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Capitolo 1

Astrofisica I

1.1 Distanze tipiche in astrofisica

Diametro della Terra 1, 275 · 107 m


Diametro del Sole 1, 392 · 109 m
Semiasse maggiore dell’orbita terrestre 1, 496 · 1011 m
Semiasse maggiore dell’orbita di Plutone 5, 914 · 1012 m
Distanza della stella piú vicina 3, 97 · 1016 m
Distanza del Sole dal centro della Via Lattea 2, 4 · 1020 m
Diametro della Via Lattea 8 · 1020 m
Distanza tipica tra due galassie 3 · 1022 m
Diametro tipico di un ammasso di galassie 1024 m
Raggio dell’Universo osservabile 1, 3 · 1026 m
Anno luce 9, 46 · 1015 m
Parsec 3, 06 · 1016 m

1
1.2 Costanti fondamentali

Costante di Plank h 6, 67 · 10−34 Js


Costante di Boltzmann kB 1, 38 · 10−23 J/K
Costante di Stefan-Boltzmann σ 5, 67 · 108 W/m2 /K 4
Costante di gravitazione universale G 6, 67 · 10−11 N m2 /Kg 2
Velocità della luce nel vuoto c 2, 99 · 108 m/s
Massa del Sole Msun 2 · 1030 Kg
Luminosità del Sole Lsun 3, 9 · 1026 W
Massa dell’elettrone me 9, 109 · 10−31 Kg

1.3 Cinematica relativistica


Un quadrivettore A é identificato da 3 componenti spaziali ed una tempo-
rale:
A = [a0 , a1 , a2 , a3 ] = [a0 , →

a]
Nello spazio di Minkowsky il prodotto scalare:

A · B = a0 b 0 − a1 b 1 − a2 b 2 − a3 b 3

é un invariante per trasformazioni di Lorentz (A · B = A0 · B 0 ).

Le trasformazioni di Lorentz, dati due sistemi di riferimento inerziali


Oxyz e O0 x0 y0 z0 l’uno in moto traslatorio uniforme lungo l’asse x con velocità
vx rispetto all’altro sono date da:

a00 γ −βγ 0 0 a0 γa0 − βγa1


       
 a01   −βγ γ 0 0   a1   γa1 − βγa0 
= · =
       
a02 0 0 1 0 a2 a2
   
       
a03 0 0 0 1 a3 a3

Con:
vx 1
β= ;γ=√
c 1 − β2
Ad esempio, per il quadrivettore posizione X si ha:

X = [ct, x, y, x]

2
ct0 = γ(ct − βx)
x0 = γ(x − βct)
y0 = x
z0 = z
Una importante conseguenza delle trasformazioni di Lorentz è la contrazione
delle lunghezze e la dilatazione dei tempi :
0
L = Lγ
∆t = γ∆t0

dove L e t sono la lunghezza propria e il tempo proprio dell’osservatore.

Il quadrivettore energı̀a-impulso (quadrimpulso) P è definito come:

P = [E/c, →

p ] = [mγc, mγ →

v]

Da cui si ricava:
E 2 =| →

p 2 | c2 + m2 c4
E le seguenti espressioni:
q

− 2
p |c2 +m2 c4
|
• γ = E/mc2 = mc

• |→

p | c/E

• βγ =| →

p | /mc

• K = E − mc2 = (γ − 1)mc2

1.4 Interazione fra fotoni e materia


1.4.1 Spettri di righe
Nel modello atomico di Bohr, i livelli energetici per l’atomo di idrogeno sono
identificati dalla seguente espressione:
1 µe4 1
En = −
2 h̄ n2
Nel caso si abbia una transisione elettronica dal livello m-simo al livello n-
simo, si ha una riga spettrale la cui frequenza è espressa mediante la seguente
relazione:
1 1
 
ν = cR − n>m
m2 n2

3
R è la costante di Rydberg e vale R = 109677, 5 cm−1 .
Per n → ∞ si ottiene la testa della serie spettrale. L’ intensità di una

riga è invece determinata da vari fattori, anzitutto dallo stato di ionizzazione


ed eccitazione degli elementi che producono una data riga. Il rapporto fra
numero di atomi che si trovano in uno stato eccitato b ed atomi che si trovano
nello stato fondamentale a, in stato di equilibrio termodinamico, è dato dalla
equazione di Boltzmann:
Nb gb
= e−(Eb −Ea )/kT
Na ga
dove En è l’energı̀a dello stato n-simo, k è la costante di Boltzmann, T è la
temperatura di equilibrio e gn è il fattore di degenerazione proprio dello stato
n-simo.
Per quanto concerne la ionizzazione dell’elemento, il rapporto fra numero
di atomi che si trovano nello stato di ionizzazione i+1 1 e quelli che s trovano
nello stato di ionizzazione i è descritto dalla equazione di Saha:
3
Ni+1 2 Zi+1 (2πme kT ) 2 χi /kT
= e
Ni ne Zi h2
dove ∞
gj e−(Ej −Ei )/kT
X
Z = g1 +
j=2

è detta somma di partizione canonica su tutti gli sati elettronici j e χi è


il potenziale di ionizzazione. La larghezza di una riga spettrale è invece

determinata da fenomeni quali la larghezza naturale di riga e l’allargamento


Doppler :
1
δE = h̄∆t ⇒ ∆ν = allargamento naturale di riga
2π∆t
s
ν − ν0 vz 2ν0 2 ln 2kT
= ⇒ ∆ν = allargamento Doppler
ν0 c c m
dove al solito k,T,m sono la costante di Boltzmann, la temperatura del gas
e la massa di singola particella nell’ipotesi di equilibrio termodinamico.
1
NB: Lo stato di ionizzazione i di un atomo è pari al numero di ionizzazioni che ha
subito aumentato di 1

4
1.4.2 Assorbimento ed emissione
In presenza di fenomeni di emissione e di assorbimento la variazione del-
l’energı̀a fluente per unità di tempo, superficie, frequenza e angolo solido è
descritta da:
dIν = jν ds − αν Iν ds
dove dIν è la variazione di flusso specifico, ds è l’elemento di spessore di
materiale percorso, jν è il coefficiente di emissione ed αν è il coefficiente di
assorbimento, che si può esprimere anche come αν = nσν nota la densità n e
la sezione d’urto σ degli assorbitori2 .
dE
dI =
dtdAdΩdν
Introduciamo l’equazione del trasporto radiativo:

dIν
= jν − αν Iν
ds
si può scrivere, in funzione dello spessore ottico τν = αν ds e della funzione
sorgente Sν = αjνν :
dIν
= −Iν + Sν
dτν
Nell’ipotesi di costanza della funzione sorgente, la soluzione formale dell’e-
quazione del trasporto radiativo assume la forma:

Iν (τν ) = Iν (0)e−τν + Sν [1 − e−τν ]

e, nei casi limite:

τν  1 ⇒ Iν (τν ) ' Iν (0)[1 − τν ] + τν Sν materiale trasparente


τν  1 ⇒ Iν (τν ) ' Sν materiale opaco

Per un fotone che viaggia nel materiale il cammino libero medio l é dato
da:
1
1 =< τν >=< αν l >=< nσν l >⇒< l >=< >
nσν
2
R Da prestare attenzione alle varie definizioni di flusso:
R il flusso totale F è dato da
Iν cos θdνdω, mentre il flusso specifico Fν è dato da Iν cos θdω. Il flusso ricevuto a
terra F è pari a F = BΩ (salvo fenomeni di assorbimento).

5
1.4.3 Radiazione di corpo nero
La radiazione emessa da materia in equilibrio termodinamico (radiazione
termica) è chiamata radiazione di corpo nero nel caso in cui il corpo assorba
tutta la radiazione incidente3 . Per un corpo siffatto l’intensità di radiazione
emessa alla frequenza ν Iν 4 è esprimibile mediante la funzione di Plank :

2πν 3 1
B(ν, T ) = 2 hν
c e kT − 1
2
che, nell’approssimazione di Rayleigh-Jeans, si scrive B(ν, T ) = 2πν
c2
kT nel
caso in cui hν  kT .
Quindi Sν = B(ν, T ) = αjνν .
La radiazione di corpo nero soddisfa la legge di Wien: il massimo di
emissione in termini di frequenza per un corpo nero a temperatura T si ha
per:
λmax T = 0, 290 cm K

1.4.4 Emissione spontanea


Se nella materia sono presenti fenomeni di emissione spontanea (nel caso
semplificato di due possibili stati elettronici 1 e 2), abbiamo:

n1 B12 Jν0 = n2 A21 + n2 B21 Jν0

A21 2hν 3 g1 B12


B21
= c2
; g2 B21
=1

hν hν
jν = A n
4π 21 2
; αν = 4π
(B12 n1 − B21 n2 )

dove ni è il numero di atomi allo stato i, Jν é la densità di fotoni emessi a


frequenza ν, A e B sono i cofficienti di Einstein.

1.4.5 Scattering e Random Walk


Un fotone che viaggia in un materiale subisce degli scattering, e, se indichi-


amo con R la distanza percorsa dal fotone, con N il numero di scattering
3
Altrimenti si deve moltiplicare la funzione di emissione del corpo nero per eventuali
fattori di assorbimento e di emissione
4
NB: La funzione di Plank rappresenta una brillanza specifica, per tanto per ottenere
la potenza emessa si deve integrare anche sull’angolo solido Ω. Il rapporto fra brillanza B
e flusso totale F è F = BΩ.

6
subiti, e con l il cammino libero medio, sussistono le seguenti relazioni:

− √
| R |= N · l
N ≈ τν2

Se siamo in presenza anche di fenomeni di assorbimento:

dτν = (αν +σν )ds dove la quantità fra parentesi è il coefficente di estinzione

1.5 Curva di estinzione stellare


Dalla relazione di Pogson:
Ix
mx = m0 + 2, 5 log
I0
si ricava l’assorbimento in magnitudini Aλ :

Aλ = 1, 086τλ

1.6 Interazione fra radiazione e polveri


Nel caso semplificato in cui i grani di polvere siano sferici e di raggio a,
l’attenuazione di un raggio luminoso é pari a:
dI
= −kλ ds con kλ = πa2 Nd Qext (λ)
I
dove Nd é la densità numerica dei grani, e Qext è il fattore di efficienza del
grano.
Si può anche risalire alla massa M di una nube di polvere noto il flusso
Fν di radiazione e la distanza D della nube( nonché la temperatura della
polvere TD :
Fν D 2
M=
kν B(ν, Td )

1.7 Radiazione di ciclotrone, sincrotrone e free-


free
Una particella di carica q soggetta alle linee di forza di un campo magnetico
qB
esterno B vengono deviate, emettendo radiazione di ciclotrone ωc = 2πmc ,
caratterizzata da polarizzazione lineare.

7
La radiazione di sincrotrone viene emessa invece da particelle relativis-
qB
tiche. La pulsazione é pari a ωc = γ(v)mc , ma, causa effetti relativistici, viene
percepita a terra sottoforma di impulsi ciascuno dei quali di durata
∆t mc
∆t0 = =
2γ 2 γ 2 qB
Anche in questo caso la radiazione é polarizzata linearmente, e lo spettro di
potenze si esprime con una legge di potenza del tipo:
dN β+1
P (ν) ∝ hν ∝ ν 2 ≡ να

nel caso di ciclotrone galattico α ' −0, 8 ± 0, 1.
La radiazione di free-free é causata dall’accelerazione della particella nel
campo dei nuclei atomici, e il massimo di frequenza di emissione é pari a:
1 βc
νmax = =
τ 2b
dove τ é l’intervallo di tempo nel quale la particella subisce l’interazione, b è
il parametro d’urto e β è il parametro relativistico.
Nel caso di idrogeno neutro si può osservare la righa di spin-flip a 21 cm,
da cui si risale allo spessore ottico secondo la relazione:

−19 NH (cm−2 )
τH = 5.2 · 10
T (K)∆v(km/s)
dove NH è la densità colonnare della nube, e ∆v è lo spostamento Doppler.

1.8 Massa di Jeans


Una nube di materia é gravitazionalmente stabile se vale il teorema del
viriale:
2 < K > + < U >= 0
2
dove K = N 23 kT e U = − 53 GM
R
sono l’energı́a cinetica e l’energı́a potenziale
M
gravitazionale del sistema, mentre N = µm H
è il numero totale di particelle
del gas. La nube collassa quando 2K < −U , condizione che si può esprimere
in termini della massa di Jeans:
" #3 " #1
5kT 2
3 2
M < Mj =
GµmH 4πρ0
dove ρ0 è la densità inziale della nube.

8
In alternativa si può esprimere la precedente condizione in termini del
raggio di Jeans:
" #1
4π 3 15kT 2
M= R ρ0 ⇒ R > Rj =
3 4πGµmH ρ0

1.9 Curva di rotazione galattica


Per un elemento di gas che si sposta con velocità V nella nostra galassia, si
ha:
V = ωR sin(δ) − ω0 R0 sin γ
dove ω è la velocità angolare dell’oggetto, mentre ω0 è la velocità angolare
del Sole attorno al centro galattico; γ è la longitudine galattica della linea di
vista, mentre δ è è l’angolo compreso fra R e la linea di vista. In definitiva:
V = (ω − ω0 )R0 sinγ
Una stella di massa m avrà una velocità data da:
s
GM (r)
v=
r
dove M (r) indica la massa totale racchiusa dalla sfera di raggio r. Nei casi
limite:
M (r) = M0 ⇒ v ≈ √1r
M (r) = ρ 4π
3
r3 ⇒ v ≈ r

1.10 Materia oscura


Per un sistema autogravitante vale il teorema del viriale:

2K + U = 0
Per un sistema a simmetria sferica si ha che:
2
U = − αGM hv 2 i R
R ⇒ M= α = 0.4
K = 12 M hv 2 i αG
che puó essere riscritta, introducendo il raggio che contiene metà della massa
totale Rm :
2.5 hv 2 i Rm
M=
G
Dai dati osservativi si ricava l’evidenza di materia oscura.

9
Capitolo 2

Astrofisica II

2.1 Le Galassie
La distanza di luminosità è definita come:
s
L
DL =
4πF
dove F è il flusso, ed L è la luminosità intrinseca.
Per risalire alla luminosità intrinseca si utilizzano le candele standard,
sfruttando la relazione periodo-luminosità delle cefeidi classiche:

Mv = −2.765 log P + 17.044

dove P è il periodo espresso in giorni e Mv la magnitudine assoluta mediana.


La distanza si ricava a partire dalla magnitudine apparente m:

M − m = 5 − 5 log d(pc) ⇒ d(pc) = 100,2(m−M+5)

La distanza di una galassia si può ricavare dalla legge di Hubble:

cz = H0 D

dove D è la distanza della Galassia, H0 è la costante di Hubble (H0 ≈


70km/s/Mpc) e z = ∆λ λ
= vc è l’entità del redshift.L’espressione relativistica
per il redshift è la seguente:

v (z + 1)2 − 1
=
c (z + 1)2 + 1

10
2.2 Espansione e densità
Considerando un universo omogeneo ed isotropo si può studiare la sua di-
namica, ottenendo la seguente equazione:
8
v 2 − πGρr2 = −kc2 r02
3
dove v è la velocità di espansione, ρè la densità, r0 è il raggio attuale dell’U-
niverso e k è un parametro che discrimina tre comportamenti dinamici.

• k > 0: energı̀a negativa, espansione seguita da una contrazione;

• k < 0: energı̀a positiva, espansione illimitata;

• k = 0: energı̀a nulla, espansione che rallenta e si arresta ad un tempo


infinito.

Per tenere conto dell’espansione, le lunghezze saranno esprimibili da una


componente comobile χ e da un fattore di scala a(t):

r(t) = χa(t)

e tenendo conto che v = Hr si ottengono le seguenti espressioni (nelle quali


il pedice 0 indica i valori attuali):
·
a · a
H= ; r= Hr ; r = r0
a a0
3H 2
Nel caso k = 0 è definibile una densità critica data da ρ0,c = 8πG0 .
Si può introdurre il parametro di densità nel seguente modo:
ρ
Ω=
ρc

2.3 Curvatura e redshift


In uno spazio a tre dimensioni curvato in una quarta dimensione la metrica,
espressa in coordinate sferiche, è data dalla seguente espressione:
!2
2 dr
(dl) = √ + (rdθ)2 + (rsinθdφ)2
1 − Kr2

11
 2
dove K indica la curvatura della sfera. Introducendo k = K aa0 ed esten-
dendo nello spazio di Minkowsky si ottiene la metrica di Robertson-Walker :
 !2 
2 a(t)2
2 dr 2 2
(ds) = (cdt) − 2  √ + (rdθ) + (rsinθdφ)
a0 1 − Kr2
Si consideri un fotone emesso radialmente da una sorgente a distanza
comobile χ:
a(t) dχ
cdt = √
a0 1 − kχ2
Indicando con λ1 eλ0 le lunghezze d’onda del fotone al momento dell’emissione
e della recezione, si ottiene:
a(t0 ) λ0
= = (1 + z1 )
a(t1 ) λ1

2.4 Equazione di Friedmann


 · 2 ( )
4 3 2
a a0 a0 a0
  
  = H 2 ΩR + Ω M0 + Ω K0 + ΩΛ
0 0
a a a a
è la forma generale dell’equazione di Friedmann, con i termini dovuti, rispet-
tivamente, alla densità di radiazione ΩK0 , alla densità di materia ΩM0 , alla
costante cosmologica ΩΛ e alla somma ΩK0 = (1 − Ω0 ), dove Ω0 = ΩR0 +
ΩM0 + ΩΛ .
Si può introdurre il prametro di decelerazione
aä ΩM0
q0 = − 2
|0 = + Ω R0 − ΩΛ
ȧ 2
q
a ã2
• Fase di radiazione: se ã = a0
, 2 = H0 ΩR0 t ⇒ ã ∝ t1/2
 2
• Fase di materia: ˜
da
= H02 ΩM0 ã−3 ⇒ ã ∝ t3/2
dt

• Dopo la fase di materia, per ΩΛ = 0 si hanno gli universi chiusi e aperti


classici, mentre per ΩΛ > 0 si ha espansione eterna ed esponenzialmente
accelerata, e una fase di curvatura (Ω0 = 1).
L’equazione di Friedmann si può scrivere nel seguente modo:
" 2 # 2
ȧ 8 a
− πGρ = H02 (1 − Ω0 ) = −kc2
a 3 a0

12
2.5 Radiazione e materia
Se si considera un corpo nero in equilibrio termodinamico, la sua temperatura
durante l’espansione scala come:
a0
T = T0
a
La distanza di luminosità di una sorgente si può scrivere in termini del
redshift:
L
F =h i ⇒ DL = (1 + z) χ1
(1 + z)2 4πχ21

Si può esplicitare la dipendenza di χ1 da z:


Z t0
a0 cdt zc 1 + q0
 
χ1 = ≈ 1− z + ···
t1 a(t) H0 2
sostituendo in DL si ottiene all’ordine zero la legge di Hubble.

2.6 Età dell’Universo


Dall’equazione di Friedmann:
Z a0
da 1 Z1 dã
t0 = = q
0 ȧ H0 0 ã ΩR0 ã−4 + ΩM0 ã−3 + ΩK0 ã−2 + ΩΛ

Per l’orizzonte delle particelle si ottiene la seguente espressione per la dis-


tanza:
Z χ1 Z χ1 Z t0
dχ cdt
dh (t0 ) = dl = a(t0 ) √ = a(t 0 )
0 0 1 − kχ2 0 a(t)

• fase di radiazione: dh (t) = 2ct

• fase di materia: dh (t) = 3ct

• Tempo dell’equivalenza: densità di radiazione = densità di materia:


ΩM0 (a0 /aeq )3 = ΩR0 (a0 /aeq )4 ; z=11000;

• Tempo della ricombinazione: formazione primi atomi di idrogeno;

• Tempo della trasparenza: la materia cessa di interagire coi fotoni:


z=1100.

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2.7 Distanze
La distanza di diametro angolare è definita come:
∆S a1 DL
∆θ = ⇒ DA = χ 1 =
DA a0 (1 + z1 )2
con DL distanza di luminosità, precedentemente introdotta. ∆θ indica il
diametro angolare, mentre ∆S indica il diametro dell’oggetto.
1 c R1 √ dã
DA = (1+z) H
1
2 −4 −3 −2
0 1+z ã ΩR0 ã +ΩM0 ã +ΩK0 ã +ΩΛ
R1
DL = (1 + z) c
H0
1 √ dã
1+z 2
ã ΩR0 ã−4 +ΩM0 ã−3 +ΩK0 ã−2 +ΩΛ

2.8 Redshift gravitazionale


La luce può interagire col campo gravitazionale in due modi:
gl GM l
1. Deflessione della traiettoria di un raggio luminoso: φ ≈ c2
= r 2 c2
dove l è il percorso della luce nel campo gravitazionale;
∆ν ∆φ
2. Redshift gravitazionale: ν
≈ − rGM
0c
2 ≈- c2 dove φ è il potenziale gravi-

tazionale.

2.9 Perturbazioni e anisotropie


Le fluttuazioni di densità si evolvono nel seguente modo:
∆ρ
• Fase di radiazione: ρ
∝ t;
∆ρ 3
• Fase di materia: ρ
∝ t2 .
Fluttuazioni del campo gravitazionale si posso tradurre in anisotropie del
fondo a microonde per redshift gravitazionale:
∆T ∆ν GM ∆φ
= ≈− 2 ≈− 2
T ν r0 c c
Le perturbazioni adiabatiche sono invece soggette all’effetto Sachs-Wolfe:
∆T ∆φ
=− 2
T 3c
Complessivamente:
∆T 1 ∆ργ ∆φ v
= − 2 −
T 4 ργ 3c c
nella quale il primo termine è dovuto alle fluttuazioni della densità dei fotoni
ργ , il secondo è il redshift gravitazionale e l’ultimo è un termine di scattering.

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