevate). Un vettore di variabili aleatorie ha una distribuzione normale multivariata
se ogni combinazione lineare delle sue componenti ha distribuzioni normale.
Metodi di livello II: FORM e SORM

Si considerino n variabili aleatorie correlate 𝑿 𝑋𝟏 , ⋯ , 𝑋𝒏 , di cui siano note le funzioni di probabilità cumulata
(CDF) marginali e la matrice di correlazione R. Gli elementi che compongono R sono:

𝑋 𝜇 𝑋 𝜇
𝜌 𝐸
𝜎 𝜎

In cui 𝜇 e𝜎 sono la media e la deviazione standard di 𝑋 .

La trasformazione Nataf 𝑇: 𝑋 → 𝑈 è la composizione di due funzioni:

𝑇 𝑇 °𝑇

a 𝑇 :𝑋 → 𝑈 𝛷 𝐹 𝑋 ,𝑖 1, … , 𝑛 : si ottiene un insieme di variabili aleatorie normali standardizzate


correlate 𝑈 𝑈 ,…,𝑈 con matrice di correlazione 𝑅 ;
b 𝑇 : 𝑈 → 𝑈=Γ 𝑈: si ottiene un insieme di variabili indipendenti.
Γ rappresenta l’inverso di 𝑅 : se la matrice R è definita positiva, allora si può utilizzare la scomposizione di Cholesky e
scrivere 𝑅 𝑅 𝑅 .
Metodi di livello II: FORM

Nel caso in cui la funzione di stato limite sia una funzione lineare di variabili aleatorie congiuntamente normali, la
probabilità che si verifichi l’evento indesiderato può essere calcolata come:

𝑃 𝛷 𝛽

Mentre β, facendo riferimento alla variabile 𝒁 𝑔 𝑿 , è pari


a:
𝜇
𝛽
𝜎

Una definizione invariante dell’indice di affidabilità può essere


formulata nello spazio normale standard equivalente 𝑼, nel quale ogni
sua proiezione su una linea arbitraria passante per l’origine è una
variabile Gaussiana caratterizzata da media 0 e deviazione standard 1.
Di conseguenza, una definizione valida dell’indice di affidabilità lo
descrive come la distanza del punto di origine dalla superficie limite
𝐺(𝑼)=0.
𝛽 𝑚𝑖𝑛 𝒖 𝒖𝐺 𝒖 0

Qualora la funzione di stato limite sia lineare, allora si ritorna al caso precedente.
Metodi di livello II: FORM

In generale, quando 𝑔 𝑿 non è lineare e 𝑿 è un vettore di variabili non Gaussiane, l’indice di affidabilità può essere
calcolato come la norma euclidea del cosiddetto punto di progetto 𝒖∗ , definito come:

1
𝒖∗ 𝑎𝑟𝑔𝑚𝑖𝑛 𝒖 𝒖𝐺 𝒖 0
2

Il punto di progetto, dunque, è localizzato sulla superficie limite e si


trova alla minima distanza dall’origine dello spazio normale
standard: è il punto che ha la più alta densità di probabilità di tutti gli
“eventi” possibili contenuti nel dominio di collasso. Si può pertanto
definire come il punto più probabile di collasso (MPP).

La linearizzazione di 𝐺 𝑼 in 𝒖∗ è scritta come:


𝐺 𝒖 ≅𝐺 𝒖 ∇𝐺 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗

A partire da questa espressione si ricava che l’indice di


affidabilità è pari a 𝜷 𝝁𝑮 𝟏 ⁄𝝈𝑮 𝟏 , in cui 𝝁𝑮 𝟏 e 𝝈𝑮 𝟏
rappresentano la media e la deviazione standard della
linearizzazione 𝐺 𝒖 della funzione di stato limite nel punto
di progetto.
Metodi di livello II: SORM

Nei casi in cui la superficie limite 𝐺 𝒖 0 è fortemente non lineare, l’approssimazione del FORM della probabilità
dell’evento indesiderato usando la linearizzazione 𝐺 𝒖 nel punto di progetto può portare ad errori considerevoli. Si
utilizza, pertanto, il Second Order Reliability Method, che prevede un’approssimazione del secondo ordine della
funzione di stato limite nel punto di progetto.
Si considera l’espansione in serie di Taylor al secondo ordine in 𝒖∗ :

1
𝐺 𝒖 ∇𝐺 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗ ∇ 𝐺 𝒖∗ 𝒖 𝒖∗
2
Metodi di livello II: Montecarlo

Costituisce un metodo di integrazione alternativo. Appartiene alla categoria dei metodi di simulazione, basati sul
campionamento casuale dello spazio di base delle variabili. All’aumentare del numero di campioni la stima della
probabilità dell’evento indesiderato ottenuta migliora, fino, al limite, a tendere al valore esatto. Il problema è che, allo
stesso tempo, il numero di campioni richiesto aumenta quanto più la probabilità dell’evento indesiderato è piccola.
La probabilità che si verifichi l’evento indesiderato può essere
riscritta nel seguente modo:
𝑃 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝐼 𝒖 𝜑𝒏 𝒖 𝑑𝒖 𝑠𝑢 𝐷 𝐸𝐼 𝒖

• 𝐷 𝑅 ;
• 𝐸 … è l’operatore che indica il valore atteso (media);
• 𝐼 𝒖 è una funzione indicatrice, definita come 𝐼 𝒖
1, 𝐺 𝒖 0
0, 𝐺 𝒖 0
Dunque, la probabilità dell’evento indesiderato può essere stimata
mediante la generazione di N campioni indipendenti 𝑢 𝑘 1, … , 𝑁
di 𝜑𝒏 𝒖 e prendendo il valore medio di 𝐼 𝒖 , cioè:

1
𝑃 𝐸𝐼 𝒖 𝐼 𝑢 𝑃 𝐸𝑃
𝑁
Metodi di livello I: Analisi semi‐probabilistica

Il metodo semi-probabilistico, anche detto metodo dei coefficienti parziali, si basa sul rispetto di una serie di prescrizioni
che assicurano il livello di affidabilità richiesto tramite l’uso di “valori caratteristici” delle variabili del problema e di
coefficienti parziali di sicurezza γ, nei quali sono concentrate le indeterminatezze delle azioni, dei materiali e della
geometria.

Questo metodo non necessita di alcuna conoscenza in termini probabilistici, poiché questa è implicitamente considerata
nel processo di calibrazione, cioè nella determinazione dei coefficienti parziali, che sono fissati dalla normativa.
Si basa sulle seguenti ipotesi:
 R ed E sono variabili aleatorie indipendenti;
 I valori caratteristici di R ed E sono ottenuti come frattili ad una percentuale fissata delle rispettive distribuzioni di
probabilità;
 Le altre incertezze vengono considerate trasformando i valori caratteristici in valori di progetto mediante
l’applicazione dei coefficienti parziali;
 La valutazione della sicurezza ha esito positivo se R>E.

Si deve osservare, però, che i valori caratteristici delle azioni vengono ottenuti direttamente con il calcolo dei frattili
solamente quando si hanno a disposizione dati statistici: qualora non sia così, essi vengono determinati sulla base delle
indicazioni presenti nella normativa.

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