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Statica ed Equilibrio
Fig. 2.1 - Forze agenti sulla vertebra L4: F1, F2 sono i vettori di forza dei muscoli e
dei legamenti, F4, F3 sono generati da contatto con le vertebre adiacenti,
F5, F6 sono le forze esercitate dai dischi ed M1, M2 sono i momenti
provocati dai dischi
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2.2 Equazioni cardinali della Statica.
Le equazioni cardinali della statica esprimono in forma matematica due concetti assai
semplici: deve essere nulla la risultante delle forze agenti su di un corpo in quiete, e
deve parimenti essere nullo il risultante dei momenti delle forze agenti sullo stesso
corpo.
Pertanto si Fi sono le forze ed Mi i momenti agenti su di un sistema, dovrà essere:
→
∑F = 0i (2.1)
→
∑M = 0 i (2.2)
Nel caso di sistemi di rigidi le equazioni 2.1 e 2.2 possono essere lette nel modo
seguente: condizione necessaria e sufficiente affinché un corpo rigido stia in
equilibrio è che il sistema delle forze esterne sia un sistema equilibrato.
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sufficiente affinché un corpo rigido vincolato risulti in equilibrio è che il sistema delle
forze esterne vincolari risulti equilibrante il sistema delle forze esterne attive. Se
pertanto esamineremo le forze applicate ad un sistema olonomo senza tener conto
delle reazioni vincolari, il sistema risulterà squilibrato. Sarà quindi possibile calcolare
le reazioni vincolari proprio facendo ricorso alle equazioni cardinali della statica.
In particolare le due equazioni vettoriali si tradurranno in sei equazioni scalari se la
struttura di interesse è spaziale, che si ridurranno a quattro nel caso piano.
Si dovranno quindi introdurre tante incognite quanti saranno i gradi di libertà sottratti
complessivamente dai vincoli, siano questi vincoli esterni o vincoli interni. E si
dovranno scrivere tanti gruppi di equazioni cardinali quanti membri sono presenti nel
sistema. Faremo qualche esempio per comprende re meglio quanto sopra nel caso di
vincoli rigidi e corpi rigidi.
Sia dato un corpo rigido vincolato in un punto. Affinché siano soddisfatte le equazioni
cardinali, ed il corpo sia in quiete, dovranno quindi essere nulli i momenti delle forze
applicate al corpo stesso, e questo su tre direzioni mutuamente perpendicolari. Se così
non fosse infatti vi sarebbero delle forze non bilanciate che provocherebbero il moto.
Potrà invece essere non nulla la risultante delle forze esterne applicate (inclusa quella
di gravità), ma, per soddisfare la condizione precedente essa dovrà di necessità passare
dal punto di vincolo, e sarà equilibrata datta reazione vincolare, eguale e contraria alle
risultante delle forze applicate.
Passando invece al caso di un corpo rigido vincolato da un asse, non è più necessario
che sia nullo il momento delle forze applicate perpendicolare all'asse, mentre dovrà
essere nullo quello parallelo all'asse stesso. Se poi l'asse e un vincolo bilaterale,
lasciando quindi solo un grado di libertà al corpo, sarà sufficiente che la risultante
delle forze intersechi l'asse di vincolo, essendo possibile equilibrare non solo una
componente radiale della risultante delle forze, ma anche una assiale. Ovviamente
ambedue queste componenti dovranno essere equilibrate dalle reazioni vincolari.
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2.6 Soluzione grafica per l'Equilibrio delle Forze
Cominciamo questo paragrafo con una breve premessa. Ormai tutti sappiamo che un
ingegnere deve saper padroneggiare perfettamente i moderni mezzi di calcolo.
Sembrerebbe quindi un controsenso, mentre si insegna a servirsi di questi mezzi,
"perder tempo" a spiegare la risoluzione per via grafica di un sistema di forze agenti
su di un corpo o di una struttura. Ebbene, a parere nostro invece questa tecnica è
invece estremamente utile, in quanto consente di valutare "a occhio" il tipo di
sollecitazione che agiscono su di un particolare membro o vincolo. Tutti infatti
sappiamo scrivere e risolvere sistemi di 10 o più equa zioni in altrettante incognite,
invertire matrici, etc. Il guaio è che, però, gli errori di segno sono sempre in agguato e,
se accadono, ci forniscono soluzioni esatte per il problema sbagliato. E allora, pur
essendo perfettamente d'accordo sul fatto che la soluzione finale deve essere
numerica, non è poi così male imparare anche quella grafica. Oltre a tutto, è quella che
ci consente di valutare una sollecitazione in pochi secondi, ed aiutati solo da un foglio
di carta e una matita, mentre quella numerica richiede molto più tempo ed il
calcolatore. Detto questo, affrontiamo il problema.
Incominciamo quindi ad esaminare il problema, affatto generale, in cui su di un piano,
solidale ad un corpo, agiscano una forza F di nota direzione ed intensità, ed una
seconda forza, di direzione nota ma di intensità da determinare. Sia inoltre il piano in
esame, vincolato in un punto tramite una cerniera piana agente nel punto P. Vogliamo
studiare come si stabiliranno le condizioni di equilibrio. Con riferimento alla figura
2.2, notiamo innanzi tutto come una forza, applicata fisicamente in un punto
particolare di un determinato membro, in realtà sia equilibrabile da una forza uguale e
contraria che sia posizionata ovunque lungo la direzione individuata dalla forza stessa,
naturalmente agente sullo stesso membro su cui agisce la forza. Notiamo ancora come
tale punto possa cadere al di fuori del membro stesso, ma debba essere considerato
comunque come facente parte di questo.
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Fig. 2.2
Per questa ragione possiamo tracciare il prolungamento della forza stessa, fino ad
incontrare la retta di cui è definita la direzione (fig.2.3). Dal punto di incontro Q tra la
forza e la direzione dovrà partire una forza, al momento non nota, ma che risulta dalla
somma vettoriale della forza nota F e di quella ignota, agente nella direzione data.
Ora, se il corpo che esaminiamo deve essere in equilibrio, e tale è sempre anche nel
caso dinamico, se si tien conto della legge di d’Alambert, la risultante uscente da Q
deve passare per P, atrimenti non vi sarebbe equilibrio ai momenti rispetto a P.
Fig. 2.3
Abbiamo così definito le tre direzioni, e possiamo quindi ricavare i valori delle forze
equilibranti, portando la F ad intercettare la direzione nota ed il prolungamento della
PQ, per poi ottenere le due equilibranti del nostro sistema, tracciate nella figura 2.4. Si
noti che naturalmente le forze devono essere tali da chiudere il triangolo delle forze,
perché la risultante deve essere nulla, ma che le stesse devono agire nelle direzioni
precedentemente assegnate.
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Fig. 2.4
Un’applicazione per il calcolo delle forze equilibranti si ha nel caso della trazione di
Hamilton-Russel (fig. 2.5), il problema consiste nel determinare la forza risultante
agente sul femore fratturato.
Fig. 2.5 – Determinazione per via grafica della forza F1 agente sul femore in trazione
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• Membro quaternario se vi agiscono 4 vincoli etc.
Diremo poi membro binario non direttamente caricato (o anche, anche se
impropriamlente, scarico), uno che non sia caricato da forze diverse dalle reazioni
vincolari.
Ora, nel caso di un membro binario non direttamente caricato, per l’equilibrio dello
stesso, poiché le azioni che si esplicano su questo sono solo quelle esercitate dai
vincoli, ne consegue che queste, dovendo equilibrarsi, non possono che essere uguali e
contrarie.
Conseguentemente:
• se il membro binario non direttamente caricato presenta due cerniere proprie, la
congiungente i due centri delle cerniere identifica la direzione delle forze che il
membro può trasmettere,
• se invece presenta una cerniera propria ed una impropria, la direzione delle forze
trasmettibili è identificata tracciando una parallela al punto improprio (la direzione
dei doppi pendoli o quella perpendicolare al giunto prismatico) per il centro della
cerniera propria; infatti i bipendoli, così come i giunti prismatici, possono reagire
con una forza, avente la direzione del bipendolo stesso, e con una coppia; ed è per
questa ragione che reagiscono con una retta d'azione parallela alla direzione del
bipendolo, ma passante per qualsiasi altro punto di equilibrio, grazie all'aggiunta
della coppia
• se infine il membro presenta due cerniere improprie aventi punti impropri diversi
(non paralleli) allora il membro binario non direttamente caricato potrà trasmettere
solo un momento puro (risulta nte nulla); questo è perché se i due bipendoli hanno
direzioni diverse, ci troveremmo a dover equilibrare due forze non uguali ed
opposte, e l'unica soluzione di equlibrio è che siano entrambe nulle
• in caso però di un membro binario carico, questo deve essere trattato come un
membro ternario, poiché tre saranno le direzioni di interesse
• ancora si noti che se una forza agisce su una cerniera di un membro binario
convergente sulla cerniera stessa ed altrimenti scarico, l'equilibro deve essere
sempre calcolato ricordando che, dovendo ogni membro essere in equilibrio, e
passando la retta d'azione della forza per il centro della cerniera, le cerniere sono
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ancora i punti di equilibrio, ed il membro deve quindi essere trattato come se fosse
non direttamente caricato
• diverso il discorso se la cerniera caricata appartiene ad un membro non binario; in
questo caso infatti la ceniera dovrà ancora risultare punto di equilibrio, ma senza
che su di essa siano a priori note le direzioni di azione, e pertanto la ceniera potrà
essere scelta come uno dei punti di equilibrio del membro ternario stesso
Ed allora, per equilibrare le forze agenti su di una struttura, bisogna analizzare la
stessa eseguendo le operazioni appresso indicate:
1. Verificare se ci sono membri binari non direttamente caricati, ed identificarli.
2. Verificare se ci sono maglie chiuse (tre membri direttamente collegati da tre
cerniere (proprie, improprie, o meccanismi equivalenti), e sostituirle con un unico
membro se le tre cerniere non sono allineate, nel cui caso il sistema così costituito
rischia di essere labile.
3. Compilare una tabella in cui si elencano i membri della struttura, segnando il tipo
di membro, se carico, e collegamenti e carichi delle stesso.
4. Identificare quindi le rette di azione dei membri binari non direttamente caricati.
5. Una volta che si sono espletate le formalità iniziali (riconoscere membri binari
non direttamente caricati e maglie interne) conviene, nel cercare la soluzione,
partire da membri ternari di cui siano note almeno due direzioni di azione,
applicando la prima soluzione fornita ad inizio paragrafo, per determinare la terza
direzione equilibrante.
6. Se su un membro agiscono una forza nota e tre direzioni (membri binari scarici)
bisogna determinare i punti di incontro tra due coppie di direzioni diverse, poi
congiungere i due punti così determinati, e trovare l'equilibrio di un punto alla
volta.
7. Ricordarsi che, per l'equilibrio, deve essere nulla la risultante delle forze, così
come deve essere nullo il risultante dei momenti
8. Nel caso infine di carico agente in corrispondenza ad una cerniera, i membri che a
questa sono connessi possono essere considerati come caricati dalla cerniera
stessa (che quindi riceve il carico esterno, e lo passa al resto della struttura), e non
dalla forza.
Infine , si noti che:
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• E' anche importantissimo osservare su quale membro agisce la singola azione,
non si possono equilibrare azioni agenti su membri diversi
• Attenzione che un momento può essere equilibrato solo da un momento.
N.B. Se trovate che qualche caso non è previsto dalle regole precedenti,
segnalatemelo, che allungheremo la lista.
Proviamo ora, applicando le regole precedenti, a risolvere un problema, Cominciando
a numerare i membri, procedendo da sinistra verso destra.
Cominciamo a notare che 1, 3, 4 e 6 sono membri binari, di cui solo 3 è direttamente
caricato, mentre 2 e 5 sono membri ternari.
Notiamo ancora che il telaio forma una maglia con i membri 5 e 6, per cui, in prima
approssimazione, possimo considerare che questi due membri siano parte del telaio
stesso.
Costruiamo ora la tabella.
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Possiamo quindi tracciare la direzione delle forze agenti sui membri 1, 4 e 6, che
risultano congiungersi nel punto P, considerato appartenente a 2, dato che 1 e 4
agiscono (insieme a 3) appunto su 2, membro ternario, e Q, considerato appartenente
a 5, dato che 4 e 6 agiscono appunto (insieme al telaio) su 5, altro membro ternario.
Si noti che la direzione equilibrante di 5 passa per la cerniera propria C45, essendo
parallela a C24, punto improprio, per la presenza del bipendolo.
Notiamo a questo punto che per il punto P, di equilibrio per 2, affinché 2 sia in
equilibrio sia rispetto alle forze che rispetto ai momenti, deve passare anche l'azione
da 3, che però deve passare anche per C23, punto improprio, parallelo alla direzione
del bipendolo che collega l'asta 2 alla 3.
Naturalmente così facendo abbiamo identificato anche la retta d'azione con cui 2
agisce su 3. Tracciando allora la retta d'azione della forza F, troviamo il punto R, di
equilibrio per il membro 3, e per questo punto, e per C3 (punto improprio) dovrà
passare la retta che rappresenta l'azione equilibrante del telaio sul membro 3.
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di equilibrio all'adiacente bisogna portare la risultante delle azioni precedenti, da
equilibrare, e non l'equilibrante.
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ESERCITAZIONI SUL BILANCIAMENTO DI FORZE PER VI A GRAFICA
EF1. Trovare le reazioni vincolari e le forze interne agenti sulla struttura in figura
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L'equilibrio di questo sistema di forze è dato chiudendo il triangolo (avente come uno
dei lati la Fext) con le equilibranti E34 ed E1;
E34 parallela alla direzione A-C234 che va dalla punta del vettore Fext alla retta
passante per i punti C1-C12-A;
E1 va dalla punta del vettore E34 ad A.
Il membro 1 reagendo con la forza equilibrante E1 è soggetto a compressione
perciò è un puntone. I membri 3 e 4 reagendo tramite la cerniera C234 con la
forza equilibrante E34 subiscono una forza risultante F2-34 uguale ed opposta
alla E34. Chiudiamo il triangolo (avente come uno dei lati la F2-34) con le
equilibranti E3 ed E4;
E3 parallela all'asta 3, va dalla punta del vettore F2-34 alla retta passante per le
cerniere dell'asta 4;
E4 va dalla punta del vettore E3 alla coda del vettore F2-34.
Dal verso di E3 ed E4 si vede che entrambi i membri 3 e 4 reagiscono a forze di
compressione perciò sono dei puntoni. Poiché il membro 4 reagisce nella
cerniera C234 con la E4, dal lato opposto (cioè nella cerniera C457 ) esplicherà
una forza F4-57 uguale ed opposta alla E4. Chiudiamo il triangolo (avente
come uno dei lati la F4-57) con le equilibranti E5 ed E7;
E5 parallela alla retta passante per i centri delle cerniere del membro 5, va' dalla
punta del vettore F4-57 alla retta passante per i centri delle cerniere dell'asta 7
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E7 va dalla punta del vettore E7 alla coda del vettore F4-57.
Dal verso di E5 ed E7 si vede che il membro 5 è sollecitato a trazione perciò è
un tirante, il membro 7 è soggetto a compressione perciò è un puntone. L'asta 8
è un pendolo, cioè la forza che subisce e a cui reagisce ha la direzione della
congiungente i centri della cerniere C8 e C678. La forza agente sul membro 6
ha direzione passante per i centri delle cerniere C6 e il punto (B) di intersezione
tra la direzione della F4-57 e della direzione determinata sopra per le forze che
interessano l'asta 8. In tale punto (B) trasliamo la F4-57. Chiudiamo il tria ngolo
(avente come uno dei lati la F4-57) con le equilibranti E8 ed E6;
E8 parallela all'asta 8, va dalla punta del vettore F4-57 alla retta delle forze che
interessano il membro 6.
E6 va dalla punta del vettore E8 alla coda del vettore F4-57 .
Quindi il membro 6 esplica una forza F6= - E6 che deve essere equilibrata dal
membro 5 e dai membri 7 e 8. Il membro 5, abbiamo già detto, é un pendolo,
quindi la sua equilibrante ha direzione congiungente i centri delle sue due
cerniere. Nell'intersezione (C) di tale direzione con quella di E6 trasliamo la F6.
Chiudiamo il triangolo ( avente come uno dei lati la F6) con le equilibranti E5
ed E78;
E5 parallela all'asta 5, va dalla punta del vettore F6 all'intersezione della retta
passante per C e il centro della cerniera C678; si poteva semplicemente ottenere
anche traslando il vettore E5, già calcolato in precedenza;
E78 sulla retta passante per C e per la cerniera C678, va dalla punta del vettore 5
alla coda del vettore F6.
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EF2. Trovare le reazioni vincolari e le forze interne agenti sulla struttura in figura
50
di tale retta con la direzione della forza esterna Fext troviamo un punto (A). La retta
d'azione della forza esplicata su e dal membro 1' deve passare per i punti C1 e A
(perchè affinchè tre forze si equilibrino le loro direzioni devono avere un punto in
comune). Trasliamo la Fext nel punto A. Chiudiamo il triangolo di forze (avente
come uno dei lati la Fext) con le forze equilibranti E1' ed E4':
E1' parallela alla retta passante per C1 ed A, va dalla punta del vettore Fext alla
retta passante per C4, C54 e A.
E4' va dalla punta del vettore E1' alla coda del vettore Fext.
Il membro 6 è un pendolo, perciò la forza da esso esplicata deve passare dai
centri delle sue cerniere C16 e C15. Dall'intersezione di tale direzione con la
retta passante per C1 e A otteniamo un punto (B). In tale punto B trasliamo la
E1'. Il membro 1 non è nË un tirante nË un puntone. Le forze che le interessano
sono dirette per una delle infinite rette passanti per C15. Tra queste scegliamo
quella passante anche per B, poichè affinchè tre forze si equilibrino devono un
punto in comune. L'equilibrante E1' è data dalla somma delle equilibranti E1 ed
E6 esplicate rispettivamente dai memmbri 1 e 6.
E1 ha direzione parallela alla retta passante per C15 e B. Va dalla coda di E1'
all'intersezione della direzione di E1 con la parallela al membro 6 passante per
la punta di E1'.
E6 va dalla punta di E1 alla punta di E1'.
Dal verso di E6 si deduce che il membro 6 è soggetto a trazione perciò è un
tirante. Analizziamo ora le forze agenti sui membri 2, 3 e 4. Il membro fittizio
4' reagisce con una equilibrante E4'; segue che, essendo un pendolo, sul suo lato
opposto abbiamo applicata , nel punto C4, una forza F1'-4' che deve essere
equilibrata dai membri 2 e 3 che, come già noto, reagiscono lungo le loro
direzioni. Chiudiamo così il triangolo di forze (avente come uno dei lati la F1'-
4') con le equilibranti E2 ed E3:
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E2 va dalla punta del vettore F1'-4', con direzione parallela al membro 2, alla retta
passante per i centri delle cerniere del membro 3.
E3 parallela al membro 3, va dalla punta di E2 al punto C4.
Dai versi di E2 ed E3 deduciamo che entrambi i membri 2 e 3 sono soggetti a
compressione perciò sono puntoni.
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ESERCIZI DA SVOLGERE
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Condizione di carico iniziale
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Equilibrio del membro 3
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