Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Le forze concentrate sono misurate in Newton (N) (ricordiamo che 1 kgp=10 N). Le forze
distribuite si possono a loro volta suddividere in forze distribuite per unità di lunghezza (la loro
densità si misura in N/m) e in forze distribuite per unità di superficie (la loro densità si misura
in N/m2 detto anche Pascal (Pa)). Un utile multiplo del Pascal è il MPa: 1 MPa=106 Pa= 1
N/mm2.
Tra le diverse unità di misura valgono le seguenti relazioni: 1 MPa=10 kg /cm2 e 1 kN/cm2 =10
MPa=100 kg /cm2.
Gli elementi caratteristici di una forza sono quelli di un vettore applicato: modulo, direzione e
verso. Ricordiamo che si definisce momento di una forza F applicata in P, rispetto al punto Q,
detto polo, il vettore:
𝑴Q = (P − Q)˄𝑭
𝑀Q = 𝐹|P − Q| sin 𝛼 = 𝐹𝑏
in cui il simbolo ˄ denota il prodotto vettoriale. Il vettore 𝑴Q è quindi ortogonale al piano che
contiene i vettori F e (P-Q), ha modulo Fb e ha verso determinato dalla regola della mano destra
applicata ai vettori (P-Q) e F (per esempio in figura 𝑴Q è uscente).
Il modulo del momento della forza si può quindi calcolare come il prodotto tra il modulo F e il
braccio b, pari alla distanza tra la retta d’azione della forza F e il polo Q.
Verificare che nella figura che segue il vettore momento ha segno entrante.
𝑛
𝑹 = 𝛴𝑖=1 𝑭𝑖 = 𝟎
𝑛 (
𝑴Q = 𝛴𝑖=1 P𝑖 − Q)˄𝑭𝑖 = 𝟎
Queste equazioni sono dette equazioni cardinali della statica. La scelta del polo Q, rispetto al
quale calcolare il momento risultante, è arbitraria; n denota il numero di forze che agiscono sul
sistema.
Nel caso tridimensionale le equazioni cardinali della statica sono sei equazioni scalari date dalle
componenti di R e MQ; nel caso bidimensionale le equazioni cardinali sono tre, due date dalle
componenti del vettore R e una data dall’unica componente diversa da zero del vettore MQ.
Si ricorda che due sistemi di forze si dicono equivalenti se hanno stessa risultante 𝑹 e momento
risultante 𝑴Q rispetto ad uno stesso polo Q.
𝐹1 𝑑1 − 𝐹 2 𝑑2 = 0
Ponendo 𝑑1 + 𝑑2 = 𝑑 :
𝐹2 𝐹1
𝑑1 = 𝑑 𝑑2 = 𝑑
𝐹 1 +𝐹 2 𝐹 1 +𝐹 2
𝐹1 𝑑1 − 𝐹 2 𝑑2 = 0
Ponendo 𝑑1 − 𝑑2 = 𝑑 :
𝐹2 𝐹1
𝑑1 = 𝐹2 −𝐹1 𝑑 𝑑2 = 𝐹2 −𝐹1 𝑑
Due forze parallele a distanza d con stesso modulo e versi opposti formano una coppia, ovvero
un sistema a risultante nulla e momento risultante costante rispetto a qualunque polo e pari a
modulo Fd. Una coppia viene solitamente indicata con una freccia curva il cui verso
corrisponde al verso di rotazione associato al momento generato dalla coppia.
Con riferimento al polo P si ha
𝑀𝑃 = 𝐹(𝑑 + 𝑥 ) − 𝐹𝑥 = 𝐹𝑑
Possiamo concludere che il momento non dipende dalla distanza x, ossia dal polo rispetto al
quale calcoliamo il momento, ma è costante in tutti i punti del piano.
𝐹𝑑 − 𝐶 = 0 da cui 𝑑 = 𝐶/𝐹
𝑄 = ∫ 𝑞(𝑧)𝑑𝑧
0
Per trovare la retta di applicazione della forza risultante si eguagliano i momenti rispetto al
punto O come segue
l 1 𝑙
−𝑄𝑑 = − ∫0 𝑞 (𝑧)𝑧 𝑑𝑧 da cui 𝑑 = ∫0 𝑞 (𝑧)𝑧 𝑑𝑧
𝑄
𝑄 = 𝑞𝑙 e 𝑑 = 𝑙/2
𝑄 = 𝑞0 𝑙/2 e 𝑑 = 2𝑙/3
Consideriamo il caso di un moto rigido nel piano (x1, x2). Dati due punti P e P0 di un corpo
rigido distanti della quantità l= |P − P0 | l’uno dall’altro, in seguito ad un moto rigido nel piano
tali punti si spostano nei punti P’ e P0’ mantenendo inalterata la loro distanza l.
poiché
cos φ −sin φ
𝐐=[ ]
sin φ cos φ
Introduciamo ora un’ipotesi fondamentale alla base della meccanica del corpo rigido:
consideriamo piccoli spostamenti e piccole rotazioni in modo tale da semplificare il modello.
In tal caso, essendo la rotazione “piccola”, le funzioni seno e coseno, una volta sviluppate in
serie di Taylor, possono essere approssimate con i primi termini del loro sviluppo.
1 −φ
𝐐≈[ ]
φ 1
0 −φ
𝐖=𝐐−𝐈 ≈[ ]
φ 0
𝒖 = 𝒖0 + 𝐖(P − P0 )
Il termine 𝒖0 è una traslazione rigida mentre il secondo termine rappresenta una rotazione
rigida. Utilizzando il prodotto vettoriale è possibile descrivere in modo alternativo la rotazione
rigida introducendo il vettore rotazione 𝛗 = (0,0, φ); lo spostamento di un punto è dato dalla
seguente espressione:
𝒖 = 𝒖0 + 𝛗˄(P − P0 )
Analogamente, si può dimostrare che il numero di gradi di libertà del corpo rigido nello spazio
è 6 (tre posso essere scelti di tipo traslazionale e tre di tipo rotazionale).
Tanto nel piano quanto nello spazio il numero dei gradi di libertà di un corpo rigido è quindi
pari al numero delle equazioni cardinali della statica (tre nel piano e sei nello spazio).
Il nostro interesse sarà rivolto nel seguito ad atti di moto rigido nel piano in cui gli spostamenti
e la rotazione possono essere considerati infinitesimi.
I 3 gradi di libertà del corpo rigido sono le due componenti del vettore spostamento u0 nelle
direzioni degli assi x1 e x2 e la rotazione 𝜑 del corpo intorno all’asse x3.
L’ipotesi di piccoli spostamenti e piccole rotazioni è motivata dal fatto che nella maggior
parte delle applicazioni gli spostamenti e le rotazioni sono effettivamente molto piccoli
rispetto alle dimensioni della struttura. Da un punto di vista matematico questa ipotesi
comporta notevoli semplificazioni nella definizione delle equazioni che descrivono il
fenomeno meccanico conducendo, in particolare, a equazioni di tipo lineare.
2. Le travi
Si definisce trave un solido generato da una figura piana S (detta sezione retta o sezione
trasversale della trave) che si muove nello spazio mantenendosi sempre ortogonale alla
traiettoria descritta dal suo baricentro G. La curva descritta dal baricentro è detta asse
geometrico della trave (rettilineo o curvo).
La sezione può variare di forma e dimensione ma solitamente tali variazioni sono modeste. La
lunghezza dell’asse della trave in genere è notevolmente maggiore delle dimensioni della
sezione trasversale; come ordine di grandezza si può pensare che la sua lunghezza sia almeno
10 volte la massima dimensione caratteristica della sezione trasversale.
La trave è quindi un solido di forma allungata, cioè un corpo tridimensionale in cui una
dimensione (lunghezza della trave) prevale sulle altre due (dimensioni sezione trasversale).
Come vedremo, la risposta della trave alle azioni di carico può essere studiata ricorrendo a
quantità di tipo integrale o medio riferite ai punti della linea d’asse della trave. Si evidenzia il
carattere monodimensionale del modello introducendo il termine di struttura-
monodimensionale.
Per solidi in cui due dimensioni prevalgono sulla terza (lo spessore) la meccanica delle strutture
introduce modelli bidimensionali, descrivendo la risposta alle azioni dei carichi con riferimento
ai punti del piano medio o alla superficie media del solido. Le tipologie strutturali
bidimensionali sono dette piastre e gusci.
Negli schemi strutturali la trave è rappresentata disegnando semplicemente la sua linea d’asse
e, quando occorre, la sua sezione trasversale. Per la piastra o il guscio rispettivamente il suo
piano medio o la sua superficie media.
Si parla di trave piana quando la linea d’asse e le condizioni di carico sono contenute in un
piano. Con il termine telaio piano si indica la composizione di più travi in una struttura piana.
Il modello di corpo rigido della meccanica può essere in tal modo utilizzato per studiare il
comportamento statico della trave o di sistemi articolati di travi qualora lo stato di vincolo lo
consenta. Esistono tuttavia importanti circostanze in cui non è lecito ignorare il regime
deformativo sotto l’azione dei carichi, neppure ai soli fini della valutazione dell’equilibrio
(fune, …).
I vincoli che prendiamo in considerazione in questo corso sono puntiformi, bilateri e privi di
attrito.
In base al numero di gradi di libertà che impediscono, i vincoli si possono classificare in
semplici, doppi e tripli; il numero di gradi di libertà impediti caratterizzano il cosiddetto grado
di vincolo.
Ogni vincolo è caratterizzato da un aspetto cinematico, legato alla proprietà del vincolo di
impedire gradi di libertà, e un aspetto statico, legato alla prestazione del vincolo di impedire
l’atto di moto agendo sul corpo con una corrispondente azione statica (forza o coppia) nella
direzione dello spostamento o della rotazione impedita.
Tali azioni insorgono nel vincolo per contrastare l’effetto dei carichi (azioni) applicati al
sistema e contrastarne gli atti di moto; per tale motivo le azioni statiche esercitate dal vincolo
sono dette reazioni vincolari (principio di azione e reazione).
Possiamo quindi dire che su un elemento strutturale agiscono due tipi di forze: forze attive
(carichi), in genere note, e le reazioni vincolari che sono invece incognite. Attraverso l’uso
delle equazioni cardinali della statica sarà possibile, in alcuni casi, determinare i valori delle
reazioni vincolari in grado di equilibrare la struttura sotto dati carichi.
Attenzione che le condizioni di carico assegnate possono attivare o meno alcuni gradi di libertà
dei vincoli e quindi, alcune reazioni vincolari possono risultare nulle.
𝑛 𝑛 𝑛
y
𝛴𝑖=1 𝐹𝑥𝑖 = 0 𝛴𝑖=1 𝐹𝑦𝑖 = 0 𝛴𝑖=1 𝑀𝑧𝑖 = 0
0 x
I tre gradi di libertà nel piano sono le due componenti del vettore spostamento nel piano e la
sua rotazione intorno all’asse z: 𝑢𝑥 , 𝑢𝑦 , 𝜑.
Nella tabella che segue sono riportati i più usuali tipi di vincoli analizzando i due aspetti duali
(cinematico e statico) che li caratterizzano.
semplice biella o 𝑢𝑥 ≠ 0 𝑅𝑥 = 0
(pendolo o 𝑢𝑦 = 0 𝑅𝑦 ≠ 0
cavo) 𝜑≠0 𝑀=0
semplice carrello 𝑢𝑥 ≠ 0 𝑅𝑥 = 0
(o appoggio 𝑢𝑦 = 0 𝑅𝑦 ≠ 0
scorrevole) 𝜑≠0 𝑀=0
doppio cerniera 𝑢𝑥 = 0 𝑅𝑥 ≠ 0
𝑢𝑦 = 0 𝑅𝑦 ≠ 0
𝜑≠0 𝑀=0
appoggio fisso 𝑢𝑥 = 0 𝑅𝑥 ≠ 0
𝑢𝑦 = 0 𝑅𝑦 ≠ 0
𝜑≠0 𝑀=0
doppio glifo 𝑢𝑥 = 0 𝑅𝑥 ≠ 0
𝑢𝑦 ≠ 0 𝑅𝑦 = 0
𝜑=0 𝑀≠0
doppio pendolo 𝑢𝑥 = 0 𝐹𝑥 ≠ 0
𝑢𝑦 ≠ 0 𝐹𝑦 = 0
𝜑=0 𝑀≠0
triplo incastro 𝑢𝑥 = 0 𝑅𝑥 ≠ 0
𝑢𝑦 = 0 𝑅𝑦 ≠ 0
𝜑=0 𝑀≠0
Il calcolo delle reazioni vincolari che insorgono nei vincoli per effetto dell’azione dei carichi
rappresenta il primo problema strutturale da risolvere, detto problema statico.
Tuttavia, può accadere che sul sistema agisca un sistema di forze per il quale risulta possibile
l’equilibrio, allora il sistema è detto staticamente determinato (c); bastano le sole equazioni
di equilibrio per trovare le reazioni vincolari solo per quelle specifiche condizioni di carico.
(a) (b)
(c)
*sistema degenere per mal disposizione dei vincoli che non ammette soluzione delle equazioni id equilibrio:
cinematicamente: se s<g=m
staticamente: se p<g=m (det B=0). Attenzione: questo caso non ammette soluzioni non per numero di vincoli
insufficienti (labile) ma per mal disposizione dei vincoli.
Vedi allegato “Classificazione cinematica e statica delle strutture”.
Ricordiamo ancora che nel sistema lineare che otteniamo con le equazioni cardinali della statica
(equazioni di equilibrio-statica):
• se il numero di equazioni (di equilibrio) è maggiore del numero delle incognite (reazioni
vincolari) allora è possibile che alcune soluzioni siano dipendenti da altre oppure il sistema
non ammette soluzioni; la struttura è ipostatica.
• se il numero di equazioni (di equilibrio) è uguale al numero delle incognite (reazioni
vincolari) allora la soluzione del sistema è unica (il determinante della matrice associata è
diverso da zero), la struttura è isostatica.
• se il numero di equazioni (di equilibrio) è minore del numero delle incognite (reazioni
vincolari) allora la soluzione del sistema non è unica (infinite soluzioni), la struttura è
iperstatica.
Osservazioni
Il modello di corpo rigido, al quale si ricorre per il calcolo delle reazioni vincolari in sistemi
isostatici, non tiene conto della deformabilità della trave. Tuttavia, sotto l’azione dei carichi,
la trave non si comporta nella realtà come un corpo rigido ma tenderà ad assumere una
configurazione deformata in cui si realizza l’equilibrio. Se dovessimo valutare le reazioni
vincolari in questa configurazione le equazioni di equilibrio risulterebbero non lineari e spesso
di difficile soluzione. Lo studio delle travi e dei sistemi di travi è quindi usualmente svolto
ricorrendo all’ipotesi di spostamenti infinitesimi, rendendo lecito il calcolo delle reazioni
vincolari nella configurazione indeformata. L’errore che si compie nell’assumere questa ipotesi
è, nella maggior parte dei casi, di tipo quantitativo (più che accettabile) e non di tipo qualitativo.
→: 𝛴𝐹𝑥 = 0 y
↑: 𝛴𝐹𝑦 = 0
0 x
↺: 𝛴𝑀0 = 0
c) Si scrivono le 3 equazioni cardinali della statica, due alla traslazione e una alla rotazione
intorno ad un polo scelto arbitrariamente (ad esempio il polo A) e si risolve il sistema.
→ 𝛴𝐹𝑥 : H𝐴 = 0
↑ 𝛴𝐹𝑦 : VA + VB − P = 0
↺ 𝛴𝑀0 : VB 𝑙 − P𝑎 = 0
H𝐴 = 0 VA = P𝑏⁄𝑙 VB = P𝑎⁄𝑙.
d) Se il segno delle reazioni trovate è positivo significa che i versi di tentativo ipotizzati sono
corretti; in caso contrario si ridisegna lo schema di trave con i versi corretti delle reazioni.
Esempio 1.1
Esempio 1.2
Esempio 1.3
Esempio 1.4
Esempio 1.5
E’ conveniente prima di tutto richiamare i due postulati fondamentali della meccanica: (A)
principio di azione e reazione, ossia se un corpo esercita una forza su un altro corpo, allora
questo ultimo agisce sul primo con una forza di uguale modulo ma verso opposto. (B) La
validità delle equazioni di equilibrio per ciascuna parte del solido idealmente isolata dalla parte
restante.
Sia data ora una trave in equilibrio sotto l’azione dei carichi e delle reazioni vincolari e si pensi
di dividerla idealmente in due parti operando un taglio su una generica sezione C individuata
dall’ascissa x corrente lungo l’asse della trave. Le singole parti non saranno più, singolarmente,
in equilibrio. Per ripristinare l’equilibrio è necessario che le due parti si scambino, attraverso la
sezione C una forza S applicata nel baricentro della sezione ed un momento risultante M, tali
da mantenere in equilibrio ciascuna delle due parti singolarmente. Tali forze sono dette azioni
interne e sono mutue, ossia uguali e opposte tra loro, in accordo con il principio di azione e
reazione.
Il ragionamento che porta a postulare l’esistenza delle azioni interne va sotto il nome di
principio delle sezioni (principio di separazione di Eulero).
Indicando con parte 1 e parte 2 le due porzioni di trave dopo il taglio, possiamo dire che le
azioni interne agenti sulla sezione C appartenente alla parte 2 non sono altro che le risultanti
del sistema di forze esterne e reazioni vincolari della parte 1 e viceversa.
Per travi piane caricate nel proprio piano, la forza S si può decomporre in una componente
diretta secondo la linea d’asse della trave e una componente ortogonale all’asse della trave. Tali
componenti sono chiamate sforzo normale N e sforzo di taglio T. Il momento M viene
chiamato momento flettente. Le componenti N, T e M vengono anche definite caratteristiche
di sollecitazione della sezione (CS). Per i segni delle CS si assume la seguente fondamentale
convenzione:
T>0 se tende a far ruotare la parte su cui agisce in senso orario; T<0 in senso antiorario;
M>0 se tende le “fibre” della parte inferiore della trave e comprime le superiori; M<0 se
comprime le “fibre” della parte inferiore della trave e tende le superiori.
Lezioni di Scienza delle Costruzioni- a.a.2022-‘23 17
Meccanica delle Strutture
Il calcolo di tali azioni interne in ogni sezione trasversale della trave è di fondamentale importanza nelle
applicazioni perché consente di visualizzare come i carichi sono assorbiti all’interno della struttura (trave), o
in altri termini fluiscono all’interno della trave, permettendo un’immediata individuazione delle sezioni
maggiormente sollecitate decisive ai fini delle verifiche strutturali.
1) Una volta calcolate le reazioni vincolari si riportano sullo schema di trave come nel caso
studio di figura. Scelta un’ascissa che corre lungo la linea d’asse della trave, ad esempio z,
si individua una sezione generica e si separa idealmente la trave in due parti.
2) Per trovare N, T e M si pone l’equilibrio su una delle due parti, preferibilmente quella che
conduce a un calcolo più semplice, dividendo la trave in tratti, individuati da discontinuità
di carico o discontinuità geometriche. Nel caso studio il carico P richiede di considerare due
tratti e scrivere le funzioni delle CDS per i singoli tratti.
3) Le funzioni rappresentative dello stato di sollecitazione sono riportate nei diagrammi che
seguono; le ascisse sono riferite ai punti della linea d’asse della trave e sulle ordinate si
riportano i valori della CDS (in questo caso solo taglio e momento).
Esempio 2.1
Esempio 2.2
Esempio 2.3
Esempio 2.4
Esempio 2.5
Per completare la statica della trave piana con linea d’asse rettilinea occorre introdurre le
equazioni indefinite di equilibrio.
Tali equazioni si ottengono prendendo in considerazione l’equilibrio di un elemento
infinitesimo di trave. Consideriamo una trave con condizioni generiche di carico e isoliamone
un concio infinitesimo dz come in figura. Le azioni interne, agenti sulle due sezioni terminali
del concio, nel passare dalla sezione di ascissa z alla sezione di ascissa z+dz, subiscono un
incremento che indichiamo con dN, dT e dM.
I carichi distribuiti sul concio infinitesimo posso essere assunti, in prima approssimazione,
costanti sull’elemento dz.
𝑑N 𝑑T 𝑑M
+𝑛 =0 +𝑞 = 0 −T+𝑚 =0
𝑑𝑧 𝑑𝑧 𝑑𝑧
• Nel caso frequente di assenza di momento distribuito, dalle ultime due equazioni
ricaviamo:
𝑑M 𝑑2M
=T = −𝑞
𝑑𝑧 𝑑𝑧 2
Segue che la funzione che descrive l’andamento flettente ha un massimo o un minimo
in corrispondenza della sezione in cui si annulla il taglio.
Se il carico è diretto verso il basso, la concavità del diagramma del momento è sempre
rivolta verso l’alto e viceversa. Valgono inoltre le relazioni:
q T M
𝑑M 𝑑2M nullo costante lineare
=T = −𝑞
𝑑𝑧 𝑑𝑧 2 costante lineare parabolico
lineare parabolico cubico
Se la connessione tra le travi è completa (in altri termini non viene interrotta la continuità della
struttura-perfetta connessione-saldatura), non si richiedono particolari variazioni rispetto ai
metodi di calcolo di trave singola. In figura sono rappresentati due esempi di sistemi di travi,
realizzati connettendo due o tre travi, ad esempio ad angolo retto (1 o 2 nodi rigidi). Le due
tipologie strutturali di figura sono dette rispettivamente telaio zoppo e telaio.
Le reazioni vincolari si ottengono attraverso le tre equazioni cardinali della statica e per la
valutazione delle CDS, si determinano in modo analogo alla trave singola per i singoli tratti,
con l’accortezza di individuare l’ascissa che corre lungo la linea d’asse dei singoli tratti in modo
opportuno. Il bilancio dei vincoli applicato ai sistemi consente di dire che la prima travatura è
isostatica e la seconda travatura è due volte iperstatica.
Il grado di vincolo interno è lo spostamento o la rotazione relativa (di una parte della trave
rispetto all’altra) che il dispositivo impedisce; dal punto di vista statico l’azione interna
trasmessa da una parte di struttura non si trasmette alla restante parte consentendo di assegnare
il valore di tale azione in modo univoco in corrispondenza di quel punto della struttura.
Indichiamo lo spostamento (rotazione) relativo, come differenza tra gli spostamenti della parte
di sinistra (s) e quelli della parte di destra (d) della struttura valutati nel punto del vincolo
interno.
L’azione esplicata dal vincolo interno (non contrasta lo spostamento o la rotazione relativa),
dal punto di vista statico vuol dire che la differenza delle azioni statiche corrispondenti deve
risultare nulla e quindi il valore del momento (o della forza verticale) nel vincolo deve avere
valore nullo in quel punto.
Per i due casi riportati in tabella diremo che nel punto dove è applicato il vincolo interno il
momento (o la forza verticale) delle forze appartenenti alla parte di destra della struttura deve
essere nullo (o analogamente per la parte di sinistra).
La condizioni di tipo statico associata al vincolo interno deve essere imposta con riferimento a
una sola parte di struttura (destra o sinistra); l’equazione di equilibrio della corrispondente
condizione statica del vincolo interno è detta equazione ausiliaria. Laddove il numero dei
vincoli esterni è pari al numero delle equazioni cardinali della statica + il numero delle
equazioni ausiliarie, è quindi possibile trovare reazioni vincolari e caratteristiche di
sollecitazione con il solo utilizzo delle equazioni di equilibrio.
Esempio di vincolo esterno (appoggio doppio) della struttura in corrispondenza del quale è
presente anche un vincolo interno (cerniera) (a). Esempio di vincolo interno sul quale
convergono più elementi strutturali (3) (b).
(a) (b)
A volte i vincoli interni sono anche chiamati sconnessioni interne; con tale terminologia si
evidenziano i gradi di libertà relativi permessi e non vincolati. Quindi, i due esempi riportati in
tabella sono delle sconnessioni interne semplici perché l’unico grado di libertà relativo
permesso è, nel primo caso la rotazione relativa e, nel secondo caso lo spostamento trasversale
relativo.
Nel seguito illustriamo tre esempi di strutture con vincoli interni risolti con il metodo delle
equazioni ausiliarie.
Esempio 2.5
La travatura rappresentata in figura presenta due vincoli esterni: un incastro e un appoggio.
Dal punto di vista statico le reazioni vincolari incognite sono 4 (3+1); il sistema sarebbe 1
volta iperstatico se non ci fosse un vincolo interno. Infatti, la presenza di una cerniera, come
vincolo interno, permette la rotazione relativa della sezione terminale di destra del tratto AC,
rispetto alla rotazione della sezione terminale di sinistra del tratto CB. Tale connessione
parziale, dal punto di vista statico comporta assenza di momento flettente trasmesso tra i due
tratti; in altri termini diremo che nella cerniera il momento di tutte le forze che agiscono nel
tratto BC deve essere uguale a zero (o in modo alternativo, il momento di tutte le forze che
agiscono nel tratto BC deve essere uguale a zero). Questa posizione fornisce l’equazione
ausiliaria.
Reazioni vincolari:
La soluzione è
tratto CB (l ≤ 𝑧 ≤ 2𝑙 ):
𝑇(𝑧) = − 𝑞𝑙⁄2 + 𝑞(2𝑙 − 𝑧)
𝑀(𝑧) = 𝑞𝑙⁄2(2𝑙 − 𝑧) + 𝑞 (2𝑙 − 𝑧)2⁄2
Equazione ausiliaria:
La soluzione è
tratto AC (0 ≤ 𝑧 ≤ 𝑙 ):
𝑇(𝑧) = 𝑞𝑙 − 𝑞𝑧
𝑀(𝑧) = 𝑞𝑙𝑧 − 𝑞𝑧 2 /2
tratto CB (l ≤ 𝑧 ≤ 2𝑙 ):
𝑇(𝑧) = −𝑞𝑙 + 𝑞(2𝑙 − 𝑧)
𝑀(𝑧) = 𝑞𝑙(2𝑙 − 𝑧) − 𝑞(2𝑙 − 𝑧)2 /2
u = u ( z ) v ( z ) ( z )
T
Modello di Eulero-Bernoulli:
si trascura l’effetto deformativo del taglio
dv ( z ) dv ( z )
( z) = 0 ( z) + = 0 → (z) = −
dz dz
v ( z ) vM ( z )
TRAVE SNELLA
Modello di Timoshenko:
si assume lo scorrimento medio nello spessore della
sezione trasversale come misura di deformazione
dv ( z )
( z) = m (z) = ( z) +
dz
v ( z ) = vM ( z ) + vT ( z ) TRAVE TOZZA
Configurazione indeformata
Configurazione deformata
complessiva
v ( z ) = vM ( z ) + vT ( z )
Componente di 𝑢(𝑧) ( z) vM ( z ) vT ( z )
spostamento
generalizzato spostamento assiale rotazione e spostamento spostamento trasversale
trasversale
dN ( z ) dM ( z ) dT ( z )
+ n( z ) = 0 + m( z ) = T ( z ) + p( z ) = 0
Equilibrio dz dz dz
du ( z ) d ( z ) dv ( z )
Congruenza ( z) = ( z) = ( z) = ( z) +
dz dz dz
Legame elastico
N ( z ) = EA ( z ) M ( z ) = EJ ( z ) T ( z ) = GAr ( z )
Osserviamo prima di tutto che le equazioni che coinvolgono azioni assiali possono essere
disaccoppiate da quelle di tipo flessionale e che le equazioni della linea elastica per il
modello di trave snella diventano:
dette, rispettivamente, equazione della linea elastica assiale e flessionale. Tali equazioni
altro non sono che le equazioni di equilibrio scritte in termini di spostamento.
Se vogliamo conoscere la deformata della linea d’asse di una travatura iperstatica o risolvere
semplici travature iperstatiche, non conoscendo N(z) e M(z), occorre invece utilizzare le
seguenti equazioni del quarto ordine:
Il motivo di introdurre questo argomento è dovuto alla vasta portata applicativa di questo
teorema nell’ambito della meccanica delle strutture. In virtù della dualità delle quantità
coinvolte, può essere utilizzato come Principio, detto Principio dei lavori virtuali, per
determinare, ad esempio, forze e spostamenti in punti di una struttura o reazioni vincolari in
sistemi isostatici.
Il lavoro introdotto in tale teorema è un prodotto scalare fra campi di forze e campi di
spostamenti; inoltre, alcune quantità ausiliarie (forze o spostamenti) introdotte per le
applicazioni del principio, sono dette virtuali, perché sono da intendersi quantità arbitrarie
(fittizie) e infinitesime dotate di opportune regolarità, e che non fanno parte delle quantità reali
che agiscono sul sistema effettivo.
Consideriamo ora un sistema virtuale ottenuto dal sistema precedente assegnando uno
spostamento virtuale ai punti della linea d’asse della trave; alle componenti di spostamento
virtuale sono associate delle caratteristiche di deformazione virtuali congruenti (ossia quantità
che soddisfano le equazioni di congruenza per la trave piana).
Il teorema dei lavori virtuali nella forma degli spostamenti virtuali afferma che, sotto le
precedenti ipotesi di sistema di forze/caratteristiche della sollecitazione equilibrato e di sistema
di spostamenti/misure di deformazione virtuali congruenti, il lavoro compiuto dalle forze
esterne (carichi e reazioni vincolari) del sistema effettivo per i relativi spostamenti del sistema
virtuale è uguale al lavoro compiuto dalle caratteristiche di sollecitazione del sistema effettivo
per le relative misure di deformazione del sistema virtuale.
Lext
u = Lu
int
l l
u = ( n u + p v + m )dz + N u + T v + M 0
Lext u = ( N + T + M )dz
Lint
l
0 0
Dimostrazione
l l
d
u = ( n u + p v + m )dz + N u + T v + M 0 = n u + p v + m +
Lext ( N u + T v + M ) dz
l
0
0
dz
dN dT d u d v d
l
dM
= n + u + p + v + m + + N +T +M
dz
dz
0
dz dz dz dz dz
d u d v d
l l
= N + T + +M dz = ( N + T + M )dz = Lint
u
0
dz dz dz 0
c.v.d .
4.2 Teorema dei lavori virtuali nella forma delle forze virtuali (duale)
Il teorema dei lavori virtuali nella forma delle forze virtuali afferma che, dato un sistema di
spostamenti/caratteristiche della deformazione congruenti e un sistema virtuale di
forze/caratteristiche della sollecitazione equilibrato, il lavoro compiuto dalle forze esterne del
sistema virtuale per i relativi spostamenti del sistema effettivo è uguale al lavoro compiuto
dalle caratteristiche della sollecitazione del sistema virtuale per le relative misure di
deformazione del sistema effettivo.
Lext
f = Lf
int
l l
f = ( nu + pv + m )dz + Nu + Tv + M 0
Lext Lintf = ( N + T + M )dz
l
0 0
Per la dualità delle quantità coinvolte si lascia al lettore la dimostrazione di questa forma del
teorema.
4.3.1 Applicazione del PLV nella forma delle forze virtuali per il calcolo di spostamenti
o rotazioni in punti di una travatura isostatica
La determinazione di una componente di spostamento o rotazione in un punto di una travatura
isostatica rappresenta uno degli obiettivi di questo corso per poter verificare che gli spostamenti
subiti da una struttura per effetto dei carichi siano compatibili nei confronti della funzionalità
della struttura.
Il calcolo di spostamenti e rotazioni in travature piane può essere condotto attraverso l’impiego
del PLV nella forma delle forze virtuali esteso all’intera travatura. Spieghiamo il procedimento
con riferimento alla struttura piana di figura.
1) Calcoliamo le reazioni vincolari e le azioni interne della struttura data (N, T, M) (sistema
effettivo congruente).
2) Associamo al sistema di partenza un sistema virtuale equilibrato, considerando la struttura
di partenza ma caricata SOLO con una forza (virtuale) applicata nel punto e nella direzione
dello spostamento del sistema effettivo che si vuole conoscere (con verso di tentativo).
Data la linearità tra carichi e azioni interne, possiamo scegliere una forza virtuale unitaria e
ottenere le azioni interne (CdS) relative al sistema con la forza unitaria.
3) Calcoliamo le reazioni vincolari e le azioni interne del sistema virtuale (N1, T1, M1)
4) Riportiamo, per comodità di calcolo, in una tabella le sollecitazioni trovate:
N ( z) T ( z) M ( z) N1 ( z ) T1 ( z ) M1 ( z )
AB: N ( z ) = −ql T ( z) = 0 M ( z ) = −ql / 2
2
N1 ( z ) = −1 T1 ( z ) = 0 M1 ( z ) = −1
0 zl
BC: N ( z) = 0 T ( z ) = ql − qz M ( z ) = −q ( l − z ) / 2
2
N1 ( z ) = 0 T1 ( z ) = 1 M1 ( z ) = z − l
0 zl
Attenzione: l’ascissa z scelta nei singoli tratti deve essere la stessa per i due sistemi!!!
Completare con il tracciamento dei diagrammi e delle deformate qualitative.
5) Utilizziamo l’identità del PLV nella forma delle forze virtuali, considerando gli spostamenti
e le deformazioni del sistema reale e le forze e le azioni interne del sistema virtuale dovute
alla forza unitaria.
Lextf = Lintf
Lextf = P c = 1c
Lintf = ( N ( z ) ( z ) + T ( z ) ( z ) + M ( z ) ( z ) )dz
S
N ( z ) = 1N1 ( z ) T ( z ) = 1T1 ( z ) M ( z ) = 1M 1 ( z )
Lextf = Lintf
N ( z) T (z) M (z)
1C = 1 N1 ( z ) + T1 ( z ) + M1 ( z ) dz
S
EA GA r EJ
N ( z ) N1 ( z ) T ( z ) T1 ( z ) M ( z ) M 1 ( z )
→ C = + + dz
S
EA GAr EJ
(**)
Ogni integrale, (prodotto tra le caratteristiche di sollecitazione dei due sistemi/le rispettive
rigidezze), rappresenta il contributo allo spostamento in C di quel tratto di struttura al quale
si riferiscono le sollecitazioni e le rigidezze coinvolte.
Si osservi che in tal caso sono state assunte rigidezze uguali per i due tratti.
Lo spostamento in C tiene conto dei seguenti effetti (vedi diagrammi):
- accorciamento del tratto AB soggetto all’azione di una forza normale di compressione N=-
ql;
- effetto flessionale del tratto AB soggetto all’azione di un momento flettente costante M=-
ql2/2 (mensola);
- effetti deformativi del taglio e del momento flettente nel tratto BC.
Al 2
Se le travi sono snelle la quantità: è molto grande e quindi i contributi nella valutazione
Jx
dello spostamento dovuti alla deformazione assiale e a taglio taglio, nella valutazione dello
spostamento del punto C, sono trascurabili rispetto al contributo deformativo del momento
flettente.
In genere, per travature composte da travi snelle si possono a priori trascurare le azioni
deformative del taglio assumendo la rigidezza a taglio delle singole travi infinita
( GAr → ) .
Per l’azione della forza normale occorre porre maggior attenzione perché in casi in cui non
ci sono effetti flessionali, ad esempio nelle strutture reticolari o tratti tra due cernere, tale
azione non può essere a priori trascurata.
Si consiglia in tal caso di procedere considerando entrambe i contributi e, solo alla fine del
calcolo degli integrali, di trascurare eventualmente il contributo deformativo della forza
normale assumendo rigidezza assiale infinita delle travi che compongono la travatura
( EA → )
Infine, osserviamo che nell’esempio trattato, lo spostamento ottenuto con lo sviluppo degli
integrali, è positivo; significa quindi che il verso dello spostamento ipotizzato (concorde con
il segno della forza virtuale applicata-lavoro delle forze esterne positivo) è quello corretto.
Esercizio 4.3.1
Sia data la travatura isostatica di figura soggetta all’azione di un carico concentrato P. Determinare
la rotazione della trave nel punto A assumendo rigidezze uguali per tutti i tratti della travatura e
GAr →
sistema effettivo
Soluzione
Calcolo le reazioni vincolari del sistema effettivo:
VA = 0
3
VC = P
2
1
VD = P
2
Determino le caratteristiche della sollecitazione del sistema effettivo:
N ( z) T ( z) M ( z)
AB : 0 z l 0 0 0
BC : 0 z l 0 T ( z) = −P M ( z ) = − Pz
1
CD : 0 z 2l 0 T ( z) =
1
P M ( z ) = − P ( 2l − z )
2 2
Si lascia al lettore la rappresentazione grafica dei diagrammi e della deformata qualitativa del sistema.
Considero un sistema virtuale in cui applico una coppia unitaria in A (devo infatti calcolare una
rotazione). Determino le reazioni vincolari e le caratteristiche di sollecitazione di tale sistema.
sistema virtuale
Calcolo le reazioni vincolari del sistema virtuale
1
VA =
l
3
VC =
2l
1
VD =
2l
AB : 0 z l 0 T1 ( z ) =
1 1
M1 ( z) = z − 1
l l
BC : 0 z l 0 T1 ( z ) =
1 1
M1 ( z ) = z
l l
CD : 0 z 2l 0 T1 ( z ) = −
1
M1 ( z) =
1
( 2l − z )
2l 2l
Si lascia al lettore la rappresentazione grafica dei diagrammi e la deformata qualitativa dei sistemi.
Per calcolare la rotazione in A calcolo gli integrali (**) per i due tratti BC e CD e ottengo:
Pl 2 2 Pl 2 Pl 2 (n.b.: il segno negativo indica che la rotazione effettiva ha segno opposto a
A = − − =−
3EJ 3EJ EJ
quello della rotazione indotta dal momento virtuale applicato).
4.3.2 Applicazione del PLV nella forma degli spostamenti virtuali per il calcolo di
reazioni vincolari in punti di una travatura isostatica
Consideriamo adesso un esempio di applicazione del PLV nella forma degli spostamenti
virtuali per il calcolo delle reazioni vincolari in una travatura.
Esercizio 4.3.2
Data la struttura isostatica di figura si determini la reazioni vincolare in C utilizzando il PLV nella
forma degli spostamenti virtuali. Assumendo rigidezze uguali per tutti i tratti della travatura e
GAr →
sistema effettivo
Soluzione
Consideriamo un sistema virtuale e applichiamo solamente uno spostamento nel punto della struttura
e nella direzione in cui si vuole conoscere la reazione vincolare.
sistema virtuale
Lo spostamento virtuale applicato nel vincolo, essendo la struttura isostatica, provoca uno
spostamento rigido dei singoli tratti della travatura. In altri termini, non si ha deformazione associata
allo spostamento assegnato nel sistema virtuale.
Lext
u = Lu
int
u = ( n u + p v + m )dz + N u + T v + M 0
Lext Lint
u = 0
l
0
Per cui calcolo solo il lavoro compiuto dalle forze esterne e dalla reazione in C del sistema
effettivo per gli spostamenti del sistema virtuale.
Lext
u =0
z
l
3
u = VC − q 2 −
Lext dz = 0 → VC = ql
0 l 2
Si lascia al lettore la determinazione delle altre reazioni vincolari (assumendo uno spostamento
virtuale differente per ogni reazione da determinare.
Lext
u = Lu
int
l l
u = ( n u + p v + m )dz + N u + T v + M 0
Lext u = ( N + T + M )dz
Lint
l
0 0
Lext = Lint
l l
Lext = ( nu + pv + m )dz + Nu + Tv + M 0 Lint = ( N + T + M )dz
l
0 0
1 N2 T2
l
M2
2 0 EA GAr EJ
= + + .
Per cui, in una trave linearmente elastica il lavoro compiuto dalle forze esterne per i relativi
spostamenti è uguale al doppio dell’energia elastica di deformazione in essa immagazzinata:
Lext = 2 .
(Teorema di Clapeyron)
5 Applicazione del PLV nella forma delle forze virtuali per la risoluzione di sistemi
iperstatici (Muller-Breslau)
Il principio dei lavori virtuali nella forma delle forze virtuali consente di ottenere spostamenti
e rotazioni in punti di una struttura isostatica.
Tale procedura può essere estesa per ottenere un metodo generale di risoluzione delle strutture
iperstatiche detto il metodo delle forze.
Il metodo delle forze si basa sul principio di sovrapposizione degli effetti per cui un sistema
strutturale può essere studiato come la somma di più sistemi più semplici.
L’idea alla base del metodo è di decomporre il sistema di partenza (iperstatico) nella somma di
un numero di sistemi isostatici pari a n+1, dove n è il grado di iperstaticità del sistema.
Tali n+1 sistemi si ottengono sopprimendo un numero di vincoli (interni o esterni) pari al grado
di iperstaticità del sistema.
Spieghiamo il metodo con riferimento ad alcuni esempi di strutture piane iperstatiche di cui si
vuole determinare l’assetto statico e i diagrammi delle azioni interne.
Esempio 5.1 (Soluzione) sistema effettivo Struttura una volta iperstatica. Scegliamo un sistema
associato alla struttura in esame, in modo tale che sia
staticamente determinato. Ad esempio, riduciamo il
vincolo in A: da un vincolo triplo a un vincolo doppio
(cerniera). La reazione vincolare corrispondente
soppressa è detta iperstatica.
Congruenza
Il principio di sovrapposizione degli effetti consente di affermare che la soluzione del sistema effettivo è uguale
alla somma dei due sistemi (0) e X volte (1).
Dal punto di vista statico, le reazioni vincolari e i diagrammi del sistema effettivo si possono ottenere
sommando le soluzioni dei sistemi (0) e (1).
Dal punto di vista cinematico, per ripristinare la congruenza nel punto in cui è stato eliminato il vincolo
rotazionale (A), occorre imporre la seguente condizione sugli spostamenti (rotazione) in A dei tre sistemi:
10 + X11 = 1
La somma della rotazione in A nel sistema (0) e X volte la rotazione in A nel sistema con l’iperstatica posta
unitaria (1) deve essere uguale alla rotazione nel sistema effettivo. Poiché in A abbiamo l’incastro, la rotazione
nel sistema effettivo è nulla. In tal modo la congruenza consente di ottenere il valore X dell’iperstatica in grado
di ripristinare il vincolo soppresso del sistema effettivo.
Per trovare i termini 10 e 11 dell’equazione di congruenza posso utilizzare il PLV nella forma delle forze
virtuali. Osservo che per trovare la rotazione in A nel sistema (0) dovremmo considerare un sistema virtuale in
cui applicare una forza unitaria nel punto e nella direzione in cui vogliamo determinare la rotazione 10 ….Il
sistema virtuale è quindi uguale al sistema (1). Analogamente, per valutare la rotazione in A nel sistema (1)
dovrei considerare un sistema virtuale uguale al sistema (1).
Per cui, le rotazioni nei due sistemi possono essere ottenute svolgendo i seguenti integrali:
l
N N TT M M l
N 2 T2 M 2
10 = 0 1 + 0 1 + 0 1 dz 11 = 1 + 1 + 1 dz
0
EA GAr EJ 0
EA GAr EJ
Nel caso studio (nell’ipotesi di trave snella), si ottiene:
qL3 L qL2
10 = − 11 = → X=
24 EJ 3EJ 8
Il segno positivo consente di dire che il verso ipotizzato dell’iperstatica è corretto.
sistema effettivo risolto
L’assetto statico e i diagrammi del sistema effettivo si ottengono con la sovrapposizione delle reazioni vincolari
e dei diagrammi dei due sistemi: (0) e X volte (1).
Esempio 5.2 (Soluzione) sistema effettivo La trave di figura è detta trave continua. Nel punto B
della trave il vincolo è un appoggio semplice, in quel
punto non ci sono sconnessioni interne (continuità).
La trave è una volta iperstatica. Tra i differenti sistemi
principali scegliamo un sistema isostatico ottenuto,
anziché riducendo un vincolo esterno, introducendo
una sconnessione interna semplice (cerniera). In altri
termini, interrompiamo la continuità della struttura in
un punto. Tra i punti in cui inserire la cerniera,
scegliamo proprio il punto B.
sistema principale Tale sistema isostatico è detto sistema principale.
Consideriamo il sistema principale e gli applichiamo i
carichi esterni (sistema (0)).
Consideriamo il sistema principale e applichiamo su
di esso l’iperstatica posta unitaria X=1 (sistema(1)).
Congruenza
Dal punto di vista cinematico, occorre ripristinare la congruenza nel punto in cui è stata introdotta una
sconnessione semplice (B). La continuità della trave è ristabilita imponendo che la rotazione relativa (ossia la
differenza tra le due rotazioni (a destra e a sinistra della cerniera)) sia nulla in B:
10 + X11 = 1
Per trovare i termini 10 e 11 nell’equazione di congruenza utilizziamo il PLV nella forma delle forze virtuali.
(sistema 0)
(sistema 1)
Determiniamo le reazioni vincolari e i diagrammi delle azioni interne dei due sistemi.
Quindi, calcoliamo gli integrali nei singoli tratti. Nel caso studio (nell’ipotesi di trave snella), si ottiene:
Esempio 5.3 (Soluzione) Struttura due volte iperstatica. Scegliamo un sistema associato alla
sistema effettivo struttura in esame in modo tale che sia staticamente determinato.
Ad esempio, riduciamo il vincolo in A e quello in C. Abbiamo due
incognite iperstatiche: X1 (momento) e X2 (forza orizzontale).
N0 ( z) T0 ( z ) M 0 ( z) N1 ( z ) T1 ( z ) M1 ( z ) N2 ( z) T2 ( z ) M 2 ( z)
AB : ql 1
− 0 0 − 0 −1 1 1 1z
2 l
0 zl
BC : ql qlz qz 2 1 1
0 − qz − 0 z −1 1 −1 −1z + 1l
l l
0 zl 2 2 2
l
N 0 N1 T0T1 M 0 M 1 l
N12 T12 M 12
10 = + + dz 11 = + + dz
0
EA GAr EJ 0
EA GAr EJ
N 0 N 2 T0T2 M 0 M 2
l l
N 2 2 T2 2 M 2 2
20 = + + dz 22 = + + dz
0
EA GAr EJ 0
EA GAr EJ
l
N1 N 2 T1T2 M 1M 2
12 = + + dz
0
EA GAr EJ
Supponiamo rigidezza assiale e rigidezza a taglio infinita per i singoli tratti e calcoliamo i singoli integrali:
M 0 M1
l
qlz qz 2 1 dz 1 ql 3
10 = dz = − z − 1 =−
S
EJ 0
2 2 l EJ 24 EJ
M M2
l
qlz qz 2 dz 1 ql 4
20 = 0 dz = − (1l − 1z ) =
S 0
EJ 2 2 EJ 24 EJ
M 12
2
1 dz 4 l
l l
dz
11 = dz = 1 + z − 1 =
S
EJ 0
EJ 0 l EJ 3 EJ
M 22 l
2 dz
l
2 dz 2 l3
22 = dz = (1z ) + (1l − 1z ) =
S
EJ 0
EJ 0 EJ 3 EJ
M 1M 2 1
l l
dz dz 5 l2
12 = 21 = dz = ( −1)(1z ) + z − 1 (1l − 1z ) =−
S
EJ 0
EJ 0 l EJ 6 EJ
Sostituendo nelle equazioni di congruenza occorre risolvere il seguente sistema (forma matriciale):
4 5 1
l − l2
1 3 6 X 1 ql 3 24 1 2 3
= → X1 = − X2 = −
2 3 X 2 EJ 1
ql ql
EJ 5 2 28 28
− l l −
6 3 24
I segni negativi ottenuti nella valutazione delle iperstatiche indicano che i verso previsti delle iperstatiche devono essere cambiati.
Per determinare reazioni vincolari e caratteristiche di sollecitazione del sistema effettivo possiamo utilizzare il
principio di sovrapposizione degli effetti tra i sistemi (0)+X1(1)+ X2 (2). L’assetto statico del sistema di partenza
è quindi il seguente.