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M. Fanti
Fel = −k · ∆`
(legge di Hooke)
Le altre forze in gioco sono:
la forza di gravità: Fg = mg (con g = 9.806 m · s−2)
la forza di attrito: questa entra in gioco solo quando il sistema è in moto,
e si oppone al moto stesso
Il sistema è dotato di un disco che crea un attrito viscoso con l’aria cir-
costante; assumendo che questa sia la principale componente di attrito avremo
Fattr = −(C1 + C2|v |) · v , essendo v la velocità del moto.
Il termine in C1 è dominante per basse velocità e/o oggetti affusolati.
Il termine in C2 è dominante per alte velocità o per oggetti poco aerodinamici.
Il moto è dunque periodico, con periodo T , cioè per qualunque istante t x(t) = x(t ± T ) = x(t ± nT ), con n intero.
Il periodo è calcolabile come:
2π
T =
ω0
e la frequenza è:
1 ω0
ν0 = =
T 2π
k
La forza elastica è associata ad una energia potenziale U(x) = (x − x0)2, con x0 punto di equilibrio del sistema.
2
U(r)
Ogni moto di un sistema intorno al suo punto di equilibrio, per piccoli sposta-
menti può essere approssimato dalla forza elastica. 2
k(r − req )
+ U(req )
2
Esempio: oscillazione di atomi all’interno di una molecola, o di un cristallo. req r
Un esempio più complesso: le onde sonore. Qui le molecole di un mezzo vibrano intorno alla loro posizione di
equilibrio, ed inoltre “trasmettono” il loro stato di vibrazione alle molecole vicine. L’argomento verrà trattato in
seguito, ma qui ricordiamo che si tratta sempre di fenomeni legati alla forza elastica.
Un ulteriore esempio: le onde elettromagnetiche. Qui non si tratta più di un fenomeno meccanico: le quantità che
oscillano sono il campo elettrico e il campo magnetico. Non sono spostamenti nello spazio, ma sono sempre regolate
da equazioni formalmente analoghe.
Chiamiamo `0 la lunghezza della molla a riposo (cioè non sottoposta ad alcuna forza esterna), ` la sua lunghezza
attuale, cosicché ∆` = ` − `0.
Scegliamo un asse x orientato verso il basso, cosicché maggiori allungamenti ∆` corrispondono a maggiori valori di x.
La forza totale agente sulla massa m appesa è:
F = Fel + Fg + Fattr = −k(` − `0) + mg − (C1 + C2|v |)v
Punto di equilibrio
Il punto di equilibrio è quello in cui il sistema fermo non subisce forze. Questa condizione, imponendo F = 0 con
v = 0, corrisponde ad una lunghezza `eq tale che:
k(`eq − `0) = mg
def
Pertanto, d’ora in poi esprimiamo lo stato del sistema con lo spostamento dal suo punto di equilibrio: x = ` − `eq
Dinamica
def d ` dx
Ovviamente la velocità è v = = . L’equazione del moto diventa dunque:
dt dt
d 2x
dx dx
m 2 = F = −kx − C1 + C2
dt dt dt
(ogni effetto gravitazionale è riassorbito nella definizione del punto di equilibrio)
L’equazione
d 2x
dx dx
m 2 = F = −kx − C1 + C2
dt dt dt
costituisce la nostra formulazione del modello del sistema, ovvero uno strumento matematico che collega quantità
osservabili (in questo caso la posizione x(t)) a grandezze intrinseche del sistema stesso (in questo caso la massa m, la
costante elastica k, la costante di attrito C ).
Il modello consente di:
conoscere le grandezze intrinseche del sistema partendo da una o più misure degli osservabili;
effettuare predizioni sugli osservabili, una volta che le grandezze intrinseche del sistema siano note con sufficiente
precisione
Inoltre: diverse misure indipendenti (anche effettuate in condizioni dinamiche diverse) degli osservabili possono essere
utili a validare il modello, oppure a rivelarne i limiti. In quest’ultimo caso, il modello stesso potrebbe venire
riformulato, aggiungendo dettagli prima trascurati, alla luce delle conclusioni tratte.
⇒ si può estrarre k:
m(2) − m(1)
k = g (1)
Y − Y (2)
a
Il numero di misure al secondo è impostabile: si suggerisce di non eccedere 50 misure/secondo
Quanto detto finora non basta: vogliamo verificare che il modello ipotizzato sia valido, ovvero che descriva
correttamente le osservazioni.
Un possibile approccio: provare tante masse m(0), . . . , m(n) e misurare i cor- i m(i) Y (i) k (i)
rispondenti Y (0), . . . , Y (n), quindi calcolare il k fra due masse vicine: 0 ··· ± ... ··· ± ... —
1 ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
(i) m(i) − m(i−1) 2 ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
k = −g (i) ( i = 1, . . . , n )
Y − Y (i−1) ..
.
..
.
..
.
..
.
e verificare la compatibilità fra i k (1), . . . , k (n) ottenuti (attenzione alla n−1 ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
n ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
propagazione degli errori! non sono completamente scorrelati)
Mediante una serie di misure statiche di allungamenti, ottenuti appendendo alla molla masse note, è possibile
verificare se sussiste la legge lineare di Hooke Fel = −k∆`
Procedura:
si misura l’allungamento `0 per una massa di tara m0 — o meglio si misura la distanza Y0 dal sonar;
per diverse masse mk si misurano gli allungamenti `k — o meglio le distanze Yk dal sonar;
si verifica se i punti (mk ; Yk ) stanno su una retta Y = am + b ⇒ fit lineare
i valori di mk ; Yk hanno incertezze di misura: introdurle opportunamente nel fit
il χ2 deve essere buono;
controllo: la retta deve essere compatibile con il punto (m0; Y0);
g
si ricava k = — propagare le incertezze per avere anche σk
a
NOTA: se il χ2 viene brutto, l’estrazione di k non ha alcun senso
Questo è lo scopo della prima parte dell’esperienza
2
d x dx dx
m 2 = F = −kx − C1 + C2
dt dt dt
dx dx
e consideriamo due casi-limite sulla forza di attrito Fattr = − C1 + C2 :
dt dt
dx
basse velocità ⇒ C1 C2|v | ⇒ approssimiamo Fattr ' −C1
dt
dx dx
alte velocità ⇒ C1 C2|v | ⇒ approssimiamo Fattr ' −C2
dt dt
A priori non sappiamo quale è il comportamento realizzato dal sistema massa-molla che abbiamo.
⇒ dobbiamo analizzare entrambi i casi
⇒ avremo due modelli, le misure ci diranno qual è quello più idoneo.
Proprietà
Conserva tutte le proprietà dell’esponenziale reale; in particolare (1) eiφ1+iφ2 = eiφ1 · eiφ2
def
Si può estendere all’esponente complesso: se z = x + iy allora ez = ex eiy = ex [cos(y ) + i sin(y )]
Per z1, z2 complessi, ez1+z2 = ez1 ez2
In particolare, per |dz| → 0, edz = edx [cos(dy ) + i sin(dy )] ' (1 + dx)(1 + idy ) ' 1 + dx + idy ' 1 + dz, cosicché
ez+dz = ez edz ' ez (1 + dz), quindi:
d z
e = ez
dz
1
usare le regole di somma delle funzioni trigonometriche
cos(φ1 + φ2 ) = cos φ1 cos φ2 − sin φ1 sin φ2 e sin(φ1 + φ2 ) = sin φ1 cos φ2 + sin φ1 cos φ2
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Legge oraria del sistema massa–molla (Fattr = −C1v)
Partiamo dall’equazione del moto:
d 2x dx
m 2 = F = −kx − C1
dt dt
def def
Definiamo per comodità 2γ = C1/m e ω02 = k/m, quindi:
d 2x dx
2
+ 2γ + ω02x = 0
dt dt
È un’equazione differenziale lineare di secondo ordine a coefficienti costanti.
La teoria delle equazioni differenziali ci dice che esistono due soluzioni linearmente indipendenti e che la soluzione
generale è una combinazione lineare di queste.
Per trovare le due soluzioni, pensiamo ad x come una variabile complessa, x(t) → z(t). Poiché i coefficienti sono
reali, se z(t) è soluzione di
d 2z dz 2
+ 2γ + ω 0 z =0
dt 2 dt
allora x(t) = R[z(t)] è soluzione dell’equazione in x.
Dalla teoria, la forma della soluzione è z(t) = Aest , dove s si può determinare per sostituzione, osservando che
d st st
dz e = s · e :
q
2 2
s + 2γs + ω0 = 0 ⇒ s± = −γ ± γ 2 − ω02
quindi
h √ √ i
s+ t s− t −γt + γ 2 −ω02 t − γ 2 −ω02 t
z(t) = A+e + A−e =e A+e + A−e
È un moto oscillatorio smorzato, A, φ dipendono s dallecondizioni iniziali, ω00 dalle caratteristiche del sistema.
2
k C1
Notare che ω00 è influenzato dall’attrito: ω00 = −
m 2m
exp(-[0]*x)*(cos([1]*x)+[0]/[1]*sin([1]*x))
0 moto smorzato:
— ω0 = 1 , γ = 10
-0.5
moto critico:
— ω0 = 1 , γ = 1
-1
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
dE
Dobbiamo risolvere ' hWattr i:
dt 1
Fattr=-C2|v|v
dA 4
kA = − C2(ω0A)3 Fattr=-C1v
dt 3π 0.5
dA 4 C2ω03 2
= − A
dt 3π k 0
dA 4 C2ω03
= − dt
A2 3π k
3
-0.5
1 1 4 ω0
⇒ − = C2 t = αt
A(t) A0 3π k
3
-1
A0 def 4 ω
⇒ A(t) = α= C2 0 0 20 40 60 80 100 120
1 + A0αt 3π k
3
dA 4 C 2 ω 0 k
Limiti di validità abbiamo supposto che ω0A ⇒ A2 ω0A ⇒ soddisfatta se C2
dt 3π k Aω02
Ora, |Fel | = k|x| ≈ kA e |Fattr | = C2|v 2| ≈ C2A2ω02 kA r
k
⇒ su un solo ciclo |Fattr | |Fel |, l’oscillazione è dominata dalla forza elastica ⇒ ω0 =
m
m
⇒ la condizione di validità di tutte le approssimazioni è C2
m A m
Che cosa vuol dire in pratica ? Va bene C2 ≈ 0.1 ? Bisogna andare a C2 ≈ 0.01 ?
A A
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Osservazione della legge oraria
Il sonar collegato al computer consente di misurare la distanza Y (t) in
una sequenza di istanti t equidistanziati di ∆t (a) . Ricordando che
x(t) + Y (t) = costante, possiamo visualizzare la legge oraria del moto:
190
Y(t) [mm]
(t0;A0)
180
170 (t1;A1)
(t2;A2)
160 (t3;A3)
(t4;A4) (t5;A5) (t6;A6)
150
140
130
120
0 1 2 3 4 5 6
t [s]
tn − t0
misurando la distanza fra n creste si ottiene il periodo: T =
n
per misurare le ampiezze delle creste A0, A1, . . . , An , . . . occorre sottrarre il livello di equilibrio
(per es facendo una media di tutti i punti campionati)
Poiché l’acquisizione dati non è continua, ma avviene ogni ∆t, la posizione delle creste non è perfettamente accurata:
190
Y(t) [mm]
(t0;A0)
180
170 (t1;A1)
(t2;A2)
160 (t3;A3)
(t4;A4) (t5;A5) (t6;A6)
150
140
130
120
0 1 2 3 4 5 6
t [s]
individuato l’istante ti in cui rileviamo un massimo locale, il massimo “vero” sarà localizzato a ti ± ∆t
il valore dello spostamento massimo Ai è sempre sottostimato.
Primo approccio: per ogni massa m(i) misuriamo il peri- i m(i) T (i) [T (i) ]2 k (i)
odo T (i) e calcoliamo 1 ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
2 ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
(i) m(i)
2
..
.
..
.
..
.
..
.
k = 4π
[T (i)]2 n ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ... ··· ± ...
ATTENZIONE a propagare le incertezze! σT 2 = 2T σT
I valori ottenuti di k (i) sono fra loro compatibili?
Si osserva un andamento dei k (i) in funzione delle masse m(i)?
Confrontate con la misura statica di k fatta in precedenza: in quali condizioni le misure dinamiche di k (i) si
avvicinano di più a quella statica?
Come possiamo spiegare l’effetto? La massa della molla può giocare un ruolo?
[suggerimento: anche la molla “scarica” può oscillare sotto il suo stesso peso. . . ]
Secondo approccio: verifichiamo se i punti (m; T 2) prelevati rispettano una legge lineare: ci aspetteremmo
2 4π 2
T = · m ⇒ facciamo un fit lineare con T 2 = a · m + b. Come viene il χ2?
k
4π 2
Se è “buono” la legge lineare è soddisfatta ⇒ possiamo estrarre k = . Qual è il significato di b?
a
Y(t) [mm]
(t0;A0)
180
170 (t1;A1)
(t2;A2)
160 (t3;A3)
(t4;A4) (t5;A5) (t6;A6)
150
140
130
120
0 1 2 3 4 5 6
t [s]
Ora al nostro sistema massa–molla viene applicata un’azione esterna, sotto forma di forza sinusoidale.
Il sistema viene modificato, aggiungendo una forza esterna sinusoidale Fest = F0 cos(ωt), con ω regolabile a
piacimento. L’equazione del moto diventa dunque:
d 2x dx
m 2 = Fel + Fattr + Fest = −kx − C + F0 cos(ωt)
dt dt
Come già fatto in precedenza, passiamo alla coordinata complessa z(t), ricordando
q che poi porremo x(t) = R[z(t)].
def def def
Come in precedenza, anche qui poniamo 2γ = C /m, ω02 = k/m, e ω00 = ω02 − γ 2. L’equazione del moto diventa:
d 2z dz 2 F0 iωt
+ 2γ + ω 0 z = ·e
dt 2 dt m
Si tratta di un’equazione differenziale lineare, di secondo ordine, a coefficienti costanti, non omogenea, a causa della
presenza del termine f0 · eiωt .
La soluzione generale è data dalla somma di una soluzione particolare, e della soluzione generale dell’equazione
omogenea corrispondente: x0(t) = A0e−γt cos(ω00 t + φ0).
La soluzione particolare è della forma zpart(t) = Aparteiωt , con Apart da determinare per sostituzione diretta:
2 F0 iωt F0/m
−ω + 2iγω + ω0 Aparteiωt =
2 iϕ
·e ⇒ Apart = 2 ≡ Ae
m ω0 − ω 2 + 2iγω
dove ovviamente:
F0/m 2γω
A ≡ |Apart| = p 2 ; tan(ϕ) = −
(ω0 − ω 2)2 + 4γ 2ω 2 ω02 − ω 2
Il termine transiente è caratterizzato dalla frequenza angolare ω00 dell’oscillazione libera, ma si attenua nel tempo
fino a scomparire. Le costanti A0, φ0 dipendono dalle condizioni iniziali, x e dx/dt all’istante t = 0.
Il termine stazionario è caratterizzato dalla frequenza angolare ω della forzante esterna, e permane nel tempo.
8
a quando le componenti transiente e stazionaria sono in fase
6
4
(interferenza costruttiva). I nodi si hanno quando le
2
0
componenti transiente e stazionaria sono in opposizione di
-2
-4
fase (interferenza distruttiva). Con lo smorzarsi del transiente
-6
-8
la modulazione si fa via via più debole.
50 100 150 200 250 300 350 400
1/sqrt((x^2-1)^2+4*([0]*x)^2) -acos((1-x^2)/sqrt((x^2-1)^2+4*([0]*x)^2))
0.5
L’ampiezza dell’oscillazione stazionaria cresce quando la frequenza forzante si avvicina a quella propria: questo
fenomeno si chiama risonanza .
F0/m
q
La massima ampiezza si raggiunge per ω = ω02 − 2γ 2 ' ω0 (nel caso ω02 γ 2) e vale Aris ' .
2γω0
La larghezza √della curva di risonanza si caratterizza con le frequenze alle quali A(ω) =√Aris/2: ciò avviene per
ω − ω0 ' ± 3γ. La FWHM (full width at half of maximum) è pertanto FWHM = 2 3γ.
La fase alla risonanza vale ϕris = −π/2
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Misure con il sistema forzato
Misure dinamiche
Misura del periodo di oscillazione T per diverse masse appese.
(molla) (k) (k)
⇒ per ciascuna molla dovreste avere la massa della molla m e diverse coppie m ; T
Verifica della relazione lineare fra m e T 2, estrazione della costante elastica k e dell’effetto inerziale della molla δm.
Controllo della compatibilità con il valore di k ottenuto dalle misure statiche.
Misura dello smorzamento: è come atteso?
⇒ i dati favoriscono Fattr ∝ v o Fattr ∝ v 2?
Provare a cambiare il disco frenante: come varia γ rispetto alla superficie del disco?
. . . la costante può essere determinata cercando il miglior accordo fra i valori aspettati (A(ω)) e quelli osservati.
⇒ La curva di risonanza misurata assomiglia a quella attesa?
L’oscilloscopio misura tensioni elettriche ∆V in funzione del tempo t e le rappresenta come un grafico.
Viene solitamente usato per visualizzare segnali periodici, che devono pertanto ripetersi sullo schermo, uguali per
successive scansioni.
Le scale orizzontale (tempo) e verticale (tensione) vengono scelte operando sui pomelli del pannello frontale,
VOLT/DIV e SEC/DIV I valori scelti vengono mostrati sullo schermo (che è diviso orizzontalmente in 10 divisioni e
verticalmente in 8 divisioni)