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STATICA
1.1 Forze e sistemi di forze
Le forze sono azioni che tendono a produrre una variazione di moto (effetto dinamico),
o una deformazione del corpo cui sono applicate (effetto statico).
- Effetto dinamico: se il corpo è libero di muoversi, l’azione di una forza lo fa muovere
o fa variare il suo moto.
- Effetto statico: se il corpo non è libero di muoversi (corpo vincolato), l’azione della
forza applicata si traduce in uno sforzo che ne produce una deformazione.
Le forze sono grandezze vettoriali i cui elementi caratteristici sono: la retta d’azione, il
verso, il modulo o intensità e il punto d’applicazione.
Nel Sistema Internazionale di unità (SI) l’unità di misura della forza è il newton [N]; si
ricorda che un kilogrammo-peso (ST) è uguale a 9,806 N.
Le forze si possono classificare come:
- forze applicate istantaneamente e per tempi brevi (urti);
- forze applicate gradualmente fino a un valore massimo (carichi statici);
- forze variabili, le cui caratteristiche (intensità, direzione e verso), in parte o tutte,
possono variare nel tempo (carichi dinamici);
- forze concentrate che vengono applicate su punti isolati della superficie di un corpo
(in realtà non esistono forze concentrate, tuttavia possono considerarsi tali le forze
che agiscono su
un’area ristretta di un corpo);
- forze distribuite, che agiscono su enti geometrici estesi (linee, superfici o volumi),
denomi-
nate forze di linea, di superficie e di volume.
Le forze di linea, dette anche carico lineare o pressione lineare, sono espresse
analiticamente dal rapporto fra l’intensità della forza F e la lunghezza l della linea:
(H.1) q=
Le forze di superficie, dette pressione o tensione superficiale, si esprimono mediante
il rap-
porto fra l’intensità della forza F e l’area S:
(H.2) p=
Le forze di volume sono espresse dal rapporto fra l’intensità della forza F e il volume
V:
(H.3) =
Lo studio dell’effetto che un sistema di forze genera sul corpo cui è applicato si
semplifica se a tale sistema si sostituisce una sola forza a esso equivalente, dal punto
di vista degli effetti prodotti, detta risultante del sistema. La determinazione della
risultante di un sistema di forze si effettua con un’operazione detta composizione delle
forze; l’operazione inversa, che permette di passare da una forza a un sistema di forze,
è detta scomposizione di una forza nelle sue componenti.
L’intensità della risultante si ricava per via analitica ricorrendo al teorema di Carnot
(fig.H.1):
𝑅= (𝐹 + 𝐹 − 𝐹 𝐹 𝐶𝑂𝑆𝛽)
𝑅= (𝐹 + 𝐹 − 𝐹 𝐹 𝐶𝑂𝑆𝛼)
Scomposizione di una forza in due componenti convergenti nello stesso punto e aventi
direzioni assegnate
Scomporre una forza in due componenti è un problema che ammette infinite soluzioni;
diventa un problema determinato se si pongono delle condizioni, ad esempio
assegnando le direzioni delle componenti.
Il problema può essere risolto sia con i metodi grafici del parallelogramma e del
triangolo delle forze sia con il metodo analitico che si avvale del teorema dei seni.
- Metodo analitico
Questo metodo prevede l’utilizzo del teorema dei seni, pertanto occorre conoscere gli
angoli formati dalle rette d’azione delle due componenti con la retta d’azione della
forza da scomporre.
M=F∧d (H.9)
Il punto P è detto polo, o centro di rotazione, e la sua distanza dalla retta d’azione
della forza (rappresentata dalla normale condotta da P su tale retta) è detta braccio.
Essendo il momento una grandezza vettoriale, gli elementi caratteristici sono:
- il punto d’applicazione P;
- l’intensità, o modulo, che rappresenta la misura del momento;
- la direzione, perpendicolare al piano contenente la forza e il punto P;
- il verso, che indica il senso della rotazione ed è fissato, per convenzione, dalla regola
della mano destra (il momento si considera positivo se la rotazione è in senso
antiorario e il vettore momento è rivolto verso l’alto, cioè uscente dal piano).
Nel SI l’unità di misura del momento è il [N m].
Dato un sistema di forze complanari e scelto un punto nel piano, i singoli momenti
delle forze e il momento risultante del sistema devono soddisfare il teorema di
Varignon, per il quale il momento della risultante del sistema di forze è uguale alla
somma algebrica dei momenti delle singole forze.
FR = 0 (H.11)
MR = 0 (H.12)
Esempio
Equilibrio di strutture composte
In una struttura composta da più travi si possono individuare vincoli interni e vincoli
esterni. I vincoli esterni collegano esternamente alcune travi della struttura e sono
costituiti da carrelli, cerniere e incastri; i vincoli interni collegano tra loro le varie travi
mediante cerniere (fig. H.13a).
Figura H.13 Esempi di strutture composte: a) a portale con due cerniere esterne e
una interna; b) particolare di due travi collegate da una cerniera.
in cui:
- n rappresenta il numero di travi costituenti la struttura;
- r è il numero di travi concorrenti nelle cerniere interne;
- i equivale al numero di incastri;
- ce rappresenta il numero di cerniere esterne;
- a è il numero di appoggi;
- ci è il numero di cerniere interne.
3 × 2 = 3 × 0 + 2 × 2 + 0 + (2 × 2 – 2) quindi: 6=6
Momento assiale
M = M1 + M2 = F1 · d1 + F2 · d2
(H.25)
K=Q/P (H.26)
Verricello
Argano
Il Piano inclinato
P = Q1 = Q · sin α K = 1/sin α
P = Q1 = Q · tg α K = 1/tg α
Il cuneo
P=2Qsinα/2 K=1/(2sinα/2)
2 CINEMATICA DEL PUNTO
2.1 Definizioni
La cinematica del punto studia il moto del punto materiale, ossia di un corpo dotato di
materia ma privo di dimensioni.
Le leggi e le conclusioni ricavate per il punto sono valide anche per i corpi di
dimensioni non trascurabili se di essi si considera il moto del proprio baricentro.
Gli elementi caratteristici del moto sono:
- la traiettoria, che rappresenta la linea continua descritta dal punto in movimento;
- la legge del moto, che esprime il legame che intercorre tra lo spazio percorso dal
punto mobile e il tempo impiegato a percorrerlo.
Per distinguere i vari tipi di moto occorre definire le relative grandezze cinematiche:
spazio, velocità e accelerazione.
Si definisce velocità media vm, il rapporto fra lo spazio Δs = (s2− s1) percorso dal
punto e l’intervallo di tempo Δt = (t2− t1) impiegato a percorrerlo:
Vm=Δs/Δt=
V=ds/dt
am=Δv/Δt=
a=dv/dt
v = costante a = 0 s = v t
s = s0 + v t
s=v⋅t ω= ϑ/t
-------
Acp=v2/r = ω2 r
ω=(ω-ω0)/t
---------------- ω=ω0+ εt ϑ= ϑ0+ω0t+1/2 ε t2
Moto parabolico
.
Moto di un corpo rigido parallelamente a un piano fisso
v = ωi*d
vA =vB*dA/dB
Durante il moto piano di un corpo rigido, le curve polari fissa e mobile rotolano senza
strisciare l’una sull’altra, toccandosi nel centro di istantanea rotazione comune a
entrambe.
Le traiettorie descritte dai punti della polare mobile che rotola senza strisciare sulla
polare fissa sono dette curve cicliche o rollette
DINAMICA DEL PUNTO
4.1 Le leggi fondamentali della dinamica
leggi di Newton:
- la legge d’inerzia o prima legge della dinamica;
- la legge di proporzionalità o legge di azione delle forze o seconda legge della
dinamica;
- la legge dell’uguaglianza fra azione e reazione o terza legge della dinamica.
Legge d’inerzia
Ogni corpo conserva il proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme finché non
interviene una causa esterna a modificare tale stato.
Legge di proporzionalità
La variazione di moto di un corpo per effetto di una forza esterna, a esso applicata, è
proporzionale all’intensità della forza stessa e ha la direzione e il verso di tale forza.
𝐹 = 𝑚𝑎
4.2 Principio di d’Alembert
𝐹 = 𝑚𝑎 = 𝟎
Per la terza legge della dinamica (a ogni azione corrisponde una reazione uguale e
contraria), all’azione della forza centripeta, che tende a spostare il punto verso il centro
della traiettoria, corrisponde una forza di reazione uguale e contraria che tende ad
allontanare il punto dal centro. Questa forza di reazione prende il nome di forza
centrifuga ed è caratterizzata
dall’avere la stessa intensità e la stessa direzione radiale della forza centripeta ma
verso opposto, cioè è diretta verso l’esterno della traiettoria (fig. H.33).
Fcf = -m acp = - m ⋅ ω2 ⋅ r cf
Impulso=𝐹 ∗ 𝛬𝑡
Quantità di moto=𝑚 ∗ 𝑣
Anche la quantità di moto è una grandezza vettoriale che ha la direzione e il verso del
vettore velocità, intensità uguale al prodotto (m · v) e si misura in [N s].
La relazione fra l’impulso e la quantità di moto si esprime mediante il teorema della
quantità di moto, che afferma:
l’impulso di una forza agente su un punto materiale per un intervallo di tempo t è
uguale alla variazione della quantità di moto del punto materiale nello stesso intervallo
di tempo.
Analiticamente si esprime nella forma:
- si ha lavoro motore nel caso in cui il verso della forza è coincidente con quello dello
spostamento (α < 90°);
- si ha lavoro resistente se il verso della forza è opposto a quello dello spostamento
(α > 90°);
- il lavoro è nullo nel caso in cui la direzione della forza è perpendicolare alla direzione
dello spostamento (α = 90°);
- per α = 0° si ha il massimo lavoro motore, che risulta L = F s, mentre per α = 180° si
ha il massimo lavoro resistente.
Il lavoro è una grandezza scalare, la cui unità di misura nel sistema SI è il joule [J].
Energia
L’energia posseduta da un corpo è intesa come la capacità di un corpo di sviluppare
lavoro.
se un corpo non cede o riceve energia da altri corpi, trascurando i fenomeni dissipativi,
sempre presenti nelle trasformazioni energetiche, l’energia totale da esso posseduta
rimane costante, indipendentemente dalle trasformazioni subite.
Et = Ep + Ec = costante (H.80)
P=L/t
e la sua unità di misura nel sistema SI è il joule al secondo [J/s], denominato watt [W].
Ancora usato è il il cavallo vapore [CV] = 735,5 [W].
L’espressione della potenza può assumere un’altra forma in cui compare la velocità:
P = F*v (H.82)
5 DINAMICA DEL CORPO ROTANTE
5.1 Equazione fondamentale
Quando un corpo è in rotazione attorno a un asse fisso, detto asse di rotazione, la
coppia di momento M cui è soggetto è uguale al prodotto del momento d’inerzia
assiale di massa J del corpo rispetto all’asse di rotazione, per la sua accelerazione
angolare:
M=Ј*ε(H.84)
ε=Coppia d’inerzia
Ј= Il momento d’inerzia di massa J rappresenta l’inerzia dei corpi in rotazione, ossia
la resistenza che essi oppongono alle variazioni del moto rotatorio. L’unità di misura
del momento d’inerzia di massa nel SI è il [kg m2].
5.2 Teorema del momento della quantità di moto
- J · ω è il momento della quantità di moto, dato dal prodotto del momento d’inerzia di
massa
per la velocità angolare.
L=M*ϑ
Ec=1/2 J*ω2
Secondo il teorema dell’energia cinetica, o delle forze vive, dei corpi rigidi in rotazione,
il lavoro sviluppato dal momento M applicato a un corpo in moto rotatorio è uguale alla
variazione di energia cinetica del corpo stesso:
P=M·ω P=M*2πn/60=M*n/9,549
--------------
In tale relazione la potenza è espressa in [kW] e il momento in [N m].
Fa = tg ϕs Fn = fs · Fn (H.97)
Fa = fc · Fn (H.98)
Il coefficiente d’attrito statico fs può essere 1,5 ÷ 2,5 volte maggiore di quello cinetico
fc.
L’esperienza dimostra che i coefficienti d’attrito fs e fc possono ritenersi indipendenti.
Ma= fc Fn d/2
Mm = Fn · u
La somma della resistenza d’attrito e della resistenza di scia, nota come resistenza di
profilo Fp, costituisce la resistenza del mezzo, la cui espressione analitica è:
Fp=0.5 Cr ρ A v2 (H.103)
- lavoro motore Lm il lavoro prodotto dalle forze motrici responsabili del moto del
meccanismo;
- lavoro utile Lu il lavoro sviluppato dalle forze resistenti utili (costituisce l’effetto utile
che la macchina deve produrre);
- lavoro perduto Lp il lavoro speso per vincere gli effetti delle forze resistenti passive
(è rappresentato dal lavoro delle forze d’attrito che si trasforma in calore non
utilizzabile).
Nel caso di funzionamento reale, il lavoro motore deve essere uguale alla somma del
lavoro utile e del lavoro perduto per vincere gli attriti:
Lm = Lu + Lp
η=
η=
η=
1 – η=(Lm –Lu)/Lm=Lp/Lm
ηt = η1· η2 · η3 · ...· ηn
7.2 Misura della potenza
P= M* ω=M*n/9549