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CAPITOLO SECONDO

Statica ed Equilibrio

2.1 Equilibrio e quiete di un sistema materiale libero o vincolato.


Un sistema materiale, libero o vincolato che sia, soggetto ad un sistema di forze
esterne, si trova in condizioni di quiete quando sono nulli i vettori velocità ed
accelerazione relativi al baricentro del sistema, essendo parimenti nulle tutte le
velocità di rotazione intorno a qualsiasi asse e la loro derivata. Detto in maniera più
semplice, un sistema materiale è in quiete se tutti i punti che lo compongono sono in
quiete. Si può dimostrare che, se un corpo è in quiete, esso è pure in equilibrio,
obbedendo quindi alle equazioni cardinali della statica. Si noti che è però nettamente
diversa, sempre in condizioni di quiete, la situazione di un corpo libero rispetto a
quella di un corpo vincolato, come sarà meglio illustrato nel seguito.

Fig. 2.1 - Forze agenti sulla vertebra L4: F1, F2 sono i vettori di forza dei muscoli e
dei legamenti, F4, F3 sono generati da contatto con le vertebre adiacenti,
F5, F6 sono le forze esercitate dai dischi ed M1, M2 sono i momenti
provocati dai dischi

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2.2 Equazioni cardinali della Statica.
Le equazioni cardinali della statica esprimono in forma matematica due concetti assai
semplici: deve essere nulla la risultante delle forze agenti su di un corpo in quiete, e
deve parimenti essere nullo il risultante dei momenti delle forze agenti sullo stesso
corpo.
Pertanto si Fi sono le forze ed Mi i momenti agenti su di un sistema, dovrà essere:

∑F = 0i (2.1)

∑M = 0 i (2.2)

Nel caso di sistemi di rigidi le equazioni 2.1 e 2.2 possono essere lette nel modo
seguente: condizione necessaria e sufficiente affinché un corpo rigido stia in
equilibrio è che il sistema delle forze esterne sia un sistema equilibrato.

3.3 Generalizzazione delle equazioni cardinali della statica: Principio di


d’Alambert
Se si considera che, come è stato osservato durante il corso di Fisica, ad una forza
libera risponde la forza di inerzia F = - ma, possiamo comprendere che le equazioni
della statica possono essere applicate al caso dinamico, se si includono tra le forze
applicate anche quelle di inerzia. Alla luce di queste considerazioni è possibile
introdurre il principio di d’Alambert, che non è altro che l’estensione delle equazioni
cardinali della statica al caso dinamico. Esso afferma: in un sistema in moto ad ogni
istante e per ogni punto si fanno equilibrio le forze attive, le reazioni vincolari e le
forze d’inerzia.

2.4 Equilibrio di un sistema olonomo


E' ovvio che le equazioni cardinali valgono sempre, e quindi valgono anche per un
sistema olonomo, ovvero sia per un sistema vincolato caratterizzato dalla presenza di
vincoli olonomi. Tuttavia è importante notare che questa volta le forze la cui
sommatoria vettoriale deve essere nulla devono comprendere anche le reazioni
vincolari, che sono inizialmente incognite. In questo caso, quindi, le equazioni
cardinali della statica possono essere lette nel seguente modo: condizione necessaria e

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sufficiente affinché un corpo rigido vincolato risulti in equilibrio è che il sistema delle
forze esterne vincolari risulti equilibrante il sistema delle forze esterne attive. Se
pertanto esamineremo le forze applicate ad un sistema olonomo senza tener conto
delle reazioni vincolari, il sistema risulterà squilibrato. Sarà quindi possibile calcolare
le reazioni vincolari proprio facendo ricorso alle equazioni cardinali della statica.
In particolare le due equazioni vettoriali si tradurranno in sei equazioni scalari se la
struttura di interesse è spaziale, che si ridurranno a quattro nel caso piano.
Si dovranno quindi introdurre tante incognite quanti saranno i gradi di libertà sottratti
complessivamente dai vincoli, siano questi vincoli esterni o vincoli interni. E si
dovranno scrivere tanti gruppi di equazioni cardinali quanti membri sono presenti nel
sistema. Faremo qualche esempio per comprende re meglio quanto sopra nel caso di
vincoli rigidi e corpi rigidi.

2.5 Statica di un corpo rigido con un punto fisso, un asse fisso

Sia dato un corpo rigido vincolato in un punto. Affinché siano soddisfatte le equazioni
cardinali, ed il corpo sia in quiete, dovranno quindi essere nulli i momenti delle forze
applicate al corpo stesso, e questo su tre direzioni mutuamente perpendicolari. Se così
non fosse infatti vi sarebbero delle forze non bilanciate che provocherebbero il moto.
Potrà invece essere non nulla la risultante delle forze esterne applicate (inclusa quella
di gravità), ma, per soddisfare la condizione precedente essa dovrà di necessità passare
dal punto di vincolo, e sarà equilibrata datta reazione vincolare, eguale e contraria alle
risultante delle forze applicate.
Passando invece al caso di un corpo rigido vincolato da un asse, non è più necessario
che sia nullo il momento delle forze applicate perpendicolare all'asse, mentre dovrà
essere nullo quello parallelo all'asse stesso. Se poi l'asse e un vincolo bilaterale,
lasciando quindi solo un grado di libertà al corpo, sarà sufficiente che la risultante
delle forze intersechi l'asse di vincolo, essendo possibile equilibrare non solo una
componente radiale della risultante delle forze, ma anche una assiale. Ovviamente
ambedue queste componenti dovranno essere equilibrate dalle reazioni vincolari.

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2.6 Soluzione grafica per l'Equilibrio delle Forze
Cominciamo questo paragrafo con una breve premessa. Ormai tutti sappiamo che un
ingegnere deve saper padroneggiare perfettamente i moderni mezzi di calcolo.
Sembrerebbe quindi un controsenso, mentre si insegna a servirsi di questi mezzi,
"perder tempo" a spiegare la risoluzione per via grafica di un sistema di forze agenti
su di un corpo o di una struttura. Ebbene, a parere nostro invece questa tecnica è
invece estremamente utile, in quanto consente di valutare "a occhio" il tipo di
sollecitazione che agiscono su di un particolare membro o vincolo. Tutti infatti
sappiamo scrivere e risolvere sistemi di 10 o più equa zioni in altrettante incognite,
invertire matrici, etc. Il guaio è che, però, gli errori di segno sono sempre in agguato e,
se accadono, ci forniscono soluzioni esatte per il problema sbagliato. E allora, pur
essendo perfettamente d'accordo sul fatto che la soluzione finale deve essere
numerica, non è poi così male imparare anche quella grafica. Oltre a tutto, è quella che
ci consente di valutare una sollecitazione in pochi secondi, ed aiutati solo da un foglio
di carta e una matita, mentre quella numerica richiede molto più tempo ed il
calcolatore. Detto questo, affrontiamo il problema.
Incominciamo quindi ad esaminare il problema, affatto generale, in cui su di un piano,
solidale ad un corpo, agiscano una forza F di nota direzione ed intensità, ed una
seconda forza, di direzione nota ma di intensità da determinare. Sia inoltre il piano in
esame, vincolato in un punto tramite una cerniera piana agente nel punto P. Vogliamo
studiare come si stabiliranno le condizioni di equilibrio. Con riferimento alla figura
2.2, notiamo innanzi tutto come una forza, applicata fisicamente in un punto
particolare di un determinato membro, in realtà sia equilibrabile da una forza uguale e
contraria che sia posizionata ovunque lungo la direzione individuata dalla forza stessa,
naturalmente agente sullo stesso membro su cui agisce la forza. Notiamo ancora come
tale punto possa cadere al di fuori del membro stesso, ma debba essere considerato
comunque come facente parte di questo.

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Fig. 2.2

Per questa ragione possiamo tracciare il prolungamento della forza stessa, fino ad
incontrare la retta di cui è definita la direzione (fig.2.3). Dal punto di incontro Q tra la
forza e la direzione dovrà partire una forza, al momento non nota, ma che risulta dalla
somma vettoriale della forza nota F e di quella ignota, agente nella direzione data.
Ora, se il corpo che esaminiamo deve essere in equilibrio, e tale è sempre anche nel
caso dinamico, se si tien conto della legge di d’Alambert, la risultante uscente da Q
deve passare per P, atrimenti non vi sarebbe equilibrio ai momenti rispetto a P.

Fig. 2.3

Abbiamo così definito le tre direzioni, e possiamo quindi ricavare i valori delle forze
equilibranti, portando la F ad intercettare la direzione nota ed il prolungamento della
PQ, per poi ottenere le due equilibranti del nostro sistema, tracciate nella figura 2.4. Si
noti che naturalmente le forze devono essere tali da chiudere il triangolo delle forze,
perché la risultante deve essere nulla, ma che le stesse devono agire nelle direzioni
precedentemente assegnate.

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Fig. 2.4

Un’applicazione per il calcolo delle forze equilibranti si ha nel caso della trazione di
Hamilton-Russel (fig. 2.5), il problema consiste nel determinare la forza risultante
agente sul femore fratturato.

Fig. 2.5 – Determinazione per via grafica della forza F1 agente sul femore in trazione

Per procedere nell'esposizione, forniamo innanzi tutto una serie di definizioni


• Membro binario: membro su cui agiscono solo due vincoli (cerniere proprie,
improprie, o meccanismi equivalenti).
• Membro ternario, su cui agiscono 3 vincoli.

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• Membro quaternario se vi agiscono 4 vincoli etc.
Diremo poi membro binario non direttamente caricato (o anche, anche se
impropriamlente, scarico), uno che non sia caricato da forze diverse dalle reazioni
vincolari.
Ora, nel caso di un membro binario non direttamente caricato, per l’equilibrio dello
stesso, poiché le azioni che si esplicano su questo sono solo quelle esercitate dai
vincoli, ne consegue che queste, dovendo equilibrarsi, non possono che essere uguali e
contrarie.
Conseguentemente:
• se il membro binario non direttamente caricato presenta due cerniere proprie, la
congiungente i due centri delle cerniere identifica la direzione delle forze che il
membro può trasmettere,
• se invece presenta una cerniera propria ed una impropria, la direzione delle forze
trasmettibili è identificata tracciando una parallela al punto improprio (la direzione
dei doppi pendoli o quella perpendicolare al giunto prismatico) per il centro della
cerniera propria; infatti i bipendoli, così come i giunti prismatici, possono reagire
con una forza, avente la direzione del bipendolo stesso, e con una coppia; ed è per
questa ragione che reagiscono con una retta d'azione parallela alla direzione del
bipendolo, ma passante per qualsiasi altro punto di equilibrio, grazie all'aggiunta
della coppia
• se infine il membro presenta due cerniere improprie aventi punti impropri diversi
(non paralleli) allora il membro binario non direttamente caricato potrà trasmettere
solo un momento puro (risulta nte nulla); questo è perché se i due bipendoli hanno
direzioni diverse, ci troveremmo a dover equilibrare due forze non uguali ed
opposte, e l'unica soluzione di equlibrio è che siano entrambe nulle
• in caso però di un membro binario carico, questo deve essere trattato come un
membro ternario, poiché tre saranno le direzioni di interesse
• ancora si noti che se una forza agisce su una cerniera di un membro binario
convergente sulla cerniera stessa ed altrimenti scarico, l'equilibro deve essere
sempre calcolato ricordando che, dovendo ogni membro essere in equilibrio, e
passando la retta d'azione della forza per il centro della cerniera, le cerniere sono

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ancora i punti di equilibrio, ed il membro deve quindi essere trattato come se fosse
non direttamente caricato
• diverso il discorso se la cerniera caricata appartiene ad un membro non binario; in
questo caso infatti la ceniera dovrà ancora risultare punto di equilibrio, ma senza
che su di essa siano a priori note le direzioni di azione, e pertanto la ceniera potrà
essere scelta come uno dei punti di equilibrio del membro ternario stesso
Ed allora, per equilibrare le forze agenti su di una struttura, bisogna analizzare la
stessa eseguendo le operazioni appresso indicate:
1. Verificare se ci sono membri binari non direttamente caricati, ed identificarli.
2. Verificare se ci sono maglie chiuse (tre membri direttamente collegati da tre
cerniere (proprie, improprie, o meccanismi equivalenti), e sostituirle con un unico
membro se le tre cerniere non sono allineate, nel cui caso il sistema così costituito
rischia di essere labile.
3. Compilare una tabella in cui si elencano i membri della struttura, segnando il tipo
di membro, se carico, e collegamenti e carichi delle stesso.
4. Identificare quindi le rette di azione dei membri binari non direttamente caricati.
5. Una volta che si sono espletate le formalità iniziali (riconoscere membri binari
non direttamente caricati e maglie interne) conviene, nel cercare la soluzione,
partire da membri ternari di cui siano note almeno due direzioni di azione,
applicando la prima soluzione fornita ad inizio paragrafo, per determinare la terza
direzione equilibrante.
6. Se su un membro agiscono una forza nota e tre direzioni (membri binari scarici)
bisogna determinare i punti di incontro tra due coppie di direzioni diverse, poi
congiungere i due punti così determinati, e trovare l'equilibrio di un punto alla
volta.
7. Ricordarsi che, per l'equilibrio, deve essere nulla la risultante delle forze, così
come deve essere nullo il risultante dei momenti
8. Nel caso infine di carico agente in corrispondenza ad una cerniera, i membri che a
questa sono connessi possono essere considerati come caricati dalla cerniera
stessa (che quindi riceve il carico esterno, e lo passa al resto della struttura), e non
dalla forza.
Infine , si noti che:

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• E' anche importantissimo osservare su quale membro agisce la singola azione,
non si possono equilibrare azioni agenti su membri diversi
• Attenzione che un momento può essere equilibrato solo da un momento.
N.B. Se trovate che qualche caso non è previsto dalle regole precedenti,
segnalatemelo, che allungheremo la lista.
Proviamo ora, applicando le regole precedenti, a risolvere un problema, Cominciando
a numerare i membri, procedendo da sinistra verso destra.
Cominciamo a notare che 1, 3, 4 e 6 sono membri binari, di cui solo 3 è direttamente
caricato, mentre 2 e 5 sono membri ternari.

Notiamo ancora che il telaio forma una maglia con i membri 5 e 6, per cui, in prima
approssimazione, possimo considerare che questi due membri siano parte del telaio
stesso.
Costruiamo ora la tabella.

Membro Tipo Carico Esterno Azioni extra membro


1 binario no 2, t (t = telaio)
2 ternario no 1, 3, 4
3 binario si 2, t, F
4 binario no 2, 5 (o t)
5 ternario no 4, 6, t
6 binario no 5, t

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Possiamo quindi tracciare la direzione delle forze agenti sui membri 1, 4 e 6, che
risultano congiungersi nel punto P, considerato appartenente a 2, dato che 1 e 4
agiscono (insieme a 3) appunto su 2, membro ternario, e Q, considerato appartenente
a 5, dato che 4 e 6 agiscono appunto (insieme al telaio) su 5, altro membro ternario.
Si noti che la direzione equilibrante di 5 passa per la cerniera propria C45, essendo
parallela a C24, punto improprio, per la presenza del bipendolo.
Notiamo a questo punto che per il punto P, di equilibrio per 2, affinché 2 sia in
equilibrio sia rispetto alle forze che rispetto ai momenti, deve passare anche l'azione
da 3, che però deve passare anche per C23, punto improprio, parallelo alla direzione
del bipendolo che collega l'asta 2 alla 3.
Naturalmente così facendo abbiamo identificato anche la retta d'azione con cui 2
agisce su 3. Tracciando allora la retta d'azione della forza F, troviamo il punto R, di
equilibrio per il membro 3, e per questo punto, e per C3 (punto improprio) dovrà
passare la retta che rappresenta l'azione equilibrante del telaio sul membro 3.

Infine, per l'equilibrio di 5, C5 dovrà essere congiunto con il punto Q.


Possiamo ora scomporre la F per ottenere, come fatto nell'ultima figura, tutte le azioni
agenti sulla struttura, ricordandosi che quando si trasmette una forza da un triangolo

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di equilibrio all'adiacente bisogna portare la risultante delle azioni precedenti, da
equilibrare, e non l'equilibrante.

E mo' provateci voi.

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ESERCITAZIONI SUL BILANCIAMENTO DI FORZE PER VI A GRAFICA

EF1. Trovare le reazioni vincolari e le forze interne agenti sulla struttura in figura

ESAME DELLA STRUTTURA


Determinazione dei gradi di libertà.
Il sistema è costituito da 8 membri collegati mediante 9 cerniere. Siccome n membri
incernierati in un punto equivalgono ad n-1 cerniere, applicando tale regola ai membri
(2-3-4), (4-5-7), (6-7-8), risultano in totale 12 cerniere. I gradi di libertà (L) di un
sistema piano sono dati dalla regola: L = 3(m-1) – 2 C1 – C2 dove indichiamo con:
m: il numero dei membri incluso il telaio;
Ci: il numero dei vincoli che lasciano liberi i gradi di libertà.
Per il sistema in questione si ha: L = 3x8 - 2x12 = 0. Il sistema è isostatico.
Verifichiamo che all'interno della struttura non vi siano iperstatiche che compensino
eventuali gradi di labilità: i membri 6-8 costituiscono un arco a 3 cerniere (struttura di
per sé isostatica) e quindi assimilabile al telaio. Stesso ragionamento per i membri 5-
7, poi per i membri 3-4 e infine per i membri 2-1; la struttura è costituita solo da archi
a 3 cerniere, perciò è isostatica.
Determinazione dell'equilibrio delle forze.
Il membro 1, non essendo caricato, è un tirante o un puntone: la forza agente su di
esso deve necessariamente avere la direzione congiungente i centri delle due cerniere
C1-C12. Tale direzione si interseca in un punto (A) con la direzione della forza Fext
applicata dall'esterno alla struttura. Individuato tale punto trasliamo la Fext
applicandola proprio ad esso. La forza applicata nella cerniera C234 non può che
essere diretta lungo la congiungente il centro della cerniera e il punto A trovato.

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L'equilibrio di questo sistema di forze è dato chiudendo il triangolo (avente come uno
dei lati la Fext) con le equilibranti E34 ed E1;
E34 parallela alla direzione A-C234 che va dalla punta del vettore Fext alla retta
passante per i punti C1-C12-A;
E1 va dalla punta del vettore E34 ad A.
Il membro 1 reagendo con la forza equilibrante E1 è soggetto a compressione
perciò è un puntone. I membri 3 e 4 reagendo tramite la cerniera C234 con la
forza equilibrante E34 subiscono una forza risultante F2-34 uguale ed opposta
alla E34. Chiudiamo il triangolo (avente come uno dei lati la F2-34) con le
equilibranti E3 ed E4;

E3 parallela all'asta 3, va dalla punta del vettore F2-34 alla retta passante per le
cerniere dell'asta 4;
E4 va dalla punta del vettore E3 alla coda del vettore F2-34.
Dal verso di E3 ed E4 si vede che entrambi i membri 3 e 4 reagiscono a forze di
compressione perciò sono dei puntoni. Poiché il membro 4 reagisce nella
cerniera C234 con la E4, dal lato opposto (cioè nella cerniera C457 ) esplicherà
una forza F4-57 uguale ed opposta alla E4. Chiudiamo il triangolo (avente
come uno dei lati la F4-57) con le equilibranti E5 ed E7;
E5 parallela alla retta passante per i centri delle cerniere del membro 5, va' dalla
punta del vettore F4-57 alla retta passante per i centri delle cerniere dell'asta 7

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E7 va dalla punta del vettore E7 alla coda del vettore F4-57.
Dal verso di E5 ed E7 si vede che il membro 5 è sollecitato a trazione perciò è
un tirante, il membro 7 è soggetto a compressione perciò è un puntone. L'asta 8
è un pendolo, cioè la forza che subisce e a cui reagisce ha la direzione della
congiungente i centri della cerniere C8 e C678. La forza agente sul membro 6
ha direzione passante per i centri delle cerniere C6 e il punto (B) di intersezione
tra la direzione della F4-57 e della direzione determinata sopra per le forze che
interessano l'asta 8. In tale punto (B) trasliamo la F4-57. Chiudiamo il tria ngolo
(avente come uno dei lati la F4-57) con le equilibranti E8 ed E6;
E8 parallela all'asta 8, va dalla punta del vettore F4-57 alla retta delle forze che
interessano il membro 6.
E6 va dalla punta del vettore E8 alla coda del vettore F4-57 .
Quindi il membro 6 esplica una forza F6= - E6 che deve essere equilibrata dal
membro 5 e dai membri 7 e 8. Il membro 5, abbiamo già detto, é un pendolo,
quindi la sua equilibrante ha direzione congiungente i centri delle sue due
cerniere. Nell'intersezione (C) di tale direzione con quella di E6 trasliamo la F6.
Chiudiamo il triangolo ( avente come uno dei lati la F6) con le equilibranti E5
ed E78;
E5 parallela all'asta 5, va dalla punta del vettore F6 all'intersezione della retta
passante per C e il centro della cerniera C678; si poteva semplicemente ottenere
anche traslando il vettore E5, già calcolato in precedenza;
E78 sulla retta passante per C e per la cerniera C678, va dalla punta del vettore 5
alla coda del vettore F6.

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EF2. Trovare le reazioni vincolari e le forze interne agenti sulla struttura in figura

ESAME DELLA STRUTTURA


Determinazione dei gradi di libertà.
Il sistema è costituito da 6 membri collegati mediante 9 cerniere. I gradi di libertà
sono L = 3*6 - 2*9 = 0. Il sistema è isostatico. Verifichiamo che all'interno della
struttura non vi siano iperstatiche che compensino eventuali gradi di labilità. I
membri 1-5-6 costituiscono un arco a tre cerniere, struttura prettamente isostatica, che
possiamo assimilare ad un unico membro rigido (1') che va da C1 a C54. I membri 2
e 3 sono pendoli e, non essendo caricati, le forze che essi esplicano e subiscono
devono necessariamente passare per i centri delle loro cerniere (per l'asta 2 sono C2 e
C24, per la 3 sono C3 e C34). Il membro 4 subisce, da parte del membro 5, una forza
di cui non conosciamo la direzione, ma sappiamo che deve passare per la cerniera
C54. Cerchiamo tale direzione. Affinché le forze agenti sul membro 4 (cioé quelle
esercitate dai membri 2, 3 e 5) si possano fare equilibrio devono confluire in un
punto; questo é dato proprio dall'intersezione delle rette delle forze dei pendoli 2 e 3.
Tale punto è C4 coincidente al centro di istantanea rotazione del membro 4 (come si
vede infatti dalle regole per determinarlo: C2-C24-C4 devono essere allineati, cosi
come C3-C34-C4).
Concludendo, la direzione cercata è la retta passante per C4 e C54. Agendo su questa
retta 2 forze uguali ed opposte (F5-4' ed E4'), possiamo idealizzare questa parte di
struttura (membri 2, 3 e 4) come un unico membro fittizio 4' che va da C4 a C54.
L'intero sistema si comporta quindi come un arco a tre cerniere (composto dai
membri fittizi 1' e 4') che è isostatico.
Determinazione dell'equilibrio delle forze
Il membro (idealizzato) 4' è un pendolo, cioè le forze agenti su di esso sono dirette
lungo la retta passante per i centri delle sue due cerniere C4 e C54. Dall'intersezione

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di tale retta con la direzione della forza esterna Fext troviamo un punto (A). La retta
d'azione della forza esplicata su e dal membro 1' deve passare per i punti C1 e A
(perchè affinchè tre forze si equilibrino le loro direzioni devono avere un punto in
comune). Trasliamo la Fext nel punto A. Chiudiamo il triangolo di forze (avente
come uno dei lati la Fext) con le forze equilibranti E1' ed E4':
E1' parallela alla retta passante per C1 ed A, va dalla punta del vettore Fext alla
retta passante per C4, C54 e A.
E4' va dalla punta del vettore E1' alla coda del vettore Fext.
Il membro 6 è un pendolo, perciò la forza da esso esplicata deve passare dai
centri delle sue cerniere C16 e C15. Dall'intersezione di tale direzione con la
retta passante per C1 e A otteniamo un punto (B). In tale punto B trasliamo la
E1'. Il membro 1 non è nË un tirante nË un puntone. Le forze che le interessano
sono dirette per una delle infinite rette passanti per C15. Tra queste scegliamo
quella passante anche per B, poichè affinchè tre forze si equilibrino devono un
punto in comune. L'equilibrante E1' è data dalla somma delle equilibranti E1 ed
E6 esplicate rispettivamente dai memmbri 1 e 6.
E1 ha direzione parallela alla retta passante per C15 e B. Va dalla coda di E1'
all'intersezione della direzione di E1 con la parallela al membro 6 passante per
la punta di E1'.
E6 va dalla punta di E1 alla punta di E1'.
Dal verso di E6 si deduce che il membro 6 è soggetto a trazione perciò è un
tirante. Analizziamo ora le forze agenti sui membri 2, 3 e 4. Il membro fittizio
4' reagisce con una equilibrante E4'; segue che, essendo un pendolo, sul suo lato
opposto abbiamo applicata , nel punto C4, una forza F1'-4' che deve essere
equilibrata dai membri 2 e 3 che, come già noto, reagiscono lungo le loro
direzioni. Chiudiamo così il triangolo di forze (avente come uno dei lati la F1'-
4') con le equilibranti E2 ed E3:

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E2 va dalla punta del vettore F1'-4', con direzione parallela al membro 2, alla retta
passante per i centri delle cerniere del membro 3.
E3 parallela al membro 3, va dalla punta di E2 al punto C4.
Dai versi di E2 ed E3 deduciamo che entrambi i membri 2 e 3 sono soggetti a
compressione perciò sono puntoni.

EF3. Trovare le reazioni vincolari e le forze equilibrante agente nella direzione


indicata in figura

ESAME DELLA STRUTTURA


Determinazione dei gradi di libertà
La Struttura è composta da 9 membri collegati mediante 13 cerniere.
I gradi di libertà sono L = 3*9-2*13 = 1. La struttura è una volta labile, infatti si rende
necessaria l'applicazione di una forza sul membro 9 (nella direzione indicata in
figura) per equilibrare il sistema.
Determinazione dell'equilibrio
Il membro 1 non è nè un tirante nè un puntone in quanto su di esso è applicato un
momento M, generato da una coppia di forze (F1-2 ; -F1-2) applicate rispettivamente
nelle cerniere C12 e C1. Per tale motivo l'equilibrante deve essere un momento
antagonista -M costituito dalla coppia di forze equilibranti E21 ed E1=-E21 applicate
rispettivamente nelle cerniere C12 e C1. Poichè il membro 2 reagisce con una
equilibrante E21 se ne deduce che è compresso perciò è un puntone. Esso esplicherà
sui membri 3 ed 8 una forza uguale ed opposta alla E21 che chiameremo F2-38.
Chiudiamo il triangolo di forze (avente come uno dei lati la F2-38) con le equilibranti
E3-28 ed E8-23:
E3-28 va dalla punta di F2-38, con direzione parallela al membro 3, alla retta
passante per i centri delle cerniere C789 e C238.
E8-23 va dalla punta di E3-28 alla coda di F2-38.
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Dai versi di tali equilibranti si vede che anche i membri 3 e 8 sono puntoni.
Con analogo ragionamento si potrebbe dire che il corpo 8 trasmette al 9 ed al
7 una forza F8-79 =-E8-23. Ma attenzione! Qui sorge un problema: il membro
9, essendo caricato, non è nè un tirante nè un puntone; quindi non conosciamo
le direzioni delle forze applicate nei tre punti diversi C89, C9 e A. Per
risolvere il problema bisogna seguire l'altra strada cioè studiando la
trasmissione delle forze attraverso i membri 3, 5 e 7 e le cerniere C345, C567
giungendo infine all'esame delle forze applicate nel nodo C789. Con
ragionamenti analoghi a quelli precedentemente spiegati analizzeremo la
cerniera C345 (trovando le forze F3-45, E4-35, E5-34) e la cerniera C567
(trovando le forze F5-67, E6-57, E7-56). Infine nella cerniera C789 avremo
applicate le forze risultanti F7-89 e F8-79, rispettivamente esplicate dal
membro 7 sui membri 8 e 9 e dal membro 8 sui membri 7 e 9. Perciò la forza
applicata sul membro 9 nella cerniera C789 sarà la risultante delle F7-89 e F8-
79 che chiameremo F87-9. Tale risultante deve equilibrarsi con la forza nella
direzione data dal problema e con la reazione equilibrante esplicata dalla
cernier a. Nel punto di intersezione (A) della direzione della F87-9 e della
direzione data dal problema trasliamo la F87-9. L'equilibrante che è applicata
sulla cerniera C9 è diretta lungo la congiungente il centro della cerniera con il
punto A.
F78-9 applicata sul membro 9 C9. chiudiamo il triangolo di forze (avente come uno
dei lati la F87-9) con le forze equilibranti E9 e Eext (quest'ultima richiesta dal
problema):
E9 diretta lungo la congiungente il centro della cerniera C9 con il punto A, va
dalla punta del vettore F87-9 alla direzione data dal problema.
Eext è il vettore che va dalla punta di E9 alla coda di F87-9.

53
ESERCIZI DA SVOLGERE

54
Condizione di carico iniziale

Sforzi sulle aste 9 e 10

Conseguenza del carico sul maxi e lemento 3-4-5-6-7

55
Equilibrio del membro 3

Equilibrio del membro 7

Composizione dell'azione di 9 e di 3-4-5-6-7 su 1 e reazioni dei vincoli esterni

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