Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Cinematica di moti
unidimensionali
1
2 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
galassie: l’universo può vedersi come un gas di galassie e le sue proprietà non
dipendono dalla struttura interna di queste, ma dalle loro interazioni e dal
loro moto relativo. Sotto questo aspetto esse sono assimilabili a particelle.
Tuttavia ognuna di esse è un aggregato di miliardi di stelle con un’infinità
di corpi in movimento.
Poichè una particella non ha una struttura interna, non è rivestita di
proprietà geometriche, il suo movimento viene rappresentato nella Mecca-
nica Classica solo attraverso la curva formata dalla successive posizioni che
la particella assume nella sua evoluzione. Questa curva è ciò che chiamiamo
traiettoria della particella.
Cominciamo dai moti più semplici, quelli di una particella che si muove
su una retta, vale dire moti con traiettoria rettilinea. Il nostro obbiettivo è
precisare le grandezze utili ai fini della descrizione del moto, vale a dire le
grandezze cinematiche.
L’ipotesi fondamentale alla base della meccanica classica è che queste grandezze
possano descriversi attraverso funzioni reali regolari, vale a dire funzioni
continue, derivabili con derivate continue e derivabili, della variabile tempo
t. Il tempo è la variabile indipendente perchè attraverso di esso ordiniamo
le osservazioni.
x(t2 ) − x(t1 )
< v(t1 , t2 ) >= (1.3)
t2 − t1
valore che, per una fissata legge oraria, dipende in generale dall’intervallo
temporale considerato. La definizione di velocità media corrisponde al modo
con cui abitualmente si misura la velocità , come rapporto tra lo spostamento
di una particella (o un corpo assimilato ad un punto) in un certo intervallo
di tempo e la durata di tale intervallo.
Il valore della velocità media si ottiene pertanto dalla misura di due altre
grandezze fisiche
Si veda appendice A.
Casi particolari
(At2 − At1 )
< v(t1 , t2 ) >= =A (1.4)
(t2 − t1 )
1.2.1 Esercizi
• Un punto materiale percorre la distanza d1 nel verso positivo dell’asse x
con velocità v1 e la distanza d2 sempre nel verso positivo con velocità
v2 . Trovare la velocità media. Come cambia questa velocità se la
distanza d2 viene percorsa nel verso negativo?
Soluzione
Tempo di percorrenza del primo tratto t1 = d1 /v1 , per il secondo
tratto t2 = d2 /v2 . Il tempo impiegato a percorrere la distanza totale
d = d1 + d2 è dato da t = d1 /v1 + d2 /v2 .
La velocità media risulta pertanto
v1 v2
< v >= d/t = d
v2 d1 + v1 d2
2dv1 v2 2v1 v2
< v >= d/t = =
(v2 + v1 )d v1 + v2
xA (t) = xA (0) + vA t = vA t
xB (t) = xB (0) + vB t = d + vB t
d
vA t∗ = d + vB t∗ t∗ =
vA − vB
vA d
xA (t∗ ) =
vA − vB
Esempio
Un corpo cade da una torre alta 450 m con velocità iniziale nulla, deter-
minare la sua velocità 5s dopo l’inizio della caduta.
Per risolvere il problema richiamiamo la legge di caduta dei gravi. Adot-
tiamo come asse verticale l’asse z e lo orientiamo verso l’alto (nel segui-
to adotteremo sempre questa convenzione). Come già sappiamo il moto è
rettilineo e la legge oraria si scrive nella forma
1
z(t) = z(0) − gt2 (1.7)
2
ove z(t) è la coordinata verticale, z(0) = 450m è la posizione iniziale della
particella riferita al suolo , g = 9.81 m/s2 è l’accelerazione di gravità (valore
approssimato, quello esatto varia con la latitudine e con l’altezza).
La difficoltà della determinazione della velocità istantanea è che in apparenza
non abbiamo un intervallo temporale a cui riferirci per misurarla. Possiamo
pensare di approssimarla con la velocità media calcolata nel breve intervallo
di tempo tra 5 s e 5.1 s. In tale caso abbiamo
5.12 − 52
< v >= (z(5.1) − z(5))/(0.1) = −(1/2)g = −49.49 m/s
0.1
8 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
sionale, che possa essere descritto da una legge oraria x = x(t). Per una
descrizione accurata del moto dovremmo determinare la velocità media su
intervalli di durata molto piccola. Sul piano sperimentale questo comporta
effettuare una sequenza di osservazioni sempre più ravvicinate nel tempo.
Se assumiamo che il corpo si muova sulla retta secondo una certa legge oraria
rappresentata dalla curva in figura 4, le osservazioni corrispondono a precisi
eventi nel piano Otx.
Dovendo studiare il moto nell’intervallo (t1 , t9 ) si è diviso tale intervallo in
otto intervalli, di pari durata, per ognuno dei quali possiano misurare la po-
sizione all’istante iniziale e finale e calcolare la velocità media. Otteniamo
1.3. LA VELOCITÀ ISTANTANEA 9
intervallo <v>
x(t2 ) − x(t1 )
(t1 , t2 ) < v1 >=
t2 − t1
x(t3 ) − x(t2 )
(t2 , t3 ) < v2 >=
t3 − t2
x(t4 ) − x(t3 )
(t3 , t4 ) < v3 >=
t4 − t3
x(t5 ) − x(t4 )
(t4 , t5 ) < v4 >=
t5 − t4
x(t6 ) − x(t5 )
(t5 , t6 ) < v5 >=
t6 − t5
x(t7 ) − x(t6 )
(t6 , t7 ) < v6 >=
t7 − t6
x(t8 ) − x(t7 )
(t7 , t8 ) < v7 >=
t8 − t7
x(t9 ) − x(t8 )
(t8 , t9 ) < v8 >= (1.8)
t9 − t8
Si sono ricavati otto valori della velocità che possiamo associare agli istanti
t1 , . . . , t8 . L’accuratezza con cui questi risultati riproducono i valori della
velocità istantanea negli istanti considerati dipende dal valore dell’intervallo
temporale su cui si effettuano le medie.
Se, come nell’esempio della figura, gli intervalli sono tutti uguali, in numero
pari a n vale a dire t1 , t1 + ∆t, t1 + 2∆t, . . . , t1 + (n − 1)∆t, possiamo definire
la velocità istantanea ai diversi tempi come
x(t1 + ∆t) − x(t1 )
v(t1 ) = lim
∆t→0 ∆t
x(t1 + 2∆t) − x(t1 + ∆t)
v(t2 ) = lim
∆t→0 ∆t
..
.
x(t1 + n∆t) − x(t1 + (n − 1)∆t)
v(tn−1 ) = lim
∆t→0 ∆t
si ottengono n − 1 valori. (Naturalmente diminuendo ∆t aumenta il numero
di intervalli e quindi di valori che si ottengono).
un certo limite, dato dalla precisione (i) degli orologi per la misura dei
tempi e (ii) del sistema adottato per la misura delle distanze.
• Al contrario la procedura matematica di passaggio al limite è ben
definita e può applicarsi a qualunque funzione x(t) che abbia compor-
tamento regolare.
• Questo comporta che non abbiamo alcuna garanzia che la velocità is-
tantanea di una particella possa sempre e in tutte le situazioni essere
definita operativamente nel modo indicato. Ciò dovrebbe valere quan-
do è valida l’ipotesi che il moto possa descriversi tramite una legge
oraria rappresentata da una funzione regolare. Ove questa ipotesi
venga meno, anche la definizione di velocità istantanea non risulta
appropriata.
Come già osservato, nella meccanica classica si assume che sia sempre pos-
sibile la rappresentazione del moto tramite funzioni regolari. Pertanto ipo-
tizziamo che esista una velocità istantanea e che sia possibile misurarla.
il limite
f (u + h) − f (u)
lim = f 0 (u)
h→0 h
Notare che:
df (u)
f 0 (u) =
du
Dalla definizione di funzione derivata segue che
df (u) = f 0 (u)du
d
Af (u) = Af 0 (u) (1.11)
du
con A costante
d
((f (u) ± g(u)) = f 0 (u) ± g 0 (u) (1.12)
du
d
(f (u)g(u)) = f 0 (u)g(u) + f (u)g 0 (u) (1.13)
du
d f (u) f 0 (u)g(u) − f (u)g 0 (u)
= (1.14)
du g(u) g(u)2
12 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
d dF (g) dg(u)
F (g(u)) = = F 0 (g)g 0 (u) (1.15)
du dg du
La tavola delle derivate più comuni è fornita in Appendice B.
1.4.1 Esempi
Dalla Appendice otteniamo che
d n
At = nAtn−1
dt
con A costante. Vediamo alcuni casi
• Il tempo tS di arrivo
p al suolo, dato dalla condizione che z(tS ) = 0.
Otteniamo tS = 2z(0)/g
p
• La velocità con cui il corpo arriva al suolo, vale a dire v(tS ) = 2z(0)g
1
z(t) = z(0) + v(0)t − gt2
2
Derivando otteniamo
v(t) = ż(t) = v(0) − gt
1.5. ACCELERAZIONE 13
1 1 v(0)2
zmax = z(t∗ ) = v(0)t∗ − gt∗ =
2 2 g
vale a dire la particella arriva al suolo con una velocità istantanea che è
uguale a quella con cui è partita ma di segno opposto.
Nota La legge di caduta dei gravi presuppone che questo avvenga nel vuoto.
In presenza di aria o di altro mezzo essa non è valida. Occorre correggerla
per tenere conto dell’effetto dell’attrito tra il corpo in movimento e il mezzo
(vedi in seguito) . Pertanto la conclusione importante, che il corpo arriva
al suolo con la stessa velocità, in valore assoluto, con cui è stato lanciato, è
valida solo nel vuoto.
1.5 Accelerazione
La terza grandezza rilevante ai fini della descrizione cinematica del moto di
una particella è l’accelerazione.
14 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
v(t2 ) − v(t1 )
< a(t1 , t2 ) >= (1.16)
t2 − t1
vale a dire il rapporto tra la variazione della velocità istantanea nell’interval-
lo di tempo e l’intervallo stesso. La accelerazione media può essere positiva,
negativa o nulla (in questo ultimo caso il moto è uniforme). In generale
< a(t1 , t2 ) > dipende dall’intervallo di tempo su cui si effettua la media.
Casi particolari
• Legge oraria lineare x(t) = v(0)t + x(0)
La velocità istantanea risulta costante, pertanto < a(t1 , t2 ) >= 0 per
qualunque intervallo di tempo. Moto uniforme.
dv(t) d2 x(t)
a(t) = = = ẍ(t) (1.20)
dt dt2
vale a dire l’accelerazione è la derivata seconda della legge oraria
rispetto al tempo.
Si suole distinguere tra moto accelerato e moto ritardato. Una particella
si muove di moto accelerato quando l’accelerazione a(t) ha lo stesso segno
della velocità, quindi se il prodotto a(t)v(t) > 0 . In questo caso il valore
assoluto della velocità aumenta nel tempo. Una particella si muove di moto
ritardato quando l’accelerazione a(t) ha segno opposto alla velocità, quindi
se il prodotto a(t)v(t) < 0 . In questo caso il valore assoluto della velocità
diminuisce nel tempo.
Esempi
• Nel caso della caduta di un corpo da una certa altezza il moto è uni-
formemente accelerato perché l’accelerazione g = −9.8m/s2 è diretta
verso il basso, come la velocità.
1.5.3 Applicazioni
• Esercizio
La figura 6 mostra il diagramma della legge oraria di una particella in
moto lungo l’asse x nell’intervallo di tempo (0, 5) s. Trovare la velocità
media negli intervalli:
i) tra 0 e 1 s
(ii) tra 0 e 4 s
(iii) tra 1 e 5 s
(iv) tra 0 e 5 s.
Trovare le velocità istantanea della particella nei seguenti istanti:
(v) t = 0.5 s
(vi) t = 2 s
(vii) t = 4.5 s
16 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
Soluzione
Dalla definizione di velocità media abbiamo
x(1) − x(0)
< v(0, 1) > = = 4 m/s
1
x(4) − x(0) 1
< v(0, 4) > = =− m/s
4 2
x(5) − x(1)
< v(1, 5) > = = −1 m/s
4
x(5) − x(0)
< v(0, 5) > = = 0 m/s
5
Osserviamo che la curva che rappresenta la legge oraria è composta
da segmenti di retta. Questo significa che la dipendenza dal tempo è
lineare, ma con diverso coefficiente (pendenza della retta) nei diversi
intervalli di tempo.
L’istante t = 0.5 s cade nell’intervallo (0, 1) s: la legge oraria essendo
lineare in tale intervallo si ha che la velocità istantanea coincide con
quella media calcolata nell’intervallo, vale a dire
• Esercizio
La figura 7 mostra il diagramma della velocità di una particella in
funzione del tempo nell’intervallo di tempo (0, 4) s. La particella è
inizialmente nell’origine con velocità nulla. Determinare:
1.5. ACCELERAZIONE 17
• Esercizio
La posizione di una particella è data dalla legge oraria
x(t) = t3 − 6t2 + 9t
Soluzione
dx(t)
1. dalle regole di derivazione otteniamo v(t) = dt = 3t2 − 12t +
9 m/s;
2. v(2s) = 12 − 24 + 9 = −3m/s e v(4s) = 48 − 48 + 9 = 9 m/s
da notare che nel primo caso il moto è retrogrado, nel secondo
diretto;
3. dato che la velocità può scriversi come v(t) = 3(t − 1)(t − 3) ,
la condizione che essa si annulli risulta soddisfatta per t = 1 s e
t = 3 s;
4. la velocità è positiva (moto diretto) per t < 1 s e t > 3 s mentre
risulta negativa (moto retrogrado) per 1 s < t < 3 s;
5. lo spostamento è positivo negli intervalli di tempo (0, 1 s) e (3 s, 5 s),
mentre risulta negativo nell’intervallo (1 s, 3 s); dovendo calcolare
la distanza percorsa avremo per i tre casi
x(t) = x(0) + vt
1
x(t) = x(0) + v(0)t + at2 (1.21)
2
1.6. LA SCELTA DELL’ORIGINE DEI TEMPI 19
1.6.1 Esercizi
1. Un’automobile con velocità iniziale di 80 km/h frena su un tratto di
lunghezza L = 105 m fino a raggiungere la velocità di 45 km/h. Posto
che l’accelerazione sia costante per tutta la frenata determinare:
(i) il valore dell’accelerazione;
(ii) l’intervallo di tempo in cui avviene la frenata.
Posto che l’autista continui a frenare con la stessa accelerazione, de-
terminare:
(iii) in quanto tempo l’auto si ferma;
(iv) quanta strada percorre.
Soluzione
(i)La legge oraria del moto dell’auto è
1
x(t) = x(0) + v(0)t + at2
2
ove v(0) = 85 km/h e possiamo scegliere x(0) = 0.
La velocità varia secondo la
v(t) = v(0) + at
20 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
v1 − v(0)
t∗ = = 5.8 s
a
(iii) Dall’espressione della velocità in funzione del tempo otteniamo
che essa si annulla al tempo t0 dato dalla
v(0)
t0 = − = 12.4 s
a
La distanza totale percorsa risulta data da
1 0
D = x(t0 ) = v(0)t0 + at 2 = 144 m
2
Poichè z2 (t∗ ) = 0, si ha
h 1
v0 = − + g(t∗ − t0 ) = −12.2 m/s
t∗ −t 0 2
1
z(t) = z(0) + v(0)t + at2
2
con z(0) = −125 m e v(0) = 0 m/s.
Nel secondo tratto la sola accelerazione presente è quella di gravità e
il moto risulta uniformemente ritardato, vale a dire
1
z(t) = v(t0 )(t − t0 ) − g(t − t0 )2
2
ove t0 = 2.15 s e z(t0 ) = 0 m livello del mare.
Per risolvere il problema occorre calcolare la velocità v(t0 ), che si ot-
tiene una volta determinata l’accelerazione a. Questa è data dalla
condizione z(t0 ) = 0, ovvero, con i dati del problema
2z(0)
a=− = 250/(2, 15)2 m/s2 = 54.1 m/s2
t20
v(t0 )
g(t1 − t0 ) = v(t0 ) t1 − t0 =
g
1.6. LA SCELTA DELL’ORIGINE DEI TEMPI 23
ottengo
1 a1
d = a1 t∗2 (1 + )
2 a2
Questo mi consente di esprimere t∗ nei termi dei dati del problema
s
2da2
t∗ = = 23.3 s
a1 (a1 + a2 )
Pertanto
a1
T = t∗ (1 + ) = 37.4 s
a2
ove A viene detta ampiezza del moto [A] = [L], ω è detta pulsazione
o frequenza angolare [ω] = [T −1 ] , ωt + α è la fase del moto e α è lo
sfasamento. Questi angoli si misurano in generale in radianti. Si osservi
quanto segue:
• La legge oraria puó scriversi anche nella forma x(t) = A sin (ωt + β) .
Basta porre nella nostra espressione β = α + π/2 .
1.7. IL MOTO ARMONICO 25
Figura 1.8: Legge oraria e grandezze cinematiche del moto armonico. Nota
Xm = A
dx(t) dx(φ) dφ
v(t) = = = −ωA sin (ωt + α) (1.25)
dt dφ dt
d2 x(t)
= −ω 2 x(t) (1.27)
dt2
Essa stabilisce una relazione tra la funzione x(t) e la sua derivata seconda,
che deve essere soddisfatta affinché x(t) possa rappresentare la legge oraria
di un oscillatore armonico.
Possiamo vedere questa relazione come un’equazione differenziale, vale a
dire un’equazione che ha come incognita la funzione x(t) . La legge oraria
dell’oscillatore è una soluzione di questa equazione.
Si noti quanto segue:
• Nel caso specifico si verifica facilmente che funzioni del tipo x(t) =
A cos (ωt + α) ovvero x(t) = B sin (ωt + β) sono soluzioni dell’equazione.
1.9 Esercizi
• Si consideri un moto armonico di pulsazione ω = 2 rad/s . Sapendo
che a t = 0 s si ha x(0) = 2 m e v(0) = 4 m/s , si determini la legge
oraria del moto.
Soluzione
Sappiamo che la forma della legge oraria è x(t) = A cos (ωt + α). Ci
proponiamo di determinare l’ampiezza A e lo sfasamento α. A questo
fine notiamo che le condizioni iniziali sono x(0) = A cos α = 2 m e
v(0) = −ωA sin (ωt + α) = 4 m/s . Segue da ciò che
v(0)/x(0) = −ω tan α = 2
v(0)2 + ω 2 x(0)2 = ω 2 A2
√
otteniamo che 4A2 = 16 + 16 cioè A = 2 2 m.
e analogamente
v22 = ω 2 (A2 − x22 )
Segue che
v12 A2 − x21
=
v22 A2 − x22
da cui si ottiene s
x22 v12 − x21 v22
A=
v12 − v22
che sostituita nella
v12
ω2 =
A2 − x21
dona l’espressione della pulsazione.
x(t1 ) = A cos(ωt1 + α)
v(t1 ) = −ωA sin(ωt1 + α)
v(t1 )
x(t2 ) = x(t1 ) cos(ω∆t) + sin(ω∆t)
ω
Inserendo i dati del problema e i valori
si ottiene
100
x(t2 ) = −25 × 0.98 − × 0.18 = −29 cm
4
1.10. MOTO ARMONICO SMORZATO 29
dx(t)
v(t) = = −βAe−βt cos (ωt + α) − ωAe−βt sin (ωt + α) (1.30)
dt
β
sin γ = p
β + ω2
2
ω
cos γ = p (1.31)
β + ω2
2
si ottiene
p
v(t) = −Ae−βt β 2 + ω 2 [sin γ cos (ωt + α) + cos γ sin (ωt + α)]
p
= −Ae−βt β 2 + ω 2 sin (ωt + α + γ) (1.32)
da cui si derivano
Se α1 = 0 si ottiene
A2
tan δ =
A1
Un esempio è mostrato in figura 12.
Figura 1.13: Legge oraria per combinazione di moti armonici con A1 = 2A2
e ω2 = 2ω1 . Dall’alto al basso : (i)φ2 − φ1 = π2 , (ii)φ2 − φ1 = π, (iii)
φ2 − φ1 = 3π
2 , (iv) φ1 − φ2 = 0.
36 CAPITOLO 1. CINEMATICA DI MOTI UNIDIMENSIONALI
1.11.3 Battimenti
Con questo termine si indicano fenomeni che hanno luogo quando si com-
pongono due moti di pari ampiezza A e pulsazioni ω1 ≈ ω2 .
Dalle considerazioni precedenti sappiamo che la combinazione porta alla
legge oraria
φ1 − φ2 φ1 + φ2
x(t) = 2A cos(Ωt + ) cos(ωt + ) (1.46)
2 2
ove si è indicato con
ω1 − ω2
Ω=
2
la frequenza modulante e con
ω1 + ω2
ω= (1.47)
2
la frequenza media.
Posto
φ2 + φ1
φ= (1.48)
2
abbiamo
x(t) = 2Amod (t) cos(ωt + φ) (1.49)
che ha la forma di un moto periodico con ampiezza
φ1 − φ2
Amod (t) = 2A cos(Ωt + ) (1.50)
2
Poichè Ω è piccolo si ha un moto con un’ampiezza debolmente variabile nel
tempo e un termine oscillante con periodicità T = ω14π +ω2 molto vicina a
quella dei due moti iniziali.
Il diagramma del moto risultante è mostrato nella figura 14.
1.12 Appendici
Appendice A
Le grandezze fisiche (dette anche osservabili) sono espresse tramite i valori
numerici che esse assumono quando si adottano opportune unità di misura.
Cosı̀ la lunghezza si esprime in metri, o centimetri, o anni luce, etc. a
seconda della convenienza, la velocità può esprimersi in metri al secondo,
centimetri al secondo o chilometri all’ora, etc.
Qualunque sia il sistema di unità di misura adottato ogni grandezza ha di-
mensioni fisiche , indipendenti dal sistema di misura. Queste si esprimono
in modo generale tramite le grandezze di base indipendenti. Nel caso della
meccanica le osservabili di base sono
M = [M assa]
L = [Lunghezza]
T = [T empo]
• Forza F = ma
[F ] = [M LT −2 ]
• Energia cinetica K = 12 mv 2
[K] = [M L2 T −2 ]
• Quantità di moto p = mv
[p] = [M LT −1 ]
Appendice B
Si riportano le regole di derivazione e le principali derivate usate nel corso.
d
(A) = 0 A costante
dx
d n
(x ) = nxn−1
dx
d 1 1
( )=− 2
dx x x
d √ 1
( x) = √
dx 2 x
d df
(Af (x)) = A
dx dx
d df dg
(f (x) ± g(x)) = ±
dx dx dx
d df dg
(f (x)g(x)) = g(x) + f (x)
dx dx dx
d f (x) 1 df f (x) dg
( )= −
dx g(x) g(x) dx g 2 (x) dx
d df
(f (x)n ) = nf (x)n−1
dx dx
d p 1 df
( f (x)) = p
dx 2 f (x) dx
d 1 1 df
( =− 2
dx f (x) f (x) dx
d 1 n df
( =−
dx f n (x) n + 1 dx
d dg df
[f (g(x))] =
dx dx dg
1.12. APPENDICI 39
Appendice C
Si definisce funzione esponenziale della variabile x la
f (x) = ax
con a > 0 e x ∈ R.
Notiamo quanto segue
• f (0) = a0 = 1
• f (x) > 0 ∀x ∈ R
g(x) = a−x
con a > 0 e x ∈ R.
In questo caso
• g(0) = a0 = 1
• g(x) > 0 ∀x ∈ R
43
44 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
coordinate del punto sono funzioni regolari del tempo e possiamo scrivere
Si noti come nel caso di un moto piano si ha bisogno di due leggi orarie
x = x(t) e y = y(t), relative alle due coordinate cartesiane della particella.
Nota
Nei testi e nelle figure i vettori sono spesso indicati con carattere grassetto.
Anzichè scrivere V~ si adotta la notazione V.
Per comprendere come si possano studiare funzioni vettore procediamo dap-
prima allo studio delle proprietà dei vettori. Infatti al pari della grandezza
posizione, anche la velocità e l’accelerazione di una particella sono grandezze
vettoriali, vale a dire grandezze fisiche individuate da un numero
(modulo), una direzione e un verso. Esse si distinguono dalle grandezze
scalari che sono individuate da un numero. Grandezze scalari sono il
tempo, la massa, la carica etc.
cioè il modulo di un vettore è pari alla radice quadrata della somma dei
quadrati dei moduli dei due vettori proiezione sugli assi coordinati.
Un vettore può rappresentarsi come differenza di due punti B − A o sem-
plicemente come una lettera soprassegnata da una freccia, ad esempio V ~.
Le due rappresentazioni non sono equivalenti a tutti gli effetti. La rappre-
sentazione del vettore V ~ come differenza di punti B − A precisa ove esso si
trova applicato. Lo stesso segmento orientato, vale a dire con direzione e
verso paralleli e identico modulo, potrebbe essere applicato in un altro pun-
to C del piano, con vertice in un punto D: in tale caso avremmo il vettore
~ , ma la rappresentazione
D − C. In entrambi i casi il vettore si indica con V
per punti è differente. Possiamo dire che V ~ indica il vettore in generale,
senza precisare ove esso è applicato. Vettori paralleli, equiversi e di pari
modulo sono detti vettori equivalenti (figura 8) e sono tutti rappresentati
dallo stesso simbolo di vettore.
• le proiezioni del vettore somma sono (xB − xA )î + (xC − xA )î lungo x
e (yB − yA )ĵ + (yC − yA )ĵ lungo y
Possiamo pertanto concludere che i vettori proiezione del vettore som-
ma sono la somma dei vettori proiezione dei due vettori addendi.
Questo risultato è del tutto generale e possiamo scriverlo con riferimento
a due generici vettori, le cui componenti non siano date semplicemente dalle
2.2. OPERAZIONI TRA VETTORI 51
~ = Vx î + Vy ĵ + Ux î + Uy ĵ
W
= (Vx + Ux )î + (Vy + Uy )ĵ
= Wx î + Wy ĵ (2.10)
vale a dire le componenti lungo gli assi cartesiani del vettore somma
sono la somma delle componenti dei due vettori addendi (figura 11).
(C − A) − (B − A) = C − B (2.11)
~−B
A ~ = Ax î + Ay ĵ − Bx î − By ĵ
= (Ax − Bx )î + (Ay − By )ĵ
~
= Cx î + Cy ĵ = C (2.13)
vale a dire le componenti del vettore differenza sono pari alla dif-
ferenza delle componenti dei due vettori.
La figura 15 illustra confronta la somma e la differenza di due generici vettori.
che
• il prodotto scalare tra due vettori ortogonali è nullo
π
• il prodotto scalare è positivo se 0 ≤ φ < 2
π
• il prodotto scalare è negativo se 2 <φ≤π
• il prodotto scalare tra due vettori con la stessa direzione e verso, cioè
φ = 0, è pari al prodotto dei moduli
vale a dire il prodotto scalare di due vettori è pari alla somma dei
prodotti delle componenti relative allo stesso asse.
Il prodotto scalare consente di determinare la componente (proiezione)
di un vettore lungo una direzione orientata. La direzione è espressa
tramite un versore û che ne individua anche il verso (per esempio ĵ individua
direzione e verso dell’asse y). Si ha per un generico vettore A~
~ · û = |A|
A ~ cos α (2.18)
2.2.5 Applicazioni
Esercizio: Si consideri il vettore ~c = B −A individuato dai punti B ≡ (1, 4)
e A ≡ (−2, 3). Si determini
1. i vettori proiezione sugli assi coordinati
dx = −3cx = −9
dy = −3cy = −3
Soluzione
q √
~ =
1. dalla |A| ~ = 13
A2x + A2y ottengo |A|
~ = |A|
2. poiché A ~ Â avremo
1 ~
 = √ A
13
−3
Âx = √
13
2
Ây = √
13
~ · î = |A|
3. dalla A ~ cos α = Ax segue che l’angolo con l’asse x è dato da
Ax
α = arccos
~
|A|
−3
= arccos √ = 123.7◦
13
allo stesso modo se indico con β l’angolo con l’asse y ottengo
Ay
β = arccos
~
|A|
2
= arccos √ = 56.31◦
13
~ · û = − √3 + √2 = − √1
A
2 2 2
pertanto
cx = 18 cy = 9
58 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
B − A = B − O − (A − O) B − O = A − O + ~a
ovvero
~c · ~a = |~a||~c| cos α1
~c · ~a
α1 = arccos( )
|~a||~c|
~c · ~b = |~b||~c| cos α2
~c · ~a
α2 = arccos( )
|~a||~c|
~c · ~a = 4|~a|2 − 3~b · ~a = 18
~c · ~b = 4~a · ~b − 3|~b|2 = −24
2.3. GRANDEZZE CINEMATICHE NEL MOTO PIANO 59
ax = Kbx ay = Kby
~r(t2 ) − ~r(t1 )
< ~v (t1 , t2 ) >=
t2 − t1
ovvero,
< ~v (t1 , t2 ) > =< vx (t1 , t2 ) > î+ < vy (t1 , t2 ) > ĵ
x(t2 ) − x(t1 )
< vx (t1 , t2 ) > =
t2 − t1
y(t2 ) − y(t1 )
< vy (t1 , t2 ) > =
t2 − t1
che illustra come la determinazione della velocità media richieda due medie
separate per le due componenti del vettore posizione.
60 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
dx(t) dy(t)
~v (t) = î + ĵ (2.24)
dt dt
= ẋî + ẏ ŷ (2.25)
d~r(t)
= (2.26)
dt
Un’immediata conseguenza di questa definizione riguarda l’espressione
dello spostamento di una particella nell’intervallo di tempo (t, t + dt), cioè
il differenziale del vettore posizione. Si avrà infatti
d2 x(t) d2 y(t)
~a(t) = î + ĵ (2.33)
dt2 dt2
d2~r(t)
~a(t) = (2.34)
dt2
2.3. GRANDEZZE CINEMATICHE NEL MOTO PIANO 61
2.3.1 Esempi
1. Una particella si muove in un piano e la sua posizione è data in cm
dal vettore
~r = (4t − 1)î + (2 − t)ĵ
Determinare:
(i) i vettori velocità e accelerazione istantanea, (ii) la curva (traietto-
ria) percorsa dalla particella.
Soluzione
(i) per il vettore velocità abbiamo
~v (t) = 4î − ĵ
√
la velocità è pertanto costante e di modulo pari a |~v | = 5 cm/s.
L’accelerazione è pertanto nulla.
(ii) Partendo dalle due leggi orarie
x(t) = 4t − 1 y(t) = 2 − t
otteniamo
x+1 x+1
t= y =2−
4 4
L’ultima equazione lega le coordinate del punto in moto e rappresenta
una retta.
Si tratta pertanto di un moto rettilineo uniforme che si svolge su tale
retta.
da cui si ottiene
x = t2 y = 2 − x2
la traiettoria è una parabola con vertice sull’asse delle ordinate nel
punto di coordinate (0, 2).
(ii) il vettore velocità istantanea risulta dato da
1
~v (t) = √ î − ĵ
2 t
62 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
~r(t) = P (t) − O
= x(t)î + y(t)ĵ (2.35)
|~r(t)| = R (2.36)
Il modo con cui la particella si muove è dunque dato dalla legge che esplicita
il variare dell’angolo in funzione del tempo φ = φ(t). In questa descrizione
si assume che l’angolo vari tra −∞ < φ(t) < ∞.
2.4. IL MOTO CIRCOLARE UNIFORME 63
x(t) = R cos(ωt + α)
y(t) = R sin(ωt + α) (2.39)
Si noti come nel caso del moto uniforme la dipendenza temporale della
velocità deriva dal variare nel tempo della direzione del versore tangente.
Prendendo il verso anti-orario come verso positivo di percorrenza, il versore
tangente è diretto come nella figura 20. La velocità può essere diretta nello
stesso verso o in verso opposto a seconda del segno della velocità angolare
ω. Nei termini delle componenti possiamo scrivere
Si noti come la funzione vettore τ̂ (t) sia periodica con la stessa periodicità
della legge oraria.
2.4. IL MOTO CIRCOLARE UNIFORME 65
2π
ω= = 1.99 × 10−7 rad/s
T
v =|~v | = ωR = 2.99 × 104 m/s
≈ 30 km/s = 108000 km/h
Segue che
2π
ωR = = 7.26 × 10−5 rad/s
TR
v =|~v | = ωR TR = 465 m/s
Si noti che, nonostante la velocità angolare di rotazione sia di oltre due or-
dini di grandezza maggiore di quella di rivoluzione, la velocità orbitale di
rotazione è molto più piccola di quella di rivoluzione. Questo perchè il rag-
gio dell’orbita è cinque ordini di grandezza maggiore.
Esercizio
Il TGV Parigi-Bordeaux ha velocità massima vmax = 310 km/h. Tenu-
to conto che la massima accelerazione sopportabile dai passeggeri risulta
amax = 0.05 g, ove g = 9.8 m/s2 è l’accelerazione di gravità, determinare il
minimo raggio possibile per percorrere una curva a questa velocità.
Soluzione
Abbiamo
Supposto che la curva sia un arco di circonferenza che viene percorsa a ve-
locità costante, dall’espressione dell’accelerazione in funzione della velocità
segue che il raggio deve essere dato da
2
vmax
Rmin = = 1.51 × 104 m = 15.1 km
amax
Per tratti con curvature maggiori (raggi più piccoli) occorre percorrere la
curva a velocità inferiori, se non si vuole causare danno fisiologico ai passeg-
geri.
Esercizio
Consideriamo un moto piano con la seguente legge oraria in metri
(x − 2)2 + (y − 3)2 = 16
68 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
ẋ = −4ω sin(ωt)
ẏ = 4ω cos(ωt)
segue che p
|~v | = ẋ2 + ẏ 2 = 4ω m/s
Il moto ha modulo della velocità costante e pertanto è un moto circolare
uniforme.
Esercizio
Consideriamo un moto piano la cui legge oraria è data in metri da
x2 y 2
+ =1
4 9
questa è l’equazione di un ellisse con centro nell’origine e asse maggiore
a = 3 m lungo l’asse y e asse minore b = 2 m lungo l’asse x.
Calcoliamo la velocità istantanea
ẋ(t) = 2ω cos(ωt)
ẏ(t) = −3ω sin ωt
il modulo della velocità varia nel tempo, pertanto il moto non è uniforme.
Il calcolo dell’accelerazione porta a
ove ṡ > 0 corrisponde a un moto diretto, cioè velocità nel verso di archi
crescenti, mentre ṡ < 0 corrisponde a moto retrogrado. Segue da ciò che la
velocità è data da
~v (t) = ṡτ̂ (t) (2.53)
La grandezza ṡ si chiama velocità scalare e, nel caso in esame , è costante.
Scritta in questi termini l’espressione della velocità evidenzia il fatto che la
cinematica dipende da due fattori:
ovvero
~·A
dA ~ ~ ~
=A~ · dA + dA · A
~
dt dt dt
~
~ · dA = 0
= 2A
dt
~
dA ~ dato che il prodotto
L’ultima equazione mostra che dt è ortogonale a A
scalare è nullo.
d2 φ(t)
α(t) = = φ̈(t) (2.64)
dt2
Si vede come l’accelerazione si compone di due termini:
ṡ(t)2
~a(t) = s̈(t)τ̂ + n̂ (2.75)
R
Si noti che essendo i due vettori ortogonali si avrà che
1
s(t) = s(0) + v(0)t + at t2 (2.77)
2
ove s(0) e v(0) sono rispettivamente il valore della coordinata curvilinea e
quello della velocità scalare a t = 0. Dalle definizione sopra date segue che
Esempio
Consideriamo il caso di un’automobile che entra a t = 0 in una curva cir-
colare di raggio R = 300 m e fino al tempo t1 = 10 s la percorre con
2.7. IL MOTO CIRCOLARE VARIO 73
Esercizio
Un punto si muove su una circonferenza secondo la s(t) = t3 + 2t2 m.
Sapendo
√ che a t = 2 s, il modulo dell’accelerazione assume il valore |~a| =
16 2 m/s2 , determinare il raggio della circonferenza.
Soluzione
2
Il raggio R è legato all’accelerazione centripeta |~ac | = ṡR . Per determinare
tale grandezza osserviamo che
Pertanto
ṡ2 400
R= = m = 25 m
|~ac | 16
Esercizio
Un treno si muove su un percorso circolare di raggio R = 2400 m con
74 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
v12 452
an1 = = = 0.84 m/s2
R 2400
v2 152
an2 = 2 = = 0.094 m/s2
R 2400
(ii) Dalle leggi orarie di velocità e ascissa curvilinea abbiamo, indicando con
τ il tempo impiegato, che
v2 = v1 − at τ
1
R = v1 τ − at τ 2
2
Ricavando τ dalla prima e sostituendolo nella seconda otteniamo
v1 − v2 1 (v1 − v2 )2
R = v1 − at
at 2 a2t
v1 − v2 1
= [v1 − (v1 − v2 )]
at 2
2
1 v1 − v2 2
=
2 at
Possiamo ricavare l’accelerazione tangenziale
2R
at = = 0.375 m/s2
v12 − v22
vx (t) = v0 cos α
vz (t) = v0 sin α − gt (2.83)
che non dipende dal fatto che l’angolo sia maggiore o minore di π/4.
vz = v0 sin α − gt∗ = 0
v0 sin α
t∗ =
g
1 v02 sin2 α
zmax = z(t∗ ) = h + (2.89)
2 g
2.8.1 Esercizi
Esercizio 1
Determinare il valore dell’angolo di tiro dal suolo per il quale l’altezza mas-
sima raggiunta dal proiettile è uguale alla gittata.
Soluzione
In questo caso h = 0 e pertanto
Esercizio 2
Durante la prima guerra mondiale i cannoni dell’esercito tedesco avevano la
capacità di sparare proiettili di 12 kg alla velocità v0 = 1450 m/s con un
angolo di sparo α = 55◦ . Calcolare gittata, quota massima e tempo di volo.
Soluzione
78 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
v02 sin2 α
zmax =
2g
14502 × 0.822
= ≈ 72 km
2 × 9.8
Esercizio 3
Un aereoplano vola orizzontalmente alla quota di 1000 m e con velocità di
200 km/h. Esso sgancia un pacco con l’intenzione di farlo cadere su una
nave che si muove nella stessa direzione alla velocità di 20 km/h. A quale
distanza dalla nave deve essere sganciato il pacco per finire su di essa? Come
cambia tale distanza nel caso la nave viaggi in direzione opposta?
Soluzione
Precisiamo che
2 × 105
200 km/h = m/s = 55.56 m/s = V
3600
20 km/h = 5.56 m/s = V 0
x(t∗ ) = D + V 0 t∗ = V t∗
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 79
D = (V + V 0 )t∗ = 873.4 m
P 0 − P = P 0 − O − (P − O)
Poichè
abbiamo
|P 0 − P |
v= = 555.2 m/s = 1998.9 km/h
T
Esercizio 5
Un pezzo di artiglieria spara un proiettile con velocità iniziale v0 = 255 m/s
ed angolo rispetto all’orizzonte θ1 = 64.1◦ . Successivamente viene sparato
un secondo proiettile con pari velocità iniziale ed inclinazione θ2 = 47.3◦ . I
due proiettili si urtano in aria. Determinare l’intervallo di tempo intercorso
tra i due spari.
Soluzione
La legge oraria del primo proiettile è data da
1
x1 = v0 t cos θ1 z1 = v0 t sin θ1 − gt2
2
quella del secondo, sparato al tempo ∆t, risulta
1
x2 = v0 (t − ∆t) cos θ1 z2 = v0 (t − ∆t) sin θ1 − g(t − ∆t)2
2
L’urto dei due proiettili corrisponde all’uguaglianza delle loro coordinate.
La condizione che x2 = x1 comporta che
∆t cos θ2
t=−
cos θ1 − cos θ2
1 1
v0 t sin θ1 − gt2 = v0 (t − ∆t) sin θ2 − g(t − ∆t)2
2 2
2.8. MOTO DI PROIETTILI NEL VUOTO 81
ovvero
∆t 1 (∆t)2 ∆t
v0 (sin θ1 − sin θ2 ) = −v0 sin θ2 − g + gt
t 2 t t
cos θ1 − cos θ2 1 cos θ1 − cos θ2
= v0 sin θ2 + g ∆t + g∆t
cos θ2 2 cos θ2
da cui si ottiene
2v0 sin(θ1 − θ2 )
∆t =
g cos θ1 + cos θ2
con i valori del problema si ottiene ∆t = 13.5 s.
Esercizio 6
Una pallina cade da un tavolo alto h = 1 m con velocità iniziale orizzontale
v0 = 0.7 m/s. Determinare
(i) il punto nel quale essa colpisce il pavimento e la velocità al momento
dell’urto;
(ii) l’angolo α individuato dalla traiettoria in tale punto e l’asse orizzontale.
Posto che la pallina rimbalzi con lo stesso angolo ma con una velocità domi-
nuita del venti per cento a causa dell’energia assorbita dal pavimento, de-
terminare (iii) dove essa atterra la seconda volta.
Soluzione
(i) La legge del moto è
1
x = v0 t z = h − gt2
2
che porta all’equazione della traiettoria
1 x2
z =h− g
2 v02
Il valore z = 0 corrisponde a
s
2h
xs = v0
g
~vs = v0 î − gts k̂
q
2h
ove ts = g è il tempo di arrivo al suolo. Il suo modulo risulta dato da
q p
|~vs | = v02 + 2hg = 0.72 + 19.6 = 4.48 m/s
82 CAPITOLO 2. CINEMATICA DEL MOTO IN DUE DIMENSIONI
(ii) Osserviamo che l’angolo tra la velocità e l’asse x si può calcolare a partire
dal prodotto scalare
~vs · î = |~vs | cos α = v0
Pertanto
v0 0.7
α = arccos( ) = arccos( ) = 81◦
|v~s | 4.48
(iii) La velocità di partenza del nuovo balzo è in modulo data da
Figura 2.24: Fotografia di due oggetti che cadono dalla stessa quota
y(t) = −B sin(ωt)
x2 y2
+ =1 (2.96)
A2 B2
il moto si svolge su un’ellisse. L’asse maggiore è lungo x se A > B.
L’ellisse è percorsa in senso orario. Infatti se considero il punto di
coordinate (A, 0), corrispondente a cos(ωt) = 1, la velocità è data da
ẍ + ω 2 x = 0
ÿ + ω 2 y = 0 (2.99)
La legge oraria è data quando è noto come il vettore posizione varia nel
87
88 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI
vale a dire le componenti del vettore somma (differenza) sono date dalla
somma (differenza) delle componenti dei due vettori.
L’operazione di prodotto scalare è definita come in due dimensioni, vale
a dire
~·B
A ~ = |A||
~ B|
~ cos α (3.5)
il risultato è il prodotto del modulo dei due vettori per il coseno dell’angolo
formato. Segue da ciò che
î · î = ĵ · ĵ = k̂ · k̂ = 1 (3.6)
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 89
î · ĵ = î · k̂ = ĵ · k̂ = 0 (3.7)
Si ha pertanto
~·B
A ~ = Ax Bx + Ay By + Az Bz (3.8)
~·A
A ~ = A2 + A2 + A2 = |A|
~2 (3.9)
x y z
Osserviamo che
~ · î = Ax = |A|
A ~ cos α
~ · ĵ = Ay = |A|
A ~ cos β
~ · k̂ = Az = |~a| cos γ
A (3.10)
da cui segue
~ = |A|(cos
A ~ αî + cos β ĵ + cos γ k̂) (3.11)
Questo risultato indica come le componenti del versore della direzione di A~
siano date dai tre coseni (coseni direttori della retta) degli angoli formati
dal vettore con gli assi coordinati, vale a dire
Si noti che
cos2 α + cos2 β + cos2 γ = 1
qualunque altro punto della retta, allora il vettore P − P0 giace sulla retta.
Possiamo pertanto scrivere
P − P0 = (P − O) − (P0 − O) = ~r − r~0 = K ˆl
o, in altra forma,
x − x0 y − y0 z − z0
= = =K
lx ly lz
Si è cosı̀ ottenuta l’equazione parametrica della retta (K parametro reale),
che possiamo scrivere anche nella forma
x − x0 = Klx (3.12)
y − y0 = Kly (3.13)
z − z0 = Klz (3.14)
bx 1
lx = =√
~
|b| 21
by 4
ly = =√
~
|b| 21
bz 2
lz = = −√
|~b| 21
~r = r~0 + K ˆl
K
= (5î + ĵ + 3k̂) + √ (î + 4ĵ − 2k̂)
21
= (5 − w)î + (1 + 4w)ĵ + (3 − 2w)k̂
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 91
x=5+w
y = 1 + 4w
z = 3 − 2w
~r = r~2 − ~r1
= (x2 − x1 )î + (y2 − y1 )ĵ + (z2 − z1 )k̂
= −2î + 7ĵ − 3k̂
(iii) la distanza tra le due particelle è data dal modulo del vettore ~r, vale a
dire √ √
d = 4 + 49 + 9 = 62 = 7.9 m
Esercizio
Sia ~r ≡ (x, y, z), ~a ≡ (ax , ay , az ) e ~b ≡ (bx , by , bz ). Mostrare che l’equazione
(x − Cx )2 + (y − Cy )2 + (z − Cz )2 = R2
x2 + y 2 + z 2 − 2(xCx + yCy + zCz ) + Cx2 + Cy2 + Cz2 = R2
r2 − 2(xCx + yCy + zCz ) + Cx2 + Cy2 + Cz2 = R2
ax + bx
Cx =
2
ay + by
Cy =
2
az + bz
Cz =
2
(a + b)2
R2 = − ~a · ~b
4
(~a − ~b)2
=
4
~a × ~b = −~b × ~a
Casi particolari
• se ~a e ~b sono paralleli, ~c = 0
• in particolare ~a × ~a = 0
3.1. VETTORI IN 3 DIMENSIONI 93
î × î = ĵ × ĵ = k̂ × k̂ = 0 (3.15)
î × ĵ = k̂ ĵ × k̂ = î k̂ × î = ĵ (3.16)
ĵ × î = −k̂ k̂ × ĵ = −î î × k̂ = −ĵ (3.17)
A titolo di esempio
(î × î) × ĵ = 0
î × (î × ĵ) = î × k̂ = −ĵ
~×B
A ~ = (Ax î + Ay ĵ + Az k̂) × (Bx î + By ĵ + Bz k̂) (3.21)
= Ax By k̂ − Ax Bz ĵ − Ay Bx k̂ + Ay Bz î + Az Bx ĵ − Az By î (3.22)
= (Ay Bz − Az By )î + (Az Bx − Ax Bz )ĵ + (Ax By − Ay Bx )k̂ (3.23)
~v = ωRτ̂
~ × (P − O) = ω
~v = ω ~ × ~r (3.24)
ed il vettore accelerazione
~ × (~
~a = ω ω × ~r) (3.25)
Poichè
P − P0 = (x − x0 )î + (y − y0 )ĵ + (z − z0 )k̂
se indico con (a, b, c) le componenti del versore, la condizione diventa
Esercizio
Trovare l’equazione del piano passante per P0 ≡ (2, 4, −1) e normale al
versore del vettore di componenti N ~ ≡ (2, 3, 4).
Soluzione
Il versore della direzione di N~ è dato da
r
1
n̂ = (2î + 3ĵ + 4k̂)
29
l’equazione del piano è pertanto
Esercizio
Trovare l’equazione del piano passante per i punti P ≡ (1, 3, 2), Q ≡
(3, −1, 6) e R ≡ (5, 2, 0).
Soluzione
E’ chiaro che il vettori
occorre dunque fornire tre funzioni scalari che donano la dipendenza tem-
porale delle tre coordinate, al fine di descrivere il moto.
Esempio 1
Legge oraria data da
x=a y=b z = ct + d
x = at y=b z = ct2 + d
~a(t) = ax î + ay ĵ + az k̂
dvx (t) dvy (t) dvz (t)
= î + ĵ + k̂
dt dt dt
d2 x(t) d2 y(t) d2 z(t)
= î + ĵ + k̂
dt2 dt2 dt2
= ẍ(t)î + ÿ(t)ĵ + z̈(t)k̂ (3.28)
Esercizio
Una particella si muove con legge oraria (lunghezze in metri)
x = R cos(ωt) y = R sin(ωt) z = ct
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 99
La legge che definisce la curva non dipende da come questa viene per-
corsa. Essa può rappresentarsi, in maniera del tutto generale, una volta
definita sulla curva un’ascissa curvilinea. A questo fine occorre
• definire sulla curva un punto origine;
• definire un verso di percorrenza positivo (curva orientata);
• scegliere un’unità di misura
• associare ad ogni punto P della curva la lunghezza s dell’arco di curva
che lo separa dall’origine preso con segno positivo se il punto è dal lato
positivo e con segno negativo nel caso opposto
ove il versore τ̂ (s) è il versore tangente alla curva nel punto P (s): esso è una
funzione dell’ascissa curvilinea e risulta orientato nel verso della ascisse cres-
centi. Pertanto se ds > 0 lo spostamento è nel verso positivo di percorrenza
della curva, se ds < 0 lo spostamento è nel verso negativo.
Questo risultato è di fondamentale importanza in quanto ci consente, no-
ta la rappresentazione intrinseca, di determinare in ogni punto le componenti
del versore tangente. Si ha infatti
dx(s) dy(s) dz(s)
τ̂ (s) = î + ĵ + k̂ (3.40)
ds ds ds
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 103
Il versore cosı̀ definito in ogni punto della curva rappresenta una proprietà
della curva stessa e non dipende evidentemente dal tempo.
Se vogliamo determinare le grandezze cinematiche come velocità ed ac-
celerazione dobbiamo utilizzare sia le informazioni relative alla curva sia la
legge oraria s = s(t). Per la velocità abbiamo infatti
d~r d~r ds
~v (t) = =
dt ds dt
ds
= τ̂ = ṡτ̂ (3.41)
dt
che evidenzia come la velocità sia diretta lungo la tangente alla curva in ogni
punto e |~v | = |ṡ|. Il moto è diretto se ṡ > 0 e retrogrado nel caso opposto.
Nel caso sia nota la velocità attraverso la legge oraria questa equazione
consente di determinare il versore tangente in ogni istante. Si ha infatti
~v (t)
τ̂ (t) = (3.42)
ṡ
Se vogliamo determinare l’accelerazione dobbiamo sapere come varia il
versore tangente sulla curva. La semplice derivazione rispetto al tempo della
velocità
d~v dṡτ̂
~a = =
dt dt
dṡ dτ̂
= τ̂ + ṡ
dt dt
dτ̂ ds
= s̈τ̂ + ṡ
ds dt
dτ̂
= s̈τ̂ + ṡ2 (3.43)
ds
evidenzia come esista una componente diretta lungo la tangente alla curva
e legata alla derivata seconda della funzione s(t) (accelerazione tangen-
ziale) e una componente normale alla curva che dipende dal quadrato del-
la velocità ṡ2 (accelerazione normale o centripeta). L’identificazione
dell’ultimo termine come un’accelerazione normale deriva dal fatto che, es-
sendo τ̂ un versore di modulo costante, la sua derivata deve essere normale
al versore stesso. Possiamo pertanto scrivere
dτ̂ dτ̂
= | |n̂(s) (3.44)
ds ds
ove n̂(s) è il versore normale alla curva. Va osservato che, anche se τ̂ è un
vettore di modulo unitario, la sua derivata non è in generale un versore. Il
piano formato nel punto della curva dai versori τ̂ (s) e n̂(s) è detto piano
osculatore della curva nel punto di coordinata curvilinea s. La
grandezza | dτ̂
ds | è detta curvatura nel punto s. Si suole scrivere
dτ̂ 1
K(s) = | |= (3.45)
ds ρ(s)
104 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI
~a = ~at + ~an
= s̈τ̂ + ṡ2 K(s)n̂(s)
ṡ2
= s̈τ̂ + n̂(s) (3.46)
ρ(s)
Esempio
Una circonferenza di raggio R viene percorsa con legge oraria s(t) = kt2
con k costante. Determinare l’espressione di velocità ed accelerazione ad un
istante generico t.
Soluzione
Sappiamo che la rappresentazione intrinseca della circonferenza è
pertanto
dx dy
τ̂ (s) = î + ĵ
ds ds
= − sin (s/R)î + cos (s/R)ĵ
4k 2 t2
~an = [− cos (s/R)î − sin (s/R)ĵ]
R
4k2 t2
e |~an | = R .
Esercizio
~ = v0 = 2m/s e con un
Un proiettile è lanciato dall’origine con velocità |v(0)|
angolo di α = π/4 rispetto all’orizzonte. Determinare in quale punto della
sua traiettoria è massima l’accelerazione normale e quanto vale il raggio di
curvatura in quel punto.
Soluzione
Osserviamo che l’accelerazione è sempre uguale a g e diretta lungo la ver-
ticale nel verso negativo. Pertanto l’accelerazione normale e tangenziale
debbono soddisfare la condizione
g 2 = |~an |2 + |~at |2
Nel punto più alto raggiunto dal proiettile, l’accelerazione tangenziale è nulla
e quindi l’accelerazione normale è in modulo uguale a g: pertanto in questo
punto essa è massima. Se indico con P tale punto avrò pertanto che
|~v |2 (P )
g=
ρ(P )
v02
ρ= = 0.20m
2g
106 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI
Esercizio
Una particella si muove con legge oraria in metri
~r(t) = (t3 − 4t)î + (t2 + 4t)ĵ + (8t2 − 3t3 )k̂
Determinare a t = 2 s (i) velocità della particella in modulo, direzione e
verso , (ii) componenti normale e tangenziale dell’accelerazione, (iii) raggio
di curvatura.
Soluzione
(i)
~v (t) = (3t2 − 4)î + 2(t + 2)ĵ + (16t − 9t2 )k̂
per t = 2s avremo
~v (2s) = 8î + 8ĵ − 4k̂ m/s
√
|~v | = 64 + 64 + 16 = 12 m/s
Il versore tangente è dato da
~v
τ̂ (2s) =
|~v |
8î + 8ĵ − 4k̂
=
12
1
= (2î + 2ĵ − k̂)
3
(ii)
~a(t) = 6tî + 2ĵ + (16 − 18t)k̂ m/s2
a t = 2s abbiamo
~a(2s) = 12î + 4ĵ − 20k̂ m/s
√ √
|~a| = 144 + 16 + 400 = 560 m/s
La componente tangenziale è data da
at = ~a · τ̂
1
= (12î + 4ĵ − 20k̂) · (2î + 2ĵ − k̂)
3
= (24 + 8 + 20)/3 = 17, 33 m/s2
Per ottenere l’accelerazione normale notiamo che
p
|~an | = |~a|2 − |~at |2
ovvero nel caso t = 2s
p
|~an | = 560 − (17.33)2 = 16.11 m/s2
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 107
τ̂ · τ̂ = 1 τ̂ × n̂ = b̂ τ̂ · n̂ = 0
n̂ · n̂ = 1 n̂ × b̂ = τ̂ n̂ · b̂ = 0
b̂ · b̂ = 1 b̂ × τ̂ = n̂ b̂ · τ̂ = 0
Questa terna costituisce una base, legata punto per punto alle proprietà
della curva: essa prende il nome di triedro fondamentale o di Frenet.
108 CAPITOLO 3. MOTO IN TRE DIMENSIONI
Per un punto in moto sulla curva essa rappresenta una terna mobile di
assi. I tre vettori derivata dτ̂ds(s) , dn̂(s)
ds e db̂(s)
ds misurano il modo in cui
varia la terna mobile lungo la curva e forniscono informazioni sulle proprietà
geometriche della curva stessa.
db̂(s)
2b̂(s) · =0
ds
db̂(s)
= −T (s)n̂(s) (3.51)
ds
La grandezza T (s) è detta torsione della curva. Come già osservato, essa
è identicamente nulla se la curva è piana. T ha le dimensioni dell’inverso di
una lunghezza: il suo inverso è detto raggio di torsione.
3.3. DESCRIZIONE GENERALE DEL MOTO SU UNA CURVA 109
Esercizio
Si consideri il moto con la seguente legge oraria in metri
2
x=t y = t2 z = t3
3
Determinare: (i) velocità e accelerazione, (ii) curvatura, (iii) il modulo del-
l’accelerazione normale e tangenziale
Soluzione
otteniamo
2
K(t) =
(1 + 2t2 )2
(iii) Poichè |~an | = K|~v |2 abbiamo
2
|~an | = (1 + 2t2 )2 = 2
(1 + 2t2 )2
p
|~at | = |~a|2 − |~at |2 = 4|t|
Esercizio
Si consideri il moto rappresentato dalla legge oraria in metri
Soluzione
x2 y2
+ =1
9 16
che mostra come la traiettoria è un’ellisse con centro nell’origine e semiassi
pari a b = 3m lungo x e a = 4m lungo y.
(ii)dalla definizione abbiamo
|4ĵ × (−3î| 3
K(A) = 3
=
4 16
|3î × 4ĵ| 4
K(B) = 3
=
3 9