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14) Spiegare, se esiste, qual è il legame tra gli sforzi tangenziali e la deformazione volumetrica
Considerando il tensore delle piccole deformazioni 𝜀 gli autovalori individuano le direzioni
principali di deformazione. Sfruttando la proprietà delle direzioni principali di deformazione
è semplice calcolare la variazione di volume specifica di un generico elemento del corpo.
Siano 𝑑𝑥| , 𝑑𝑥|| , 𝑑𝑥||| le lunghezze degli spigoli del parallelepipedo. Il volume iniziale
dell’elemento è 𝑑𝑉u = 𝑑𝑥| ∙ 𝑑𝑥|| ∙ 𝑑𝑥||| . A deformazione avvenuta la variazione di volume
~•]~•y
specifica è espressa dalla formula: = 𝜀;; + 𝜀<< + 𝜀== = 𝑑𝑖𝑣 𝑢
~•
15) Scrivere l'equazione indefinita che lega il carico q(x) a T(x) e M(x)
Le equazioni che legano il carico al taglio e al momento sono utilizzate per il calcolo delle
reazioni interne alle strutture che analizziamo. Nel caso di carichi distribuiti è possibile
identificare le due equazioni generali:
𝑇 𝑥 = 𝑞u ∙ 𝑥, lineare
+
𝑀 𝑥 = 𝑞u ∙ 𝑥 ∙ , quadratico
<
16) ln che condizioni vale la formula di Von Mises per gli sforzi dovuti ad un momento torcente
e indicare il significato dei termini della formula
Il criterio di Von Mises assume come grandezza indice del pericolo dello sforzo l’energia di
distorsione per unità di volume. Il criterio viene applicato a materiali con comportamento
;
elastico lineare. Dato 𝜔 = 𝜎ƒ„ ∙ 𝜀ƒ„ , potenziale elastico il criterio si traduce nella
<
diseguaglianza 𝜔~ ≤ 𝜔~u con 𝜔~u valore limite dell’energia di distorsione ammissibile per il
materiale. Nel caso di tipo trave la disuguaglianza si traduce in 𝜎ƒ~ = 𝜎 < + 3𝜏 <
17) Introdurre la nozione di stabilità dell'equilibrio e calcolare il Pcr
Per un’asta compressa la configurazione rettilinea è sempre di equilibrio ma rischia di essere
instabile se il carico è eccessivo. Per questo motivo è necessario verificare la stabilità della
configurazione in presenza di forze di compressione. L’equilibrio può essere di tre tipi:
• Stabile: Se dopo la perturbazione torno nelle condizioni iniziali (Componente
Stabilizzante)
• Instabile: Se dopo la perturbazione non torno nelle condizioni iniziali (Componente
Instabilizzante)
• Indifferente: non sono presenti né componenti stabilizzanti né instabilizzanti.
‡
Per calcolare il carico critico si utilizza un approccio perturbativo: 𝑃{† = dove 𝑘 ∙ 𝜕𝜑 è il
ˆ
momento di richiamo, e 𝑙 è la lunghezza dell’asta con cui calcolo il momento destabilizzante
𝑙 ∙ sin 𝜕𝜑 ∙ 𝑃
18) ln un legame costitutivo lineare, isotropo e omogeneo una variazione di una componente
normale di sforzo provoca una variazione della pressione isotropa? E del deviatore di
sforzo?
23) Come si estende la costruzione del cerchio di Mohr nel caso tridimensionale
Considerato il tensore delle piccole deformazioni 𝜀 le componenti a indici diversi sono pari a
metà degli scorrimenti angolari fra le fibre inizialmente dirette come una coppia di assi
coordinati, quindi le azioni tangenziali comportano una rotazione delle fibre del mio
campione.
~•]~•y
Essendo la deformazione volumetrica espressa dalla formula = 𝜀;; + 𝜀<< + 𝜀== e
~•
;
avendo definito la pressione isotropa come 𝑝 = (𝜎| + 𝜎|| + 𝜎||| ) posso osservare che la
=
variazione di volume subita da un volumetto è proporzionale alla pressione isotropa agente
;
sul volume stesso esseno 𝜀ƒ = 𝜎ƒ .
K
26) Differenza tra i criteri di tresca e Von Mises nel caso piano
Il criterio di Tresca assume come G.I.P. l’intensità dello sforzo tangenziale che si traduce in
𝜏o“+ ≤ 𝜏u . Per esprimere tale disuguaglianza in termini di sforzi principali si può ricordare
che nel piano di Mohr le componenti normali e tangenziali agenti su una superficie
corrispondono ai punti del cosiddetto arbelo di Mohr identificando un esagono. In definitiva
l’insieme di disuguaglianze che definisce il criterio di tresca in termini di sforzi principali si
scrive:
−𝜎u ≤ 𝜎| − 𝜎|| ≤ 𝜎u
−𝜎u ≤ 𝜎|| − 𝜎||| ≤ 𝜎u
−𝜎u ≤ 𝜎||| − 𝜎| ≤ 𝜎u
Nel particolare caso di analisi di una trave il criterio di Tresca si traduce in 𝜎ƒ~ = 𝜎 < + 4𝜏 <
Il criterio di Von Mises utilizza l’energia di distorsione per unità di volume, la relazione si
traduce in 𝜔~ ≤ 𝜔~u ed è possibile fare le medesime osservazioni relative al cerchio di Mohr
identificando tuttavia un’ellisse. In termini di sforzi principali:
1
𝜎 − 𝜎|| < + 𝜎|| − 𝜎||| < + 𝜎||| − 𝜎| < ≤ 𝜎u<
2 |
Nel particolare caso di analisi di una trave il criterio di Von Mises si traduce in 𝜎ƒ~ =
𝜎 < + 3𝜏 <