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Capitolo 1

Cinematica di moti
unidimensionali

I sistemi fisici che osserviamo quotidianamente sono molto complessi. Pos-


siamo tuttavia adottare il punto di vista che ogni sistema complesso possa
essere decomposto in costituenti elementari, che chiameremo particelle.
Nella loro forma idealizzata queste sono rappresentate da un punto geomet-
rico rivestito di qualche proprietà fisica (massa, carica, momento magnetico,
etc.), che chiameremo anche punto materiale o corpo puntiforme.
In questo capitolo, e in quelli immediatamente successivi, ci proponiamo di
individuare le grandezze utili ai fini di descrivere il moto di una particella.
Perchè i risultati di questo studio siano applicabili al moto di un corpo reale
occorre che siano realizzate le seguenti condizioni:
1. le dimensioni del corpo sono piccole rispetto alle dimensioni lineari
della traiettoria che esso segue, ovvero il volume del corpo è molto
minore del volume all’interno del quale esso si muove,
2. la struttura interna e i moti relativi delle singole parti costituenti il
corpo sono trascurabili.
Per esempio, se consideriamo il moto della Terra attorno al Sole, osservi-
amo che l’orbita, approssimata ad una circonferenza, ha un raggio pari a
circa 150 × 106 km, la distanza media Terra-Sole, mentre il raggio terrestre
è approssimativamente 6400 km. In queste condizioni la Terra può essere
descritta come un punto materiale. Non accade la stessa cosa se siamo in-
teressati al moto di rotazione della Terra attorno al proprio asse o a quello
delle perturbazioni atmosferiche su di essa.
Allo stesso modo, le molecole di un gas possono essere assimilate a particelle
quando si studiano le proprietà del gas, ma, osservate alla scala appropria-
ta, esse risultano oggetti complessi, animati da moti interni di rotazione e
vibrazione, che dipendono dalla loro struttura.
Questo stesso argomento si applica ad oggetti ben più grandi, come le

1
2 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

galassie: l’universo può vedersi come un gas di galassie e le sue proprietà non
dipendono dalla struttura interna di queste, ma dalle loro interazioni e dal
loro moto relativo. Sotto questo aspetto esse sono assimilabili a particelle.
Tuttavia ognuna di esse è un aggregato di miliardi di stelle con un’infinità
di corpi in movimento.
Poichè una particella non ha una struttura interna, non è rivestita di
proprietà geometriche, il suo movimento viene rappresentato nella Mecca-
nica Classica solo attraverso la curva formata dalla successive posizioni che
la particella assume nella sua evoluzione. Questa curva è ciò che chiamiamo
traiettoria della particella.
Cominciamo dai moti più semplici, quelli di una particella che si muove
su una retta, vale dire moti con traiettoria rettilinea. Il nostro obbiettivo è
precisare le grandezze utili ai fini della descrizione del moto, vale a dire le
grandezze cinematiche.
L’ipotesi fondamentale alla base della meccanica classica è che queste grandezze
possano descriversi attraverso funzioni reali regolari, vale a dire funzioni
continue, derivabili con derivate continue e derivabili, della variabile tempo
t. Il tempo è la variabile indipendente perchè attraverso di esso ordiniamo
le osservazioni.

1.1 La legge oraria


Se prendiamo la retta su cui il punto si muove come asse x, la prima fun-
zione che descrive il moto è la legge oraria, vale a dire la funzione x = x(t),
che fornisce l’ascissa del punto materiale in funzione del tempo. Come già
osservato a proposito delle linee universo, la scelta di una funzione è ar-
bitraria, sia perchè un’osservazione continua del moto non è possibile, sia
perchè nulla esclude che altri strumenti matematici possano rivelarsi utili al
fine di descrivere il moto. Tuttavia essa è giustificata se la conoscenza della
legge oraria ci consente di
• prevedere l’evoluzione futura del moto;
• ricostruire quella passata;
in altri termini giustificare l’esito di precedenti e/o future osservazioni.
Se, come accade ad esempio nell’ambito della fisica atomica, queste con-
dizioni non sono soddisfatte, allora lo studio del moto va affrontato utiliz-
zando altri strumenti matematici per rappresentare le grandezze fisiche.

1.1.1 Un esempio: la legge di caduta dei gravi


La legge con cui cade un corpo nel vuoto, ottenuta da Galileo, è rappresenta-
ta nella Figura 1, ove sono riportati i valori della distanza percorsa lungo la
1.1. LA LEGGE ORARIA 3

Figura 1.1: Legge oraria di caduta di un corpo. s distanza in metri divisa


per 4.905

verticale (espressa in metri rispetto al punto da cui il corpo cade) in funzione


del tempo ( misurato con intervalli di due decimi di secondo). Prendendo
la direzione verticale come asse x orientato verso il basso e supposto che
il moto abbia origine a x = x(0), i dati sperimentali relativi alla distanza
percorsa s(t) sono riprodotti dall’espressione

s(t) = x(t) − x(0) = Kt2 = 4.905t2 m (1.1)

la costante K esprime la proporzionalità tra lo spostamento lungo la verticale


e il quadrato dell’intervallo di tempo intercorso dall’inizio della caduta. Il
valore 4.905 è quello che si misura alle nostre latitudini se le lunghezze
sono misurate in metri. Piccole differenze in questa costante si incontrano
se l’esperimento è compiuto a latitudini sensibilmente diverse. Di esse si
renderà conto più avanti.
Per motivi che chiariremo in seguito questa legge viene scritta nella forma
1
s(t) = gt2 (1.2)
2
ove g = 2K è detta accelerazione di gravità.
La legge è verificata strettamente nel vuoto. In presenza dell’aria si mani-
festano gli effetti dovuti all’attrito tra il corpo e l’aria, che dipendono dalla
forma del corpo, dalla viscosità dell’aria, etc. Nel vuoto tutti i corpi cadono
secondo questa legge.
La posizione è la prima delle grandezze rilevanti nello studio del mo-
to. Essa è espressa dalla legge oraria. In quel che segue introduciamo
4 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

le altre grandezze, cioè velocità ed accelerazione, stabilendo come possano


determinarsi a partire dalla legge oraria.

1.2 Velocità media


Introduciamo la nozione di velocità media < v(t1 , t2 ) > nell’intervallo di
tempo (t1 , t2 ) tramite la

x(t2 ) − x(t1 )
< v(t1 , t2 ) >= (1.3)
t2 − t1
valore che, per una fissata legge oraria, dipende in generale dall’intervallo
temporale considerato. La definizione di velocità media corrisponde al modo
con cui abitualmente si misura la velocità , come rapporto tra lo spostamento
di una particella (o un corpo assimilato ad un punto) in un certo intervallo
di tempo e la durata di tale intervallo.
Il valore della velocità media si ottiene pertanto dalla misura di due altre
grandezze fisiche

• lo spostamento , dimensionalmente una lunghezza [x(t2 ) − x(t1 )] = [L]

• l’intervallo di tempo, dimensionalmente un tempo [t2 − t1 ] = [T ]

Queste sono grandezze primarie, nei termini delle quali si esprimono le


dimensioni della altre grandezze meccaniche. La velocità ha pertanto
dimensioni date da [v] = [LT −1 ]
Le dimensioni non vanno confuse con le unità di misura, che variano
secondo convenienza. Per esempio nel sistema MKS le lunghezze si misurano
in metri m e i tempi in secondi s, mentre nel sistema CGS le lunghezze si
misurano in centimetri cm e i tempi in secondi. Pertanto abbiamo che le
unità di misura della velocità sono:

• nel sistema MKS metri al secondo m/s

• sistema CGS centimetri al secondo cm/s

Si veda appendice A.

Attenzione: nell’uso quotidiano il termine velocità media indica di soli-


to il rapporto tra la distanza percorsa e il tempo impiegato a percorrerla.
La distanza essendo positiva o nulla, la velocità cosı̀ calcolata può essere
positiva o nulla , ma non negativa. Al contrario, nella definizione sopra data
la velocità risulta negativa se la differenza x(t2 ) − x(t1 ) < 0 , cioè lo sposta-
mento è negativo. Per cogliere meglio la differenza si consideri il caso di una
particella che percorre nel tempo t2 − t1 la distanza dAB tra due punti A e
B, prima in un verso e poi nell’altro, partendo da A e ritornando in A. In
1.2. VELOCITÀ MEDIA 5

questo caso lo spostamento è nullo e < v >= 0. Viceversa, il rapporto tra


distanza percorsa e intervallo di tempo vale (2dAB )/(t2 − t1 ) > 0.

Casi particolari

• Legge oraria lineare x(t) = At + B.


Notare che B = x(0) è il valore all’istante iniziale t = 0 della posizione
della particella sulla retta. In questo caso

(At2 − At1 )
< v(t1 , t2 ) >= =A (1.4)
(t2 − t1 )

La velocità media non dipende dall’intervallo di tempo prescelto. Il


moto è detto rettilineo uniforme. La costante A è la velocità del
moto A = v. La legge oraria può dunque scriversi come

x(t) = x(0) + vt (1.5)

il moto è detto diretto quando v > 0 e retrogrado quando v < 0 (vedi


Figure 1-2) Si noti come la determinazione della legge oraria richieda
la conoscenza della posizione all’istante iniziale e della velocità.

• Legge oraria quadratica x(t) = At2 + Bt + C.


Notare che C = x(0). In questo caso

(At22 + Bt2 − At21 − Bt1 )


< v(t1 , t2 ) >= = A(t2 + t1 ) + B (1.6)
(t2 − t1 )

La velocità media varia al variare dell’intervallo temporale considerato.


Se si pone t1 = 0 e t2 = t , si ottiene < v(0, t) >= At + B , vale a dire
la velocità media varia linearmente con il tempo.

Figura 1.2: Moto rettilineo uniforme diretto


6 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Figura 1.3: Moto rettilineo uniforme retrogrado

1.2.1 Esercizi
• Un punto materiale percorre la distanza d1 nel verso positivo dell’asse x
con velocità v1 e la distanza d2 sempre nel verso positivo con velocità
v2 . Trovare la velocità media. Come cambia questa velocità se la
distanza d2 viene percorsa nel verso negativo?
Soluzione
Tempo di percorrenza del primo tratto t1 = d1 /v1 , per il secondo
tratto t2 = d2 /v2 . Il tempo impiegato a percorrere la distanza totale
d = d1 + d2 è dato da t = d1 /v1 + d2 /v2 .
La velocità media risulta pertanto
v1 v2
< v >= d/t = d
v2 d1 + v1 d2

Nel caso particolare di d1 = d2 = d/2 , otteniamo

2dv1 v2 2v1 v2
< v >= d/t = =
(v2 + v1 )d v1 + v2

Se d2 viene percorsa in senso negativo, lo spostamento totale risulta


pari a d1 − d2 , che può essere positivo o negativo. La velocità media
risulta data da
d1 − d2 v1 v2
< v >= = (d1 − d2 )
t v2 d1 + v1 d2
Notare che in questo caso < v >= 0 se d1 = d2 .

• Una particella A passa al tempo t = 0 per il punto origine x = 0 con


velocità costante vA . Una seconda particella B,in moto nella stessa
direzione con velocità costante vB < vA , passa a t = 0 per il punto di
coordinata x = d > 0. Determinare a quale istante e in quale punto la
1.3. LA VELOCITÀ ISTANTANEA 7

prima particella sorpassa la seconda.


Soluzione
Trattandosi di due moti rettilinei uniformi diretti possiamo facilmente
scriverne la legge oraria. Abbiamo

xA (t) = xA (0) + vA t = vA t
xB (t) = xB (0) + vB t = d + vB t

L’istante t∗ a cui ha luogo il sorpasso è dato dal verificarsi della


condizione xA (t∗ ) = xB (t∗ ) ovvero

d
vA t∗ = d + vB t∗ t∗ =
vA − vB

La posizione a tale istante è data da

vA d
xA (t∗ ) =
vA − vB

1.3 La velocità istantanea


Affrontiamo il problema di come determinare dalla legge del moto una ve-
locità istantanea, cioè associata ad un preciso istante di tempo, anziché ad
un intervallo finito come nel caso della velocità media.

Esempio
Un corpo cade da una torre alta 450 m con velocità iniziale nulla, deter-
minare la sua velocità 5s dopo l’inizio della caduta.
Per risolvere il problema richiamiamo la legge di caduta dei gravi. Adot-
tiamo come asse verticale l’asse z e lo orientiamo verso l’alto (nel segui-
to adotteremo sempre questa convenzione). Come già sappiamo il moto è
rettilineo e la legge oraria si scrive nella forma

1
z(t) = z(0) − gt2 (1.7)
2
ove z(t) è la coordinata verticale, z(0) = 450m è la posizione iniziale della
particella riferita al suolo , g = 9.81 m/s2 è l’accelerazione di gravità (valore
approssimato, quello esatto varia con la latitudine e con l’altezza).
La difficoltà della determinazione della velocità istantanea è che in apparenza
non abbiamo un intervallo temporale a cui riferirci per misurarla. Possiamo
pensare di approssimarla con la velocità media calcolata nel breve intervallo
di tempo tra 5 s e 5.1 s. In tale caso abbiamo

5.12 − 52
< v >= (z(5.1) − z(5))/(0.1) = −(1/2)g = −49.49 m/s
0.1
8 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Possiamo pensare di restringere ulteriormente l’intervallo su cui effettuiamo


la misura. Ecco qualche esempio dei valori che si ottengono
t1 = 5s t2 = 5.1s < v >= −49.49 m/s
t1 = 5s t2 = 5.05s < v >= −49.245 m/s
t1 = 5s t2 = 5.01s < v >= −49.049 m/s
t1 = 5s t2 = 5.001s < v >= −49.0049 m/s
t1 = 5s t2 = 5.0001s < v >= −49.00049 m/s
Proseguendo in questo modo ci aspettiamo di ottenere, per intervalli
sempre più piccoli, valori sempre più vicini a −49m/s. La velocità istanta-
nea per t1 = 5 s è definita come il valore limite di queste misurazioni medie
effettuate su intervalli di tempo sempre più piccoli a partire da t1 = 5 s.
Tale limite vale nel nostro caso −49 m/s. Diremo pertanto che la velocità
istantanea vale v(5) = −49 m/s.
Nota: il valore negativo della velocitá indica che il moto è retrogrado, ha
luogo cioè in direzione opposta alla orientazione dell’asse z. La coordinata
verticale infatti diminuisce nel corso del moto.
Si può generalizzare questo risultato a qualunque tipo di moto unidimen-

Figura 1.4: Determinazione della velocitá media per un moto


unidimensionale

sionale, che possa essere descritto da una legge oraria x = x(t). Per una
descrizione accurata del moto dovremmo determinare la velocità media su
intervalli di durata molto piccola. Sul piano sperimentale questo comporta
effettuare una sequenza di osservazioni sempre più ravvicinate nel tempo.
Se assumiamo che il corpo si muova sulla retta secondo una certa legge oraria
rappresentata dalla curva in figura 4, le osservazioni corrispondono a precisi
eventi nel piano Otx.
Dovendo studiare il moto nell’intervallo (t1 , t9 ) si è diviso tale intervallo in
otto intervalli, di pari durata, per ognuno dei quali possiano misurare la po-
sizione all’istante iniziale e finale e calcolare la velocità media. Otteniamo
1.3. LA VELOCITÀ ISTANTANEA 9

in tal modo la tabella

intervallo <v>
x(t2 ) − x(t1 )
(t1 , t2 ) < v1 >=
t2 − t1
x(t3 ) − x(t2 )
(t2 , t3 ) < v2 >=
t3 − t2
x(t4 ) − x(t3 )
(t3 , t4 ) < v3 >=
t4 − t3
x(t5 ) − x(t4 )
(t4 , t5 ) < v4 >=
t5 − t4
x(t6 ) − x(t5 )
(t5 , t6 ) < v5 >=
t6 − t5
x(t7 ) − x(t6 )
(t6 , t7 ) < v6 >=
t7 − t6
x(t8 ) − x(t7 )
(t7 , t8 ) < v7 >=
t8 − t7
x(t9 ) − x(t8 )
(t8 , t9 ) < v8 >= (1.8)
t9 − t8
Si sono ricavati otto valori della velocità che possiamo associare agli istanti
t1 , . . . , t8 . L’accuratezza con cui questi risultati riproducono i valori della
velocità istantanea negli istanti considerati dipende dal valore dell’intervallo
temporale su cui si effettuano le medie.
Se, come nell’esempio della figura, gli intervalli sono tutti uguali, in numero
pari a n vale a dire t1 , t1 + ∆t, t1 + 2∆t, . . . , t1 + (n − 1)∆t, possiamo definire
la velocità istantanea ai diversi tempi come
x(t1 + ∆t) − x(t1 )
v(t1 ) = lim
∆t→0 ∆t
x(t1 + 2∆t) − x(t1 + ∆t)
v(t2 ) = lim
∆t→0 ∆t
..
.
x(t1 + n∆t) − x(t1 + (n − 1)∆t)
v(tn−1 ) = lim
∆t→0 ∆t
si ottengono n − 1 valori. (Naturalmente diminuendo ∆t aumenta il numero
di intervalli e quindi di valori che si ottengono).

A questo punto occorre fare qualche precisazione.

• La procedura di determinazione della velocità media su intervalli sem-


pre più piccoli è ciò che definisce la velocità istantanea dal punto di
vista operativo. E’ chiaro però che essa non può essere condotta oltre
10 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

un certo limite, dato dalla precisione (i) degli orologi per la misura dei
tempi e (ii) del sistema adottato per la misura delle distanze.
• Al contrario la procedura matematica di passaggio al limite è ben
definita e può applicarsi a qualunque funzione x(t) che abbia compor-
tamento regolare.
• Questo comporta che non abbiamo alcuna garanzia che la velocità is-
tantanea di una particella possa sempre e in tutte le situazioni essere
definita operativamente nel modo indicato. Ciò dovrebbe valere quan-
do è valida l’ipotesi che il moto possa descriversi tramite una legge
oraria rappresentata da una funzione regolare. Ove questa ipotesi
venga meno, anche la definizione di velocità istantanea non risulta
appropriata.
Come già osservato, nella meccanica classica si assume che sia sempre pos-
sibile la rappresentazione del moto tramite funzioni regolari. Pertanto ipo-
tizziamo che esista una velocità istantanea e che sia possibile misurarla.

1.3.1 Velocità come funzione derivata


Il passaggio al limite sopra indicato consente di associare una velocità ad
ogni istante di tempo. Esso pertanto definisce, a partire dalla funzione x(t),
una funzione v = v(t). Poiché la procedura sopra delineata per la velocità
come limite per ∆t → 0 del rapporto incrementale x(t+∆t)−x(t)
∆t , è quella che
definisce la derivata prima di una funzione di una variabile, diremo che la
velocità è la derivata prima della funzione x(t). Scriveremo pertanto
dx(t)
v(t) = (1.9)
dt
Questo modo di scrivere la velocità istantanea evidenzia il fatto che essa è
il rapporto di due differenziali : il differenziale dx(t) che rappresenta lo
spostamento infinitesimo nell’intervallo infinitesimo dt e l’intervallo stesso.
Nel calcolare la velocità a partire dalla legge oraria, faremo uso pertanto
delle ordinarie regole di derivazione di una funzione.
Nella notazione comunemente adottata in Meccanica le derivate rispetto al
tempo si indicano anche con un punto sulla variabile-funzione da derivare.
Pertanto scriveremo
v(t) = ẋ (1.10)
Nel seguito adotteremo anche questa notazione.

1.4 Richiami sul concetto di derivata


Data una funzione f (u) della variabile u si definisce funzione derivata prima
f 0 (u) della f (u) in corrispondenza del valore u della variabile indipendente
1.4. RICHIAMI SUL CONCETTO DI DERIVATA 11

il limite
f (u + h) − f (u)
lim = f 0 (u)
h→0 h
Notare che:

• questo limite non è sempre finito;

• se esso non esiste o assume valori diversi a seconda che l’incremento


h > 0 o h < 0, la funzione non è derivabile nel punto considerato;

• nel seguito, salvo casi particolari, supporremo sempre di avere a che


fare con funzioni derivabili, per le quali questo limite è ben definito.

La derivata può scriversi anche come rapporto di due differenziali, quello


della funzione df (u) e quello du della variabile indipendente

df (u)
f 0 (u) =
du
Dalla definizione di funzione derivata segue che

df (u) = f 0 (u)du

vale a dire la variazione infinitesima (il differenziale) della funzione risulta


data dal prodotto della sua derivata prima per la variazione infinitesima (il
differenziale) della variabile indipendente. Questo modo di rappresentare la
derivata è di fondamentale importanza in fisica, perchè fa esplicito riferi-
mento alle modalità con cui si dovrebbe idealmente misurare l’incremento
infinitesimo di una grandezza fisica espressa dalla funzione f (u).
La funzione derivata può vedersi anche come il risultato di un’operazione,
quella di derivazione, effettuata sulla funzione originale f (u) che produce
una seconda funzione f 0 (u) della stessa variabile. Si introduce l’operatore di
derivazione d/du e la relazione che lega la derivata alla funzione originale
si scrive anche come
d
f 0 (u) = f (u)
du
Nel calcolo delle derivate occorre tenere presente le seguenti regole

d
Af (u) = Af 0 (u) (1.11)
du
con A costante
d
((f (u) ± g(u)) = f 0 (u) ± g 0 (u) (1.12)
du
d
(f (u)g(u)) = f 0 (u)g(u) + f (u)g 0 (u) (1.13)
du
d f (u) f 0 (u)g(u) − f (u)g 0 (u)
= (1.14)
du g(u) g(u)2
12 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

d dF (g) dg(u)
F (g(u)) = = F 0 (g)g 0 (u) (1.15)
du dg du
La tavola delle derivate più comuni è fornita in Appendice B.

1.4.1 Esempi
Dalla Appendice otteniamo che

d n
At = nAtn−1
dt
con A costante. Vediamo alcuni casi

• Legge oraria lineare x(t) = At + x(0) segue che

dx(t) d(At) dx(0)


v(t) = = + =A
dt dt dt
la velocità istantanea è costante ed uguale ad A.

• Legge oraria quadratica x(t) = x(0) + At2 + Bt segue che

dx(t) dx(0) dAt2 Bt


v(t) = = + + = 2At + B
dt dt dt dt
si noti come v(0) = B è la velocità iniziale.

Esempio: Caduta di un corpo


Nel caso della caduta dei gravi la legge oraria è z(t) = z(0) − 21 gt2 se la
velocità iniziale v(0) = 0. Dalle regole di derivazione otteniamo v(t) = −gt.
Possiamo calcolare:

• Il tempo tS di arrivo
p al suolo, dato dalla condizione che z(tS ) = 0.
Otteniamo tS = 2z(0)/g
p
• La velocità con cui il corpo arriva al suolo, vale a dire v(tS ) = 2z(0)g

Esempio: Corpo lanciato verso l’alto con velocità iniziale v(0) 6= 0


(figura 5)
La posizione iniziale è z(0) = 0.
La legge oraria risulta data da

1
z(t) = z(0) + v(0)t − gt2
2
Derivando otteniamo
v(t) = ż(t) = v(0) − gt
1.5. ACCELERAZIONE 13

Nella fase ascendente del moto la velocità diminuisce. Essa si azzera al


tempo t∗ = v(0)
g . L’altezza massima raggiunta è

1 1 v(0)2
zmax = z(t∗ ) = v(0)t∗ − gt∗ =
2 2 g

All’istante t∗ il moto si inverte e da diretto diventa retrogrado, cioè il corpo


comincia a cadere. Il tempo di arrivo al suolo è dato dalla z(tS ) = 0 ovvero
tS = 2v(0)
g . La velocitá al suolo vale

v(tS ) = v(0) − gtS = −v(0)

vale a dire la particella arriva al suolo con una velocità istantanea che è
uguale a quella con cui è partita ma di segno opposto.

Figura 1.5: Moto verticale verso l’alto

Nota La legge di caduta dei gravi presuppone che questo avvenga nel vuoto.
In presenza di aria o di altro mezzo essa non è valida. Occorre correggerla
per tenere conto dell’effetto dell’attrito tra il corpo in movimento e il mezzo
(vedi in seguito) . Pertanto la conclusione importante, che il corpo arriva
al suolo con la stessa velocità, in valore assoluto, con cui è stato lanciato, è
valida solo nel vuoto.

1.5 Accelerazione
La terza grandezza rilevante ai fini della descrizione cinematica del moto di
una particella è l’accelerazione.
14 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

1.5.1 Accelerazione media


Definiamo l’ accelerazione media nell’intervallo (t1 , t2 ) come

v(t2 ) − v(t1 )
< a(t1 , t2 ) >= (1.16)
t2 − t1
vale a dire il rapporto tra la variazione della velocità istantanea nell’interval-
lo di tempo e l’intervallo stesso. La accelerazione media può essere positiva,
negativa o nulla (in questo ultimo caso il moto è uniforme). In generale
< a(t1 , t2 ) > dipende dall’intervallo di tempo su cui si effettua la media.
Casi particolari
• Legge oraria lineare x(t) = v(0)t + x(0)
La velocità istantanea risulta costante, pertanto < a(t1 , t2 ) >= 0 per
qualunque intervallo di tempo. Moto uniforme.

• Legge oraria quadratica x(t) = At2 + v(0)t + x(0).


In tale caso

< a(t1 , t2 ) >= (2At2 + v(0) − 2At1 − v(0))/(t2 − t1 ) = 2A = a (1.17)

l’accelerazione media risulta costante e non dipende dall’intervallo


considerato. Possiamo pertanto scrivere la legge oraria come
1
x(t) = at2 + v(0)t + x(0) (1.18)
2
Il moto é uniformemente vario (spesso viene indicato anche come
moto uniformemente accelerato). Questo è il caso ad esempio del moto
della caduta dei gravi per il quale si ha a = −g.

1.5.2 Accelerazione istantanea


Come per la velocità, possiamo introdurre l’accelerazione istantanea a = a(t)
relativa ad un preciso istante di tempo. Sul piano sperimentale questa si
ottiene effettuando il rapporto tra la variazione della velocità su un intervallo
(t, t + ∆t) con ∆t molto piccolo e l’intervallo stesso.
Dal punto di vista matematico, tenendo conto che la funzione v(t) è una
funzione regolare, l’accelerazione istantanea è definita da
v(t + ∆t) − v(t) dv(t)
a(t) = lim = = v̇(t) (1.19)
∆t→0 ∆t dt
diremo pertanto che l’accelerazione istantanea (o semplicemente l’ac-
celerazione) è la derivata prima della funzione velocità v(t).
Dal punto di vista dimensionale abbiamo

[a] = [vT −1 ] = [LT −2 ]


1.5. ACCELERAZIONE 15

L’accelerazione ha dimensioni di una lunghezza diviso un tempo al quadrato.


Le unità di misura sono nel sistema MKS m/s2 e nel sistema CGS cm/s2 .
Possiamo dire che la conoscenza della legge oraria consente di ottenere
l’accelerazione istantanea dalla legge oraria attraverso una doppia oper-
d
azione di derivazione, ovvero applicando due volte l’operatore dt alla fun-
zione x(t). Scriveremo pertanto

dv(t) d2 x(t)
a(t) = = = ẍ(t) (1.20)
dt dt2
vale a dire l’accelerazione è la derivata seconda della legge oraria
rispetto al tempo.
Si suole distinguere tra moto accelerato e moto ritardato. Una particella
si muove di moto accelerato quando l’accelerazione a(t) ha lo stesso segno
della velocità, quindi se il prodotto a(t)v(t) > 0 . In questo caso il valore
assoluto della velocità aumenta nel tempo. Una particella si muove di moto
ritardato quando l’accelerazione a(t) ha segno opposto alla velocità, quindi
se il prodotto a(t)v(t) < 0 . In questo caso il valore assoluto della velocità
diminuisce nel tempo.

Esempi
• Nel caso della caduta di un corpo da una certa altezza il moto è uni-
formemente accelerato perché l’accelerazione g = −9.8m/s2 è diretta
verso il basso, come la velocità.

• Nel caso di un corpo lanciato verso l’alto il moto è uniformemente ri-


tardato nel primo tratto, quando il corpo sale, mentre è uniformemente
accelerato nel secondo tratto, quando il corpo scende. Infatti nel pri-
mo tratto la velocità diminuisce in valore assoluto, mentre aumenta in
valore assoluto nel secondo.

1.5.3 Applicazioni
• Esercizio
La figura 6 mostra il diagramma della legge oraria di una particella in
moto lungo l’asse x nell’intervallo di tempo (0, 5) s. Trovare la velocità
media negli intervalli:
i) tra 0 e 1 s
(ii) tra 0 e 4 s
(iii) tra 1 e 5 s
(iv) tra 0 e 5 s.
Trovare le velocità istantanea della particella nei seguenti istanti:
(v) t = 0.5 s
(vi) t = 2 s
(vii) t = 4.5 s
16 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Figura 1.6: Valori della posizione in un moto unidimensionale

Soluzione
Dalla definizione di velocità media abbiamo
x(1) − x(0)
< v(0, 1) > = = 4 m/s
1
x(4) − x(0) 1
< v(0, 4) > = =− m/s
4 2
x(5) − x(1)
< v(1, 5) > = = −1 m/s
4
x(5) − x(0)
< v(0, 5) > = = 0 m/s
5
Osserviamo che la curva che rappresenta la legge oraria è composta
da segmenti di retta. Questo significa che la dipendenza dal tempo è
lineare, ma con diverso coefficiente (pendenza della retta) nei diversi
intervalli di tempo.
L’istante t = 0.5 s cade nell’intervallo (0, 1) s: la legge oraria essendo
lineare in tale intervallo si ha che la velocità istantanea coincide con
quella media calcolata nell’intervallo, vale a dire

v(t = 0.5) =< v(0, 1) >= 4 m/s

Allo stesso modo


x(2.5) − x(1) −2 − 4
v(t = 2) =< v(1, 2.5) >= = = −4 m/s
1.5 1.5
x(5) − x(4)
v(4.5) =< v(4, 5) >= = 2 m/s
1

• Esercizio
La figura 7 mostra il diagramma della velocità di una particella in
funzione del tempo nell’intervallo di tempo (0, 4) s. La particella è
inizialmente nell’origine con velocità nulla. Determinare:
1.5. ACCELERAZIONE 17

Figura 1.7: Velocitá per un moto unidimensionale

(i) l’accelerazione media nell’intervallo considerato;


(ii) l’accelerazione istantanea.
Soluzione
Dalla definizione si ha
v(4) − v(0) 3
< a(0, 4) >= = m/s2
4 4
La velocità è una funzione lineare del tempo in ognuno degli intervalli
considerati. Pertanto la accelerazione istantanea risulta
v(1) − v(0)
a(t) =< a(0, 1) >= = −3 m/s 0≤t≤1s
1
v(3) − v(1)
=< a(1, 3) >= = 3 m/s2 1≤t≤3s
2
v(4) − v(3)
=< a(3, 4) >= = 0 m/s2 3≤t≤4s
1

• Esercizio
La posizione di una particella è data dalla legge oraria

x(t) = t3 − 6t2 + 9t

con il tempo misurato in secondi e la lunghezza in metri. Determinare

1. la funzione velocità istantanea v(t)


2. il suo valore a t = 2 s e t = 4 s
3. a quali istanti la velocità si annulla
4. in quali intervalli di tempo il moto è diretto
5. la distanza percorsa nell’intervallo di tempo (0, 5 s)
18 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

6. l’accelerazione istantanea a(t)


7. in quali intervalli di tempo il moto è accelerato e ritardato.

Soluzione
dx(t)
1. dalle regole di derivazione otteniamo v(t) = dt = 3t2 − 12t +
9 m/s;
2. v(2s) = 12 − 24 + 9 = −3m/s e v(4s) = 48 − 48 + 9 = 9 m/s
da notare che nel primo caso il moto è retrogrado, nel secondo
diretto;
3. dato che la velocità può scriversi come v(t) = 3(t − 1)(t − 3) ,
la condizione che essa si annulli risulta soddisfatta per t = 1 s e
t = 3 s;
4. la velocità è positiva (moto diretto) per t < 1 s e t > 3 s mentre
risulta negativa (moto retrogrado) per 1 s < t < 3 s;
5. lo spostamento è positivo negli intervalli di tempo (0, 1 s) e (3 s, 5 s),
mentre risulta negativo nell’intervallo (1 s, 3 s); dovendo calcolare
la distanza percorsa avremo per i tre casi

d0,1s = x(1s) − x(0) = 1 − 6 + 9 = 4 m

d1s,3s = |x(3s) − x(1s)| = |0 − 4| = 4 m


d3s,5s = x(5s) − x(3s) = 20 − 0 = 20 m
pertanto la distanza totale è d = d0,1 s + d1 s,3 s + d3 s,5 s = 28 m;
6. l’accelerazione è data da a(t) = 6t − 12 m/s2
7. il moto è accelerato quando a(t)v(t) > 0. L’accelerazione è neg-
ativa per t < 2 s e positiva per t > 2 s . Pertanto: (i) il moto
risulta accelerato quando 1 s < t < 2 s , perché sia l’accelerazione
sia la velocità sono negative, e per t > 3 s perché entrambi sono
positive; (ii) il moto è ritardato quando t < 1 s , perché la veloc-
ità è positiva e l’accelerazione negativa, e 2 s < t < 3 s perché la
velocità è negativa e l’accelerazione positiva.

1.6 La scelta dell’origine dei tempi


Abbiamo espresso le due leggi del moto relative al moto uniforme e a quello
uniformemente accelerato

x(t) = x(0) + vt
1
x(t) = x(0) + v(0)t + at2 (1.21)
2
1.6. LA SCELTA DELL’ORIGINE DEI TEMPI 19

nei termini dei valori di posizione e velocità al tempo iniziale t = 0. Che


cosa accade se la nostra conoscenza di posizione e velocitá riguarda l’istante
t = t0 anziché t = 0? ovvero se un altro osservatore prende come istante
iniziale il tempo t0 ?
Si tratta di una semplice trasformazione dell’asse dei tempi che porta
l’istante iniziale al valore t0 . Sostituiamo cioè alla variabile t la variabile
τ = t − t0 . Questo porta a scrivere le leggi nella forma
x = x(0) + v(τ + t0 ) = x(t0 ) + v(τ )
per il moto uniforme e
1
x = x(0) + v(0)(τ + t0 ) + a(τ + t0 )2
2
per quello uniformemente accelerato. Quest’ultima può anche scriversi come
1 1
x = x(t0 ) + v(0)τ + aτ t0 + aτ 2 = x(t0 ) + v(t0 )τ + aτ 2
2 2
Possiamo dunque scrivere le due leggi con la nuova scelta dell’istante iniziale
come
x(t) = x(t0 ) + v(t − t0 ) (1.22)
1
x(t) = x(t0 ) + v(t0 )(t − t0 ) + a(t − t0 )2 (1.23)
2

1.6.1 Esercizi
1. Un’automobile con velocità iniziale di 80 km/h frena su un tratto di
lunghezza L = 105 m fino a raggiungere la velocità di 45 km/h. Posto
che l’accelerazione sia costante per tutta la frenata determinare:
(i) il valore dell’accelerazione;
(ii) l’intervallo di tempo in cui avviene la frenata.
Posto che l’autista continui a frenare con la stessa accelerazione, de-
terminare:
(iii) in quanto tempo l’auto si ferma;
(iv) quanta strada percorre.
Soluzione
(i)La legge oraria del moto dell’auto è
1
x(t) = x(0) + v(0)t + at2
2
ove v(0) = 85 km/h e possiamo scegliere x(0) = 0.
La velocità varia secondo la
v(t) = v(0) + at
20 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

ove a < 0 trattandosi di un moto decelerato.


Se indichiamo con t∗ il tempo (incognito) impiegato a decelerare la
macchina fino al valore v1 = 45 km/h, abbiamo che x(t∗ ) = L.
Ora osserviamo che, essendo l’accelerazione a costante, si deve avere
v1 − v(0)
v1 = v(0) + at∗ t∗ =
a
pertanto

v1 − v(0) 1 (v1 − v(0))2


x(t∗ ) − x(0) = v1 +
a 2 a
ovvero
v12 − v(0)2
x(t∗ ) − x(0) =
2a
L’accelerazione risulta
v12 − v(0)2
a=
2L
Con i dati del problema
1
v(0) = 85 × 103 = 23.5 m/s
3600
1
v1 = 45 × 103 = 12.5 m/s
3600
si ricava
12.52 − 23.62
a= = −1.9 m/s2
210
(ii) Dall’accelerazione si ricava

v1 − v(0)
t∗ = = 5.8 s
a
(iii) Dall’espressione della velocità in funzione del tempo otteniamo
che essa si annulla al tempo t0 dato dalla
v(0)
t0 = − = 12.4 s
a
La distanza totale percorsa risulta data da
1 0
D = x(t0 ) = v(0)t0 + at 2 = 144 m
2

2. Il macchinista di un treno che sta viaggiando con velocità v1 vede, a


una distanza d sul suo stesso binario, un altro treno che si muove nella
sua stessa direzione con velocità v2 < v1 costante. Il macchinista frena
immediatamente imprimendo al suo treno una decelerazione costante
−a. Mostrare quale condizione deve essere verificata perchè non abbia
1.6. LA SCELTA DELL’ORIGINE DEI TEMPI 21

luogo la collisione tra i due treni.


Soluzione
Indichiamo con t = 0 l’istante in cui il macchinista comincia a frenare
e con x1 (0) = 0 la posizione del treno in tale istante. La posizione
iniziale del secondo treno sarà pertanto x2 (0) = d. Con questa scelta
le leggi orarie dei due treni sono
1
x1 (t) = v1 t − at2
2
x2 (t) = d + v2 t

Perchè abbia luogo la collisione occorre che esista un istante t∗ in cui la


posizione dei due treni sia la stessa, vale a dire x1 (t∗ ) = x2 (t∗ ), ovvero
1
v1 t∗ − at∗2 = d + v2 t∗
2
che porta all’equazione di secondo grado
1 ∗2
at − (v1 − v2 )t∗ + d = 0
2
la quale ha soluzioni
q
v1 − v2 ± (v1 − v2 )2 − 21 ad
t∗ =
a
Esiste una soluzione reale, vale a dire è possibile la collisione tra i due
treni, solo se
(v1 − v2 )2
d<
2a
3. Una pietra viene lasciata cadere da un ponte alto 44 m sull’acqua con
velocità iniziale nulla. Una seconda pietra viene fatta cadere verti-
calmente dalla stessa altezza dopo un secondo. Le pietre colpiscono
l’acqua allo stesso istante. Determinare la velocità iniziale della sec-
onda pietra.
Soluzione
Indichiamo con z la direzione verticale con verso positivo verso l’alto e
origine sulla superficie dell’acqua. Posto t = 0 l’istante di inizio della
caduta della prima pietra e t0 = 1 s quello della seconda e indicando
con h = 44 m la posizione iniziale riferita all’acqua, abbiamo che le
leggi del moto sono date da
1
z1 (t) = h − gt2
2
per la prima pietra e
1
z2 (t) = h + v0 (t − t0 ) − g(t − t0 )2
2
22 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

per la seconda. Dalla prima si ottiene il tempo impiegato per raggiun-


gere l’acqua, corrispondente al valore z1 = 0,
s r
∗ 2h 88
t = = =3s
g 9.8

Poichè z2 (t∗ ) = 0, si ha

h 1
v0 = − + g(t∗ − t0 ) = −12.2 m/s
t∗ −t 0 2

Quindi la seconda pietra ha una velocità iniziale di 12.2 m/s diretta


verso il basso.

4. Un sottomarino a 125 m sotto il livello del mare lancia un missile


in direzione verticale con accelerazione costante. Esso raggiunge la
superficie del mare in 2.15 s, dopo di che il motore si spegne e il
missile prosegue la sua corsa. A quale altezza arriva il missile?
Soluzione
Il moto è lungo la verticale. Nel primo tratto, cioè fino alla superficie
del mare, la legge oraria è quella di un moto uniformemente accelerato

1
z(t) = z(0) + v(0)t + at2
2
con z(0) = −125 m e v(0) = 0 m/s.
Nel secondo tratto la sola accelerazione presente è quella di gravità e
il moto risulta uniformemente ritardato, vale a dire

1
z(t) = v(t0 )(t − t0 ) − g(t − t0 )2
2
ove t0 = 2.15 s e z(t0 ) = 0 m livello del mare.
Per risolvere il problema occorre calcolare la velocità v(t0 ), che si ot-
tiene una volta determinata l’accelerazione a. Questa è data dalla
condizione z(t0 ) = 0, ovvero, con i dati del problema

2z(0)
a=− = 250/(2, 15)2 m/s2 = 54.1 m/s2
t20

Dalla legge della velocità nel moto uniformemente accelerato abbiamo


v(t0 ) = at0 = 54.1 × 2.15 = 116.3 m/s.
Nel secondo tratto la velocità varia secondo la v(t) = v(t0 ) − g(t − t0 ).
Se t1 è il valore a cui si azzera la velocità, si ha

v(t0 )
g(t1 − t0 ) = v(t0 ) t1 − t0 =
g
1.6. LA SCELTA DELL’ORIGINE DEI TEMPI 23

L’altezza massima è data dal valore


1
z(t1 ) = v(t0 )(t1 − t0 ) − g(t1 − t0 )2
2
v(t0 ) 1 v(t0 ))2
= v(t0 ) − g
g 2 g2
v(t0 )2 116.32
= = = 689 m
2g 2 × 9.81

5. In una gara automobilistica un pilota deve percorrere nel tempo mini-


mo un tratto di d = 1 km, partendo ed arrivando da fermo. Le carat-
teristiche dell’auto sono tali che l’accelerazione massima possibile è
a1 = 2.3 m/s2 , mentre il sistema frenante permette una decelerazione
massima pari a a2 = 3.8 m/s2 . Posto che il moto sia rettilineo deter-
minare il tempo minimo possibile.
Soluzione
Nella fase iniziale il pilota accelera. Posto che il punto di partenza
sia a x = 0, con l’accelerazione massima percorrerà la retta con legge
oraria e velocità
1
x(t) = a1 t2 v1 (t) = a1 t
2
ove v1 (t) indica la velocità istantanea nel primo tratto.
Quindi un moto uniformemente accelerato fino a un certo istante t∗ ,
dopo il quale il pilota dovrà cominciare a frenare. Per minimizzare il
tempo dovrà frenare con la massima efficienza. Pertanto per t > t∗
avremo che la legge oraria e la velocità saranno date da
1
x(t) = x(t∗ + v1 (t∗ )(t − t∗ ) − a2 (t − t∗ )2
2
v(t) = v2 (t) = v1 (t ) − a2 (t − t∗ )

ove v2 (t) indica la velocità istantanea nel secondo tratto.


Si verifica facilmente che la velocità v2 (t) si annulla al tempo T dato
dalla
a1 + a2
T = t∗
a2
Questa espressione fornisce il tempo totale in funzione del tempo t∗ di
accelerazione. Per determinare tale tempo notiamo che all’istante T
la distanza percorsa deve essere pari x(T ) = d = 1 km, ovvero
1
d = x(t∗ ) + v1 (t∗ )(T − t∗ ) − (T − t∗ )2 a2
2
Dal momento che
a1 + a2 a1
T − t∗ = t∗ ( − 1) = t∗
a2 a2
24 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

ottengo
1 a1
d = a1 t∗2 (1 + )
2 a2
Questo mi consente di esprimere t∗ nei termi dei dati del problema
s
2da2
t∗ = = 23.3 s
a1 (a1 + a2 )

Pertanto
a1
T = t∗ (1 + ) = 37.4 s
a2

1.7 Il moto armonico


Può essere definito attraverso la legge oraria

x(t) = A cos (ωt + α) (1.24)

ove A viene detta ampiezza del moto [A] = [L], ω è detta pulsazione
o frequenza angolare [ω] = [T −1 ] , ωt + α è la fase del moto e α è lo
sfasamento. Questi angoli si misurano in generale in radianti. Si osservi
quanto segue:

• Il moto è periodico. Un moto unidimensionale si dice periodico


quando la sua legge oraria soddisfa la condizione x(t) = x(t + nT ) ove
n = 0, ±1, ±2, . . . , è un intero e T è un tempo, detto periodo del
moto. Nel caso del moto armonico si verifica facilmente che T = 2π ω .

• La legge oraria del moto può pertanto scriversi anche come



x(t) = A cos ( t + α)
T

• Si definisce frequenza del moto la grandezza ν = 1/T . Essa ha le


dimensioni dell’inverso di un tempo. Evidentemente ω = 2πν

• Il moto si svolge tra x = Xm = A, valore raggiunto nel caso in cui


ωt + α = 2mπ con m intero, e il valore x = −Xm = −A, che si ottiene
quando ωt + α = (2m + 1)π.

• L’ascissa vale zero quando si verifica che ωt + α = (2m + 1) π2 .

• Lo sfasamento α è legato al valore della ascissa quando t = 0. Infatti


x(0) = A cos α

• La legge oraria puó scriversi anche nella forma x(t) = A sin (ωt + β) .
Basta porre nella nostra espressione β = α + π/2 .
1.7. IL MOTO ARMONICO 25

Figura 1.8: Legge oraria e grandezze cinematiche del moto armonico. Nota
Xm = A

Possiamo calcolare la velocità istantanea facendo uso della regola di


derivazione di funzione composta. Nel nostro caso, infatti, l’argomento della
funzione coseno è una funzione del tempo. Indicando con φ(t) = ωt + α ,
possiamo scrivere x(t) = A cos φ(t) e pertanto

dx(t) dx(φ) dφ
v(t) = = = −ωA sin (ωt + α) (1.25)
dt dφ dt

Va osservato quanto segue

• La velocità è una funzione periodica di periodo T . Essa si annulla


in corrispondenza dei valori ωt + α = 2mπ con m intero, vale a dire
quando l’ascissa raggiunge il suo valore massimo A, e dei valori ωt+α =
(2m + 1)π in cui l’ascissa vale −A .

• La velocità risulta massima in corrispondenza dei valori a cui si annulla


l’ascissa cioè per ωt + α = (2m + 1) π2 . Possiamo pertanto dire che la
funzione velocità risulta sfasata di π/2 rispetto alla legge oraria.

• Il valore della velocità all’istante iniziale è v(0) = −ωA sin α . Si noti


come la conoscenza della posizione iniziale e della velocità iniziale con-
senta di determinare le variabili A e α, noto il periodo o la pulsazione
del moto.
26 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Procediamo al calcolo dell’accelerazione. Avremo


dv(t) dv(φ) dφ
a(t) = = = −ω 2 A cos (ωt + α) = −ω 2 x(t) (1.26)
dt dφ dt

Osserviamo quanto segue:

• L’accelerazione ha la stessa periodicità della legge oraria. Essa è mas-


sima in valore assoluto in corrispondenza dei valori x = ±A , quando
cioè il moto si inverte perché la velocità si annulla, e si annulla quando
x = 0 , dove la velocità risulta massima.

• L’accelerazione è proporzionale allo spostamento e diretta in verso


opposto.

• Il moto è ritardato quando la particella si muove verso i punti che lo


delimitano x = ±A, è accelerato quando si muove verso l’origine.

1.8 Equazioni differenziali del moto


L’espressione precedente per l’accelerazione può scriversi anche nella forma

d2 x(t)
= −ω 2 x(t) (1.27)
dt2
Essa stabilisce una relazione tra la funzione x(t) e la sua derivata seconda,
che deve essere soddisfatta affinché x(t) possa rappresentare la legge oraria
di un oscillatore armonico.
Possiamo vedere questa relazione come un’equazione differenziale, vale a
dire un’equazione che ha come incognita la funzione x(t) . La legge oraria
dell’oscillatore è una soluzione di questa equazione.
Si noti quanto segue:

• Un’equazione differenziale stabilisce una legame tra la funzione incog-


nita (nel nostro caso x(t) ) e le sue derivate. Nel caso specifico tra la
funzione e la sua derivata seconda.

• L’ordine di un’equazione differenziale è l’ordine massimo delle derivate


che vi compaiono: la nostra equazione risulta essere del secondo ordine.

• Nel caso specifico si verifica facilmente che funzioni del tipo x(t) =
A cos (ωt + α) ovvero x(t) = B sin (ωt + β) sono soluzioni dell’equazione.

• Per determinare tali soluzioni occorre ottenere i valori rispettivamente


di A e α, ovvero di B e β. Questi si determinano dalla conoscenza
delle condizioni iniziali del moto.
1.9. ESERCIZI 27

Questa equazione differenziale riveste una straordinaria importanza nella


fisica, perchè diversi fenomeni, meccanici e non, possono rappresentarsi come
combinazioni di oscillatori armonici.
Va osservato che equazioni differenziali del secondo ordine possono scriver-
si anche con riferimento ai moti piú semplici che abbiamo studiato.
Per esempio l’equazione differenziale
d2 x(t)
=K (1.28)
dt2
con K costante rappresenta sia il moto rettilineo uniforme (quando K = 0),
sia quello uniformemente vario (quando K 6= 0). K è uguale all’acceler-
azione del moto. In entrambi i casi è possibile determinare la legge oraria
come una soluzione di questa equazione, che verifica date condizioni iniziali,
tipicamente posizione e velocità ad un preciso istante di tempo.

1.9 Esercizi
• Si consideri un moto armonico di pulsazione ω = 2 rad/s . Sapendo
che a t = 0 s si ha x(0) = 2 m e v(0) = 4 m/s , si determini la legge
oraria del moto.
Soluzione
Sappiamo che la forma della legge oraria è x(t) = A cos (ωt + α). Ci
proponiamo di determinare l’ampiezza A e lo sfasamento α. A questo
fine notiamo che le condizioni iniziali sono x(0) = A cos α = 2 m e
v(0) = −ωA sin (ωt + α) = 4 m/s . Segue da ciò che

v(0)/x(0) = −ω tan α = 2

che ci consente di determinare lo sfasamento. Infatti dalla tan α = −1


otteniamo α = 3π 4 rad . Inoltre sfruttando il fatto che

v(0)2 + ω 2 x(0)2 = ω 2 A2

otteniamo che 4A2 = 16 + 16 cioè A = 2 2 m.

• Si supponga di conoscere la posizione x1 e la velocità v1 di un os-


cillatore armonico all’istante t1 e le corrispondenti grandezze x2 e v2
all’istante t2 . Determinare i valori dell’ampiezza e della pulsazione del
moto.
Soluzione
Dalla legge oraria abbiamo

x1 = A cos(ωt1 + φ) v1 = −ωA sin(ωt1 + φ)


x2 = A cos(ωt2 + φ) v2 = −ωA sin(ωt2 + φ)
28 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Osservo ora che

v12 = ω 2 A2 sin2 (ωt1 + φ) = ω 2 A2 [1 − cos2 (ωt1 + φ)] = ω 2 (A2 − x21 )

e analogamente
v22 = ω 2 (A2 − x22 )
Segue che
v12 A2 − x21
=
v22 A2 − x22
da cui si ottiene s
x22 v12 − x21 v22
A=
v12 − v22
che sostituita nella
v12
ω2 =
A2 − x21
dona l’espressione della pulsazione.

• Una particella si muove di moto armonico semplice attorno al punto


x = 0 con pulsazione ω = 4 rad/s. All’istante t = t1 la sua posizione
è x(t1 ) = 25 cm e la sua velocità v(t1 ) = 100 cm/s. Quanto valgono
posizione e velocità della particella al tempo t2 = t1 + 2.4 s?
Soluzione
Posto ∆t = 2.4 s abbiamo

x(t1 + ∆t) = A cos[ω(t1 + ∆t) + α)


= A[cos(ωt1 + α) cos(ω∆t) − sin(ωt1 + α) sin(ω∆t)]

Ora osserviamo che

x(t1 ) = A cos(ωt1 + α)
v(t1 ) = −ωA sin(ωt1 + α)

Pertanto possiamo scrivere

v(t1 )
x(t2 ) = x(t1 ) cos(ω∆t) + sin(ω∆t)
ω
Inserendo i dati del problema e i valori

cos(ω∆t) = cos(550.3◦ ) = −0.98 sin(ω∆t) = −0.18

si ottiene
100
x(t2 ) = −25 × 0.98 − × 0.18 = −29 cm
4
1.10. MOTO ARMONICO SMORZATO 29

Procedendo allo stesso modo per la velocità abbiamo

v(t1 + ∆t) = −ωA sin[ω(t1 + ∆t) + α]


= −ωA[sin(ωt1 + α) cos(ω∆t) + cos(ωt1 + α) sin(ω∆t)]
= v(t1 ) cos(ω∆t) − ωx(t1 ) sin(ω∆t)
= −100 × 0.98 + 25 × 4 × 0.18 = −80 cm/s

1.10 Moto armonico smorzato


Il moto armonico è un moto di durata infinita, in quanto la particella rias-
sume periodicamente la stessa posizione e velocità. Moti di questo tipo non
esistono in natura: di regola qualunque oscillazione viene smorzata per la
presenza di forze dissipative, come quelle di attrito. É utile quindi studi-

Figura 1.9: Legge oraria del moto armonico smorzato

are la cinematica di un moto armonico smorzato. Di questo tipo è il moto


rappresentato dalla legge oraria

x(t) = Ae−βt cos (ωt + α) (1.29)

con β > 0. Essa rappresenta un moto armonico la cui ampiezza si riduce


nel tempo in modo esponenziale.
Alcune osservazioni:

• Questa espressione differisce da quella dell’oscillatore armonico per la


presenza del fattore esponenziale, che per t → ∞ va a zero. Pertanto
in questo limite la particella è ferma nell’origine. Possiamo vedere
questo moto come quello di un oscillatore la cui ampiezza diminuisce
esponenzialmente nel tempo.

• La grandezza β, che ha dimensioni dell’inverso di un tempo [β] = [T −1 ]


misura il grado di smorzamento. Grandi valori di β corrispondono ad
uno smorzamento rapido.
30 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

• Si noti che mentre la legge dell’oscillatore è valida per −∞ < t < ∞,


questa espressione è appropriata solo per t ≥ 0. Per tempi negativi
infatti l’ampiezza crescerebbe esponenzialmente.

• L’ascissa si azzera x(t) = 0 quando ωt + α = (2n + 1) π2 con n intero.

Procediamo al calcolo della velocità.

dx(t)
v(t) = = −βAe−βt cos (ωt + α) − ωAe−βt sin (ωt + α) (1.30)
dt

Possiamo scrivere questa espressione in forma più compatta. Posto

β
sin γ = p
β + ω2
2
ω
cos γ = p (1.31)
β + ω2
2

si ottiene
p
v(t) = −Ae−βt β 2 + ω 2 [sin γ cos (ωt + α) + cos γ sin (ωt + α)]
p
= −Ae−βt β 2 + ω 2 sin (ωt + α + γ) (1.32)

In questa forma la velocità è direttamente confrontabile con l’espressione


derivata per l’oscillatore armonico, che si ottiene ponendo β = 0 e γ = 0.
L’effetto dello smorzamento è di introdurre
p oltre all’esponenziale un fattore
moltiplicativo nell’ampiezza pari a β 2 + ω 2 e di modificare la fase di un
angolo pari a γ.
Si può introdurre uno pseudo-periodo definito come il tempo che inter-
corre tra due massimi e minimi della funzione x(t) (non si tratta di un
periodo vero e proprio perché la funzione non è periodica). Tali punti cor-
rispondono ai valori di t ai quali la velocità si annulla e il moto si inverte.
Questo accade quando ωt + α + γ = mπ com m intero. Lo pseudo-periodo
corrisponde alla
ω(t + nT ) + α + γ = (m + 2n)π

che porta al valore T = ω come nel caso dell’oscillatore. Va osservato
comunque che
x(t + T )
= e−βT
x(t)

Il calcolo dell’accelerazione è di particolare interesse perchè evidenzia un


elemento che, come vedremo in seguito, è caratteristico delle forze di attrito.
1.11. COMPOSIZIONE DI MOTI ARMONICI 31

Dalla definizione abbiamo:


dv(t)
a(t) =
dt
= Ae−βt [β 2 cos (ωt + α) + 2βω sin (ωt + α) − ω 2 cos (ωt + α)]
= βAe−βt [β cos (ωt + α) + ω sin (ωt + α)]
+ βωAe−βt sin (ωt + α) − ω 2 Ae−βt cos (ωt + α)
+ β 2 Ae−βt cos (ωt + α) − β 2 Ae−βt cos (ωt + α)
= −βv(t) − β[−ωAe−βt sin (ωt + α) − βAe−βt cos (ωt + α)]
− (ω 2 + β 2 )Ae−βt cos (ωt + α)
= −2βv(t) − (ω 2 + β 2 )x(t) (1.33)

Si vede da questa espressione come lo smorzamento introduca nell’ac-


celerazione un termine che dipende dalla velocità della particella
e che è proporzionale a β, cioè alla grandezza che misura l’efficacia
dello smorzamento.

1.11 Composizione di moti armonici


Studiamo che cosa accade quando la legge oraria è rappresentata dalla som-
ma di moti armonici. La sovrapposizione di moti armonici si presenta in
molti problemi fisici. Si possono considerare due casi: (i) moti di uguale
periodo, (ii) moti con periodo diverso.

1.11.1 Moti di uguale periodo


La legge oraria è semplicemente

x(t) = A1 cos (ωt + α1 ) + A2 cos (ωt + α2 ) (1.34)

Cominciamo considerando due casi particolari


• α1 = α2 in questo caso

x(t) = (A1 + A2 ) cos(ωt + α1 ) (1.35)

il moto è detto in fase. La periodicità è la stessa dei due moti separati


T = 2π
ω , mentre l’ampiezza è somma delle ampiezze (vedi figura 10).

• α2 = α1 + π la legge oraria diventa

x(t) = (A1 − A2 ) cos (ωt + α1 ) (1.36)

il moto è in opposizione di fase, la periodicità è la stessa, ma le


ampiezze si sottraggono (vedi fifura 11).
32 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Figura 1.10: Moti in fase

Figura 1.11: Moti in opposizione di fase


1.11. COMPOSIZIONE DI MOTI ARMONICI 33

Nel caso generale la legge oraria diviene

x(t) = A1 [cos ωt cos α1 − sin ωt sin α1 ] + A2 [cos ωt cos α2 − sin ωt sin α2 ]


= [A1 cos α1 + A2 cos α2 ] cos ωt − [A1 sin α1 + A2 sin α2 ] sin ωt
= A cos δ cos ωt − A sin δ sin ωt = A cos (ωt + δ) (1.37)

ove si sono introdotte le

A cos δ = A1 cos α1 + A2 cos α2


A sin δ = A1 sin α1 + A2 sin α2 (1.38)

da cui si derivano

A2 = (A1 cos α1 + A2 cos α2 )2 + (A1 sin α1 + A2 sin α2 )2


= A21 + A22 + 2A1 A2 cos (α2 − α1 ) (1.39)
A1 sin α1 + A2 sin α2
tan δ = (1.40)
A1 cos α1 + A2 cos α2

In conclusione il moto è armonico con identico periodo ma diversa ampiezza


e diverso sfasamento.
Nel caso particolare in cui α2 = α1 + π/2 si dice che il due moti armonici
sono in quadratura . Si ha allora che
q
A= A21 + A22

Se α1 = 0 si ottiene
A2
tan δ =
A1
Un esempio è mostrato in figura 12.

Figura 1.12: Moti in quadratura


34 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

1.11.2 Moti con diverso periodo


La legge oraria risulta data da
x(t) = A1 cos(ω1 t + φ1 ) + A2 cos(ω2 t + φ2 ) (1.41)
questo non porta in generale ad un moto periodico.
Per esempio, limitandoci per semplicità al caso di moti di uguale ampiezza,
vale a dire A1 = A2 = A abbiamo
x(t) = A[cos(ω1 t + φ1 ) + cos(ω2 t + φ2 )] (1.42)
Usando la formula trigonometrica di prostaferesi
α+β α−β
cos α + cos β = 2 cos ( ) cos ( )
2 2
otteniamo la legge oraria nella forma
(ω1 − ω2 )t φ1 − φ2 (ω1 + ω2 )t φ1 + φ2
x(t) = 2A cos( + ) cos( + ) (1.43)
2 2 2 2
Ne consegue che
• il moto non è più armonico;
• in generale la legge oraria non è periodica
La combinazione di due moti a frequenza diversa origina un moto period-
ico, qualunque siano le ampiezze, se le frequenze sono commensurate,
vale a dire se il loro rapporto è espresso da un numero razionale
ω1 n
= (1.44)
ω2 m
con n e m interi Questo può verificarsi facilmente notando che, se si definisce
il periodo
2πm 2πn
T = = (1.45)
ω2 ω1
si ha che
x(t + T ) = A1 cos[ω1 (t + T ) + φ1 ] + A2 cos[ω2 (t + T ) + φ2 ]
n 2πm 2πm
= A1 cos[ ω2 (t + ) + φ1 ] + A2 cos[ω2 (t + ) + φ2 ]
m ω2 ω2
n
= A1 cos( ω2 t + 2πn + φ1 ) + A2 cos(ω2 t + 2πn + φ2 )
m
= x(t)
La figura 13 illustra diversi casi corrispondenti a
A1 = 2A2 ω2 = 2ω1
1.11. COMPOSIZIONE DI MOTI ARMONICI 35

Figura 1.13: Legge oraria per combinazione di moti armonici con A1 = 2A2
e ω2 = 2ω1 . Dall’alto al basso : (i)φ2 − φ1 = π2 , (ii)φ2 − φ1 = π, (iii)
φ2 − φ1 = 3π
2 , (iv) φ1 − φ2 = 0.
36 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

1.11.3 Battimenti
Con questo termine si indicano fenomeni che hanno luogo quando si com-
pongono due moti di pari ampiezza A e pulsazioni ω1 ≈ ω2 .
Dalle considerazioni precedenti sappiamo che la combinazione porta alla
legge oraria
φ1 − φ2 φ1 + φ2
x(t) = 2A cos(Ωt + ) cos(ωt + ) (1.46)
2 2
ove si è indicato con
ω1 − ω2
Ω=
2
la frequenza modulante e con
ω1 + ω2
ω= (1.47)
2
la frequenza media.
Posto
φ2 + φ1
φ= (1.48)
2
abbiamo
x(t) = 2Amod (t) cos(ωt + φ) (1.49)
che ha la forma di un moto periodico con ampiezza
φ1 − φ2
Amod (t) = 2A cos(Ωt + ) (1.50)
2
Poichè Ω è piccolo si ha un moto con un’ampiezza debolmente variabile nel
tempo e un termine oscillante con periodicità T = ω14π +ω2 molto vicina a
quella dei due moti iniziali.
Il diagramma del moto risultante è mostrato nella figura 14.

Figura 1.14: Legge oraria nel caso di battimenti


1.12. APPENDICI 37

1.12 Appendici
Appendice A
Le grandezze fisiche (dette anche osservabili) sono espresse tramite i valori
numerici che esse assumono quando si adottano opportune unità di misura.
Cosı̀ la lunghezza si esprime in metri, o centimetri, o anni luce, etc. a
seconda della convenienza, la velocità può esprimersi in metri al secondo,
centimetri al secondo o chilometri all’ora, etc.
Qualunque sia il sistema di unità di misura adottato ogni grandezza ha di-
mensioni fisiche , indipendenti dal sistema di misura. Queste si esprimono
in modo generale tramite le grandezze di base indipendenti. Nel caso della
meccanica le osservabili di base sono

M = [M assa]
L = [Lunghezza]
T = [T empo]

Una qualunque osservabile meccanica Z ha dimensioni date tramite un’e-


spressione del tipo
Z = M α Lβ T γ
ove gli esponenti sono numeri interi.
Per illustrare questo concetto consideriamo alcuni casi di grandezze che
abbiamo incontrato o incontreremo nel seguito
dx(t)
• Velocità v = dt
[v] = [LT −1 ]
d2 x(t)
• Accelerazione a = dt2
[a] = [LT −2 ]

• Forza F = ma
[F ] = [M LT −2 ]

• Energia cinetica K = 12 mv 2
[K] = [M L2 T −2 ]

• Quantità di moto p = mv
[p] = [M LT −1 ]

Grandezze con le stesse dimensioni sono dette omogenee.


L’analisi dimensionale può tornare utile per verificare la correttezza dei
risultati ottenuti nella soluzione di problemi.
38 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Appendice B
Si riportano le regole di derivazione e le principali derivate usate nel corso.

d
(A) = 0 A costante
dx
d n
(x ) = nxn−1
dx
d 1 1
( )=− 2
dx x x
d √ 1
( x) = √
dx 2 x
d df
(Af (x)) = A
dx dx
d df dg
(f (x) ± g(x)) = ±
dx dx dx
d df dg
(f (x)g(x)) = g(x) + f (x)
dx dx dx
d f (x) 1 df f (x) dg
( )= −
dx g(x) g(x) dx g 2 (x) dx
d df
(f (x)n ) = nf (x)n−1
dx dx
d p 1 df
( f (x)) = p
dx 2 f (x) dx
d 1 1 df
( =− 2
dx f (x) f (x) dx
d 1 n df
( =−
dx f n (x) n + 1 dx
d dg df
[f (g(x))] =
dx dx dg
1.12. APPENDICI 39

Per le principali funzioni trascendenti abbiamo


d 1
(ln x) =
dx x
d 1 df
[ln f (x)] =
dx f (x) dx
d x
(e ) = ex
dx
d f (x) df (x)
(e ) = ef (x)
dx dx
d
(Ax ) = Ax ln A
dx
d df
(Af (x) ) = Af (x) ln A
dx dx
d
(sin x) = cos x
dx
d df
(sin f (x)) = cos f (x)
dx dx
d
(cos x) = − sin x
dx
d df
(cos f (x)) = − sin f (x)
dx dx
40 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Appendice C
Si definisce funzione esponenziale della variabile x la

f (x) = ax

con a > 0 e x ∈ R.
Notiamo quanto segue

• f (0) = a0 = 1

• f (x) > 0 ∀x ∈ R

• se a > 1 la funzione è crescente e tende a zero per x → −∞ e all’infinito


per x → ∞

• se a < 1 la funzione è decrescente e tende a ∞ per x → −∞ e a zero


per x → ∞

Il termine funzione esponenziale si applica anche alla funzione

g(x) = a−x

con a > 0 e x ∈ R.
In questo caso

• g(0) = a0 = 1

• g(x) > 0 ∀x ∈ R

• se a > 1 la funzione è decrescente e tende a zero per x → ∞ e


all’infinito per x → −∞

• se a < 1 la funzione è crescente e tende a ∞ per x → ∞ e a zero per


x → −∞

Nelle scienze sperimentali molti processi sono regolati da leggi esponenziali


la cui base è data dal numero di Nepero
1 n
e = lim (1 + )
n→∞ n
è un numero irrazionale, le cui prime cifre sono e = 2.71828.... Tale numero
è la base dei logaritmi naturali.
1.12. APPENDICI 41

Figura 1.15: Esempi di funzioni esponenziali

Figura 1.16: Esempi di funzioni esponenziali


42 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI

Figura 1.17: Funzioni esponenziali con base e


Capitolo 2

Cinematica del moto in due


dimensioni

Fino ad ora abbiamo considerato moti lungo una direzione stabilita. In


questo capitolo ci proponiamo di studiare i moti piani. Il primo problema che
ci poniamo è come rappresentare la legge oraria. Se adottiamo un sistema di
coordinate cartesiane ortogonali per individuare i punti nel piano, la legge
oraria del moto di un punto materiale sarà rappresentata da funzioni che
indicano come le sue coordinate cartesiane cambiano nel tempo.
Per illustrare il problema consideriamo una particella che si muove su
una generica curva γ come nella figura 1. Il punto P (t) funzione del tempo

Figura 2.1: Il vettore posizione

indica la posizione all’istante t della particella di cui si studia il moto. Le

43
44 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

coordinate del punto sono funzioni regolari del tempo e possiamo scrivere

P (t) ≡ (x(t), y(t)) (2.1)

Si noti come nel caso di un moto piano si ha bisogno di due leggi orarie
x = x(t) e y = y(t), relative alle due coordinate cartesiane della particella.

Possiamo vedere il problema in altro modo. Consideriamo il segmento


orientato P (t) − O. Questo segmento è una grandezza matematica precisa,
detta vettore. Anche esso ci rappresenta la posizione del punto. Se la par-
ticella si muove, il segmento P (t) − O può cambiare in lunghezza, direzione
e verso.
Nel seguito chiameremo il vettore P (t) − O vettore posizione della par-
ticella e, conforme alla notazione con cui si rappresentano i vettori, lo in-
dicheremo come ~r. La legge oraria ci dice come il vettore posizione varia
nel tempo. Essa è dunque rappresentata da una funzione vettore ~r = r(t).~

Nota
Nei testi e nelle figure i vettori sono spesso indicati con carattere grassetto.
Anzichè scrivere V~ si adotta la notazione V.
Per comprendere come si possano studiare funzioni vettore procediamo dap-
prima allo studio delle proprietà dei vettori. Infatti al pari della grandezza
posizione, anche la velocità e l’accelerazione di una particella sono grandezze
vettoriali, vale a dire grandezze fisiche individuate da un numero
(modulo), una direzione e un verso. Esse si distinguono dalle grandezze
scalari che sono individuate da un numero. Grandezze scalari sono il
tempo, la massa, la carica etc.

2.1 Vettori in due dimensioni

Figura 2.2: Rappresentazione di un vettore


2.1. VETTORI IN DUE DIMENSIONI 45

La figura 2 rappresenta un segmento orientato di estremi M1 e M2 diretto


lungo la retta m. Il segmento può rappresentarsi come differenza di due punti
M2 − M1 .
Esso è individuato da tre elementi:

• la lunghezza, detta modulo, data dalla distanza |M2 − M1 | tra i due


punti, la quale è positiva o nulla;

• la direzione, individuata dalla retta m sul piano;

• il verso (da M1 punto di applicazione a M2 vertice del segmento)

Un oggetto di questo tipo è detto vettore. Un vettore di modulo uguale a

Figura 2.3: Proiezione di un vettore su una retta

zero è detto vettore nullo.


Si può proiettare un vettore nel piano Oxy su una retta ad esso non
ortogonale.
Nella figura 3 è rappresentata la proiezione del vettore M2 − M1 lungo la
direzione u del piano: il vettore P2 − P1 è la proiezione del vettore originale
sulla retta.

Figura 2.4: Proiezione di un vettore sugli assi cartesiani


46 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Se abbiamo una coppia di assi cartesiani Oxy, un generico vettore ha


due proiezioni su gli assi.
Nella figura 4 è illustrato il caso del vettore M2 − M1 la cui proiezioni sono
il vettore Q2 − Q1 sull’asse y e P2 − P1 sull’asse x. Entrambi i vettori sono
diretti nei versi positivi dei rispettivi assi.
Se indichiamo con M1 ≡ (x1 , y1 ) e M2 ≡ (x2 , y2 ) le coordinate dei due punti
che definiscono il vettore M2 − M1 , abbiamo che |Q2 − Q1 | = y2 − y1 e
|P2 − P1 | = x2 − x1 .
Se si inverte il verso del vettore, cioè si considera il vettore M1 − M2 , anche
il verso delle proiezioni cambia: esse sono date dai vettori Q1 − Q2 lungo y
e P1 − P2 lungo x. Tali vettori hanno la stessa direzione e lo stesso modulo
dei precedenti vettori proiezione, ma verso opposto.
Con riferimento alla figura 4 osserviamo che, dal teorema di Pitagora,
segue che p
|M2 − M1 | = |P2 − P1 |2 + |Q2 − Q1 |2 (2.2)

cioè il modulo di un vettore è pari alla radice quadrata della somma dei
quadrati dei moduli dei due vettori proiezione sugli assi coordinati.
Un vettore può rappresentarsi come differenza di due punti B − A o sem-
plicemente come una lettera soprassegnata da una freccia, ad esempio V ~.
Le due rappresentazioni non sono equivalenti a tutti gli effetti. La rappre-
sentazione del vettore V ~ come differenza di punti B − A precisa ove esso si
trova applicato. Lo stesso segmento orientato, vale a dire con direzione e
verso paralleli e identico modulo, potrebbe essere applicato in un altro pun-
to C del piano, con vertice in un punto D: in tale caso avremmo il vettore
~ , ma la rappresentazione
D − C. In entrambi i casi il vettore si indica con V
per punti è differente. Possiamo dire che V ~ indica il vettore in generale,
senza precisare ove esso è applicato. Vettori paralleli, equiversi e di pari
modulo sono detti vettori equivalenti (figura 8) e sono tutti rappresentati
dallo stesso simbolo di vettore.

Figura 2.5: Vettori equivalenti

Nel seguito useremo di preferenza questa notazione generale, tranne


2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 47

quando dovremo fare esplicito riferimento al punto in cui i vettori sono


applicati. In questa notazione il modulo di un vettore V ~ si indica con |V
~ |.
Due vettori B − A e D − C sono uguali quando sono esattamente
sovrapponibili, vale a dire trasportando un vettore parallelamente a se
stesso, per esempio D − C, in modo da fare coincidere il suo punto di appli-
cazione C con quello dell’altro , nel nostro caso il punto A, anche i due vertici
coincidono. Evidentemente vettori equivalenti sono uguali. Notare che
questa definizione operativa di uguaglianza presuppone che sia possibile il
trasporto parallelo di un vettore senza che se ne alterino le proprietà. Questo
è sempre verificato se la geometria è euclidea.
Si chiama versore un vettore di modulo unitario. Un versore individua
una direzione orientata, una retta cioè per la quale è stato determinato un
verso positivo. Tutte le rette parallele ed equiverse a questa hanno lo stesso
versore. Per evidenziare che si tratta di un versore si adotta la notazione â.
Di particolare importanza sono i versori degli assi coordinati, vale
dire
- il versore î che individua l’asse x e le rette ad esso parallele
- il versore ĵ che individua l’asse y e le rette ad esso parallele.

Figura 2.6: Versori di base nel piano

i due versori (indicati in grassetto nella figura 6) sono detti versori di


base

2.2 Operazioni tra vettori


Gli oggetti matematici sono determinati attraverso le operazioni che su di
essi si effettuano.
Per comprendere le grandezze vettoriali occorre definire le operazioni che
riguardano i vettori.
48 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

2.2.1 Prodotto di un vettore per un numero


Dato un vettore ~a si definisce prodotto di tale vettore per un numero reale c
il vettore ~b che ha la stessa direzione di ~a, modulo pari a |~b| = |c||~a|, prodotto
del valore assoluto di c per il modulo del vettore ~a, e verso uguale a quello
di ~a se c > 0 e opposto se c < 0. Si scrive ~b = c~a.
Il vettore opposto ad un dato vettore si ottiene moltiplicando questo per
c = −1. Pertanto il vettore M1 − M2 = −(M2 − M1 ).

Figura 2.7: Componenti del vettore P-O

Si consideri il vettore in figura 7 con vertice nel punto P ≡ (x0 , y0 ) e


applicato nell’origine O del sistema di riferimento. Le sue proiezioni sugli
assi coordinati sono il vettore M − O sull’asse x e Q − O sull’asse y. In base
alla definizione sopra data possiamo scrivere
M − O = x0 î
Q − O = y0 ĵ (2.3)
Se consideriamo un generico vettore B − A nel piano, con estremi in
B ≡ (xB , yB ) e A ≡ (xA , yA ) , come in figura 8, avremo che le proiezioni sui
due assi saranno date dai vettori (xB − xA )î per l’asse x e (yB − yA )ĵ per
l’asse y. Vettori uguali hanno identiche proiezioni sugli assi.
L’operazione di prodotto di un vettore per un numero gode delle propri-
età distributiva e associativa
~ ± c2 A
c1 A ~ = (c1 ± c2 )A
~
~ = (c1 c2 )A
c1 (c2 A) ~ (2.4)
2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 49

Figura 2.8: Componenti di un generico vettore nel piano

~ può sempre scriversi


É importante osservare che un generico vettore V
nella forma
~ = |V
V ~ |V̂ (2.5)
ove V̂ indica il versore corrispondente alla direzione del vettore.

2.2.2 Somma di due vettori


Dati due vettori C − A e B − A con punto di applicazione in comune si
definisce somma dei due vettori il vettore D − A ottenuto secondo la regola
del parallelogramma illustrata in figura 9. Se i due vettori non hanno un
comune punto di applicazione si dovrà trasportarne uno parallelamente a se
stesso in modo da far coincidere i punti di applicazione.

Figura 2.9: Somma di due vettori


50 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Questa definizione è coerente con quella data sopra di prodotto di un


vettore per un numero. Se infatti considero la somma di due vettori equiv-
alenti questa è pari ad un vettore equiverso e di modulo doppio. Allo stesso
modo la somma di due vettori di uguale modulo ed opposti dà il vettore
nullo.
L’operazione somma di due vettori gode delle seguenti proprietà
~+B
A ~ =B
~ +A~
~ + (B
A ~ + C)
~ = (A
~ + B)
~ +C
~
c1 A ~ = c1 (A
~ + c1 B ~ + B)
~ (2.6)

Un’importante conseguenza della regola del parallelogramma è che un


vettore è sempre somma delle sue proiezioni sugli assi coordinati.
Considero a titolo di esempio il vettore posizione ~r(t) = P (t) − O. Avremo
evidentemente che
~r(t) = x(t)î + y(t)ĵ (2.7)
le funzioni x(t) e y(t) sono dette le componenti del vettore ~r
~ esso
Questo risultato è del tutto generale. Dato un generico vettore A
potrà sempre scriversi come
~ = Ax î + Ay ĵ
A (2.8)

ove Ax e Ay sono dette componenti del vettore rispetto al sistema di


assi cartesiani nel piano. Il vettore è individuato dalle due componenti
in modulo, direzione e verso. In particolare per quanto riguarda il modulo
abbiamo che q
~ = A2x + A2y
|A| (2.9)
Vettori equivalenti hanno le stesse componenti. Per dare un vettore nei
termini delle componenti si usa anche la notazione abbreviata A ~ ≡ (Ax , Ay ).
Possiamo esprimere il vettore somma nei termini delle proiezioni dei
vettori lungo gli assi coordinati. Con riferimento alla figura 10, consideri-
amo il caso particolare in cui le componenti sono date semplicemente dalle
differenze di coordinate degli estremi del vettore, vale a dire
• le proiezioni del vettore B − A sono (xB − xA )î e (yB − yA )ĵ

• quelle del vettore C − A sono (xC − xA )î e (yC − yA )ĵ

• le proiezioni del vettore somma sono (xB − xA )î + (xC − xA )î lungo x
e (yB − yA )ĵ + (yC − yA )ĵ lungo y
Possiamo pertanto concludere che i vettori proiezione del vettore som-
ma sono la somma dei vettori proiezione dei due vettori addendi.
Questo risultato è del tutto generale e possiamo scriverlo con riferimento
a due generici vettori, le cui componenti non siano date semplicemente dalle
2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 51

Figura 2.10: Somma di due vettori nel piano: caso particolare

differenze di coordinate degli estremi. Dato un vettore V~ ≡ (Vx , Vy ) e un


vettore U~ ≡ (Ux , Uy ) il vettore somma W
~ è dato dalla

~ = Vx î + Vy ĵ + Ux î + Uy ĵ
W
= (Vx + Ux )î + (Vy + Uy )ĵ
= Wx î + Wy ĵ (2.10)

vale a dire le componenti lungo gli assi cartesiani del vettore somma
sono la somma delle componenti dei due vettori addendi (figura 11).

Se si hanno più vettori, si ottiene la loro somma con successive appli-


cazioni della regola del parallelogramma, come illustrato nella figura 12. In
pratica questo equivale ad applicare successivamente ogni vettore al vertice
~ ha come punto di applicazione
del vettore precedente. Il vettore risultante R
quello del primo vettore e come vertice quello dell’ultimo. Nel caso in cui
questi due punti coincidano (figura 13), il vettore risultante è il vettore nullo
~ = 0.
R

2.2.3 Differenza tra due vettori


La figura 14 illustra la differenza tra i due vettori C − A e B − A. Il vettore
differenza è dato da C −B. Dal punto di vista matematico questa definizione
è coerente con quella di somma, essendo la somma del primo vettore con il
52 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Figura 2.11: Somma di due vettori caso generale

Figura 2.12: Somma di più vettori

Figura 2.13: Vettori a somma nulla


2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 53

vettore opposto al secondo. Si noti che l’operazione differenza, quando i


vettori sono espressi attraverso i punti estremi, non è altro che la differenza
dei punti, vale a dire

(C − A) − (B − A) = C − B (2.11)

Figura 2.14: Differenza di due vettori

L’operazione gode della proprietà distributiva rispetto al prodotto con


un numero
~ − cB
cA ~ = c(A ~ − B)
~ (2.12)

Nei termini delle componenti abbiamo

~−B
A ~ = Ax î + Ay ĵ − Bx î − By ĵ
= (Ax − Bx )î + (Ay − By )ĵ
~
= Cx î + Cy ĵ = C (2.13)

vale a dire le componenti del vettore differenza sono pari alla dif-
ferenza delle componenti dei due vettori.
La figura 15 illustra confronta la somma e la differenza di due generici vettori.

Figura 2.15: Confronto tra la differenza di due vettori e la loro somma


54 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

2.2.4 Prodotto scalare di due vettori


Finora abbiamo considerato operazioni binarie che coinvolgono vettori e che
producono come risultato un vettore. Consideriamo ora un’operazione bina-
ria tra due vettori che produce una grandezza scalare. Essa è detta prodotto
scalare.
Dati due vettori V~ eU ~ (figure 16-18) si dice prodotto scalare V
~ ·U
~ dei
due vettori il prodotto dei moduli dei due vettori per il coseno dell’angolo
da essi formato. Con riferimento alle figure scriveremo
~ ·U
V ~ = |V
~ ||U
~ | cos φ (2.14)
~ per la
Questa operazione può vedersi come il prodotto del modulo di U

Figura 2.16: Vettori

~ lungo la sua direzione o viceversa. Segue dalla definizione


componente di V

Figura 2.17: Prodotto scalare

che
• il prodotto scalare tra due vettori ortogonali è nullo
π
• il prodotto scalare è positivo se 0 ≤ φ < 2
π
• il prodotto scalare è negativo se 2 <φ≤π

• il prodotto scalare tra due vettori con la stessa direzione e verso, cioè
φ = 0, è pari al prodotto dei moduli

• se i due vettori hanno la stessa direzione ma verso opposto, il prodotto


scalare è pari al prodotto dei moduli cambiato di segno
2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 55

Figura 2.18: Prodotto scalare: casi.

• il prodotto scalare di un vettore per se stesso è pari al quadrato del


suo modulo vale a dire V~ ·V
~ = |V~ |2

• tra i versori di base valgono le seguenti relazioni fondamentali


~i · ~j = 0 ~i · ~i = ~j · ~j = 1 (2.15)

Il prodotto scalare gode delle seguenti proprietà


~·B
A ~ =B
~ ·A
~
~ · (B
A ~ + C)
~ =A~·B~ +A
~·C
~
~ · B)
c(A ~ = (cA)
~ ·B ~
~ · (cB)
=A ~ (2.16)

Possiamo esprimere il prodotto scalare di due vettori nei termini delle


loro componenti.
~·B
A ~ = (Ax î + Ay ĵ) · (Bx î + By ĵ)
= Ax Bx î · î + Ax By î · ĵ + Ay Bx ĵ · î + Ay By ĵ · ĵ
= Ax Bx + Ay By (2.17)

vale a dire il prodotto scalare di due vettori è pari alla somma dei
prodotti delle componenti relative allo stesso asse.
Il prodotto scalare consente di determinare la componente (proiezione)
di un vettore lungo una direzione orientata. La direzione è espressa
tramite un versore û che ne individua anche il verso (per esempio ĵ individua
direzione e verso dell’asse y). Si ha per un generico vettore A~

~ · û = |A|
A ~ cos α (2.18)

ove α è l’angolo tra il vettore e û. La quantità a secondo membro è la


componente del vettore sulla direzione.
56 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Nel caso particolare degli assi coordinati si ha che


~ · î = (Ax î + Ay ĵ) · î = Ax
A
~ · ĵ = (Ax î + Ay ĵ) · ĵ = Ay
A (2.19)

2.2.5 Applicazioni
Esercizio: Si consideri il vettore ~c = B −A individuato dai punti B ≡ (1, 4)
e A ≡ (−2, 3). Si determini
1. i vettori proiezione sugli assi coordinati

2. il modulo del vettore

3. le componenti del vettore

4. il vettore d~ = −3(B − A) e le sue componenti


Soluzione
1. Indico con P2 − P1 il vettore proiezione sull’asse x. Si ha P2 ≡ (1, 0)
e P1 ≡ (−2, 0) quindi un vettore di lunghezza pari a 3. Indico con
Q2 − Q1 il vettore proiezione lungo l’asse y. Si ha Q2 ≡ (0, 4) e
Q1 ≡ (0, 3) che ha lunghezza pari a 1.

2. Il modulo del vettore è dato da


p √
|B − A| = 32 + 12 = 10

3. il vettore può scriversi come

~c = |P2 − P1 |î + |Q2 − Q1 |ĵ


= 3î + ĵ
= cx î + cy ĵ

4. il vettore d~ ha lunghezza pari a 3 volte quella del vettore B − A, stessa



direzione e verso opposto. Pertanto il suo modulo vale |d| ~ = 3 10,
mentre le sue componenti sono

dx = −3cx = −9
dy = −3cy = −3

~ ≡ (−3, 2). Si determini


Esercizio: Si consideri il vettore A
1. il modulo del vettore

2. il versore della sua direzione


2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 57

3. l’angolo formato con gli assi coordinati

4. la componente del vettore lungo la direzione û ≡ ( √12 , √12 )

Soluzione
q √
~ =
1. dalla |A| ~ = 13
A2x + A2y ottengo |A|

~ = |A|
2. poiché A ~ Â avremo

1 ~
 = √ A
13
−3
Âx = √
13
2
Ây = √
13

~ · î = |A|
3. dalla A ~ cos α = Ax segue che l’angolo con l’asse x è dato da

Ax
α = arccos
~
|A|
−3
= arccos √ = 123.7◦
13
allo stesso modo se indico con β l’angolo con l’asse y ottengo
Ay
β = arccos
~
|A|
2
= arccos √ = 56.31◦
13

4. poichè la componente è data dal prodotto scalare avremo

~ · û = − √3 + √2 = − √1
A
2 2 2

Esercizio: Si consideri i due vettori ~a ≡ (2, 6) e ~b ≡ (−2, 3) si determini


le componenti ed il modulo del vettore ~c = 4~a − 5~b
Soluzione
Osserviamo che

~c = 4(2î + 6ĵ) − 5(−2î + 3ĵ)


= 18î + 9ĵ = cx î + cy ĵ

pertanto
cx = 18 cy = 9
58 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Il modulo del vettore risulta essere


p √
|~c| = 182 + 92 = 405

Esercizio: Il vettore ~a ≡ (5, 4) è applicato nel punto A ≡ (−3, 6).


Determinare le coordinate del punto B vertice del vettore.
Soluzione
Si ha B − A = 5î + 4ĵ, si deve trovare le componenti del vettore B − O, che
sono le coordinate del punto B. Osserviamo che

B − A = B − O − (A − O) B − O = A − O + ~a

ovvero

B − O = −3î + 6ĵ + 5î + 4ĵ


= 2î + 10ĵ

Esercizio : Sono noti i moduli di due vettori |~a| = 3 e |~b| = 4 e l’angolo


da essi formato α = 120◦ . Si determini il modulo del vettore ~c = 4~a − 3~b e
gli angoli che questo vettore forma con i due vettori.
Soluzione
Ricordiamo che il prodotto scalare di un vettore per se stesso fornisce il
quadrato del modulo del vettore. Nel nostro caso

~c · ~c = (4~a − 3~b) · (4~a − 3~b)


= 14~a · ~a − 24~a · ~b + 9~b · ~b
= 16|~a|2 − 24|~a||~b| cos α + 9|~b|2
= 324

Pertanto |~c| = 324 = 18. Gli angoli formati da questo vettore con i vettori
di partenza si ottengono effettuando i prodotti scalari

~c · ~a = |~a||~c| cos α1
~c · ~a
α1 = arccos( )
|~a||~c|
~c · ~b = |~b||~c| cos α2
~c · ~a
α2 = arccos( )
|~a||~c|

Dai dati del problema abbiamo

~c · ~a = 4|~a|2 − 3~b · ~a = 18
~c · ~b = 4~a · ~b − 3|~b|2 = −24
2.3. GRANDEZZE CINEMATICHE NEL MOTO PIANO 59

da cui si ottiene α1 = arccos( 13 ) = 70.5◦ e α2 = arccos(− 13 ) = 160.5◦ .


Esercizio: Siano dati i due vettori ~a ≡ (3c1 , 2) e ~b ≡ (2c2 , 1) con c1 e
c2 costanti reali. Determinare per quali valori di tali costanti i due vettori
sono paralleli.
Soluzione
Perchè i due vettori siano paralleli deve essere valida la relazione ~a = K~b
con K numero reale. Questo significa che

ax = Kbx ay = Kby

ovvero, nel caso in esame

3c1 = 2Kc2 2=K

cioè i due vettori sono paralleli se c1 = 34 c2 .

2.3 Grandezze cinematiche nel moto piano


Abbiamo visto come la legge oraria di un moto piano possa rappresentarsi
tramite la funzione vettore ~r = ~r(t). Poichè il vettore posizione è dato da

~r(t) = x(t)î + y(t)ĵ (2.20)

possiamo dire che la rappresentazione vettoriale della legge oraria


consente di esprimere le due leggi con cui variano le coordinate
della particella.
La definizione delle grandezze cinematiche si presenta come un’estensione
dei risultati che abbiamo derivato per il moto unidimensionale. Cominciamo
con la velocità: possiamo definire una velocità media su un intervallo di
tempo (t1 , t2 ) tramite la

~r(t2 ) − ~r(t1 )
< ~v (t1 , t2 ) >=
t2 − t1
ovvero,

< ~v (t1 , t2 ) > =< vx (t1 , t2 ) > î+ < vy (t1 , t2 ) > ĵ
x(t2 ) − x(t1 )
< vx (t1 , t2 ) > =
t2 − t1
y(t2 ) − y(t1 )
< vy (t1 , t2 ) > =
t2 − t1

che illustra come la determinazione della velocità media richieda due medie
separate per le due componenti del vettore posizione.
60 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Per determinare la velocità istantanea dobbiamo effettuare questa du-


plice media su intervalli sempre più piccoli. Questo ci porta a definire

x(t + ∆t) − x(t)


vx (t) = lim (2.21)
∆t→0 ∆t
y(t + ∆t) − y(t)
vy (t) = lim (2.22)
∆t→0 ∆t
ovvero
dx(t) dy(t)
vx (t) = vy (t) = (2.23)
dt dt
Possiamo pertanto scrivere l’espressione del vettore velocità istantanea
per un moto bidimensionale come

dx(t) dy(t)
~v (t) = î + ĵ (2.24)
dt dt
= ẋî + ẏ ŷ (2.25)
d~r(t)
= (2.26)
dt
Un’immediata conseguenza di questa definizione riguarda l’espressione
dello spostamento di una particella nell’intervallo di tempo (t, t + dt), cioè
il differenziale del vettore posizione. Si avrà infatti

d~r = ~r(t + dt) − ~r(t) = ~v (t)dt (2.27)


d~r = dx(t)î + dy(t)ĵ = vx (t)dtî + vy (t)dtĵ (2.28)

Procediamo allo stesso modo per il vettore accelerazione istantanea ~a(t).


Avremo in tale caso
vx (t + ∆t) − vx (t) dvx (t)
ax (t) = lim = (2.29)
∆t→0 ∆t dt
vy (t + ∆t) − vy (t) dvy (t)
ay (t) = lim = (2.30)
∆t→0 ∆t dt
dvx (t) dvy (t)~
~a(t) = ax (t)î + ay (t)ĵ = î + j (2.31)
dt dt
d~v (t)
~a = (2.32)
dt
Possiamo esprimere queste ultime relazioni nei termini delle derivate
seconde del vettore posizione rispetto al tempo, vale a dire

d2 x(t) d2 y(t)
~a(t) = î + ĵ (2.33)
dt2 dt2
d2~r(t)
~a(t) = (2.34)
dt2
2.3. GRANDEZZE CINEMATICHE NEL MOTO PIANO 61

2.3.1 Esempi
1. Una particella si muove in un piano e la sua posizione è data in cm
dal vettore
~r = (4t − 1)î + (2 − t)ĵ
Determinare:
(i) i vettori velocità e accelerazione istantanea, (ii) la curva (traietto-
ria) percorsa dalla particella.
Soluzione
(i) per il vettore velocità abbiamo

~v (t) = 4î − ĵ

la velocità è pertanto costante e di modulo pari a |~v | = 5 cm/s.
L’accelerazione è pertanto nulla.
(ii) Partendo dalle due leggi orarie

x(t) = 4t − 1 y(t) = 2 − t

otteniamo
x+1 x+1
t= y =2−
4 4
L’ultima equazione lega le coordinate del punto in moto e rappresenta
una retta.
Si tratta pertanto di un moto rettilineo uniforme che si svolge su tale
retta.

2. Una particella si muove con legge oraria



~r(t) = tî + (2 − t)ĵ

Determinare: (i) la traiettoria della particella; (ii) la velocità istanta-


nea
Soluzione
(i) Possiamo scrivere le due leggi orarie

x= t y =2−t

da cui si ottiene
x = t2 y = 2 − x2
la traiettoria è una parabola con vertice sull’asse delle ordinate nel
punto di coordinate (0, 2).
(ii) il vettore velocità istantanea risulta dato da
1
~v (t) = √ î − ĵ
2 t
62 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

2.4 Il moto circolare uniforme


Il moto si svolge su una circonferenza di raggio R. Prendiamo l’origine del
sistema di riferimento nel centro della circonferenza, come in figura 19. Se in-
dichiamo con P (t) la posizione della particella sulla circonferenza all’istante
t, abbiamo che

~r(t) = P (t) − O
= x(t)î + y(t)ĵ (2.35)
|~r(t)| = R (2.36)

Per descrivere il moto nella rappresentazione cartesiana occorre conoscere

Figura 2.19: Moto su una circonferenza

le due funzioni x(t) e y(t).


In realtà, essendo nota la curva su cui la particella si muove, basta una
sola funzione per descrivere il moto. Infatti, se si indica con φ(t) l’angolo
tra l’asse x e il vettore P (t) − O, è possibile scrivere le coordinate della
particella come

x(t) = R cos φ(t) y(t) = R sin φ(t) (2.37)

Il modo con cui la particella si muove è dunque dato dalla legge che esplicita
il variare dell’angolo in funzione del tempo φ = φ(t). In questa descrizione
si assume che l’angolo vari tra −∞ < φ(t) < ∞.
2.4. IL MOTO CIRCOLARE UNIFORME 63

Il moto è uniforme quando questa legge è di tipo lineare, vale a


dire
φ(t) = ωt + α (2.38)
ove ω la le dimensioni dell’inverso di un tempo. Poichè gli angoli di solito si
misurano in radianti, essa si misura in rad/s.
Si avrà pertanto

x(t) = R cos(ωt + α)
y(t) = R sin(ωt + α) (2.39)

Si noti che α = φ(0) rappresenta il valore iniziale dell’angolo. Segue da ciò


che
x(0) = R cos α y(0) = R sin α (2.40)
sono le coordinate iniziali della particella.
Si noti altresı̀ che le leggi del moto relative alle coordinate cartesiane sono
quelle di due oscillatori armonici di ampiezza R lungo x e lungo y sfasati
di π/2. Ne consegue che il moto è un moto periodico con periodo
T = 2πω .
É immediato calcolare la velocità. Si ha infatti
dx(t)
vx (t) = = −ωR sin (ωt + α) = −ωy
dt
dy(t)
vy (t) = = ωR cos (ωt + α) = ωx (2.41)
qdt
|~v (t)| = vx2 + vy2 = |ω|R (2.42)

si noti che il modulo, ma non la direzione, della velocità è costante.


Questo è il motivo per cui il moto è detto uniforme. La funzione velocità
istantanea è anch’essa periodica con periodicità T . Poiché il suo modulo è
costante possiamo scrivere che T = 2πR |~v | , cioè il periodo corriponde al tempo
che la particella impiega a percorrere la circonferenza.
La grandezza ω = dφ(t) dt prende il nome di velocità angolare
del moto. Essa è positiva se il moto si svolge nella direzione degli angoli
crescenti (per convenzione quella anti-oraria) e negativa in caso opposto
(criconferenza percorsa in senso orario).
Cosa possiamo dire della direzione della velocità? Osserviamo in primo
luogo che il vettore posizione P (t) − O è sempre diretto lungo la direzione
radiale e pertanto è in ogni punto normale alla circonferenza. Se effettuiamo
il prodotto scalare tra i vettori posizione e velocità otteniamo

~r(t) · ~v (t) = x(t)vx (t) + y(t)vy (t)


= ωR2 [− cos φ(t) sin φ(t) + sin φ(t) cos φ(t)] = 0
64 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Figura 2.20: Versore tangente

vale a dire la direzione della velocità è ortogonale alla normale alla


circonferenza in ogni punto. Poiché la retta ortogonale alla normale è
in ogni punto quella tangente, diremo che la velocità è diretta lungo la
tangente. Il versore tangente è indicato in figura 20. Se indichiamo con τ̂
tale versore possiamo scrivere che

~v (t) = ωRτ̂ (t) (2.43)

Si noti come nel caso del moto uniforme la dipendenza temporale della
velocità deriva dal variare nel tempo della direzione del versore tangente.
Prendendo il verso anti-orario come verso positivo di percorrenza, il versore
tangente è diretto come nella figura 20. La velocità può essere diretta nello
stesso verso o in verso opposto a seconda del segno della velocità angolare
ω. Nei termini delle componenti possiamo scrivere

τ̂ (t) = τx (t)î + τy (t)ĵ


τx (t) = − sin φ(t) = − sin (ωt + α)
τy (t) = cos φ(t) = cos (ωt + α) (2.44)

Si noti come la funzione vettore τ̂ (t) sia periodica con la stessa periodicità
della legge oraria.
2.4. IL MOTO CIRCOLARE UNIFORME 65

2.4.1 L’accelerazione centripeta


Procediamo al calcolo dell’accelerazione istantanea secondo le
dvx (t)
ax (t) =
dt
dvy (t)
ay (t) =
dt
Inserendo le espressioni delle componenti della velocità otteniamo
ax (t) = −ω 2 R cos (ωt + α) = −ω 2 x(t)
ay (t) = −ω 2 R sin (ωt + α) = −ω 2 y(t) (2.45)
Osserviamo quanto segue
• coerentemente con il fatto che il moto risulta dalla composizione di
due moti armonici di pari frequenza angolare in direzioni ortogonali,
le componenti dell’accelerazione nelle due direzioni hanno la stessa
espressione della accelerazione di un moto armonico;
• il modulo , ma non la direzione, dell’accelerazione è costante, dato che
q
|~a| = a2x + a2y
p
= ω 2 x2 + y 2 = ω 2 R
|~v |2
= (2.46)
R
• l’accelerazione cresce come il quadrato della velocità ed è inversa-
mente proporzionale al raggio: essa è pertanto tanto maggiore quanto
maggiore è la curvatura della circonferenza;
• circa la direzione osserviamo che
~a · ~r = −ω 2 (x2 + y 2 )
= −ω 2 R2 = −|~a||~r|
~a · ~v = −ω 3 (xy − yx) = 0
la prima relazione ci dice che l’accelerazione è diretta lungo la di-
rezione del raggio, cioè normale in ogni punto alla circonferenza, ma
in senso opposto al vettore posizione, cioè diretta verso il centro della
circonferenza, la seconda ci dice che essa è normale alla velocità.
Possiamo concludere che la direzione e il verso dell’accelerazione sono
quelle del versore n̂ normale alla curva come illustrato in figura 21. Questo
ci porta a scrivere l’accelerazione anche nella forma
~a(t) = ω 2 Rn̂(t) (2.47)
n̂x = − cos φ(t) = − cos (ωt + α) (2.48)
n̂y = − sin φ(t) = − sin (ωt + α) (2.49)
66 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Figura 2.21: Versore normale

2.5 Esempi ed esercizi


Come esempi di moto circolare uniforme consideriamo i moti della Terra.
Il moto di rivoluzione : anche se l’orbita della Terra attorno al Sole
è ellittica, possiamo in prima approssimazione trascurare l’ellitticità, che è
piccola, e supporre che la Terra si muova su un’orbita circolare con raggio
pari alla distanza media Terra-Sole R = 1.5 × 108 km = 1.5 × 1011 m. Dato
che il periodo è pari ad un anno, vale a dire T = 31.5 × 106 s, possiamo
determinare la velocità angolare e quella orbitale. Si ha


ω= = 1.99 × 10−7 rad/s
T
v =|~v | = ωR = 2.99 × 104 m/s
≈ 30 km/s = 108000 km/h

Il moto di rotazione: consideriamo un punto che si trovi all’equatore e


si muova solidalmente con la Terra. Considerato che la Terra ruota attorno al
proprio asse con periodo pari a un giorno, determiniamo la velocità angolare
e quella orbitale anche in questo caso. A questo fine notiamo che

• il raggio dell’orbita è pari a quello terrestre RT = 6.37 × 106 m

• il periodo TR = 24 × 3600 s = 86400 s


2.5. ESEMPI ED ESERCIZI 67

Segue che

ωR = = 7.26 × 10−5 rad/s
TR
v =|~v | = ωR TR = 465 m/s

Si noti che, nonostante la velocità angolare di rotazione sia di oltre due or-
dini di grandezza maggiore di quella di rivoluzione, la velocità orbitale di
rotazione è molto più piccola di quella di rivoluzione. Questo perchè il rag-
gio dell’orbita è cinque ordini di grandezza maggiore.

Esercizio
Il TGV Parigi-Bordeaux ha velocità massima vmax = 310 km/h. Tenu-
to conto che la massima accelerazione sopportabile dai passeggeri risulta
amax = 0.05 g, ove g = 9.8 m/s2 è l’accelerazione di gravità, determinare il
minimo raggio possibile per percorrere una curva a questa velocità.
Soluzione
Abbiamo

vmax = 310 km/h = 86.1 m/s


amax = 0.05g = 49 × 10−2 m/s2

Supposto che la curva sia un arco di circonferenza che viene percorsa a ve-
locità costante, dall’espressione dell’accelerazione in funzione della velocità
segue che il raggio deve essere dato da
2
vmax
Rmin = = 1.51 × 104 m = 15.1 km
amax
Per tratti con curvature maggiori (raggi più piccoli) occorre percorrere la
curva a velocità inferiori, se non si vuole causare danno fisiologico ai passeg-
geri.

Esercizio
Consideriamo un moto piano con la seguente legge oraria in metri

x(t) = 2 + 4 cos(ωt) y(t) = 3 + 4 sin(ωt)

Determinare la traiettoria e la natura del moto.


Soluzione
La legge oraria può scriversi come

x(t) − 2 = 4 cos(ωt) y(t) − 3 = 4 sin(ωt)

quadrando e sommando otteniamo la

(x − 2)2 + (y − 3)2 = 16
68 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Questa è l’equazione di una circonferenza con centro nel punto C ≡ (2, 3) m


e raggio pari a 4 m.
Dalle

ẋ = −4ω sin(ωt)
ẏ = 4ω cos(ωt)

segue che p
|~v | = ẋ2 + ẏ 2 = 4ω m/s
Il moto ha modulo della velocità costante e pertanto è un moto circolare
uniforme.

Esercizio
Consideriamo un moto piano la cui legge oraria è data in metri da

x(t) = 2 sin(ωt) y(t) = 3 cos(ωt)

Determinare la traiettoria e la natura del moto.


Soluzione
La legge oraria può scriversi come
x
= sin(ωt)
2
y
= cos(ωt)
3
Quadrando e sommando ottengo

x2 y 2
+ =1
4 9
questa è l’equazione di un ellisse con centro nell’origine e asse maggiore
a = 3 m lungo l’asse y e asse minore b = 2 m lungo l’asse x.
Calcoliamo la velocità istantanea

ẋ(t) = 2ω cos(ωt)
ẏ(t) = −3ω sin ωt

il modulo della velocità varia nel tempo, pertanto il moto non è uniforme.
Il calcolo dell’accelerazione porta a

ẍ(t) = −2ω 2 cos(ωt)


ÿ(t) = −3ω 2 sin(ωt)

Poichè anche il modulo dell’accelerazione varia nel tempo, il moto non è


uniformemente vario.
2.6. DESCRIZIONE TRAMITE L’ASCISSA CURVILINEA 69

2.6 Descrizione tramite l’ascissa curvilinea


Abbiamo visto come la descrizione del moto circolare sia legata alla conoscen-
za della legge oraria φ = φ(t). Ora osserviamo che, se φ misurato in radianti
è l’angolo ad un certo istante, il corrispondente arco sulla circonferenza è
dato dalla
s(t) = Rφ(t) (2.50)
in particolare nel caso di un moto uniforme si ha

s(t) = R(ωt + α) (2.51)

La variabile s rappresenta l’ascissa curvilinea sulla circonferenza. Pos-


to infatti di avere individuato un verso positivo di percorrenza (di solito
quello anti-orario) e la posizione iniziale sulla curva (nel nostro caso il punto
di ascissa αR), possiamo determinare il percorso di una particella in moto
sulla circonferenza misurando il valore di questa ascissa in funzione del tem-
po. Si noti come s non corrisponda alla distanza percorsa sulla circonferenza
perchè può assumere anche valori negativi.
Se adottiamo la legge oraria nella forma s = s(t) abbiamo

ṡ(t) = Rφ̇(t) = ωR (2.52)

ove ṡ > 0 corrisponde a un moto diretto, cioè velocità nel verso di archi
crescenti, mentre ṡ < 0 corrisponde a moto retrogrado. Segue da ciò che la
velocità è data da
~v (t) = ṡτ̂ (t) (2.53)
La grandezza ṡ si chiama velocità scalare e, nel caso in esame , è costante.
Scritta in questi termini l’espressione della velocità evidenzia il fatto che la
cinematica dipende da due fattori:

• le proprietà della circonferenza, rappresentate dal versore tangente;

• il modo con cui questa viene percorsa, rappresentato dalla velocità


scalare.

Per calcolare l’accelerazione possiamo usare un teorema che ci tornerà


utile in molte occasioni.
Teorema: La derivata rispetto al tempo di un vettore di modulo
costante è ortogonale al vettore stesso.
Dimostrazione
Considero il vettore generico A ~ = A(t)
~ che è costante in modulo. ma può
variare direzione e verso. Poiché il modulo è costante avremo
~·A
dA ~ ~2
d|A|
= =0
dt dt
70 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

ovvero
~·A
dA ~ ~ ~
=A~ · dA + dA · A
~
dt dt dt
~
~ · dA = 0
= 2A
dt
~
dA ~ dato che il prodotto
L’ultima equazione mostra che dt è ortogonale a A
scalare è nullo.

Procediamo ora al calcolo dell’accelerazione come derivata della velocità.


Abbiamo
d dτ̂ (t)
~a(t) = (ṡτ̂ ) = s̈τ̂ + ṡ (2.54)
dt dt
Nel caso in esame di moto uniforme s(t) ¨ = 0 . Poichè il versore τ̂ ha
modulo costante uguale a 1, segue dal teorema precedente che l’accelerazione
è diretta normalmente al vettore tangente in ogni punto della curva. Tale
accelerazione, che abbiamo sopra calcolato, può pertanto scriversi come
ṡ2
~a(t) = n̂ (2.55)
R

2.7 Il moto circolare vario


Il moto ha luogo sulla circonferenza pertanto la legge oraria è
~r(t) = x(t)î + y(t)ĵ (2.56)
x(t) = R cos φ(t)
y(t) = R sin φ(t)
(2.57)
ove φ(t) è una funzione generica del tempo. In questo caso dovremo tenere
conto che la velocità angolare istantanea
dφ(t)
ω(t) = = φ̇(t) (2.58)
dt
non è in generale costante, come nel caso del moto uniforme. Equivalente-
mente possiamo dire che non è costante la velocità scalare
ṡ(t) = ω(t)R (2.59)
Possiamo scrivere le componenti della velocità
dx(t)
vx (t) = = −Rφ̇(t) sin φ(t)
dt
dy(t)
vy (t) = = Rφ̇(t) cos φ(t)
dt
|~v (t)| = |φ̇(t)|R = |ω(t)|R (2.60)
2.7. IL MOTO CIRCOLARE VARIO 71

La velocità varia in modulo e direzione.


Si verifica facilmente che la velocità è ortogonale al vettore posizione
~r · ~v = 0, come nel caso del moto uniforme, ed è pertanto diretta lungo la
tengente. Nei termini della coordinata curvilinea possiamo scrivere
˙
~v (t) = s(t)τ̂ (2.61)

Il calcolo dell’accelerazione porta a

ax (t) = −Rφ̈(t) sin φ(t) − Rφ̇(t)2 cos φ(t)


ay (t) = Rφ̈(t) cos φ(t) − Rφ̇(t)2 sin φ(t) (2.62)

Possiamo riscrivere queste espressioni anche come

ax (t) = −α(t)y(t) − ω(t)2 x(t)


ay (t) = α(t)x(t) − ω(t)2 y(t) (2.63)

ove si è introdotta l’accelerazione angolare

d2 φ(t)
α(t) = = φ̈(t) (2.64)
dt2
Si vede come l’accelerazione si compone di due termini:

1. il primo dipende dall’accelerazione angolare: esso è assente nel moto


circolare uniforme ove ω è costante;

2. il secondo dipende dal quadrato della velocità angolare ed ha la stes-


sa forma dell’accelerazione centripeta, pur non essendo costante in
modulo.

Il risultato in forma vettoriale è

~a(t) = ~at (t) + ~ac (t) (2.65)


~at (t) = −α(t)y(t)î + αx(t)ĵ (2.66)
2 2
~ac (t) = −ω(t) x(t)î − ω(t) y(t)ĵ (2.67)

Per quello che riguarda i moduli dei due vettori abbiamo

|~at | = |α|R (2.68)


2
|~ac | = |ω| R (2.69)

Ora osserviamo che

~at · ~v = αω(x2 + y 2 ) = αωR2


~at · ~r = 0
72 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

e pertanto l’accelerazione ~at è diretta lungo la tangente. Essa ha lo stesso


verso della velocità se il prodotto αω > 0 e verso opposto in caso contrario.
Dato che
s̈(t)
α(t) = φ̈(t) = (2.70)
R
possiamo scrivere l’accelerazione tangenziale anche nella forma

atx (t) = −s̈(t) sin φ(t) (2.71)


aty (t) = s̈(t) cos φ(t) (2.72)
|~a(t)| = |s̈(t)| (2.73)
~at (t) = s̈(t)τ̂ (2.74)

Riassumendo: l’accelerazione si compone di due termini ~at e ~ac rispet-


tivamente accelerazione tangenziale e centripeta che sono tra loro
ortogonali. Il primo rende conto della variazione della velocità scalare nel
tempo, il secondo della variazione della direzione della velocità.
Possiamo scrivere pertanto

ṡ(t)2
~a(t) = s̈(t)τ̂ + n̂ (2.75)
R
Si noti che essendo i due vettori ortogonali si avrà che

|~a|2 = |~at |2 + |~ac |2 (2.76)

2.7.1 Esempi ed esercizi


Esempio
Moto uniformemente accelerato su una circonferenza di raggio R.
In questo caso la legge oraria si scrive come

1
s(t) = s(0) + v(0)t + at t2 (2.77)
2
ove s(0) e v(0) sono rispettivamente il valore della coordinata curvilinea e
quello della velocità scalare a t = 0. Dalle definizione sopra date segue che

~v (t) = (v(0) + at t)τ̂ (2.78)


(v(0) + at t)2
~a(t) = ~ac + ~at = at τ̂ + n̂ (2.79)
R

Esempio
Consideriamo il caso di un’automobile che entra a t = 0 in una curva cir-
colare di raggio R = 300 m e fino al tempo t1 = 10 s la percorre con
2.7. IL MOTO CIRCOLARE VARIO 73

accelerazione at tangenziale costante per 150 m. Posto che v(0) = 0 deter-


miniamo il valore dell’accelerazione totale a t1 = 10 s.
A questo fine osserviamo che
1
s(t1 ) − s(0) = at t21 = 150 m
2
2 × 150
at = = 3 m/s2 = |a~t |
100
Mentre nell’intervallo di tempo considerato l’accelerazione tangenziale ri-
mane costante in modulo, il modulo dell’accelerazione centripeta varia. In-
fatti
ṡ(t)2 (at t)2
|~ac (t)| = =
R R
30 2
|~ac (t1 )| = = 3 m/s2
300
Possiamo a questo punto calcolare il modulo dell’accelerazione totale all’is-
tante t1 = 10 s. Avremo
√ √
|~a(t1 )| = 9 + 9 = 3 2 m/s2

e il vettore accelerazione totale risulta

~a(t1 ) = 3τ̂ + 3n̂ m/s2

Esercizio
Un punto si muove su una circonferenza secondo la s(t) = t3 + 2t2 m.
Sapendo
√ che a t = 2 s, il modulo dell’accelerazione assume il valore |~a| =
16 2 m/s2 , determinare il raggio della circonferenza.
Soluzione
2
Il raggio R è legato all’accelerazione centripeta |~ac | = ṡR . Per determinare
tale grandezza osserviamo che

ṡ(t) = 3t2 + 4t ṡ(2) = 20 m/s


2
s̈(t) = (6t + 4)m/s s̈ (2) = 16 m/s2
2
p
|~ac | = |~a|2 − |~at |2 = 16 m/s2

Pertanto
ṡ2 400
R= = m = 25 m
|~ac | 16
Esercizio
Un treno si muove su un percorso circolare di raggio R = 2400 m con
74 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

decelerazione costante e percorre un arco di circonferenza pari a R. La sua


velocità iniziale è v1 = 45 m/s, quella finale v2 = 15 m/s. Determinare:
(i) l’accelerazione radiale all’inizio e alla fine del percorso;
(ii) l’accelerazione tangenziale;
(iii) il tempo impiegato ad effettuare il percorso.
Soluzione
(i) Dalla definizione abbiamo

v12 452
an1 = = = 0.84 m/s2
R 2400
v2 152
an2 = 2 = = 0.094 m/s2
R 2400
(ii) Dalle leggi orarie di velocità e ascissa curvilinea abbiamo, indicando con
τ il tempo impiegato, che

v2 = v1 − at τ
1
R = v1 τ − at τ 2
2
Ricavando τ dalla prima e sostituendolo nella seconda otteniamo

v1 − v2 1 (v1 − v2 )2
R = v1 − at
at 2 a2t
v1 − v2 1
= [v1 − (v1 − v2 )]
at 2
2
1 v1 − v2 2
=
2 at
Possiamo ricavare l’accelerazione tangenziale
2R
at = = 0.375 m/s2
v12 − v22

(iii) Sostituendo nella prima equazione otteniamo


v1 − v2
τ= = 80 s
at

2.8 Moto di proiettili nel vuoto


La figura 22 illustra il moto di un proiettile nel vuoto. Il proiettile viene
sparato da un’altezza h con un’inclinazione rispetto all’orizzonte data dal-
l’angolo α che la velocità iniziale ~v (0) forma con l’asse orizzontale. Il moto
è piano e abbiamo scelto di rappresentarlo nel piano Oxz ove z è l’asse
verticale (orientato verso l’alto) e x quello orizzontale. Si osserva che il
proiettile raggiunge una quota massima e poi cade, seguendo una traiettoria
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 75

Figura 2.22: Moto di un proiettile. I numeri rappresentano istanti successivi


di osservazione

parabolica. Se trascuriamo l’effetto di attrito con l’aria, l’unica accelerazione


presente è quella di gravità, diretta lungo la verticale e verso il basso
La posizione del proiettile ad ogni istante è data dal vettore

~r(t) ≡ P (t) − O = x(t)î + z(t)k̂ (2.80)

ove si è indicato con k̂ il versore dell’asse verticale. Le condizioni iniziali


sono

z(0) = h x(0) = 0 (2.81)


vx (0) = |v~0 | cos α vy (0) = |v~0 | sin α (2.82)

Per semplicità di notazione nel seguito poniamo v0 = |v~0 |.


Poiché l’unica accelerazione presente è quella di gravità g che è diretta
lungo la verticale verso il basso, il moto lungo z è uniformemente vario, men-
tre quello lungo x è uniforme, cioè la componente orizzontale della velocità
resta costante. Il vettore velocità ha pertanto componenti

vx (t) = v0 cos α
vz (t) = v0 sin α − gt (2.83)

La legge oraria risulta data da

x(t) = vx (0)t = v0 t cos α


1
z(t) = h + vz (0)t − gt2
2
1
= h + v0 t sin α − gt2 (2.84)
2
Deriviamo la traiettoria della particella, vale a dire la curva costi-
tuita dai punti del piano che sono posizioni della particella. A questo fine
76 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

ricaviamo dalla prima equazione


x
t=
v0 cos α
sostituendo nella seconda equazione otteniamo
x 1 x2
z = h + v0 sin α − g 2
v0 cos α 2 v0 cos2 α
1 x2
= h + x tan α − g 2 (2.85)
2 v0 cos2 α
Questa è l’equazione di una parabola nel piano Oxz.
Vediamo alcune delle grandezze significative del lancio di un proiettile.
La gittata xG è lo spostamento orizzontale che corrisponde al ritorno del
proiettile alla quota iniziale. Si ottiene dall’equazione della traiettoria po-
nendo la condizione z = h. Questa porta all’equazione
1 x2
xG tan α − g 2 G 2 = 0 (2.86)
2 v0 cos α
da cui otteniamo
v02
xG (α) = sin 2α (2.87)
g
che evidenzia come tale grandezza sia proporzionale al quadrato della veloc-
ità. Se h = 0 essa coincide con lo spostamento orizzontale al suolo.
Si noti che la gittata è massima quando α = π4 . Angoli simmetrici rispetto
a questa direzione producono traiettorie paraboliche con diversa quota mas-
sima, ma pari gittata. Infatti per angoli di sparo superiori o inferiori a π4
della stessa quantità ∆α si ha
π v2 π
xG ( ± ∆α) = 0 sin( ± 2∆α)
4 g 2
Ora osserviamo che
π π
sin( ± 2∆α) = sin( ) cos(2∆α) ± cos(π/2) sin(2∆α)
2 2
= cos(2∆α)

che non dipende dal fatto che l’angolo sia maggiore o minore di π/4.

In generale l’ascissa xs di arrivo al suolo è data dalla condizione


1 x2
z(ts ) = h + xs tan α − g 2 s 2 = 0
2 v0 cos α
s
v02 2gh
xs = sin α cos α(1 + 1 + 2 ) (2.88)
g v0 sin α2
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 77

che si ottiene dall’equazione della traiettoria.


Ovviamente il tempo di caduta ts si ottiene dalla stessa condizione
applicata alla legge oraria, che porta a
s
xs v0 2gh
ts = = sin α(1 + 1+ )
v0 cos α g v02 sin2 α

Un altro importante parametro è l’altezza massima zmax raggiunta


dal proiettile, corrispondente alla condizione vz = 0, vale a dire

vz = v0 sin α − gt∗ = 0
v0 sin α
t∗ =
g
1 v02 sin2 α
zmax = z(t∗ ) = h + (2.89)
2 g

2.8.1 Esercizi
Esercizio 1
Determinare il valore dell’angolo di tiro dal suolo per il quale l’altezza mas-
sima raggiunta dal proiettile è uguale alla gittata.
Soluzione
In questo caso h = 0 e pertanto

v02 sin2 (α)


zmax =
2g

La condizione richiesta dal problema è zmax = xG , ovvero

v02 sin2 (α) v2


= 0 sin 2α
2g g
ovvero
sin2 (α) = 2 sin α cos α sin α = 4 cos α

Pertanto l’angolo richiesto è dato dalla



α = arctan 4 α = 76

Esercizio 2
Durante la prima guerra mondiale i cannoni dell’esercito tedesco avevano la
capacità di sparare proiettili di 12 kg alla velocità v0 = 1450 m/s con un
angolo di sparo α = 55◦ . Calcolare gittata, quota massima e tempo di volo.
Soluzione
78 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Lo sparo avviene dal suolo h = 0 quindi la gittata è semplicemente il percorso


orizzontale prima di arrivare al suolo. Si ha
v02
xG = sin 2α
g
14502 ◦
= sin 110
9.8
= 201602m ≈ 202 km

Il tempo di arrivo al suolo è


2 × 1450 × 0.82
ts = ≈ 242 s
9.8
per la quota massima abbiamo

v02 sin2 α
zmax =
2g
14502 × 0.822
= ≈ 72 km
2 × 9.8

Esercizio 3
Un aereoplano vola orizzontalmente alla quota di 1000 m e con velocità di
200 km/h. Esso sgancia un pacco con l’intenzione di farlo cadere su una
nave che si muove nella stessa direzione alla velocità di 20 km/h. A quale
distanza dalla nave deve essere sganciato il pacco per finire su di essa? Come
cambia tale distanza nel caso la nave viaggi in direzione opposta?
Soluzione
Precisiamo che
2 × 105
200 km/h = m/s = 55.56 m/s = V
3600
20 km/h = 5.56 m/s = V 0

Indichiamo con D la distanza da determinare. Il pacco cade secondo la legge


oraria
1
x(t) = V0 t z = h − gt2
2
con h = 1000 m. Esso arriverà al livello del mare z = 0 m al tempo
s r
∗ 2h 2000
t = = = 14.3s
g 9.81

Se al tempo t = 0 a cui il pacco è stato lanciato la coordinata della nave era


x0 = D, al tempo t∗ essa sarà

x(t∗ ) = D + V 0 t∗ = V t∗
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 79

ove l’ultimo membro esprime lo spostamento orizzontale del pacco. Segue

D = (V − V 0 )t∗ = 14.3 × 50 = 715 m

Se la nave viaggia in direzione opposta la sua velocità è negativa e pertanto

D = (V + V 0 )t∗ = 873.4 m

cioè il pacco va sganciato prima dall’aeroplano.


Esercizio 4
Una stazione radar individua un missile in avvicinamento proveniente da
Est. All’inizio il missile viene localizzato alla distanza D = 3660 m nella
direzione formante un angolo di 40◦ sull’orizzonte. Il moto del missile è
piano e la sua traccia permane per altri 123◦ nel piano verticale Est-Ovest
del moto fino all’ultimo rilevamento alla distanza di D0 = 7860 m. Tenuto
conto che la traccia sullo schermo dura T = 18.6 s, determinare la velocità
del missile.
Soluzione

Figura 2.23: Moto del missile

Individuiamo il piano Oxz come quello Est-Ovest Per determinare la velocità


occorre determinare lo spostamento |P 0 − P | del missile nell’arco di tempo
dell’osservazione radar. Si ha, con riferimento alla figura,

P 0 − P = P 0 − O − (P − O)

Poichè

P − O = D cos(40◦ )î + D sin 40◦ k̂ (2.90)


0 0 ◦ 0 ◦
P − O = D cos 163 î + D sin 163 k̂ (2.91)

abbiamo

P 0 − P = (D0 cos(163◦ ) − D cos(40◦ ))î + (D0 sin(163◦ ) − D sin(40◦ ))ĵ

Tenendo conto che

sin(40◦ ) = 0.64 cos(40◦ ) = 0.76


80 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

sin(163◦ ) = 0.29 cos(163◦ ) = −0.96


otteniamo

P 0 − P = (−7545.6 − 2781.6)î + (2279.4 − 2342.4)k̂


= −10327.2î − 63k̂

Pertanto la distanza percorsa dal missile risulta

|P 0 − P | = (10327.2)2 + (63)2 = 10327.4 m ≈ 10.3 km


p

da cui ottengo la velocità del missile

|P 0 − P |
v= = 555.2 m/s = 1998.9 km/h
T

Esercizio 5
Un pezzo di artiglieria spara un proiettile con velocità iniziale v0 = 255 m/s
ed angolo rispetto all’orizzonte θ1 = 64.1◦ . Successivamente viene sparato
un secondo proiettile con pari velocità iniziale ed inclinazione θ2 = 47.3◦ . I
due proiettili si urtano in aria. Determinare l’intervallo di tempo intercorso
tra i due spari.
Soluzione
La legge oraria del primo proiettile è data da

1
x1 = v0 t cos θ1 z1 = v0 t sin θ1 − gt2
2
quella del secondo, sparato al tempo ∆t, risulta

1
x2 = v0 (t − ∆t) cos θ1 z2 = v0 (t − ∆t) sin θ1 − g(t − ∆t)2
2
L’urto dei due proiettili corrisponde all’uguaglianza delle loro coordinate.
La condizione che x2 = x1 comporta che

v0 t cos θ1 = v0 (t − ∆t) cos θ2

da cui otteniamo la coordinata temporale dell’evento di collisione

∆t cos θ2
t=−
cos θ1 − cos θ2

La condizione che z2 = z1 comporta che

1 1
v0 t sin θ1 − gt2 = v0 (t − ∆t) sin θ2 − g(t − ∆t)2
2 2
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 81

ovvero
∆t 1 (∆t)2 ∆t
v0 (sin θ1 − sin θ2 ) = −v0 sin θ2 − g + gt
t 2 t t
cos θ1 − cos θ2 1 cos θ1 − cos θ2
= v0 sin θ2 + g ∆t + g∆t
cos θ2 2 cos θ2
da cui si ottiene
2v0 sin(θ1 − θ2 )
∆t =
g cos θ1 + cos θ2
con i valori del problema si ottiene ∆t = 13.5 s.

Esercizio 6
Una pallina cade da un tavolo alto h = 1 m con velocità iniziale orizzontale
v0 = 0.7 m/s. Determinare
(i) il punto nel quale essa colpisce il pavimento e la velocità al momento
dell’urto;
(ii) l’angolo α individuato dalla traiettoria in tale punto e l’asse orizzontale.
Posto che la pallina rimbalzi con lo stesso angolo ma con una velocità domi-
nuita del venti per cento a causa dell’energia assorbita dal pavimento, de-
terminare (iii) dove essa atterra la seconda volta.
Soluzione
(i) La legge del moto è
1
x = v0 t z = h − gt2
2
che porta all’equazione della traiettoria
1 x2
z =h− g
2 v02
Il valore z = 0 corrisponde a
s
2h
xs = v0
g

con i dati del problema


r
2
xs = 0.7 = 0.32 m
9.8
La velocità al momento dell’urto è data da

~vs = v0 î − gts k̂
q
2h
ove ts = g è il tempo di arrivo al suolo. Il suo modulo risulta dato da
q p
|~vs | = v02 + 2hg = 0.72 + 19.6 = 4.48 m/s
82 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

(ii) Osserviamo che l’angolo tra la velocità e l’asse x si può calcolare a partire
dal prodotto scalare
~vs · î = |~vs | cos α = v0
Pertanto
v0 0.7
α = arccos( ) = arccos( ) = 81◦
|v~s | 4.48
(iii) La velocità di partenza del nuovo balzo è in modulo data da

v 0 = 0.8v0 = 3.58 m/s

la legge oraria è pertanto


1
x = v 0 (t − ts ) cos α z = v 0 (t − ts ) sin α − g(t − ts )2
2
Il punto a cui la pallina atterra per la seconda volta corrisponde alla gittata
di questo secondo balzo. La sua ascissa è pertanto
0
v2 3.582
x = xs + sin(2α) = 0.32 + sin 162◦ = 0.72 m
g 9.8

2.9 Principio di composizione dei moti


Nei moti piani precedentemente studiati, abbiamo osservato come la legge
del moto si ottiene combinando due moti in direzioni perpendicolari e tra
loro indipendenti. Nel caso del moto circolare uniforme si tratta di due moti
armonici lungo gli assi coordinati, nel caso dei proiettili di un moto verticale
accelerato e di un moto orizzontale uniforme.
In questo casi si parla del Principio di composizione dei moti simul-
tanei perpendicolari che può esprimersi dicendo che la cinematica di un
punto materiale in una direzione è indipendente da quella dello stesso punto
in una qualunque altra direzione ad essa perpendicolare . Detto in termi-
ni meno formali, se un corpo è animato da due movimenti (nel caso della
caduta quello verticale accelerato e quello orizzontale con velocità costante)
ciascuno dei due è rappresentato dalle stesse leggi che lo regolano quando si
svolge da solo.
Se abbiamo un cannone che spara in direzione orizzontale ci aspettiamo,
sulla base di questo principio, che la coordinata verticale del proiettile sia in
ogni istante la stessa di quella che esso avrebbe se cadesse lungo la verticale
con velocità iniziale nulla.
Si può avere una diretta dimostrazione sperimentale verificando la crono-
grafia della caduta del proiettile nei due casi, vale a dire fotografando i due
corpi in caduta ad intervalli di tempo prefissati.
L’esito di tale esperimento è riportato in figura. Essa mostra come effetti-
vamente il moto verticale sia del tutto indipendente da quello orizzontale,
2.10. COMPOSIZIONE DI MOTI ARMONICI PERPENDICOLARI 83

Figura 2.24: Fotografia di due oggetti che cadono dalla stessa quota

cui si somma vettorialmente.


Queste considerazioni risultano utili in molti contesti, ma non si appli-
cano a tutti i moti. Come si vedrà in seguito, il caso di un proiettile
che si muove nell’aria, cioè in presenza di forza di attrito, può portare ad
un’esplicita dipendenza della legge oraria in direzione orizzontale da quella
in direzione verticale e viceversa.

2.10 Composizione di moti armonici perpendico-


lari
Abbiamo visto come il moto circolare uniforme si possa ottenere come com-
posizione di due moti armonici di pari ampiezza e periodo, sfasati di π/2.
Consideriamo ora il caso più generale di due moti armonici perpendicolari

Figura 2.25: Area dei moti sovrapposizione

di pari periodo che si svolgono sugli assi coordinati, come

x(t) = A cos(ωt) y(t) = B cos(ωt + δ) (2.92)


84 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

A e B sono le ampiezze dei moti. Il moto lungo y è sfasato di δ rispetto


a quello lungo x. Il moto è evidentemente periodico con periodo T = 2π ω .
Entrambi i moti si svolgono entro il rettangolo definito dai punti Q(A, B),
Q0 (−A, −B), S(−A, B) e S 0 (A, −B) (figura 25).

Consideriamo diversi casi

Figura 2.26: Composizione moti armonici in fase

• δ = 0 i moti sono in fase. Evidentemente si ha


B
y= x (2.93)
A
il 0
√ moto avviene lungo la retta Q Q. L’ampiezza del moto è data da
A2 + B 2 . La distanza del punto mobile dall’origine è
p p
|~r| = x2 + y 2 = A2 + B 2 | cos(ωt)| (2.94)

Figura 2.27: Composizione moti armonici in opposizione di fase

• δ = π moti in opposizione di fase . In questo caso


B
y=− x (2.95)
A
2.10. COMPOSIZIONE DI MOTI ARMONICI PERPENDICOLARI 85

il moto avviene lungo la retta SS 0 . L’ampiezza delle oscillazioni e la


distanza del punto mobile sono come nel caso precedente.

Figura 2.28: Composizione moti armonici in quadratura di fase

• δ = π/2 moto in quadratura di fase. In questo caso

y(t) = −B sin(ωt)
x2 y2
+ =1 (2.96)
A2 B2
il moto si svolge su un’ellisse. L’asse maggiore è lungo x se A > B.
L’ellisse è percorsa in senso orario. Infatti se considero il punto di
coordinate (A, 0), corrispondente a cos(ωt) = 1, la velocità è data da

vx = −ωA sin(ωt) = 0 (2.97)


vy = −ωB cos(ωt) = −ωB (2.98)

• δ = 3π 2 In questo caso y = B sin(ωt) . Il moto si svolge sulla stessa


ellisse, ma questa è percorsa in senso anti-orario.

E’ importante osservare che quantunque la traiettoria sia diversa, tutti


questi moti soddisfano la stessa coppia di equazioni differenziali

ẍ + ω 2 x = 0
ÿ + ω 2 y = 0 (2.99)

la differenza sta nelle diverse condizioni iniziali.

2.10.1 Moti armonici di periodo diverso


In questo caso abbiamo

x(t) = A cos(ω1 t) y(t) = B cos(ω2 t + δ) (2.100)


86 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI

Il moto risultante non è in generale periodico. Si ha infatti


1 x
t= arccos( )
ω1 A
ω2 x
y = B cos[ arccos( ) + δ] (2.101)
ω1 A
Come nel caso della composizione di moti unidimensionali, si ottiene un
moto periodico quando le frequenze sono commensurate, vale a dire
ω2 n
= (2.102)
ω1 m
con n e m interi.
Consideriamo il caso particolare n/m = 2, cioè ω2 = 2ω1 , e δ = 0. Si ha
x
y = B cos[2 arccos( )] (2.103)
A
Ricordando che
cos(2α) = cos2 (α) − sin2 (α)
otteniamo
x x
y = B cos2 [arccos( )] − B sin2 [arccos( )]
A A
x x x
= 2B cos2 [arccos( )] − B cos2 [arccos( )] − B sin2 [arccos( )]
A A A
x
= 2B cos2 [arccos( )] − B
A
2x2
= B( 2 − 1) (2.104)
A
vale a dire un moto parabolico.
Si può ottenere a seconda dei valori del rapporto tra le frequenze e della
fase, una grande varietà di traiettorie possibili.
Capitolo 3

Moto in tre dimensioni

Consideriamo il caso in cui la particella percorra una traiettoria rappresen-


tata da una curva generica γ (vedi Figura 1). La posizione all’istante t è
data dal vettore posizione in tre dimensioni

P (t) − O = ~r(t) (3.1)

La legge oraria è data quando è noto come il vettore posizione varia nel

Figura 3.1: Rappresentazione del moto in tre dimensioni

tempo (in modulo, direzione e verso).

3.1 Vettori in 3 Dimensioni


Possiamo estendere i concetti che abbiamo introdotto per vettori nello spazio
bidimensionale. Ogni vettore A ~ è individuato da un modulo, una direzione

87
88 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

ed un verso. Se consideriamo i tre versori di base î relativo all’asse x, ĵ


relativo all’asse y e k̂ relativo all’asse z possiamo scrivere qualunque vettore
tridimensionale come combinazione lineare dei tre versori, vale a dire
~ = Ax î + Ay ĵ + Az k̂
A (3.2)

~ sui tre assi cartesiani. Le


ove Ax , Ay , Az sono le componenti del vettore A

Figura 3.2: Vettori di base di una terna cartesiana

operazioni di somma e differenza di due vettori già definite in due dimensioni


si applicano anche nel caso tridimensionale. Con riferimento alle componenti
abbiamo
~ =A
C ~+B
~
= (Ax + Bx )î + (Ay + By )ĵ + (Az + Bz )k̂ (3.3)
~ =A
C ~−B ~
= (Ax − Bx )î + (Ay − By )ĵ + (Az − Bz )k̂ (3.4)

vale a dire le componenti del vettore somma (differenza) sono date dalla
somma (differenza) delle componenti dei due vettori.
L’operazione di prodotto scalare è definita come in due dimensioni, vale
a dire
~·B
A ~ = |A||
~ B|
~ cos α (3.5)
il risultato è il prodotto del modulo dei due vettori per il coseno dell’angolo
formato. Segue da ciò che

î · î = ĵ · ĵ = k̂ · k̂ = 1 (3.6)
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 89

î · ĵ = î · k̂ = ĵ · k̂ = 0 (3.7)
Si ha pertanto

~·B
A ~ = Ax Bx + Ay By + Az Bz (3.8)
~·A
A ~ = A2 + A2 + A2 = |A|
~2 (3.9)
x y z

Osserviamo che

~ · î = Ax = |A|
A ~ cos α
~ · ĵ = Ay = |A|
A ~ cos β
~ · k̂ = Az = |~a| cos γ
A (3.10)

da cui segue
~ = |A|(cos
A ~ αî + cos β ĵ + cos γ k̂) (3.11)
Questo risultato indica come le componenti del versore della direzione di A~
siano date dai tre coseni (coseni direttori della retta) degli angoli formati
dal vettore con gli assi coordinati, vale a dire

 ≡ (cos α, cos β, cos γ)

Si noti che
cos2 α + cos2 β + cos2 γ = 1

3.1.1 Esempi ed esercizi


Esercizio
~ ≡ (1, 3, 5) trovare il suo versore.
Dato il vettore A
Soluzione
Si ha
√ √
~ = 1 + 9 + 25 = 35
|A|
Ax 1
cos α = =√
~
|A| 35
Ay 3
cos β = =√
~
|A| 35
Az 5
cos γ = =√
~
|A| 35

Esempio: Equazione di una retta


La retta è determinata quando è noto un suo punto P0 ≡ (x0 , y0 , z0 ) e il suo
versore. Indichiamo tale versore con ˆl ≡ (lx , ly , lz ). Se P ≡ (x, y, z) è un
90 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

qualunque altro punto della retta, allora il vettore P − P0 giace sulla retta.
Possiamo pertanto scrivere

P − P0 = (P − O) − (P0 − O) = ~r − r~0 = K ˆl

con K numero reale, ovvero

(x − x0 )î + (y − y0 )ĵ + (z − z0 )k̂ = (lx î + ly ĵ + lz k̂)K

o, in altra forma,
x − x0 y − y0 z − z0
= = =K
lx ly lz
Si è cosı̀ ottenuta l’equazione parametrica della retta (K parametro reale),
che possiamo scrivere anche nella forma

x − x0 = Klx (3.12)
y − y0 = Kly (3.13)
z − z0 = Klz (3.14)

Essa stabilisce attraverso il parametro K una corrispondenza tra i numeri


reali e i punti della retta. Possiamo dire anche che la retta è rappresentata
dalla funzione vettoriale P (t) − P0 le cui componenti soddisfano queste re-
lazioni.
Esercizio
Trovare l’equazione della retta che passa per P0 ≡ (5, 1, 3) ed è parallela al
vettore ~b = î + 4ĵ − 2k̂
Soluzione
Il versore ˆl della direzione di ~b ha componenti

bx 1
lx = =√
~
|b| 21
by 4
ly = =√
~
|b| 21
bz 2
lz = = −√
|~b| 21

l’equazione parametrica della retta è pertanto

~r = r~0 + K ˆl
K
= (5î + ĵ + 3k̂) + √ (î + 4ĵ − 2k̂)
21
= (5 − w)î + (1 + 4w)ĵ + (3 − 2w)k̂
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 91

ove ~r = P − O e r~0 = P0 − O e w = √K . Posso scriverla anche come


21

x=5+w
y = 1 + 4w
z = 3 − 2w

con w numero reale, che è la forma comunemente adottata per l’equazione


parametrica della retta.
Esercizio
Ad un certo istante le posizioni di due particelle sono date dai vettori

~r1 = 4î + 3ĵ + 8k̂


~r2 = 2î + 10ĵ + 5k̂

Determinare: (i) la distanza dall’origine di ciascuna particella; (ii) le compo-


nenti del vettore ~r che rappresenta la posizione relativa delle due particelle;
(iii) la distanza d tra di esse.
Soluzione
(i) la distanza dall’origine è data dal modulo del vettore posizione. Pertanto
abbiamo

d1 = |~r1 | = 16 + 9 + 64 = 9.4 m

d2 = |~r2 | = 4 + 100 + 25 = 11.4 m

(ii) il vettore che esprime la posizione relativa delle due particelle è

~r = r~2 − ~r1
= (x2 − x1 )î + (y2 − y1 )ĵ + (z2 − z1 )k̂
= −2î + 7ĵ − 3k̂

(iii) la distanza tra le due particelle è data dal modulo del vettore ~r, vale a
dire √ √
d = 4 + 49 + 9 = 62 = 7.9 m
Esercizio
Sia ~r ≡ (x, y, z), ~a ≡ (ax , ay , az ) e ~b ≡ (bx , by , bz ). Mostrare che l’equazione

(~r − ~a) · (~r − ~b) = 0

rappresenta una sfera e determinarne il raggio.


Soluzione
Osservo che

(~r − ~a) · (~r − ~b) = r2 − ~r · (~a + ~b) + ~a · ~b


= r2 − x(ax + bx ) − y(ay + by ) − z(az + bz ) + ax bx + ay by + az bz = 0
92 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

L’equazione di una sfera di raggio r con centro nel punto C ≡ (Cx , , Cy , Cz )


(x − Cx )2 + (y − Cy )2 + (z − Cz )2 = R2
x2 + y 2 + z 2 − 2(xCx + yCy + zCz ) + Cx2 + Cy2 + Cz2 = R2
r2 − 2(xCx + yCy + zCz ) + Cx2 + Cy2 + Cz2 = R2

Questa si identifica con la precedente se poniamo

ax + bx
Cx =
2
ay + by
Cy =
2
az + bz
Cz =
2
(a + b)2
R2 = − ~a · ~b
4
(~a − ~b)2
=
4

3.1.2 Prodotto vettoriale di due vettori


Introduciamo ora una nuova operazione tra due vettori che produce come
risultato un vettore. Dati due vettori ~a e ~b diremo prodotto vettoriale il
vettore ~c = ~a × ~b con le seguenti caratteristiche

• modulo |~c| = |~a||~b| sin α ove 0 ≤ α ≤ π è l’angolo formato dai vettori;

• la direzione di ~c è ortogonale al piano formato dai due vettori;

• il verso di ~c è tale che un osservatore posto lungo ~c vede ~a sovrapporsi


a ~b con una rotazione anti-oraria (regola della mano destra o vite
destrorsa)

Segue dalla definizione che l’operazione di prodotto vettoriale non è


commutativa, in quanto

~a × ~b = −~b × ~a

Casi particolari

• se ~a e ~b sono fra loro ortogonali, |~c| = |~a||~b|

• se ~a e ~b sono paralleli, ~c = 0

• in particolare ~a × ~a = 0
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 93

Figura 3.3: Prodotto vettoriale

Figura 3.4: Il prodotto vettoriale non è commutativo


94 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

Con riferimento ai versori di base avremo

î × î = ĵ × ĵ = k̂ × k̂ = 0 (3.15)

î × ĵ = k̂ ĵ × k̂ = î k̂ × î = ĵ (3.16)
ĵ × î = −k̂ k̂ × ĵ = −î î × k̂ = −ĵ (3.17)

Il prodotto vettoriale gode delle seguenti proprietà


~ × (B
A ~ + C)
~ =A
~×B
~ +A
~×C
~ (3.18)
~ × B)
c(A ~ = (cA)
~ ×B
~ =A
~ × (cB)
~ (3.19)

Il prodotto vettoriale non gode della proprietà associativa


~ × B)
(A ~ ×C
~ 6= A
~ × (B
~ × C)
~ (3.20)

A titolo di esempio

(î × î) × ĵ = 0
î × (î × ĵ) = î × k̂ = −ĵ

Possiamo, utilizzando questi risultati, derivare le componenti del vettore


~ nei termini di quelle dei due vettori A
prodotto C ~ e B.
~ Si ha infatti

~×B
A ~ = (Ax î + Ay ĵ + Az k̂) × (Bx î + By ĵ + Bz k̂) (3.21)
= Ax By k̂ − Ax Bz ĵ − Ay Bx k̂ + Ay Bz î + Az Bx ĵ − Az By î (3.22)
= (Ay Bz − Az By )î + (Az Bx − Ax Bz )ĵ + (Ax By − Ay Bx )k̂ (3.23)

3.1.3 Applicazione: il vettore velocità angolare


Nel descrivere il moto circolare abbiamo introdotto la velocità angolare ω.
Essa è legata alla velocità dalla relazione

~v = ωRτ̂

con R raggio della circonferenza e τ̂ versore tangente. Il segno della velocità


angolare dipende dal verso di percorrenza: esso è positivo se la rotazione
avviene in senso anti-orario e negativo nel caso opposto. Per tenere conto
di questo conviene introdurre un vettore che rappresenti in modo appro-
priato la rotazione del punto. A questo fine prendiamo come origine del
sistema di riferimento il centro della circonferenza e come piano di rotazione
il piano Oxy, cosı̀ che l’asse z risulta normale alla circonferenza (fig. 5), e
introduciamo il vettore ω~ cosı̀ definito
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 95

Figura 3.5: Rappresentazione del vettore velocità angolare

• modulo pari al valore assoluto |ω| della velocità angolare;

• direzione lungo l’asse z;

• verso positivo dell’asse z se ω > 0 e negativo se ω < 0

Con tale definizione si può scrivere il vettore velocità come

~ × (P − O) = ω
~v = ω ~ × ~r (3.24)

ed il vettore accelerazione

~ × (~
~a = ω ω × ~r) (3.25)

Questa espressione è molto importante e verrà usata ampiamente nel seguito


del corso.

3.1.4 Applicazioni geometriche


Il calcolo vettoriale è un utile strumento nello studio di problemi geometrici.
Equazione di un piano
Un piano nello spazio tridimensionale è individuato da un qualunque puntoP0
ad esso appartenente e da un versore n̂ ortogonale al piano. Infatti se
P0 ≡ (x0 , y0 , z0 ) è un punto del piano e considero un qualunque altro punto
del piano P ≡ (x, y, z), il versore n̂ deve essere ortogonale al vettore P − P0 .
Questo comporta che
n̂ · (P − P0 ) = 0
96 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

Poichè
P − P0 = (x − x0 )î + (y − y0 )ĵ + (z − z0 )k̂
se indico con (a, b, c) le componenti del versore, la condizione diventa

a(x − x0 ) + b(y − Y0 ) + c(z − z0 ) = 0

che è l’equazione soddisfatta dalle coordinate dei punti di un piano.

Esercizio
Trovare l’equazione del piano passante per P0 ≡ (2, 4, −1) e normale al
versore del vettore di componenti N ~ ≡ (2, 3, 4).
Soluzione
Il versore della direzione di N~ è dato da
r
1
n̂ = (2î + 3ĵ + 4k̂)
29
l’equazione del piano è pertanto

2(x − 2) + 3(y − 4) + 4(z − 1) = 0

Esercizio
Trovare l’equazione del piano passante per i punti P ≡ (1, 3, 2), Q ≡
(3, −1, 6) e R ≡ (5, 2, 0).
Soluzione
E’ chiaro che il vettori

P − Q = −2î + 4ĵ − 4k̂


P − R = −4î + ĵ + 2k̂

giacciono nel piano. Pertanto il loro prodotto vettoriale è un vettore normale


al piano. Ora
(P − Q) × (P − R) = 12î + 20ĵ + 14k̂
Prendendo P come punto di riferimento ho pertanto che

12(x − 1) + 20(y − 3) + 14(z − 2) = 0

che è l’equazione del piano richiesta.

3.2 Descrizione cartesiana del moto


A questo punto siamo in grado di precisare meglio come viene data la legge
oraria nel caso di un moto tridimensionale. Osserviamo innanzitutto (Fig.
1) che
~r(t) = x(t)î + y(t)ĵ + z(t)k̂ (3.26)
3.2. DESCRIZIONE CARTESIANA DEL MOTO 97

occorre dunque fornire tre funzioni scalari che donano la dipendenza tem-
porale delle tre coordinate, al fine di descrivere il moto.
Esempio 1
Legge oraria data da

x=a y=b z = ct + d

con a, b, c, d costanti. Per t = 0 la particella si trova nel punto P0 ≡ (a, b, d).


Il moto avviene lungo la retta parallela all’asse z che interseca il piano Oxy
nel punto di coordinate (a, b, 0) con velocità c costante. Il verso del moto
dipende dal segno di c.
Esempio 2
Legge oraria data da

x = at y=b z = ct2 + d

con t ≥ 0 e a, b, c, d costanti. La posizione iniziale è data da P0 ≡ (0, b, d).


poichè la coordinata y è costante il moto si svolge su un piano parallelo al
piano Oxz e passante per P0 . Poichè
x
t=
a
x2
z =c 2 +d
a
la traiettoria è una parabola con vertice in P0 .
Possiamo definire il vettore velocità istantanea come

~v (t) = vx (t)î + vy (t)ĵ + vz (t)k̂


dx(t) dy(t) dz(t)
= î + ĵ + k̂
dt dt dt
= ẋ(t)î + ẏ(t)ĵ + ż(t)k̂ (3.27)

Il vettore accelerazione istantanea viene definito attraverso la

~a(t) = ax î + ay ĵ + az k̂
dvx (t) dvy (t) dvz (t)
= î + ĵ + k̂
dt dt dt
d2 x(t) d2 y(t) d2 z(t)
= î + ĵ + k̂
dt2 dt2 dt2
= ẍ(t)î + ÿ(t)ĵ + z̈(t)k̂ (3.28)

Esercizio
Una particella si muove con legge oraria (lunghezze in metri)

x(t) = 3 cos ωt y(t) = 3 sin ωt z(t) = 4t


98 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

determinare velocità istantanea ed accelerazione istantanea.


Soluzione
Dalle definizioni abbiamo

~v (t) = −3ω sin ωtî + 3ω cos ωtĵ + 4k̂

~a(t) = −3ω 2 cos ωtî − 3ω 2 sin ωtĵ


con
q p
|~v | =vx2 + vy2 + vz2 = 9ω 2 + 16
q √
|~a| = a2x + a2y + a2z = 3ω 2

Si verifica che ~v · ~a = 0, vale a dire che l’accelerazione e la velocità in questo


tipo di moto sono sempre ortogonali.

3.3 Descrizione generale del moto su una curva


La legge del moto

x = x(t) y = y(t) z = z(t)

può vedersi come una particolare rappresentazione parametrica di una


curva in cui il parametro è il tempo. La traiettoria della particella
è infatti il luogo dei punti che soddisfano tale legge. Tale curva è tut-
tavia suscettibile di infinite altre rappresentazioni parametriche. Tra queste
riveste importanza quella basata sull’ascissa curvilinea.
Ad esempio, nel caso del moto su una circonferenza di raggio R abbiamo
visto come la legge oraria

x(t) = R cos φ(t) y(t) = R sin φ(t)

possa essere sostituita dalle

x(s) = R cos (s/R) y(s) = R sin (s/R) s = s(t) (3.29)

ove s(t) = φ(t)R rappresenta la lunghezza dell’arco di circonferenza percorso


al tempo t misurata a partice da un sistema di coordinate sulla curva. C’è
una differenza importante tra le due espressioni, in quanto la seconda separa
le proprietà geometriche della curva, espresse dalle prime due equazioni che
forniscono le coordinate cartesiane del punto in funzione della ascissa curvi-
linea, dal modo con cui la curva viene percorsa, espresso dalla legge oraria
s = s(t).
Come secondo caso possiamo considerare il moto di un punto lungo una
traiettoria elicoidale. Suppongo che la legge oraria sia data da

x = R cos(ωt) y = R sin(ωt) z = ct
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 99

con ω, R e c costanti. Si verifica facilmente che si tratta di un moto uniforme.


Infatti
p
|~v | = ẋ2 + ẏ 2 + ż 2
p
= ω 2 R2 + c2
Posto |~v | = v, posso quindi introdurre la ascissa curvilinea
p
s(t) = vt = ω 2 R2 + c2 t
ovvero
s
t= √
ω 2 R2 + c2
Da cui ottengo la
ω
x(s) = R cos( √ s)
ω 2 R2 + c2
ω
y(s) = R sin( √ s)
ω R2 + c2
2
c
z(s) = √ s
ω 2 R2 + c2

3.3.1 La rappresentazione parametrica di una curva

Figura 3.6: Rappresentazione parametrica in funzione del parametro u

Una curva è un insieme di punti caratterizzabile mediante una funzione


vettore P (u) − O di una sola variabile algebrica u, detta parametro del-
la curva, definita su un intervallo reale. La legge che stabilisce la cor-
rispondenza tra i punti della curva e i valori assunti dalla variabile è detta
100 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

parametrizzazione o rappresentazione parametrica della curva. Le

x = x(u) y = y(u) z = z(u) (3.30)

sono dette equazioni parametriche della curva. Se queste funzioni sono


differenziabili la curva è detta differenziabile. Nel seguito supporremo di
avere a che fare con curve differenziabili con derivate differenziabili a tutti gli
ordini (curve regolari). La rappresentazione parametrica non è univoca: si
possono dare infinite parametrizzazioni della stessa curva, passando dall’una
all’altra tramite un cambiamento di variabile.
Esempio
Si consideri la seguente legge oraria

~r(t) = tî + t2 ĵ + t3 k̂ (3.31)

con 1 ≤ t ≤ 2. Se pongo t = eu la curva può scriversi in funzione del


parametro u come
~r(u) = eu î + e2u ĵ + e3u k̂ (3.32)
con 0 ≤ u ≤ ln 2. La curva rappresentata da queste equazioni parametriche
è detta cubica ritorta.

In linea del tutto generale possiamo vedere il moto di una particella


come costituito dalla successive posizioni che essa assume su una curva (la
traiettoria) data. La legge oraria è una rappresentazione della curva ottenuta
attraverso una corrispondenza tra le coordinate dei punti della curva e la
variabile reale tempo t.

Figura 3.7: La legge oraria come rappresentazione parametrica di una curva


3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 101

La legge che definisce la curva non dipende da come questa viene per-
corsa. Essa può rappresentarsi, in maniera del tutto generale, una volta
definita sulla curva un’ascissa curvilinea. A questo fine occorre
• definire sulla curva un punto origine;
• definire un verso di percorrenza positivo (curva orientata);
• scegliere un’unità di misura
• associare ad ogni punto P della curva la lunghezza s dell’arco di curva
che lo separa dall’origine preso con segno positivo se il punto è dal lato
positivo e con segno negativo nel caso opposto

Figura 3.8: Rappresentazione dell’ascissa curvilinea

Questo ci consente di identificare i punti della curva tramite i valori della


variabile reale s, vale a dire scrivere la rappresentazione parametrica
x = x(s) y = y(s) z = z(s) (3.33)
Questa rappresentazione parametrica è detta rappresentazione intrinse-
ca della curva, perchè le coordinate cartesiane sono espresse nei termini
delle proprietà della curva e non di un parametro esterno (per esempio il
tempo come nella legge oraria). Aggiungendo a questa rappresentazione la
legge che dona la dipendenza temporale della coordinata curvilinea s = s(t),
abbiamo una descrizione del modo con cui la curva data viene percorsa dalla
particella. Possiamo pertanto scrivere la legge oraria anche come
x = x(s) y = y(s) z = z(s) s = s(t) (3.34)
o in forma vettoriale
~r = ~r(s) s = s(t) (3.35)
102 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

3.3.2 Spostamento infinitesimo su una curva

Figura 3.9: Spostamento su una curva

Consideriamo una curva di cui sia data la rappresentazione intrinseca. La


posizione di un generico punto della curva rispetto all’origine di un sistema
di riferimento è funzione della coordinata s. Lo spostamento tra le posizioni
corrispondenti al valore s e al valore s + ∆s è definito da

∆~r = ~r(s + ∆s) − ~r(s)


= [x(s + ∆s) − x(s)]î + [y(s + ∆s) − y(s)]ĵ + [z(s + ∆s) − z(s)]k̂
= ∆xî + ∆y ĵ + ∆z k̂ (3.36)
p
|∆~r| = ∆x2 + ∆y 2 + ∆z 2
(3.37)

Nel limite in cui ∆s → 0 la corda rappresentata dal vettore P (s+∆s)−P (s)


tende ad assumere la direzione della retta tangente nel punto considerato.
Possiamo pertanto scrivere lo spostamento infinitesimo lungo la curva come

d~r(s) = ~r(s + ds) − ~r(s) = dsτ̂ (3.38)


p
|d~r| = |ds| = dx2 + dy 2 + dz 2 (3.39)

ove il versore τ̂ (s) è il versore tangente alla curva nel punto P (s): esso è una
funzione dell’ascissa curvilinea e risulta orientato nel verso della ascisse cres-
centi. Pertanto se ds > 0 lo spostamento è nel verso positivo di percorrenza
della curva, se ds < 0 lo spostamento è nel verso negativo.
Questo risultato è di fondamentale importanza in quanto ci consente, no-
ta la rappresentazione intrinseca, di determinare in ogni punto le componenti
del versore tangente. Si ha infatti
dx(s) dy(s) dz(s)
τ̂ (s) = î + ĵ + k̂ (3.40)
ds ds ds
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 103

Il versore cosı̀ definito in ogni punto della curva rappresenta una proprietà
della curva stessa e non dipende evidentemente dal tempo.
Se vogliamo determinare le grandezze cinematiche come velocità ed ac-
celerazione dobbiamo utilizzare sia le informazioni relative alla curva sia la
legge oraria s = s(t). Per la velocità abbiamo infatti
d~r d~r ds
~v (t) = =
dt ds dt
ds
= τ̂ = ṡτ̂ (3.41)
dt
che evidenzia come la velocità sia diretta lungo la tangente alla curva in ogni
punto e |~v | = |ṡ|. Il moto è diretto se ṡ > 0 e retrogrado nel caso opposto.
Nel caso sia nota la velocità attraverso la legge oraria questa equazione
consente di determinare il versore tangente in ogni istante. Si ha infatti
~v (t)
τ̂ (t) = (3.42)

Se vogliamo determinare l’accelerazione dobbiamo sapere come varia il
versore tangente sulla curva. La semplice derivazione rispetto al tempo della
velocità
d~v dṡτ̂
~a = =
dt dt
dṡ dτ̂
= τ̂ + ṡ
dt dt
dτ̂ ds
= s̈τ̂ + ṡ
ds dt
dτ̂
= s̈τ̂ + ṡ2 (3.43)
ds
evidenzia come esista una componente diretta lungo la tangente alla curva
e legata alla derivata seconda della funzione s(t) (accelerazione tangen-
ziale) e una componente normale alla curva che dipende dal quadrato del-
la velocità ṡ2 (accelerazione normale o centripeta). L’identificazione
dell’ultimo termine come un’accelerazione normale deriva dal fatto che, es-
sendo τ̂ un versore di modulo costante, la sua derivata deve essere normale
al versore stesso. Possiamo pertanto scrivere
dτ̂ dτ̂
= | |n̂(s) (3.44)
ds ds
ove n̂(s) è il versore normale alla curva. Va osservato che, anche se τ̂ è un
vettore di modulo unitario, la sua derivata non è in generale un versore. Il
piano formato nel punto della curva dai versori τ̂ (s) e n̂(s) è detto piano
osculatore della curva nel punto di coordinata curvilinea s. La
grandezza | dτ̂
ds | è detta curvatura nel punto s. Si suole scrivere
dτ̂ 1
K(s) = | |= (3.45)
ds ρ(s)
104 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

K(s) ha le dimensioni dell’inverso di una lunghezza e viene espressa


come l’inverso del raggio ρ(s), che è il raggio della circonferenza
che meglio approssima la curva nel punto s(cerchio osculatore). In

Figura 3.10: Cerchio osculatore nei punti P e Q di una curva

conclusione l’accelerazione è data da

~a = ~at + ~an
= s̈τ̂ + ṡ2 K(s)n̂(s)
ṡ2
= s̈τ̂ + n̂(s) (3.46)
ρ(s)
Esempio
Una circonferenza di raggio R viene percorsa con legge oraria s(t) = kt2
con k costante. Determinare l’espressione di velocità ed accelerazione ad un
istante generico t.
Soluzione
Sappiamo che la rappresentazione intrinseca della circonferenza è

x(s) = R cos (s/R) y(s) = R sin (s/R)

pertanto
dx dy
τ̂ (s) = î + ĵ
ds ds
= − sin (s/R)î + cos (s/R)ĵ

è l’espressione del versore tangente. Per la velocità avremo di conseguenza

~v (t) = ṡτ̂ = 2ktτ̂


= 2kt[− sin (kt2 /R)î + cos (kt2 /R)ĵ]
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 105

Per l’accelerazione tangenziale scriveremo

~at = s̈τ̂ = 2k[− sin (kt2 /R)î + cos (kt2 /R)ĵ]

Per determinare l’accelerazione normale occorre il versore normale e la cur-


vatura. Nel caso della circonferenza il versore normale è semplicemente dato
da
n̂(s) = −r̂(s) = − cos (s/R)î − sin (s/R)ĵ

e la curvatura è costante e pari a K = 1/R. Avremo pertanto

4k 2 t2
~an = [− cos (s/R)î − sin (s/R)ĵ]
R
4k2 t2
e |~an | = R .

Esercizio
~ = v0 = 2m/s e con un
Un proiettile è lanciato dall’origine con velocità |v(0)|
angolo di α = π/4 rispetto all’orizzonte. Determinare in quale punto della
sua traiettoria è massima l’accelerazione normale e quanto vale il raggio di
curvatura in quel punto.
Soluzione
Osserviamo che l’accelerazione è sempre uguale a g e diretta lungo la ver-
ticale nel verso negativo. Pertanto l’accelerazione normale e tangenziale
debbono soddisfare la condizione

g 2 = |~an |2 + |~at |2

Nel punto più alto raggiunto dal proiettile, l’accelerazione tangenziale è nulla
e quindi l’accelerazione normale è in modulo uguale a g: pertanto in questo
punto essa è massima. Se indico con P tale punto avrò pertanto che

|~v |2 (P )
g=
ρ(P )

ove ρ(P ) è il raggio di curvatura nel punto considerato.


Per determinare la velocità in P , osservo che nel massimo della parabola del
proiettile la velocità, dovendo essere tangente all’orbita, non ha componente
verticale. Pertanto
v0
|~v (P )| = v0 cos α = √
2
Sostituendo il valore di v0 otteniamo

v02
ρ= = 0.20m
2g
106 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

Esercizio
Una particella si muove con legge oraria in metri
~r(t) = (t3 − 4t)î + (t2 + 4t)ĵ + (8t2 − 3t3 )k̂
Determinare a t = 2 s (i) velocità della particella in modulo, direzione e
verso , (ii) componenti normale e tangenziale dell’accelerazione, (iii) raggio
di curvatura.
Soluzione

(i)
~v (t) = (3t2 − 4)î + 2(t + 2)ĵ + (16t − 9t2 )k̂
per t = 2s avremo
~v (2s) = 8î + 8ĵ − 4k̂ m/s

|~v | = 64 + 64 + 16 = 12 m/s
Il versore tangente è dato da
~v
τ̂ (2s) =
|~v |
8î + 8ĵ − 4k̂
=
12
1
= (2î + 2ĵ − k̂)
3
(ii)
~a(t) = 6tî + 2ĵ + (16 − 18t)k̂ m/s2
a t = 2s abbiamo
~a(2s) = 12î + 4ĵ − 20k̂ m/s
√ √
|~a| = 144 + 16 + 400 = 560 m/s
La componente tangenziale è data da
at = ~a · τ̂
1
= (12î + 4ĵ − 20k̂) · (2î + 2ĵ − k̂)
3
= (24 + 8 + 20)/3 = 17, 33 m/s2
Per ottenere l’accelerazione normale notiamo che
p
|~an | = |~a|2 − |~at |2
ovvero nel caso t = 2s
p
|~an | = 560 − (17.33)2 = 16.11 m/s2
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 107

3.3.3 Regolarità di una traiettoria


Abbiamo detto che le curve che le particelle percorrono (traiettorie) sono
regolari. Pretanto ci aspettiamo che siano continue con derivate prime con-
tinue e differenziabili.
Si possono presentare delle situazioni di non regolarità quando, a seguito
di collisioni, dovute per esempio ai vincoli, la particella subisce imporvvisi
cambiamenti nella direzione del moto (come avviene per esempio quando
una biglia urta la sponda di un bligliardo).
A titolo di esempio considero il moto piano rappresentato da

~r(t) = (1 + t3 )î + t2 ĵ (3.47)

Il vettore derivata, quello attraverso il quale si definisce il versore della retta


tangente, è
d~r(t)
~r0 (t) = = 3t2 î + 2tĵ (3.48)
dt
Si vede che per t = 0, ~r0 = 0. Pertanto in questo punto il versore tangente
non è definito. Si verifica facilmente che nel punto ~r(0) ≡ (1, 0) la curva ha
una cuspide.

Come regola generale, i punti di non regolarità della curva corrispondono


a valori nulli del vettore ~r0 .

3.3.4 Terna di assi su una curva


Le considerazioni precedenti ci hanno portato ad introdurre in ogni punto
di una curva una copia di assi ortogonali costituita dai versori τ̂ e n̂ . Es-
si individuano il piano osculatore. E’ possibile tuttavia definire un terzo
vettore di modulo unitario e ortogonale al piano osculatore detto versore
binormale, che indichiamo con b̂(s), tramite la

b̂(s) = τ̂ (s) × n̂(s) (3.49)

Se un curva è piana, il piano del moto è anche il piano osculatore in ogni


punto della curva e la binormale è costante. Viceversa se la curva è sghemba,
cioè non giace interamente su un piano, la binormale varia al variare della
coordinata curvilinea. Valgono per i tre versori le seguenti relazioni

τ̂ · τ̂ = 1 τ̂ × n̂ = b̂ τ̂ · n̂ = 0

n̂ · n̂ = 1 n̂ × b̂ = τ̂ n̂ · b̂ = 0
b̂ · b̂ = 1 b̂ × τ̂ = n̂ b̂ · τ̂ = 0
Questa terna costituisce una base, legata punto per punto alle proprietà
della curva: essa prende il nome di triedro fondamentale o di Frenet.
108 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

Per un punto in moto sulla curva essa rappresenta una terna mobile di
assi. I tre vettori derivata dτ̂ds(s) , dn̂(s)
ds e db̂(s)
ds misurano il modo in cui
varia la terna mobile lungo la curva e forniscono informazioni sulle proprietà
geometriche della curva stessa.

Figura 3.11: Terna d’assi in un punto di una curva

Partendo dai prodotti scalari b̂(s) · b̂(s) = 1 e τ̂ (s) · b̂(s) = 0 abbiamo

db̂(s)
2b̂(s) · =0
ds

db̂(s) dτ̂ (s)


τ̂ (s) · + · b̂(s) = 0
ds ds
da cui ottengo
db̂(s)
τ̂ (s) · =0 (3.50)
ds

segue da ciò che db̂(s)


ds è ortogonale a τ̂ (s) e a b̂(s), quindi è parallelo a n̂(s).
Possiamo pertanto scrivere

db̂(s)
= −T (s)n̂(s) (3.51)
ds

La grandezza T (s) è detta torsione della curva. Come già osservato, essa
è identicamente nulla se la curva è piana. T ha le dimensioni dell’inverso di
una lunghezza: il suo inverso è detto raggio di torsione.
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 109

3.3.5 Determinazione generale della curvatura


Abbiamo visto come, sia possibile determinare la curvatura conoscendo
la rappresentazione intrinseca della curva. Frequentemente, tuttavia, si
dispone di un’altra rappresentazione parametrica. Si pone pertanto il prob-
lema di come determinare la curvatura in questo caso.
Supponiamo di disporre della rappresentazione
x = x(u) y = y(u) z = z(u) (3.52)
ove u è un parametro. In forma vettoriale ~r = ~r(u).
Osserviamo ora che
d~r d~r ds
~r0 (u) = =
du ds du
ds
= τ̂ (3.53)
du
e in modo analogo
00 d2~r
~r (u) =
du2
d ds
= τ̂
du du
d2 s ds dτ̂
= 2
τ̂ +
du du du
d2 s ds dτ̂
= 2
τ̂ + ( )2
du du ds
d2 s ds
= 2
τ̂ + ( )2 K(u)n̂(u) (3.54)
du du
Essendo
00 ds d2 s ds
~r0 × ~r = τ̂ × ( 2 τ̂ + ( )2 K(u)n̂(u))
du du du
ds 3
= K(u)( ) τ̂ × n̂
du
ds
= K(u)( )3 b̂ (3.55)
du
si ricava che
00 ds 3
|~r0 × ~r | = K(u)| |
du
da cui 00
|~r0 × ~r |
K(u) = 0 (3.56)
|~r (u)|3
Nel caso della legge oraria, la curva è data in forma parametrica in funzione
del tempo u = t e pertanto possiamo scrivere
|~v (t) × ~a(t)|
K(t) = (3.57)
|~v (t)|3
110 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI

Esercizio
Si consideri il moto con la seguente legge oraria in metri
2
x=t y = t2 z = t3
3
Determinare: (i) velocità e accelerazione, (ii) curvatura, (iii) il modulo del-
l’accelerazione normale e tangenziale
Soluzione

(i) La velocità in metri al secondo è data da


p
vx = 1 vy = 2t vz = 2t2 |~v | = 1 + 4t2 + 4t4 = 1 + 2t2

Per l’accelerazione abbiamo in metri al secondo quadrato


p p
ax = 0 ay = 2 az = 4t |~a| = 4 + 16t2 = 2 1 + 4t2

(ii) Dall’espressione precedentemente ricavata abbiamo che la curvatura in


funzione del tempo è
|~v (t) × ~a(t)|
K(t) =
|~v (t)|3
Dato che

~v × ~a = (î + 2tĵ + 2t2 k̂) × (2ĵ + 4tk̂)


= 2k̂ − 4tĵ + 8t2 î − 4t2 î
= 4t2 î − 4tĵ + 2k̂
p
|~v × ~a| = 16t4 + 16t2 + 4 = 2(1 + 2t2 )

otteniamo
2
K(t) =
(1 + 2t2 )2
(iii) Poichè |~an | = K|~v |2 abbiamo
2
|~an | = (1 + 2t2 )2 = 2
(1 + 2t2 )2
p
|~at | = |~a|2 − |~at |2 = 4|t|
Esercizio
Si consideri il moto rappresentato dalla legge oraria in metri

x = 3 cos (ωt) y = 4 sin (ωt)

con ω = 1rad/s. Determinnare (i) la traiettoria, (ii) velocità, accelerazione


e curvatura nei punti A ≡ (3, 0) e B ≡ (0, 4).
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 111

Soluzione

(i) quadrando le due equazioni e sommando otteniamo

x2 y2
+ =1
9 16
che mostra come la traiettoria è un’ellisse con centro nell’origine e semiassi
pari a b = 3m lungo x e a = 4m lungo y.
(ii)dalla definizione abbiamo

~v (t) = −3ω sin (ωt)î + 4ω cos (ωt)ĵ


q
|~v (t)| = ω 9 sin2 (ωt) + 16 cos2 (ωt)
~a(t) = −3ω 2 cos(ωt) − 4ω 2 sin(ωt)
q
|~a(t)| = ω 2 9 cos2 (ωt) + 16 sin2 (ωt)

I punti considerati corrispondono a t = 0 il punto A e a t = π/2 il punto B.


Pertanto

• ~v (A) = 4ω ĵ = 4ĵ m/s

• ~a(A) = −3ω 2 î = −3î m/s

• ~v (B) = −3ω î = −3î m/s

• ~a(B) = −4ω 2 ĵ = −4ĵ m/s

Per quanto riguarda la curvatura abbiamo

|4ĵ × (−3î| 3
K(A) = 3
=
4 16

|3î × 4ĵ| 4
K(B) = 3
=
3 9

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