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3 - Caratteristiche di funzionamento generalizzate degli strumenti e dei sistemi di misura

3. 1 - Caratteristiche statiche - Misurando, strumento, operatore, ambiente. La risoluzione. La


stabilità, interazione con l'ambiente. La ripetibilità, limite delle potenzialità di un sistema di
misura. La riproducibilità, valutazione concreta delle potenzialità di un sistema di misura (cenni).
L'accuratezza, necessità di un riferimento campione. La taratura di uno strumento. Sensibilità –
Campo utile - Rigidità e impedenza di entrata
La riferibilità degli strumenti di misura ai Campioni Nazionali. La compatibilità delle misure.
Errori tipici: di linearità , d'isteresi, d'inversione, di mobilità, soglia di mobilità.
Errore sistematico - Spazio morto - Leggibilità della scala - Effetto dell’applicazione dello
strumento sulla grandezza da misurare

Caratteristiche degli strumenti e dei sistemi di misura


Esistono molti strumenti di misura, più o meno sofisticati. Innanzi tutto distinguiamo tra
strumenti analogici e strumenti digitali. Uno strumento è analogico se i procedimenti di lettura,
analisi e uscita del dato vengono eseguiti in maniera analogica ovvero usando dispositivi (
amplificatori, strumenti meccanici o ottici etc) che lavorano in maniera continua. Strumenti digitali
sono invece quelli strumenti che utilizzano dispositivi di lettura (filtri), analisi e uscita del dato che
funzionano discretizzando le informazioni. Generalmente i processi di lettura e analisi sono più
fedeli con dispositivi analogici mentre l’uscita del dato è sicuramente più facile e accurata con un
display digitale. Molti strumenti moderni sono dotati d’interfacce per la comunicazione con
computer e questo è il metodo più sicuro di trasferimento e immagazzinamento dei dati.

Obiettivi del processo di misurazione: analisi delle misure da effettuare durante i processi per
individuare le tolleranze prescritte e gli strumenti aventi caratteristiche metrologiche (accuratezza,
classe di precisione, incertezza) adeguate alle misure da eseguire.

Per effettuare la corretta scelta dello strumento o del sistema di misura da impiegare per una
specifica esigenza di misura, è necessario operare un confronto qualitativo con altri strumenti
utilizzabili per la stessa applicazione.
Pertanto è necessario selezionare le caratteristiche o le prestazioni degli strumenti di misura sulla
base dei quali operare il confronto.
Si distinguono in caratteristiche statiche o per ingressi non variabili nel tempo, e caratteristiche
dinamiche per ingressi tempo-varianti.
Generalmente le caratteristiche statiche riguardano gli effetti non lineari, statistici, di isteresi, di
risoluzione, mentre le caratteristiche dinamiche riguardano le relazioni temporali tra uscita e
ingresso, espresse mediante equazioni differenziali ordinarie, linearizzate in un certo campo di
valori delle grandezze in ingresso.
Le caratteristiche di prestazioni complessive di uno strumento sono fornite dall’insieme di quelle
statiche e di quelle dinamiche ottenute separatamente.
In generale, i procedimenti atti alla determinazione delle proprietà metrologiche globali di uno
strumento sono i seguenti:
Analisi dei principi fisici su cui è basato il funzionamento dello strumento per la determinazione di
un modello matematico rappresentativo del suo comportamento. Tale analisi conduce generalmente
alla determinazione delle caratteristiche nominali dello strumento (impedenza di ingresso e
impedenza di uscita, relazione analitica tra la grandezza principale in ingresso e quella in uscita,
sensibilità dello strumento a ingressi secondari non desiderati, campo consentito di variazione della
grandezza in ingresso, costante di tempo, frequenza di taglio, etc. etc.). Queste caratteristiche, ove
già formulato, possono essere determinate a priori dalla conoscenza del modello matematico dello
strumento. Dopo la fase di modellazione segue una fase di verifica (taratura).
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La taratura a sua volta è condotta separatamente con riferimento alle grandezze statiche (taratura
statica) e alle grandezze dinamiche (taratura dinamica).

Tutto ciò premesso, soffermandosi nel seguito ad esaminare solo l’aspetto statico della descrizione
del funzionamento di uno strumento di misura, si passa a descrivere le principali caratteristiche
statiche, da prendere in considerazione sia per la valutazione del comportamento di un singolo
strumento sia per effettuare un esame comparativo tra strumenti diversi per scegliere quello più
adatto alla applicazione di misura che si vuole realizzare.

Per comprendere meglio le prestazioni e le caratteristiche richieste generalmente ad uno strumento


di misura si suole generalmente fare riferimento alle seguenti specifiche caratteristiche:
Misura : informazione costituita da un numero, un'incertezza ed un'unità di misura, assegnata a
rappresentare un parametro in un determinato stato del sistema
Strumento per misurazione : dispositivo destinato a fare una misurazione, solo o associato ad altri
apparati

Taratura: insieme delle operazioni che stabiliscono, sotto condizioni specificate, la relazione tra i
valori indicati da uno strumento di misurazione, o da un sistema per misurazione, o i valori
rappresentati da un campione materiale e i corrispondenti valori noti di un misurando.
Il risultato di una taratura può essere registrato in un documento, chiamato “certificato di taratura” o
“rapporto di taratura”. Detto risultato è talvolta espresso sotto forma di una costante di taratura o di
una serie di costanti di taratura in forma di “curva di taratura”.

TARATURA: procedimento che consente di ottenere la riferibilità delle misure prodotte da uno
strumento.
Al termine della taratura si esegue il calcolo dell'incertezza con il quale sono noti gli errori misurati:
esso dipende dall'incertezza dei campioni utilizzati e dall'incertezza con la quale lo strumento in
taratura propone le sue misure.

Diagramma di taratura: relazione che permette di ricavare da ogni valore di lettura fornito da un
dispositivo per misurazione e/o regolazione, la misura da assegnare al misurando
Curva di taratura: relazione biunivoca tra ogni valore di lettura fornito dallo strumento espresso
nella sua unità di formato e il corrispondente valore da assegnare al misurando, espresso nella sua
unità di misura, ovvero tra il valore nominale del campione materiale e il valore da assegnare alla
grandezza da esso riprodotta, espresso nella sua unità di misura.

Sensibilità: inverso della pendenza della curva di taratura in un suo punto


Generalmente è espressa dal coefficiente di proporzionalità tra la variazione ∆x della grandezza
misuranda e la risposta ∆y di uno strumento. Ad esempio per un termometro a resistenza possiamo
definire la sensibilità come S=dR/dT, nel caso del dinamometro la sensibilità è S=1/K=dx/dF
(ovvero l’inverso della costante elastica della molla utilizzata), nel caso della bilancia a due piatti
S=α/(m2-m1) dove (m2-m1) è la differenza delle masse sui due piatti e α l’angolo di deflessione
dell’ago indicatore.
Risoluzione: attitudine di un dispositivo per misurazione e/o regolazione a risolvere stati diversi del
misurando durante la misurazione, ossia è la più piccola variazione che lo strumento è in grado di
indicare nella misurazione.
Qualitativamente è l’attitudine di uno strumento a rispondere a piccole variazioni del segnale di
ingresso. Quantitativamente è il minimo valore che può essere letto dallo strumento in una
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determinata scala o modo di funzionamento, ovvero la gradazione più piccola di lettura consentita
dallo strumento. Ad esempio, un calibro consente tipicamente di leggere fino a 1/100 di mm e
questa è quindi la sua risoluzione mentre quella di un cronometro digitale è tipicamente di 1/100s.
Un termometro comune a mercurio consente la lettura di 0.5°C e questa è quindi la sua risoluzione.
Per gli strumenti digitali la risoluzione è espressa in digit ovvero il numero di cifre, che possono
variare da 0 a 9, mostrate dal display. Si dice ad esempio che un multimetro ha 6 e1/2 digit
intendendo con questo che il multimetro ha 6 cifre che possono variare da 0 a 9 più una,
generalmente la prima a sinistra, che può assumere soltanto 0, 1 o 2 come valori.

Ripetibilità: attitudine di uno strumento a fornire valori di lettura poco differenti tra loro, in letture
consecutive eseguite indipendentemente sullo stesso misurando, con procedimento unificato, dallo
stesso operatore, nelle stesse condizioni per le grandezze d’influenza

Stabilità: attitudine di uno strumento a fornire valori di lettura poco differenti tra loro, in letture
consecutive eseguite indipendentemente sullo stesso misurando in un intervallo di tempo definito,
con procedimento unificato, dallo stesso operatore, nelle stesse condizioni per le grandezze
d’influenza.
Ad esempio un regolo usato per la misura di lunghezze può cambiare le sue caratteristiche in
funzione della temperatura dell’ambiente. Il periodo delle oscillazioni di un orologio a molla può
cambiare nel tempo in funzione dell’usura della molla. Gli strumenti elettronici, essendo costituiti
da componenti elettronici che cambiano il loro funzionamento in base alle condizioni ambientali e
durante le ore di funzionamento continuativo, possono dare letture che derivano leggermente nel
corso del tempo di misura della stessa grandezza. La stabilità di funzionamento è quindi una
caratteristica importante di uno strumento.

Deriva: lenta variazione nel tempo di una caratteristica metrologica di uno strumento per
misurazione

Accuratezza
grado di concordanza fra il risultato di una misurazione ed il valore (convenzionalmente) vero del
misurando

Classe di Precisione: classe a cui appartengono i dispositivi per misurazione e che hanno
determinate caratteristiche metrologiche: incertezza e stabilità della misura.
E’ utilizzata per gli strumenti elettrici e viene espressa in termini di errore massimo percentuale
riferito al fondo scala dello strumento. L’attribuzione della classe di precisione ad uno strumento
evidenzia che l’errore relativo sopra indicato è inferiore al limite identificato dalla classe. Le classi
di precisione sono fissate da norme CEI secondo la tabella che si riporta.

Impiego Strumenti da laboratorio Strumenti portatili per misure e Strumenti indicatori portatili
per misure di precisione strumenti da quadro
di controllo
Indice di 0,05 0,1 0,2 0,3 0,5 1 1,5 2,5 5
classe
Limite di +0,05 ±0,1 ±0,2 ±0,3 ±0,5 ±1 ±1,5 ±2,5 ±5
ec %
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L’errore relativo, cioè


riferito al risultato
della singola misura e
non al fondo scala,
cresce con legge
iperbolica come
mostrato dalla figura
seguente, pertanto
nell’impiego di uno
strumento la cui
precisione è indicata
dal costruttore in
termini di classe di
precisione, è
consigliato di
utilizzare solo i 4/5
superiori della scala
per evitare di
incorrere in errori
relativi eccessivi nella parte iniziale (il quinto iniziale della scala).

Riferibilità
Proprietà del risultato di una misurazione consistente nel poterlo riferire a campioni appropriati
generalmente nazionali od internazionali attraverso una catena ininterrotta di confronti. (Tale catena
suole essere indicata catena di riferibilità).
Essa è pertanto una proprietà che un dispositivo per misurazione acquisisce quando viene sottoposto
a taratura impiegando misurandi (campioni) le cui misure sono state assegnate con riferimento a
campioni (primari) riconosciuti a livello nazionale. La riferibilità è assicurata entro una determinata
incertezza.
Quando è stabilita la riferibilità dello strumento, esso è in grado di produrre misure compatibili con
quelle prodotte dai campioni primari.
E’ stato così introdotto un concetto nuovo: la compatibilità tra misure differenti dello stesso
misurando. Questo concetto di compatibilità sostituisce quello utilizzato in passato dell’uguaglianza
o della discordanza tra i risultati di misure differenti effettuate sullo stesso misurando.

Riproducibilità
La riproducibilità delle misure è il grado di concordanza tra i risultati di misurazione dello stesso
misurando quando le singole misurazioni siano condotte cambiando alcune condizioni tra cui: lo
strumento di misura, il luogo, il tempo, il metodo di misura, l’operatore. Numericamente la
riproducibilità può essere espressa in termini di dispersione dei risultati. In qualche modo la
riproducibilità è legata al concetto di incertezza che esamineremo successivamente in dettaglio.

Offset. E’ il valore non nullo indicato erroneamente dallo strumento nel caso in cui la grandezza da
misurare è posta uguale a 0.

Fondo-scala e campo di misura: il valore di fondo-scala è il massimo valore di una grandezza che lo
strumento può leggere. Ovviamente, lo strumento non può essere usato per misurare valori più
grandi del suo fondo-scala, a rischio di una lettura non corretta o del danneggiamento dello
strumento stesso. Alcuni strumenti possono presentare scale diverse di lettura che debbono essere
scelte opportunamente prima della misura. Se non si conosce a priori l’ordine di grandezza di ciò
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che si deve misurare, come regola pratica conviene cominciare la misura dalla scala più grande
dello strumento scendendo progressivamente fino alla scala per la quale la misura appare
significativa senza superare il valore massimo consentito. Il campo di misura di uno strumento è
dato di valori estremi di lettura di una strumento.

Conferma Metrologica: insieme di operazioni richieste per assicurare che le funzioni di un


apparecchio per misurazione siano in uno stato di conformità ai requisiti per l'utilizzazione prevista

Errori tipici degli strumenti e dei sistemi di misura


Insieme alla valutazione delle caratteristiche statiche (e dinamiche) degli strumenti, è di importanza
fondamentale l’analisi degli altri fattori che intervengono nel processo di misura, ed il cui effetto sul
risultato finale dell’operazione di misura spesso non è trascurabile, al pari delle caratteristiche
statiche di funzionamento dello strumento appena viste.

ERRORE DI MISURA (secondo la vecchia visione deterministica)


risultato di una misurazione meno un valore vero del misurando

Errori tipici: di linearità , d'isteresi, d'inversione, di mobilità, soglia di mobilità.


Errore sistematico - Linearità - Valore di soglia - Isteresi – Incertezza di banda morta - Leggibilità
della scala - Effetto dell’applicazione dello strumento sulla grandezza da misurare

Errore di linearità: spesso è utile separare l’errore di linearità (a carattere deterministico) da errori
di altra natura (di ripetibilità, di isteresi, di risoluzione) che presentano una caratteristica di
distribuzione casuale. La determinazione della curva di taratura consente infatti di valutare l’errore
di linearità ed apportare l’appropriata correzione per ciascun punto della scala, fermo restando che
non è possibile eliminare completamente questo errore per cui la piccola aliquota residua di errore
non eliminato, compensato o corretto, contribuisce all’incertezza combinata da attribuire (associare)
al risultato della misura.
L’errore di linearità si può esprimere in diversi modi:
− in percentuale sulla lettura dello strumento, come illustrato in fig. a)
− in percentuale sul fondo scala dello strumento, come illustrato in fig. b)
− in modo combinato (% della lettura o % del fondo scala) scegliendo per ogni misura effettuata il
valore, tra i due citati, che ha ampiezza maggiore, , come illustrato in fig. c).
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Errore di isteresi: è presente in uno strumento che mostra una risposta ottenuta per valori crescenti
dell’ingresso che è differente dalla caratteristica ottenuta per valori decrescenti dell’ingresso.
Trattando segnali di natura elettrica si è in presenza di fenomeni di isteresi di natura magnetica,
quando invece il segnale di ingresso è di natura meccanica si parla di isteresi elastica.
In generale il fenomeno dell’isteresi si verifica ogni qualvolta l’energia immessa nello strumento in
fase di carico non è restituita successivamente per intero in fase di scarico.
L’errore di isteresi viene definito in genere come errore MASSIMO di isteresi e viene valutato
quindi nel punto della scala ove è massimo.

Errore di mobilità e soglia di mobilità: è detto anche errore di soglia (o incertezza di zero) se
riferito allo zero. In genere si può presentare su tutta la scala dello strumento. Un esempio tipico di
errore di soglia è legato al comportamento del potenziometro a resistenza a filo avvolto come si può
osservare in figura.

Un'altra tipica sorgente di errore di mobilità è l’attrito secco.


Il suo effetto, cumulato con quello causato dall’errore di isteresi, dà origine all’errore di risoluzione,
congruente con la definizione di risoluzione già esposta in precedenza.
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Incertezza di banda morta: l’effetto cumulato degli errori di deriva, risoluzione e mobilità consente
definire una banda intorno alla curva o retta ideale di possibile variazione dell’uscita

Errore di lettura di uno strumento (Leggibilità della scala).


La lettura delle scale analogiche dipende dall'acuità visiva e dall'abilità di stima dello
sperimentatore. E' da notare inoltre che la qualità delle interpolazioni della lettura dipendono molto
dalle condizioni di lavoro (illuminazione e facilità di lettura) e dal fatto che la grandezza fisica sia
statica o rapidamente variabile con il tempo. Non è inoltre da trascurare la dipendenza
dall'importanza che lo sperimentatore dà a priori alla qualità della determinazione di tale grandezza
fisica. Infatti è inutile sforzarsi a leggere i decimi di millimetro per dare al falegname le dimensioni
di un tavolo.

Errore d’inversione
Prendendo in considerazione gli strumenti meccanici, non è difficile comprendere il significato
dell’errore d’inversione, che è legato alla presenza di giochi nella catena cinematica del sistema di
indicazione. Se, infatti, la direzione di variazione della grandezza in entrata E viene cambiata, una
prima parte del ritorno di E servirà a recuperare il gioco, e solo quando sarà totalmente recuperato
inizierà il decremento dell’uscita.

L’uscita sarà quindi diversa, per lo stesso valore di entrata, secondo che tale valore sia raggiunto
con andamento crescente o decrescente. Questo fenomeno è ben noto agli operatori che utilizzano
strumenti meccanici o macchine utensili, quindi, per evitarne gli effetti, prestano molta attenzione a
raggiungere la condizione di misura sempre dalla stessa direzione. Questo spiega quanto si vede
spesso: l’operatore supera volutamente il valore di misura assegnato, per poi raggiungerlo tornando
indietro.

EFFETTO DELL’APPLICAZIONE DELLO STRUMENTO SULLA GRANDEZZA DA MISURARE:


L’introduzione di uno strumento di misura nell’ambiente del misurando comporta sempre un
prelievo di energia dal mezzo ambiente di misura, determinando una variazione dello stato del
misurando e quindi del valore della quantità misurata, rispetto allo stato ‘a vuoto’ della stessa
grandezza, ossia in assenza di questo disturbo di ‘inserzione’ dello strumento di misura. Ciò, in
linea di principio rende teoricamente impossibile l’esecuzione di una misura ‘perfetta’.
A questa condizione pongono molta attenzione i progettisti della strumentazione di misura, con lo
scopo di minimizzare per rendere trascurabile l’effetto di carico dello strumento stesso sulla
sorgente di misura e comunque di valutare e quantificare in maniera accurata l’entità di questo
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‘effetto di carico’ dello strumento sulla sorgente di misura. La conoscenza quantitativa di questo
fenomeno/effetto è utile per potere successivamente correggere il risultato grezzo dell’operazione di
misura, depurandolo da questo effetto ed anche per confrontare qualitativamente il comportamento
di strumenti di misura diversi.
Sono stati quindi introdotti i termini rigidezza e impedenza di ingresso per caratterizzare sotto
questo profilo il comportamento dei singoli strumenti.
Carico strumentale : è l’insieme delle caratteristiche di uno strumento rilevanti per descrivere
l’alterazione che esso porta allo stato del sistema misurato nell’interazione di misurazione. Il carico
strumentale deve, se possibile, essere specificato in modo da permettere di calcolare la misura a
vuoto del parametro misurato in base alla misura assegnatagli dalla misurazione, tramite un
opportuno modello del sistema misurato e le misure degli altri suoi parametri rilevanti.
Questo effetto dà origine pertanto ad errori di carico o di inserzione. Sulla base della definizione
riportata sopra dalla norma UNI-4546, si osserva che esso può essere calcolato e quindi il risultato
finale della misura sarà depurato da questa componente legata alla inserzione (e perciò detto anche
errore di inserzione) dello strumento. Esso diventa tuttavia un errore a pieno titolo ove non venga
calcolata ed attuata la correzione sopra descritta.

Effetto di carico – Impedenza di ingresso generalizzata e ammettenza


Un attento esame di uno strumento di misura (sia esso di natura elettrica o meccanica) mostra la
necessità di individuare ogni volta due variabili per potere quantificare il trasferimento di energia in
atto tra strumento e sistema misurato durante l’esecuzione dell’operazione di misura. E’ utile per
questo scopo, definire una grandezza generalizzata di impedenza di ingresso sulla base di due
variabili il cui prodotto sia l’energia in gioco durante il processo di misura.
L’informazione ottenuta mediante l’esecuzione di una misurazione è legata ad una variabile di
misura di interesse principale, che chiameremo qi1. A questa variabile è sempre associata un’altra
variabile che chiameremo qi2 tale che il loro prodotto qi1*qi2, che avrà le dimensioni di una potenza,
rappresenti la potenza assorbita dall’elemento immediatamente precedente nella catena di misura.
L’identificazione delle due chiameremo qi1 e qi2 permette di definire l’impedenza di ingresso
generalizzata Zgi :
Zgi=qi1/qi2
se qi1 è una variabile c.d. di sforzo. Il concetto di impedenza di ingresso generalizzata così definito
viene esteso facilmente ad applicazioni dinamiche.
Nota che sia l’impedenza di ingresso generalizzata di un sistema o di uno strumento di misura è
immediato ricavare la potenza
assorbita da questo a spese
dell’elemento che lo precede
immediatamente nel circuito:

P=qi12/Zgi

osservando che per limitare


l’assorbimento di potenza a spese
del circuito a monte, lo strumento
di misura deve presentare una
impedenza di ingresso Zgi
significativamente elevata.
Il concetto di impedenza di
ingresso generalizzata, risulterà sicuramente più familiare con specifico riferimento ai circuiti
elettrici, quale quello riportato in figura, a cui si riferisce l’esempio relativo alla determinazione
dell’impedenza di ingresso di un classico voltmetro utilizzato in un circuito elettrico per
determinare il valore di una tensione incognita E.
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Cominciamo ad osservare che la semplice operazione di inserzione del voltmetro nel circuito dove
si vuole misurare il valore della tensione incognita E determina una immediata variazione del valore
di questa grandezza da misurare, ossia l’inserzione dello strumento di misura, come già accennato
in precedenza perturba la grandezza da misurare che assume ora il valore Em ≠ E.
Applicando il teorema di Thevenin si riduce il circuito in figura a) in un circuito semplificato,
equivalente riprodotto in figura b).
Il valore Em misurato dal voltmetro, sarà pari a :
Rm
Em = ⋅E
R ab + R m
e pertanto differirà dal valore di E. Tale differenza tuttavia
può essere resa trascurabile utilizzando una strumento di
misura che abbia resistenza interna Rm » Rab in modo che
l’espressione a fattore del termine E sia praticamente
assimilabile all’unità per ottenere Em ≅ E .
Si ricava così la conclusione che l’impedenza di ingresso
deve essere elevata in confronto all’impedenza di uscita del
sistema al quale il carico (strumentale) deve essere collegato.
Generalizzando l’espressione precedente di Em ad un sistema
che non sia necessariamente di natura elettrica, riprendendo

Z gi
q i1m = ⋅ q i1u
Z go + Z gi
la notazione generalizzata già introdotta si scrive:
essendo qi1m e qi1u rispettivamente il valore misurato della variabile di sforzo e il valore
indisturbato (non perturbato) della stessa variabile di sforzo (Em ed E nel caso dell’esempio in
figura).
Nelle applicazioni pratiche Zgo risulta spesso incognita e difficile da valutare, pertanto ci si assicura
in genere di disporre di strumenti la cui impedenza generalizzata di ingresso Zgi sia sufficientemente
elevata e tale che l’impedenza di uscita Zgo del sistema che precede sia trascurabile rispetto ad essa.
Nella pratica strumentale questa necessità di impedenza di ingresso elevata degli strumenti di
misura comporta tuttavia qualche limitazione in altre caratteristiche tipiche di funzionamento dello
strumento. Ad esempio nel voltmetro visto sopra, l’incremento di Rm comporterà, a parità di
tensione in ingresso, una diminuzione della corrente attraverso la resistenza di misura Rm e quindi
una minore coppia magnetica nell’equipaggio mobile cui corrisponde una minore rotazione
dell’indice di lettura che ad esso è solidale. Tutto ciò comporta la necessità di ridurre la rigidezza
della molla che fornisce la coppia resistente per garantire una adeguata sensibilità di lettura dello
strumento. A catena segue la necessità di ridurre gli attriti di rotazione dell’equipaggio mobile
intorno al suo asse di rotazione meccanico.

Un approccio seguito nella realizzazione di numerosi strumenti di misura, per garantire un effetto di
carico trascurabile per inserzione dello strumento di misura è quello di utilizzare trasduttori di
misura che prelevano l’energia necessaria al loro funzionamento da una sorgente ausiliaria di
energia invece che direttamente dal sistema oggetto di misura (trasduttori attivi/passivi). In questo
caso il segnale di misura viene utilizzato esclusivamente per “pilotare” l’uscita della sorgente
ausiliaria di alimentazione dello strumento di misura.
Un altro approccio seguito, si ricollega ad un concetto già esaminato in precedenza e cioè quello
delle misure ad azzeramento o con un sistema con feed-back controllato in retroazione ad anello
chiuso. Applicazioni di questi principi di funzionamento saranno esaminati successivamente.
Procedendo ora nell’esame delle variabili oggetto di misura, è necessario osservare che abbiamo
finora preso in considerazione il caso delle variabili di sforzo, come variabili di interesse. Tra
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queste si possono citare la differenza di potenziale elettrico, la tensione in un componente


meccanico, la pressione esercitata su una superficie. Nella pratica di misura si presentano tuttavia
altre variabili che in analogia alle variabili di sforzo, possono essere classificate in un’altra
categoria di variabili , le c.d. variabili di flusso. A titolo esemplificativo si possono citare la corrente
elettrica, la deformazione meccanica, la portata di un fluido ed altre ancora.
Nel caso che la variabile di interesse qi1 sia una variabile di flusso si tratterà il concetto di
ammettenza generalizzata (di ingresso e di uscita) in luogo dell’impedenza generalizzata vista
prima.
Si definisce quindi una ammettenza generalizzata di ingresso definita come:

Ygi= qi1/qi2 (variabile di flusso /variabile di sforzo)

L’espressione della potenza assorbita dallo strumento di misura a spese dell’elemento che lo
precede nel circuito è
P= qi1* qi2 = qi12/Ygi

La condizione richiesta per minimizzare l’assorbimento di potenza da parte dello strumento di


misura è un elevato valore della sua ammettenza generalizzata di ingresso. Si consideri il circuito
riportato in figura seguente.

Lo strumento di misura impiegato in


questo circuito è l’amperometro
inserito nel circuito lungo il quale si
vuole misurare la corrente che lo
attraversa. Applicando il teorema di
Thevenin il circuito in figura a) è
ridotto al circuito equivalente
mostrato in figura b) composto da un
generatore ideale e da una resistenza
equivalente posta in serie ad esso.

L’amperometro ci permette di misurare la corrente Im ≠ Iu , essendo Iu la corrente che circola nel


circuito indisturbato, ossia prima dell’inserzione dell’amperometro di misura.
Dal circuito equivalente in figura b) si ottiene:
Em Em
Im = ⋅=
R ab + R m 1 + 1
Yab Ym
Il valore Iu della corrente ‘indisturbata’ è invece pari a:
Em Em
Iu = ⋅=
R ab 1
Yab
Dal confronto tra le due espressioni si può concludere che per ottenere un valore della corrente
effettivamente misurata, Im, prossimo al valore della corrente che attraversa il circuito in assenza
dello strumento di misura quest’ultimo deve avere una ammettenza Ym molto maggiore
dell’ammettenza equivalente del circuito sul quale viene eseguita la misura di corrente, che
ricordiamo è una variabile di flusso, e quindi estensiva, al contrario delle variabili di sforzo che
sono variabili intensive.
Generalizzando l’espressione precedente di Im ad un sistema che non sia necessariamente di natura
elettrica, possiamo scrivere per le variabili di flusso l’espressione che lega la variabile misurata alla
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variabile indisturbata, attraverso l’ammettenza generalizzata del circuito e quella propria dello
strumento di misura:
1/Ygo
q i1m = ⋅ q i1u
1/Ygi + 1 / Ygo

essendo qi1m e qi1u rispettivamente il valore misurato della variabile di flusso e il valore indisturbato
(non perturbato) della stessa variabile di flusso (Im ed Iu nel caso dell’esempio in figura).
Pertanto per eseguire una buona misurazione, ossia per evitare (o comunque limitare al massimo)
l’errore di carico per inserzione dello strumento per misurazione di grandezze di flusso,
l’ammettenza generalizzata di ingresso Ygi dello strumento di misura deve essere molto maggiore
dell’ammettenza equivalente di uscita Ygo del sistema (meccanico o elettrico) sul quale viene
eseguita la misurazione.

I concetti sin qui illustrati di impedenza ed ammettenza generalizzata saranno ripresi


successivamente nella trattazione dei circuiti di misura in corrente continua ed in corrente alternata.

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