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Corso di

COSTRUZIONI IN C.A. ESISTENTI

STRUTTURE DEGRADATE

Ing. Fabio DI CARLO


Struttura durevole (UNI EN 1992-1-1)

Problematiche

Resistenza Durabilità

“Una struttura durevole deve soddisfare i requisiti di attitudine al servizio, resistenza e


stabilità durante la sua vita utile di progetto, senza presentare perdite significative di
funzionalità né richiedere manutenzione straordinaria eccessiva”

CAPACITA’ DI UNA COSTRUZIONE IN C.A. DI DURARE NEL TEMPO, DI CONSERVARE NEL


TEMPO LE PRESTAZIONI INIZIALI IN RELAZIONE ALL’AMBIENTE IN CUI SI TROVA
Almeno 50 anni di vita utile, (opere di particolare importanza sociale 100 anni)
Vita utile [NTC2018 §2.4]

Vita nominale Numero di anni nel quale è previsto che l’opera, purché soggetta alla necessaria
di progetto ispezione e manutenzione, mantenga specifici livelli prestazionali e svolga le funzioni
VN per le quali è stata progettata

Tab. 2.4.I – Valori minimi della Vita nominale VN di progetto per i diversi tipi di costruzioni

3 CATEGORIE

Parametro convenzionale per le verifiche dei fenomeni dipendenti dal tempo, (ad esempio: fatica, durabilità, ecc.)

 Particolari costruttivi
 Materiali Dettagli dimensionali volti a garantire una maggiore
 Applicazioni di eventuali misure protettive durabilità producono, in generale, anche un
incremento della sicurezza della costruzione
Vita utile

Livello di prestazione ≠ Classe d’uso Definisce i livelli minimi di sicurezza differenziati in relazione alla
funzione svolta nella costruzione e, pertanto, alle conseguenze che
ne derivano in caso di fallimento.

Durata effettiva del periodo d’uso di una costruzione:


 esce dalle possibilità di previsione progettuali
 dipende da eventi futuri fuori dal controllo del progettista
 vita effettiva molto maggiore della vita nominale di progetto, anche attraverso successivi interventi di
ripristino manutentivo
Vita utile

Evoluzione dell’affidabilità strutturale e del periodo di vita nominale in funzione delle strategie d’intervento

Il degrado inevitabile che si verifica


nel tempo non deve comportare
riduzioni inaccettabili dei livelli di
affidabilità, funzionalità e durabilità
richiesti.

 Se le condizioni ambientali e d’uso si mantengono, nel corso di VN, nei limiti previsti, sarà possibile utilizzare
l’opera senza interventi significativi di riparazione o di manutenzione straordinaria
 Una volta effettuati detti interventi, la vita nominale di progetto originaria sarà sostanzialmente ripristinata

Vita effettiva della costruzione molto maggiore della vita nominale di progetto
Degrado del calcestruzzo

Chimico Fisico Meccanico

Anidride carbonica
Gelo-disgelo Dilavamento
(CO2)

Cloruri (Cl-) Ritiro da essiccamento Abrasione

Solfati (SO4=) Variazioni igrotermiche


Urto, scoppio
Solfuri (S=) Calore di idratazione

Macroporosità per Carichi o vibrazioni in


Alcali (Na+ e K+)
difetti di messa in opera servizio

Sali da NH4+ ed Mg+2 Incendio Sisma


Degrado opere C.A.

Durabilità Qualità del cls

± permeabile agli agenti aggressivi

Ambiente

± aggressivi

Condizioni ambientali

Classi di esposizione
Degrado opere C.A.
Degrado opere C.A.
Degrado opere C.A.
Degrado opere C.A.
Degrado opere C.A.

Protezione naturale delle barre d’armatura all’interno della matrice di calcestruzzo

Ambiente molto basico (pH≈12,5-13,5)

(Presenza di idrossido di calcio Ca(OH)2 o calce idrata per idratazione del cemento)

PASSIVAZIONE DELL’ARMATURA:
Formazione sulla superficie delle barre di armatura di una
patina di ossido ferrico, impermeabile e fortemente aderente
al substrato metallico, che le protegge dalla successiva
corrosione, impedendo il contatto tra aria umida ed acciaio
Corrosione delle armature metalliche

Barra d’armatura = conduttore metallico (o conduttore di prima specie)

 maggiore potenziale di ossidazione


Differenze di potenziale elettrico sulla superficie a rispetto alla cementite
causa di eterogeneità chimiche e fisiche  tendono spontaneamente a cedere
elettroni
Grani di ferrite (metallo meno nobile)  ruolo di anodo (polo positivo)
Due fasi metalliche
Grani di cementite (metallo più nobile)

Distruzione del film passivante

Tratti di barra scoperti in presenza di una soluzione acquosa contenente


sali disciolti (soluzioni elettrolitiche o conduttore di seconda specie)

 trasporto di carica è assicurato nei metalli dal moto degli


Circuito chiuso assimilabile ad una pila elettroni e dagli ioni all'interno della soluzione elettrolitica
Corrosione delle armature metalliche

Interessa regioni delle armature raggiunte da de-passivazione del film protettivo, connesse da un film sottile di umidità.

Reazione di ossidoriduzione nella singola micro-pila

Processo anodico: Reazione di ossidazione Processo catodico: Reazione di riduzione


del ferro meno nobile (anodo) dell’ossigeno disciolto nel film di umidità

 Ossidazione del metallo con liberazione di elettroni (𝐅𝐅e ⇒ 𝐅𝐅e𝟐𝟐+ + 𝟐𝟐e−)


sull’anodo, (grani di ferrite)
 Movimento di elettroni attraverso la barra d’armatura per effetto della
differenza di potenziale tra lo ione di ferrite e la cementite;
 Gli elettroni escono dalla barra d’armatura in prossimità di una regione
catodica presente nella matrice cementizia dove la circolazione di
corrente è affidata a ioni sciolti nella fase acquosa dei pori.
 Gli elettroni vengono assorbiti dalla reazione di riduzione dell’ossigeno
presente nella soluzione dei pori prossimi all’armatura (𝐎𝐎𝟐𝟐 + 𝟐𝟐H𝟐𝟐𝐎𝐎 +
𝟒𝟒e− ⇒ 𝟒𝟒𝐎𝐎H−)
 Gli ioni idrossido 𝐎𝐎H− viaggiano attraverso la soluzione in direzione
dell’anodo, dove formano con gli ioni ferrosi (𝐅𝐅e𝟐𝟐+) l’idrossido di ferro,
detto ruggine (𝐅𝐅e𝟐𝟐++𝟐𝟐𝐎𝐎H− ⇒ 𝐅𝐅e(OH)2)
Corrosione delle armature metalliche

La corrosione è quindi caratterizzata dal trasporto di elettroni a seguito di un


potenziale elettrico ridotto che si genera spontaneamente tra regioni
metalliche de-passivate e collegate da un film di soluzione elettrolitica.

Note:

 Il processo corrosivo interessa solamente la parte anodica del materiale

 La distruzione del film protettivo è necessaria (ma non sufficiente) perché la corrosione possa avvenire

La corrosione si produce solo se sulla superficie delle armature sono presenti


ACQUA e OSSIGENO, ovvero se il circuito della cella galvanica può essere chiuso.
Corrosione delle armature metalliche

Innesco
Propagazione
Effetti indiretti

Fessurazione Delaminazione

Spalling Spalling + Delaminazione


Effetti locali e globali

 La corrosione delle barre di armature longitudinali e/o trasversali può indurre variazioni di modalità di rottura

Diagramma momento-curvatura
CONCRETE FAILURE

M
[kNm] sound
Service STEEL FAILURE 60
50
40 corroded
30
20
10
0 χ
0 5 10 15 20 25 30 35
[1/cm*104]

 Modalità crisi flessionale: passaggio da rotture duttili a rotture fragili


Effetti locali e globali

 Modalità crisi da flessionale a tagliante

a F
var.

2∅12
stirrups
27 cm

∅8/15
3∅16
18 270/2
Resistenza
2
L
300/2
Rbk = 30 N/mm
FeB 44k

Luce a taglio/Luce totale(a/L)


Barre d’acciaio: corrosione artificiale

Barre nude: corrosione uniforme

Power supply

Anodo
3%

Catodo

Barre nel calcestruzzo: pitting

Anodo
Cavo verso alimentatore
Polo positivo
Catodo
Cavo verso alimentatore
Polo negativo

Livello
Soluzione
H=1m

Power Soluzione
supply Salina
3% NaCl
E1 E2 E3 E4

Concrete specimen

3%
Copper plate NaCl Power Supply
Comportamento a trazione: legami costitutivi

Meda, A., Mostosi, S., Rinaldi, Z., Riva, P. “Experimental evaluation of the corrosion influence on the cyclic behaviour of R.C.
columns”. Engineering Structures, Vol.76, October 2014.

Corrosione uniforme Corrosione da pitting

150 150

125 125

15.9 %
100 14.8 % 100
17.7 %
Load [kN]

Load [kN]
17.1 % 20.9 %
75 75
19.0 %
17.3 %
16.0 % 20.8 % 19.2 %
50 16.4 % 50
19.7 %
17.1 % 23.4 % 20.9 %
25 25
23.4 %

0 0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
Strain [%]
Strain [%]
Leggi di degrado dell’acciaio

Imperatore, S., Rinaldi, Z., Drago, C. 2017. Degradation relationship for the mechanical properties of
corroded steel rebars. Construction and Building Materials. Vol. 148, pp. 219-230.

Leggi di degrado: tensione di snervamento

σy ad - proposed decay law for uniform corrosion


1.2 𝜎𝜎𝑦𝑦,𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
σy ad - decay law for pitting corrosion (from the literature data)
= 1 − 𝛼𝛼 � 𝑀𝑀𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙 %
1 Ø8 BSt 500s - Apostolopoulos & Michalopoulos (2007) 𝜎𝜎𝑦𝑦,𝑢𝑢𝑢𝑢𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
Ø8 B500c - Apostolopoulos et al. (2013)
0.8 Ø10 B 500c - Apostolopoulos et al. (2013)
Ø10 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
σy ad [-]

0.6
Ø12 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
Corrosione uniforme
0.4 Ø16 B500 SD - Moreno et al. (2014)
Ø20 B500 SD - Moreno et al. (2014) 𝛼𝛼 = 0.0143453
0.2 Ø16 B500 SD - Cobo et al. (2011)
Ø20 B500 SD - Cobo et al. (2011) Pitting
0 Ø16 B450C - Meda et al. (2014)
0 5 10 15 20 25 30 35 40
pitting - Imperatore et al. (2010)
Mcorr[%] this paper
𝛼𝛼 = 0.019961
Leggi di degrado dell’acciaio

Leggi di degrado: tensione ultima

σu ad - proposed decay law for uniform corrosion


1.2
σu ad - decay law for pitting corrosion (from the literature data)
Ø8 BSt 500s - Apostolopoulos & Michalopoulos (2007)
1 Ø8 B500c - Apostolopoulos et al. (2013)
Ø10 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
0.8 Ø12 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
Ø16 B500 SD - Moreno et al. (2014)
σu ad [-]

0.6 Ø20 B500 SD - Moreno et al. (2014)


Ø16 B500 SD - Cobo et al. (2011)
0.4 Ø20 B500 SD - Cobo et al. (2011)
Ø16 B450C - Meda et al. (2014)
0.2 Ø12 Grade 60 - Almusallam (2001)
Ø6 Grade 60 - Almusallam (2001)
0 pitting - Imperatore et al. (2010)
0 5 10 15 20 25 30 35 40 this paper

Mcorr[%]

𝜎𝜎𝑢𝑢,𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 Corrosione uniforme Pitting


= 1 − 𝛽𝛽 � 𝑀𝑀𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙 %
𝜎𝜎𝑢𝑢,𝑢𝑢𝑢𝑢𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
𝛽𝛽 = 0.0125301 𝛽𝛽 = 0.018642
Leggi di degrado dell’acciaio

Leggi di degrado: deformazione ultima

1.2
εu ad - proposed decay law for uniform corrosion
1 εu ad - decay law for pitting corrosion (from the literature data)
Ø8 BSt 500s - Apostolopoulos & Michalopoulos (2007)
0.8 Ø8 B500c - Apostolopoulos et al. (2013)
εu ad [-]

Ø10 B 500c - Apostolopoulos et al. (2013)


0.6
Ø10 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
0.4 Ø12 B500 SD - Fernandez et al. (2015)
Ø16 B500 SD - Cobo et al. (2011)
0.2
Ø20 B500 SD - Cobo et al. (2011)
0 Ø16 B450C - Meda et al. (2014)
0 5 10 15 20 25 30 35 40 pitting - Imperatore et al. (2010)
Mcorr[%] this paper

𝜀𝜀𝑢𝑢,𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐 Corrosione uniforme Pitting


−𝛾𝛾�𝑀𝑀𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙𝑙 %
= 𝑒𝑒
𝜀𝜀𝑢𝑢,𝑢𝑢𝑢𝑢𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐𝑐
𝛾𝛾 = 0.0204983 𝛾𝛾 = 0.0546993
Corrosione indotta da carbonatazione

CLS mediocre (es. rapporto a/c elevato, copriferro basso)

Penetrazione dell’anidride carbonica nell’aria all’interno del cls

Carbonatazione: Trasformazione dell’idrossido di calcio in


carbonato di calcio

Idrossido di calcio Carbonato di calcio

RIDUZIONE DEL pH:


Diminuendo l’idrossido di calcio la matrice cementizia
diviene meno basica (pH≈8,5-9). Quando tale fenomeno
giunge al livello delle armature viene a mancare la protezione
naturale delle stesse le quali, in presenza di umidità, possono
venire ossidate dall’ossigeno dell’aria.
Corrosione indotta da carbonatazione

Corrosione uniforme
Corrosione indotta da carbonatazione

Diffusione dell’anidride carbonica nel cls

La costante k dipende da:


 umidità relativa (UR): il trasporto dell’anidride carbonica
avviene molto velocemente in fase gassosa, diminuendo
all’aumentare dell’umidità (più marcatamente al di sopra
dell’80%) fino praticamente ad annullarsi in calcestruzzo
saturo
 rapporto acqua/cemento (a/c): modifica la porosità del
calcestruzzo: una porosità ridotta frena infatti la
penetrazione dell’anidride carbonica.
 tipo di cemento: la capacità di fissare CO2 dipende
dall’alcalinità del calcestruzzo: un cemento portland
fisserà una quantità maggiore di anidride carbonica
rispetto ad un cemento di miscela avente pH inferiore
Corrosione indotta da carbonatazione
Corrosione indotta da carbonatazione
Corrosione indotta da carbonatazione
Corrosione indotta da carbonatazione
Corrosione indotta da carbonatazione

Spessore di calcestruzzo penetrato dalla CO2 al variare del periodo di esposizione in aria

Collepardi M., Collepardi S., Troli R. “Calcestruzzi a durabilità secolare. Parte I: strutture esposte all’aria”.
Enco Journal. XI-34. 2006
Corrosione indotta da carbonatazione
Corrosione indotta da carbonatazione

Classi di esposizione XC
Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

𝑇𝑇 = 0°𝐶𝐶 Trasformazione H2O da liquido a solido

Ghiaccio, con aumento di volume del 9%

Acqua responsabile diretta del degrado


 Il ghiaccio può danneggiare il calcestruzzo, solo se è presente
l’acqua all’interno dei pori della matrice cementizia o di
quelli dell’aggregato lapideo

 Al contrario, il calcestruzzo non si danneggia anche se


possiede un certo grado di saturazione (volume di
acqua/volume dei pori) purché questo sia inferiore ad una
determinata soglia definita “saturazione critica”.

91.7 + 0.09 • 91.7 = 100

Se i pori della matrice cementizia sono riempiti più del 91.7%, l’aumento
del 9% del 91.7% provoca la completa saturazione di ghiaccio

TENSIONI CHE DANNEGGIANO IL CLS


Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

IL RUOLO DELLA POROSITA’

In una struttura di calcestruzzo, anche se il grado di saturazione d’acqua nei pori risultasse inferiore alla saturazione
critica del 91.7%, potrebbero insorgere egualmente, in caso di gelo, tensioni provocate dalla formazione di ghiaccio.
Saturazione critica globale non raggiunta
Distribuzione non
uniforme dell’acqua
Saturazione d’acqua locale superiore a quella critica

Saturazione della  danni per formazione di ghiaccio nei pori della zona corticale (contenuto d’acqua nella
parte corticale parte più interna inferiore alla saturazione critica)
 acqua non ancora congelata sospinta, per l’aumento di volume che si determina in quella
congelata, verso porosità interne insature di acqua o verso i pori che si affacciano
all’esterno (drenaggio con diminuzione delle tensioni, favorito dai macropori ed
ostacolato da pori di minor diametro)
Danneggiamento ancora più grave perché:

 Alternanza dei cicli di gelo e disgelo:

Alternanza giornaliera Alternanza stagionale


(giorno-notte) (inverno-estate)
Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

Principi per eliminare il danneggiamento

 Riduzione del rapporto a/c (sotto 0,45):


 Limitare la quantità di acqua all’interno del cls
 Impedire all’acqua piovana di penetrare all’interno del cls
 Inglobare microbolle d’aria (200÷300 µm) nel cls
 Agiscono come vasi di espansione in cui l’acqua non ancora congelata può sfogare
 Volume dell’aria inglobata circa pari al 4÷6% del volume del cls
 Non impiegare inerti gelivi
 Assorbono acqua essendo porosi
 Si spaccano a causa della formazione del ghiaccio
Matrice cementizia nella Provino di calcestruzzo
quale sono disperse non areato danneggiato
microbolle d’aria dai cicli di gelo-disgelo
Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

Valutazione a posteriori del comportamento del calcestruzzo indurito nei confronti dei cicli
di gelo-disgelo (UNI 7087)

Misurazione del modulo elastico dinamico (E) del calcestruzzo


attraverso la determinazione della velocità delle onde ultrasoniche nel materiale.

Eo Misurato su un provino di calcestruzzo stagionato ma non ancora esposto al gelo

En Misurato sistematicamente dopo aver esposto il calcestruzzo ad un certo numero di cicli (n) di
gelo-disgelo (tra +5°C e -25°C)

Fattore di durabilità 𝑬𝑬𝒏𝒏 𝒏𝒏 accettabile se con n=300 (cioè dopo 300 cicli) il
𝒇𝒇𝒅𝒅 = 𝟏𝟏𝟏𝟏𝟏𝟏 modulo elastico finale E300 conserva almeno l’80%
fd 𝑬𝑬𝒐𝒐 𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑
del valore iniziale Eo

Esempio:
dopo 300 cicli 𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐𝟐 𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑
Eo=30000 MPa En=27000 MPa 𝒇𝒇𝒅𝒅 = 𝟏𝟏𝟏𝟏𝟏𝟏 = 𝟗𝟗𝟗𝟗𝟗
𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑 𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑𝟑
Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

Resistenza al gelo e resistenza meccanica

Presenza di bolle d’aria (quantitativi previsti per la resistenza al gelo) Resistenza caratteristica in funzione del rapporto
acqua/cemento di calcestruzzi con e senza aria inglobata
Riduzione della resistenza meccanica di circa il 20% rispetto
al corrispondente calcestruzzo senza agente aerante.

Esempio: cemento di classe 32.5


 a/c = 0.55, aria = 4÷6% Rck=25 MPa

 Rck=35 MPa a/c = 0.45, aria = 4÷6%

Rinforzo della matrice cementizia con


riduzione nel rapporto a/c.

Maggior costo per:  circa 30 Kg/m3 in più di cemento


 agente aerante
 maggior cura nel controllo dell’aria inglobata
Maggiore durabilità e minori costi manutentivi in servizio
Degrado del calcestruzzo a causa dei cicli di gelo-disgelo

Classi di esposizione XF
Corrosione indotta da cloruri
Corrosione indotta da cloruri

Trattamento delle opere in superficie con il sale (cloruro di sodio) per la rimozione del ghiaccio

Strutture in ambiente marino (posizione della struttura, orientamento della sua superficie, concentrazione dei
cloruri nell’atmosfera e condizioni di esposizione in relazione ai venti prevalenti o alle piogge.

 L’acqua penetra nel calcestruzzo trasportando  La combinazione di Cl- con ioni idrogeno nell’acqua dei
lo ione cloruro Cl-, capace di promuovere una pori crea acidi che riducono l’alcalinità del cls e
corrosione più severa, violenta delle armature facilitano la rottura della pellicola passivante
(puntiforme o pitting corrosion)  La pellicola passivante è stabile sino a quando il tenore
di Cl- non supera la soglia dello 0.2-0.3%
 Dissolta la pellicola passivante si innesca il
meccanismo di formazione della ruggine
Corrosione indotta da carbonatazione

Diffusione dei cloruri nel cls Penetrazione dei cloruri per un calcestruzzo Rck
45MPa, al variare della tipologia di cemento

La costante k dipende da:


 umidità relativa (UR)
 rapporto acqua/cemento (a/c)
 tipo di cemento
 compattazione cls
 temperatura
Corrosione indotta da cloruri

Corrosione delle armature


indotta da cloruri
Azione aggressiva dei cloruri sul calcestruzzo

Cloruro di sodio (presente nei sali da disgelo e nell’acqua di mare)

Innesco della reazione alcali-aggregati, associata alla presenza di alcali (sodio e potassio) nel cemento e di silice
amorfa o scarsamente cristallina in alcuni aggregati

Formazione, in presenza di ioni ossidrili, di un gel espansivo che provoca una pressione osmotica localizzata
superiore alla resistenza a trazione del calcestruzzo.
Quadro fessurativo a ragnatela o con lesioni distribuite casualmente (da cui può fuoriuscire gel biancastro) con la
contemporanea espulsione di parti di calcestruzzo di forma tronco-conica (pop-out).

La reazione alcali-silice
si manifesta molto
lentamente
Azione aggressiva dei cloruri sul calcestruzzo
Distacco tra aggregato e matrice
cementizia degradata dal CaCl2
Cloruro di calcio (impiegato anche come sale da disgelo)

Disintegrazione della pasta cementizia che avvolge gli aggregati, provocata dalla
reazione tra il sale e la calce formatasi nel calcestruzzo per effetto della reazione
di idratazione del cemento

Fessurazione e delaminazione del calcestruzzo

 Rapido sviluppo del degrado, soprattutto in caso di temperatura ambiente bassa


 Improvviso aumento di volume
 Brusca diminuzione della resistenza meccanica, tanto più marcata quanto minore è la porosità del calcestruzzo
(rapporto acqua/cemento).

Riduzione della resistenza meccanica del


calcestruzzo per effetto del degrado da
cloruro di calcio

Rimedi:
 Riduzione rapporto a/c (fino a 0,45)
 Aumento copriferro (40÷50 mm)
Corrosione indotta da cloruri

Classi di esposizione XD-XS


Degrado indotto da ambienti aggressivi

Solfati Magnesio Sostanze acide


Ambiente
chimicamente
aggressivo Ammoniaca
Solfuri

Elevata frequenza con cui è riscontrabile nei terreni,


Solfato
nelle acque naturali e negli ambienti industriali

Reazione con i calcio-alluminati idrati (C-A-H) ed i calcio-


silicati idrati (C-S-H), entrambi prodotti dall’idratazione del
cemento.

Formazione di due componenti, entrambi a carattere


espansivo-dirompente

Ettringite Thaumasite

Utile oppure molto pericolosa


Degrado indotto da ambienti aggressivi  deriva dalla cottura delle materie prime
 contiene una miscela di silicati e alluminati:
 Silicato tricalcico C3S
Ettringite primaria Clinker
 Silicato bicalcico C2S
 Alluminato tricalcico C3A
 Ferrito alluminato tetracalcico C4AF
Ruolo positivo nella regolazione
della presa del cemento portland Gesso  CaSO4•2(H2O)
 aggiunto, in misura di circa il 5%, nel
mulino di macinazione del cemento
In assenza di gesso:

 Presa così rapida, subito dopo la miscelazione con acqua, da


rendere impraticabile il trasporto del calcestruzzo
 Trasformazione del C3A in lamine esagonali di alluminati di
calcio idrati C-A-H

In presenza di gesso:

 Reazione con il C3A, in presenza di acqua, con deposito di


ettringite (in forma di una pellicola che avvolge la superficie del
C3A)
 Arresto momentaneo, o comunque forte ritardo dell’ulteriore
idratazione del C3A e della formazione di C-A-H.
Degrado indotto da ambienti aggressivi

Ettringite primaria
Allungare il tempo di presa del cemento (almeno un’ora)

Ruolo positivo nella regolazione Facilitare le operazioni di miscelazione, trasporto e


della presa del cemento portland getto del calcestruzzo

Es. formazione di ghiaccio in


Formazione della pellicola di ettringite accompagnata da un aumento di volume un contenitore rigido in vetro
o deformabile in gomma
L’ettringite è più voluminosa rispetto ai prodotti (C3A, acqua e gesso) che la generano

Precauzioni
Se la formazione di ettringite è Se la formazione di ettringite Limitazione del quantitativo di
limitata e si esaurisce in breve fosse abbondante e protratta gesso aggiunto in macinazione allo
tempo, cioè se si manifesta per molto tempo (quando il stretto indispensabile per la
all’interno di un sistema deformabile calcestruzzo è diventato molto regolazione della presa, in modo
(calcestruzzo nella fase plastica nelle rigido), allora l’aumento di tale che la formazione di ettringite
prime ore di vita), allora l’incremento volume potrebbe provocare si esaurisca nel minor tempo
di volume, oltre ad essere modesto, pericolose tensioni con possibile (al massimo entro un
non provoca sostanzialmente conseguenti fessurazioni dei giorno) e sia comunque in
tensioni all’interno del materiale manufatti cementizi. quantità limitata.
Degrado indotto da ambienti aggressivi

Idrossido di calcio

Calcio silicati idrati

Calcio alluminati idrati

Temperature basse
Elevata umidità
relativa
Carbonato di calcio
Degrado indotto da ambienti aggressivi

Misure per impedire il degrado:


 rendere il calcestruzzo meno poroso abbassando il rapporto a/c e stagionando adeguatamente il conglomerato
 impiegare un cemento meno ricco in alluminati e quindi meno disponibile a formare l’ettringite.

Per individuare il rapporto a/c e stabilire se si deve impiegare un cemento resistente ai solfati è necessario
conoscere la concentrazione di solfato nell’ambiente.
Degrado indotto da ambienti aggressivi

Classe di esposizione XA
Durabilità: resistenza minima calcestruzzo

 Funzione della classe di esposizione

Carbonatazione

Cloruri acqua di mare


Durabilità: copriferri minimi

4.1.6.1.3 NTC18:
«Al fine della protezione delle armature dalla corrosione, lo strato di ricoprimento di calcestruzzo (copriferro)
deve essere dimensionato in funzione dell’aggressività dell’ambiente e della sensibilità delle armature alla
corrosione, tenendo anche conto delle tolleranze di posa delle armature; a tale scopo si può fare utile
riferimento alla UNI EN 1992-1-1.»

4.1.2.2.4.2 NTC18: Condizioni ambientali

3 CLASSI

Ordinarie Aggressive Molto aggressive


Durabilità: copriferri minimi

Circolare C4.1.6.1.3
Vita nominale 50 anni

 Tolleranze di posa = +10 mm o minore, secondo indicazioni di norme di comprovata validità


 Vita nominale 100 anni =+10 mm
 Classi di resistenza inferiori a Cmin = + 5 mm
 Produzioni con controllo di qualità= - 5 mm

Per acciai inossidabili o in caso di adozione di altre misure protettive contro la corrosione e verso i vani interni
chiusi di solai alleggeriti (alveolari, predalles), i copriferri potranno essere ridotti in base a documentazioni di
comprovata validità.
Durabilità: NTC

Per garantire la durabilità delle strutture in calcestruzzo armato ordinario o precompresso, esposte all’azione
dell’ambiente, si devono adottare i provvedimenti atti a limitare gli effetti di degrado indotti dall’attacco
chimico, fisico e quelli derivanti dalla corrosione delle armature e dai cicli di gelo e disgelo.

 valutare opportunamente le condizioni ambientali del sito ove sorgerà la costruzione o quelle di impiego
(Tabella 4.1.III)
 caratteristiche del calcestruzzo da impiegare in accordo alle Linee Guida sul calcestruzzo strutturale, alle
norme UNI EN 206 ed alle UNI 11104
 rispetto dei valori del copriferro nominale
 modalità e durata della maturazione umida in accordo alla UNI EN 13670:2010, alle Linee Guida per la messa
in opera del calcestruzzo strutturale ed alle Linee Guida per la valutazione delle caratteristiche del
calcestruzzo in opera

Valutazione della durabilità

Prove per la verifica della resistenza alla Grado di impermeabilità del calcestruzzo,
penetrazione degli agenti aggressivi profondità di penetrazione dell’acqua in pressione
(es. anidride carbonica e cloruri) (UNI EN 12390-8)
Metodi di prova: Profondità di carbonatazione

UNI EN 14630, “Determinazione della profondità di carbonatazione di un calcestruzzo indurito con il


metodo della fenolftaleina”
Principio
Proprietà di un indicatore chimico ad indicare, con variazione di colore, la basicità di una
soluzione acquosa presente su una superficie.

Soluzione all’1% di fenolftaleina in alcool etilico

Calcestruzzo
carbonatato

La fenolftaleina vira al rosso al contatto con soluzioni il cui pH è maggiore di 9.2 e rimane
incolore per valori di pH minori, quali quelle del calcestruzzo carbonatato.
Metodi di prova: Profondità di carbonatazione

Modalità di prova:
 Campioni di calcestruzzo prelevati da un elemento strutturale
mediante carote, micro carote, coni di estrazione, o su superfici
di frattura con bordi a vista.
 Riscontro della quota interna rispetto alla superficie esterna del
calcestruzzo
 Pulizia del campione da frammenti o detriti, bordi netti ed
andamento possibilmente normale a quelli della superficie
esterna.
 Preventiva umidificazione con acqua pulita (con pennello o spruzzatore) se superficie in esame
particolarmente arida e secca
 Applicazione sulla superficie di una soluzione di fenolftaleina mediante pennello o nebulizzatore
curando di non far colare la soluzione
 Misura della quota della linea che demarca la superficie colorata eseguita dopo un conveniente
tempo di attesa (30 – 60 minuti) mediante regolo con la precisione del millimetro, ad intervalli
equispaziati onde poter rilevare il valore minimo, medio e massimo.
Metodi di prova: Profondità di carbonatazione

Carbontest
Metodo di campionatura basato sul prelievo della polvere durante una perforazione eseguita con un
comune trapano a percussione.
Modalità di prova
 Scelta del punto di prova
 Perforazione del calcestruzzo con
un comune trapano a percussione
con punta per muratura,
procedendo a velocità costante per
tutta la durata dell’operazione.
 La prima polvere in uscita viene
raccolta sul fondo della provetta e
l’ultima sulla sommità della stessa.
 L’impiego di un contenitore
trasparente consente di verificare il
regolare afflusso di polvere durante
la perforazione. Il risultato è un sample length
campione di polvere ordinato
all’interno della provetta.
transparent test tube
Metodi di prova: Carbontest

Modalità di prova
 Misurazione della lunghezza del campione di polvere prelevato,
tramite righello con scala graduata in dotazione, da rapportare
all’effettiva profondità del foro.
 Rimozione della provetta dal dispositivo di raccolta.
 Stesura tramite la pipetta in dotazione di un velo di fenolftaleina lungo
il taglio longitudinale svasato presente sulla provetta in modo da far
penetrare il liquido all’interno della polvere del campione.
 La reazione chimica dell’indicatore avviene immediatamente: il
calcestruzzo carbonatato non modifica il suo colore, mentre quello non
ancora raggiunto dalla carbonatazione assume il tipico colore rosso
magenta.
 Determinazione del punto di passaggio tra polvere carbonatata e
polvere alcalina.
 Misurazione tramite righello con scala graduata della lunghezza della
parte carbonatata, distinguendola dalla parte non degradata.
 Calcolo del valore reale della profondità del fronte di carbonatazione
attraverso il rapporto di scala precedentemente determinato.
 Chiusura del foro eseguito per il prelievo con apposito stucco per
cemento ad asciugatura rapida.
Metodi di prova: Penetrazione cloruri

Metodo colorimetrico con nitrato d’argento

Cl−
Parte interessata dai cloruri colorata di bianco,
parte non interessata da cloruri colore marrone.
Metodi di prova: concentrazione percentuale cloruri

Digestione

Peso Filtraggio

Lettura
Ebollizione + Agitazione

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