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analisi qualitativa: viene di solito eseguita per prima su una sostanza o una miscela di sostanze
totalmente incognita ed ha lo scopo di determinare quali elementi e/o sostanze siano presenti in una
miscela.
Lo scopo è fornire risposte ai seguenti quesiti:
- cos’è la sostanza esaminata?
- cosa contiene?
L’ANALISI VOLUMETRICA
In questa tecnica analitica una sostanza viene dosata quantitativamente mediante una titolazione, cioè la
misura del volume della quantità di reattivo (soluzione titolante, a titolo, cioè a concentrazione nota)
necessaria per una reazione stechiometrica con la sostanza da dosare (analita).
Il punto in cui la reazione è completa è detto punto equivalente, la reazione tra analita e titolante è detta
titolazione. Il punto equivalente è il punto teorico di fine titolazione: al punto equivalente gli equivalenti di
titolante sono sempre uguali agli equivalenti di analita mentre ciò non si può dire per le moli, che dipendono
dai coefficienti di reazione. Il punto finale è invece quello pratico, cioè quello in cui l’operatore valuta che la
titolazione sia terminata; la differenza tra il punto equivalente e quello finale rappresenta l’errore di
titolazione e deve essere ovviamente il minimo possibile.
Questa tecnica presuppone la preparazione di una soluzione standard cioè a titolo noto. Il titolo è la
concentrazione della soluzione standard espressa come N o M.
Secondo le modalità applicative, le possibilità sono:
~ TITOLAZIONE DIRETTA: si aggiunge direttamente il titolante alla soluzione di analita fermandosi
al punto finale:
~ TITOLAZIONE INDIRETTA: si ha quando un analita viene fatto reagire quantitativamente
producendo una specie che viene successivamente titolata;
~ RETROTITOLAZIONE: quando si aggiunge un eccesso noto di reattivo alla soluzione da titolare e
si titola quello che non ha reagito per mezzo di un opportuno titolante.
La rilevazione del punto equivalente/finale di una titolazione può essere fatta con:
- metodi chimico-fisici: si utilizzano le tecniche strumentali
- metodi chimici: si utilizzano gli indicatori.
Gli indicatori sono sostanze, generalmente organiche, che manifestano una netta variazione cromatica al
punto equivalente; solo raramente il titolante può fare da autoindicatore (come per esempio il KMnO4)
L’indicatore viene scelto in modo che la curva di titolazione attraversi nettamente il campo di viraggio
dell’indicatore: in questo modo il viraggio è pressoché istantaneo e permette di rilevare con precisione il
punto finale della titolazione.
SOLUZIONI STANDARD
In qualsiasi metodo analitico è necessario preparare una o più soluzioni di riferimento, dette soluzioni
standard o semplicemente standard, contenenti l’analita a concentrazione nota. Gli standard possono essere
primari o secondari.
Uno standard primario deve avere i seguenti requisiti:
- deve avere un grado di purezza superiore al 99,5%
- deve essere stabile, così come le sue soluzioni
- non deve essere igroscopico (cioè assorbire acqua), deliquescente (sciogliersi nell’acqua assorbita
come umidità) o efflorescente (dare cristallizzazione in presenza di umidità)
- non deve subire cambiamenti fisici o chimici quando viene essiccato
- deve essere solubile in acqua o negli acidi o nelle basi più comuni
- deve avere la minima tossicità possibile e deve essere smaltibile facilmente dopo l’uso
- deve essere facile da pesare, maneggiare e reperire
- non deve essere eccessivamente costoso
- deve avere una massa molare elevata per assicurare una pesata più accurata
- se si tratta di una standard primario per titolazioni volumetriche deve avere una stechiometria di
reazione ben definita
Le sostanze che non possono essere considerate standard primari sono dette standard secondari: le loro
soluzioni preparate per pesata sono a titolo approssimativo e devono essere standardizzate con una soluzione
di standard primario.
Secondo l tipo di reazione che avviene nel corso della reazione si hanno:
1. TITOLAZIONI ACIDO-BASE
Le titolazioni acido-base sono delle reazioni di neutralizzazione.
Le definizioni di ACIDO e BASE sono cambiate molto nel corso della storia partendo da Arrenius il quale
dice che un “acido” è una sostanza che contiene idrogeno nella sua formula chimica e si dissocia in acqua per
dare ione idronio, mentre una “base” è una sostanza che contiene ione idrossido nella sua formula chimica e
dissocia in acqua per dare ione idrossido. Poi fu la volta di Brønsted-Lowry il quale afferma che un “acido”
è qualsiasi specie in grado di donare protoni H+, mentre una “base” è qualsiasi specie chimica in grado di
accettare ioni H+. Ed infine Lewis che afferma che un “acido” è qualsiasi composto in grado di accettare un
doppietto elettronico, mentre una “base” è qualsiasi composto in grado di cedere un doppietto elettronico.
L’acqua secondo il modello di Brønsted-Lowry si comporta contemporaneamente da acido e da base
trasferendo uno ione H+ da una molecola all’altra secondo la reazione:
A- + H2O ↔ HA + OH-
Lo ione idrossido e l’acido sono la base e, rispettivamente, l’acido coniugato di acqua e A-. La costante acida
e la costante basica sono definite dal rapporto fra le concentrazioni molari della specie in soluzione
all’equilibrio
k a=¿ ¿
k b=[ HA ] ¿ ¿
Il prodotto Ka x Kb di una qualunque coppia coniugata acido-base è dato dal prodotto :
k a × k b=k w =¿
DEBOLE FORTE
+¿= √ K a ⋅Ca ¿
H ρH =−log ¿ ¿ pH =−log ¿ ¿
¿
2. TITOLAZIONI COMPLESSOMETRICHE
Le titolazioni complessometriche sono basate sulla formazione di un complesso tra il titolante e il titolato.
Perché una reazione complessometrica possa trovare applicazione in analisi deve soddisfare i seguenti
requisiti:
a. Deve essere rapida;
b. Deve essere stechiometrica;
c. Il complesso deve essere relativamente stabile.
Solitamente, le reazioni che coinvolgono leganti monofunzionali non hanno questi requisiti. Per tale motivo,
si usano i leganti polifunzionali (CHELANTI) che contengono piùgruppi complessanti in una stessa
molecola. Il complesso fra un chelante e un legante è chiamato CHELATO.
Il complessante più usato come agente titolante e senz’altro l’ACIDO ETILENDIAMMINOTETRACETICO
(EDTA):
3. TITOLAZIONI DI PRECIPITAZIONE
Esse essendo più veloci trovano numerose applicazioni pratiche. La reazione coinvolta deve soddisfare
alcuni requisiti:
Deve essere rapida e completa;
Deve seguire una stechiometria ben definita;
Deve essere selettiva evitando la precipitazione di specie interferenti;
Deve consentire l’individuazione del punto finale in corrispondenza del punto di
equivalenza.
Il metodo di analisi consiste nell’aggiungere alla soluzione incognita un’altra soluzione che forma con la
prima un precipitato insolubile.
~ METODO DELL’ITORBIDAMENTO:
titolazione di una soluzione di AgNO3 con una soluzione standard di NaCl
~ FORMAZIONE DI UN PRECIPITATO COLORATO:
determinazione di Cl- per titolazione con AgNO3 in presenza di cromati (METODO
MOHR)
~ FORMAZONE DI UN COMPOSTO SOLUBILE COLORATO:
determinazione di Cl- per retrotitolazione dell’eccesso di SCN- in presenza di Fe3+ si forma
il complesso solubile di tiocianato ferrato III (METODO VOLHARD)
~ USO DI INDICATORI DI ADSORBIMENTO:
determinazione di Cl- per titolazione con AgNO3 in presenza di floresceina (METODO
FAJANS)
La SOLUBILITA’ è la concentrazione del soluto in una soluzione satura (g/l)
La Ks è la costante dell’equilibrio di solubilità dei solidi ionici espressa come prodotto di concentrazioni.
Il corpo di fondo si forma quando si inizia a formare l’equilibrio chimico ovvero il punto di saturazione.
Il Qs è il quoziente di reazione:
- Se Qs>K SI è formato il precipitato
- Se Qs<K non si è formato il precipitato
Ci sono 4 fattori che influenzano la solubilità:
1. EFETTO IONE IN COMUNE
La variazione di una quantità sposta la reazione (principio di Chartelier)
−¿+CB ¿
+¿+B ¿
AB→ A
Dove CB deriva da un’altra soluzione
2. PH
a. Specie con OH- presenti nell’equilibrio
−¿¿
+¿+0 H ¿
BOH → B
Dove la CM di OH- dipende dal pH
A. Ioni salini che idrolizzano
−¿¿
AB→ A +¿+B ¿
b. TEMPERATURA (∆H)
A. Se assorbe calore allora si ha il quoziente tra i reagenti e perciò la reazione procede verso destra
e si dice endotermica.
B. Se rilascia calore allora si ha il quoziente tra i prodotti e perciò la reazione procede verso sinistra
e si si dice esotermica.
c. AGENTI COMPLESSANTI
CURVA DI TITOLAZIONE PER PRECIPITAZIONE:
il caso più “semplice” di una curva di titolazione è quello in cui il rapporto stechiometrico di
reazione è 1:1. Di seguito è riportato l’esempio di come determinare la curva mediante calcoli
approssimati considerando la titolazione di 40ml di una soluzione di cloruro di 0,1M con soluzione
di ioni d’argento 0,1000M.
+¿→ A g CI ¿
−¿+ A g ¿
CI
Al punto di equivalenza:
METODO DI MOHR
È un metodo di titolazione diretto, si applica impiegando il cromato di potassio come indicatore che
precipita come cromato di argento di colore rosso arancio che per ragioni di differente solubilità
precipita dopo il cloruro d’argento e il bromuro di argento.
Si deve usare un ambiente tamponato neutro o leggermente alcalino con un ph compreso tra 6,5 e 9
perché a ph troppo alti l’argento può precipitare come ossido AG2O o a ph troppo bassi il cromato si
trasforma in bicromato.
Il metodo di Mohr necessita di un bianco quando si titola una soluzione diluita.
METODO DI VOLHARD
È un metodo di titolazione indiretta e consiste nell’aggiungere alla soluzione acida del campione in
esame un eccesso noto di ioni argento che viene retrotitolato con tiocianato di potassio e allume
ferrico come indicatore.
METODO DI FAJANS
Il metodo consiste nel utilizzo di colorati organici che vengono fortemente adsorbiti da alcuni
precipitati cosi da provocare una variazione cromatica sulla superficie del precipitato che ppuò
essere sfruttata per determinare il punto finale.
Il precipitato deve essere finemente disperso.
Gli indicatori più usati sono la fluoresceina e la eosina:
4. TITOLAZIONI DI OSSIRIDUZIONE
Le titolazioni di ossidoriduzioni o redox sono titolazioni in cui la reazione analitica è un ossidazione (si parla
di ossidimetria) nel caso di una riduzione (si parla di riduttimetria)
INDICATORI DI OSSIDORIDUZIONE
Alcuni reagenti come il permanganato di potassio, non richiedono l’impiego di indicatori dato che
impartiscono loro stessi un’intensa colorazione. Gli indicatori di ossidoriduzione son sostanze sensibili alla
variazione del potenziale della reazione e non alla variazione della concentrazione di uno dei reagenti. La
semi reazione responsabile della variazione di colore è:
Come per gli indicatori acido-base, anche per gli indicatori redox, perché si possa apprezzare una variazione
di colore, il rapporto tra Inox e Inred deve essere superiore a 100. Quindi la concentrazione delle due specie
deve essere compresa fra:
Sostituendo nell’equazione di Nerst, perché si apprezzi un cambiamento di colore, il potenziale del sistema
deve essere compreso fra:
LA PERMANGANATOMETRIA
La permanganatometria è una titolazione di ossidoriduzione che usa come reattivo il permanganato. Il
permanganato di potassio è un forte ossidante e questa sua prerogativa ne limita le applicazioni in campo
analitico dato che i substrati organici, oltre ad essere titolat, vengono anche degradati.
In ambente acido il permanganato di potassio è un forte ossidante:
L’ELETTROCHIMICA
1. Studia i fenomeni che avvengono in un sistema chimico al passaggio di corrente elettrica (celle
elettrolitiche) sia quelli che consentono a un sistema chimico di produrre energia elettrica (pila)
2. Una pila è un’apparecchiatura che trasforma l’energia chimica di una reazione in energia elettrica
(SPONTANEA)
3. Una cella elettrolitica è un dispositivo che consuma energia elettrica affinchè avvenga una reazione
redox (NON SPON0TANEA)
4. In una redox spontanea gli elettroni si spostano rapidamente fra i reagenti e si libera energia sotto
forma di calore. L’energia sviluppata si può trasformare in energia elettrica se, separando l’ossidante
dal reagente, gli elettroni sono costretti a muoversi attraverso un filo metallico esterno che collega i
due siti di reazione (SEMICELLE) .
LA PILA DI DANIEL
- una semicella in cui la lamina di Zn è
immersa in una soluzione di ZnSO4
1M.
- Una semicella in cui la lamina di Cu è immersa in una soluzione di CuSO4 1M.
- Un filo metallico che collega le due lamine compreso di misuratore.
- Un ponte salino che collega le due semicelle.
Una volta montata la pila gli elettroni incominciano a passare attraverso il filo trasferendosi dall’elettrodo
sede della ossidazione all’elettrodo sede della riduzione. Contemporaneamente gli ioni trasportano la carica
attraverso la soluzione elettrolitica:
- I cationi migrano verso la semicella della riduzione
- Gli anioni migrano verso la semicella dell’ossidazione
L’elettrodo a cui avviene l’ossidazione (cede) anodo (polo negativo)
L’elettrodo a cui avviene la riduzione catodo (polo positivo)
Il voltaggio di una pila è la differenza di potenziale (ddp) misurata in volt (v) fra i due elettrodi. La
differenza di potenziale o forze elettromotrici (fem) di una pila è il valore, sempre positivo, della differenza
di potenziale del catodo è il potenziale dell’anodo.
Fem= Ecatodo-Eanodo
Il potenziale standard di riduzione di una coppia redox è il potenziale che la corrispondente semicella assume
quando è abbinata ad un elettrodo standard di idrogeno in condizione standard.
Il potere riducente di una coppia redox è tanto più grande quanto più è negativo il suo potenziale di
riduzione.
In condizioni standard gli ioni idronio ossidano tutte le specie con E 0<0, mentre tutte le specie con E 0>0
ossidano H2.
Il catodo è la semicella che contiene la coppia redox con E 0 maggiore.
Nelle reazioni:
POTENZIOMETRIA
È una tecnica analitica che si basa sulla misura della differenza di potenziale in una cella elettrochimica in
condizioni di equilibrio. Quando un sistema elettrodico raggiunge l’eq. Si crea una separazione di carica
elettrica fra metallo e soluzione. Si dice “E” la ddp tra metallo e soluzione.
LA LEGGE DI NERST
Dove:
- E: potenziale di elettrodo
- E°(OX / RID): potenziale standard della coppia ossidato – ridotto
- R: 8,3145 J/mol*K (costante dei gas)
- T: temperatura assoluta (in K)
- n: numero di elettroni scambiati nella semireazione OX + n e- → RID
- F: 96485 Coulomb/mol (costante di Faraday)
- a*OX: indica il prodotto delle 'attività' di tutte le specie che compaiono nella semireazione
dalla parte della forma ossidata, elevate al loro coefficiente stechiometrico
- a*RID: indica il prodotto delle 'attività' di tutte le specie che compaiono nella semireazione
dalla parte della forma ridotta, elevate al loro coefficiente stechiometrico
Questa consente di risalire al potenziale elettrodico alla concentrazione in soluzione.
PONTE DI CELLA= rappresenta una misura quantitativa della tendenza dei reagenti a formare i prodotti,
cioè della reazione ad avvenire.
PONTE SALINO= vene usato il KCl perché ha un potenziale interliquido basso
STANDARD A IDROGENO (SHE)= è composto da una semicella che contiene una lamina di Pt e si fa
gorgogliare in una soluzione di H+ 1M in una soluzione di H2 a STP. A STP (25°C/1 bar) la semicella ha
0V.
(CATODO)
(ANODO)
Se in una semicella SHE si hanno 0V allora i volt che si leggerebbero sul voltimetro saranno quelli associato
all’altra coppia nell’altra semicella.
PILA SCARICA= quando si esaurisce il sistema chimico in relazione alle semicelle
ELETTRODI DI RIFERIMENTO
I requisiti essenziali per un elettrodo di riferimento sono:
1) avere un potenziale noto e costante, indipendente dalla composizione della soluzione in cui viene
immerso;
2) essere robusto;
3) essere di facile realizzazione.
L’elettrodo standard ad idrogeno non soddisfa tali requisiti, pertanto gli elettrodi di riferimento più usati in
potenziometria sono: Elettrodo a calomelano e Elettrodo ad argento-cloruro di argento
ELETTRODI DI RIFERIMENTO A CALOMELANO
L’elettrodo a calomelano saturo (SCE) consiste in un filo di platino immerso in una soluzione di mercurio
liquido, a sua volta a contatto con una pasta di mercurio liquido e kcl immersa in una soluzione satura di
cloruro di potassio e cloruro di mercurio. Nell’elettrodo avviene la reazione :
ELETTRODI DI 2 SPECIE
I metalli non solo servono come elettrodi indicatori per il loro rispettivo catione, ma possono essere utilizzati
anche per misurare l’attività di anioni che formano precipitati poco solubili o complessi stabili con questo
catione (elettrodo indicatore di seconda specie). Se un metallo M forma un sale poco solubile MXn con un
anione monovalente, in una soluzione saturata con MXn il potenziale di un elettrodo metallico dipenderà
dall’attività dell’anione X-. Sulla base della seguente reazione elettrodica:
In questi dispositivi, detti anche elettrodi iono-selettivi, la misura dell’attività di uno ione si basa sulla
determinazione del potenziale che si stabilisce fra le due pareti di una membrana, realizzata in materiale
speciale, che separa la soluzione incognita dello ione di interesse da una soluzione ad attività nota dello
stesso. Tutti sono caratterizzati da:
- Minima solubilità nei mezzi circostanti;
- discreta conducibilità elettrica (per migrazione ionica all’interno);
- reattività selettiva verso lo ione di interesse;
- buona riproducibilità e buon renge di validità.
Esso risponde selettivamente ad una specie in soluzione ed è costituito da un elettrodo interno immerso in
una soluzione contenente lo ione in esame ad una attività definita e costante e da una membrana ionoselettiva
in grado di legare selettivamente lo ione in esame.
All’equilibrio la ddp attraverso la membrana dipende dalla differenza di attività dello ione fa la soluzione
interna all’elettrodo ed il campione in esame.
CONDUTTIMETRIA
Metodica di analisi basata sulla misura della variazione della conducibilità di una soluzione, compresa tra
due elettrodi, al variare delle specie ioniche presenti o della loro concentrazione.
Prendono il nome di elettroliti tutte le sostanze dissociabili in ioni. Le soluzioni acquose di elettroliti perciò
conducono la corrente elettrica.
Gli elettroliti sono conduttori di 2° specie dove la differenza di potenziale E ad una data temperatura T è
proporzionale alla corrente elettrica I che lo attraversa per mezzo di una quantità costante e tipica del
conduttore detta resistenza R, calcolabile con la formula generale dei conduttori.
ρ∗l
E=I∗R=
s
(R=resistenza della soluzione contenente l’analita espressa in Ω – ρ=resistenza specifica/resistività- s = la
sezione tra i due elettrodi identici – l = la distanza tra gli elettrodi)
La conducibilità elettrica di una soluzione elettrolitica, intesa in senso generico come la sua capacità di
condurre la corrente per trasporto degli ioni in essa presenti, dipende da diversi fattori quali:
a. CM
b. T
c. Carica
d. Mobilità
Le grandezze più significative per esprimere la conducibilità delle soluzioni elettrolitiche sono la
conduttanza C e la conduttività o conduttanza specifica γ l'attitudine di una soluzione a condurre corrente e la
conduttanza equivalente Λ.
1 1 γ∗s
C= γ= C=
R ρ l
VANTAGGI SVANTAGGI
1. Elevata accuratezza 1. Relativa lentezza
2. Elimina l’interpretazione soggettiva 2. Efficienza della strumentazione
3. È possibile lavorare in presenza di 3. Necessita di apposita attrezzatura
soluzioni colorate o opalescenti strumentale
4. Si possono titolare soluzioni diluite <10-3
TITOLAZIONI CONDUTTIMETRICHE
Si segue la variazione della conduttanza di una soluzione contenente l’analita con il procedere della
titolazione. Questo metodo di analisi è applicabile solo se in corrispondenza del punto di equivalenza si ha
una variazione sufficientemente brusca della conducibilità tale da poter essere apprezzata.
Praticamente non si misura il valore della conduttanza per ogni aggiunta di titolante, ma si effettuano 3-4
misure prima del punto equivalente ed altrettante dopo; si costruisce il diagramma conduttanza vs volume di
titolante per estrapolazione si ottiene il punto equivalente.