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FISICA 1

Meccanica: studio del moto di un corpo


Cinematica: ramo della meccanica che studia il movimento dei corpi senza indagare le
cause che lo producono.
Sistema di riferimento: per descrivere il moto occorre servirsi di un sistema di riferimento.
Un sistema di riferimento è costituito da un insieme di corpi, fissi relativamente l’uno
all’altro, rispetto ai quali definiamo la posizione del corpo studiato e il suo movimento.
Sistema di coordinate: il sistema di coordinate si definisce sul sistema di riferimento e ne
dà la metrica. Il sistema di coordinate viene quindi utilizzato per permettere la descrizione
matematica del movimento rispetto al sistema di riferimento.
La Fisica si occupa della descrizione e dell’interpretazione di fenomeni naturali attraverso
l’uso del metodo scientifico/sperimentale. Il metodo scientifico procede per fasi. Queste
fasi sono le seguenti: 1. Schematizzazione 2. Misurazione 3. Determinazione delle
correlazioni 4. Formulazione di Leggi 5. Previsioni 6. Test sperimentali. Per la descrizione di
un fenomeno si devono usare solo quei parametri che sono trasformabili in numeri
attraverso l’operazione metrica di MISURAZIONE e che chiamiamo GRANDEZZE FISICHE. La
misurazione di una grandezza fisica può essere fatta in più modi: • misurazione diretta •
misurazione indiretta • misurazione con strumenti tarati (bilancia, cronometro...). Le
principali caratteristiche di uno strumento sono: sensibilità, precisione, portata, prontezza.
Sensibilità: il più piccolo valore della grandezza che lo strumento può distinguere;
Precisione: il concetto di precisione viene definito a partire dalla somma dei valori assoluti
degli errori relativi di lettura derivanti da difetti di costruzione, taratura e funzionamento
dello strumento stesso; Portata: la portata di uno strumento rappresenta l’ampiezza
massima della grandezza misurabile per mezzo dello strumento stesso; Prontezza: la
prontezza è data dalla rapidità con cui lo strumento è in grado di eseguire la misura. Il
Sistema Internazionale (S.I.) È il più diffuso sistema di unità di misura costituito dall’insieme
delle unità di misura delle grandezze fondamentali:

Analisi dimensionale
Le dimensioni di una grandezza fisica indicano in quale modo essa è ottenuta a partire dalle
grandezze fondamentali. Le equazioni dimensionali consentono di fare l’analisi
dimensionale delle relazioni fisiche: sostituendo a ciascuna grandezza le sue dimensioni, e
trattando i simboli delle grandezze fondamentali come quantità algebriche. Ciascuna
grandezza fisica può essere espressa mediante un’equazione dimensionale. Esempi: • la
velocità v ha equazione dimensionale [v] = [L][T-1 ] • l’area A ha equazione dimensionale
[A] = [L2]. Nella notazione scientifica si indica il risultato di una misura tramite le potenze di
10, si definisce ordine di grandezza di un numero la potenza di 10 che meglio lo
approssima: – si scrive il numero in notazione scientifica, nella forma x=a10b – se |a | < 5,
l’ordine di grandezza del numero x è b – se |a | ≥ 5, l’ordine di grandezza del numero x è
b+1
Analisi delle incertezze
Un risultato sperimentale non è mai determinato in modo esatto, ma è affetto da delle
incertezze che possono essere riassunte in due categorie fondamentali
incertezze di tipo A) se sono valutate con metodi statistici:
Sono le incertezze valutate attraverso un’analisi statistica di misurazioni ripetute. Esse sono
dovute a cause di varia natura, poco controllabili, che agiscono in modo del tutto casuale
(aleatorio); Esempi di sorgenti di incertezza: condizioni ambientali variabili (temperatura,
tensione della rete elettrica, ecc.), disturbi meccanici (vibrazioni, fluttuazioni).
incertezze di tipo B) se sono valutate con altri metodi:
Sono tutte le incertezze valutate con metodi non statistici. Questi sono usati per valutare le
incertezze dovute a difetti del metodo o delle apparecchiature sperimentali utilizzate, o a
effetti che non agiscono in modo casuale (sistematici). Esempio: nella misura di un
intervallo temporale con il cronometro, il fatto che il cronometro marci più lentamente o
più rapidamente di quanto dovrebbe è un effetto sistematico.
Rappresentazione di un risultato
Rappresentazione di un risultato: miglior stima ± incertezza. Le incertezze dovrebbero
essere arrotondate a una o al massimo due cifre significative − L’ultima cifra significativa in
qualunque risultato dovrebbe essere dello stesso ordine di grandezza (nella stessa
posizione decimale) dell’incertezza. Esempio: se si ottiene il risultato 92.81 - con
un’incertezza di 0.3, dovrebbe essere arrotondato a 92.8 ± 0.3. Se si è in grado di effettuare
più misurazioni e lo strumento di misura è sufficientemente sensibile, le misure si
distribuiranno intorno ad un valore centrale. Per N misure, la miglior stima si ricava
attraverso la media aritmetica:

L’incertezza sulla singola misura, δx, si ricava valutando la deviazione standard empirica (o
scarto quadratico medio), σx, sulle N(molto grande) misure:
L’incertezza di tipo A sulla miglior stima della misura, si ricava valutando la deviazione
standard empirica sulle N misure e dividendo per la radice di N:

L’incertezza di tipo B δx si può stimare dalla semidifferenza tra valore massimo e valore
minimo nel set di N misure:

Discrepanza
Se due misure della stessa grandezza sono diverse allora vi è una discrepanza. La
discrepanza può essere o non essere significativa. Esempio: due operatori misurano la
stessa resistenza ed ottengono (40 ± 5) Ω e (42 ± 8) Ω. La discrepanza (42-40) Ω = 2 Ω è
minore delle loro incertezze. Le 2 misure sono consistenti o compatibili. Nel caso in cui
dalle misurazioni si ottenga (35 ± 2) Ω e (45 ± 1) Ω. La discrepanza (45-35) Ω = 10 Ω è
maggiore delle loro incertezze. Le 2 misure sono non consistenti o incompatibili
Incertezza relativa («errore relativo»)
(valore misurato di x) = xbest ± dx. Dove xbest = miglior stima per x, dx = incertezza nella

misura. Incertezza relativa = (incertezza percentuale = ) L’incertezza relativa è


un’indicazione approssimata della qualità di una misura. Ad esempio, per il nostro corso di
laboratorio: incertezza relativa  10% misura “rozza”, incertezza relativa <= 10% misura
“accettabile”.
Propagazione delle incertezze
Se le grandezze misurate sono sommate o sottratte “le incertezze si sommano”. Si può
analogamente mostrare che se le grandezze sono moltiplicate o divise, “le incertezze
relative si sommano”. Formula generale: se q è una funzione di più variabili, allora:
Probabilità
• Un numero reale compreso tra 0 e 1, associato a un evento casuale. • Esso può essere
correlato con la “frequenza relativa” o col “grado di credibilità” con cui un evento avviene.

Variabile aleatoria
• Una variabile aleatoria è una variabile che può assumere qualsiasi valore in un
determinato intervallo, e alla quale è associata una distribuzione di probabilità (o densità di
probabilità). • Una variabile aleatoria che può assumere solo valori isolati è detta variabile
discreta. Una variabile aleatoria che può assumere tutti i valori entro un intervallo finito o
infinito è detta variabile continua.
Distribuzione di probabilità (di una variabile aleatoria)
• Una funzione che definisce la probabilità che una variabile aleatoria discreta assuma un
determinato • La probabilità che una variabile aleatoria possa assumere un qualsiasi valore
tra quelli permessi è 1.
Densità di probabilità
• per una variabile continua: una funzione p(x) che fornisce, per ogni intervallo (x ↔ x+dx)
dei valori che può assumere una variabile aleatoria continua X, la probabilità dP che la
variabile aleatoria assuma un valore all'interno dell'intervallo: dP = p(x) dx = Pr(x ≤ X ≤
x+dx)
Distribuzione normale
Per definizione, la media o valore atteso della variabile aleatoria X è:

mentre la varianza e la deviazione standard sono definite come:

Si può dimostrare che SE una misura è soggetta a molte piccole sorgenti di errori casuali e
trascurabili errori sistematici, allora i valori misurati saranno distribuiti secondo una
distribuzione normale centrata sul “valore vero”

CINEMATICA-PUNTO MATERIALE
Meccanica: studio del moto di un corpo
Cinematica: ramo della meccanica che studia il movimento dei corpi senza indagare le
cause che lo producono.
Punto materiale: Il caso più semplice per descrivere il moto di un corpo di forma arbitrario
è quello del cosiddetto punto materiale, per descrivere il quale sono sufficienti 3
coordinate cartesiane ortogonali per il moto nello spazio, mentre ne bastano 2 per il moto
nel piano e 1 sola se il moto avviene lungo una retta.
Traiettoria: Un punto materiale muovendosi nello spazio occupa infinite posizioni
successive. Si chiama traiettoria il luogo dei punti occupati dal punto materiale nel suo
moto.
Grandezze chiave: posizione, velocità, accelerazione, tempo

Cinematica nel piano (2D)


Moto nel piano
Il vettore posizione individua il punto nel piano. La posizione viene rappresentata
matematicamente attraverso le coordinate (cartesiane o polari):

Vettore posizione:

Velocità media:

Velocità istantanea:

Accelerazione:
Moto rettilineo uniforme

Moto rettilineo uniformemente accelerato

Moto verticale: Esempio di moto uniformemente accelerato  accelerazione di gravità g =


9.81 m·s-2

Moto armonico
Il moto di un punto materiale si dice periodico quando ad intervalli di tempo regolari il
punto torna a passare nella stessa posizione con la stessa velocità. Se la posizione del
punto durante il moto periodico è descrivibile da una funzione trigonometrica semplice
(sen o cos) il moto periodico si dice armonico. Legge oraria del moto armonico semplice su
un asse rettilineo:
Il punto materiale percorre una distanza massima 2A.

Derivando la legge oraria in funzione del tempo otteniamo:

GRAFICO:

Moto Circolare

T=Tensione filo
Nel caso di moto non uniforme  devo considerare anche l’accelerazione tangenziale at:
Moto di precessione:

Moto Parabolico:

DINAMICA-PUNTO MATERIALE
Dinamica: La dinamica è la parte della meccanica che studia il moto di un corpo in
relazione alle cause che lo producono e che lo modificano

Principio d’inerzia (1°Legge di Newton)


Un corpo non soggetto a forze non subisce cambiamenti di velocità

Quando si tenta di far cambiare la velocità di un oggetto, esso si oppone a questo


cambiamento. La risposta di tale corpo alla sollecitazione causata dalla forza esterna
prende il nome di INERZIA. NB: assenza di forza NON implica assenza di movimento.
L'inerzia viene misurata con la massa, la massa è una grandezza scalare estensiva.
Non bisogna confondere la massa con il peso:
la massa è una proprietà intrinseca del corpo; quindi, non dipende da ciò che lo
circonda. Il peso di un corpo, invece, è uguale al modulo della forza esercitata dalla
Terra (o chi per essa) su quel corpo e cambia con la posizione.

2°Legge di Newton
L'accelerazione di un punto materiale è direttamente proporzionale alla risultante delle
forze agenti su di esso ed inversamente proporzionale alla sua massa:

La seconda legge di Newton (o secondo principio della dinamica) dice cosa accade ad
un corpo quando su di esso agisce una forza non nulla. Le corrispondenti unità di misura
sono: F = N, N: newton

3°Legge di Newton
Principio di azione e reazione: se un corpo A esercita una forza su un corpo B, allora B
esercita su A una forza della stessa intensità, ma di verso opposto.

Classificazione delle forze


Le interazioni in natura sono dovute a quattro tipi di interazione fondamentali:
 interazione gravitazionale
 interazione elettromagnetica
 interazione nucleare debole
 interazione nucleare forte
Quantità di moto: Si definisce quantità di moto la grandezza:

Conservazione della quantità di moto: in assenza di forza applicata la quantità di moto


si conserva.
Risultante delle forze: La forza è una grandezza vettoriale: se su di un punto materiale
agiscono più forze, esso si muove come se agisse una sola forza che è la risultante R
(somma vettoriale) delle forze applicate.
Equilibrio: se un corpo è in quiete o si muove di moto uniforme, su di esso la forza
agente è 0. Questo vuole dire in senso più ampio che la risultante delle forze applicate è
nulla, quindi, il corpo è in equilibrio.

Gradi di libertà e vincoli

La posizione di una massa puntiforme nello spazio 3D è descritta tramite tre coordinate
𝒓 = 𝑥𝒖𝒙 + 𝑦𝒖𝒚 + 𝑧𝒖𝑧. Ogni coordinata che può variare durante il moto viene definito
grado di libertà del movimento. Ogni volta che un grado di libertà viene impedito si
impone un vincolo. Il vincolo sviluppa una forza esattamente uguale (modulo e
direzione) ed opposta (verso) alla forza esterna, agenti sulla medesima retta d’azione.
Se un corpo sottoposto alla forza risultante R rimane in equilibrio, esso deve essere
necessariamente soggetto anche ad una forza di reazione N provocata dall’ambiente
circostante.

P+N=0
NB: la reazione vincolare non è da considerare solamente in condizioni statiche, ma
anche nei casi opportuni di moto lungo una traiettoria.

Forza peso
Un corpo che cade, qualunque sia la sua massa inerziale, subisce una accelerazione
costante detta di gravità con modulo che (in media) vale g = 9.81 m·s-2. Utilizzando la
seconda legge di Newton:

La forza peso è una forza costante ed è proporzionale alla massa.

Forze di attrito: attrito radente statico


Quando un corpo scivola o scorre su di una superficie caratterizzato da una ruvidezza molto
accentuata, oppure quando si muove all'interno di un fluido come l'aria o l'acqua, si verifica
una resistenza al suo spostamento dovuta alle forze di attrito.
Legge di Amontons sull’attrito: La forza di attrito è direttamente proporzionale al carico
normale applicato. La forza di attrito è indipendente dall’area apparente di contatto.
Sperimentalmente il corpo rimane in quiete se:

μS: coefficiente di attrito statico;


N: modulo della componente normale al piano della forza (forza premente);
F: modulo della forza lungo il piano

Forze di attrito: attrito radente dinamico


Se F > μs N ho moto  coefficiente di attrito dinamico μd. In queste condizioni sarà
quindi:

Dato sperimentale:
μs e μd dipendono dalla natura delle superfici in contatto (finitura, ad esempio). Per
ridurli si usano i lubrificanti
 Dimensionalmente μs e μd sono dei numeri

Forza elastica
Def forza elastica (1D): forza con direzione costante, verso diretto ad un punto centrale O e
intensità proporzionale alla distanza da O. Le molle sono oggetti che rispondono alle forze
in maniera elastica. Sono caratterizzate dai seguenti parametri:
lo: lunghezza a riposo  lunghezza della molla quando la risultante delle forze applicate
su di essa è nulla
k: costante elastica della molla.
L'allungamento (o la compressione) della molla è proporzionale alla forza applicata (legge
di Hooke):

Tale legge vale solamente se la deformazione avviene entro un certo limite (limite
elastico): quando questo limite viene superato la molla perde la propria elasticità
(deformazione plastica)
Non solo le molle rispondono in maniera elastica: lo fanno anche i solidi (fili in torsione,
ad esempio), oppure i gas
 La forza che la molla esercita è diretta lungo la direzione della deformazione. La scrittura
in forma vettoriale fa emergere bene che si tratta di una forza centrale.

Forza elastica: legge oraria


Legge oraria per una massa attaccata a una molla vincolata in un estremo.
Si osserva che:
nel punto di massimo allungamento e di massima compressione, l'accelerazione è
massima e la velocità è nulla (il corpo sta infatti invertendo il verso del moto)
nel punto di equilibrio, l'accelerazione è nulla e la velocità è massima (con opportuno
segno a seconda che la molla si stia allungando o comprimendo).

Forza di attrito viscoso

Forze centripete
Supponiamo che la risultante delle forze agenti su un punto materiale presenti una
componente normale alla traiettoria Fn. Questa componente causa l’accelerazione
centripeta dell’oggetto:

dove r è il raggio di curvatura della traiettoria. Le forze centripete sono esercitate da rotaie,
pneumatici, fili, etc, ossia vincoli che consentono di incurvare la traiettoria, oppure da forze
gravitazionali (moto dei pianeti).
Lavoro ed energia
Integrando la forza nel tempo siamo arrivati alla definizione di impulso, che abbiamo legato
alla variazione della quantità di moto. Ora valutiamo cosa succede se studiamo il caso in cui
la forza F è funzione della posizione.

Potenza
Il lavoro nell’unità di tempo prende il nome di potenza:

Unità di misura
Il lavoro è il prodotto di una forza per uno spostamento [W] = [F][L]: L’unità di misura
prende il nome di joule (J) 1 J = 1 N·m = 1 kg·m2 ·s-2
La potenza è un rapporto fra lavoro e tempo [P] = [W][T-1 ]: L’unità di misura prende il
nome di watt (W) 1 W = 1 J·s-1 = = 1 kg·m2 ·s-3

Energia cinetica

Il lavoro W compiuto da una forza per spostare un punto materiale è pari alla variazione E
dell’energia cinetica del punto materiale:
Energia potenziale
Non ha senso una formulazione generale dell’espressione dell’energia potenziale: dipende
infatti dalla forza (necessariamente conservativa) a cui si riferisce. L’energia potenziale è
sempre definita a meno di una costante.

MOTI RELATIVI
E’ sperimentalmente provato che, sotto opportune condizioni, le leggi fisiche non
dipendono dal sistema di riferimento: data una proprietà verificata in un sistema di
riferimento, essa rimane vera in un altro sistema di riferimento legato al primo da una
generica roto-traslazione statica. La situazione cambia se ci occupiamo di sistemi di
riferimento in moto reciproco. Supponiamo di avere a disposizione due sistemi di
riferimento cartesiani Oxyz (SISTEMA FISSO) e O’x’y’z’ (SISTEMA MOBILE) e vediamo come
descrivere posizione, velocità e accelerazione di un punto materiale P.

Moti relativi: traslazione


Moti relativi: caso generale

Dinamica dei sistemi di punti materiali

Le forze interne sono quelle mutuamente scambiate tra i punti, di qualunque natura esse
siano.
Le forze esterne, che agiscono sul sistema per via di fattori esterni al sistema stesso, si
possono indicare come:

Centro di massa
Il centro di massa di un sistema di corpi puntiformi è per definizione quel punto tale per cui
il sistema si comporta come se la sua massa fosse tutta concentrata in esso. La posizione
del centro di massa rispetto agli n punti non dipende dal sistema di riferimento, mentre ne
dipendono le coordinate:
I Legge Cardinale della dinamica

Momento angolare, momento della forza

II Legge Cardinale della dinamica


Teoremi di König
Teorema di König per il momento angolare: Il momento angolare del sistema di punti in un
sistema di riferimento inerziale si può scrivere come somma del momento angolare del
centro di massa e del momento angolare rispetto al centro di massa.
Teorema di König per l’energia cinetica: L’energia cinetica del sistema di punti in un sistema
di riferimento inerziale si può scrivere come somma dell’energia cinetica del centro di
massa e dell’energia cinetica rispetto al centro di massa.

Leggi di conservazione

Dinamica del corpo rigido


Un corpo rigido è un oggetto in cui le distanze relative tra i punti NON cambiano. Come
corpo rigido si intende quindi un qualsiasi oggetto reale rigido ed esteso (massa, volume,
forma). Le forze interne (forze di coesione che mantengono invariate le distanze fra i punti)
hanno le seguenti caratteristiche:

Un corpo rigido ha quindi 6 GRADI DI LIBERTA’

Il centro di massa si calcola in maniera analoga al caso dei sistemi di punti materiali:

Densità ρ  dm   dV, dV elemento di volume occupato da dm


Analogamente, per il calcolo dell’energia potenziale della forza peso devo considerare la
variazione di quota del CM:

Momento di inerzia
Il momento di inerzia dipende da come è distribuita la massa attorno all’asse di rotazione.
Non è una proprietà generale di un corpo (come la massa), bensì dipende dall’asse di
rotazione. Non dipende invece dalla velocità di rotazione, né dall’accelerazione angolare. I
momenti d’inerzia sono ADDITIVI. Il calcolo del momento d’inerzia è un problema di
integrazione (come il calcolo della posizione del CM). Per le strutture geometriche semplici,
rispetto ad assi di rotazione particolari, i momenti d’inerzia sono tabulati.

Teorema di Huygens-Steiner

Statica
Moto di puro rotolamento

In ogni intervallo di tempo dt è come se il corpo ruotasse con velocità angolare ω intorno
ad un asse fisso passante per il punto di contatto C. L’asse di rotazione non è un asse
materiale, bensì un asse geometrico che si sposta insieme al corpo. In un intervallo di
tempo dt successivo il contatto avviene in un punto C’ infinitamente vicino a C e si ripete la
rotazione intorno un nuovo asse. Che forza agisce per mantenere fermo il punto C
nell’intervallo dt? una forza di attrito statico fa esercitata tra il piano e il corpo.
Al moto di puro rotolamento sotto l’azione di forze conservative, come lo sono le forze
costanti e in particolare la forza peso, si può applicare la legge di conservazione dell’energia
meccanica. Infatti, la forza di attrito agisce su un punto fermo, per cui lo spostamento è
nullo ed è quindi nullo il lavoro.

Attrito volvente
Sperimentalmente si osserva che un corpo che rotola senza strisciare su un piano
orizzontale, in assenza di forze o di momenti applicati, si arresta dopo un certo tempo.
esiste un’altra forma di attrito (attrito volvente o di rotolamento), legata alla deformazione
locale del piano e del corpo che rotola nel punto di contatto. La forza di attrito può essere
rappresentata come effetto di un momento frenante Mv:

URTI
URTO: evento isolato nel quale una forza relativamente intensa agisce per un tempo
relativamente breve su due o più corpi in contatto tra loro.

Le forze che agiscono per un tempo breve rispetto al tempo di osservazione, come nel caso
di un urto, sono dette forze impulsive.
Le forze impulsive che si manifestano durante un urto sono forze interne al sistema dei due
punti materiali. Quindi, in assenza di forze esterne, si verifica durante l’urto la
conservazione della quantità di moto totale. Durante l’urto la quantità di moto del CM
rimane invariata:

Il moto del CM non viene alterato dall’urto. Variano invece le quantità di moto di ciascun
punto materiale, per l’effetto dell’impulso della forza di interazione. La conservazione della
quantità di moto totale è possibile in presenza di forze esterne? Sì, se la durata dell’impulso
 è sufficientemente piccola e le forze esterne non sono impulsive. Nel caso di urto tra
punti materiali, il principio di conservazione della quantità di moto e il principio di
conservazione del momento angolare sono equivalenti. A priori non è noto se le forze
interne sono conservative. Non si può assumere in generale la conservazione dell’energia
meccanica del sistema durante l’urto. L’energia cinetica del sistema può essere espressa
utilizzando il secondo teorema di König:

Urto completamente anelastico

Subito dopo l’urto i due punti si muovono con la velocità che aveva il CM un istante prima
dell’urto (vCM resta invariata nell’urto). In un urto completamente anelastico, l’energia
totale diminuisce
Urto elastico
Si definisce urto elastico un urto durante il quale si conserva anche l’energia cinetica del
sistema. Le forze interne sono conservative. I due corpi che urtano subiscono, durante
l’urto, delle deformazioni elastiche, riprendendo la configurazione iniziale subito dopo
l’urto.

Urto elastico unidimensionale

Urti tra punti materiali e corpi rigidi

L’energia cinetica è costante solo se l’urto è completamente elastico.


La quantità di moto si conserva se agiscono solo forze interne o se quelle esterne non
sono di tipo impulsivo. Esempio di forze esterne di tipo impulsivo: reazioni vincolari.
Il momento angolare rispetto ad un polo (fisso in un sistema di riferimento inerziale o
coincidente con il CM) si conserva se il momento delle forze esterne, comprese quelle
vincolari, è nullo.
Se agiscono solo forze interne L si conserva sempre.
MECCANICA DEI FLUIDI
Solidi: i componenti della materia (atomi e molecole) sono mantenuti in posizione FISSA
Liquidi: hanno legami meno forti, i componenti della materia si muovono ma restano legati
Gas: molecole in movimento e molto distanti tra loro: le forze intermolecolari decrescono
con la distanza e non riescono a tenere legate le molecole
Alla famiglia dei FLUIDI appartengono i liquidi e i gas

Fluidi
GAS
• non hanno forma e volume propri
• occupano tutto lo spazio a disposizione
• sono facilmente comprimibili

LIQUIDI
• hanno volume definito e superficie limite
• sono incomprimibili

Caratteristica dei fluidi: possibilità di scorrimento di una qualsiasi parte di fluido rispetto ad
una adiacente o alla parete del contenitore. L’attrito interno si oppone allo scorrimento, ma
non ho una forza di attrito statico che determina equilibrio, come avviene nei solidi.

Pressione
La pressione in un punto di un fluido è il rapporto tra la forza agente su una superficie
infinitesima che circonda il punto e l’area della superficie stessa:
.
In un fluido in equilibrio sono assenti gli sforzi di taglio e si hanno solo forze normali • nei
fluidi in moto si hanno anche sforzi di taglio. Un fluido si dice in quiete se tutti gli elementi
del fluido hanno accelerazione e velocità nulla, in un sistema di riferimento inerziale.

Legge di Stevino

Se un fluido ha densità costante la pressione cresce linearmente con la profondità.

Conseguenze della legge di Stevino


1. Legge di Pascal
Dalla legge di stevino segue che ogni cambiamento della pressione esterna dà luogo a una
uguale variazione di p in tutto il fluido.

2. Superfici isobariche
La superficie di separazione di liquidi di diversa densità è sempre orizzontale.
3. Paradosso idrostatico

Secondo la legge di Stevino, la pressione sul fondo di ogni recipiente dovuta al peso del
liquido assume nei tre vasi lo stesso valore:

Il paradosso idrostatico consiste proprio in questo: pur essendo il peso del liquido
contenuto nei vari recipienti diverso a seconda dei casi, la forza esercitata sul fondo (nelle
condizioni sopra indicate) è uguale per tutti e tre i casi e pari al peso del liquido contenuto
nel recipiente (1)
4. Vasi comunicanti

Poiché per la legge di Stevino si ha differenza di pressione solo in corrispondenza di


variazioni di quota, se le superfici A e B sono soggette alla stessa pressione  Δp=0
Pertanto, due liquidi non miscibili in vasi comunicanti raggiungono altezze inversamente
proporzionali alle proprie densità.

Pressione atmosferica
La pressione atmosferica è originata dall’attrazione gravitazionale della Terra nei confronti
della massa di gas che la circonda. La pressione atmosferica diminuisce con la quota da
terra, dato che il peso della colonna d’aria è minore.

Legge di Archimede
“Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del
fluido spostato.”
Attrito interno: viscosità

Moto di un fluido
Fluido in moto stazionario: la velocità delle particelle in ogni punto del fluido è costante
nel tempo. La velocità di ogni particella che passa in un dato punto è sempre la stessa,
mentre punti differenti sono in genere caratterizzati da velocità diverse. Nel regime
stazionario quindi la velocità è funzione della sola posizione v = v(x,y,z).
Fluido in moto non stazionario: la velocità in ogni punto del fluido è, in generale,
dipendente dal tempo.
In un fluido stazionario la velocità in ogni punto è costante  ogni particella che arriva nei
diversi punti (P, Q, R,…) ha velocità vP, vQ, vR. Una linea di flusso è una traiettoria sempre
tangente ai vettori velocità (coincide con la traiettoria degli elementi fluidi in un fluido
stazionario).
Teorema di Bernoulli

Conseguenze del teorema di Bernoulli


TERMODINAMICA
Uno dei principali argomenti della termodinamica riguarda proprio il bilancio energetico
complessivo di un processo fisico. In particolare, la termodinamica studia le trasformazioni
e i passaggi di energia da un sistema ad un altro e da una forma ad un’altra.
Sistema termodinamico: definita quantità di materia e/o energia che occupa una regione
dello spazio.
Ambiente: ciò con cui il sistema può interagire.
Universo: sistema + ambiente.
Sistema aperto: permette scambio di energia e materia.
Sistema chiuso: permette solo uno scambio di energia.
Sistema isolato: non permette nessuno scambio di energia o materia.
Stato di un sistema: viene descritto da un numero finito di grandezze fisiche numerabili
dette variabili termodinamiche quali: pressione, volume, temperatura, massa,
concentrazione, densità, …
Variabili estensive: definiscono una proprietà globale del sistema, e dipendono dalla sua
dimensione. Sono ADDITIVE (es: massa, volume).
Variabili intensive: definiscono una proprietà locale del sistema, variabile punto a punto.
NON sono ADDITIVE (es: pressione, temperatura, densità).
Equilibrio termodinamico: uno stato termodinamico è in equilibrio quando le variabili che
lo descrivono sono costanti nel tempo  tre equilibri (meccanico, chimico, termico) da
realizzarsi contemporaneamente.
Principio zero della termodinamica: se un corpo A e un corpo B sono in equilibrio termico
con un terzo corpo T, allora A e B sono in equilibrio termico tra loro.
Temperatura: indice dell’equilibrio termico tra due sistemi.
Sistema adiabatico: un sistema è detto adiabatico se è circondato da pareti adiabatiche,
ossia da pareti che poste fra due sistemi NON li porta all’equilibrio termico.
Parete diatermica: permette di ottenere l’equilibrio termico tra due sistemi.

Primo principio della termodinamica


Quando un sistema compie una trasformazione da uno stato A a uno stato B, scambiando
calore e lavoro con l’ambiente, si osserva sperimentalmente che il calore e il lavoro
scambiati dipendono dal percorso. Si nota però sperimentalmente che la quantità Q-W è
indipendente dalla trasformazione, cioè è la stessa qualunque sia il percorso seguito.

Il termine Q-W deve quindi rappresentare il cambiamento di una proprietà intrinseca del
sistema: chiamo questa variabile energia interna.
in qualunque trasformazione, la variazione di energia interna è pari alla differenza tra il
calore e il lavoro scambiati. L’energia interna non dipende dal percorso, ma solo dagli stati
iniziale e finale. U: FUNZIONE DI STATO

Segni di calore e lavoro

Trasformazione adiabatica: una trasformazione è adiabatica se non prevede nessuno


scambio di calore  Q = 0
Trasformazione reversibile: una trasformazione è reversibile se avviene attraverso una
successione di stati di equilibrio e in assenza di qualunque forza dissipativa  posso
invertire il senso della trasformazione.
Trasformazione irreversibile: una trasformazione è irreversibile se avviene attraverso stati
di non equilibrio o avvenga in presenza di forze dissipative o qualora siano presenti
entrambe queste condizioni.

Calore
Il primo principio della termodinamica introduce e definisce la grandezza fisica calore.

All’interno di un contenitore adiabatico, consideriamo due sistemi A e B, che hanno


temperature diverse (TB > TA ). Se posti a contatto attraverso una parete diatermica,
raggiungono l’equilibrio termico ad una temperatura finale Tf, che dipende sia dalla
temperatura iniziale sia dalla massa dei due sistemi (TA< Tf < TB). Il trasferimento di energia
che avviene esclusivamente a causa della differenza di temperatura è chiamato flusso di
calore o trasferimento di calore

Capacità termica, calore specifico


Se si trasferisce una quantità di calore Q ad un corpo, la sua temperatura varia in maniera
proporzionale. Il coefficiente di proporzionalità è la capacità termica C del corpo:

La capacità termica è proporzionale alla massa. È utile allora definire il calore specifico c =
C/m, per cui:

Il calore specifico dipende dal materiale. Il calore è una grandezza estensiva, mentre il
calore specifico è una grandezza intensiva

Cambiamenti di fase
Fase: stato specifico della materia  solido, liquido, gassoso.
Passaggio da una fase ad un’altra  cambiamento o transizione di fase. Per una data
pressione, un cambiamento di fase avviene a temperatura costante, generalmente
accompagnato da assorbimento di calore e da un cambiamento nel volume e nella densità.
La quantità di calore necessaria per il cambiamento di stato di una massa m è
proporzionale a m secondo un coefficiente λ detto calore latente:

Conduzione del calore

Conduzione del calore: processo con il quale il calore viene trasferito attraverso un
materiale, senza moto di materia.

Convezione
Convezione: trasferimento di calore dovuto allo spostamento di una massa di fluido da una
regione di spazio ad un’altra. Ovviamente tipico dei fluidi. Le masse fluide più vicine al
calore, andando a T maggiori rispetto all'intorno, diminuiscono in densità, causando moti
legati alla spinta di Archimede  correnti ascensionali. È un processo complesso e non ci
sono equazioni semplici per descriverlo.

Irraggiamento

Irraggiamento: trasferimento di calore attraverso onde elettromagnetiche, anche in


assenza di mezzo di trasporto (cioè nel vuoto).

Dilatazione termica
TERMODINAMICA DEI GAS IDEALI
Un gas è un particolare fluido caratterizzato da non avere forma e volume propri e tale da
essere facilmente compresso. GAS IDEALE (PERFETTO): condizioni non troppo alte di
pressione e temperatura. Le variabili termodinamiche adatte alla sua descrizione sono:
pressione p volume V temperatura T.

Trasformazioni isoterme (T)


Legge isoterma di Boyle  pV  costante

Trasformazioni isocore (V)


Leggi di Volta-Gay Lussac  p/T = costante

Trasformazioni isobare (p)


Leggi di Volta-Gay Lussac  V/T = costante

Moli e numero di Avogadro


Legge di Avogadro: uguali volumi di gas ideali diversi, alla stessa temperatura e pressione,
contengono lo stesso numero di molecole.
Mole: numero di atomi contenuti in 12 g di 12C
Numero di Avogadro: numero di atomi (o molecole) in una mole.

Energia interna di un gas ideale


Nel processo la temperatura non varia mentre variano pressione e volume; perciò,
l’energia interna deve essere funzione solo della temperatura.

Relazione di Mayer

Benché si sia usato il modello del gas ideale per derivare l’equazione di Mayer, essa risulta
valida anche per i gas reali, a pressioni “moderate”.
Macchine termiche
Una macchina termica è un dispositivo che trasforma calore in lavoro, lavorando in maniera
CICLICA.
Ciclo di Carnot

Ciclo frigorifero

Il ciclo di Carnot percorso in senso antiorario è un esempio di ciclo frigorifero.


Teoria cinetica dei gas

Equipartizione dell’energia
PRINCIPIO DI EQUIPARTIZIONE DELL’ENERGIA: ad ogni componente indipendente del
moto (cioè ad ogni GRADO DI LIBERTA’ del sistema) compete un’energia media pari a ½ kBT.
SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA ED ENTROPIA
Il secondo principio della termodinamica evidenzia il fatto che in natura esistono delle
trasformazioni irreversibili che avvengono sempre in un determinato verso.

Teorema di Clausius
Data una macchina qualsiasi che scambia calore con n sorgenti, vale la relazione:
Entropia
L’entropia è una quantità additiva  grandezza estensiva.
Essendo una funzione di stato, l’entropia è definita per un dato stato di equilibrio:
possiamo associare un valore di S per ogni stato.
Per calcolare la variazione di entropia nella generica trasformazione IRREVERSIBILE tra A e
B è sufficiente scegliere una QUALSIASI TRASFORMAZIONE REVERSIBILE che connetta gli
stati A e B e calcolare su di essa la variazione di entropia.
Per ogni trasformazione ciclica, sia reversibile o irreversibile, il sistema ritorna al suo stato
iniziale (ΔU = 0, ΔS = 0). Se il processo è reversibile, alla fine del ciclo anche l’ambiente
ritorna allo stato iniziale. Se il processo è irreversibile, l’ambiente non ritorna nello stato
iniziale e mantiene traccia della trasformazione. In altre parole, l’ambiente è sottoposto ad
un cambiamento irreversibile.

Energia inutilizzabile
Effetto dell’irreversibilità dei processi naturali: aumento dell’entropia dell’universo e
degradazione dell’energia (non più utilizzabile per compiere lavoro).

In presenza di un processo irreversibile, la grandezza EIN è la differenza tra il lavoro che si


sarebbe potuto ottenere con processi reversibili e il lavoro effettivamente ottenuto. T0 è la
temperatura più bassa tra quelle delle sorgenti.

TERZO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA


Teorema di Nernst
La variazione di entropia associata ad una trasformazione reversibile di un sistema tende a
zero al tendere a zero della temperatura assoluta.
Altre possibili formulazioni/corollari:
 non è possibile raggiungere lo zero assoluto tramite un numero finito di trasformazioni
termodinamiche.
GRAVITAZIONE
Le leggi di Keplero
1. Ogni pianeta percorre un’orbita ellittica, con il Sole (stella di riferimento) posizionato in
uno dei due fuochi.
2. La velocità areale spazzata dal raggio vettore che unisce il Sole al pianeta è costante
3. Il quadrato del periodo di rotazione del pianeta è proporzionale al cubo del semiasse
maggiore dell’ellisse.

Partendo dalle leggi di Keplero (con qualche approssimazione) si ricava la legge di


gravitazione universale.

Massa gravitazionale (mg): proprietà di un oggetto correlata alla forza gravitazionale che
l’oggetto esercita o subisce.
Massa inerziale (mi): è la costante di proporzionalità tra forza ed accelerazione che
compare nella seconda legge di Newton.
LEGGE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE:
ogni oggetto nell’universo attrae qualunque altro oggetto con una forza:
• diretta lungo la direzione che collega i centri dei due corpi
• proporzionale al prodotto delle loro masse
• inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i due oggetti.
Abbiamo applicato le leggi di Newton, che sono scritte per masse puntiformi. Possiamo
applicarle anche per corpi estesi come Terra e Luna? Possiamo farlo, grazie a due
considerazioni:
1) se la distanza r12 tra gli oggetti che interagiscono è molto più grande delle dimensioni
degli oggetti stessi (almeno 100-1000 volte maggiore), allora posso considerarli come
masse puntiformi
2) se l’oggetto presenta una distribuzione omogenea di massa con simmetria sferica, si
dimostra che la forza gravitazionale esercitata dall’oggetto sui corpi al suo esterno è la
stessa che si avrebbe se tutta la massa fosse concentrata in un punto posto al centro della
distribuzione.

Forze centrali
La forza di gravità è una forza centrale  forza conservativa
Elemento caratterizzante di una forza centrale: le rette d’azione delle forze passano per le
sorgenti dell’interazione. Forza di tipo attrattivo

 Il lavoro di una forza centrale non dipende dal percorso


 Ad un percorso chiuso non è associato alcun lavoro.

L’energia potenziale (Ep) gravitazionale si definisce in un modo univoco in tutto lo spazio


ponendo: Ep → 0 per r → ∞. Segno negativo: Valore negativo dell’energia potenziale è
necessario compiere lavoro contro la forza gravitazionale per allontanare la massa m1 dalla
massa m2.

L’azione a distanza
La legge di gravitazione universale di Newton è molto precisa e accurata per la maggior
parte degli scopi pratici. All’atto della formulazione, il problema concettuale più noto è
quello dell’azione a distanza: le equazioni per la forza gravitazionale prevedono una
“azione a distanza”  una massa genera una forza su un’altra massa a grande distanza
anche senza la presenza di un mezzo interposto (es. nel vuoto dello spazio) e in maniera
istantanea.
Campo: funzione che descrive una grandezza fisica (scalare o vettoriale) alla quale, per ogni
punto di una determinata regione di spazio, si può assegnare un valore definito.

Il potenziale è definito a meno di una costante  si pone convenzionalmente V = 0 per r →


∞. Il potenziale V nel punto P assume quindi il significato di lavoro necessario per portare
una massa unitaria dal punto P distante rP dalla massa sorgente m1 all’infinito.

Flusso di un vettore
Il flusso Φ di un campo vettoriale è una grandezza scalare che dipende dal campo e dalla
superficie rispetto alla quale viene calcolato. Prendo un campo vettoriale A uniforme sulla
superficie (es campo gravitazionale in figura)
Teorema di Gauss per il campo gravitazionale
Il flusso del campo gravitazionale attraverso una qualunque superficie chiusa è
proporzionale alla somma algebrica delle masse contenute all'interno del volume
racchiuso dalla superficie.

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