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LE GEOMETRIE NON

EUCLIDEE
Noemi Corrado VD; appunti: matematica.

La vicenda della geometria non euclidea si sviluppa lungo un arco di più di 2000 anni e ha uno svolgimento
in qualche modo esemplare, dalla sua origine, fra il III e il IV secolo a.C. con la grande opera di Euclide Gli
Elementi, fino alla soluzione, che si risolve semplicemente in un diverso punto di vista dal quale considerare
il problema e che ha luogo nella prima metà dell’Ottocento. Una soluzione semplice per modo di dire,
perché in realtà, come spesso accade, la difficoltà è proprio quella di assumere un nuovo punto di vista.

Ma partiamo dalle origini.


Gli Elementi di Euclide è opera in tredici libri composta attorno al 300 a. C., abbraccia quasi totalmente il
campo delle Matematiche elementari greche e si fonda su tre principi fondamentali: le definizioni, i
postulati e gli assiomi. Rappresentando un quadro completo e definito dei principi della geometria noti al
tempo. I primi I-IV e il VI sono dedicati alla geometria piana, il libro V alla teoria delle proporzioni, i libri VII,
VIII e IX alla aritmetica, il libro X alla teoria degli irrazionali, i libri XI, XII e XIII alla geometria solida.
La geometria presentata è detta assiomatica, cioè ogni proprietà viene dimostrata in base a proprietà
precedentemente dimostrate. In cima a tutta questa costruzione ci sono delle cose evidenti, i cosiddetti
assiomi, che in greco significa "degno di fede".
Mentre gli assiomi sono principi comuni a tutte le scienze, i postulati si riferiscono esclusivamente agli enti
della geometria e sono cinque. Sono dunque cinque affermazioni che si prendono per vere e che non hanno
bisogno di una dimostrazione rigorosa. Esse si dicono verità evidenti e sono:
1. Si possa condurre una linea retta da un qualsiasi punto ad ogni altro punto. In altre parole: per due
punti passa una sola retta.
2. Un segmento si possa prolungare infinitamente in linea retta.
3. Si possa descrivere un cerchio con qualsiasi centro e qualsiasi raggio
4. Tutti gli angoli retti sono uguali tra loro
Il Quinto postulato (nella sua formulazione originaria) afferma: Se una retta taglia altre due rette
determinando dallo stesso lato angoli interni la cui somma è minore di quella di due angoli retti,
prolungando indefinitamente le due rette, esse si incontreranno dalla parte dove la somma dei due angoli è
minore di due angoli retti.
 IL V POSTULATO VERSIONE SEMPLIFICATA: per un punto P esterno a una retta passa una e
una sola parallela alla retta data.

l Quinto postulato è del tipo "se...allora" quindi sintatticamente più vicino


ad un Teorema che ad un'affermazione. Euclide stesso ne era consapevole,
tant’è che tentò di utilizzarlo solo quando era strettamente necessario.

Da questa osservazione nacque l'esigenza di dimostrare il quinto Postulato.

Nei 2100 anni successivi alla pubblicazione degli ELEMENTI, diversi matematici e filosofi si sono chiesti se il
V postulato sia da includere tra gli assiomi fondamentali. Assiomi e postulati, infatti, non valgono solo come
punto di partenza per la deduzione formale, ma anche come principi veri di per sé, che garantiscono il
contenuto della scienza che viene edificata a partire da essi proprio con la loro evidenza. Il V postulato
suscitò diverse perplessità circa la sua evidenza che dovevano aver tormentato lo stesso Euclide. Nessun
teorema fino al teorema 29, infatti, dipende da esso; questo fa sospettare che Euclide abbia cercato di
differire l'uso del V postulato il più a lungo possibile. Ci sono inoltre dei teoremi che egli dimostra senza
ricorrere al V postulato, nonostante la dimostrazione sarebbe stata più semplice con l'introduzione di esso.
Si direbbe dunque che Euclide abbia cercato di ottenere il maggior numero di proposizioni senza utilizzare il
V postulato. Per spiegare questo modo di procedere potremmo ipotizzare che Euclide abbia cercato di
dimostrare il V postulato partendo dai primi quattro per ottenerlo come teorema. Non giungendo però alla
dimostrazione, essendo tuttavia convinto della verità di tale proposizione, la inserì fra i postulati. Dunque il
primo uomo a sfidare Euclide fu Euclide stesso!
Per questi motivi sorse subito l'esigenza di risolvere la questione del quinto postulato.
Euclide non riuscì a dimostrare il V postulato e a depennarlo dalle proposizioni primitive, da allora, per più
di 20 secoli, tutta la matematica occidentale cercherà di farlo. Il problema della dimostrabilità del quinto
postulato di Euclide è dunque una delle questioni più celebri dell’intera storia della matematica.

Dopo Euclide numerosissimi furono i tentativi di dimostrare il V postulato, fino ad arrivare ai più significativi
dell’epoca recente: Gerolamo Saccheri 1733, Karl Friedrich Gauss , Adrien Marie Legendre e Farkas Bolyai.
Di particolare rilevanza storica è il contributo dato dal gesuita Girolamo Saccheri nel settecento.

Gerolamo Saccheri pensò di dimostrare il V postulato a contrariis: suppose vera la negazione del V
postulato di Euclide con l’idea di arrivare a incongruenze logicheche avrebbero dimostrato la sua tesi.
Ipotizzò che:
1. per un punto esterno a una retta data non passa nessuna parallela
2. per un punto esterno a una retta data passano infinite parallele e dimostrò come assumendo
queste ipotesi si pervenisse ad una contraddizione.

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