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Fig. 1.1
4
l'azione delle forze resistenti applicate. Il concetto di meccanismo é quindi
essenzialmente legato al moto, mentre quello di macchina all'energia.
dove le variabili indipendenti indicano che in generale il vincolo può essere una
funzione dei vettori posizione, delle velocità, e del tempo.
Usualmente i vincoli vengono classificati in base al tipo di dipendenza che compare
nella formula 1.1.
Se in essa compare solo il segno di uguaglianza, il vincolo si dice bilaterale (o
rigido); in caso contrario si parla di vincolo unilaterale. Il moto di un sistema
vincolato con vincoli unilaterali si può scomporre in zone in cui il sistema è
sottoposto a vincoli rigidi, ed il moto si studia come se i vincoli fossero bilaterali
(segno di uguaglianza), e zone in cui è come se non ci fossero i vincoli e il corpo
risultasse libero.
Per tale motivo generalmente si prendono in considerazione solo vincoli bilaterali.
Si parla di vincolo fisso o scleronomo se la funzione f non dipende esplicitamente
dal tempo; in caso contrario il vincolo è detto mobile o reonomo. Un vincolo di tipo
geometrico, in cui cioè non compare la dipendenza dalle velocità, è detto olonomo ,
5
mentre si parla di vincolo anolonomo se la funzione f contiene esplicitamente almeno
una delle variabili legate alla velocità.
Fig. 1.2
Fig. 1.3
6
c) Coppia Elicoidale (fig. 1.4): in questo caso i movimenti consentiti sono, una
rotazione relativa ed una traslazione, ma i due movimenti sono tali da dare un moto
relativo lungo una elica (1 grado di libertà residuo). E’ questo l'accoppiamento vite-
madrevite. Le coppie non elementari sono superiori. In queste coppie, in genere, il
moto reciproco non è univocamente determinato, anche se non necessariamente le
coppie superiori lasciano due gradi di libertà.
Fig. 1.4
Un corpo nel piano ha, senza vincoli, tre gradi di libertà. Un insieme di corpi tra loro
vincolati, detto struttura, ha quindi nel piano un numero di gradi di libertà, l, tale da
aversi:
l = 3 (m - 1) - 2 C1 – C2
ove
m numero di membri (compresi il telaio);
C1 numero di coppie che tolgono due gradi di libertà (e ne lasciano libero 1);
C2 numero di coppie che tolgono un grado di libertà (e ne lasciano liberi 2).
Notiamo poi che, a seconda dei gradi di libertà di un sistema, una struttura si dice
labile, se ammette almeno un grado di libertà. In tale caso la struttura viene definita
meccanismo. Viceversa se i gradi di libertà sono nulli, non si può più parlare di
meccanismo, ma di struttura isostatica (dal greco isos = uguale), se poi i gradi di
libertà sono negativi, allora parleremo di struttura iperstatica (dal greco uper = sopra).
7
fig. 1.5
8
sostituire n-1 cerniere separate, al tendere a zero della distanza dei centri delle
cerniere stesse. Ciò vale, nel caso di cerniere piane, alla sottrazione di (n-1) 2 gradi di
libertà.
Fig. 1.6
9
assimilando a telaio gradualmente ogni "triangolo" adiacente, e ricordandosi che vi
devono essere sempre due membri e tre cerniere, anche se improprie. Se alla fine
dell'eliminazione risulta che un membro è bloccato da due cerniere, bene, quella è
una magnifica iperstatica che nel conto globale compensa un grado di labilità,
mandando al diavolo la validità del computo.
Per quanto riguarda invece la seconda condizione, è importante notare che la verifica
del corretto posizionamento dei vincoli si fa usando il metodo dei Centri di Istantanea
Rotazione, che sarà descritto successivamente, controllando che vi sia una triplice
definizione del centro di rotazione di uno dei membri della struttura esaminata,
perché solo in questo caso i vincoli sono ben posti. Nella figura 1.7 riportiamo un
esempio di struttura apparentemente isostatica, ma che in realtà risulta labile. Infatti,
come verificheremo più in là, benchè vi siano 8 membri (escluso il telaio) e 12
cerniere (si noti che in D è presente una cerniera doppia in quanto vi confluiscono tre
membri), la struttura è labile a causa di un errato posizionamento dei vincoli.
Fig. 1.7
10
parametri, in numero pari al grado di libertà del sistema, che individuano la generica
configurazione del sistema, sono detti coordinate lagrangiane o libere.
Fig. 1.8
Soluzione:
a) Il sistema ha sei g.d.l. Scelto un riferimento cartesiano (x,y,z), col piano xy
coincidente con ", sono sufficienti due parametri (ad esempio le due coordinate
cartesiane) per individuare la posizione di un punto. Il sistema di coordinate
lagrangiane può essere costituito dalle coordinate cartesiane (xi ,yi ) con i=1,2,3.
b) Il sistema ha tre gradi di libertà. Basta fissare, ad esempio, un sistema di ascisse
curvilinee si (i=1,2,3) sugli archi per individuare la posizione di ciascun punto.
c) Il sistema ha tre gradi di libertà. Facendo coincidere il piano (x,y) con il piano
contenente la figura, con due coordinate si individua la posizione di un punto A
della figura nel piano. Basta ora individuare la posizione di un solo altro punto B
per conoscere quella di qualsiasi altro punto della figura. Si può fissare l’angolo #
che la retta passante per i punti A e B forma con il semiasse positivo delle x
(Fig.1.9 ).
11
Y
B
A
#
Fig. 1.9
Per determinare la posizione di un corpo spesso si ricorre agli angoli di Eulero. Tali
angoli individuano la posizione di una terna (x’,y’,z’) solidale con il sistema
materiale rispetto alla terna fissa (x,y,z). i due sistemi di riferimento hanno in comune
l’origine O.
Z
Z’
#
Y’
$ X’
N % X
Fig. 1.10
Con riferimento alla fig. 1.10 definiamo i seguenti angoli, detti appunto di Eulero:
dove N e definita linea dei nodi ed è l’ intersezione dei piani (x,y) e (x’,y’).
12
Dei tre angoli definiti sopra, il primo è compreso tra 0 e ", mentre gli altri due
possono variare tra 0 e 2".
L’importanza degli angoli di Eulero nello studio dei moti rigidi è grandissima, in
quanto essi permettono di conoscere la rotazione della terna solidale rispetto a quella
fissa. È quindi possibile calcolare, dati questi tre parametri, i coseni direttori Rij degli
assi mobili rispetto a quelli fissi. Di seguito si riporta la matrice R di rotazione,
contenente i coseni direttori, con la quale è possibile effettuare il cambiamento di
base:
+(cos" cos# , sen" sen# cos! ) (, sen" cos# , coss" sen# cos!) (sen# sen!) (
R = )(cos" sen# + sen" cos# cos! ) (, sen" sen# + cos" cos# cos!) (, cos# sen!)&&
)
)* (sen" sen! ) (cos" sen!) (cos! ) &'
Fig. 1.11
13
1.9 Centri di Istantanea Rotazione nel Moto Piano
Se risulta che un meccanismo è dotato di almeno un grado di libertà effettivo, esso
sarà in grado di muoversi in almeno un modo. E' importante riconoscere che il moto
di un sistema a n gradi di libertà è univocamente definito solo se sono fissatii valori
di n-1 parametri liberi. Altrimenti generalmente non si può studiarne il moto, o
meglio, questo non è univocamente determinato, e bisogna ricorrere alle equazioni
della dinamica dei corpi liberi. Ci limitiamo quindi in questa fase allo studio del moto
di meccanismi ad un grado di libertà, poichè anche il caso di meccanismi a più gradi
va ricondotto a questo, specializzando di volta in volta la posizione degli altri
parametri liberi.
Fig. 1.12
Iniziamo ad osservare che se due membri sono accoppiati tra loro, ed uno dei due è
vincolato al telaio (Fig. 1.12), potremo dire che il membro 1 è vincolato in A a
ruotare rispetto al telaio. Pertanto, qualsiasi sia il tipo di moto, sarà A il Centro di
Istantanea Rotazione (CIR) del membro 1 rispetto al telaio, e lo identificheremo con
C 1. Notiamo anche che il membro 2 è vincolato in B a quello 1, per cui il punto B è il
CIR nel moto di 2 rispetto ad 1, e lo chiameremo perciò C12. Ora è evidente che il
vettore velocità in B sarà perpendicolare alla direzione AB e quindi alla C1-C12. Pur
ammettendo di non sapere nulla sul moto assoluto di 2, sappiamo che un moto piano
è sempre risultante dalla sovrapposizione di una rotazione e una traslazione
elementare, ove la rotazione avviene intorno ad un polo, il CIR appunto. Ovviamente
i vettori velocità relativi ai vari punti del corpo dovranno essere normali alla
congiungente del punto stesso con il CIR. Pertanto il CIR del membro 2 (C2) dovrà
giacere sulla perpendicolare a V B, e perciò risultare allineato a C 1 e C12.
14
Generalizzando ciò possiamo dire che in un moto piano i CIR assoluti di due membri
devono essere allineati con il CIR del moto relativo tra i due membri.
Come passo successivo, riconosciamo che, come già osservato quando abbiamo
parlato dei gradi di libertà di un sistema, spesso la scelta del membro di un
cinematismo che consideriamo come il telaio è profondamente soggettiva. Pertanto,
se il telaio diventa esso stesso membro, allora i CIR assoluti diverrano relativi, e la
condizione di allineamento precedentemente citata si trasforma in quella che, nel
moto piano di tre membri, i CIR nel moto relativo tra due di questi devono essere
allineati a quelli delle altre possibili coppie di membri.
Con espressione simbolica, potremo dire che nel moto piano devono essere allineati
sia
Ci - Cij - Cj
che
Cij - Cik - C jk
Come vedremo negli esercizi, queste due relazioni sono di enorme utilità nella
determinazione del moto di un meccanismo piano.
Fig. 1.13
1.10 Quadrilateri
I meccanismi elementari ad un grado di libertà sono generalmente composti da tre
membri (oltre al telaio) e quattro cerniere. Se tutte e quattro le cerniere sono proprie
15
avremo il quadrilatero articolato, in inglese "four bar link" (Fig. 1.14). Se una delle
cerniere solidali al telaio è impropria, avremo un manovellismo di spinta "crank and
rod mechanism", se invece è impropria una delle cerniere mobili, avremo un glifo
"slotted link mechanism"
Fig. 1.14
1.12 Manovellismi
Studiamo ora la cinematica del manovellismo di spinta, meccanismo base dei motori
alternativi, che possiamo considerare al momento i più importanti nella locomozione.
E' costituito da tre membri mobili, ed un telaio accoppiati rotoidalmente o
prismaticamente tra loro. E calcoliamo ora velocità ed accelerazione facendo uso del
metodo analitico.
Fig 1.15
16
pistone scorre nella guida passando da una posizione di massima salita ( punto morto
superiore) quando biella e manovella sono allineate, ad una posizione di massima
discesa (punto morto inferiore) quando ancora biella e manovella sono allineate, ma
dalla parte opposta del telaio.
Si è gia visto che si tratta di un meccanismo ad un grado di libertà: pertanto la
conoscenza di una sola grandezza (es. angolo che la manovella forma con la direzione
verticale) permette di individuare la posizione dell'intero meccanismo.
Incominciamo quindi a determinare le equazioni che descrivono posizione attuale,
volume prodotto, velocità ed accelerazione.
Facendo riferimento alle variabili segnalate in Fig. 1.15, cominciamo a notare che nel
caso e = 0 gli spostamenti massimo e minimo del perno del pistone saranno pari a
smax = l + r smin = l - r
ove r è il raggio di manovella e l la lunghezza della biella.
Poiché poi al generico istante la manovella presenterà un angolo # = - t rispetto alla
congiungente il piede di manovella con l'occhio di biella, lo spazio percorso a partire
dal punto morto superiore sarà dato dalla:
.s = smax - (l cos / + r cos #)
17
V = Vmin + [s max - r ((1 2 - sin2 #)1/2 + cos #)] a 2 " /4
Velocità
25
20
15
10
5 totale
0 I ord
-1.72 -5 0.28 2.28 4.28 6.28 II ord
-10
-15
-20
-25
Accelerazione
15000
10000
5000 totale
I ord
0 II ord
-1.72 0.28 2.28 4.28 6.28
-5000
-10000
Fig. 1.16
Ovviamente le derivate prime e seconde della espressione sopra riportata, divise per
l'area del pistone, ci rappresentano la velocità e l'accelerazione del pistone.
In particolare notiamo che già dall'espressione della velocità del pistone, compare il
termine in 2#, relativo alle forze di inierzia del secondo ordine, che tanta importanza
hanno nella equilibratura dei motori a combustione interna.
18
d2s/dt2 = a = {[cos 2# ((l/r) 2 - sin 2 #)) + sin 2 2# /4] / ((l/r) 2 - sin2 #) 3/2 - cos
#} r 2 2
mentre otteniamo per la velocità angolare della biella l'espressione:
1.14 Traiettorie
Facendo riferimento ad un qualsiasi punto appartenente ad un corpo rigido, possiamo
seguirne il moto segnando la successione delle posizioni assunte dal punto stesso,
ottenute costruendo un triangolo su due punti di cui siano facilmente note le posizioni
assunte durante il moto del corpo stesso. Tale successione di punti è appunto la
traiettoria del punto.
19
Fig. 1.17
1.15 Velocita'
I metodi descritti fanno riferimento ad una metodologia di calcolo grafico, ma sono
applicabili anche ad una trattazione analitica, ottenuta proiettando i vettori sugli assi.
E di ciò sarà dato un esempio nel capitolo successivo.
Nella determinazione della mappa delle velocità di un meccanismo sfruttiamo
dapprima quanto esposto nel paragrafo dei centri di istantanea rotazione. Usando
quindi la proprietà di allineamento dei centri di istantanea rotazione possiamo
costruire la mappa completa delle posizioni dei centri stessi di un dato meccanismo.
E' abbastanza chiaro che, una volta che siano noti i centri di istantanea rotazione, è
abbastanza semplice, nota la velocità in un punto in modulo e direzione, o nota la
velocità angolare di uno dei membri, calcolare l'intera mappa delle velocità,
osservando che la velocità dei centri di istantanea rotazione relativi è uguale per i due
membri ivi direttamente o indirettamente connessi.
Si noti che, quando in un meccanismo ad un grado di libertà vi è la presenza di un
quadrilatero interno, che impedisce il reperimento immediato dei CIR assoluti, allora
conviene cercare preliminarmente il CIR nel moto relativo tra due membri opposti nel
20
quadrilatero centrale, possibilmente facendo riferimento a quella coppia di bielle in
cui almeno una è vincolata al telaio da una manovella o da un bilanciere.
Fig. 1.18
Esiste poi un altro metodo, basato sull'osservazione che la velocità assoluta di un
punto è pari alla somma di quella relativa e di quella di trascinamento. Esso si basa
sull'osservazione che le velocità sono sempre in direzione perpendicolari alla
congiungente del punto osservato con il punto fulcro del moto assoluto e relativo.
Considerando quindi le equazioni vettoriali, essendo noto modulo e direzione di
almeno una velocità, e le direzioni delle altre, dalla semplice triangolazione delle
velocià assoluta (generalmente il dato noto) e di quelle relative e di trascinamento, di
cui sono note le direzioni, si giunge anche alla determinazione di moduli e versi.
Un esempio di tale calcolo è fornito nello svolgimento dell'esercizio EC2.
1.16 Accelerazioni
Per ottenere le accelerazioni, si usa invece la relazione che dice che l'accelerazione
assoluta è uguale alla somma di quella relativa, di quella di trascinamento e
dell'accelerazione complementare o di Coriolis (Fig. 1.20). Naturalmente bisogna poi
fare attenzione al fatto che quest'ultima è presente solo se il sistema preso come
riferimento del moto di trascinamento ruota.
21
Naturalmente però possiamo scomporre tutte le varie accelerazioni, esclusa quella di
Coriolis, in una componente normale, diretta lungo la congiungente tra le cerniere, ed
una tangenziale, a questa normale. Se si sono precedentemente determinate le
velocità, è possibile calcolare facilmente tutte le componenti normali, di forma:
- 22 r
e quella di Coriolis, data da:
2 2t x vr
Note che siano queste, ed eguagliando l'accelerazione assoluta con la somma delle
accelerazioni relative, di trascinamento e di Coriolis, saremo in grado di determinare i
membri incogniti.
Fig. 1.20
22
Escludendo dal conto il telaio, i membri del meccanismo sono 7; le cerniere sono
invece 10, ognuna delle quali impedisce due gradi di libertà. Pertanto i gradi di libertà
sono:
3 x 7 - 2 x 10 = 1
Il meccanismo ha almeno un grado di libertà, a meno che non vi siano iperstatiche
interne; l'esame del meccanismo ci mostra come i membri BCO3 costituiscano un
arco a tre cerniere, la cui sottrazione, ai soli fini del computo dei gradi di libertà nulla
toglie e nulla aggiunge al sistema in esame. Il rimanente cinematismo presenta un
quadrilatero interno (ADEG) vincolato ad una manovella (O1A) a sinistra; senza la
seconda manovella il sistema avrebbe perciò due gradi di libertà. In altro modo
possiamo osservare che al tendere di E a F il sistema si riduce ad un quadrilatero
articolato (O1DEO2) cui si aggiunge una arco a tre cerniere (AGE).
Cerchiamo ora di determinare il campo delle velocità usando il metodo basato
sull'allineamento dei centri di istantanea rotazione assoluti e relativi.
23
Quando, come in questo caso, i membri connessi direttamente al telaio non
costituiscono un evidente quadrilatero articolato o manove llismo di spinta, conviene
in prima istanza, e come regola generale, andare a ricercare quale è il meccanismo
"generatore" del grado di libertà Nel nostro caso, abbiamo già detto che questo va
trovato in AGED. Una volta individuato, conviene studiare il moto relativo dei due
lati oppsti del quadrilatero. La scelta della coppia più conveniente va poi riferita al
24
fatto se uno dei quattro membri sia per caso anche una manovella o un bilanciere. In
questo caso non vi sono più dubbi, e conviene riferirsi proprio alla coppia che include
la manovella-bilanciere. ad esempio, facendo riferimento ai membri numerati
secondo quanto sopra rappresentato, conviene determinare innanzi tutto la posizione
del centro di istantanea rotazione relativa C17, che deve trovarsi sulla congiungente
della retta passante per C14 - C 47 con quella passante per C67 - C 61.
Congiungendo quindi la C 17 con C 1 e C2 con C27 avremo univocamente
determinato la C7. Ancora, congiungendo questa con la C47 e la C14 con la C1
troveremo la C 4. Infine l'intersezione tra la C4 C45 con la C3 C35 determinerà la C5,
il che determina compiutamente i centri di rotazione e quindi i vettori velocità del
meccanismo in esame.
Iniziamo con il computo dei gradi di libertà: sono cinque membri (più il telaio),
quindi necessitiamo di 15 parametri per definire la posizione nel piano. Abbiamo
cinque cerniere semplici (A-C-D-E-F) ed una doppia (B), in quanto collega i membri
1 - 2 - 4. Pertanto vi sono 5 x 2 + 1 x 4 = 14 condizioni vincolari; il sistema ha perciò
1 grado di libertà.
Si noti che, tutte le volte che vi sono n membri che confluiscono su di una cerniera,
essa è equivalente a n-1 cerniere. Nella fattispecie vi erano tre membri, e ciò equivale
a due cerniere.
Cerchiamo quindi di calcolare i vettori velocità in ogni punto, iniziando come è ovvio
dal punto B, per cui:
VB = 2 x AB
25
Notiamo quindi che il membro 2 altro non è che una biella del quadrilatero articolato
0 - 1 - 2 - 3. Facendo passare una retta per le cerniere AB, ed una seconda per le
cerniere DC, otterremo in C2 il centro di istantanea rotazione nel moto assoluto del
membro 2. Siamo quindi in grado di calcolre la velocità in C, che risulta:
VC = VB x C 2C / C2B = -3 DC = VB + -2 BC
dalle quali otteniamo -2 e -3. Possiamo quindi calcolare la velocità in E, osservando
che l'asta 3 (un bilanciere), è imperniata in D; pertanto
VE = VC x ED / CD
Per il calcolo di VF possiamo ora procedere con due diverse metodologie, iniziando
con l'utilizzo della definizione di velocità relativa. Possiamo infatti esprimere la VF
in funzione sia della VB che della VE ; pertanto
VF = VB + VFB
VF = VE + VFE
Prima di passare alle accelerazioni, assumeremo per chiarezza dei sistemi di
riferimento solidali alle aste 1 2 e 3, che abbiano centro in A, B e D, diretti in
direzione radiale con terna destrogira e versori ii, ji.
Essendo noti direzione e modulo di VB e VE e le direzioni delle velocità relativa
(normali rispettivamente a FB ed FE), siamo in grado di determinare VF. Ottenuta
per via grafica la quale dalle -4= VFB / BF e -5 = VFE / EF si ottengono le relative
velocità angolari istantanee.
3 3
Per quanto riguarda le accelerazioni, risulta aB = ,22 AB i 1 , e da questa, possiamo
calcolare l'accelerazione in C come
3 3 3 3 3 3 4 3
2
aC = aB + aCB n + aCBt = , 2 AB i 1, 2 212 BC i 2 + 2 21 BC j2
che come
3 3 3 3 4 3
aC = aCn + aCt = ,23 2 DC i 3 + 23 DC j3
Queste equazioni si possono risolvere per via vettoriale, distinguendo direzioni e
moduli, come appresso indicato.
3 3 3 3 3 3
aC = aC n + aC t = aB + aCB n + aCB t
4 •
mod. ? ,2 3 2DC 2 3 DC ,2 2 AB
2
2 2 BC 2 2 BC
dir. ? 55 DC DC 55 A B 55 BC BC
A partire quindi da un qualsiasi punto, possiamo riportare un segmento in direzione
parallela a DC e di lunghezza ,2 3 2DC . A partire poi dallo stesso punto iniziale,
2
riportiamo un segmento in direzione parallela ad AB e lungo ,2 AB . All'estremo di
26
questo poi aggiungiamo un segmento in direzione parallela a BC, di modulo
,2 12 2BC .
3 3
Tracciando a questo punto la perpendicolare alla estremità di aC n e di aCBn
3
otteniamo all'intersezione l'estremità del vettore aC .
4 4
Da questo poi deduciamo il valore di 2 3 e di 2 21 .
3
Siamo ora in grado di calcolare aE , che risulta dato da:
3 3 3 3 4 3
aE = a E n + aE t = ,2 3 2 DE i 3 + 23 DE j3
Da questo punto in poi potremo ripetere quanto precedentemente fatto per il punto C,
prendendo però per punto di partenza il punto E, per calcolare, nota la W5, il valore
della accelerazione su di un punto della sella.
27
EC4. Determinare il numero di gradi di libertà e la velocità nel punto B nota la
velocità (costante) 2, nel meccanismo sotto riportato.
Il meccanismo di cui sopra consiste in otto membri più il telaio, nonché di dieci
cerniere semplici ed una doppia. Pertanto risulta dotato di zero gradi di libertà. Ma
non è solo una trappola per studenti distratti, poiché ci offre lo spunto per alcune
considerazioni interessanti, prima di tutto sui gradi di libertà.
Alle volte infatti può sembrare che una struttura sia isostatica, perché al suo interno vi
sono uno o più gradi di iperstaticità, accoppiati ad uno o più gradi di labilità. Pertanto
non bisogna mai fidarsi di un semplice conto senza entrare nel dettaglio della struttura.
Anche in una struttura genuinamente isostatica, è poi sempre possibile che vi siano dei
vincoli mal posti, in modo che risulti che la struttura è labile, come nel nostro caso.
Esaminiamo quindi usando il metodo dei centri di istantanea rotazione se la struttura
esaminata sia o meno labile per errato posizionamento dei vincoli.
Si determinano facilmente i centri C25 e C5, ed unendo questi si verifica che anche le
rette C1 C 12 e C3 C 23 sono concorrenti nello stesso punto C2, che è il centro di
istantanea rotazione. Dunque nel caso visto i vincoli sono mal posti, per cui il sistema
ammette un grado di libertà.
28
EC5. Determinare il numero di gradi di libertà e la velocità nel punto B nota la
velocità (costante) 2, nel meccanismo sotto riportato.
29
6
2
30
EC8. Determinare il numero di gradi di libertà e la velocità nel punto A nota la
velocità (costante) 2, nel meccanismo sotto riportato.
31
Determiniamo inizialmente i valori di 7 e / corrispondenti ai due punti morti
(superiore ed inferiore), che saranno ottenibili tramite Carnot come:
xa = a cos 7 ed ya = a sen 7
ove
c1 = 4 (a2 + d2 - 2 a d cos 7) c2 = 4 (p (a cos 7 - d) + 2 a 2 d sen2 7)
c3 = p2 + 4 (d2-c 2) a2 sen2 7, e p = a 2 + c 2 - d2 - b2
32
Soluzioni del sistema i punti x1 ed y1 e x2 ed y2, di coordinate rispettivamente:
x2 = (c 2 - .) / (2 c 1) e y2 = v(c 2 - (x2 - d) 2)
xb = x2 e yb = y2 successivamente;
Per continuità poi, quando si inverte il moto, il moto stesso risulta simmetrico rispetto
all'asse x, per cui non occorre continuarne il calcolo, essendo sufficiente ribaltarne i
risultati.
Nello stesso modo anche per le equazioni che esprimono le coordinate dei punti della
rulletta ci si riferisce ai punti di pedice b. Si procede innanzi tutto definendo 8 come
l'angolo di cui la biella si inclina rispetto alla posizione iniziale, ottenuta sottraendo al
valore di 8 attuale quello iniziale
8 = arctan((yb-ya)/(xb-xa))-8 in
da qui poi con una rotazione e traslazione del sistema di riferimento rispetto al punto
iniziale si ottengolo le coordinate dei punti della rulletta.
xcr = (xca-xa ) cos 8+(yca-ya) sen 8+xcain
33
5
Come si nota nella figura a
4 lato è rappresentato sia la
3 traiettoria del punto A che
2
quella del punto B, così come
1
0
sono riportate sei successive
-1 0 4 8 12 posizioni del quadrilatero nel
-2 moto del bilanciere sinistro
-3
dall'alto verso il basso.
-4
-5 Nelle successive figure sono
poi rappresentate la polare
fissa nel moto nel semipiano
superiore, poi la polare
mobile, ed infine tutte le
polari e le loro simmetriche.
base
Polare Fissa
(curva di base)
Si noti anche la presenza di un ramo di fuga verso l'infinito sia della base che della
rulletta, dovute ad un istantaneo parallelismo dei bilancieri, per cui il punto prima
fugge all'infinito e poi torna indietro.
34
rulletta
Polare Mobile
(rulletta)
base
rulletta
35