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Equilibrio corpo rigido esteso

Per corpo rigido si intende un corpo solido, esteso e indeformabile. Il corpo rigido è un
oggetto che non si può deformare qualunque siano le forze applicate su di esso.
Il corpo rigido è un oggetto ideale poiché non esistono nella realtà oggetti assolutamente
indeformabili: anche il diamante, la più dura delle sostanze, si può comprimere o rompere.
Molti oggetti, anche di uso quotidiano, si possono però approssimare abbastanza bene a
corpi rigidi. L’astrazione del corpo rigido è molto utile poiché semplifica notevolmente i
problemi. 
Un punto materiale, può solo traslare, cioè cambiare di posizione; invece un corpo rigido,
oltre a traslare, può invece anche ruotare. Quindi i movimenti a cui può essere soggetto un
corpo rigido sono la traslazione, la rotazione e la roto-traslazione.

Somma di forze su un corpo rigido esteso


Consideriamo un corpo rigido esteso e analizziamo in quanti modi due individui
possono spostarlo:
1) Forze applicate sulla stessa retta d'azione: la risultante ha la direzione delle due forze, il
verso delle stesse e il modulo è dato dalla somma dei moduli delle due forze;
2) Forze concorrenti, cioè le rette d'azione delle due forze si intersecano: per ricavare la
risultante si applica la regola del parallelogramma;
3) Forze parallele e concordi: la risultante ha la direzione delle due forze, il verso delle
stesse e il modulo è dato dalla somma dei moduli delle due forze, il punto di applicazione
"C" è interno ad AB, dove A e B sono i punti di applicazione delle due forze date,
chiamando con d1 la distanza della forza F1 da C e d2 la distanza di F2da C, si può
scrivere F1:F2=d2:d1;
4) Forze parallele e discordi: la risultante ha la direzione delle due forze, il verso della
forza di modulo maggiore e il modulo della risultante è dato dalla differenza dei moduli
delle due forze, il punto di applicazione "C" è esterno ad AB, dove A e B sono i punti di
applicazione delle due forze date, chiamando con d 1 la distanza della forza F1 da C e
d2 la distanza di F2 da C, si può scrivere
F1:F2=d2:d1.

Momento di una Forza


Per capire come una forza può provocare la rotazione di un corpo rigido consideriamo una
situazione semplice e pratica.
Consideriamoci alle prese con una porta da aprire, è un'azione che facciamo tante volte, ci
siamo mai chiesti perché la maniglia della porta è sufficientemente distante dai cardini di
rotazione della porta? La risposta è semplice: per fare meno fatica nell’aprire o chiudere la
porta. Se provi con una qualsiasi porta puoi verificare che, applicando la forza vicino ai
cardini (cerniere) della porta, la fatica aumenta. 
Per spiegare che la rotazione dipende dalla forza “F” e dalla sua distanza minima dall’asse
di rotazione (braccio) dobbiamo introdurre una nuova grandezza fisica: il momento di una
forza. 
Il momento di una forza è un vettore che tiene conto del movimento di rotazione di un
corpo rigido. Il modulo del momento di una forza è dato dal prodotto del modulo della forza
per il suo braccio (distanza tra il centro di rotazione e la retta di azione della forza):
M = F . b.
Coppie di Forze
Il momento di una coppia di forze è una grandezza vettoriale M definita nel seguente
modo: 
1) Il modulo M è dato dal prodotto M = F  .d, dove  F è il modulo delle due forze e dè la
distanza delle loro rette d’azione;
2) la direzione è quella perpendicolare al piano in cui si trovano le due forze della coppia;
3) il verso si individua  con la regola della mano destra.
Il momento aumenta con l’aumentare della forze e della distanza delle loro rette d’azione;
se le due forze giacciono sulla stessa retta d’azione, il momento della coppia è nullo.

Condizione di equilibrio di un corpo rigido


La condizione   che la risultante delle forze sia zero non è  sufficiente per garantire
l’equilibrio di  un corpo rigido.  Infatti se al  corpo rigido è applicata una coppia di forze
(che ha risultante nulla), il corpo rigido inizierà a ruotare. 
Un  corpo rigido è  in  equilibrio quando  esso non  trasla  né ruota.  Affinché ciò sia vero,  è
necessario che: 
1. la  risultante  delle  forze  R sia  uguale a zero; ciò assicura l’assenza di movimenti
di traslazione;
2. la  risultante dei  momenti M delle forze sia uguale a zero; ciò assicura l’assenza
di movimenti di rotazione.

Il centro di gravità (Baricentro)


Il baricentro o centro di gravità di un corpo rigido è un punto ideale in cui si può ritenere
concentrato tutto il peso del corpo. 
Il corpo rigido può essere immaginato come un insieme di volumetti, ognuno con un
proprio peso, che occupano posizioni fisse gli uni rispetto agli altri; la somma vettoriale di
tutti questi pesi parziali fornisce, naturalmente, il peso dell’intero corpo. Si chiama allora
baricentro o centro di gravità del corpo rigido il punto di applicazione della forza-peso del
corpo, cioè il centro delle numerose forze relative ai pesi dei volumetti in cui immaginiamo
di scomporre il corpo rigido.
Per determinare la posizione del baricentro di un corpo, dobbiamo distinguere se il corpo è
omogeneo (cioè fatto dello stesso materiale in tutte le sue parti) con un centro di simmetria
oppure no:
a)  se il corpo è omogeneo  ed ha un centro di simmetria, allora il baricentro coincide
con tale punto.
b) se il corpo non è omogeneo, la determinazione della posizione del baricentro può
essere fatta per via matematica (cioè utilizzando opportune formule) o per via
sperimentale.

Classificazione dell’equilibrio
L’equilibrio può essere di tre tipi: stabile, instabile e indifferente.
Equilibrio stabile
Una posizione è di equilibrio è stabile quando, spostando leggermente l’oggetto da tale
posizione di equilibrio, esso tende a ritornarvi.  Una semisfera appoggiata su un tavolo è in
equilibrio stabile, poiché, se pure spostata di poco, ritorna nella posizione iniziale. Anche
un quadro appeso alla parete, con il baricentro posto sulla verticale del chiodo, in basso, è
in equilibrio stabile.
Equilibrio instabile
L’equilibrio è instabile quando, spostando anche di pochissimo l’oggetto dalla posizione di
equilibrio, esso si allontana definitivamente da essa, per portarsi in una diversa posizione
di equilibrio.  Un cono appoggiato su un tavolo con la punta in basso è in equilibrio
instabile, poiché, se pure spostato di pochissimo, crolla a terra. Un quadro appeso alla
parete, a testa in giù, con il baricentro posto sulla verticale del chiodo, ma in alto, è in
equilibrio instabile: anche se con un po’ di fatica si riesce a metterlo in tale posizione,
basterà un piccolissimo spostamento per riportarlo giù, nella posizione di equilibrio
stabile. 
Equilibrio indifferente
L’equilibrio è indifferente quando, spostando l’oggetto dalla posizione di equilibrio, esso
non tende né a ritornare nella posizione di partenza, né a portarsi verso un’altra situazione
di equilibrio, ma mantiene la nuova posizione. Una sfera appoggiata su un tavolo è in
equilibrio indifferente poiché essa, spostata dalla posizione iniziale, resta
permanentemente nella nuova posizione. Analogamente un quadro appeso nel suo
baricentro è in equilibrio indifferente, poiché esso mantiene qualunque inclinazione
assegnata.

Le Leve
Moltissime attività dell’uomo si basano sull’uso di strumenti che permettono di sollevare,
spostare o tagliare oggetti, anche grandi e pesanti, con poco sforzo. In fisica questi
strumenti vengono chiamati Macchine.
Una Macchina è un qualsiasi dispositivo adatto a vincere una forza, detta Resistenza, con
la forza attiva dell’uomo, cioè la forza muscolare, detta Potenza.
Le macchine semplici sono chiamate così perché non si possono scomporre in macchine
ancora più elementari. Altre macchine, infatti, si possono considerare combinazioni di più
macchine semplici. Esse potenziano enormemente la forza muscolare.
Le macchine più importanti che hanno facilitato nei secoli il lavoro dell'uomo e dalle quali
sono derivati poi tutti i più sofisticati meccanismi sono: la Vite, la Leva e il Piano inclinato.
Il principio di funzionamento della leva meccanica era noto già agli antichi (Archimede,
secolo IV-III a.c.).
La leva si può schematizzare come una "macchina semplice” che consente spesso (leve
vantaggiose) di equilibrare una forza di maggiore intensità con una di minore intensità cioè
trasformano il movimento.
La Leva è un’asta rigida che può girare intorno a un punto fisso detto Fulcro, su di essa
agiscono due forze contrapposte: ad una estremità dell’asta si applica la forza che deve
essere vinta,Resistenza(R) e, all’altra estremità, la forza adatta a vincere la
resistenza,Potenza(P).
La distanza della resistenza dal fulcro si chiama braccio della resistenza(br) e la distanza
della potenza dal fulcro si chiama braccio della potenza(bp)
La condizione di equilibrio si ottiene quando la potenza per il suo braccio è uguale alla
resistenza per il suo braccio:
P.bp = R.br,che si può scrivere anche:
P : R = br : bp
Le leve si distinguono in:
·Vantaggiose, dove la forza applicata è minore alla forza da vincere;
·Svantaggiose, nel caso in cui la forza richiesta per vincere la resistenza è maggiore;
·Indifferenti, quando la forza applicata è uguale alla resistenza.
In base alla posizione del fulcro e dei bracci le leve si distinguono in:
·Leve di primo genere, dove il fulcro si trova tra le due forze e se il fulcro è più vicino al
punto di applicazione della resistenza, la leva è vantaggiosa se è più vicino al punto di
applicazione della forza attiva la leva è svantaggiosa, se infine è a metà dell’asta la
leva è indifferente. Sono leve di 1° genere le pinze, le forbici o l’apribottiglie.
·Leve di secondo genere; nel caso in cui la resistenza si colloca tra fulcro e potenza e
sono vantaggiose, esempio schiaccianoci, remi di una barca.
·Leve di terzo genere, quando la forza applicata si trova al centro tra fulcro e
resistenza e pertanto qualunque leva di 3° genere è svantaggiosa, esempio le pinzette
sono sempre svantaggiose.

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