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L’eleganza di una molla spiegata mediante la legge di

Hooke e Arduino
F. Annese* (2061981) R. Brienza (2088378)
M. Bassani (2086894) E. Bergantino (2070382)
27 Marzo 2023

Abstract
Lo studio delle molle risulta essere rilevante se si pensa che sono una buona approssimazione
del legame tra gli atomi di un solido e quelli di un liquido. Riscaldare un corpo equivale a un
aumento dell’energia elastica delle molle che ”legano” gli atomi e di conseguenza a un loro
allungamento. Ciò provoca un aumento macroscopicopdelle dimensioni del corpo.
Sperimentalmente osserviamo che il periodo T ∝ m/k (come predetto dal modello
teorico), pertanto l’andamento del periodo rispetto alla massa risulta non essere lineare. Se
si linearizza la relazione che lega il periodo T alla massa m ad una retta, si nota che la pen-
denza fornisce informazioni sulla costante elastica k della molla, mentre l’intercetta della retta
è nulla. Quest’ultima ha un significato fisico molto rilevante perché, in assenza di massa ag-
ganciata, la molla non può oscillare e il periodo di oscillazione T sarebbe infinito.

1 Introduzione
Gli oggetti che presentano la proprietà dell’elasticità possono essere trattati (per sem-
plicità) come una molla. Le forze esercitate dalle molle sono l’esempio più semplice di
forze che dipendono solo dalla posizione. Nel caso di una molla ideale la forza si es-
prime matematicamente mediante la Legge di Hooke, ovvero:

⃗ e = −k∆x.
F (1)

Dove F
⃗ rappresenta il vettore forza elastica, ∆x la variazione di lunghezza (detta anche
allungamento o deformazione) e k è una costante detta costante elastica.

In questo esperimento si determina l’andamento del periodo di una molla rispetto a

* Codice gruppo : 20703822088378

1
5 masse diverse. La relazione teorica del periodo delle oscillazioni della molla è:
r
m
T = 2π .
k
Sperimentalmente, rispetto ai dati ottenuti, si linearizza tale relazione ad una retta e si
spiega il significato che assumono il coefficiente angolare e l’intercetta di quest’ultima.

2 Apparato sperimentale
L’apparato sperimentale usato per eseguire le misurazioni si compone di:

• Una molla appesa in verticale a cui è fissato sull’estremo libero uno schermo realizzato
con un CD per intercettare il segnale di ultrasuoni (il segnale è emesso dal dispositivo
con un angolo 15◦ ⩽ θ ⩽ 20◦ ) ;

• Scheda Arduino UNO Rev 3 basato su ATmega328P ;

• Sensore ultrasonico HC−SR04 collegato direttamente sulla Breadboard e mediante


Jumper Wires Male to Male ad Arduino come segue:

Pin (sensore) Riga - colonna (Breadboard) Pin (Arduino) Colore jumper wire
Gnd J-25 GND Nero
Echo J-26 D7 Verde
Trig J-27 D8 Giallo
Vcc J-28 5V Rosso

Osservazione:
È stata prestata particolare attenzione al posizionamento corretto dei Pin del sensore
nei rispettivi contatti della Breadboard e in seguito nei Digital Pins di Arduino, facendo
attenzione a non invertire la polarità delle connessioni. Inoltre, per assicurare una con-
nessione stabile e sicura, i jumper wires sono stati saldamente inseriti nella Breadboard
in corrispondenza dei pin del sensore e di Arduino.
Durante il processo di acquisizione dei dati si è prestata attenzione anche al corretto
funzionamento del sensore mediante la porta USB, alla corretta visualizzazione dei
dati (xi , ti ) e ad eventuali fonti di errore in tale processo.

• Bilancia elettronica in acciaio inossidabile con un’incertezza σm = ± 0.1 g ;

• Pesi circolari di massa variabile ;

2
3 Misure
Determiniamo prima di tutto la massa mi del peso agente sulla molla. La massa iniziale è
composta da 6 pesi e viene incrementata ad ogni ripetizione dell’esperimento fino ad ottenere
la massa finale composta da 10 pesi.

Posizioniamo il sensore ultrasonico1 verso lo schermo (CD). Allunghiamo2 successivamente


la molla di ∆x arbitrario e lasciamo libero il sistema, che inizierà ad oscillare per effetto della
forza elastica. Per ognuna delle masse mj (j = 1, ..., 5) misuriamo la posizione dello
schermo in funzione del tempo xj (ti ).

Di seguito riportiamo i grafici relativi alle oscillazioni della molla rispetto alle 5 masse mj ,
all’andamento del periodo T in funzione delle masse mj e al fit lineare dei periodi rispetto
alle masse:

(a) Grafico delle variazioni della posizione in funzione del(b) Grafico delle variazioni della posizione in funzione del
tempo per la massa m1 . tempo per la massa m2 .

1 Si ricorda che il funzionamento del sensore ultrasonico avviene mediante l’emissione di onde di frequenza

ν ≈ 40 KHz, le quali sono soggette a fluttuazioni dovute a variazioni della velocità del suono. A tale scopo,
nell’esperimento si assume costante la velocità del suono, quindi vs = 343 m/s.
2 Ricordiamo che l’allungamento della molla deve essere ∆x < x
crit , dove xcrit rappresenta l’allungamento
critico della molla oltre il quale quest’ultima subisce una deformazione permanente.

3
(a) Grafico delle variazioni della posizione in funzione del(b) Grafico delle variazioni della posizione in funzione del
tempo per la massa m3 . tempo per la massa m4 .

(a) Grafico delle variazioni della posizione in funzione del tempo


per la massa m5 .

(b) Grafico dei periodi Ti in funzione delle 5 masse mj . (c) Fit lineare dei periodi Ti rispetto alle masse mj .

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Nella seguente tabella riportiamo i periodi misurati e le relative masse:

indice i dei pesi m [g] T [s] σTm [s]


6 473.2 0.74 1.85 · 10−3
7 553.8 0.78 2.12 · 10−3
8 632.6 0.83 2.13 · 10−3
9 712.1 0.91 2.30 · 10−3
10 791.6 0.93 2.07 · 10−3

Table 1: L’incertezza sulla massa è costante (corrisponde alla risoluzione


della bilancia) e vale σm = 0.1 g.

4 Analisi dei dati


Ci si aspetta che le posizioni x(t) seguano la legge:
 
t
x(t) = x0 + A0 exp − cos(ωt).

Per determinare il periodo delle oscillazioni Tj calcoliamo ∀j ∈ [1, 5] la posizione media
⟨xj ⟩, che rappresenta la distanza tra la molla e il sensore quando la molla è a riposo. Calcol-
iamo le posizioni x′j (ti ) in un sistema di riferimento con l’origine nel punto di equilibrio x0
come segue:

N
X
x′j (ti ) = xj (ti ) − ⟨xj ⟩ . (2)
j=1

Troviamo gli istanti di tempo t nei quali la molla attraversa il punto in cui è nella condizione
di equilibrio sapendo che se:
N
Y −1
pi,i+1 := x′j (ti )x′j (ti+1 ) < 0.
j=1

Allora il sistema è passato per il punto di equilibrio x0 in un istante t ∈ [ti , ti+1 ].

La traiettoria dei punti si approssima con una retta di equazione:

x(t) = m(t − ti ) + x(ti ).

Determiniamo gli istanti di tempo nei quali la molla ha attraversato l’origine dell’asse, ovvero
quando x(t) = 0. Si ha che:
x(ti )
t = ti − .
m

5
Otteniamo il periodo delle oscillazioni della molla T come segue
"N
#
1 X
T =2 (ti+1 − ti ) . (3)
N i=1

L’incertezza legata alla misurazione dei periodi è:


σT
σ Ti = √ m
N
Dove Tm è la deviazione standard sulla media dei periodi e N è il numero di misurazioni
effettuate.

Dal § 3 (Fig. 6) notiamo che l’andamento del periodo T rispetto alla massa mi non è lin-
eare. Sperimentalmente, infatti, troviamo che il periodo cresce all’aumentare della massa ag-
ganciata alla molla, quindi T ∝ m, e cresce linearmente anche la ”costante” elastica k (una
possibile interpretazione dell’incremento di k rispetto alla massa è presente alla fine di questo
capitolo), suggerendo che T ∝ 1/k. Pertanto siccome k ha le dimensioni fisiche di:
[k] = [M t L−2t ]

Dall’analisi dimensionale il periodo ha le seguenti dimensioni:

−2t = 1 ⇒ t = −1/2




[T ] = [M n M t T −2t ] ⇒ ⇒ [T ] = [M 1/2 T −1/2 ]

 n + t = 0 ⇒ n = −t = 1/2

Quindi r
m
T ≃θ
k

Per verificare che tale previsione teorica sia corretta, si linearizza l’espressione precedente nel
seguente modo
m m
T 2 = θ2 ⇒ T 2 = 4π 2 (θ = 2π).
k k

Notiamo quindi che

4π 2
 
2
T = af (m) + b = m. (4)
k

Il valore teorico della pendenza è:

4π 2
ath = = 1.09 · 10−3 s2 /g , asper = 1.05 · 10−3 ± 0.09 · 10−3 s2 /g.
k

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I due risultati risultano essere compatibili, poiché la distanza

|ath − asper |
t= = 0.55
σasper

Il valore teorico dell’intercetta è:

bth = 0 , bsper = 4.35 · 10−2 ± 5.50 · 10−2 s2 /g.

Come prima, i due risultati risultano essere compatibili, poiché la distanza

|bth − bsper |
t= = 0.80
σbsper

Calcoliamo il χ2 del fit. Lo confrontiamo con il valore atteso e con la sua varianza:
Z ∞
E[χ2 ] = χ2 P (χ2 )dχ2 = 3.0,
0
2
σ [χ2N ]
= E[(χ2N )2 ] − E 2 [χ2N ] = 2.4.
Il χ2 atteso è χ2 = 3.0 ± 2.4. Il χ2 e la varianza P χ2 > χ20 , ν del fit sono:


χ2 = 1.3 ± 0.9 (5)

I risultati del χ2 risultano quindi essere compatibili.


La pendenza della retta ci fornisce un modo per calcolare la costante elastica k della molla,
che è data da:

4π 2
k= .
a

Dove a è la pendenza della retta.

L’intercetta della retta è nulla, infatti quando la massa m = 0 , il valore di T 2 /m deve es-
sere necessariamente zero. Tale fenomeno ha un significato fisico molto rilevante perché, in
assenza di massa agganciata, la molla non può oscillare e il periodo di oscillazione T sarebbe
infinito.

Per quanto concerne la previsione dell’intercetta, abbiamo mostrato che b = 0 (sia teorica-
mente che in via sperimentale, calcolando la compatibilità tra i due valori), pertanto l’intercetta
attraversa l’origine del grafico. La previsione per l’intercetta è quindi rispettata e questo in-
dica che la relazione tra T e m segue esattamente la forma che ci aspettiamo dalla teoria.

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Siccome alla molla sono applicate 5 masse mi diverse, la forza esercitata sulla molla è data:

F = mi g.

Dove g rappresenta l’accelerazione di gravità.

Una massa generica agganciata alla molla provoca una deformazione proporzionale alla forza
applicata, pertanto possiamo eguagliare la forza peso e la forza elastica data dalla legge di
Hooke come segue:
mg
Fe = Fp ⇒ −k∆x = mg ⇒ ∆x = . (6)
−k

Da cui abbiamo (a meno del segno negativo di k):


mg
k= .
∆x

Il parametro k aumenta in modo monotono con m, infatti se si calcola la derivata parziale


della [5] rispetto alla massa m e in seguito rispetto alla deformazione ∆x otteniamo:

k = k(m, ∆x).

Quindi le derivate parziali sono:


∂k ∂  mg  g ∂k ∂  mg  mg
= = , = =− .
∂m ∂m ∆x ∆x ∂x ∂x ∆x ∆x2

Quindi unendo le relazioni trovate, otteniamo:


 
dk ∂k ∂k dx 1 mg dx
= + = g−
dm ∂m ∂x dm ∆x ∆x dm
Dove la quantità dx/dm rappresenta il tasso di variazione della deformazione ∆x della molla
rispetto alla massa m che viene aggiunta alla molla.
Poiché x è una funzione monotona crescente di m, abbiamo che dx/dm > 0 e quindi che
il primo termine dell’equazione è sempre positivo mentre il secondo termine è sempre nega-
tivo. Pertanto, la derivata dk/dm sarà positiva se x aumenta più rapidamente di m, ovvero
se la molla si deforma più rapidamente con l’aumentare della massa. Siccome questa è una
caratteristica tipica delle molle, possiamo concludere che la costante elastica k aumenta in
modo monotono con la massa m che agisce sulla molla.

La diminuzione dell’ampiezza osservata nel sistema oscillante è dovuta all’attrito. Quest’ultimo


sottrae energia meccanica al sistema e in particolare si nota che l’energia della molla decresce
esponenzialmente secondo la legge:
 
t
E(t) = E0 exp − .
τ

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L’ampiezza, quindi, diminuisce in modo esponenziale, come riportato di seguito:
 
t
A(ti ) = A(0) exp − .

5 Conclusioni
In conclusione notiamo che l’andamento del periodo T della molla rispetto alla massa risulta
non essere lineare. Se linearizziamo la relazione che lega il periodo T alla massa m con l’equazione
di una retta, si nota che la pendenza fornisce informazioni sulla costante elastica k della molla,
infatti k = 4π 2 /a. L’intercetta della retta invece è nulla, perché in assenza di massa m ag-
ganciata alla molla, quest’ultima non può oscillare e quindi il periodo T sarebbe infinito.

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